IL DOVERE DI MORIRE

(Parlando solo apparentemente d’altro)

Archie, i giudici inglesi ammazzano un altro bambino

La Corte ha deciso: Archie Battersbee deve morire. Ma non sono scelte che spettano allo Stato

Ho incontrato persone ugualmente invalide, della stessa malattia, e c’era chi non voleva più vivere e chi non voleva morire. Ho visto in faccia il dolore più spietato e cosa può fare: e c’era chi si sarebbe giocato l’anima per un giorno in più, anche in quelle condizioni, e chi bestemmiava Dio che non lo lasciava schiantare. Gli abbonati alla sofferenza, quelli che ci sono nati oppure diventati, che forse è pure peggio, mi hanno detto, chi che la sofferenza fortifica e chi che oltre un certo limite la sofferenza allontana da tutto, anche da Dio. Ho spinto carrozzine di giovani atleti che un giorno sentirono un formicolio nelle gambe e sei mesi dopo non si alzavano più. Ho riso e scherzato con volontarie che curavano i malati di Sla e poi si sarebbero ammalate di Sla. Morendone. Non ho mai trovato una risposta definitiva, una soluzione certa. Il dolore è come l’essere umano ed è l’essere umano e ogni dolore proprio in quanto umano è uguale ma distinto, ogni patimento è unico a modo suo. Di una cosa sono persuaso: la decisione se farla finita o continuare appartiene al re del dolore. Solo lui sa cosa si prova “come una farfalla in uno scafandro”, per dire in un polmone d’acciaio o nella camicia di forza di un corpo che non risponde più. Solo lui sa e ha diritto di decidere. Non lo Stato. Non la burocrazia, o una commissione, o un consesso di dotti medici e sapienti. Né in un senso, né nell’altro.
Vanno a staccare la spina per Archie Battersbee, dodici anni, trovato esanime in casa sua nemmeno quattro mesi fa: i camici ritengono “altamente probabile” la sua morte cerebrale e hanno spinto per la fine di quello straccio di vita artificiale. Hanno deciso loro: i giudici se ne sono lavati le mani e al London Royal Hospital vogliono liberare un letto.
La famiglia non lo accetta. Si è aggrappata a tutti i gradi di giudizio possibili, a tutte le Corti possibili, fino al Comitato dell’Onu per i disabili. Ma non ne ha cavato niente, i magistrati fino alla Suprema Corte con vari escamotage hanno fatto i Ponzio Pilato dicendo che chiudere la bara sul corpo di Archie è “nel migliore interesse di tutti”, anche dei parenti. La madre, Hollie Dance, non vuole rassegnarsi, non sente ragioni, ma lo Stato vince.
Ma che ne sa lo Stato? Chi è lo Stato? Cosa è? Una divinità? Una astrazione hegeliana, un totem? Una convenzione che eredita poteri fino a quello di vita e di morte? In questi casi ci si salva la faccia dicendo: sono decisioni etiche gravi, vanno ponderate. Ma la sensazione è che di ponderato ci sia poco e niente: la Chiesa si rifugia nel suo Magistero – mai spegnere una vita, per quanto spenta; lo Stato si arrocca nella sua arroganza burocratica, sono io, io nube, io Idea, a dirti cosa va fatto e cosa è meglio per te, ti chiamo cittadino ma sei suddito, non sai, non devi sapere, non ti riguarda pensare, sperare, volere. Decidere.
Allora qui bisogna capirsi bene. È del tutto probabile, per non dire certo, che Archie non si sveglierà mai; non è il caso di contare su improbabili miracoli che uno Stato laico, basato sulla scienza, non può aspettarsi – per quanto il ricorso dogmatico alla scienza sia di per sé un atto di fede potenzialmente devastante, come abbiamo di recente scoperto. Il punto però è che l’individuo è unico e va rispettato: e la decisione ultima su un figlio spetta, se mai, alla madre: non alla commissione etica, sanitaria o comunque ad un nucleo di funzionari scelti dai partiti, a Londra come a Berlino come a Roma, a New York, a Rio, a Mosca, a Pechino.
Non prendiamoci in giro, funziona così e il senso della politica è precisamente questo: amministrare il potere, conquistare il potere pro tempore e blindarlo in forma di regime più o meno illuminato, più o meno sciagurato (il nostro negli ultimi 30 mesi è stato criminale). Tutto il resto sono fandonie, la bella politica, l’interesse generale, sono ipocrisie che viaggiano, con un crollo vertiginoso, da Aristotele a Veltroni. E questi luminari, questi camici, toghe, cravatte, divise, che dipendono da uno che gli dà il potere e a sua volta è investito di potere, non possono dare vita o morte in vece dell’individuo o di chi lo ha generato.
Non è questione di aspettare un miracolo: ma se la madre di Archie vuole aspettare il miracolo, ebbene ha tutto il diritto di farlo; e lo Stato ha tutto il dovere di rispettarlo. E lasciare il corpicino del ragazzo così come sta alla fine non crea danno a nessuno: alimenta una speranza drogata, irragionevole? E sia: quante speranze bugiarde, infami, codarde alimentano gli Stati? Quante guerre, quante rappresaglie in nome della democrazia? Quanti morti fanno, gli Stati, per le ragioni più inconfessabili?
Ho incontrato tanta gente che, conciata com’era, non avrebbe dovuto vivere: mi ha cambiato la vita, dalla crisalide del giovanotto viziato ha tirato fuori un uomo con mille difetti ma una certezza: la vita è di chi la vive. Devo ringraziare chi è stato davvero miracolato, chi era morto ed è tornato, chi è esistito in condizioni che mai io avrei sopportato. Li ho visti salvare ragazzine sbandate, li ho visti far filare obiettori di cuore ma stronzi, li ho visti insegnare un mestiere a chi sapeva solo parlare. Io, io che vi scrivo sono il miracolo di chi non ha avuto miracoli: non sarei qui. Per favore, non spegnete una vita spenta. Lasciate a una madre l’illusione di qualcosa che non ci sarà mai, ma che terrà in vita almeno lei.
Max Del Papa, 3 agosto 2022, qui.

Decidono se possiamo uscire o dobbiamo restare detenuti in casa, senza che noi possiamo avere voce in capitolo; decidono se coltivare la pace o perseguire la guerra (una guerra da combattere dalla parte dei nazisti, piccolo dettaglio), senza che noi possiamo avere voce in capitolo; decidono chi deve essere ucciso con le armi pagate coi nostri soldi, senza che noi possiamo avere voce in capitolo; e decidono che tu o tuo figlio dovete morire, non per avere commesso un reato per il quale è prevista la pena di morte, no, semplicemente perché hanno stabilito che è meglio così. E non si tratta – o per lo meno non si tratta solo – del letto da liberare e dei costi che la società deve sostenere: ricordo il caso della famiglia che voleva portare il figlio in Israele, dove sarebbe stato accolto, quindi niente spese e niente letto occupato per l’Inghilterra, e tuttavia è stata negata alla famiglia l’autorizzazione a portarlo via: il potere del tiranno consiste anche, se non soprattutto, nel diritto di vita e di morte sui propri sudditi. E tanto meglio se sei innocente.

barbara

COVID ECCETERA

Inizio ripescando un post vecchio (o forse nuovo) di un anno.

GRANDI PANDEMIE

La grande pandemia di peste nera del ‘300 durò, in Europa, dal 1347 al 1352. Nella sola Europa fece circa 30 milioni di vittime, un terzo della popolazione dell’epoca. Causata da topi e pulci, con buona pace di quanti parlano di “amorosa convivenza di tutte le forme di vita esistenti in natura”, si diffuse con incredibile velocità a causa delle pessime condizioni igieniche del tempo. Eppure si era in epoca pre industriale, quella che tanti rimpiangono e paragonano con nostalgia all’attuale in cui “l’umana follia” ha “trasformato il pianeta in una pattumiera”.
Molti attribuirono l’epidemia all’ira di Dio e organizzarono cerimonie e processioni di massa, col solo risultato di accrescere il numero dei contagiati.
Vittime fra le vittime furono, tanto per cambiare, gli ebrei, immediatamente identificati come untori.
Tempi lontani, per fortuna, anche se qualche vago ricordo delle tragiche superstizioni ed intolleranze di allora si riverbera anche oggi. Il Santo padre ha parlato di vendetta della natura ed il governo iraniano se la prende non con gli ebrei… solo con Israele.
I parallelismi storici sono sempre molto imprecisi e forieri di errori, lasciamoli perdere.
Una sola domanda: la pandemia del ‘300 è durata 5 anni e si è ripresentata sia pure in forma meno virulenta in seguito. Le cose oggi sono ben diverse, malgrado “l’umana follia” di cui tanti pseudo filosofi si riempiono la bocca. C’è l’igiene, la medicina, i sistemi sanitari.
Però… non è escluso che la pandemia da Covid 19 possa durare ancora a lungo. Cosa intendiamo fare, stare sei mesi o un anno col paese spento? Possibile che le uniche misure possibili contro questo flagello siano gli arresti domiciliari ed il blocco dell’economia? Personalmente questa mi sembra una abdicazione della intelligenza. Potrà andare bene per chi adora l’irrazionale, non per le persone ancora capaci di pensare.
Giovanni Bernardini, 2 maggio 2020, qui.

Il buon Giovanni un anno fa sparava “un anno col paese spento” come ipotesi di massima follia. Era stato spaventosamente ottimista dato che è passato proprio un anno giusto, e di riaccendere il paese non se ne parla proprio. E infatti

E molto opportuna, direi, la domanda finale (ma saranno poco strepitose queste due voci?)
La lezione su come uscire dalla merda ci viene, una volta di più* dalla perfida Albione

Vaccini, così il liberale Johnson ha battuto l’Ue

Per uno studioso del CEO capitalism, scanzonato come me, il biennio Venti-Ventuno, sia sul lato della dottrina, sia su quella della execution, mi sta dando (purtroppo!) grandi soddisfazioni personali: aver capito con largo anticipo il fallimento di una intera classe dirigente fatta con lo stampino, tutta comunicazione da talk show ma incapace di gestire la complessità, da loro stessi creata. Se la “amazonizazione”, leggi “sociopatia logistica” (ne rivendico il copyright) del mondo occidentale dovesse andare avanti come ha stabilito Jeff Bezos ne sarei disperato. Osservo, approfondisco, analizzo: cosa vedo è orrendo, ma non posso farci nulla, se non dichiararmi all’opposizione di tutto questo mondo ignobile che quattro sociopatici stanno costruendo.

L’arroganza del Ceo capitalism
La gestione del virus di Wuhan da parte della Classe Dominante mi ha intellettualmente annichilito, facendomi capire le terribili prospettive che può riservarci questo progetto di futuro. Il CEO capitalism, sia per sua natura, sia per l’arroganza intellettuale che lo contraddistingue, non è attrezzato per le emergenze. Lo sapevo, ma ora è certificato. Essendo una burocrazia estrema ha l’ossessione del rischio (solo un idiota elitario può sognare il rischio zero), quindi vorrebbero sottoporci a norme preventive per proteggere i singoli e la società.

Il fallimento di Francia e Germania
La dimostrazione è di come siano state fallimentari nella gestione della pandemia le due super amministrazioni statali a cui si ispira l’Europa: la Germania e la Francia. In Germania il protocollo di vaccinazione prevede che un “farmacista” riempia una siringa, un’”infermiera” faccia l’inoculazione, un “dottore” spieghi al vaccinando il protocollo e “tre impiegati” della Croce Rossa riempiano tutti i formulari, otto fogli, che il “dottore” deve poi firmare. In Francia il 40% del personale medico e paramedico è subissato da attività amministrative: si è ridotto a essere “mezzo medico mezzo burocrate” come mi dice un amico parigino.Sono i due Paesi ultra burocratizzati che, per vendicarsi del successo mondiale del modello “leggero” di Boris Johnson (ricordate? È quel matto della Brexit che ha voluto rispettare le scelte del suo popolo contro gli euroburocrati), hanno deciso di rompere i rapporti con AstraZeneca (stessa qualità certificata ma gli uni li pagavano 2,80 € mentre ora pagano il Pfizer 19,50 €!). Senza parole.

Il modello BoJo
Che ha fatto invece Boris Johnson di così sconvolgente? Si è comportato da leader, da liberale nature. Ha chiamato Kate Bingham, da un decennio la miglior “venture-capitalist”, una delle massime competenti del “medical risk”, con una rete infinita di contatti, tutti nell’ambito della scienza medica e le ha affidato l’organizzazione del tutto. Così, semplicemente. Il leader “buzzurro” BoJo ha puntato su una donna competente, i sofisticati eurocrati Angela e Emmanuel hanno puntato su una languida baronessa che guida 27 collaboratori di 27 paesi, tutti selezionati con criteri politici. Tutti i 28 avevano titoli di studio e skill giuste per fallire. E così è stato.

Cade pure la Svizzera
E i mitici svizzeri? A forza di essere succubi dell’Europa sono precipitati anche loro nel torpore burocratico e hanno clamorosamente fallito. Essendo seri faranno una Commissione parlamentare d’inchiesta, mentre noi dobbiamo sperare nelle Procure di Bergamo e di Gorizia, per dare giustizia alle famiglie dei morti causa la sciatteria del Conte Bis Interessante il caso sollevato sul Corriere del Ticino dal finanziere Tito Tettamanti. La lenta burocrazia svizzera non ha degnato d’attenzione l’offerta del Gruppo Lonza per una catena di produzione comune di principi attivi del vaccino a Visp (Canton Vallese). Via Moderna potevano avere un’indipendenza logistico produttiva. Invece i burocrati si sono spaventati dinnanzi a un investimento a rischio dell’ordine di 60 milioni di franchi (il buzzurro Donald Trump buttò 20 miliardi $ al buio sui vaccini americani) mentre la Covid sta costando alla Svizzera 70 miliardi!Tettamanti si chiede come mai un personaggio di altissimo livello come il Consigliere federale Alain Berset (uno dei sette che governa collegialmente la Confederazione) abbia commesso o tollerato errori simili. Si risponde da solo: Berset era arrivato già all’età di trent’anni ad alte cariche politiche, quindi del mondo vero poco o nulla conosce. Uscito dall’università è entrato nella politica, quindi nella burocrazia federale: questi i risultati. CEO capitalism in purezza.Che dire? Aggiungendo avidità e vanità alla routine burocratica europea si è creato un gran torpore da vaccino, sottoprodotto della sociopatia logistica dominante. Che Dio ci protegga da costoro!Riccardo Ruggeri, 25 aprile 2021, qui.

Ieri sera comunque sono stata in strada dalle dieci e venticinque alle dieci e quaranta. Lungo il percorso ho incrociato cinque auto, due biciclette e sei pedoni, fermi a chiacchierare a due a due: qualcuno finalmente comincia a ribellarsi. Ce ne sarebbe stato anche un settimo ma quello non lo conto perché aveva il cane e quindi aveva una giustificazione. Per la verità l’avrei avuta anch’io dato che stavo tornando dall’ospedale dove ero andata a fare un’infiltrazione; le prime volte, dopo l’introduzione del coprifuoco, mi ero fatta rilasciare un certificato che attestava il motivo per cui ero fuori, ma stavolta ho detto basta: mi sono improvvisamente resa conto che facendomi scrivere il certificato mi rendo complice di un atto illegale e anticostituzionale, e quindi niente. La volta che mi fermeranno dirò che sono fuori perché ho il diritto di farlo, punto. E credo che tornerò alla mia vecchia abitudine di farmi delle bellissime, rilassanti camminate alle due di notte. Se voi invece non siete così coraggiosi da sfidare il tiranno, consolatevi col fatto che potrete comunque mangiare nei ristoranti all’aperto.

* Dopo avere messo rapidamente in ginocchio tutta l’Europa orientale, Hitler è passato a quella occidentale, Belgio Olanda Danimarca Francia, buttate giù come birilli al bowling; poi è passato all’Inghilterra, convinto di proseguire la serie dei successi. Ignorava evidentemente una cosa: che l’Inghilterra, in tutta la sua storia, non si era mai arresa. In qualunque situazione si sia trovata, mai. Non so se ce l’avrebbe fatta a resistere fino in fondo se non fosse poi intervenuta l’America, ma per un anno e mezzo l’Inghilterra ha continuato a resistere da sola contro il più grande e feroce esercito che mai il mondo avesse visto, salvando così il mondo intero. L’Inghilterra che non si era mai arresa, non si è arresa neppure a Hitler. E oggi ha proseguito nella gloriosa tradizione, rifiutando di arrendersi all’Unione Europea.

barbara

DENTRO E FUORI

Cominciamo dal fuori, che si fa prima.

La vera variante inglese: sui vaccini il modello è quello del “negazionista” Johnson

Vuoi vedere che aveva ragione Boris Johnson? Il piano di vaccinazioni inglese corre a tutta velocità dopo lo smarcamento di Londra dall’Unione europea e nel Regno Unito si parla di fine del lockdown, progetti per le vacanze estive, ripresa dell’economia, mentre la sterlina è ai massimi da tre anni. Un mondo di distanza rispetto a come la Commissione Von Der Leyen ha pasticciato sulle dosi e sui contratti con le case farmaceutiche: infatti mentre Israele, Regno Unito e Stati Uniti volano, Berlino, Parigi e, ahinoi, Roma restano ferme al palo.
Con oltre 18 milioni di vaccinati il Regno Unito vede la fine del terzo lockdown, istituito ormai due mesi fa, dopo la scoperta della cosiddetta “variante di Kent”, e l’allentamento delle restrizioni introdotte per contenere il Covid. Prime tra tutte il rientro a scuola a partire dall’8 marzo. Dal 29 marzo sarà possibile incontrare fino a 6 persone diverse da quelle del nucleo famigliare. Misure prese con cautela ma che segnano un parziale ritorno alla normalità. Nei mesi scorsi il leader Tory era stato sottoposto a pesanti critiche che avevano fatto salire la tensione in un partito in maggioranza anti-chiusurista. Tra i membri del Covid Group si era parlato anche di sfidare la leadership di BoJo. Steve Baker aveva prima scritto una lettera in cui paventava un nuovo contest per stabilire un percorso che avrebbe portato a sfidare Johnson, e poi aveva ritrattato sostenendo che Johnson fosse la migliore guida per i Conservatori in questo momento.
Il successo del piano vaccini ha riportato i Conservatori in vantaggio di 5 punti nei sondaggi, una cosa che non si vedeva da prima dell’estate. Mentre allo scoppio della pandemia il premier appariva titubante e quasi restio a prendere delle decisioni gravi ma per il bene del Paese, ora Johnson appare come un leader lungimirante, che aveva visto prima di tutti come le vaccinazioni fossero l’unica via d’uscita dalla pandemia. Dalla leadership nel Gavi a quella nel G7 – dove il Regno Unito si è anche speso per la fornitura dei vaccini in esubero ai Paesi in via di sviluppo – il “modello inglese” sta facendo il giro d’Europa, tanto che pare che pure il neo presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, guardi a Londra per dare un’accelerata al piano italiano.
Sembrano passati secoli da quando il Guardian titolava “Con la Brexit i vaccini arriveranno in ritardo nel Regno Unito”, e la stampa europea accusava, ingiustamente, Johnson di “negazionismo”, deridendo il suo piano vaccini con titoli come “Gli scimpanzè rigettano i vaccini di Johnson” (sic). Ora anche gli inglesi più filo-europei stanno iniziando a vedere il lato positivo dell’uscita dall’Unione europea.
Johnson è lieto di passare la palla della crisi interna a Sir Keir Starmer, il leader del Labour. Starmer è apparso sulle tv britanniche per tutto il week-end, dalla Bbc a Sky News, per ribadire la credibilità della sua leadership e del suo nuovo corso centrista, post-Brexit e patriottico. All’interno del movimento il rinnovo nelle cariche del maggiore sindacato affiliato ai laburisti, Unite, sta mettendo sul piede di battaglia la sinistra che si rifà all’ex leader Jeremy Corbyn. Starmer, che in aprile festeggerà il suo primo anno da Leader dell’Opposizione, sembra faticare a tenere insieme riformisti che si ispirano alla Società Fabiana e a Compass, e i radicali come l’ormai ex leader di Unite, Len McCluskey. Un report interno al Labour avverte: per vincere nel 2024 servirà un miracolo.
Daniele Meloni, 22 Feb 2021, qui.

Un miracolo, o delle miracolose macchinette da voto: funzionano che è una meraviglia.
E passiamo al dentro. Dentro la famigerata UE, ovviamente.

Un anno di Covid in Italia e i nemici della libertà sono sempre gli stessi: il virus, la paura e gli ipocriti

La notte del 21 febbraio 2020 viene accertato il primo caso italiano di positività al Sars-Cov-2: Mattia Mestri, 38 anni, ricoverato all’ospedale di Codogno.
Di lì a poche settimane, l’Italia avrebbe affrontato un evento di portata storica, senza dubbio il più drammatico dall’inizio della storia repubblicana: il lockdown.
In un primo momento, la misura viene circoscritta a determinate zone con un indice di trasmissibilità (Rt) stimato tra 2 e 3 (l’intera Lombardia insieme a molte province emiliane, venete e piemontesi), interessando un totale di circa 15 milioni di italiani. 
Nonostante tutto, ben presto ci si accorge dell’inefficacia dei provvedimenti. Nella notte tra il 7 e l’8 marzo, esattamente alle 2.30 e dopo ore di panico che hanno portato folle di italiani a salire su qualsiasi treno diretto verso Sud, il premier Giuseppe Conte decide di estendere le restrizioni a livello nazionale, ufficializzando il lockdown totale nazionale l’11 marzo.
Si può uscire – rigorosamente con autocertificazione alla mano – solo per comprovate esigenze di lavoro, di salute e per andare al supermercato. Qualsiasi evento pubblico è sospeso ed il motore produttivo del Paese viene spento.
Nonostante le iniziali rassicurazioni – il 27 gennaio Conte si presentava in televisione da Lilli Gruber esclamando il celebre “siamo prontissimi!” – nulla era stato pianificato: non ci sono mascherine, respiratori, camici, il piano pandemico è aggiornato al 2006 e le strutture sanitarie sono impreparate. 
Solo pochi giorni prima, i memorabili hashtag – ben presto scomparsi dai social – #AbbracciaUnCinese e #MilanoNonSiFerma, accompagnati dall’aperitivo a Milano del segretario del Pd Nicola Zingaretti (tra i primi politici a contagiarsi) e dalle foto al ristorante dei sindaci di Bergamo e Cremona, rispettivamente Giorgio Gori e Gianluca Galimberti. 
In questo contesto, il presidente della Lombardia Fontana, subito dopo la notizia della positività di una sua collaboratrice, appariva in un video indossando una mascherina chirurgica. Inutile ricordare le reazioni di giornali e politica: ondate di sdegno e Fontana colpevolizzato per aver contribuito a diffondere l’immagine dell’Italia come “Paese untore”.
Come ben sappiamo, pochi giorni dopo sarebbe cominciata la caccia mediatica (e non solo) all’untore senza mascherina, al runner e a chi portava a spasso il cane oltre 200 metri da casa.
Al di là di questi incredibili scivoloni ormai passati nel dimenticatoio, il coronavirus non ha innescato solamente la più grande crisi sanitaria dalla fine del secondo conflitto mondiale, ma ha creato una fortissima saldatura tra i due più grandi traumi del XXI secolo: l’attentato alle Torri Gemelle e la crisi economica del 2008.
Il primo fu un atto sconvolgente che mise a nudo le fragilità – anche della più grande democrazia occidentale – sul piano della sicurezza, mentre il crash finanziario certificò le nostre debolezze sotto il profilo economico (tristemente celebre è la foto del pensionato greco che piange davanti ad una banca di Salonicco).
La pandemia riassume malvagiamente il tutto: la facile perdita della libertà e della sicurezza, uno shock sanitario senza precedenti, un tracollo economico che ha trascinato nel baratro 500.000 imprese, oltre ad un milione di italiani che si trovano oggi in povertà assoluta. Dopo un anno di pandemia, i nemici sono sempre gli stessi di 12 mesi fa: il virus e la paura.
Matteo Milanesi, 22 Feb 2021, qui.

No, caro Milanesi: IL nemicO è sempre lo stesso: il governo. E dopo 13 mesi di dittatura terrorista sarebbe ora che ci ribellassimo davvero, altro che mettere a Palazzo Chigi un’altra marionetta al posto della marionetta di prima da parte del burattinaio di sempre. E per l’Italia

barbara

LA TEORIA…

allah loves equality
e la pratica

(no ma cosa c’entra è un caso isolato quello non è il vero islam non bisogna generalizzare l’uomo nasce buono è il capitalismo che lo rende gretto e cattivo dobbiamo essere più accoglienti e inondarli del nostro amore io credo nell’amore universale dobbiamo porgere l’altra guancia l’altra recchia l’altra chiappa e se la sventola è talmente forte da tramortirci pazienza, cercheremo di essere ancora più buoni la prossima volta – e infatti, anche se nel video non si sente, ho letto che la signora buona ha detto alla signora cattiva “We still love you, you will not shame me”. Buona. E soprattutto intelligente. E soprattuttissimo acuta. E soprattuttissimissimo razionale. E soprattuttissimerrimissimo sveglia)
(certo, comunque, che il fatto che sia consentito girare senza mostrare neppure  il viso, e che oltretutto l’uomo debba impegnarsi a proteggere la vecchia ellegibittì piuttosto che ad arrestare o almeno scaraventare fuori a calci la tenda beduina,  è l’ennesima prova del fatto che l’Inghilterra  ormai è definitivamente perduta)
(se penso che la mia generazione è cresciuta a suon di Beatles,

Rolling Stones

e Mary Quant,
Mary_Quant
c’è veramente da piangere)

barbara

IN INGHILTERRA INVECE…

LIBERATO TOMMY ROBINSON

dopo avere vinto l’appello. Già, perché in Inghilterra in attesa dell’appello si sta in galera: niente presunzione di innocenza. Ma mica per tutti, eh! No no, questo trattamento è riservato unicamente ai criminali più pericolosi, come Tommy Robinson, appunto. Nel caso qualcuno non sapesse o avesse dimenticato chi è, vi propongo questo articolo di un po’ più di due mesi fa.

Regno Unito, arrestato Tommy Robinson: oppositore delle gang di stupratori

L’incredibile vicenda giudiziaria di Tommy Robinson, ex leader della English Defense League arrestato nel Regno Unito per uno stream di fronte a un tribunale

Claudio Pieretti – Gio, 31/05/2018

È passato perlopiù sottotraccia, in Italia, l’arresto sommario dell’attivista anti-islamico e giornalista indipendente Tommy Robinson, fondatore ed ex leader del movimento English Defense League (Edl).

Robinson è stato prelevato a forza dalla Polizia del Regno Unito venerdì scorso, 25 maggio, all’esterno di un tribunale a Leeds, mentre raccontava via streaming l’ennesimo processo ai membri di uno dei gruppi di stupratori seriali – perlopiù di origini pakistane – che per decenni hanno molestato e violentato, torturato e talvolta ucciso, decine di migliaia, forse addirittura un milione di minori britannici. Le autorità e i media britannici hanno deliberatamente ignorato quest’inferno per oltre trent’anni, in nome del superiore interesse della convivenza multiculturale. Dieci anni fa, però, proprio la Edl di Robinson ha contribuito in maniera determinante a far deflagrare lo scandalo, che oggi è tristemente simboleggiato da Rotherham: una cittadina dove le cosiddette “grooming gangs” (“bande di adescatori”) hanno stuprato almeno 1.400 minorenni. Per questa sua scomoda e rumorosa testimonianza, Robinson è divenuto sin dal 2009 un nemico pubblico dello Stato, e un bersaglio della schiacciante forza coercitiva delle autorità britanniche.

Venerdì scorso, dunque, Robinson è stato arrestato in diretta Facebook, di fronte agli schermi di decine di migliaia di suoi follower, con l’accusa di turbare l’ordine pubblico. Trascinato di fronte a un giudice in assenza del suo avvocato, Robinson è stato sommariamente condannato a 13 mesi di reclusione per oltraggio alla corte, e prontamente trasferito nel penitenziario di Hull. Il giudice che ha convalidato il suo arresto, reso esecutivo in appena cinque ore, si è premurato poi di censurare la stampa nazionale, intimando con un’ordinanza di non dare copertura alla vicenda. I media britannici hanno frettolosamente rimosso i primi resoconti, e sono tornati ad occuparsi del caso solo alcuni giorni più tardi. A onor del vero, il 35enne Robinson era consapevole dei rischi che correva esercitando la sua libertà di espressione: l’attivista era già stato arrestato e condannato lo scorso anno, a Canterbury, sempre fuori da un tribunale, e sempre per aver tentato di accendere i riflettori su un processo a carico di un gruppo di stupratori musulmani. Quanti conoscono i trascorsi giudiziari di Robinson hanno accolto senza sorpresa la notizia del suo arresto. Si tratta infatti dell’ultimo capitolo di una incredibile odissea giudiziaria in corso da un decennio, durante la quale le autorità britanniche hanno sottoposto Robinson e la sua famiglia ad abusi e violenze che lui stesso ha raccontato in libro e in una recente videointervista. Durante i suoi precedenti soggiorni nelle patrie galere, Robinson è sopravvissuto in almeno due occasioni a tentativi di omicidio da parte di detenuti islamici, cui le autorità giudiziarie e carcerarie del paese lo avevano deliberatamente consegnato.

Dalle parole del giudice Heather Norton, che lo scorso anno ha condannato Robinson dopo il suo arresto a Canterbury, emerge una peculiare concezione dei diritti fondamentali: “Questo processo non riguarda la libertà di parola o di stampa, né il legittimo giornalismo o la correttezza politica”, aveva affermato Norton. “Si tratta di giustizia, di assicurare che un processo possa essere portato a termine in maniera giusta ed equa, si tratta di tutelare il principio dell’innocenza sino a prova contraria”. Il giudice Norton si riferiva alla presunzione d’innocenza degli stupratori seriali, minacciati a suo dire da uno streaming fuori da un’aula giudiziaria. Eppure, come sottolinea Bruce Bawer, del think tank Gatestone Institute, il Regno Unito garantisce a quei soggetti “il pieno diritto a un giusto ed equo processo; il diritto a scegliere e farsi rappresentare da un avvocato; il diritto a disporre di tempo sufficiente a preparare il loro caso, ad essere scarcerati su cauzione tra le singole sessioni processuali”. Nessuno di questi diritti è stato concesso a Tommy Robinson. Peggio: è ben noto come le autorità britanniche facciano poco o nulla per proteggere le testimoni dei medesimi procedimenti dalle famiglie estese dei loro violentatori. Folle di uomini e donne in hijab sono solite riunirsi indisturbate fuori, e talvolta addirittura all’interno degli edifici dei tribunali britannici proprio per intimidire le vittime. Questa situazione ha portato i ricercatori della Bath University, autori di uno studio in materia, ad avvertire che nel Regno Unito i diritti delle vittime di stupro sono “quasi subordinati” a quelli dei loro aguzzini.

E voi, care suffragette del #metoo, dove siete? Voi, femministe d’alto bordo, pronte a fare sfracelli se non vi si dice sindaca ministra avvocata ingegnera, dove siete? Voi, opinion leader che scatenate virulente campagne mediatiche contro gli orchi che osano chiedere a signore adulte e vaccinate di fargli un massaggio nella propria camera da letto e se quelle ci stanno, hanno l’incredibile presunzione di pensare che ci stiano, dove siete? Ah già, dimenticavo, scusate: voi non siete razzisti: i crimini vanno denunciati e i criminali banditi dalla società solo quando appartengono alla nostra “razza”, altrimenti è tutto in ordine.

barbara

IL CROCEFISSO E LA CARBONARA

Vi sembrano due cose del tutto estranee fra di loro? Ebbene, vi sbagliate.
(ora a quanto pare, grazie al clamore mediatico sollevato dall’incredibile vicenda, sembra che vi si sia posto rimedio; ritengo tuttavia che sia utile parlarne ugualmente)

Londra, bimba cristiana di 5 anni affidata a una famiglia islamica

Nemmeno le sue lacrime di bambina li ferma. Dal collo le hanno strappato la collanina con il crocefisso e durante il giorno la obbligano a studiare l’arabo.
Quando, poi, si siede a tavola deve uniformarsi ai diktat del Corano. Gli spaghetti alla carbonara, per esempio, sono banditi. Perché, come le è stato subito spiegato dalla famiglia a cui è stata affidata dai servizi sociali inglesi , “qui il maiale è vietato”. Ai nuovi genitori, entrambi di fede islamica, non importa che la bimba sia cristiana e tantomeno gli importa che abbia appena cinque anni. E così la vessano ogni giorno facendola piangere a dirotto e impartendole una violenza psicologica che sta indignando tutto il Regno Unito.
A rendere pubblica la clamorosa decisione dei servizi sociali del distretto di Tower Hamlets, uno dei più multiculturali della capitale britannica, è stato il quotidiano The Times. Nonostante l’opposizione dei genitori, la bambina è stata affidata a due famiglie di islamici osservanti. La notizia, che è stata ripresa in Italia dal Corriere della Sera, ha subito diviso l’Inghilterra scatenando un accesissimo dibattito e forte indignazione. Stando alle leggi inglesi, infatti, quando i servizi sociali sono chiamati a scegliere sull’affido di un bambino, dovrebbero tener presente “la religione, il background linguistico e culturale, la razza”. In questo preciso caso non lo hanno fatto creando una frattura senza precedenti. “La piccola è bianca, inglese, ama il calcio ed è stata battezzata in chiesa – racconta un amico della famiglia – ha già subito il trauma di essere separata dai genitori e ha bisogno di essere circondata da una cultura che conosce e ama. Invece – continua – è intrappolata in un mondo che non conosce e la spaventa”.
Da sei mesi la bambina vive con musulmani osservanti. Nella prima famiglia a cui è stata affidata la moglie indossava il niqab, mentre in quella attuale tutte le donne sono costrette a vestire il burqa per uscire di casa. A svelare il dramma di questa bambina è stato un supervisore dei servizi sociali che, ai microfoni del Times, ha raccontato le violenze a cui la piccola è sottoposta quotidianamente. “È molto provata – racconta la fonte che ha chiesto di rimanere anonima – e chiede di non tornare nella casa della famiglia affidataria perché non parlano inglese”. Non solo. Secondo la madre, le famiglie musulmane affidatarie starebbero cercando di plagiare la figlia. Recentemente la piccola le avrebbe confidato: “Pasqua e Natale sono feste stupide” e “Le donne europee sono alcolizzate e idiote”. (qui)

Ecco dunque la Londra multietnica del sindaco musulmano. Magari sono di quelli che fanno petizioni e manifestazioni contro gli esperimenti su cavie animali, ma quelli su cavie umane gli vanno benissimo. E, per inciso, non conosco esperimenti animali che consistano in sei mesi di tortura ininterrotta, ma farlo su una bambina di cinque anni – affidandola oltretutto a gente per la quale è perfettamente lecito prendere piacere sessuale anche da una bambina in età di allattamento – non è un problema.

Aggiungo qualche commento, che mi sembra particolarmente interessante. Inizio con due contenenti suggerimenti pratici.

Su, dai, ditemi che non è vero, e che si aveva bisogno di qualche notizia farlocca ma di effetto per vendere qualche copia in più. Vi vorrò bene lo stesso. Ma se la notizia è vera bisogna che si comici a contattare degli amici americani. Si chiamano Smith & Wesson. Sono famosi per risolvere problemi. E qui se ne è creato uno, che ci interessa moltissimo e ci tocca da vicino. “Dordolio”

@ Dordolio: Niente da eccepire per “quegli amici americani”, ma non serve andare tanto distante: Ne abbiamo tanti di NOSTRI, la maggioranza abita in Gardone Val Trompia, provincia di Brescia. Si chiamano Beretta, Bernardelli, Glisenti, Tanfoglio, Sabatti, FIOCCHI… E sono MOLTO AFFIDABILI nel risolvere le situazioni CRITICHE… Basta AVERE LE PALLE. “Menono Incariola”

Non sono sicura al 100% sui bersagli scelti da questi due signori, ma se posso dire la mia, io comincerei in ogni caso dagli operatori dei servizi sociali.
PS: splendido giocattolino la Beretta 22 a canna lunga: non troppo pesante, maneggevole, assolutamente precisa.
Beretta 22 L

Ma dopo i populisti fascisti xenofobi islamofobi eccetera eccetera, arrivano anche i saggi.

E se avessero affidato un bambino Musulmano a una famiglia cristiana? E se avessero affidato la bambina “cristiana” a una famiglia atea? Da quando in qua in uno Stato LAICO gli affidamenti di bambini soli si fanno in base alle confessioni religiose? “Omar El Mukhtar”

NOTA A MARGINE: Omar al Mukhtar, quello vero, è stato un eroe della resistenza libica contro l’invasione e la spietata occupazione coloniale italiana, catturato all’età di settant’anni e impiccato dopo un processo sommario con sentenza già stabilita. Questa gran testa di caprifoglio marinato invece non riesce a capire perché un bambino non possa essere affidato a gente che non parla e non capisce la sua lingua (gente che vive in Inghilterra – e chissà da quanto, visto che sono inseriti in un sistema e conosciuti dai servizi sociali – e non sa una parola di inglese: serve dire altro?) e la tortura in ogni modo possibile.

Sul fatto che le donne occidentali siano alcolizzate e stupide purtroppo non puoi darle tutti i torti…

Fanno eccezione, immagino, la mamma la sorella la moglie e la figlia dello scrivente.

Perché la Bambina è in affido? Un intervento dei Servizi Sociali fa supporre che il disagio della sua famiglia è talmente grave da comprometterne crescita fisica e morale. Quale bambino non piangerebbe nell’essere stato sottratto ai propri genitori. Questo è un esempio (l’ennesimo) di uso strumentale delle notizie. Notizie totalmente decontestualizzate e confezionate ad arte per creare il dissenso e alimentare il vostro odio!! Prima o poi l’avrete questa guerra con due miliardi e mezzo di musulmani.. Quando l’avrete brinderete al vostro disegno di odio e morte!

Qui, mi dispiace per i più sensibili fra i miei lettori, ma proprio non ce la faccio a usare fantasiosi eufemismi: questo qua è una mastodontica testa di cazzo, e temo che il mio vocabolario non contenga parole sufficienti a commentarlo. Interessante il numero dei musulmani, tra l’altro (wishful thinking?)

E infine arriva il più furbo di tutti:

ho letto un articolo. Sarebbero gli ebrei che stanno cercando di scatenare una guerra tra occidente e islam per tirare l’occidente dalla loro parte. E c’è bisogno di scatenare tutto sto casino? certo che l’occidente sta con gli ebrei. Qualche dubbio?

Ma no, perché mai dovremmo avere dubbi? Lo sappiamo benissimo che gli ebrei hanno il vizio cronico di scatenare guerre: hanno scatenato la prima guerra mondiale per il gusto di farla perdere alla Germania, hanno scatenato la seconda per precipitare il mondo nel bolscevismo, come aveva lucidamente profetizzato un tizio con dei baffetti ridicoli, e adesso stanno organizzando la terza fra l’occidente e l’islam: tutto come da programma. Se poi è anche scritto in un articolo, sarebbe davvero follia avere qualche dubbio.

La bambina comunque, dopo sei mesi di tortura, è stata finalmente tolta ai suoi aguzzini e affidata alla nonna (ah, ma c’era una nonna? Una nonna in grado di prendersene cura? Una nonna disponibile a prendersene cura? Ma allora…)

barbara

SAI COSA MI SEMBRANO?

Quelli che al risultato del referendum inglese stanno reagendo in maniera isterica.
Quelli che profetizzano (augurano?) sfracelli economici e sociali.
Quelli che fanno del sarcasmo su immaturità/ignoranza/vecchiaia/dabbenaggine/allocchitudine dei votanti.
Quelli che lanciano insulti come pallottole – sperando che il nemico venga colpito al cuore.
Quelli che si sono fatti cogliere da furibondi attacchi di ulcera e ci stanno sputando addosso tutto l’acido in eccesso.
Quelli. Sai cosa mi sembrano? Mi sembrano quei bambini ancora nella fase del pensiero magico con cui gli adulti accettano di giocare a carte ma poi non li lasciano vincere e allora buttano via rabbiosamente le carte e gridano isterici “con te non gioco più”. Identici.

Aggiungo che un parlamento europeo che dedica una standing ovation all’organizzatore e finanziatore della strage alle Olimpiadi di Monaco, dittatore corrotto, diffusore di odio e mandante di terrorismo, merita di essere fatto affogare in un letamaio. Già solo per questo.

Poi c’è tutto il resto, per il quale dubito che basterebbero tutti i letamai del pianeta. E visto che sei arrivato fin qui vai a leggere anche questo. E se non hai tempo o voglia di leggerlo tutto, ti metto io qui il passo a mio avviso più importante:

E però dicono di restare attaccati all’ideale europeo che è buono, e magari, come Saviano, si rifanno all’ideale di Spinelli e del suo manifesto di Ventotene. Be’, vi invito a leggerlo (lo trovate qui http://novara.anpi.it/attivita/2015/manifesto%20di%20ventotene.pdf ). se non avete pazienza, vi suggerisco di leggere solo l’ultima parte. Vi troverete frasi come questa: “[Il partito rivoluzionario europeo] attinge la visione e la sicurezza di quel che va fatto, non da una preventiva consacrazione da parte della ancora inesistente volontà popolare, ma nella sua coscienza di rappresentare le esigenze profonde della società moderna. Dà in tal modo le prime direttive del nuovo ordine, la prima disciplina sociale alle nuove masse. Attraverso questa dittatura del partito rivoluzionario si forma il nuovo stato e attorno ad esso la nuova democrazia.” Insomma, l’europeismo nasce stalinista e totalitario, con la pretesa di “dirigere le masse”, che è rimasta agli euro-burocrati di oggi, privi di rappresentanza democratica e totalmente autoreferenziali. Nasce esplicitamente contro i popoli e le culture nazionali, giudicate reazionarie e fascisteggianti. L’unione europea si fonda su un’ideologia di disprezzo per i concreti cittadini europei e le loro culture, su un ennesimo utopismo della rifondazione per via politica dell’uomo nuovo, che nel caso europeo recente porta a un tacito ma effettivo tentativo di rimescolamento demografico per depotenziare le culture tradizionali.

Già: chissà se tutti i soloni che nominano Spinelli a ogni piè sospinto, hanno mai avuto l’idea di leggerlo.

barbara

LA CUCINA COLOR ZAFFERANO

«Con La cucina color zafferano Yasmin Crowter si dimostra scrittrice di eccezionale grazia e onestà.»
THE SUNDAY TELEGRAPH

«Una drammatica e appassionante storia famigliare… Una lettura davvero insolita e piacevolissima.»
THE GUARDIAN

«Un romanzo dolceamaro… il cui placido snodarsi evoca efficacemente paesaggi geografici e paesaggi dell’anima.»
THE OBSERVER

«Con una scrittura misurata ma potente Yasmin Crowter racconta una vicenda a cavallo tra Occidente e Oriente.»
FINANCIAL TIMES

Ecco, ora ne abbiamo la prova del nove: i recensori dei giornali sono pagati per scrivere sotto dettatura ciò che a qualcuno fa comodo che scrivano, tenendoli rigorosamente all’oscuro di ciò che sta all’interno della copertina del libro. Perché di questo libro, parafrasando il famoso Se tu mi amassi, se io t’amassi, ah come ci ameremmo, potrei dire: Se l’autrice avesse una storia da raccontare, e se sapesse raccontarla, ah che bella storia che ci racconterebbe. La storia, infatti è decisamente banale, trita, scontata, raccontata senza grazia, con dialoghi banali e noiosi, con approfondimenti psicologici da Freud dei poveri, e tutto il libro per arrivare alla drammatica rivelazione finale che dovrebbe chiarire – e secondo l’autrice effettivamente chiarirebbe – tutto ciò che di incompreso era stato lasciato. Ora, non ho il minimo dubbio che essere stuprata a sedici anni da un branco di militari puzzolenti in una lurida caserma per ordine del proprio padre sia un’esperienza che lascia segni indelebili, ma questo dovrebbe spiegare la violenza della donna contro il nipotino? Violenza talmente cieca e gratuita da indurre il bambino a tentare il suicidio? E come se non bastasse, continua a ripetere come un mantra che lo fa per renderlo forte perché se mi mostravo debole mi punivano, quando tutto il libro sta a raccontare che lo scopo della punizione era di spezzarne la resistenza e indebolirla, perché era troppo forte.
E naturalmente non può mancare il lieto fine dove vissero tutti felici e contenti, compresa la figlia che per colpa della madre ha perso un bambino ma adesso ne arriva un altro, compreso il vecchio marito scaricato dopo quarant’anni di amore e di fedeltà e di devozione perché lei, dopo quarant’anni – alleluia alleluia – ha finalmente capito che la sua vera vita è altrove ma lui se ne fa una ragione e va a vivere al mare.
Per curiosità ho anche dato un’occhiata in internet, dove ho trovato un sacco di recensioni e commenti positivi, qualcuno lo ha addirittura paragonato a Il cacciatore di aquiloni. A me, sinceramente, sto libro fa cagare (come gli stralci di recensioni che ho riportato, del resto: sfido chiunque a trovare un qualsiasi significato in quelle ammucchiatine di parole). Insomma, se vi trovate in quella famosa isola deserta e questo è l’unico libro che avete, vabbè, in quel caso leggetelo.
Ah, dimenticavo: quella cucina che ad un certo punto viene dipinta color zafferano e se ne parla giusto il tempo di dipingerla e poi il discorso finisce lì, non si capisce mica tanto come si inserisca nella storia.

Yasmin Crowter, La cucina color zafferano, Guanda
La cucina color zafferano
barbara