RITORNO ALL’UNGHERIA, OVVEROSIA È ARRIVATO L’UOMO NERO

Prologo con antefatto
Vi ricordate all’inizio della primavera dell’anno scorso? Orban, per poter fronteggiare l’epidemia e prendere decisioni rapide senza gli impicci della burocrazia e dei percorsi ordinari, chiese al Parlamento – e ne ottenne – i pieni poteri. Grande scandalo e grida d’allarme in tutta Europa: rischio dittatura, anzi piena dittatura, orrore, sgomento… Due mesi e mezzo dopo, terminata l’emergenza, Orban dichiarò chiuso lo stato di emergenza e restituì i pieni poteri. In Italia Conte il 31 gennaio dichiarò lo stato di emergenza e si prese, senza autorizzazione di chicchessia, i pieni poteri per sei mesi. Il 31 luglio, con 675 pazienti covid ricoverati nei reparti ordinari e 41 in terapia intensiva e 9 morti, proroga lo stato di emergenza per altri sei mesi, sempre con pieni poteri. Il 31 dicembre lo proroga per altri sei mesi, sempre conservando i pieni poteri. Ora, con poco più di una dozzina di morti, con le terapie intensive occupate da pazienti covid per il 3,21% e i reparti ordinari per l’1,43%, Draghi sembra fermamente deciso a prorogare ancora lo stato di emergenza fino a fine anno, col solito corollario dei succosi pieni poteri. Ma il dittatore è Orban e lo stato più orrendamente assolutista fascista razzista regressista è naturalmente l’Ungheria – l’unico Paese europeo in cui sinagoghe e istituzioni ebraiche non hanno bisogno della protezione della polizia.
Bene, ora proseguiamo.

Orban, il mascalzone ideale

Legittimo criticarlo, l’Ungheria non è l’Olanda. Ma dire che criminalizza l’omosessualità è da propagandisti in malafede. E la Finlandia che processa chi sostiene la visione cristiana del matrimonio?

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dice che “nell’Unione europea sei libero di essere chi vuoi essere e di amare chi vuoi”. Come se la legge ungherese, dove ci sono le unioni civili per gli omosessuali, vietasse omosessualità o transgender. Quello che fa è vietare l’educazione Lgbt nelle scuole e nei cartoni animati per bambini. Legittimo criticarla, non sostenere che criminalizza una categoria di persone. 
“Siamo pronti a discutere la legge con coloro che si sono espressi contro di essa”, ha detto alla BBC il governo ungherese. “La legge riguarda rigorosamente la protezione dei bambini. Dice che per i minori di 18 anni l’educazione sessuale deve essere appropriata e quello che non vogliamo è l’intrusione delle ONG di lobby LGBTQ+ e dei gruppi di pressione che entrano negli asili e nelle scuole per spiegare ai bambini perché è una grande idea avere trattamenti ormonali e operazioni per cambiare sesso prima dei 18 anni. Queste non sono pratiche accettabili”. Nelle settimane scorse, anche il più grande ospedale svedese, il Karolinska di Stoccolma, ha bandito i trattamenti ormonali per i minori.
Ma più precisamente, perché i legislatori ungheresi eletti democraticamente non possono decidere cosa è permesso insegnare ai bambini ungheresi? Il disprezzo è mozzafiato. Dovrei preoccuparmi e sentire come un attacco alla democrazia e alla libertà che i bambini magiari debbano andare online per guardare Kermit la rana che tiene un concerto assieme a una drag queen, invece di guardarlo sulla tv ungherese? O che ai bambini magiari di sette anni non venga detto a scuola che avere il pene non significa essere maschi? 
E perché dovrebbe essere meno discriminatoria la legge di un altro paese membro dell’Unione Europea, la Finlandia, dove un vescovo e un ex ministro sono appena finiti sotto processo per “incitamento all’odio”, solo per aver sostenuto la visione cristiana del matrimonio? In Francia hanno appena approvato una legge che cancella la figura del padre come riferimento nella filiazione. In Ungheria pensano che un bambino abbia diritto a un padre e a una madre. Quale paese è più discriminante e oscurantista? La battaglia fra il progresso e la reazione è complicata…
Leggendo oggi il Corriere della Sera su Orban un lettore non informato arrivava a farsi l’idea di un leader che “alimenta l’antisemitismo ad arte”. Ora, questo è il sondaggio ufficiale dell’Unione Europea su dove gli ebrei si sono mentono meno al sicuro in Europa. In testa, la Francia. In fondo, l’Ungheria. Fine della discussione, a meno che non si agiti lo spettro di George Soros, la cui battaglia con Orban non c’entra niente con l’antisemitismo. Nei giorni scorsi Ronald Lauder, presidente del Congresso Ebraico Mondiale, era a Budapest a rendere omaggio a Orban.
E’ vero, l’Ungheria di Orban ha molti difetti e non è l’Olanda o il Massachusetts. Può piacere o meno. Diverso, da bugiardi in malafede, è dire come fa tutta la stampa mainstream che l‘Ungheria è come l’Uganda.
E’ la differenza fra l’Est e l’Ovest europeo spiegata su Le Figaro da una filosofa di fama mondiale come Chantal Delsol: “Ritengono ancora di avere un’identità, una caratteristica specifica, depositata dalla storia, che merita di essere difesa. Mentre l’Europa occidentale, e l’istituzione europea, considerano l’identità una cosa del passato: in una società materialista e libertaria, un’identità culturale non ha più senso. Molti pensano che se non insultiamo questi paesi, allora siamo i loro difensori. E’ il segno di questo mondo manicheo, tagliato col coltello, che io denuncio. Pensano che la libertà abbia dei limiti, che da tempo abbiamo dimenticato. In Europa occidentale, questo è il nostro slogan, crediamo che ‘la mia libertà finisce dove inizia la libertà degli altri’. Ma si può anche pensare, questo è il mio caso, che la mia libertà finisca dove inizia la mia responsabilità. Che è molto diverso. Se gli ungheresi votano per chiamare ‘matrimonio’ il contratto tra un uomo e una donna, proteggendo così il nome e il simbolo, è un limite che mettono e non dovrebbero essere insultati per questo”. 
Se noi diamo di matto su un piccolo paese ricchissimo di storia e di pochi milioni di abitanti è perché non tolleriamo che qualcuno in Europa ci ricordi che c’era anche un’altra strada. Abbiamo la vocazione della terra bruciata. Non tolleriamo più alcun dissenso culturale?
Giulio Meotti

E ora un esempio di censura, in perfetto stile sovietico, cinese, nordcoreano. Dove? Nell’Europa progressista, naturalmente.

“I genitori hanno diritto all’educazione dei figli”

Il ministro della Giustizia ungherese ha scritto un articolo per spiegare all’Europa. Ma in nome della tolleranza è stato censurato da un giornale europeo. Lo ripubblico io. Hanno paura della verità?
“Come può una comunità di libertà (l’Europa istituzionale), che si era diffusa gioiosamente dopo la caduta del comunismo, essere arrivata a imporre così radicalmente una sola visione etica?”, si domanda sul caso ungherese su Le Figaro di oggi la filosofa francese Chantal Delsol, che ha fondato l’Istituto Hannah Arendt nel 1993, membro dell’Accademia di scienze morali e politiche, la famosa “cupola” della cultura francese, allieva di Julien Freund e autrice di Le Crépuscule de l’universel.

Perché l’Unione Europea è impazzita al punto di arrivare anche soltanto a pensare di espellere un piccolo paese di soli 10 milioni, una delle culle della sua millenaria storia e cultura? Il cuore dello scontro, scrive Chantal Delsol, è la fine della distinzione fra tolleranza e legittimità. Adesso tolleriamo soltanto quello che giudichiamo moralmente legittimo. “Posso tollerare la legalizzazione del cambiamento di sesso, perché sono liberale, ma non posso accettare, per ragioni di etica personale, che venga proposto a mio figlio in classe (e alle mie spalle). Per quanto sia necessario, da società liberali nell’Unione Europea, tollerare tutti i comportamenti e rispettare le persone, è normale che ogni corrente, movimento sociale, famiglia, abbia la propria idea di legittimità di questo o quel comportamento. Per questo il governo Orban considera inopportuno che una corrente di pensiero venga imposta nelle scuole. Il giudizio spetta alle famiglie, non spetta a un’ideologia statale educare i bambini. Considerare che tutti i comportamenti sono ugualmente legittimi è un modo libertario di vedere le cose, rispettabile come gli altri perché siamo in una società liberale, ma che non tutti sono obbligati a legittimare e che a fortiori non ha nessuna giustificazione per essere imposto a tutti, tanto meno ai bambini nelle scuole. Il grande fallimento delle élite liberali contemporanee è quello di rifiutare qualsiasi riflessione sui limiti. È disastroso che le persone intelligenti che ci governano si sentano obbligate a gridare alla discriminazione non appena viene emesso un giudizio e a chiamare criminali coloro che pensano esistano dei limiti. Una società non deve relativizzare tutto per essere libera. Ancora più grave: il grande naufragio delle nostre élite è la negazione della coscienza personale, la cui grandezza è quella di poter decidere se legittimare o meno ciò che tollera e poterlo trasmettere ai propri figli. Ma la coscienza personale, nonostante tutte le dichiarazioni magniloquenti, nessuno ce la può togliere”.
E c’è talmente poca tolleranza ormai che il celebre sito Politico si è rifiutato di pubblicare questo articolo del ministro della Giustizia dell’Ungheria, Judit Varga, che voleva spiegare all’Europa la legge in discussione. Lo ripubblico io qui sotto. Di cosa hanno tanta paura? Forse di un po’ di verità? Dopo aver vinto la battaglia culturale vogliono che tutti facciano la genuflessione, come “devono” fare i calciatori in campo prima della partita?

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“Pensavamo che fossero interessati a sentire la nostra versione della storia. Ci sbagliavamo”

di Judit Varga

Da dieci anni, la stampa internazionale pubblica regolarmente dichiarazioni sulla morte della democrazia ungherese. Eppure, nonostante gridino ripetutamente al lupo, non c’è mai stato nessun lupo, anche se sfortunatamente quelli che gridano non sembrano mai stancarsi dell’inganno.
Questa volta si dichiara che l’Ungheria ha adottato una legge discriminatoria e omofoba. A nessuno importa che la dichiarazione firmata da diversi Stati membri contenga false accuse e falsifichi il merito della legge ungherese sopprimendone parti essenziali. A nessuno interessa notare che il fulcro della legge è la protezione dei bambini da qualsiasi tipo di sessualità – quindi non può, per definizione, essere discriminatoria. Gli Stati membri firmatari non si sono nemmeno presi la briga di chiedere spiegazioni ufficiali al governo ungherese prima di emettere la loro lettera congiunta. Le critiche hanno generato un conflitto artificiale tra i diritti dei bambini e i diritti delle persone LGBT. È davvero questa l’incarnazione della leale cooperazione sancita dai Trattati?
La nuova legge si concentra sulla garanzia dei diritti dei genitori e sulla protezione dei minori dall’accesso a contenuti che potrebbero contraddire i principi educativi che i loro genitori hanno scelto di insegnare loro fino a quando non diventeranno essi stessi adulti. Fino a quel momento, tuttavia, tutti gli altri attori – sia lo Stato che le scuole – dovranno rispettare il diritto dei genitori di decidere sull’educazione sessuale dei propri figli. Ecco di cosa tratta la nuova legge ungherese.
Si ricorda che l’articolo 14 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sancisce che deve essere rispettato il diritto dei genitori di assicurare l’educazione e l’insegnamento dei propri figli in conformità alle proprie convinzioni religiose, filosofiche e pedagogiche, conformemente alle leggi nazionali che disciplinano l’esercizio di tali libertà e diritti.
La legge ungherese non si applica alla vita, all’identità sessuale o alle pratiche degli adulti di età superiore ai 18 anni, né al modo in cui tali adulti desiderano esprimersi o presentarsi pubblicamente.
L’orientamento sessuale e l’identità di genere sono soggetti a una rigida protezione costituzionale in Ungheria. Secondo l’Articolo XV paragrafo (2) della Legge Fondamentale, l’Ungheria garantisce i diritti fondamentali a tutti senza discriminazioni. Dal 2004, la legge sulla parità di trattamento ha affermato chiaramente all’articolo 1 che tutte le persone nel territorio dell’Ungheria devono essere trattate con lo stesso rispetto e vieta esplicitamente la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere.
Le disposizioni non escludono alcuna attività in classe o altrimenti organizzata per gli studenti relativa alla cultura, al comportamento, allo sviluppo o all’orientamento sessuale, purché non promuova o diffonda tali argomenti. Si aspetta semplicemente che solo esperti qualificati descrivano questi problemi altamente sensibili ai bambini in modo appropriato all’età e basati su prove, contribuendo così alla loro corretta educazione con la direzione e la guida appropriate dei loro genitori e tutori legali.
In Ungheria, ognuno è libero di esprimere la propria identità sessuale come meglio crede, poiché la legislazione ungherese garantisce pienamente i diritti fondamentali per ogni minoranza. Non è una contraddizione che garantisca anche il diritto e l’obbligo dei genitori di educare i propri figli. Non c’è nulla di discriminatorio in questo.
Non è la prima volta, tuttavia, che l’europeità di una legge ungherese venga interpretata da alcuni che scelgono di giudicare anticipatamente senza prima richiedere i fatti. La dichiarazione politica che condanna la nuova legge ungherese è vergognosa, non solo perché va contro la leale cooperazione, ma anche perché la dichiarazione incorpora un’opinione politica faziosa senza un’indagine imparziale precedentemente condotta.
Inoltre, non è la prima volta che la legislazione ungherese viene etichettata come discriminatoria. Tuttavia, la verità è che implicare che questa legge sia anti-UE discrimina esclusivamente quei genitori che, in linea con la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, abbracciano il diritto all’educazione dei propri figli.
Giulio Meotti

E perché tutto questo? Per il solito, eterno motivo che la storia ci ha tragicamente insegnato: fabbricare un nemico comune per poter distrarre il popolo e perseguire in pace i propri sporchi affari.

Niram Ferretti

AL RIPARO DAL VENTO IMPETUOSO DEL PROGRESSO

Per Joseph Goebbles, maestro indiscusso della propaganda, il primo dei principi affinché una propaganda efficace potesse funzionare era quello della semplificazione e del nemico unico: Scegliere un avversario e insistere sull’idea che fosse lui la fonte di tutti i mali. Sappiamo come gli ebrei, durante i dodici anni del regime nazista, incarnassero questo nemico all’ennesima potenza, anche se, ce ne erano anche altri.
Oggi, in un’epoca europea più lieta di allora, e più gaia sotto molteplici aspetti, chi ci spiega che cos’è la democrazia e come funziona, ci dice anche che in Europa, Victor Orban, il putiniano Orban, è un nemico delle magnifiche sorti e progressive, quelle ormai decise e incarnate dall’Unione Europea.
Si dà il caso che l’Ungheria sia stata recentemente messa all’angolo perchè, udite udite, avrebbe promulgato una legge “omofoba”. E, oggi, essere in odore di omofobia è sicuramente peggio che avere la fedina penale sporca per avere rapinato una banca.
Naturalmente, pochissimi si sono sentiti in dovere di leggere la legge in questione, perchè Orban è un reprobo a prescindere, anche se l’Ungheria fa parte della UE; ma se viene fatta una legge per tutelare i minori dalla pedagogia LGBT, si deve dire che si tratta di un “pretesto”.
Il Ministro ungherese della Giustizia Judith Varga, ha scritto una lettera in proposito, nella quale, lamenatando la messa all’indice dell’Ungheria da parte della UE, ha scritto
“La nuova legge si concentra sulla garanzia dei diritti dei genitori e sulla protezione dei minori dall’accesso a contenuti che potrebbero contraddire i principi educativi che i loro genitori hanno scelto di insegnare loro fino a quando non diventeranno essi stessi adulti. Fino a quel momento, tuttavia, tutti gli altri attori – sia lo Stato che le scuole – dovranno rispettare il diritto dei genitori di decidere sull’educazione sessuale dei propri figli. Ecco di cosa tratta la nuova legge ungherese”.
L’Ungheria sa bene cosa significa essere posti sotto tutela dallo Stato orwelliano, lo ha sperimentato a fondo sulla propria pelle cosa significa la sottrazione dell’individualità, anche quella genitoriale, conculcata da un regime che imponeva come bisognava parlare, come bisognava pensare, come bisognava agire, e non è disponibile che questa prassi avvenga nuovamente sotto le mentite spoglie della “democrazia” e della “lotta alla discriminazione”.
Dunque, pur restando in seno alla UE, essa ritiene che il Superstato della medesima non debba decidere le regole a cui tutti dovrebbero attenersi, soprattutto se si tratta dell’educazione da impartire ai minori, che non sono sudditi della UE, ma figli dei loro genitori.
Un principio un po’ all’antica forse, ma ancora attuale fino a quando, Orban o non Orban, ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di tenerlo al riparo dal vento impetuoso del Progresso.

Infine una piccola cosa, che mi è piaciuta.

Claudia Premi

Il testo non è mio, ma di una persona che come me ha vissuto gli anni 80.

Concordo e non aggiungo altro.

Vi siete inventati il fluid gender e, di conseguenza, l’omofobia. Io vengo dalla generazione che ascoltava e amava David Bowie, Lou Read e non si è mai posta il problema di che preferenze sessuali avessero, fregava niente, anzi, contenti loro e, in qualche caso, beati loro , Elton John e Freddy Mercury, George Michael. Siamo anche la generazione che amava i Led Zeppelin o i Deep Purple o Neil Young o gli Eagles, senza porsi il problema dei testi che oggi sarebbero giudicati sessisti. Quando arrivò Boy George non ci chiedemmo se gli piacesse il maschio, la femmina o tutti e due, ci godemmo semplicemente la sua musica e quando Jimmy Sommerville ci raccontò la sua storia di ragazzo di una piccola città, ci commuovemmo e cantammo insieme a lui.
E non c’erano leggi a costringerci a essere solidali o quantomeno partecipi. Non c’erano minacciose commissioni o attenti guardiani a censurarci se ci usciva una battuta. C’era Alyson Moyet, allora decisamente oversize ma bellissima e bravissima, e nessuno pensava valesse meno di una Claudia Schiffer. Anzi. Vorrei capire che è successo nel frattempo, perché secondo me tutti questi censori hanno l’unico effetto di creare quello che censurano, di generarlo per reazione. Secondo me eravamo tanto più avanti senza imposizioni, perché le imposizioni, si sa, spesso generano l’effetto contrario.

Sì, lo so, stilisti fotografi attori erano gay mentre operai postini commessi erano recchioni, froci, culattoni, ma negli anni Ottanta, oggettivamente, non c’era granché di gente a considerarli ancora come degli appestati da cui girare alla larga. Meno che mai erano all’ordine del giorno aggressioni e pestaggi. Una grossa parte della cosiddetta emergenza è stata inventata a tavolino, come è ampiamente documentato

E se si fabbrica a tavolino un’emergenza che non esiste, gli scopi sono sempre quanto meno torbidi, di questo possiamo essere sicuri.

barbara