CUI PRODEST?

Premetto che alcune affermazioni mi lasciano abbastanza perplessa, come la libertà di critica e di opposizione e il fatto che i partiti di opposizione abbiano pochi sostenitori, come l’autore sembra suggerire tra le righe, solo perché a quasi tutti il governo va bene e non per altri motivi, soprattutto se consideriamo i precedenti. E ignoro – qui non c’è alcuna documentazione – se sia vero che Navalny è un agente provocatore finanziato dai servizi segreti americani ed europei (al momento non mi sembra che USA ed Europa abbiano interessi comuni particolarmente stretti). Detto questo, queste domande mi sembrano ragionevoli, e i sospetti plausibili.

Ale Fanfan 

CUI PRODEST… A CHI GIOVA?

  1. Chiedetevi come mai Navalny, il presunto “avvelenato” abbia subito trovato “rifugio” dalla Merkel (non esattamente nota per la sua grande generosità) e si sia scatenata tutta la macchina propagandistica dei media occidentali/Deep State?
  2. Chiedetevi come mai si sia subito riuscito a fare una tale diagnosi a distanza, prima ancora di sapere a che cosa fosse dovuto il malore?
  3. Chiedetevi come mai “l’avvelenamento” sia successo proprio ora, quando il Deep State UE/CIA/NATO attacca la Russia tentando di destabilizzare la Bielorussia dall’interno, per farne una seconda Ucraina e una base NATO alle frontiere russe?
  4. Chiedetevi come mai Navalny non sia stato ucciso negli ultimi 10 anni, come se, volendo, non ci fossero state mille occasioni senza fare tanto clamore e in modo così dilettantesco? È risaputo che ci sono delle sostanze che provocano un infarto fulminante che non sono dimostrabili, solo per dare un esempio.
  5. Chiedetevi perché queste mosse politiche proprio adesso, prima delle elezioni americane dove vincerà Trump?
  6. Chiedetevi, inoltre, perché si parli nei media propagandistici dei regimi europei e americani sempre di Navalny come dell’ “Oppositore” unico, principale di Putin? Sono sciocchezze della propaganda occidentale, Putin ha molti oppositori politici, come è giusto che sia, e chi segue i talk show russi, per esempio, si renderà conto che hanno sempre occasione di esprimere pubblicamente le loro critiche. Ci sono anche dei partiti che fanno opposizione (solo che non hanno molti sostenitori in Russia). Navalny è il personaggio più conosciuto solo per le sue continue, volute provocazioni: sta continuamente e volutamente infrangendo le leggi del paese per farsi arrestare per 15 giorni e poter passare come martire del “tiranno” Putin. È quello che in passato si chiamava un tipico, volgare AGENTE PROVOCATORE, finanziato dai vari servizi segreti americani e europei: è noto da tempo, i flussi finanziari sono tracciabili.
  7. Chiedetevi quindi perché ci abbiano tenuto tanto a farlo arrivare in Germania: adesso ne faranno un martire, inventandosi chissà quale sostanza che abbia causato la sua malattia o morte (bisogna vedere se serve più da vivo o da morto) e incolpando Putin e la Russia senza dover presentare nessuna prova, come già successo in passato. Sarà un altro motivo per aumentare le sanzioni economiche, che poi vanno soprattutto a discapito dei paesi europei, per impedire che Putin mandi i suoi militari in Bielorussia e faccia fallire l’ennesimo tentativo di un colpo di Stato alle porte della Russia.

Il pensiero, naturalmente, corre a Michele Sindona e alla leggenda del caffè al cianuro. Sulla quale è bene ricordare che: a parte il fatto che l’idea che uno si senta male e inizi immediatamente a gridare “Mi hanno avvelenato! Mi hanno avvelenato!” è semplicemente ridicola. A parte il fatto che l’effetto del cianuro è rapidissimo, e sentirsi male, capire che si tratta di veleno, alzarsi dalla sedia, correre alle sbarre e gridare mi hanno avvelenato mi hanno avvelenato, sono un po’ troppe cose, e un po’ troppo impegnative, da fare. A parte il fatto che si sapeva che da molti anni portava con sé una capsula di cianuro da usare in caso di processo e condanna perché “non riconosco a nessun tribunale umano il diritto di giudicarmi” (tutto questo l’ho letto in “In nome di Dio” di David Yellop, sul quasi sicuro assassinio di papa Luciani e tutta la faccenda intorno, Banco Ambrosiano, Calvi, Marcincus, IOR, Sindona, eccetera, pubblicato in Italia nel 1985 e in Inghilterra l’anno prima; la morte di Sindona è del 1986). A parte tutto questo, non sono state trovate tracce di cianuro né nella tazzina, né nel thermos in cui gli era stato portato il caffè. Questo all’epoca è stato scritto sui giornali quando sono stati resi noti i risultati della perizia: Sindona è morto per avvelenamento da cianuro, ma quel cianuro non era nel caffè. E ciononostante tutte le notizie relative a Sindona riportano che è morto per avvelenamento da cianuro contenuto in una tazzina di caffè.
Adesso abbiamo la tazza di tè.

barbara

AVARIZIA

I due monsignori cominciano a parlare subito dopo che il cameriere ha portato il carpaccio di tonno e il battuto di gamberi rossi. Prima se n’erano stati zitti. Scorrendo la lista dei vini bianchi per cercare quello giusto da abbinare alle pietanze, sbocconcellando il pane alle noci, guardandosi annoiati in giro, alla ricerca di un volto noto da salutare nel giardino del ristorante ai Parioli.
Inforchettato il primo gambero, il sacerdote più anziano, quello che non avevo mai incontrato prima, va al sodo. “Devi scrivere un libro. Devi scriverlo anche per Francesco. Che deve sapere. Deve sapere che la Fondazione del Bambin Gesù, nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone. Deve sapere che il Vaticano possiede case, a Roma, che valgono quattro miliardi di euro. Ecco. Dentro non ci sono rifugiati, come vorrebbe il papa, ma un sacco di raccomandati e vip che pagano affitti ridicoli.
“Francesco deve sapere che le fondazioni intitolate a Ratzinger e a Wojtyla hanno incassato talmente tanti soldi che ormai conservano in banca oltre 15 milioni. Deve sapere che le offerte che i suoi fedeli gli regalano ogni anno attraverso l’Obolo di San Pietro non vengono spese per i più poveri, ma ammucchiate su conti e investimenti che oggi valgono quasi 400 milioni di euro. Deve sapere che quando prendono qualcosa dall’Obolo, i monsignori lo fanno per le esigenze della curia romana.
“Deve sapere che lo lor ha quattro fondi di beneficenza avari come Arpagone: nonostante l’istituto vaticano produca utili per decine di milioni, il fondo per opere missionarie ha regalato quest’anno la miseria di 17 mila euro. Per tutto il mondo! Deve sapere che lo Ior non è stato ancora ripulito e che dentro il torrione si nascondono ancora clienti abusivi, gentaglia indagata in Italia per reati gravi. Deve sapere che il Vaticano non ha mai dato ai vostri investigatori della Banca d’Italia la lista di chi è scappato con il bottino all’estero. Nonostante noi l’avessimo promesso. Deve sapere che per fare un santo, per diventare beati, bisogna pagare. Già, sborsare denaro. I cacciatori di miracoli sono costosi, sono avvocati, vogliono centinaia di migliaia di euro. Ho le prove.
“Deve sapere che l’uomo che lui stesso ha scelto per rimettere a posto le nostre finanze, il cardinale George Pell, in Australia è finito in un’inchiesta del governo sulla pedofilia, alcuni testimoni lo definiscono ‘sociopatico’, in Italia nessuno scrive niente. Deve sapere che Pell ha speso per lui e i suoi amici, tra stipendi e vestiti su misura, mezzo milione di euro in sei mesi.
“Francesco deve sapere che la società di revisione americana che qualcuno di noi ha chiamato per controllare i conti vaticani ha pagato a settembre 2015 una multa da 15 milioni per aver ammorbidito i report di una banca inglese che faceva transazioni illegali in Iran. Deve sapere che la Santa Sede per guadagnare più soldi ha distribuito tesserini speciali a mezza Roma: oggi vendiamo benzina, sigarette e vestiti tax free, incassando 60 milioni l’anno.
“Deve sapere che non è solo Bertone che vive in trecento metri quadrati, ma ci sono un mucchio di cardinali che vivono in appartamenti da quattrocento, cinquecento, seicento metri quadrati. Più attico e terrazzo panoramico. Deve sapere che il presidente dell’Apsa, Domenico Calcagno, si è fatto un buen retiro in una tenuta della Santa Sede in mezzo al verde, facendo aprire una società di comodo a suoi lontani parenti. Deve sapere che il moralizzatore Carlo Maria Viganò, l’eroe protagonista dello scandalo Vatileaks, è in causa con il fratello sacerdote che lo accusa di avergli fregato milioni dell’eredità. Deve sapere che Bertone ha preso un elicottero costato 24 mila euro per andare da Roma in Basilicata. Deve sapere che il Bambin Gesù controlla allo Ior un patrimonio pazzesco da 427 milioni di euro, e che il Vaticano ha investito pure in azioni della Exxon e della Dow Chemical, multinazionali che inquinano e avvelenano. Deve sapere che l’ospedale di Padre Pio ha trentasette tra palazzi e immobili, e che oggi hanno un valore stimato in 190 milioni di euro. Deve sapere che i salesiani investono in società in Lussemburgo, i francescani in Svizzera, che diocesi all’estero hanno comprato società proprietarie di televisioni porno. Deve sapere che un vescovo in Germania ha scialacquato 31 milioni per restaurare la sua residenza, e che una volta beccato è stato promosso con un incarico a Roma. Francesco deve sapere un sacco di cose. Cose che non sa, perché nessuno gliele dice.”
Il monsignore posa la forchetta e si pulisce la bocca con il tovagliolo. Il prete che conosco bene gli versa un po’ di vino nel bicchiere, un Sacrisassi Le Due Terre. Il canuto reverendo alza il calice, strizza un occhio per osservare con attenzione il colore giallo paglierino attraverso il cristallo, beve due lunghi sorsi, poi sorride. “Qui fuori c’è parcheggiata una macchina piena di documenti. Dello Ior, dell’Apsa, dei dicasteri, dei revisori dei conti chiamati dalla commissione referente, la Cosea. È per questo che ho chiesto che lei venisse in auto. Non ce la farebbe a portarli via in motorino.” Si alza di scatto. “A proposito, noi non abbiamo contanti. Stavolta il ristorante lo paga lei?” (pp. 9-11)

Perché se qualcuno si immagina che il voto più disatteso in Vaticano e dintorni sia quello della castità, si sbaglia, eccome se si sbaglia.
Il libro è il dettagliato resoconto di quel pacco di documenti che è dovuto andare a prendere con la macchina, perché col motorino non ce l’avrebbe fatta.
Se poi sia vero che il papa non lo sa, e che sarebbe interessato a saperlo, questa, ovviamente, è un’altra storia. Il libro, comunque, merita di essere letto.
Poi, se si trova ancora in circolazione, andrebbe letto anche “In nome di Dio, di David Yellop, edizione Tullio Pironti, sull’assassinio di papa Luciani, proprio la notte che precedeva il giorno in cui aveva programmato, dopo avere raccolto tutta la documentazione necessaria, di fare piazza pulita di tutta quella cloaca, a partire dal cardinale Marcinkus.

Emiliano Fittipaldi, Avarizia, Feltrinelli
avarizia
barbara