IL CORPO UMANO È FATTO PER LA POSIZIONE VERTICALE

E Israele lo sa.

AMIT GOFFER, DOPO REWALK, UPnRIDE: ANCHE I TETRAPLEGICI POSSONO ALZARSI IN PIEDI

di Micol Anticoli su Progetto Dreyfus

Ce l’ha fatta, il Dott. Amit Goffer, ad alzarsi in piedi, e lo ha fatto grazie alla sua grandissima forza di volontà, alle sue competenze e alla magnifica intelligenza; ma più di tutto, permetterà di alzarsi in piedi a migliaia di tetraplegici come lui. Goffer ha infatti progettato da poco UPnRIDE, una speciale sedia a rotelle, che permette a tutti i disabili di tirarsi su, e anche se non possono muovere le gambe, potranno muoversi finalmente senza guardare il prossimo dal basso verso l’alto.
Questo dispositivo ha rappresentato una grandissima sfida ingegneristica, fortemente cercata da Goffer, che nel 1997 rimase paralizzato in seguito ad un grave incidente stradale; già nel 2011, l’inventore e imprenditore tetraplegico aveva progettato ReWalk, il primo esoscheletro robotico indossabile con cui molte persone affette da paraplegia possono tornare a camminare, ma lui stesso non poteva utilizzarlo, perché adatto soltanto ai pazienti con lesioni spinali basse. Già ReWalk era stata una grandissima innovazione nel campo dell’ingegneria medica, ed aveva migliorato notevolmente la qualità della vita di chi ne aveva usufruito; ora, anche le disabilità più gravi come quella dello stesso Dott. Goffer, potranno incontrare benefici fisici e psicologici grazie a UPnRIDE.
Il sistema di bilanciamento automatico permette di muoversi in sicurezza, ci si può alzare e rimettere seduti semplicemente con un pulsante e i benefici sono molteplici: a livello fisico, si migliora la circolazione del sangue e si evitano problemi diffusi come le piaghe, mentre a livello mentale e psicologico, ci si rende più autonomi e soprattutto “si torna a guardare le persone negli occhi, alla stessa altezza”, come ripetono spesso i pazienti che utilizzano questo genere di dispositivi.
La forza e la determinazione di Goffer lo hanno rimesso in piedi, i suoi esoscheletri hanno aiutato migliaia di persone in tutto il mondo e dal 2018 con UPnRIDE ne renderà felici ancora di più. Per quanto riguarda ognuno di noi, comuni cittadini, per rendere la vita più facile ai portatori di handicap possiamo semplicemente usare il buon senso e seguire poche semplici accortezze: abbattere le barriere architettoniche, installare bagni, corrimano, pedane e ascensori negli uffici e smetterla di bloccare indegnamente i passaggi con le macchine parcheggiate selvaggiamente. Un piccolo sforzo per tutti, una grandissima agevolazione per chi soffre.

L’ho già detto in altra occasione, ma lo ripeto, per quelli che “Israele come la Germania nazista”: i nazisti li mandavano in gas (anche per molto meno di una tetraplegia), Israele li rimette in piedi e li manda in giro.

barbara

I NOSTRI BAMBINI

Chi se ne occupa in un modo, e chi in un altro

La tecnologia israeliana salva la vita ai bambini

Una nuova tecnologia israeliana permette alle famiglie con bambini piccoli di stare un po’ più tranquilli quando ci si trova in prossimità delle piscine. Coral Drowning, questo il nome del sistema, ha uno speciale sensore che si installa facilmente nella vasca ed è in grado di rilevare i casi di annegamento attraverso una telecamera di ultima generazione. Se un bambino dovesse cadere in acqua e non sapesse nuotare, l’apparecchio attiverebbe un allarme che si installa dentro casa o in una struttura adiacente alla piscina, oltre a far squillare gli smartphone dei componenti della famiglia che si intende chiamare in caso di pericolo. Il sistema è sempre attivo e non ha bisogno di essere acceso. La società, composta dall’informatico Eyal Golan e dall’esperta di ingegneria medica Tamar Avraham, si raccomanda di utilizzare Coral Drowning soltanto come strumento di controllo aggiuntivo, da non sostituire in nessuno modo con la presenza di almeno un adulto che deve sempre visionare i bambini in prossimità delle piscine.

Vengino signori, venghino, che qua c’è roba buona da boicottare! Perché, diciamo le cose chiare e tonde, chi non sarebbe pronto a sacrificare un figlio piuttosto che acquistare roba sionista? Guardate che buon esempio ha dato la Francia, che ha a cuor leggero sacrificato i 130 morti e 386 feriti del Bataclan piuttosto che acquistare tecnologia israeliana che avrebbe permesso di prevenire l’attentato! E che cosa sarà mai un figlio annegato rispetto all’imperativo categorico di boicottare Israele?

barbara