UNA SBIRCIATA DIETRO LE QUINTE

Finalmente gli audio esclusivi di Biden, Kerry e Poroshenko: una linea diretta criminale tra Kiev e Washington

Visto che nessuno si aspettava che Hillary Clinton perdesse le elezioni presidenziali del 2016, nessuno si era mai premurato di mettere a posto gli affarucci sporchi che erano al momento del voto in essere tra il Vice Presidente USA Joe Biden e l’Ucraina di Poroshenko, quando Barack Obama, ormai al suo secondo mandato, lasciò il posto alla Casa Bianca e cedette il potere a Donald Trump.
Oggi, dopo anni, quei legami mal(celati) e bollati come complottismo o propaganda russa da quattro soldi dai democratici, dai globalisti e da tutti i media della comunità internazionale, tornano prepotentemente protagonisti con ore di registrazioni audio di telefonate intercorse tra Biden e l’allora presidente ucraino Poroshenko, quello stesso presidente messo in carica proprio all’indomani della rivoluzione colorata del 2014 dal peggiore deep state americano.
Gli audio incriminati sono stati messi in onda dal canale Tv americano OAN in uno special in due puntate, e mostrano inequivocabilmente la lunga ed intricata storia che legava l’Ucraina alla famiglia Biden.
OAN dedica il primo dei due episodi al legame di corruzione esistente tra l’ex Vice Presidente Joe Biden, John Kerry e le istituzioni ucraine, esponendo con audio, documenti e video la quantità folli di denaro dei contribuenti americani che lasciavano gli Stati Uniti per essere trasferite sui conti (e nella villa) di Poroshenko & Co.
Nessuno poteva o doveva opporsi a questo tipo di schema. Chi lo faceva, doveva essere immediatamente allontanato e rimpiazzato con un pari grado compiacente.
Quando ad esempio un pubblico ministero, tale Shokin, volle far luce su Burisma e sul fatto che la compagnia pagava Hunter Biden migliaia di dollari al mese per non far assolutamente niente se non esserne il presidente, John Kerry su mandato di Joe Biden pagò Poroshenko 1 miliardo di dollari per ottenere un cambio di magistrato che si mostrasse compiacente nei confronti dell’establishment statunitense, del figlio e dei suoi amici, e ripristinasse lo status quo pre-Shokin.
Poroshenko dichiarò di essere consapevole che Shokin aveva solo fatto il  suo dovere e che non aveva commesso alcun reato, tuttavia, confermò di voler onorare l’accordo e proseguì con lo schema. I soldi che vennero girati a Poroshenko non erano ovviamente il frutto di un sudato lavoro di diplomazia volto ad aiutare la propria patria a crescere e prosperare, ma come disse Rudy Giuliani:
“(…)Poroshenko era milionario. Voleva divenire miliardario. Ecco perché era così corrotto. Era sempre geloso di chi aveva più soldi di lui” (…) “una conoscente mi disse che non si era mai mosso denaro in Ucraina di cui Poroshenko non avesse preso almeno una parte(…)”.
Hunter Biden non aveva esperienza, non aveva diplomi o lauree nel campo, perché mai Burisma lo avrebbe dovuto pagare per mantenerlo in quella così ambita e ben pagata posizione? Così come altri che come Hunter condividevano il lauto stipendio con mansioni assolutamente similari. Cosa dovevano coprire? Erano queste le domande che giustamente il magistrato Shokin si fece quando aprì le investigazioni, prima che le stesse furono chiuse e allo stesso tempo gli fu chiesto di allontanarsi volontariamente presentando con una lettera di dimissioni.
Shokin, dunque, il pubblico ministero che aveva temporaneamente (ed incautamente) bloccato gli asset della Burisma venne sostituito, e al contempo dipinto, in special modo al pubblico statunitense, come un magistrato terribilmente corrotto che non poteva continuare a lavorare su un caso in cui poteva essere coinvolto il Vice Presidente degli Stati Uniti e quindi che richiedeva assoluta onestà, rettitudine e soprattutto serietà.
E mentre quindi Poroshenko si impegnava a scegliere dal catalogo un nuovo burattino da mettere al posto di Shokin, non importa se capace, non importa se con esperienza, ma l’importante era che fosse abbastanza obbediente da fare quel che gli viene richiesto, Biden, che si definisce letteralmente “uomo di parola“, promette a Poroshenko che il miliardo di dollari accordato potrà raggiungere le sue tasche.
Ecco che quindi l’intero teorema dem che narrava dell’assoluta estraneità ai fatti di Biden e famiglia, sorretto da nulla se non dal silenzio obbligato dei media indipendenti censurati ed intimiditi, si smonta miseramente e si mostra in tutte le sue contraddizioni attraverso le inequivocabili parole di Joe Biden e degli altri che compaiono nell’audio.
E quindi proprio come è crollata la narrativa secondo cui nessuno della famiglia Biden ha mai avuto niente a che fare con l’Ucraina, non è mai esistito alcun laptop di proprietà del figlio di Joe, ora cade anche quella secondo cui  lo stesso Biden padre non era coinvolto direttamente ed attivamente nei (mal)affari di famiglia. 
Tutti erano coinvolti, tutti sapevano, tutti fremevano per non essere scoperti nei loro giri di affari all’arrivo di un presidente che non faceva parte del loro stesso giro
Questi legami così profondi, come profondo è lo stato che li ha negli anni creati, traspaiono anche dall’attuale conflitto perché non si può negare che una delle ragioni per cui gli Stati Uniti e in particolare Biden, nella doppia veste di Presidente USA e di figura di riferimento del patto atlantista, spinga tanto per allontanare  gli occhi russi dagli interessi maturati nell’area in anni di politica marcia e compromessa, è per non essere personalmente e direttamente compromesso.
La giornalista di OAN contatta Joe Biden tramite il suo staff al fine di avere un confronto diretto con il Presidente o almeno una sua dichiarazione in merito alle ore di audio in possesso della testata. Invece di ricevere una risposta dalla Casa Bianca o comunque da altra istituzione, la donna viene contattata da un giornalista del The Atlantic, una testata assimilabile alle voci più globaliste e liberal, un fact checker a tutti gli effetti, la quale afferma che tutto ciò di cui OAN è in possesso è sicuramente da riferirsi a manipolazione russa e propaganda del Cremlino.
In risposta al contatto mail, The Atlantic pubblica un articolo non sugli audio di Bidenbensì su OAN e sul fatto che l’emittente sarebbe niente meno che una pedina di Mosca il cui ruolo sarebbe quello di diffondere la disinformazione e la propaganda russa. Da quando The Atlantic lavorerebbe per il governo degli Stati Uniti?
Nel secondo episodio viene infine semplicemente mostrato il tragitto del miliardo di dollari dei contribuenti statunitensi, da Washington a Kiev fino alle tasche di Poroshenko, raccontando anche di chi era fattivamente coinvolto.
L’incredibile avidità di Poroshenko fa sì che tutto il denaro ricevuto dagli Stati Uniti venga pompato all’interno delle proprie compagnie, in maniera tale da farlo fruttare al meglio, costruendo e rinforzando un vero e proprio impero nei cui punti chiave posizionare amici e parenti per evitare tradimenti e problemi con la giustizia ed il sistema in generale.
Immaginate, dicevamo all’inizio, la compiacentissima Hillary Clinton che perde le elezioni e un ignaro Donald Trump che si siede alla Casa Bianca al posto di Barack Obama. Letteralmente un incubo divenuto realtà per Joe che deve coprire non solo i suoi affari ma anche quelli del figlio per il quale ha rubato soldi pubblici e per il quale ha interferito in maniera pesante nel governo ucraino .
Poroshenko viene avvisato da Biden di tenere la bocca chiusa e mai, nemmeno per sbaglio, chiedere soldi direttamente a Trump. Avrebbero provveduto in maniera diversa, destinando sempre e comunque fondi pubblici all’Ucraina.
Chanel Rion, la giornalista di OAN, ammette che le ore di registrazione di cui l’emittente è in possesso, circa 10, sono così tante e aprono la strada a verità così intricate che sarebbe necessaria una investigazione che proseguisse oltre l’estate affinché le informazioni contenute nel resto dei nastri siano verificate e dettagliatamente contestualizzate. Cosa che OAN si impegna a fare per andare oltre ciò che la Rion ritiene essere solo il coperchio di un vero e proprio vaso di Pandora.
I crimini che si prefigurano dal materiale per ora visionati sono diversi, non uno meno grave dell’altro. Alto tradimento, corruzione, frode, interferenza in governo straniero, etc.
Ve n’è per ogni gusto. Seguiremo l’investigazione ed il dossier di OAN con un augurio: che vi sia almeno un magistrato tra Kiev e Washington disposto a fare il suo dovere e far chiarezza una volta per tutte sulla faccenda.
Al contempo dovrà togliere di mezzo una volta per tutte lo spauracchio della propaganda russa, senza il quale, diciamolo pure, il castello di carte dei dem è destinato a vita molto breve.
MARTINA GIUNTOLI, qui.

Non che in linea di massima non si sapesse, ma saperlo anche nei dettagli è sicuramente interessante, e rende ancora più chiaro il motivo per cui nessun broglio era di troppo per impedire a Trump di essere eletto.
E ora diamo un’altra sbirciata dietro altre quinte.

“Andiamo a salvare bimbi ucraini”. Ma sono un gruppo di pedofili

Sono partiti dal Regno Unito in nome del volontariato e dell’aiuto umanitario per tutti quei bambini rifugiati in Polonia dopo l’attacco russo in Ucraina ma, erano – e sono tutt’ora – pregiudicati inglesi mascherati da benefattori. Si scopre, infatti, come titolano tutti i principali giornali britannici, che i protagonisti sono 10 uomini – già noti alle forze dell’ordine per reati sessuali – che, con la scusa dei bambini sfollati dalla guerra sono arrivati al confine polacco per altri scopi, decisamente tremendi.
“I pedofili britannici si sono recati in Polonia sostenendo di fornire assistenza umanitaria ai rifugiati in fuga dall’Ucraina” si legge in una nota de La National Crime Agency. Il grande esodo dopo l’invasione russa in Ucraina ha infatti riguardato per la maggior parte donne e bambini, in quanto i padri e mariti sono dovuti rimanere in patria a combattere, e fin dall’inizio gli enti di beneficenza per i rifugiati avevano avvertito che questi potevano essere presi di mira da uomini predatori.
Si apprende dal The Guardian che “5000 bambini non accompagnati sono stati sfollati dall’Ucraina e assicurarsi che siano al sicuro è assolutamente fondamentale”. Come sarebbe fondamentale – aggiungiamo noi – capire come questi pregiudicati abbiano avuto la possibilità di uscire dal Regno Unito senza nessun controllo e recarsi in Polonia. “Gli autori di reato avrebbero dovuto informare la polizia britannica della loro intenzione di viaggiare – si legge ancora sul quotidiano inglese – e dichiarare eventuali condanne all’arrivo”. “Scopriamo, ovviamente, che non l’hanno fatto” riporta un portavoce a Reuters.
Già a marzo l’Onu aveva affrontato il problema dei bambini senza genitori scappati dal conflitto, esprimendo la preoccupazione per lo sfruttamento di essi da parte di sospetti protettori e trafficanti di sesso. A seguito del richiamo nelle Nazioni Unite, il Ministro degli Esteri inglese, Liz Truss, ad aprile aveva annunciato che avrebbe inviato investigatori in Ucraina proprio per raccogliere le prove di eventuali crimini di guerra, compresa la violenza sessuale.
Curioso come, i dieci uomini che si sono intrufolati nelle aree umanitarie, con il pretesto del volontariato, nelle prime sei settimane di guerra – quindi prima delle dichiarazioni e presunte azioni istituzionali inglesi – vengano scoperti solo in questi giorni.
Al momento non si sa dove siano queste persone. Il The Guardian racconta infatti che, dopo svariato tempo, durante un colloquio con l’immigrazione polacca, le forze dell’ordine polacche hanno chiesto agli autori dei reati di andarsene. I malviventi, come molti altri – probabilmente – si trovano quindi a piede libero nonostante le presunte indagini della Corte internazionale de L’Aja che, non ci è dato sapere, a che punto siano.
Bianca Leonardi, 23 luglio 2022, qui.

E ancora una sbirciatina dietro le quinte della salute di Putin, che come tutti sappiamo ha praticamente un piede nella fossa

https://t.me/letteradamosca/8109

Ancora una dietro le quinte del missile russo sul porto di Odessa che secondo i nazisti avrebbe centrato un deposito di grano; le immagini dell’incendio sembrerebbero invece suggerire che abbiano ragione i russi, secondo cui sarebbero invece state colpite delle imbarcazioni militari

https://t.me/letteradamosca/8123

Dal grano bruciato infatti il fumo esce chiaro

Non c’è invece bisogno di andar dietro le quinte, dato che è tutto evidente sulla scena, per vedere i danni provocati IN UCRAINA dalle armi NATO

E infine una sbirciata a Bojo che, non più impegnato a fare il primo ministro, si diletta a tirare bombe insieme agli istruttori degli ucraini:

https://t.me/letteradamosca/8124

E concludiamo con l’ennesimo omaggio russo al grande cinema italiano e alla grande musica italiana

barbara

E ANCORA UCRAINA

Speravo potesse bastare ma invece no.

Un po’ di pre-storia.

Fulvio Del Deo

Capisco che in tanti nel 2014 dormissero.

(di Claudia Monteverdi)

Un colpo di stato è stato attuato in Ucraina sostenuto ovviamente dagli Usa. Biden all’epoca era agli esteri e la cara Hillary Clinton alla difesa [errore: Biden era vicepresidente, Hillary Clinton è stata ministro degli esteri fino al 2013, seguita, dopo il disastro della strage di Bengasi per la quale è stata direttamente responsabile, da John Kerry; e alla presidenza indovina chi]. Hanno tolto di mezzo il presidente filorusso e grazie al battaglione Azov e al Pravy sector, costole della destra hitleriana ucraina finanziati da Soros, hanno preso il potere.
L’Ucraina è divisa in due dal Dneper. Da una parte ucraini, nazionalisti e vicini all’Europa, dall’altra, compresa la Crimea, i russi. La Crimea indisse un referendum e poiché il 90% (per l’esattezza il 95,32% nota di FDD) decise di voler stare con la Russia, senza colpo ferire, ci fu l’annessione.
Mentre per le altre province sono passati otto anni di lacrime e sangue e di persecuzioni. Sono persino arrivati a fare multe se si parlava in russo e a sparare a chi pregava in russo.
Dati OSCE riferiscono di 14000 morti, fra civili e militari nel Donbas in questi anni. Informatevi di cosa sia stata la famosa strage di Odessa, che ovviamente i media occidentali se ne sono guardati bene di raccontare nei dettagli [informazioni qui, qui e soprattutto qui]. Gli squadristi nazisti incendiarono un sindacato in cui si erano riuniti uomini donne e bambini che, non appena hanno cominciato a darsi alla fuga, vennero impallinati dai cecchini.
Arrivò la presidenza Trump. Egli fece mancare ogni appoggio all’Ucraina in quanto a lui “non interessavano” le loro questioni. Venne attuato il cessate il fuoco e furono fatti gli accordi di Minsk che prevedevano il riconoscimento da parte dell’Ucraina delle due repubbliche come regioni a statuto speciale. Purtroppo questi accordi rimasero solo sulla carta.
Appena eletto, il presidente Biden attaccò Putin definendolo un killer e che gliela avrebbe fatta pagare. Chiese l’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Ma secondo voi è accettabile che il nemico ti possa puntare missili con testate nucleari da una posizione che dista 300 km da Mosca?!?!?.
Da dicembre, gli esportatori di democrazia d’oltreoceano hanno iniziato a esaltare quel pupazzo di Zelensky, a promettergli sostegno militare, e così ha iniziato a bombardare di nuovo il Donbas per riprenderselo. Come un pollastro è cascato nel trappolone tesogli dai Dem americani che si sono così costruiti il pretesto per poter attaccare adesso quel cattivone di Putin, al quale peraltro è stato negato ogni tentativo di accordo. La risposta è sempre stata che l’Ucraina ha il diritto di entrare nella Nato.
A questo punto fate i vostri ragionamenti e se vedete in giro la coatta della Garbatella provate ad erudirla e se ci riuscite raccontate questa storiella anche a quello che mangia Nutella. Forse è meglio.
(Claudia Monteverdi)

Olga Juravlyova

Per otto anni, il mondo democratico ha guardato senza passione il bombardamento del Donbass. Salutando via le case distrutte, i quartieri residenziali distrutti, uccisi e feriti donne, bambini e anziani.
Nei miei sentimenti, il punto di non ritorno è stato superato quando le parole di Vladimir Putin, Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno cominciato a raccontare con sorriso quanto è divertente. Si è divertito a guardarci, con gli occhi di Alley Angels a Donetsk e Gorlovka, lastre di marmo, lavate con i nomi dei bambini, accanto ai giocattoli di peluche.
Parallelamente, in tutti questi otto anni, ci hanno detto senza esitazione come avrebbero distrutto la Russia. Combatti la Crimea, arma Ucraina, Georgia e altri paesi secondo gli standard della NATO. I politici ucraini, senza essere confusi, hanno parlato di attacchi terroristici in territorio russo, hanno strangolato la Crimea con un blocco di acqua, energia e trasporti. Minacciato la diffusione della NATO e fatto questo.
E la Russia è stata strangolata dalle sanzioni. Per Skripali, per interferenze nelle elezioni, per Navalny, per qualsiasi cosa, se fosse possibile sfruttare gli interessi della Russia, non danneggiare i tuoi.
All’inizio eravamo colpevoli. Russo significa, puoi sparare e persino uccidere. I nostri media possono essere chiusi, i nostri progetti (anche puramente economici) possono essere strangolati. Puoi intervenire apertamente nei nostri rapporti con la Cina e qualsiasi altro paese, senza esitare a interrompere nessuno dei nostri piani.
E la Russia taceva. Ho continuato a preservare il mondo con tutte le mie forze. Ha fornito oltre il 40 per cento del gas necessario per sopravvivere all’Europa – la stessa Europa che, senza confusione, ce la bloccherebbe, se ne avesse l’opportunità. Ma noi non siamo loro. Non combattiamo per la pace. Non blocchiamo l’acqua alle città.
Il 24 febbraio 2022, l’Occidente collettivo ha finalmente risvegliato l’orso russo. La stessa cosa di cui proprio questo occidente si è dimenticato da tempo e se ha menzionato, poi con un sorriso e una battuta.
Sette ore e mezza per arrivare a Kiev. Battuto i carri armati con i bruchi e disperso la polvere degli investimenti multimiliardari di otto anni degli Stati Uniti e della NATO in Ucraina. Che doveva diventare la punta d’acciaio della lancia, diretta nel cuore della Russia, e si è rivelata uno straccio imbevuto d’acqua.
È ora di parlare con USA e NATO alla pari. Per una ragione del genere, “dimenticheremo” i loro brillanti risultati in Afghanistan e certamente non li paragoneremo all’operazione in Ucraina, per non allontanare “partner costosi” nella pittura e nell’invidia.
Sì, siamo forti. Sì, abbiamo un numero enorme di risorse. Sì, abbiamo uno degli eserciti più potenti e moderni per proteggerci. E no, non siamo timidi al riguardo.
Igor Mityushkin da LinkedIn

Già: quanti programmi televisivi sono stati dedicati alle stragi dei russi da parte degli ucraini? Quante pagine di giornale? Quanti inviatiti di guerra sono andati a coprire le vicende? Quante condanne dall’Onu o da Amnesty (ah no, a loro non si può chiedere: sono troppo occupati a tempo pieno col loro stato-canaglia preferito)? Quanti sit in davanti all’ambasciata? Quanti gessetti colorati? Quanti utenti di social selvaggiamente scatenati? E poi i paragoni, quei grossi, grassi e succulenti paragoni che riempiono così bene la bocca!

Lorenzo Capellini Mion

History Reminder

Se fosse come Hitler oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Coventry.
Se fosse come gli “Alleati” oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Dresda.
Se fosse come Stalin oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Berlino.
Se fosse come Bush jr oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Kabul.
Se fosse come Clinton oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Belgrado.
Se fosse come Obama oggi Kiev sarebbe ridotta come ridussero Aleppo o Tripoli .
Se fosse.
Demilitarizzandola, denazificandola e portando l’Ucraina alla neutralità l’intervento armato, oltre a proteggere i perseguitati del Donbass, potrebbe davvero prevenire la Terza Guerra Mondiale.
Certamente chi è interessato a certi traffici tra i quali quelli di virus, danaro sporco, organi ed esseri umani etc non sarà contento.
Preghiere per le vittime innocenti di una e dell’altra parte

E poi le traduzioni:

Da sempre, quando hanno a che fare con lingue poco conosciute, i nostri giornalisti danno libero sfogo alle proprie fantasie – e ideologie. Ricordo tanti anni fa una manifestazione di protesta di israeliani contro i continui tiri palestinesi su Gilo, e qualcuno aveva un cartello con scritto “shalom”. Naturalmente tutti sanno che cosa significa questa parola, ma il cartello era scritto in ebraico, e non molti erano in grado di leggerlo, così il giornalista ha pensato bene di raccontare che era scritto “Morte agli arabi”.
E adesso vediamo un po’ di figure, che coi disegnini si capisce meglio. Innanzitutto vediamo la prova inconfutabile che Putin, con la sua ossessiva sindrome di accerchiamento, è proprio paranoico pazzo demente eccetera eccetera

Poi ci sono questi due signori, molto più furbissimi assai di tutti noi, che hanno capito che cosa VERAMENTE sta dietro all’improvvida mossa di Putin

E da Babbe bibbo bu Boccuccia di rosa ve lo faccio anche sentire,

(certo che con una faccia così, non se la meriterebbe una bella Patente pirandelliana?)

e per finire una cosa finalmente seria, serissima

Gli attacchi di isteria senile di Biden col chiodo fisso del nemico nemicissimo mi hanno fatto venire in mente la moglie di un collega, tanti (tanti tanti tanti) anni fa, che si era messa in testa di avere motivo di essere gelosa di me; non ne aveva, in realtà, ma ero talmente diventata un’ossessione per lei, che non faceva altro che parlare di me, e questo povero collega, che mi vedeva servita a colazione pranzo e cena, ha cominciato a guardarmi con occhi diversi, e ad un certo punto ha finito per succedere quello che senza l’ossessione di sua moglie con tutta probabilità non sarebbe successo mai.
Un’ultima considerazione (ultima di questa puntata). Da quando è iniziata la pandemia, e ancora di più, molto di più, da quando sono arrivati i vaccini, siamo circondati da una marea di gente che si fa un vanto di non credere una sola parola di quello che dicono i mass media e le varie autorità: non “so che a volte (tante, poche) mentono, quindi verifico ogni parola che dicono, cerco prove, faccio controlli incrociati”, no: lo dicono i mass media? Allora sono matematicamente sicuro che è falso. Lo dice il governo? Allora sono matematicamente sicuro che è falso. Lo dicono gli esperti o sedicenti tali? Allora sono matematicamente sicuro che è falso. E ora? Mass media governo ed esperti gridano che Putin è un criminale di guerra? Tutti a strillare che è un criminale di guerra e a sperare che qualcuno lo uccida. Mass media governo ed esperti parlano di distruzioni immani e immani ecatombi? Distruzioni ed ecatombi sono verità di vangelo. Per non parlare di questa spettacolare inviata di guerra con elmetto che con indomita fierezza e sprezzo del pericolo sfida la morte per informarci

o di questa altrettanto spettacolare notizia che qualcuno ha fortunatamente colto al volo:
ore 11:30. abbattuti 4 carri armati russi.
abbattuti?? carri armati volanti??

Con tutto questo sto dicendo che Putin è un santo, che in Ucraina è tutto tranquillo, che la Russia è il paradiso in terra? No. Sto semplicemente dicendo che primo, per poter giudicare correttamente il presente bisogna conoscere – e ricordare – la storia; secondo, stabilire a priori di non credere una parola di quanto dicono i mass media e, alternativamente, di bersi avidamente ogni parola di quanto dicono i mass media, non è segno di grandissima intelligenza; terzo, se vi indignate a morte per quanto sta accadendo a mezza Ucraina oggi e non vi siete indignati almeno altrettanto per quanto sta succedendo all’altra metà da otto anni, se vi indignate per il colpo di mano di Putin oggi e non vi siete indignati altrettanto per il colpo di stato di otto anni fa, siete solo dei maledetti ipocriti. Vergognatevi.

barbara

LE PERLE DI KABUL

Le perle di Biden 1

Le perle di Biden 2

Niram Ferretti

L’APPRENDISTA STREGONE

Il disastro della gestione Biden dell’uscita di scena americana dall’Afghanistan è sotto gli occhi di tutto il mondo. Uno scenario che fa sembrare un picnic la crisi degli ostaggi americani a Teheran nel 1979.
In Afghanistan, al momento, mentre i talebani stanno allargando il loro perimetro, ci sono tra i 10,000 e i 15,000 cittadini americani e al presente non esistono piani per evacuare quelli che sono rimasti fuori da Kabul.
Il Segretario alla Difesa, Llyod Austin ha dichiarato che, al momento, non c’è la possibilità di fare rientrare un ampio numero di persone. Come ha scritto Noah Rothman su Commentary Magazine:

“Abbiamo messo il destino di migliaia di americani e dei nostri alleati afgani nelle mani dei talebani. Dettano i termini e il ritmo delle nostre operazioni. Dipendiamo dai talebani per consentire a cittadini stranieri e afgani accreditati di accedere all’aeroporto internazionale di Hamid Karzai. Secondo quanto resta della presenza diplomatica americana a Kabul, ‘il governo degli Stati Uniti non può garantire un passaggio sicuro’ all’interno dell’aeroporto. Dipendiamo dalla beneficenza di una milizia teocratica che non ha dimostrato capacità di misericordia. E il governo degli Stati Uniti non ha intenzione di porre rimedio a questa condizione”.

Questo è lo scenario senza precedenti. Questa è la presidenza Biden, colui che avrebbe riportato l’America alla sua grandezza dopo gli anni “terribili” della presidenza Trump.

Le perle di John Kerry

Noi che amiamo Israele

L’ex primo ministro israeliano Netanyahu sull’Afghanistan:

“Nel 2013, sono stato contattato dall’allora Segretario di Stato americano John Kerry. Mi ha invitato per una visita segreta in Afghanistan per vedere come gli Stati Uniti avessero istituito una forza militare locale in grado di combattere da soli il terrorismo.
Il messaggio era chiaro: il “modello afgano” è il modello che gli Stati Uniti cercano di applicare anche alla causa palestinese.
Ho gentilmente rifiutato l’offerta e ho previsto che non appena gli Stati Uniti avessero lasciato l’Afghanistan tutto sarebbe crollato. Purtroppo è quello che è successo in questi giorni: un regime islamico estremista ha conquistato l’Afghanistan e lo trasformerà in uno stato terrorista che metterà in pericolo la pace mondiale.
Otterremo lo stesso risultato se, D-O non voglia, cederemo i territori contesi. I palestinesi non stabiliranno una Singapore. Stabiliranno uno stato terrorista in Giudea e Samaria, a breve distanza dall’aeroporto Ben Gurion, da Tel Aviv, da Kfar Saba e da Netanya. Abbiamo visto la stessa politica sbagliata nei confronti dell’Iran. La comunità internazionale si è imbarcata in un pericoloso accordo che avrebbe fornito all’Iran un arsenale di bombe nucleari destinato alla nostra distruzione.
La conclusione è chiara. Non possiamo fare affidamento alla comunita’ internazionale per garantire la nostra sicurezza, dobbiamo difenderci da qualsiasi minaccia da soli “.

E a me resta una curiosità: nei suoi settantasette anni di vita ci sarà una cosa, una, che sia riuscito ad azzeccare?

Le perle di Conte

E anche qui vale la domanda formulata sopra

Le perle di Di Maio

“Come può essere sicuro che non sarà abbandonato?” “Non sarà abbandonato” Neanche fosse andato a scuola da Mattia Santori.

Le perle del papa

Il vispo Tereso, che gran birichino,
giocava ridendo con il biliardino,
e tutto giulivo spingendo gli omini
gridava a distesa “Ho preso i pallini!”

Le perle della Germania

“Dopo che anche la Repubblica federale di Germania ha deciso di ritirare i suoi soldati dall’Afghanistan, il ministro degli Esteri tedesco è entrato in scena e ha impartito ai Talebani il seguente ordine del giorno: ‘I Talebani devono riconoscere che non ci sarà un ‘ritorno al 2001’”, commenta non poco sarcastico Henryk Broder, il columnist della Welt. “La fiduciosa società civile afghana ha atteso con impazienza questo consiglio”. Già a fine aprile, il ministro degli Esteri tedesco aveva avvertito i Talebani: “Ogni aiuto dipenderà dagli standard democratici”. Poco impressionati dalle minacce tedesche, i tagliagole afghani hanno iniziato la loro marcia verso Kabul, uccidendo donne, soldati, interpreti, giornalisti e poeti.
Giulio Meotti

Le perle della UE

Le perle di Emergency

E perché mai non dovrebbero esserci buone aspettative ora che sono tornati al potere i migliori amici di Emergency

Le perle di Letta

Giovanni Bernardini

ANIMALE RAZIONALE?

Enrico Letta ha pronta la soluzione: aiutare le ONG che operano in Afghanistan. In questo modo le migliaia, o decine di migliaia di sventurati che rischiano la pelle in quel disgraziato paese saranno salvi, o quasi. Il burka imposto alle donne sarà più leggero e mentre in Italia ci appassioneremo dibattendo sulla “parità di genere” in Afghanistan le adultere saranno lapidate con sassi meno duri e tutte donne avranno il diritto di uscire di casa anche una volta al mese, accompagnate dal marito o da un figlio, ovviamente. L’azione delle ONG che Letta vuole aiutare darà ottimi risultatati.

Intanto, lo comunica l’Ansa, il 16 agosto il signor Alberto Zanin, coordinatore medico di “emergency” a Kabul rassicurava il mondo. La situazione è tranquilla, affermava l’eroico difensore di donne e bambini. Certo, per “emergency” la situazione resterà “tranquilla”, c’è da scommetterci. Per tanti altri… un po’ meno. Ieri circa 35 persone sono state fatte fuori dagli angioletti talebani, quelli che “lasciano tranquille” le ONG. Manifestavano in piazza i furfanti. Un vero crimine!

Lo dico sinceramente: ogni volta che Letta parla mi chiedo se il vecchio Aristotele aveva ragione quando definiva l’uomo “animale razionale”.

Io, per la verità, oltre che sull’aggettivo, avrei da ridire anche sul sostantivo: più che un animale a me pare tanto un vegetale.

Le perle della Cina

Le perle della CNN

Emanuel Segre Amar

Vi ricorderete questa giornalista della CNN

che l’altro giorno diceva che “sembravano amichevoli”?

Ebbene oggi è stata avvicinata dai talebani che, con un semplice gesto della mano, le hanno “amichevolmente” (ovvio, no?) ordinato di coprirsi il volto,

poi hanno caricato due della sua scorta che è stata anche disarmata:

tra amici evidentemente le armi non servono, anche se uno se le tiene bene in evidenza, per far capire quale è l’aria che tira a Kabul.
Nell’ultima immagine i talebani all’aeroporto, ben equipaggiati (hanno trovato i magazzini dell’esercito afghano pieni di tutto) sparano sulla folla disperata ad altezza d’uomo.

Le perle di Twitter

Twitter, il gigante digitale su cui si svolge oggi buona parte della diplomazia occidentale, che dichiara che i Talebani potranno continuare a usare i social “fintanto che rispetteranno le regole”.
Giulio Meotti

E Donald Trump, evidentemente molto più pericoloso dei talebani, no.

Le perle dell’Unicef

l’Unicef, che si dice “abbastanza ottimista” che i Talebani rispetteranno il diritto all’istruzione delle donne.
Giulio Meotti

Lei un po’ meno, sembrerebbe

Le perle di Ernesto Galli della Loggia

“Oggi” scrive “molti si affrettano a sostenere che un regime siffatto — che trae origine da un’evoluzione storica propria della cultura dell’Occidente — sia adatto per ciò solo alle popolazioni che condividono tale cultura, e che quindi esso non possa essere in alcun modo trapiantato dove tale cultura non ha mai allignato. Tuttavia questa affermazione perentoria solleva inevitabilmente una domanda: chi lo decide che le cose stanno davvero così? Chi decide circa la validità di questa sorta di legge bronzea dell’incompatibilità culturale? Il Congresso Mondiale degli Antropologi e degli Storici Riuniti? Chi? Sembrerebbe abbastanza ovvio che forse dovrebbero deciderlo gli interessati, cioè gli stessi appartenenti alla cultura «altra» rispetto alla nostra. Che dovrebbero essere loro a dire: «No grazie, la libertà di parola non c’interessa, e della garanzia di non essere prelevati nottetempo dalla polizia e magari fucilati senza processo facciamo volentieri a meno». Peccato che invece a invocare l’argomento della incompatibilità culturale rispetto alla democrazia siano regolarmente non già gli eventuali diretti interessati ma solo e sempre coloro che sono arrivati a governarli, sebbene non abbiano ricevuto quasi mai, guarda caso, alcuna effettiva e credibile investitura” (qui).

Le perle dell’America dem progressista

che, liberatasi una buona volta del fastidio dell’Afghanistan, può finalmente dedicarsi alle cose serie

I bagni transgender!

Una perla che farà sicuramente felici i novax

che hanno trovato dei nuovi alleati

Qui

E chiudo con quella che probabilmente rimarrà, al pari dei voli dalle Torri Gemelle, l’immagine simbolo  dell’orrore, del terrore, della disperazione di fronte alla tragedia piombata sull’Afghanistan

barbara

ANCORA UN PO’ DI CAZZATINE MISTE

Inizio coi “vecchietti”

e lo commento con lo scambio completo fra me e la signora Graziella avvenuto qui, di cui qualche giorno fa avevo inserito il link.

«In questo senso, la riduzione generale della circolazione della popolazione giovanile … potrebbe essere stata effettivamente la chiave di volta della vicenda»
È possibile che sia così, tuttavia, negare ai ragazzi una vita sociale, lo sport, un’istruzione vera (persino le lezioni singole nei conservatori!!!) e poi assistere ad “ammucchiate” di arzilli vecchietti che continuano allegramente a frequentare corsi “per il mal di schiena” a me proprio non va giù.
Purtroppo invece devo vederlo tutti i santi giorni (ho una palestra sotto casa), e ascoltare anche commenti tipo: «… e tutto perchè i giovani non possono fare a meno dell’apericena».
Da madre, le assicuro che avrei voglia di scendere e prenderli a schiaffi.
Non sarebbe meglio mettere loro davanti al pc a fare videolezioni di “stiramento” e riaprire i conservatori?

Non sarebbe meglio dare a ogni vecchio una fiala di cianuro così si tolgono dai piedi una volta per tutte e non ci dobbiamo pensare più? Questa sì che sarebbe una botta di progresso di quelle toste.

Questa è un’idiozia uscita unicamente dalla tua tastiera.
Ma la psicologia che ci sta dietro la conosco.
Saluti

Visto che ci volete murati vivi, perché non completare il lavoro? Fra la morte sociale a cui volete condannarci e la morte totale non vedo grandissime differenze.

Vede (le do del Lei perchè ho capito che ha una certa età),
la sua risposta indispettita è sintomatica di una generazione che di rinunce non vuol sentirne parlare… tranne che si tratta di farle fare ad altri. Il punto non è “murare qualcuno” come invece sta avvenendo ora (mal comune mezzo gaudio, giusto?), ma tutelare nei limiti del possibile le persone fragili senza devastare la società per intero. Che lo si voglia ammettere o meno, a sovraccaricare il sistema sanitario sono gli ultra ottantenni, ed anche ovvio. Quindi, in una società NORMALE e non gerontocratica, sarebbe ragionevole, prima di chiudere le scuole e le attività produttive, chiedere a loro un piccolo passo indietro; che poi non comporterebbe gravi privazioni, e sicuramente meno danni che “rinchiudere tutti”. Ad esempio, prevedere un servizio di consegna per evitare l’accesso ai supermercati, facilitazioni per quanto riguarda le poste ecc.. non sarebbe una privazione così grave. È ovvio che non sia piacevole, dover fare anche solo poche rinunce, ma il difficile momento lo impone. A lei forse sembrerà giusto e normale, continuare a frequentare la palestra in gruppo “per il mal di schiena” (badi bene che non parlo di riabiliazione!) e vietare ai ragazzi di correre nelle piste di atletica, ma è una cosa innaturale, sintomatica di una società in declino. Vede cara signora, nessun giovane vorrebbe veder “murati vivi” i propri nonni, qui si tratta di accettare di essere la categoria che sta rischiando di più e che di più dovrebbe proteggersi. Invece pare, che pur di non accettare la realtà dei fatti, siete disposti a far crollare tutto il resto. Questo non vi fa particolarmente onore.

Ah, oltre a tutto il resto vorrebbe impedirmi anche di andare a fare la spesa! Interessante. E potrebbe spiegarmi per quale bizzarra ragione se io esco i giovani non potrebbero andare a correre? O in palestra? O a scuola? Quanto a stabilire se le rinunce – quelle che lei chiama rinunce – siano gravi o no, lo lasci decidere a chi le deve subire. Il sistema sanitario, dice? Mai sentito parlare di difese immunitarie? Mai sentito dire che la reclusione le abbassa drammaticamente? Mai sentito dire che la mancanza di attività fisica all’aperto aggrava drasticamente tutte le patologie frequentemente presenti negli anziani con conseguente necessità di ricovero, non di rado in terapia intensiva? E’ questo che vuole? E la puttanata del mal comune mezzo gaudio per favore me la risparmi: cosa vorrebbe dire? Che se io ho il cancro ma vengo a sapere che lo ha anche lei allora il mio si dimezza? Che la mia aspettativa di vita si raddoppia? O che altro?

Sarei stata davvero curiosa di vedere Voi, della Vostra generazione di sessantottini,
a subire quello che stanno subendo i ragazzi oggi: solitudine, isolamento (ma a Voi che vi frega no?), niente scuola nè sport. Oltretutto, l’accusa di essere untori per i poveri vecchietti, che andando e venendo da pronti soccorso e ospedali, sono forse una delle cause (non certo per colpa, s’intende) dell’epidemia.
Voi, vi accanite con una ferocia assurda contro le più misere rinunce e ne chiedete di ENORMI a tutto il resto della popolazione. La vostra “vita sociale” non è paragonabile a quella dei giovani, della quale hanno ASSOLUTO BISOGNO. Avete la pensione, mentre la maggior parte della popolazione, se non lavora NON GUADAGNA. Non mi piace dover essere cinica, ma dopo mesi che tiriamo la cinghia e vedo i miei figli deperire nella solitudine, mantenere toni educati mi è faticoso. Sarò curiosa, una volta che tutto sarà andato in malora, vedere chi pagherà le Vostre pensioni e l’assistenza sanitaria di cui avete bisogno. Ora la chiudo, e non risponderò oltre, dico però che tra Voi e i “vecchi eschimesi” della storiella c’è un abisso. Probabilmente Voi sareste capaci di sacrificare i nipoti, per ingrassare l’orso (patrimoniale per pagare pensioni e sanità, per evitare di “vietarvi i supermercati”).
Buona vita signora.

Sa qual è la cosa più sconvolgente? Il suo allucinante cinismo. In secondo luogo l’assoluto egocentrismo. In terzo luogo il vittimismo spinto.
E qui passo e chiudo, perché il mio povero stomaco ha dovuto reggere anche troppo, e ha raggiunto il limite.

Davvero non ho parole per commentare i deliri di questa donna, che deve essere davvero molto ma molto disturbata.
Sempre a proposito di covid e di emergenza sanitaria e di ospedali intasati e di terapie intensive al collasso e di numeri spropositati di morti…

Solo che allora non ne parlava nessuno e non si chiudevano le attività e non si assumevano pieni poteri per imprigionare la gente che in una sorta di delirio collettivo è in buona parte felice di essere imprigionata convinta che sia per il proprio bene. Meno che mai si delirava di vecchietti da prendere a schiaffi se hanno la vergognosa pretesa di voler ancora respirare.
E poi guardate che spettacolo questo scoop in diretta per la maga merlina

E poi un giorno…

E concludo con un breve salto in America

Ma non dà anche a voi l’impressione di un manichino un po’ sfasciato? Anche se alla mogherina sembrerebbe piacere un sacco.

barbara

TROPPO FACILE PROFETA

Appena un giorno e mezzo fa ho scritto in questo commento:

“Mi aspetto prima o poi l’attacco a Martin Luther King con la motivazione che conduceva unicamente proteste pacifiche e non lotta armata, l’unica meritevole. E come se non bastasse era anche filosionista, sto brutto bastardo!”

Ebbene, guardate un po’:
suprematisti sionisti
Che poi uno si chiede: perché il suprematismo bianco è una cosa orrendevolissima,  per non parlare di quello sionista – che non avevate mai sentito nominare perché loro sono più furbi e più bravi a mimetizzarsi – che è orrendevolissimo al cubo, mentre il suprematismo nero è una cosa meravigliosa?

Restando in tema di attualità, suggerisco di leggere questo ottimo articolo in cui si dimostra con validi argomenti che Antifa è intrinsecamente fascista e che l’attacco allo stato in atto in America col pretesto dell’uccisione di Floyd è stato organizzato da loro.

Cambiando argomento, ma sempre restando in America e all’attualità, questo è il comizio di Joe Biden,
comizio Biden
le cui gesta avevamo ammirato qui e questo il terribile flop – come quasi tutte le testate italiane hanno titolato – di Donald Trump.
comizio trump
E questa, grazie all’amico Shevathas che l’ha ripescata, è la famosa prima pagina con cui il manifesto, nel 2004, esultava per la clamorosa vittoria di John Kerry su George W. Bush.
kerrybush2004
Adesso ricordiamoci che tutti i sondaggi danno in testa Joe Biden esattamente come quattro anni fa davano in testa (picchiavano in testa, più che altro) Hillary Clinton, e dormiamo pure i nostri sonni tranquilli.

barbara

ALLE PORTE DI VIENNA, QUESTA VOLTA, IL NEMICO NON È STATO FERMATO

Tutta l’Europa a Bruxelles decisa a difendersi

Tutta l’Europa a Bruxelles, decisa a difendersi. Determinata a resistere di fronte alle minacce portate dall’invadenza del mondo esterno. Accampamenti notturni, ideazioni di strategie, andirivieni di ambasciatori, dissidi tra capitali, accordi vilipesi o ritrovati con esibizioni di muscoli, nel nome della Grecia. E con i greci. Tutti a Bruxelles. Anche i greci, com’è ovvio. Alcuni materialmente, per primi i capi, i condottieri più valorosi, fiancheggiati dai guerrieri d’élite. Ma a Bruxelles, col cuore, anche tutti gli altri: dall’Attica alla Tessaglia, e i traci, e le popolazioni del Peloponneso, dell’Egeo settentrionale, di Creta, delle isole. Tutti a Bruxelles, tutti a far muro sulle belghe Termopili della moderna Europa. E mo’ chi glielo dice che l’imperatore Barack, quatto-quatto, l’esercito persiano stava facendolo passare da Vienna? (Andrea Marcenaro)


Iran, raggiunto il folle accordo sul nucleare

Oggi è un giorno nero in cui i P5+1 hanno accettato di sottostare ai sotterfugi, per altro evidenti ad ogni persona di buon senso, che consentiranno al regime iraniano di proseguire il loro programma nucleare sia pure rallentato. La firma del Trattato di Vienna lascia intatte all’Iran le sue ambizioni egemoniche sul Medio Oriente e sul mondo, e il suo primato sul terrorismo. Agli occhi di chi è contro la folle promessa di dist ruggere Israele e di aggredire l’America, che è stata reiterata più volte durante le trattative, la battaglia continua e la prossima tappa sarà l’approvazione da parte del Congresso americano. Sarebbe bello, tuttavia, che anche l’Europa facesse sentire un parere dissenziente. È strano, ma potremo contare soltanto sull’oltraggio che di sicuro esprimeranno i Paesi sunniti come Egitto, Arabia Saudita, Paesi del Golfo. (Fiamma Nirenstein)

E poi leggi qui. E ringraziamo che, mal che vada, ci sarà sempre Israele a pararci il culo.
Naftali Bennet
Oggi, comunque, questo blog è in lutto per il vile attentato cinicamente perpetrato contro la pace mondiale.

lutto
barbara

PERCHÉ ISRAELE NON POTRÀ MAI VINCERE LA GUERRA

LE TREGUE “UMANITARIE” CHE PROLUNGANO LE GUERRE

di Gianandrea Gaiani, 1 agosto 2014

Dopo 24 giorni di guerra tra Israele ed Hamas si ripete l’ipocrisia della “tregua umanitaria”, rito buonista suggerito dalle pressioni della comunità internazionale e protagonista indiscusso degli scontri tra israeliani Hamas ed Hezbollah degli ultimi anni. I due contendenti hanno deciso ieri di sospendere le ostilità (o quasi perché questa mattina a un mortaio palestinese ha risposto l’artiglieria di Tsahal) per almeno 72 ore. L’annuncio è arrivato nella serata di ieri in un comunicato congiunto Usa-Onu, in cui si specifica che sono state ricevute assicurazioni da tutte le parti per un cessate il fuoco incondizionato durante il quale ci saranno trattative per una tregua più duratura. Il segretario di Stato Usa John Kerry ha specificato che le ostilità cesseranno alle 8.00 locali (le 6.00 italiane) di oggi ed inizierà un confronto tra israeliani e palestinesi al Cairo. “Questo cessate il fuoco a Gaza è fondamentale per dare a civili innocenti una tregua necessaria dalla violenza”, ha detto il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, spiegando che durante questo periodo “i civili nella Striscia riceveranno assistenza umanitaria urgente e avranno la possibilità di svolgere funzioni vitali, tra cui seppellire i morti, curare i feriti, e fare approvvigionamento di cibo”.
Inoltre, le delegazioni israeliana e palestinese andranno immediatamente al Cairo per intraprendere negoziati con il governo egiziano, su invito dell’Egitto, per tentare di raggiungere l’accordo su un cessate il fuoco durevole” a Gaza, ha aggiunto Dujarric. Si tratta di uno spiraglio di speranza, arrivato nel giorno in cui Israele ha detto che non fermerà la sua operazione a Gaza, almeno finché non avrà terminato la distruzione dei tunnel annunciando poi il richiamo di altri 16.000 riservisti. Ai 61 caduti israeliani (le perdite più alte sofferte da Tsahal dal ritiro dal libano meridionale nel 2000) si aggiungono secondo fonti di Hamas circa 1.500 morti palestinesi che sarebbero per tre quarti civili mentre secondo Gerusalemme le proporzioni vanno invertite in 3 miliziani per ogni civile anche se è indubbio che la popolazione in molti casi è vittima della follia dei miliziani che utilizzano scuole, moschee e case come postazioni militari.
Come è noto la tregua è stata di breve durata, anche a causa del rapimento di un militare israeliano, ma ha evidenziato due aspetti: che il cessate il fuoco temporaneo ha favorito solo Hamas e che la pressione di Washington su Israele per lo stop alle ostilità vanifica gli sforzi compiuti finora da Tsahal e rende inutili i morti di questa guerra. Inutili quanto lo sono state le vittime dei conflitti che si sono sviluppati dopo il ritiro israeliano alla Striscia nel 2005.
Di certo la proposta di pace formulata dal Segretario di Stato John Kerry (e subito sposata dal nostro Ministro degli esteri, Federica Mogherini) fa morire dal ridere: Israele dovrebbe fermare l’offensiva e in cambio Hamas dovrebbe disarmare. Una barzelletta, come quella raccontata al mondo intero circa il disarmo di Hezbollah previsto dopo la guerra del 2006 dal rinnovo della missione dei caschi blu in Libano ma che nessuno ha mai neppure tentato. E poi chi andrebbe a Gaza a disarmare i miliziani palestinesi? I marines di Obama ritirati dall’Iraq, in ripiegamento dall’Afghanistan e in fuga in questi giorni da Tripoli?
Le “tregue umanitarie” che una Casa Bianca divenuta il miglior alleato di islamisti e jihadisti vuole imporre a Israele sono le stesse che Washington ha sempre respinto quando le sue truppe erano all’offensiva in Serbia, Afghanistan e Iraq con la giustificazione di non dare respiro all’avversario. Il paradosso della guerra che “risparmia” il nemico invece di annientarlo è da tempo una delle cause del crollo di credibilità militare dell’Occidente (incluso Israele) e della percezione della nostra debolezza sempre più avvertita tra i nostri nemici, certo meno tecnologici ma più spregiudicati e pronti alla guerra vera (e al martirio) di noi.
Per ridurre la pressione internazionale lo Stato ebraico effettua addirittura “bombardamenti umanitari” avvisando con volantini, altoparlanti e persino sms la popolazione palestinese che determinate aree verranno attaccate. Svelando dove colpiranno gli israeliani rinunciano alla sorpresa e le milizie palestinesi hanno tutto il tempo di ritirarsi (ovviamente mischiandosi ai civili per sfruttarli come scudi umani) lasciandosi dietro mine e trappole esplosive che sono la principale causa delle perdite israeliane.
Questi accorgimenti oltre a danneggiare le operazioni non ottengono neppure vantaggi politico-strategici dal momento che la comunità internazionale non risparmia dure critiche a Israele mentre i media sembrano abbeverarsi senza nessuno spirito critico alla propaganda di Hamas circa le vittime civili. Quando le guerre si combattevano per davvero colpire la popolazione contribuiva a minare il morale del nemico e a demolire il consenso nei confronti dei regimi e delle leadership. Questo era lo scopo nel 1940-45 dei bombardamenti aerei su Coventry, Londra, Amburgo, Dresda, Tokyo. Prima di portarci democrazia, cioccolata, collant e swing gli anglo-americani bombardarono le città italiane mietendo decine di migliaia di vittime ma ciò nonostante li abbiamo accolti come “liberatori”. Oggi che in Afghanistan usiamo i guanti di velluto continuiamo a venire percepiti come “invasori” per giunta inconcludenti dal momento che a fronte dei limitati danni collaterali non siamo riusciti a sconfiggere i talebani e dopo dodici anni ci ritiriamo con la coda tra le gambe.
Le guerre di un tempo erano più sanguinose ma alla loro conclusione vincitori e vinti erano ben chiari. Aveva ragione Edward Luttwak quando nel saggio “Give war a chanche” accusava le cosiddette “missioni di pace” di impedire ai conflitti di concludersi prolungando all’infinito l’instabilità e del resto la cultura buonista applicata alla guerra ha fatto molti danni, al punto che agli attacchi nemici un tempo si replicava con la massima concentrazione di fuoco, oggi con la “risposta proporzionata”. Se Israele non andrà fino in fondo, riconquistando la Striscia di Gaza e annientando le milizie palestinesi, le vittime registrate finora su entrambi i lati della barricata saranno state inutili e Hamas potrà ricostruire in breve tempo tunnel e arsenali di razzi prolungando all’infinito una guerra che potrebbe venire risolta in meno di una settimana con un uso più determinato della forza, più sanguinoso ma risolutivo.
Del resto le guerre combattute in punta di piedi non portano a vittorie durature. La rivolta contro gli americani nell’Iraq “liberato” da Saddam Hussein non sarebbe stata possibile nella Germania del 1945 per la semplice ragione che quasi tutti i tedeschi in età per combattere erano morti, feriti, prigionieri o invalidi. Invece in Iraq i tanti fans del raìs risparmiati dalla guerra leggera e “politically correct” del 2003 hanno dato una mano ai qaedisti a trasformare il nord dell’Iraq nel Califfato dello Stato Islamico. Già la guerra è una vicenda orribile ma il vero crimine è renderla inutile impedendone la conclusione con vincitori e vinti. (qui)

Cinismo? No: semplice realismo. Semplice constatazione di un dato di fatto che dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti. Lo aveva perfettamente capito re Hussein di Giordania, che quando si è trovato a dover fare i conti col terrorismo palestinese non ha esitato a mettere in atto un vero e proprio massacro, da tremila a cinquemila morti in dieci giorni, e i sopravvissuti messi in fuga. E di problemi col terrorismo palestinese non ne ha avuti mai più. E, nel nostro piccolo, lo abbiamo sempre avuto chiaro anche noi. Vogliamo dunque suggerire di mettere in atto un massacro? No, certo che no. Solo, finché si continuerà a condurre la guerra coi guanti, dobbiamo rassegnarci all’idea che non ne vedremo mai la fine, e che questo stillicidio di morti, da una parte come dall’altra, continuerà all’infinito, e alla fine il conto sarà molto molto più alto. E metterci in testa che, in questo modo, dai nostri avversari otterremo solo il più grande disprezzo.

barbara

SI CHIAMAVA SHELLY DADON

Shelly Dadon
Si stava recando a un colloquio di lavoro quando si è imbattuta in una cellula araba. L’hanno tirata giù dall’auto e pugnalata in varie parti del corpo; infine hanno abbandonato il suo cadavere in un parcheggio. Viveva ad Afula, aveva vent’anni (forza, signor Kerry, ci racconti quanti assassini bisogna liberare per avere la pace).
Poof-Peace-Partner
barbara

MENO MALE CHE NON LI HANNO TROVATI

Sono contenta che non abbiano trovato gli assassini di mio figlio

di Sherri Mandell

Per favore, governo israeliano, ti prego: non andare a cercare gli assassini di mio figlio. Quelli che hanno spietatamente colpito a morte Koby e Yosef con le rocce, i barbari che hanno attaccato due ragazzini dell’ottava classe — mio figlio e il suo amico — durante una passeggiata vicino a casa nostra in Israele. Per favore, non trovarli. Non arrestarli, non metterli in prigione, non costringere la mia famiglia e me ad assistere a un lungo processo e a una condanna, in cui il mio cuore sarà squassato e il mio stomaco si stringerà e io mi sentirò svenire.
Non condannarli, non metterli in prigione. Perché non voglio la tortura di sapere che questi assassini un giorno torneranno in libertà, saranno accolti dalle loro madri con abbracci, mentre mio figlio e Yosef giacciono sotto terra. Non potrei sopportare di passare attraverso quello che 26 famiglie israeliane stanno vivendo oggi: tradimento da parte del governo che dovrebbe proteggerli.
Purtroppo, le vittime israeliane, quelli che sono stati uccisi, sono tristemente scomparsi dalla nostra coscienza come società. I genitori sono ormai vecchi e fragili, i più deboli della nostra società. I figli sono stati assassinati dai terroristi palestinesi nei primi anni ottanta o novanta, 20 o 30 anni fa. Essi non possono alzarsi per se stessi o per i loro figli, perché sono anziani, fragili, vulnerabili. Molti sono morti per il dolore.
Per una madre che ha perso un figlio, è difficile parlare. Fa male. Ora un gruppo di madri che hanno perso un figlio hanno creato un’organizzazione chiamata Madri per sempre. La scorsa settimana abbiamo visitato la Knesset per protestare contro il rilascio. Tali Ben Yishai è un membro del nostro gruppo. Sua figlia Ruthie e suo genero e tre nipoti, tra cui una bambina di tre mesi, sono stati uccisi quando un terrorista ha fatto irruzione nella loro casa verso mezzanotte e li ha tutti pugnalati a morte nei loro letti.
fogel-family
(le immagini del massacro non le metto. Chi non le conoscesse e desiderasse farsi un’idea di quella mattanza, le potrà trovare in internet)
Un giorno il loro assassino potrebbe essere rilasciato. Dopotutto, oggi il governo israeliano sta rilasciando gli assassini di Rachel Weiss che, insieme ai suoi tre figli, è stata uccisa in un attentato a un autobus. Quando l’autobus ha cominciato a bruciare, ha cercato di far uscire i suoi figli. David Delerosa, un soldato che era sul bus, sulla strada di casa, ha cercato di aiutarla, ma l’autobus è esploso prima che potessero uscire, e sono bruciati.
Shira Avraham, membro di Madri per sempre, sa cosa succede quando i terroristi vengono rilasciati. La sua bambina di nove mesi Shaked
Shaked Avraham
è stata assassinata nella sua casa da un terrorista che era stato rilasciato nell’ambito di un precedente accordo. Ha fatto irruzione nella casa di Shira la notte del seder di Rosh Hashanah e ha ucciso la sua bambina e l’amico che era con lei.
Al nostro incontro, uno dei pochi membri della Knesset che vi ha preso parte ha detto, “È una vergogna che voi madri in lutto dobbiate venire a combattere per i vostri figli. È il governo che dovrebbe proteggervi.”
Ha ragione. Non dovrebbero essere le famiglie colpite a condurre questa lotta. Dovrebbe essere il governo a proteggere le famiglie più vulnerabili. Inoltre, ogni cittadino israeliano dovrebbe protestare.
E in alcuni casi, non è solo il governo israeliano che dovrebbe proteggerci: dovrebbe farlo anche il governo americano. Per esempio, Frederick Rosenfeld, i cui assassini vengono rilasciati, era un cittadino americano. Originario di New York, fu ucciso quando aveva 48 anni, accoltellato a morte. E ora il governo americano, guidato dal Segretario di stato John Kerry, lavora per accelerare il rilascio del suo assassino.
Il figlio di Chavi Levi, Avichai, aveva 16 anni, quando fu ucciso dai terroristi mentre stava andando a casa con una torta di anniversario per i suoi genitori. Gli assassini sono stati arrestati e Chavy e suo marito hanno assistito al loro processo per un anno. Gli assassini sono stati condannati. Meno di tre anni più tardi questi assassini sono stati liberati nell’accordo per Shalit.
Immaginate di avere avuto un figlio che è stato assassinato da terroristi palestinesi.  E immaginate ora che il governo israeliano, spinto dall’America, li rimandi a casa per esservi accolti da eroi.
Meglio che non siano stati trovati gli assassini di mio figlio. (Qui, traduzione mia)
Mandell genitori
Non aggiungo nulla. Non c’è nulla da aggiungere.

barbara