UN ORRORE PIÙ UN ALTRO ORRORE

Più un altro ancora che aggiungo io. Che hanno in comune i bambini.
Per il primo orrore do la parola a Viviana Kasam.

Carrozzine antisemite   

Ebbene sì. Esistono anche le carrozzine e i passeggini antisemiti.
Lo ha segnalato l’autorevole giornale ebraico on line Forward.com (fondato negli Stati Uniti nel 1897 come settimanale in yiddish e fin dall’inizio di orientamento progressista). Il 25 settembre ha pubblicato un articolo, ripreso da vari social e media americani, tra cui l’autorevole Algemeiner Journal. La giornalista Sarah Brown, racconta come, digitando su Google “jewish baby carriage”, siano uscite immagini di carrozzine/camere-a-gas e carrozzine/forni.
Ho provato, ed è vero.
Le fotografie sono raccapriccianti nel loro riferimento alla “soluzione finale”. Uno dei primi risultati mostra un forno fumante a rotelle accompagnato da un testo che recita “”Sei ebrea? Hai un bebè? Hai trovato quello che cerchi… acquista questo passeggino tedesco di alta qualità”.
L’immagine è parte di una collezione di Meme offensivi chiamati “Jewish baby stroller Memes” che si trova sul sito “Me.me”. Un’altra immagine mostra un barbecue portatile con la didascalia “Jewish travel trailer”. Un’altra ancora, una carrozzina ermeticamente chiusa, con un comignolo in cima, spinta da una mamma che indossa la maschera antigas. Ma anche le carrozzine e passeggini normali sono intercalati da immagini di forni e barbecue.
La giornalista ha chiesto delucidazioni a Danny Sullivan, dell’ufficio Pubbliche Relazioni di Google, che si è trincerato dietro l’automatismo degli algoritmi di correlazione e ha spiegato che l’azienda in un caso come questo non ha una politica che preveda la rimozione. “Devono essere rimossi dal sito che li ha messi in rete” spiega. “Noi non possiamo farci nulla, anche se non condividiamo ovviamente questi contenuti e la situazione ci disturba. Ma siamo alla continua ricerca di migliorare i nostri algoritmi di ricerca per evitare situazioni analoghe in futuro”. E’ noto che gli algoritmi di Google sono creati e finalizzati per estrarre correlazioni. Se scriviamo “minestre” nella finestra di ricerca, appaiono minestre estive e invernali, ricette di minestre, minestre veloci, zuppe, vellutate. Ristoranti specializzati in minestre.
Non dovrebbe quindi stupire troppo che digitando la parola “jewish” appaiano riferimenti alla Shoah, anche quelli dei negazionisti e degli antisemiti -purtroppo le leggi e i controlli non riescono a star dietro alla velocità e alla complessità della Rete. Ma in questo caso sembra giustificato chiedersi se si tratti davvero di correlazioni casuali o se non ci sia lo zampino di un programmatore antisemita. Fatto sta che alcune immagini particolarmente offensive sono state rimosse in questi giorni.
Ciò detto, mi chiedo però perché qualcuno si sia preso la briga di digitare su Google “jewish baby carriage”. Le carrozzine e i passeggini sono articoli che non richiedono un certificato di casherut, e non capisco perché dovrebbero essere ebraici piuttosto che cattolici o musulmani. Per curiosità, sono andata a cercare “Muslim baby carriage”. Sono uscite immagini di mamme velate, di hijab ricamati, ma niente di inquietante. Idem per “catholic baby carriage”. Quindi nonostante l’assurdità della ricerca, chi l’ha fatta ha trovato il risultato che presupponeva. Ovvero che, anche nei settori più innocui, come le carrozzine per bebè, l’antisemitismo riesce a insinuarsi e a spargere i suoi semi avvelenati. Ma c’è ancora qualcuno che si illude del contrario?
Viviana Kasam, qui.

Le più offensive, come ha scritto Viviana Kasam, sono state rimosse, quindi io ho trovato solo quelle moderate.

Per il secondo do la parola a Simone Pillon.

Simone Pillon 

A proposito di criptopedofilia e di infanzia violata, su segnalazione dell’amico senatore Simone Bossi ho visto le immagini della mostra “Affiche”. Sono immensi cartelloni in giro per Cremona, con tanto di patrocinio del Comune.
Le “opere” sono affisse anche davanti alle scuole e pare che siano stati organizzati percorsi didattici con i bambini delle scuole della città, accompagnati a visitare la mostra.
L’amministrazione piddina è la stessa che a febbraio aveva pubblicato un opuscolo che suggeriva di far meno figli per salvare il pianeta.
Vorrei evitar di dire parolacce e quindi mi limito ad osservare che treni o conigli che entrano nelle zone genitali delle bambine,

o conigli sgozzati

o pinocchi sadomaso

non mi paiono immagini appropriate per i minori.

Una domanda al sindaco e agli organizzatori: perché tanto accanimento sull’innocenza dei bambini?
Che problemi avete?
Quanto alla qualità artistica e all’evidente malizia dei contenuti lascio il giudizio a voi, ma resto convinto che immagini del genere, forse innocue per un adulto, possano essere assai pericolose per la sensibilità di un bambino.

Peccato non conoscere il sublime artista: andrei volentieri di persona ad esprimergli tutta la mia ammirazione.

Il terzo orrore lo aggiungo io, ed è quello delle modelle bambine, di dieci anni, cinque anni o anche meno, truccate, bardate e messe in posa come prostitute o giù di lì

JonBenét Ramsey

E cercando immagini di modelle bambine con addosso indumenti che nulla hanno a che fare con la moda infantile, mi sono imbattuta in un orrore ancora più particolare: l’autosalone di Wuhan – sì, quella Wuhan – dotata già otto anni fa di particolari virtù, che come tutti gli autosaloni che si rispettino, accosta alle auto di lusso delle bombe sexy, con la funzione di attirare e arrapare i maschioni possibili acquirenti. Con una particolarità: la bomba sexy più giovane ha quattro anni (e sfila da due), le altre pochissimo di più. E, come fa notare la giornalista che ha segnalato la cosa, in Cina il bikini non è un normale abbigliamento da spiaggia, lì quasi nessuna donna lo indossa: il bikini è proprio e solo l’abbigliamento della bomba sexy.

Ma sembra che oltre alla sopra citata giornalista, ben pochi abbiano trovato da ridire su tutta la faccenda.

barbara

DI OPINIONI E DI ALTRE STORIE

C’è libertà di opinione, siamo in democrazia ho il diritto di esprimere la mia opinione, io resto della mia opinione, ognuno ha il diritto di avere la sua opinione, la mia opinione vale quella di chiunque altro… È uno dei mantra più gettonati del momento, questo della libertà di opinione e dei diritti che ne conseguono. E siamo tutti più o meno d’accordo, naturalmente. Ma il punto è: che cos’è un’opinione? Perché ad ascoltare quanto si sente in giro, sembrerebbe che sul concetto di opinione non ci siano idee troppo chiare e io vorrei, appunto, fare un po’ di chiarezza.

Diciamo allora che possiamo chiamare opinione tutto ciò che pensiamo su qualcosa per cui non esiste vero/falso, giusto/sbagliato. Per esempio Maria è simpatica antipatica divertente noiosa brillante insulsa. Se io faccio una di queste affermazioni potrà succedere che Tizio replichi “sono d’accordo”, Caio “io invece no” e Sempronio “sì, però”; sicuramente nessuno potrà dirmi che non è vero, o che sbaglio. Ogni tanto qualcuno tenta di convincermi che Quasimodo, e perfino Luzi sono dei poeti, o addirittura dei grandi poeti (ma l’aggettivo è solo un dettaglio: è il sostantivo che trovo la cosa più assurda di questo mondo), ma per quanti argomenti mi portino, si tratta sempre di impressioni soggettive dei miei interlocutori, che non possono scalfire la mia personale impressione che si tratti di due ammucchiatori di parole – e non parliamo di chi ritiene profonde le svagate ammucchiatine di parole di Alda Merini (“ci sono donne e poi ci sono le Donne Donne”. Naturalmente tutte quelle che citano questa cagata pazzesca sono fermamente convinte di essere delle Donne Donne, e probabilmente altrettanto convinte che “Donne Donne” voglia dire qualcosa).
Ma se io dico che Maria è ladra, è un’opinione? Se è simpatica a me e antipatica a Caio, possiamo tranquillamente dire che Maria è contemporaneamente simpatica e antipatica; ma può essere ladra e contemporaneamente non essere ladra? No, naturalmente, le possibilità sono due: o è ladra o non è ladra, tertium non datur. E se è ladra, il mio dovere di cittadina è di andarlo a dire ai carabinieri, non di strombazzarlo sui social. Se invece non lo è, il mio dire che lo è non si chiama opinione, bensì calunnia e diffamazione, e abita nel codice penale.
Stabilito questo, posso dire che l’opinione che la terra sia sferica non mi convince e che io ho un’opinione diversa? Posso dire che l’opinione che la terra giri intorno al sole mi sembra assurda, dal momento che vedo benissimo, coi miei occhi che non hanno il minimo difetto, che la terra è ben ferma sotto i miei piedi e che è, al contrario, il sole che la mattina presto viene su da sottoterra a est e poi si alza andando verso sud eccetera eccetera? Naturalmente non è tecnicamente impossibile che io lo dica ma, se lo dico, chiunque sa che sono o ignorante, o idiota, o pazza. Quartum non datur.

Un qualche filosofucolo da strapazzo, poco desideroso di compiere gli sforzi necessari per giungere alla conoscenza della verità, si è inventato la bella teoria che la verità non è conoscibile, o che addirittura non esiste – un’uva che per sua natura non maturerà mai, insomma, e quindi non è perché io sia incapace di raggiungerla che non la posso mangiare, bensì per una sua intrinseca impossibilità. E naturalmente ha trovato vasto seguito, e da un ragionevole “non tutto, almeno per il momento, si può sapere”, è stato fatto il comodo salto “la verità non esiste, la verità non può essere conosciuta”.
Naturalmente ci sono situazioni in cui la verità non si conosce. Come per esempio il caso di JonBenét Ramsey, che da quando è in grado di connettere si sente dire dalla madre, piccola reginetta di bellezza semifallita, “Ricordati: nella tua vita avrai un solo nemico: la cellulite”, e per salvarla dal nemico, la piccola JonBenét non conoscerà mai il sapore di una caramella; mandata all’età dell’asilo, dalla suddetta mammina, a fare sfilate truccata, permanentata, in abbigliamenti e pose, diciamo così, ambigui. All’età di sei anni viene violentata, torturata e strangolata in casa, dove si trovano unicamente il padre e la madre, oltre al fratello, bambino anch’egli. Non ci sono segni di effrazione; sulla neve alta intorno alla casa a quanto pare non si rinvengono impronte; a trovarla è il padre, in una stanza dell’interrato di cui neppure la domestica conosceva l’esistenza perché, spiega, la casa è costruita in modo così complicato che nessuno che non ne conosca dettagliatamente la pianta riuscirebbe a trovare tutte le stanze. La trova e, nonostante sia sicuramente morta e già completamente fredda e rigida, immediatamente la toglie di lì, la porta di sopra, le toglie il nastro adesivo che le chiude la bocca, elimina tutto ciò che potrebbe portare all’assassino. Quando poi arrivano i poliziotti nella ricchissima villa di questo uomo ricco e noto, pasticciano ulteriormente, spostano cose, tutti toccano dappertutto. Ecco, alla fine l’inchiesta è stata archiviata perché proprio non c’era modo di arrivare a scoprire chi mai potesse essere l’assassino violentatore pedofilo torturatore. Ed effettivamente il caso è talmente complicato che né io né voi, neanche con la più sfrenata immaginazione, potremmo riuscire a farcene un’idea. Però la verità, anche se nessuno di noi la conosce, né la sospetta, c’è. Il pedofilo c’è. L’assassino c’è.
A parte questi casi complicatissimi in cui la verità sfugge, ci sono poi tutti gli altri in cui non sfugge affatto: la terra è sferica è un fatto non confutabile e non dubitabile. La terra gira intorno al sole è un fatto non confutabile e non dubitabile. Le camere a gas non sono “la verità ufficiale propagandata dai vincitori”, come afferma l’ineffabile Piergiorgio Odifreddi (l’ateo militante che si emoziona e si genuflette quando gli telefonano facendogli credere che sia il papa):  sono un fatto non confutabile e non dubitabile; il fatto che ci siano persone che ne negano l’esistenza non le rendono una questione controversa. Queste realtà non possono essere fatte oggetto di dubbio filosofico – e del resto “dubito di tutto” non è una contraddizione in termini dal momento che non ho il minimo dubbio sulla necessità di dubitare di tutto e sul fatto che lo sto facendo?

E vengo al punto (sì, certo, c’è un punto: non si era capito?): sui vaccini ci sono verità certe? La risposta è sì. Sono sicuri? Sì. I danni che possono provocare (non esiste niente al mondo che non possa provocare danni) sono enormemente inferiori a quelli causati dalle malattie da cui ci difendono? Sì. Contengono metalli pericolosi? No. Un neonato è troppo piccolo per essere sottoposto ai vaccini? No: al contrario, è troppo piccolo per poter affrontare senza danni le malattie che potrebbe contrarre se non fosse vaccinato. Sei vaccini tutti insieme non sono troppi? No: l’unica differenza tra farli insieme e farli separati è che lo buchiamo, ossia gli procuriamo un dolore, una volta sola invece che sei. Possono causare l’autismo? No. Come sappiamo tutto questo? Da migliaia e migliaia di studi indipendenti. Dall’osservazione di centinaia di milioni di persone nel corso di oltre due secoli. Da tutto quello che possiamo constatare anche noi, se scegliamo di guardare la realtà VERA e non le chiacchiere dei laureati in facebook. E quella mamma che ha visto il suo bambino diventare autistico dopo il vaccino? È assolutamente identica a quel tizio che ha camminato per decine e decine di chilometri e ha visto la terra restare sempre piatta sotto i suoi piedi.

Dunque chi afferma che il vaccino provoca l’autismo è uguale a chi è convinto che la terra è piatta? Assolutamente no! Il terrapiattista è indiscutibilmente pazzo, ma è innocuo; chi va in giro a dire che i vaccini provocano l’autismo sta facendo del terrorismo psicologico, sta seminando dubbi insani in chi deve far vaccinare i propri figli, sta contribuendo a far aumentare malattie che, senza di loro, potrebbero essere già scomparse dalla terra, come è scomparso il vaiolo, le cui vaccinazioni sono state fortunatamente attuate in tempi in cui non avevamo la piaga dei novax, delle mamme informate, dei padri preoccupati, dei dubitatori professionisti, dei “se sei indignato condividi” e, grazie a questo, oggi per il vaiolo non si deve vaccinare più nessuno. Chi afferma che i vaccini provocano l’autismo, a differenza del terrapiattista, è socialmente pericoloso.

E ora lascio ancora una volta la parola a Roberto Burioni.

barbara