QUANDO L’UNICA RAGIONE DI VITA È L’ODIO

Tucker Carlson: Gli Americani sono stati addestrati ad odiare Putin, e per questo soffriranno

Anche Joe Biden ha ammesso che i prezzi dell’energia stanno per salire.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 22 Febbraio 2022 di “Tucker Carlson Tonight”.

Dal giorno in cui Donald Trump è diventato presidente, i Democratici a Washington vi hanno detto che è vostro dovere patriottico odiare Vladimir Putin. Non è un suggerimento. È un obbligo. Tutto, meno che l’odio per Putin, è un tradimento.
Molti Americani hanno obbedito a questa direttivaOra odiano doverosamente Vladimir Putin. Forse tu sei uno di loro. Odiare Vladimir Putin è diventato lo scopo centrale della politica estera americana. È la cosa principale di cui si parla. Interi canali via cavo sono ora dedicati a questo. Molto presto, quell’odio per Vladimir Putin potrebbe portare gli Stati Uniti ad un conflitto in Europa Orientale.
Prima che ciò accada, potrebbe valere la pena chiedersi, visto che la cosa sta diventando piuttosto seria: di cosa si tratta veramente? Perché odiamo Putin così tanto? Putin mi ha mai chiamato razzista? Ha mai minacciato di farmi licenziare perché non sono d’accordo con lui? Ha forse spedito ogni posto di lavoro della classe media della mia città in Russia? Ha prodotto una pandemia mondiale che ha distrutto i miei affari o mi ha tenuto segregato in casa per due anni? Sta insegnando ai miei figli ad abbracciare la discriminazione razziale? Sta producendo il fentanyl? Sta cercando di soffocare il cristianesimo? Mangia i cani?
Queste sono domande giustee la risposta a tutte è No. Vladimir Putin non ha fatto nulla di tutto ciò. Allora perché la Washington dei burocrati permanenti ed effettivi lo odia così tanto?
Se avete guardato i notiziari, sapete che Putin sta avendo una disputa di confine con una nazione chiamata Ucraina. Ora, la cosa principale da sapere sull’Ucraina, per i nostri scopi, è che i suoi leader una volta hanno inviato milioni di dollari alla famiglia di Joe Biden. Non sorprende che l’Ucraina sia ora uno dei paesi preferiti di Joe Biden. Biden si è impegnato a difendere i confini dell’Ucraina anche quando apre i nostri confini al mondoÈ così che funziona. Far invadere l’America si chiama equità. Invadere l’Ucraina è un crimine di guerra.
Cosìogni giorno che passaci avviciniamo a una sorta di conflitto con la Russia, un conflitto che potrebbe facilmente andare fuori controllo, dato che le persone che ci governano non hanno capacità motorie abbastanza fini, l’amministrazione ci assicura che questo non ha nulla a che fare con lo strappo dei debiti personali di Joe Biden agli oligarchi ucraini. Niente affatto. È completamente e totalmente non correlato.
Il punto qui è difendere la democrazianon che l’Ucraina sia una democraziaNon è una democrazia. Il presidente dell’Ucraina ha arrestato il suo principale avversario politico. Ha chiuso giornali e stazioni televisive che hanno osato criticarlo. Quindi, in termini americani, si definirebbe l’Ucraina una tirannia. Ma a Joe Biden piace l’UcrainaQuindi Putin male, guerra beneCome vi influenzerà questo conflitto?
Vi influenzerà un bel po’, in realtà. I prezzi dell’energia negli Stati Uniti stanno per salire di molto, e questo significa che tutto ciò che comprate diventerà molto più costoso, dal cibo che mangiate alla macchina che guidate ai biglietti che vi serviranno per portare la vostra famiglia in vacanza quest’estate, ammesso che possiate ancora permettervi di andare in vacanza per allora. State per diventare misuratamente più poveriNon è un’ipotesiJoe Biden lo ha ammesso.
Ma dall’altra parte, otterrete un’importante vittoria morale contro il vecchio e vile Vladimir Putinche è moltomolto peggio di Justin Trudeau. Giusto perché lo sappiate. Quindi potrete sentirvi bene per questo, perché… perché… vediamo, a pensarci bene, perché dovreste sentirvi bene per questo? Sembra un accordo piuttosto terribile per voi e per gli Stati Uniti. Hunter Biden riceve un milione di dollari all’anno dall’Ucraina, ma voi non potete più permettervi di uscire per andare a cena. Non è un affare.
Quindi cosa ci stiamo perdendo qui? Quello che ci manca è il quadro generale, ed è per questo che Joe Biden ha inviato Kamala Harris a spiegarci questo quadro. Il vecchio lavoro di Kamala Harris era quello di spalancare i confini dell’America all’immigrazione [hmm, no, questo è stato il lavoro intermedio. Quello vecchio – vecchio per antonomasia, non a caso – è quell’altro, quello che, pur essendo priva di qualunque dote (qualunque tranne quella), le ha permesso di fare carriera]. Lo ha fatto. Il suo nuovo lavoro è quello di tenere chiusi i confini dell’Ucraina. Kamala Harris era in Europa l’altro giorno per spiegarci tutto. Ha iniziato con una lezione di storia, facendo conoscere ai popoli europei il loro recente passato, che lei presume abbiano dimenticato visto che pochi di loro parlano in inglese. Ha aperto con un saluto tradizionale, “ascoltate, ragazzi”, perché è così che parlano i veri storici e gli statisti. Questa è Kamala che vi istruisce:
KAMALA HARRIS“Voglio dire, ascoltate, ragazzi, stiamo parlando del potenziale di una guerra in Europa. Voglio dire, prendiamoci davvero un momento per capire il significato di ciò di cui stiamo parlando. Sono passati più di 70 anni e in questi 70 anni, come ho detto ieri, c’è stata pace e sicurezza. Stiamo parlando della reale possibilità di una guerra in Europa.”
Ascoltateragazzi“, sarete anche europei che vivono in Europama non capite appieno le possibili implicazioni di una guerra in Europa. Questo è il vostro problema. Il problema dell’Europa è che ha avuto pace e sicurezza per più di 70 anni. Kamala Harris lo ha appena detto agli europei.
E questo, tra l’altro, è verose non si conta la dissoluzione della Jugoslavia, che ha causato centinaia di migliaia di morti negli anni ’90 o l’occupazione sovietica di metà del globo terrestre, che ha gestito la messa in schiavitù di centinaia di milioni di persone. Ma a parte questo, “Signora Lincoln”, tutto è stato pace e sicurezza in EuropaFino ad ora.
I sovietici andavano bene. Vladimir Putin invece è cattivo.
Che cosa facciamo a questo proposito? Kamala Harris ci spiega anche questo.
KAMALA HARRIS: “E il rapporto tra gli alleati è tale che abbiamo convenuto che l’effetto deterrente di queste sanzioni è ancora significativo, soprattutto perché, ricordate anche, speriamo ancora sinceramente che ci sia un percorso diplomatico per uscire da questo momento, e nel contesto poi anche del fatto che quella finestra è ancora aperta, anche se si sta assolutamente restringendo, ma nel contesto di un percorso diplomatico ancora aperto, l’effetto deterrente crediamo abbia ancora valore.”
Capito. Fate un bel respiro e lasciate che si sedimenti. Eccolo di nuovo: “abbiamo concordato che l’effetto deterrente di queste sanzioni è ancora significativo, soprattutto perché, ricordate anche, noi speriamo ancora sinceramente che ci sia un percorso diplomatico per uscire da questo momento, e nel contesto poi anche del fatto che quella finestra è ancora aperta, anche se si sta assolutamente restringendo, ma nel contesto di un percorso diplomatico ancora aperto, l’effetto deterrente crediamo abbia ancora valore.”
Beh, certo che bisogna riconoscerle dei meriti. L’unica domanda è: “di cosa diavolo stai parlando?” E la risposta è che Kamala Harris non ha la minima idea di che cosa stia parlando. Non può nemmeno indicare la direzione di ciò di cui si sta parlando. La sua bocca si apre e pezzi di linguaggio predigerito vengono fuori senza un ordine particolare. È rilassante da ascoltare finché non si cerca di capirne il significato.
Come ci ha detto Kamala Harris appena il mese scorso, “È il momento di fare quello che abbiamo fatto, e quel momento è ogni giorno“. A cui noi rispondiamo: “Esatto, signorina vicepresidente, oggi è il primo giorno del resto della sua vita. Lo guardi. Lo adori. Lo viva. E mentre c’è, mangi, preghi, ami.”
Potete solo immaginare la reazione di Vladimir Putin a tutto questo quando un aiutante gli ha portato una trascrizione tradotta delle osservazioni di Kamala Harris sulla sua scrivania. La mente di Putin è una sala degli specchi. Vede trappole ad ogni incrocio. ChiaramenteKamala Harris deve stare preparando una sorta di trappola per i russi. Le sue parole non hanno senso, ma non può essere certo stupida e infantile. L’America è una superpotenza. Non metterebbe mai un uomo senile ed una imbecille a capo del paese…
D’altra parte, forse è così. E comunque, non è solo il nostro paese. Qualche settimana fa, il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrovha incontrato la sua controparte britannica, Liz Truss. Lavrov ha chiesto alla Truss se il suo paese riconosceva la sovranità russa su Rostov Voronež, che in realtà sono entrambe parte della Russia. Quindi era una domanda a trabocchetto. Ma Liz Truss, che lavorava nel settore delle vendite, non ne aveva la più pallida idea. Così ha risposto che “la Gran Bretagna non avrebbe mai riconosciuto queste regioni come russe”, nonostante il fatto che già lo siano. Quindi anche Liz Truss non ha idea di che cosa stia parlando.
Ma ecco il punto: non era rimasta minimamente imbarazzata per questo. Nessuno di loro è imbarazzato per questo.
John Bolton invece è uno che sa molte cose. D’altra parte, ha passato decenni ad indebolire l’America con terribili idee in politica estera e a far uccidere un sacco di persone rispettabili senza alcuna buona ragione. Quindi pensate che, a questo punto, se la giustizia fosse divina, John Bolton vivrebbe nell’isolamento e nella vergogna da qualche parte, passando i suoi giorni di espiazione. Questo è quello che fareste voi. Ma non è quello che sta facendo. No. John Bolton è andato alla MSNBC a chiedere un’altra guerraquesta volta con una potenza armata di armi nucleari.
ANDREA MITCHELL“Le forze statunitensi dovrebbero andare a difendere l’Ucraina?”
JOHN BOLTON“Beh, penso che probabilmente è troppo tardi per questo ora, ma direi che la linea rossa tra l’essere un alleato del Trattato Atlantico degli Stati Uniti e non esserlo è significativa. Ma la questione, come in tutte le questioni come questa, è se un’invasione russa e la presa dell’Ucraina influenzerebbero negativamente la sicurezza nazionale americana e quella dei suoi alleati della NATO? La risposta è assolutamente Sì. … Non abbiamo agito adeguatamente in anticipo. Penso che avremmo dovuto avere più forze americane in Ucraina, non per combattere i russi, ma per addestrare con gli ucraini e per mostrare a quei generali russi che guardano oltre il confine e vedono le bandiere americane. Mi chiedo cosa significa. Biden questa opzione l’ha già tolta dal tavolo, dicendo che non ci sarebbero state forze americane coinvolte e non ha ottenuto nulla in cambio.”
Quindil’unico problema della politica in Ucraina di Joe Biden, dice John Bolton, è che è troppo debole. I suoi ragazzi non stanno combattendo lì in questo momento, rannicchiati nel fango del mese di febbraio, sparando a Putin. Proviamo una guerra invernale in RussiaNessuno l’ha mai fatto primama abbiamo già grandi speranze.
Anche Alexander Vindman, infatti, lo sta chiedendo. A differenza del ministro degli Esteri britannico, Alexander Vindman conosce bene l’Ucraina. Infatti, è nato lì. Alexander Vindman crede che tu abbia l’obbligo morale di difendere la sua patria, e che se non lo fai, sei un assassino. Lo ha detto alla MSNBC.
ALEXANDER VINDMAN“Penso che queste persone, questi opinionisti di Destra, e del GOP che li sostiene, abbiano davvero francamente le mani sporche di sangue perché stanno incoraggiando ed attirando questo tipo di opportunismo da parte di Putin. E non è cosa, non è solo una sorta di semplice retorica come se si potesse dire qualcosa senza subire le conseguenze, come troppo spesso accade qui negli Stati Uniti. Questo ha conseguenze reali. E la gente morirà a causa di tutto questo.”
morirannoQuindi, il tuo compito è quello di prendere le armi in difesa del paese d’origine di Alexander Vindman o altrimenti sei il male“, hai il sangue sulle tue mani e questa è effettivamente la nostra politica. Ok, Alexander Vindman. Ci hai beccati. E’ un argomento convincente. Ci stiamo. Quanto ci costerà difendere il paese in cui sei nato?
Beh, in effetti, Joe Biden ha risposto a questa domanda. “Difendere la libertà avrà un costo per noi qui a casa”, ha detto Biden. “Dobbiamo essere onesti su questo“. Davvero. Biden ha continuato a delineare quello che ha chiamato il “dolore delle nostre sanzioni”.
JOE BIDEN“Stiamo implementando sanzioni per un blocco completo di due grandi istituzioni finanziarie russe, VEB e la loro banca militare. Stiamo implementando sanzioni sul debito sovrano della Russia nel suo complesso. Questo significa che abbiamo tagliato fuori il governo russo dai finanziamenti occidentali. Non può più raccogliere denaro dall’Occidente e non può nemmeno commerciare, né il suo nuovo debito né sui nostri mercati né nei mercati europei. A partire da domani e continuando nei prossimi giorni. Imporremo anche sanzioni alle élite russe ed ai loro familiari che condividono e i guadagni corrotti delle politiche del Cremlino, e dovrebbero condividere anche il dolore. E a causa delle azioni della Russia, abbiamo lavorato con la Germania per garantire che Nord Stream 2 non, come ho promesso, non andrà più avanti.”
Quindi, mettiamo da parte la questione del perché si dovrebbe mai voler chiudere un gasdotto di energia da qualsiasi parte, mai, soprattutto ora che il petrolio greggio è vicino ai 100 dollari al barile, ed è il prezzo più alto dal 2014. Non è una cosa da pocoperché avete bisogno dell’energia per vivereNon è negoziabileQuindi in che modo avere meno energia aiuterà gli Stati Uniti? Joe Biden non ha nemmeno accennato ad una risposta a questo. Non ha risposto ad alcuna domanda. È scappato via non appena ha finito di leggere il copione. [Certo che Biden che stigmatizza e soprattutto punisce i “guadagni corrotti” è roba da finire a rotolarsi sotto il letto dalle risate (e poi, appena finito di ridere, prenderlo a randellate sulle gengive. Con un randello con molti nodi)]
Tornando alla vita realeogni persona sa che niente affosserà la nostra economia più velocemente che tagliare la fornitura di combustibili fossili, perché nonostante quello che potete aver sentito da noti esperti di energia come Sandy Cortez, un paese di 340 milioni di persone non può funzionare con mulini a vento e pannelli solari. E anche se ne avessimo abbastanza, cosa che non abbiamo, non abbiamo le linee di trasmissione per portare quell’energia a casa vostra, e non lo faremo per molto tempo.
Quindi è tutta una bugia. Ma non preoccupatevi, dice Kamala HarrisL’amministrazione ha dei modi per sistemare l’impennata dei prezzi dell’energia. Hanno tutto sotto controllo perché si scopre che Kamala Harris è segretamente responsabile dei mercati energetici globali.
No, sto solo scherzandoKamala Harris non ha idea di quanto costi un barile di petrolio. Non sa come si misura il gas naturale. Ciò che conosce è la diversità, e questo è più o meno tutto. Anche se percepisce che tutto sta per diventare molto più costoso per voi. E così, per avvertirvi, ne ha parlato.
REPORTER“Il presidente ha già detto che gli americani dovranno affrontare alcune ricadute economiche od alcune difficoltà. Può spiegare agli americani cosa affronteranno esattamente se questo accadrà?”
KAMALA HARRIS: “Certo, come il presidente ha detto nel suo discorso, siamo consapevoli che, ancora una volta, quando l’America si batte per i suoi principi e tutte le cose che ci sono care, richiede a volte per noi di metterci in gioco in un modo che, forse, incorrerà in qualche costo. Ed in questa situazione questo può riguardare i costi dell’energia, per esempio.”
Quindiquali sono i principi che stiamo difendendo? Stiamo difendendo un regime che ha arrestato il suo principale rivale e chiuso i media dell’opposizione. Quali principi sono in gioco qui, a parte il fatto di premiare il mecenate della famiglia Biden?
Ma almeno è abbastanza onesta da dire che ciò che sta accadendo nell’Europa dell’Est può riguardare i costi dell’energiaQuesto è un eufemismo però: Buona fortuna nel fare il pieno al vostro camper questo agosto. Questo dà fastidio a Kamala Harris? Forse Sì, a breve termine. Agli elettori non piacerà a novembre. Il suo Partito verrà punito.
Ma lo stanno facendo comunque. Stanno chiudendo gli oleodotti nazionali anche qui. Stanno attaccando briga con il più grande fornitore di gas dell’Europa. Quindi forse c’è qualcosa di più grande all’opera qui. Forse stanno pensando a lungo termine. Forse non sono contro l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas. Forse ci sono per loro. Forse l’energia troppo costosa sarebbe un bene per i molti affari nelle rinnovabili in cui i loro amici e donatori hanno investito.
Non conosciamo la risposta. Sappiamo solo che tutti noi stiamo per soffrire. Quindi, speriamo che almeno odiare Vladimir Putin ne sia valsa la pena. (Qui)

Non solo in America, tuttavia: sia sui social che nei mass media vedo un tale rigurgito di odio livido da fare paura. Tutti questi improvvisati pro Ucraina sembrano gemelli dei propal, che se ne infischiano dei palestinesi in Siria e Libano, privati di qualunque diritto, dalla cittadinanza alla scuola alle cure ospedaliere a quasi tutte le professioni, perfino dell’autorizzazione a riparare un vetro rotto della propria casa o baracca, se ne infischiano di quelli massacrati a decine di migliaia da Giordania, Siria e altri, ma a ogni terrorista ucciso da Israele strillano al genocidio e invocano la distruzione dello stato ebraico. Identici. Non a caso ne hanno emulato anche il tipo di disinformazione, che ha caratteristiche specifiche, che nulla hanno a che fare con la consueta disinformazione che accompagna ogni guerra. E oggi ne ho trovato due nuove: l’appropriazione di un ospedale bombardato in Siria

(e notare la trasformazione di un ospedale generico in ospedale pediatrico, per aggravare il “crimine” e far aumentare l’indignazione. Spettacolare poi quel “I dettagli”) E quest’altra, che sicuramente non ho neppure bisogno di spiegare.

E mentre tutte queste puttanate girano indisturbate, non solo sui social ma anche nei nostri TG nazionali, la voce dell’Uomo Nero di turno viene oscurata,

per impedire alle nostre pudibonde orecchie di sentire le sue bugie, perché naturalmente non possiamo neppure immaginare che dalla sua bocca possa uscire una sola parola di verità. E adesso, dopo tutte queste oscene patacche, vi mostro quest’altra cosa, autentica, invece

E domando: dov’erano, allora, le anime belle che oggi si stracciano le vesti per i bambini ucraini morti (veri o presunti, vista la quantità di balle documentate messe in giro) e augurano la morte a chi ritengono colpevole unico della loro uccisione? Non erano bambini ucraini, quelli? E dove sono le vostre proteste, le vostre prese di posizione, il vostro stracciarvi le vesti, le vostre denunce urlate, il vostro augurare la morte agli assassini di quei bambini? Dove eravate, voi, manica di infami vigliacchi ipocriti? E dove eravate quando venivano sterminati i bambini di Halabia? Dove eravate quando gli armeni venivano invasi, massacrati e cacciati dalle loro case e i luoghi sacri distrutti? Dove eravate quando la Grecia è stata lasciata sola quando ha subito l’invasione alla frontiera di orde di clandestini sostenuti dai carri armati di Erdogan? Siete capaci di indignarvi solo per chi è capace di scegliersi il nemico giusto, come Israele e la Russia? Ma riuscite a guardarvi allo specchio senza sputarvi addosso?

barbara

QUELLA TERRIBILE TERRIBILE TERRIBILE TERRIBILE

aggressione razzista e omofobica di quei due infami suprematisti bianchi razzisti omofobici e, naturalmente, sostenitori di Trump (what else?).

Attore nero gay aggredito dai bianchi. Come non credergli?

Ma era tutto falso. Biden, Kamala, Pelosi e tutta la brava gente si lanciò sul caso indignata. Pensare che siamo tutti razzisti omofobi e che la società vada rieducata può tirare brutti scherzi

Si chiude il patetico caso di Jussie Smollett, la star della serie tv “Empire” (trasmessa anche in Italia), che disse di essere stato aggredito in quanto nero e gay e che invece è stato condannato da una giuria di Chicago per aver mentito alla polizia ed essersi inventato tutto. L’attore è riconosciuto colpevole di aver messo in scena l’aggressione per farsi pubblicità. Un mitomane. Caso chiuso? Non proprio.
Quello di Smollett era il caso perfetto degli ideologi progressisti: bande di suprematisti bianchi che vagano per le strade della nazione cercando di attaccare gli afroamericani. Come scrive Wilfred Reilly su Unherd, tutti volevano credere all’attore. Ma i politici e le celebrità opportuniste che erano subiti saliti sul carro dei vincitori per denunciare l'”assalto” a Smollett due anni fa adesso sembrano decisamente meno rapidi nel celebrare il fatto che non vi era alcun razzismo o omofobia.
Il caso non era perfetto affatto, ma in un certo senso sì per quello che ci rivela.
I giornali tutti partirono all’assalto dell’America che aveva votato Trump. Perché come scrive il Wall Street Journal, “i media volevano credere a Jussie Smollett”.
Nancy Pelosi, la potentissima speaker della Camera, scrisse (lo ha poi cancellato): “L’attacco razzista e omofobo a @JussieSmollett è un affronto alla nostra umanità. Nessuno dovrebbe essere attaccato per quello che è o per chi ama. Prego che Jussie abbia una pronta guarigione e che sia fatta giustizia. Possiamo tutti impegnarci a porre fine a questo odio una volta per tutte”.
Poi fu la volta di Joe Biden: “Quello che è successo oggi a @JussieSmollett non deve mai essere tollerato in questo Paese. Dobbiamo alzarci e chiedere di non dare più rifugio a questo odio; che l’omofobia e il razzismo non hanno posto nelle nostre strade o nei nostri cuori. Siamo con te, Jussie”.
Non poteva mancare la reginetta del woke Kamala Harris: “@JussieSmollett è uno degli esseri umani più gentili che conosca. Prego per la sua rapida guarigione. Questo è un tentativo di linciaggio dei giorni nostri. Nessuno dovrebbe temere per la propria vita a causa della propria sessualità o del colore della propria pelle”.
Gli attivisti neri oggi dovrebbero essere furiosi con Smollett. Nella sua egoistica ricerca di denaro e fama, si è preso gioco dei veri crimini d’odio. Invece, Black Lives Matter dice di non credere alla colpevolezza del loro beniamino, polizia e giudici devono essere dei suprematisti bianchi!

Clic per immagine ingrandita.

Fin dall’inizio, c’era qualche motivo per dubitare delle affermazioni di Smollett: sostenitori di Trump che alle 2 del mattino durante una tormenta invernale vanno in giro con un cappio e candeggina? Eppure, come non credere alla storia perfetta di un attore famoso, nero e gay, aggredito da due uomini mascherati per strada (“Non sei quel frocio nero di Empire?”), inseguito, che gli mettono il cappio al collo, lo cospargono di candeggina, gli rompono una costola e li dicono “Questa è la nazione del Make America Great Again”? Poi si è scoperto che i due aggressori, che non erano bianchi ma neri, erano stati pagati da Smollett per simulare l’aggressione.
Come il caso di Kyle Rittenhouse, il giovane ragazzo bianco che uccise due persone e ne colpì una terza durante le proteste a Kenosha in seguito al ferimento di un afroamericano, Jacob Blake, da parte della polizia. Lo volevano tutti colpevole, ma i giudici hanno stabilito che Rittenhouse ha agito per legittima difesa. L’attore nero non poteva aver mentito e il bianco qualunque non poteva essere innocente, questo pensava la “narrativa” liberal. Non è che molti di quelli che chiamano “hate crimes” (i “crimini d’odio”) vengono fomentati sistematicamente dal coro dei media?
Il razzismo è una cosa seria, come picchiare gli omosessuali. Ma quando si pensa che tutta la società sia sistematicamente razzista e omofoba e che vada rieducata, un furbo attore esibizionista può lasciare nudi l’imperatore e i suoi scagnozzi del Quarto Potere che ordinano il giusto vivere e sentire.
Giulio Meotti

Che faccia da mona

Ora, vedete, il punto non è che sono disonesti (voglio dire, certo che SONO disonesti, solo che non è questo il punto), il primo punto è che sono deficienti, loro e i loro sostenitori che chiedono appassionatamente giustizia per la povera vittima – e i deficienti non possono che fare danni. Il secondo punto è che, come in passato la ragazzina bianca che accusava il negro di averla violentata, o per giustificare qualche scappatella amorosa, o per il gusto di vedere l’effetto che fa, scatenava immediatamente la caccia al negro,così oggi le accuse inventate da un pezzo di merda non bianco scatenano irrimediabilmente la caccia al bianco fascista razzista suprematista omofobo da impiccare all’albero della piazza o linciare o bruciare vivo nella prigione in cui era stato rinchiuso per proteggerlo dal linciaggio. Non c’è niente da fare: l merda,m quando non viene sapientemente usata per concimare, si lascia irrimediabilmente tentare dall’ebbrezza del montare in scranno, da dove diffonde la sua puzza nauseabonda e fa un immane danno.

barbara

LA GUERRA È PACE, LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ, L’IGNORANZA È FORZA

E il razzismo più becero è antirazzismo.

L’America in rivolta perché a scuola i Dem dividono i bambini in base alla razza

L’America è in rivolta per la “teoria critica della razza” nelle scuole pubbliche. Una oscura ideologia accademica formulata negli anni Settanta, spiega il Wall Street Journal, è oggi al centro del dibattito politico. I legislatori della California e dei distretti scolastici di Washington e dell’Oregon l’hanno introdotta nel curriculum; i legislatori del Texas, dell’Idaho, dell’Oklahoma e, più recentemente, della Florida, hanno vietato agli insegnanti di promuovere in classe la teoria critica della razza. 
Cosa sia lo spiega su Usa Today il ricercatore che segue questo filone da un anno, Christopher Rufo del Manhattan Institute. “La teoria della razza critica è una disciplina accademica che afferma che gli Stati Uniti sono stati fondati sul razzismo, sull’oppressione e sulla supremazia bianca e che queste forze sono ancora alla radice della nostra società. Riformula la vecchia dialettica marxista di oppressore e oppresso, sostituendo le categorie di classe di borghesia e proletariato con le categorie di bianco e nero. Ma la conclusione fondamentale è la stessa: per liberare l’uomo, la società deve essere trasformata attraverso la rivoluzione morale, economica e politica”. 
Una forma di “marxismo basato sulla razza”, scrive Rufo, che fa molti esempi della sua penetrazione. A Cupertino, in California, una scuola ha costretto i ragazzi di terza elementare a decostruire le loro identità razziali e sessuali e classificarsi in base al loro “potere e privilegio”. A Springfield, nel Missouri, una scuola media ha costretto gli insegnanti a collocarsi su una “matrice di oppressione”. “Maschi, cristiani, etero di lingua inglese sono i più grandi oppressori”. A Filadelfia, una scuola ha costretto gli alunni di quinta elementare a celebrare il Black Communism e simulare un raduno del Black Power. A New York, un preside di una scuola pubblica ha inviato ai genitori materiale sostenendo la completa “abolizione dei bianchi”. A Portland, in Oregon, gli studenti sono istruiti sulla giustizia razziale in termini di “rivoluzione e/o resistenza”. In pratica, scrive Rufo, la teoria critica della razza nelle scuole è una forma di razzismo approvato dallo stato. 
La Stanford University ha obbligato i dipendenti a partecipare a “gruppi di affinità” basati sulla razza per riflettere sui propri pregiudizi. Due ebrei hanno denunciato la Commissione sulle pari opportunità per essere stati costretti a partecipare al gruppo dei bianchi, i quali hanno dovuto discutere il loro “privilegio razziale in quanto bianchi” e le “responsabilità dei bianchi”. Rufo ha anche diffuso i documenti relativi alle “sessioni di formazione” imposti dalla città di Seattle: dipendenti comunali e comuni cittadini vengono invitati a elaborare i loro white feelings, sentimenti di “tristezza, vergogna, paralisi, confusione, negazione”. 
“Se insegniamo che in qualche modo la fondazione degli Stati Uniti d’America era in qualche modo imperfetta, era corrotta, era razzista, è davvero pericoloso”, ha detto l’ex segretario di Stato Mike Pompeo a “The Cats Roundtable”. “Colpisce le… fondamenta stesse del nostro Paese. Si chiama teoria critica della razza, ma alla fine stanno attaccando le intese centrali che abbiamo condiviso insieme per 245 anni e tentano di dividere il Paese”. “Non dovrebbe essere difficile capire che risolvere il vecchio razzismo con un nuovo razzismo produrrà solo più razzismo” scrive anche Bret Stephens sul New York Times
Ma voci di rivolta contro questa ideologia arrivano anche dal mondo afroamericano. “I democratici lavorano notte e giorno per mantenere in buona salute l’ideologia della razza”. Lo scrive Barrington Martin II su Newsweek, che definisce la teoria critica della razza “un enorme business e fornisce un importante capitale politico ai democratici che desiderano far credere ai neri americani che il razzismo è onnipresente”. È in nome della teoria critica della razza che “stanno indottrinando questa generazione, invitando i nostri figli a guardarsi per il colore della pelle”. 
E non se ne esce. Come dice il ricercatore James Lindsay, uno dei principali critici di questa teoria: “Noti la razza? E’ perché sei razzista. Non la noti? E’ perché sei privilegiato, quindi razzista”. Nel dubbio non resta che inginocchiarsi.
Giulio Meotti

Sapevamo con certezza che con Biden, ossia il quadrumvirato (anche se in realtà sarebbe un triginato + un monovirato) Obama-Harris-Pelosi-Clinton alla Casa Bianca sarebbe iniziato un disastro planetario, sia per la pace mondiale che per la pace sociale interna, ma difficilmente si poteva immaginare che il disastro sarebbe stato di proporzioni così immani e di così rapida attuazione. Chi è credente preghi, chi non lo è si inventi qualche scongiuro o formula magica, perché il prossimo futuro lo vedo proprio nero nero, e non so se e fino a che punto sarà reversibile.

barbara

TORNIAMO UN MOMENTO IN AMERICA

Con le ultime di cronaca (anzi, le penultime: le ultime arriveranno domani).

Il verdetto di Derek Chauvin sigilla il patto del diavolo tra l’America e BLM

I radicali vogliono usare il processo nello stesso modo in cui hanno usato la morte di George Floyd.

Questo articolo è adattato dal commento di apertura di Tucker Carlson dell’edizione del 21 Aprile 2021 di “Tucker Carlson Tonight”.

L’ex ufficiale di polizia Derek Chauvin è stato condannato martedì per tutti i capi d’accusa. Il processo è andato avanti per più di un mese. A volte, la testimonianza è stata complessa e tecnica. Ma al centro del caso, c’era sempre solo un pezzo di prova rilevante: la videocassetta della morte di George Floyd in una strada di Minneapolis lo scorso maggio.
Se non avete visto il nastro di recente, rimane scioccante come il giorno in cui è stato girato. Guardatelo, e potrete vedere che George Floyd sa in qualche modo che sta per morire, e alla fine, lo fa. È sconvolgente. Milioni di americani l’hanno visto e sono rimasti inorriditi. Molti hanno deciso mentre lo guardavano che l’agente Chauvin deve aver commesso un atto di brutalità criminale.
Quindi non è davvero sorprendente che la giuria abbia concluso la stessa cosa. Le immagini di quel nastro sembravano raccontare tutta la storia. Infatti, anche se nessuno fuori dall’aula avesse visto quel nastro, è possibile che Derek Chauvin sarebbe stato comunque condannato. Il nastro è così potente. È assolutamente possibile.
Sfortunatamente, non lo sappiamo. Possiamo solo specularci sopra, perché alla fine non è quello che è successo realmente. Il video di George Floyd ha fatto il giro del mondo. È diventato il fulcro di un nuovo movimento politico. Gli attori politici sfruttarono l’emozione per quel video e la morte di Floyd per controllare il paese e cambiarlo per sempre. E poi, e questa è la chiave, nell’ultimo mese, alcune di queste stesse persone sono andate oltre. 
Hanno lavorato per cambiare il risultato del processo di Derek Chauvin. Questa è l’unica cosa che non possiamo mai permettere, indipendentemente da come ci sentiamo su un caso specifico. I paesi civilizzati hanno sistemi di giustizia imparziali. Questo è il loro segno distintivo. È ciò che separa i paesi in cui vorresti vivere da quelli che non vorresti nemmeno visitare. I paesi civilizzati richiedono, soprattutto, che ogni cittadino sia tenuto allo stesso standard di legge di ogni altro cittadino – e questo vale indipendentemente da quanto popolare o impopolare possa essere un particolare imputato. Si applica a prescindere dal presunto crimine. I paesi civilizzati non tollerano l’intimidazione della giuria. Se la vedi, la fermi. Non permettono alla minaccia di violenza di influenzare l’esito di un processomai. In nessuna circostanza. Sarebbe l’opposto della giustizia. Sarebbe la legge della folla.
L’America si sforzava di essere così. Eppure, proprio martedì, abbiamo visto il presidente degli Stati Uniti dare il suo sostegno all’accusa di Chauvin anche quando la giuria di Minneapolis stava ancora deliberando sul caso.
Abbiamo visto uno dei più potenti membri del Congresso dire a un gruppo di persone arrabbiate che avrebbero dovuto agire con violenza se la giuria avesse osato assolvere. Abbiamo visto la città di Minneapolis riconoscere la responsabilità per la morte di George Floyd proprio nel mezzo del processo, prima che l’avvocato di Chauvin potesse persino riassumere il suo caso.
Più inquietante di tutto, abbiamo visto dei teppisti minacciare di morte un testimone della difesa – spargendo sangue sulla porta di quella che pensavano fosse la sua casa – e poi farla franca. Nessuna autorità sembrava particolarmente interessata a catturarli.

Sono stati atti terrificanti. Non importa se pensate che Derek Chauvin sia colpevole e meriti quello che ha avuto. Non importa per chi avete votato. Non importa cosa pensiate di qualsiasi altra cosa. Vedere le folle che cercano di influenzare questo processo dovrebbe scioccarvi e inorridire almeno quanto il video di George Floyd. Questo è un paese che si muove all’indietro, e ad alta velocità [ossia a quando venivano minacciati (e se del caso attuati) sfracelli se qualcuno avesse osato spendere una parola a favore del negro accusato – o anche solo sospettato – non importa se a ragione o a torto, di avere violentato una ragazza bianca. E tutti noi siamo convinti che fossero tempi orribili; come mai qualcuno trova che la stessa identica cosa, a parti invertite, sia invece sacrosanta?]. Ma la cosa strana è che la maggior parte delle persone non sembra né scioccata né turbata da tutto questo. Sembravano sollevati dal verdetto. Avevano, naturalmente, visto gli edifici distrutti. Hanno visto le truppe per le strade. Avevano capito molto bene cosa avrebbe significato un’assoluzione. Credevano che una condanna, giustificata o no, avrebbe comprato la pace nel paese.
Molte persone lo pensavano, e non solo i cinici. La maggior parte della gente, compresi molti Repubblicani, lo diceva. Se avessimo obbedito a Maxine Waters e ignorato il sangue di maiale, si sperava che il caos sarebbe finito. E si poteva capire perché si sentivano così. Dopo 11 mesi di violenza e intimidazione per lo più incontrollata da parte di BLM, gli americani hanno deciso di pagare il riscatto. Hanno inteso Derek Chauvin come un sacrificio per i peccati di una nazione. In televisione, ci hanno detto che questo era il caso, e nei termini più chiari. L’America è sotto processo, ci hanno detto. Non è solo Chauvin, un poliziotto di Minneapolis alla sbarra. Siamo tutti noi – la nostra storia, la nostra cultura, il nostro sistema.
L’abbiamo interiorizzato e l’abbiamo assecondato. Ma siamo stati sciocchi ad assecondarlo. Un paese saggio si regge sui suoi principi. Affronta le folle urlanti. Non obbedisce alle folle perché le folle non sono mai sazie. Non importa quali richieste tu esegua, loro chiederanno sempre di più. E ora infatti chiedono di più, non a caso. Ecco le due persone più potenti degli Stati Uniti reagire al verdetto. Tenete a mente che nessuno ha mai dimostrato che la razza o il colore della pelle abbia giocato un ruolo nella morte di George Floyd. Se avete guardato il processo, lo sapete. Ma queste persone non hanno guardato il processo. Non sono interessati ai dettagli. Il loro piano è di usare il processo come hanno usato George Floyd.

Kamala Harris“Una misura di giustizia non è la stessa cosa di una giustizia uguale. Questo verdetto ci porta un passo avanti e il fatto è che abbiamo ancora del lavoro da fare. Dobbiamo ancora riformare il sistema.”

Joe Biden“Nessuno dovrebbe essere al di sopra della legge. E il verdetto di oggi manda questo messaggio. Ma non è abbastanza. Non possiamo fermarci qui.”

Ma non è abbastanzaNon possiamo fermarci qui“. “Dobbiamo riformare il sistema“. Non dicono come, ma il loro intento è evidente. Fanno sul serio.
Così si scopre che la condanna di Derek Chauvin non è stata la fine della rivoluzione. Non è stata la fine di ciò che abbiamo visto nell’ultimo anno dalla morte di George Floyd. Era solo l’inizio della rivoluzione. Il procuratore generale ha annunciato che l’indagine sulla morte di George Floyd – supervisionata, presumibilmente, dalla razzista dichiarata Kristen Clarke della Divisione dei Diritti Civili – è “in corso”. In corso? Non abbiamo appena avuto un processo di un mese che ha presentato tutte le prove? Sì, l’abbiamo fatto. Ma ancora una volta, quello era solo l’inizio.
Quindi cosa possiamo aspettarci dopo? Difficile saperlo esattamente, ma ci sono dei segnali. Gli attivisti di BLM, per esempio, hanno celebrato il verdetto su Chauvin a New YorkGeorge Floyd è morto a 1.200 miglia da New York, in una regione completamente diversa. Presumibilmente, non conoscevano Floyd. Probabilmente non hanno assistito al processo. Ma per gente come questa, la giustizia per George Floyd non è il punto. Il punto è un conflitto etnico senza fine.

manifestanti hanno urlato “Stay the f— out of New York“, “Non vi vogliamo qui”, “Non vogliamo i vostri c—o di soldi” e “Non vogliamo le vostre c—o taqerias di proprietà di c—ni di uomini bianchi!” fuori da un ristorante di Brooklyn.
Le persone con il colore della pelle sbagliato ora devono lasciare New York City. Non possono possedere ristoranti. Questo è quello che hanno appena detto. Tutti fanno finta di non notare che l’hanno detto, ma l’hanno fatto. Il punto è che la gente non parlava così in pubblico e quando lo faceva veniva come minimo rimproverata. Non si può avere una nazione multietnica unita se la gente urla cose del genere per strada senza che nessuno sia in disaccordo con loro. Allora perché lo stanno facendo ora? Lo stanno facendo per una semplice ragione: ottiene risultati. Il radicalismo funziona. La violenza funziona. Questa è la lezione. Abbiamo insegnato alla folla questa lezione. E almeno un attivista del BLM è disposto a dirlo ad alta voce:
L’attivista BLM Hawk Newsome: “È stato un misto di protesta violenta e non violenta che ha portato a questo risultato. Questa è la linea di fondo. L’America non ci ascolta quando marciamo pacificamente. Non sto dicendo che la gente tornerà in strada, ma l’America deve sapere che se continuate a permettere che ci uccidano per strada senza giustizia, noi scateneremo l’inferno in America.”

È così semplice: le proteste violente ottengono risultati. Questa è una minaccia, ovviamente. Ma è anche, purtroppo, vero. I disordini funzionano. Quando si bruciano le città, si ottiene ciò che si vuole. Ti arricchisci con le elargizioni delle aziende. Ottieni i verdetti della giuria che hai richiesto. I rivoltosi lo sanno molto bene, anche se il resto di noi non lo ammette. Permettendo di dare fuoco ai Wendy’s, di saccheggiare Macy’s e di distruggere le stazioni di polizia, noi altri abbiamo rinunciato al nostro potere di cittadini e lo abbiamo consegnato alle persone più violente, irragionevoli e meno produttive del paese. Perché dovremmo fare una cosa del genere? Forse gli storici saranno in grado di spiegarlo. Nel frattempo preparatevi per la prossima fase. Ma, ancora una volta, non illudetevi. La condanna di Derek Chauvin non ha regolato i conti. Ha semplicemente aumentato il debito.
Il razzista accademico del Partito Democratico, Henry Rogers – ora noto come Ibram X. Kendi – ci ha fatto sapere che Derek Chauvin era solo l’inizio. La trasformazione nazionale è in arrivo.
Ibram X. Kendi“E adesso? Chauvin è diretto in prigione, ma l’America è diretta verso la giustizia? La giustizia sta condannando un poliziotto o l’America? È facile dare la colpa a singoli agenti come Derek Chauvin, ma il problema è strutturale. Il problema è storico… La giustizia ha condannato l’America. Ora dobbiamo mettere solo il tempo per trasformare questa nazione.”

[lo so che non sta bene, ma… sarà poco brutto?]

Quindi, siamo stati tutti condannati per omicidio. E a proposito, non potete incolpare Ibram X. Kendi. Quel tipo ha ricevuto molti milioni di dollari dai nostri capitani d’impresa. È stato incubato all’interno dell’accademia. Forse stai pagando la retta per contribuire al suo stipendio. Perché lo stai facendo? Perché il resto di noi lo fa mentre lui chiede di punirci per un omicidio che non abbiamo commesso?
Quindi questa trasformazione che Ibram X. Kendi chiede, come sarà esattamente? Qual è la forma di questa riforma che verrà? Bree Newsome ha alcune idee. Newsome è una delle più famose attiviste BLM del paese. Mercoledì mattina, ha annunciato che d’ora in poi gli agenti di polizia non dovrebbero essere autorizzati a interrompere le faide con i coltelli.

“Gli adolescenti hanno fatto risse, comprese quelle con i coltelli, per secoli. Non abbiamo bisogno che la polizia affronti queste situazioni presentandosi sulla scena e usando un’arma contro qualcuno degli adolescenti.”

“Tutti dovrebbero essere spaventati dal fatto che l’élite [bianca] al potere abbia fatto un lavoro così ben riuscito non solo per disconnetterci dai mezzi di autosufficienza di base, ma anche per convincerci che abbiamo bisogno di ufficiali [bianchi] armati per gestire i nostri figli e le comunità”

ha scritto su Twitter.
Potete girare gli occhi dall’altra parte, a Ibram X. Kendi, o al presidente e alla vicepresidente, o a Bree Newsome e a persone come lei, ma state pur certi che l’amministrazione Biden non lo farà. Prende ogni parola molto seriamente. E ciò significa che il vostro quartiere potrebbe presto vedere riforme come questa. Cosa succederà allora?
Beh, se vivete in un quartiere benestante, starete assolutamente bene, perché assumerete la sicurezza privata. E ci saranno molti poliziotti americani desiderosi di diventare guardie di sicurezza private perché pagano meglio e non devono ascoltare Ibram X. Kendi. Ma per tutti gli altri, cosa succederà?
Bene, ecco alcuni dati, e vengono da, tra tutti i posti, il sito web Vox, che cita il seguente studio:

“Dal 2014 al 2019, [un ricercatore] ha monitorato più di 1.600 proteste BLM in tutto il paese, in gran parte nelle grandi città, con quasi 350.000 manifestanti“. Il risultato è stato che ci sono state “circa 300 sparatorie mortali per mano della polizia in meno nei luoghi del censimento che hanno visto le proteste di BLM“.

OK, ma ecco il costo di tutto questo: “[Lo studio] indica anche che queste proteste sono correlate con un aumento del 10[%] degli omicidi nelle aree che hanno visto le proteste del BLM. Ciò significa che dal 2014 al 2019, ci sono stati da qualche parte tra 1.000 e 6.000 omicidi in più di quanto ci si sarebbe aspettato se i luoghi con le proteste avessero avuto la stessa tendenza dei luoghi che non hanno avuto proteste”.

Ascoltare la matematica? Grazie a BLM, dice questo ricercatore, la polizia ha sparato a circa 300 sospetti in meno. In cambio, ci sono stati fino a 6.000 nuovi omicidi, molti di innocenti e bambini. Questo è il patto che abbiamo fatto, ed abbiamo appena raddoppiato. (qui)

FoxNews.com

Fischia il vento e infuria la bufera,
scarpe rotte e pur bisogna andar
a conquistare la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.

E se tutti gli altri resteranno travolti dalla bufera, poco importa: quello che conta è il trionfo dell’idea, no?

barbara

CHI BEN COMINCIA È A METÀ DELL’OPERA

Poi il titolo ve lo spiego dopo.

Biden Hiden riscrive la storia sul Coronavirus mentendo pubblicamente agli americani nel suo primo discorso alla nazione

Joe Biden parla della pandemia di COVID-19 durante un discorso in prima serata dalla East Room della Casa Bianca, giovedì 11 marzo 2021, a Washington, D.C.
Nel suo primo discorso alla nazione in prima serata, Biden Hiden ha parlato del Coronavirus e di come è stata gestita la pandemia, criticando pesantemente quanto fatto dall’Amministrazione di Donald Trump, ma finendo per mentire spudoratamente, come evidenziato dal The Washington Times in suo articolo, di cui riportiamo la traduzione integrale.

Biden reinventa la storia, le bugie nel primo discorso in prima serata

“Un anno fa, siamo stati colpiti da un virus che è stato accolto con il silenzio e si è diffuso senza controllo. Negazionismi per giorni, settimane, poi mesi, che hanno portato a causare ancora più morti”, ha detto il Joe Biden nel suo primo discorso alla nazione giovedì sera.
Menzogne palesi.
Già il 6 gennaio del 2020, il Centers for Disease Control and Prevention (CDC), sotto la guida dell’allora presidente Trump, ha emesso un avvertimento sui viaggi per Wuhan, in Cina, a causa della diffusione del Coronavirus.
Il 20 gennaio, il giorno in cui i cinesi hanno finalmente ammesso che il virus poteva essere trasmesso da uomo a uomo, gli Stati Uniti hanno annunciato che stavano già lavorando allo sviluppo di un vaccino.
Il 29 gennaio, Donald Trump ha formato una task force sul Coronavirus alla Casa Bianca e due giorni dopo ha dichiarato un’emergenza per la salute pubblica e ha limitato i viaggi da e verso la Cina.
Forse il signor Biden non stava prestando attenzione in quel momento – i Democratici, dopo tutto, erano ossessionati dall’impeachment di Donald Trump.
Quando il Coronavirus ha finalmente catturato l’attenzione dei Democratici (dopo l’assoluzione del signor Trump nel processo di impeachment) sono andati all’attacco, compreso il signor Biden, che ha definito “xenofobe” le azioni del presidente che vietavano i viaggi da e verso la Cina.
“Questo non è il momento per i record di isteria e xenofobia di Donald Trump – xenofobia isterica – e dell’allarmismo a guidare le scelte invece della scienza”, aveva detto il signor Biden al tempo.
Ron Klain, ora capo dello staff della Casa Bianca, aveva invece applaudito la Cina. “Penso che quello che si dovrebbe dire della Cina è che è stata più trasparente e più candida di quanto non sia stata durante le epidemie passate”, ha detto. Il signor Biden e il signor Klain non avrebbero potuto avere più torto. Il signor Trump ha subito pesanti colpi dal punto di vista delle pubbliche relazioni, ma così facendo ha salvato migliaia di vite americane.
A febbraio, mentre il signor Trump aveva giurato nel suo discorso sullo Stato dell’Unione di “prendere tutte le misure necessarie” per proteggere gli americani dal Coronavirus e lavorava con la FDA e sull’ampliamento di una partnership con il settore privato per “accelerare lo sviluppo” di un vaccino contro il Coronavirus, il signor Klain aveva minimizzato la gravità dell’epidemia.
“Una grave epidemia – ora, il Coronavirus può essere questo o può non essere questo. Le prove suggeriscono che probabilmente non lo sia”, aveva detto il signor Klain.
Il dottor Zeke Emanuel, che era consigliere della campagna di Biden, ha detto che “molti degli esperti stanno dicendo, ‘bene, il periodo caldo sta per arrivare e, proprio come con l’influenza, il Coronavirus sta per scemare e può spostarsi nell’emisfero meridionale’”.
E ha aggiunto, “al momento, la maggior parte delle persone sta pensando che ci potrebbe essere un po’ di reazione eccessiva da parte di molti, forse anche del nostro stesso paese. Se si guardano i numeri spassionatamente, ci sono poco più di 1.000 casi fuori dalla Cina”.
Sbagliato e ancora più sbagliato.
Il 24 febbraio, l’amministrazione Trump ha inviato una lettera al Congresso chiedendo almeno 2,5 miliardi di dollari per aiutare a combattere la diffusione del Coronavirus. Nello stesso periodo, la presidente della Camera Nancy Pelosi passeggiava per la Chinatown di San Francisco “alleviando le paure della gente” sul virus.
A marzo, quando molti media stavano ancora minimizzando il virus e criticando la risposta “xenofoba” del Presidente, il signor Trump ha donato il suo stipendio del quarto trimestre per combattere il Coronavirus e la sua amministrazione ha annunciato l’acquisto di circa 500 milioni di respiratori N95 in un periodo di 18 mesi per rispondere all’epidemia.
Il 4 marzo, il giorno in cui la CNN ha finalmente ammesso che il Coronavirus potrebbe essere più mortale dell’influenza, l’allora segretario alla salute e ai servizi umani Alex Azar annunciava che l’HHS stava trasferendo 35 milioni di dollari al CDC per aiutare le comunità statali e locali più colpite dal Coronavirus. Quattro giorni dopo, il signor Trump ha firmato una legge da 8,3 miliardi di dollari per combattere l’epidemia, con la maggior parte dei soldi da destinare alle agenzie federali, statali e locali.
Il 9 marzo, il signor Biden ha tenuto un comizio al chiuso in Michigan, apparentemente disinteressato al problema del virus che si stava diffondendo. Il 12 marzo, sempre il signor Biden aveva twittato: “Un muro non fermerà il Coronavirus. Vietare tutti i viaggi dall’Europa – o da qualsiasi altra parte del mondo – non lo fermerà”.
Di nuovo, sbagliato.
Mentre la maggior parte dei media mainstream e la campagna di Joe Biden erano troppo preoccupati a disquisire sull’origine del virus e perché fosse sbagliato che alla Casa Bianca fosse stato soprannominato “il virus della Cina” o “il virus di Wuhan”, l’amministrazione Trump stava lavorando per accelerare i test, accelerare lo sviluppo di potenziali vaccini e sviluppare un piano di distribuzione, ottenere attrezzature di protezione personale (PPE) per distribuirle agli Stati che ne avevano bisogno e stava preparandosi all’uso del Defense Production Act.
Sì, ci sono stati degli intoppi lungo la strada. Sì, ci sono state alcuni falsi ricorsi alla speranza rispetto ad alcune terapie. Sì, il signor Trump si è concentrato più sulle cose positive nelle sue dichiarazioni pubbliche che sul quelle negative. Eppure, la sua amministrazione stava lavorando instancabilmente e tenacemente per arginare la diffusione del virus, e per sviluppare un vaccino in tempi record.
E l’hanno fatto. L’operazione Warp Speed è stata un successo sorprendente – un successo di cui l’attuale presidente Joe Biden si sta giovando. Anche se non si può dire che non ci siano stati degli scettici all’epoca.
“Il vaccino contro il Coronavirus potrebbe arrivare quest’anno“, aveva detto Donald Trump. “Gli esperti dicono che avrebbe bisogno di un ‘miracolo’ per avere ragione”, riportava l’NBC il 15 maggio.
Meno male che il miracolo è arrivato.
Invece di incolpare l’amministrazione Trump nel suo primo discorso alla nazione, il signor Biden avrebbe dovuto dire solo “grazie“.
Ma immagino che questo avrebbe richiesto di voler effettivamente unire il paese – non di cogliere l’opportunità per demonizzare il suo avversario politico.

WashingtonTimes.com

LUCA MARAGNA, 12 MARZO 2021, qui.

E se ne avete tempo e voglia, potete ammirarlo in tutto il suo fulgore.

Il titolo si riferisce all’obiettivo di Biden – o meglio dei suoi burattinai – che è chiaramente quello di smantellare gli Stati Uniti. Iniziando da quello che aveva made America great again. E dunque ha cominciato il lavoro cancellando la persona, cancellando dalla memoria propria e degli americani tutto ciò che aveva fatto. Ed è stato proprio un esordio col botto. Dopodiché si passa a smantellare l’esercito, l’economia e il benessere, e poi anche

Lorenzo Capellini Mion

Lafayette, Louisiana

Con una furia ideologica senza precedenti la nuova Amministrazione continua a perseguire un’agenda politica a discapito dei propri cittadini e ha annullato la vendita di 80 milioni di acri (circa 32 milioni di ettari) di contratti di locazione petrolifera del Golfo del Messico distruggendo migliaia di posti di lavoro.
Una mossa devastante per uno Stato in cui circa 250.000 persone, che equivalgono ad altrettante famiglie, lavorano nell’industria petrolifera e non è un caso isolato visto che sono già 21 gli Stati che si stanno opponendo alla nuova politica energetica che come punta di diamante ha visto il folle blocco del progetto Keystone XL Pipeline che ha mandato su tutte le furie anche il Canada.
Nel frattempo il prezzo dei carburanti ha subito un impennata impressionante e gli Stati Uniti stanno perdendo la piena indipendenza energetica conquistata sotto l’Amministrazione dell’uomo arancione cattivo che nel contempo aveva migliorato tutti i parametri con cui si calcolano i danni ambientali.
E normalmente questa è la strada che conduce ad un’altra guerra su vasta scala in Medioriente, dove per esempio le forze statunitensi si stanno nuovamente riversando in massa in Siria.
Però non twitta nulla che disturba le anime belle.

il territorio nazionale, la diplomazia internazionale (Interessante il fatto che l’articolo sembra dare credito alla leggenda che Trump sarebbe stato eletto grazie alla Russia. Il giorno che i dem si inventeranno che è stato eletto grazie all’azione combinata di gatto Silvestro e Braccio di ferro finanziati da Cenerentola, i giornali lo pubblicheranno come verità di vangelo). Con conseguenze immediate, naturalmente:

Mosca richiama il proprio ambasciatore a Washington, “allo scopo di analizzare a fondo cosa fare riguardo le relazioni con gli Usa. Per noi la cosa importante è capire in quale maniera si possano riallacciare legami russo-americani, condotti in sostanza da Washington in un vicolo cieco. Non vorremmo che si giungesse a un degrado irreparabile.”

Potrebbe bastare definirlo assassino? Potrebbe, ma non al signor Biden:

“Il prezzo che pagherà, beh, lo vedrete a breve”

È una minaccia? Un’intimidazione? La bravata del bambino scemo che dice a quello più grande “ti do un pugno che ti spacco la faccia”? Un po’ poco, qualunque cosa sia, per impressionare un funzionario del KGB, che risponde, con la gelida imperturbabilità del funzionario del KGB

(i sottotitoli in realtà non sono corretti: non dice “chi lo dice sa di essere” come dicevamo noi da bambini, bensì “io gomma, tu colla”, vale a dire che le offese che mi lanci, su di me rimbalzano e si attaccano a te. Più qualche altra imprecisione) L’augurio di buona salute comunque ha immediatamente prodotto i suoi effetti:

Ma volendo si potrebbe anche dire “… e come è duro calle lo scendere e salir per l’altrui scale”. Guarda per esempio questa come è carina

Dopodiché arriva l’ineffabile organo ufficiale dell’Unione delle Comunità ebraiche che ineffabilmente scrive:

“Biden sta mantenendo le promesse”. In una intervista con La Stampa, lo scrittore Nathan Englander esprime il proprio apprezzamento per Joe Biden: “Ha trovato un Paese diviso e fatto a pezzi da Trump, dove i neonazisti manifestavano impuniti a Charlottesville e un’ordata di folli criminali ha invaso indisturbata Capitol Hill con la bandiera degli Stati Confederati. Di fronte a questa situazione spaventosa Biden sta mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale”. (qui)

E, a proposito della lotta al Covid:

“Partita male (con Trump) ha pagato un prezzo alto ma si riprende e recupera” (qui)

(I sinistri, cristiani, ebrei o atei che siano, non si smentiscono mai)
Per quanto riguarda il caso Putin, naturalmente Putin è un assassino, nessuna persona ragionevole potrebbe avere qualche dubbio. Ma il punto non è se Putin sia o non sia un assassino, o se fra i personaggi a cui Biden ha stretto e stringerà la mano ce ne siano di peggiori: il punto è che io posso dire che Putin è un assassino, un capo di stato – ma anche un qualsiasi politico di rango inferiore – no. Sono tuttavia convinta che la triade che tira i fili stia lasciando intenzionalmente che faccia una gaffe dietro l’altra, crei un incidente dietro l’altro, si renda ridicolo e si mostri inaffidabile, in modo che il mondo intero, quando sarà il momento, sia pienamente convinto che quell’uomo non è in grado di reggere uno stato – neanche se si trattasse di San Marino – e sia pronto a trovare ragionevole la sua messa a riposo e sostituzione. Forse, addirittura, senza neppure accorgersi che è esattamente a questo scopo che il burattino è stato messo sul palcoscenico. D’altra parte non c’era altro modo per fare arrivare a quel posto una donna che alle primarie è stata una delle persone meno votate. Perché per fare carriera i pompini possono indubbiamente essere utili, ma per arrivare ai vertici, se non hai le doti di una Teodora, ti servono giochi molto più sporchi.

barbara

VEDIAMO IN DETTAGLIO IL MEDIO ORIENTE

I probabili riflessi negativi della vittoria di Biden sulla situazione del Medio Oriente

Dal 20 gennaio del 2021, per quattro anni, sul palcoscenico della politica americana reciteranno [forse!] due nuovi attori principali, il presidente Joe Biden e la vice-presidente Kamala Harris. Il suggeritore sarà Barack Obama. Questo è ciò che si profila dopo le elezioni presidenziali del 3 novembre, che hanno visto la sconfitta [forse!] di Donald Trump: una sconfitta che mette in pericolo tutti i risultati politici raggiunti da Trump nell’arena mediorientale. È per questa ragione che i nemici dell’ex presidente americano presenti nel Medio Oriente pregustano un cambio di rotta radicale nella politica americana verso la regione.
Il regime di Teheran, durante i quattro anni trascorsi, era stato sottoposto a una politica stringente, sul piano politico ed economico, da parte dell’Amministrazione repubblicana. In primo luogo, Trump aveva ritirato gli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare, il Joint Comprehensive Plan of Action (Jcpoa), firmato dall’Iran, dall’Unione Europea, dai paesi componenti il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti), un accordo fortemente voluto dallo stesso Obama, ma che si era rivelato ben presto una cortina fumogena dietro la quale Teheran aveva continuato a sviluppare il suo progetto nucleare, come più volte denunciato da Netanyahu. A tutto ciò si erano aggiunte, da parte di Trump, sanzioni economiche sempre più pesanti al regime degli ayatollah, sanzioni che avevano messo in ginocchio Teheran e fortemente ridimensionato il peso della sua presenza politica nel Medio Oriente. Quest’operazione aveva rappresentato la base di partenza di una politica ad ampio raggio verso i paesi arabi sunniti, desiderosi di avere una protezione significativa contro le ambizioni egemoniche del regime sciita iraniano nel Medio Oriente. Tuttavia, questa politica aveva una prospettiva di ben più vaste finalità. Il coordinamento tra Netanyahu e Trump ha avuto lo scopo di raccogliere e sviluppare le aperture che il mondo arabo sunnita aveva mostrato di essere disposto a condividere con Israele. Da ciò è scaturita una fitta serie di incontri ad alto livello tra i rappresentanti di Israele e quelli dei paesi arabi, con la regia di Mike Pompeo, Segretario di Stato di Trump, gli Accordi di Abramo, firmati da Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, oltre alla volontà di altri Stati arabi di unirsi ad essi. La mappa del Medio Oriente stava, così, subendo una trasformazione epocale, foriera di una vera pacificazione della regione su basi stabili di collaborazione economica e politica. Ora, con l’avvento dei democratici alla Casa Bianca, questa situazione potrà subire mutamenti molto importanti, gravidi di conseguenze di segno opposto rispetto agli esiti fin qui raggiunti.
La ragione di tutto questo sta nella molto probabile formazione di un governo democratico alla Casa Bianca caratterizzato da una visione politica di sinistra. Il fatto stesso che un personaggio come Kamala Harris sia ora vice-presidente degli Stati Uniti, su suggerimento di Obama, sta a dimostrare la tendenza che potrà assumere il nuovo governo democratico sui problemi del Medio Oriente. Ma, dietro la figura di Harris, vi è tutto un mondo politico democratico che tende a influenzare, in modo diretto o indiretto, le decisioni di Biden nei suoi rapporti con Israele, con i palestinesi e con l’intero mondo arabo della regione in una direzione opposta rispetto ai risultati raggiunti dall’Amministrazione Trump. In primo luogo, con l’Iran. Il regime di Teheran nutre la speranza – fondata – che l’Amministrazione Biden reinserisca nuovamente gli Stati Uniti nel Jcpoa e azzeri le sanzioni economiche nei suoi confronti. Le conseguenze, in questo caso, sarebbero molto gravi. Il regime degli ayatollah riacquisterebbe fiducia nei suoi progetti regionali, oltre al fatto che il miglioramento progressivo delle condizioni economiche del paese potrebbe tacitare l’opposizione interna e ottenere di nuovo il sostegno della popolazione. In secondo luogo, il problema palestinese riacquisterebbe una centralità che potrebbe avere ripercussioni sui rapporti tra Israele e il mondo arabo sunnita. Infine, la Russia e la Cina, soddisfatti dai risultati elettorali americani, potrebbero avere spazi di manovra più ampi nel Medio Oriente, a danno dell’attuale posizione di Gerusalemme.
Antonio Donno, qui.

Va aggiunto il fatto che un Iran non più sottoposto a sanzioni, oltre a procedere ancora più speditamente verso l’atomica, vedrà migliorare la propria situazione economica, ed è altamente probabile che grazie  a questo torni ai livelli precedenti il finanziamento del terrorismo internazionale. Forse gli accordi già stabiliti con Israele da Emirati Arabi Uniti, Barhain e Sudan resisteranno (forse), ma quanti, fra quelli che stavano meditando di seguire l’esempio – a cominciare dal Libano, tuttora sotto la pesante tutela della Siria che è a sua volta legata a doppio filo con l’Iran – avranno il coraggio di sfidare un Iran di nuovo potente?

Abbas spera che Joe Biden abbia la memoria corta

È successo quattro anni fa. E’ martedì 8 marzo del 2016. Joe Biden, allora vicepresidente degli Stati Uniti in tournée nella regione, è appena arrivato in Israele e si reca direttamente al Centro per la Pace Shimon Peres, situato a Jaffa, per abbracciare calorosamente il suo venerabile fondatore. A poche centinaia di metri da lì, la folla si accalca sul lungomare nonostante la tensione per la sicurezza; due altri attentati terroristici avevano già marchiato quella mattina, uno a Gerusalemme e l’altro a Petah Tikvah. Bashar Masalha, un palestinese di ventidue anni che si trovava illegalmente in Israele, tira fuori un grosso coltello e inizia a colpire alla cieca i passanti. Prima di essere ucciso dalle forze dell’ordine, accoltella quattro turisti russi tra cui una donna incinta, un arabo che riesce a schivare il colpo e a fuggire, sei israeliani – uno di loro si salva colpendo violentemente l’aggressore con la sua chitarra – e Taylor Allen Force, uno studente americano di 29 anni che muore per le ferite riportate. Sui social network arabi si diffonde una vera e propria esplosione di gioia. Canti patriottici e foto dell’ “eroe” Masalha sono trasmessi in continuazione dalla televisione di Hamas a Gaza. La stampa mondiale, già mobilitata per la visita del vicepresidente, dà ampia copertura all’attacco e in particolare alla morte del giovane americano, che ha combattuto per il suo Paese in Iraq e Afghanistan. Il giorno successivo, Joe Biden va a Ramallah. Spera che Abu Mazen condanni l’attacco di Giaffa. Ma non è così. Il Presidente dell’Autorità Palestinese si accontenta di porgergli le sue condoglianze per la morte del giovane americano e di lui solo, mentre contemporaneamente la televisione ufficiale della suddetta Autorità trasmette un commovente omaggio all'”eroico Bashar Masalha” che ha dato la sua vita per la suprema gloria di Allah. Colui che era allora solo il vicepresidente di Barak Obama, rilascia una ferma dichiarazione, in cui esige che la leadership palestinese condanni gli attacchi terroristici contro degli israeliani e in particolare l’attentato del giorno prima, aggiungendo: “Lasciatemi dire con la massima fermezza che gli Stati Uniti condannano questi atti e condannano la mancata condanna di questi atti.” Ma le autorità di Ramallah respingono recisamente la sua richiesta. Quattro anni dopo, a Ramallah non è cambiato nulla: Abbas continua a incoraggiare ed a ricompensare il terrorismo. Il Politecnico di Palestina è stato appena dotato di un portale monumentale inneggiante alla gloria del terrorista Salah Khalaf, meglio conosciuto con il nome di Abu Iyad, il fondatore di Settembre Nero e il responsabile del massacro di undici atleti israeliani durante il Giochi Olimpici di Monaco nel 1972. Situata non lontano da Hebron, questa istituzione, che conta più di 6.000 studenti, ha lo scopo di formare l’élite dei giovani palestinesi e i leader di domani. Nel frattempo a Washington, Joe Biden che aveva affermato con tanta forza la propria determinazione e quella americana, è in procinto di diventare Presidente. Tuttavia Mahmoud Abbas probabilmente non ha nulla da temere. La signora Kamala Harris, pronta ad assumere la carica di vicepresidente se la vittoria di Biden viene confermata, il 31 ottobre scorso ha dichiarato in un’intervista al settimanale bilingue “The Arab American News” che la nuova amministrazione americana sarebbe pronta a riannodare, immediatamente e senza condizioni, i rapporti con i palestinesi e a fornire loro, senza indugio, assistenza economica e umanitaria. Ricordiamoci che in memoria del giovane americano assassinato, il Congresso americano ha approvato il Taylor Force Act che pone fine a qualsiasi aiuto americano all’Autorità Palestinese fintanto che quest’ultima continuerà a pagare gli individui colpevoli di terrorismo e le famiglie dei terroristi uccisi. La legge è entrata in vigore dopo essere stata firmata dal Presidente Trump il 23 marzo del 2018.
Michelle Mazel (qui)

Aggiungo un paio di cose extra. La prima relativa alle chiacchiere da mercato del pesce che continuano a diffondersi senza sosta.

Lion Udler

È stata smentita la notizia della #CNN secondo la quale il consigliere di #Trump Jared #Kushner l’avrebbe consigliato di accettare la sconfitta, il contrario è vero, l’aveva consigliato di procedere in ogni Stato dove ci sarebbero brogli elettorali.
Altre fake news che i media progressiste difendono senza alcuna fonte, che Melania sta contando i giorni per il divorzio…
E a proposito del “distacco” di Melania dal marito, del suo dissenso nei confronti della decisione di smascherare i brogli, dei propositi di divorzio:

La seconda sugli amori giovanili, e mai rinnegati, del signor Biden.

Nel 2007, Biden, nel suo libro Promesse da mantenere scriveva: ”Dal 1945 al 1980, Josip Broz Tito ha governato la Jugoslavia con personalità, determinazione e un’efficiente polizia segreta. L’astuto vecchio comunista mantenne insieme una federazione etnicamente e religiosamente mista”. E ancora: “Ci è voluto un certo genio per tenere insieme quella federazione multietnica e quel genio in particolare era Tito”. (qui)

La terza sull’ennesima colossale porcata messa in atto per non rischiare di offrire un vantaggio a Trump – e pazienza se per questo ritardo dovrà morire qualche americano in più.

Niram Ferretti

IL PRIMO MIRACOLO DELL’ERA BIDEN

Ma che strano, l’annuncio di un probabile vaccino contro il Covid 19, fatto dall’americana Pfizer e dalla tedesca Biontech, efficace, dicono, al 90%, giunge proprio adesso che Joe Biden risulta il vincitore delle presidenziali 2020.
Una settimana fa brancolavano nel buio, e poi, puff, improvvisamente, è giunto il risultato, proprio ora, nell’era escatologica che si inaugura con Joe Biden. Questo è il segno tangibile che è davvero cominciata.
Chissà se l’annuncio, fatto una settimana fa, avrebbe modificato l’esito del voto? Ma la storia, lo sappiamo, non si fa con i se.

La quarta la aggiungo io: ma tutti quei begli spiriti che gridavano inorriditi indignati disgustati per l’immorale arrivo alla Camera di Mara Carfagna grazie, si diceva, ai pompelmi offerti a Berlusconi, sulla sfolgorante carriera politica di una totalmente sconosciuta, fino all’altro ieri, Kamala Harris, nessun moralista ha qualcosa da ridire?

barbara

DEDICATO ALLE SIGNORINE METOO

che dopo vent’anni non si ricordan più.

La seconda parte, per chi non la conoscesse, è il seguito di questa.

Passando a un campo diverso, ma occasionalmente raggiungibile con le stesse modalità, ricordo l’indignazione per la presenza di Mara Carfagna alla Camera ottenuta, si diceva, grazie ai pompini fatti a Berlusconi, e ricordo, in particolare, la rabbia scomposta, isterica e sgangherata di Sabina Guzzanti. Ora, io non so se la Carfagna abbia effettivamente fatto pompini a Berlusconi, io dopotutto non c’ero e non ho visto video in merito, e, in caso affermativo, se sia stato Berlusconi a farla entrare lì per premio, ma mettiamo pure che la risposta sia sì per entrambe le ipotesi. Bene. Io allora mi chiedo: e santa Nilde Iotti, a quanto pare famosa per saper far certi lavoretti da resuscitare un morto, come altro ci è arrivata alla Camera? E per lei neanche un sopracciglio sollevato? E Kamala Harris che diventerebbe vice presidente degli Stati Uniti se ci toccasse la sciagura di un Biden presidente, dove sarebbe quella se non avesse passato anni a riscaldare la vecchiaia di un vecchio senatore? Non solo a destra tutte le colpe e a sinistra tutte le ragioni, a destra tutta la cattiveria e a sinistra tutta la bontà, a destra tutti i carnefici e a sinistra tutte le vittime, ma anche a destra tutti i vizi e a sinistra tutte le virtù. Anche se giureresti che queste virtù siano precise sputate ai vizi della destra.

barbara

CINQUANTA E PASSA SFUMATURE DI NERO

Dunque c’è questa tizia, Kamala Harris, senatrice californiana, diciamo nera, che nera in realtà io non la direi proprio,
kamala-harris
io a fine estate sono più scura, per dire, per non parlare della ragazza sarda che mi fa le pulizie che quanto a colore le mangia la pappa in testa anche in inverno, ma siccome è vietatissimo dire negra che sarebbe una specie di etnia perché le razze non esistono ma le etnie sì che comprendono anche il colore per cui non si capisce mica tanto bene in che cosa esattamente differiscano dalle razze ma è meglio che lasciamo perdere che se no ci incartiamo e non ne usciamo più, insomma c’è questa Kamala Harris che sarebbe una specie di nera ma forse dopotutto è meglio se diciamo negra, visto che nera non lo è proprio così ci capiamo meglio, che dovrebbe candidarsi coi democratici alle prossime presidenziali, che uno dice acchebbello, chissà come saranno contenti i negri e come la voteranno in massa. Col piffero. Perché la povera Kamala è sì negra, ma non negra negra – che mi assomiglia un po’ a quella “poesia” di Alda Merini che ci sono le donne e poi ci sono le donne donne sulla quale Alda Merini la cosa più saggia l’ha detta il mitico toscano irriverente che odia Salvini e Trump peggio che le piattole ma resta mitico lo stesso, e cioè che fa cagare a spruzzo – cioè non ha diritto al titolo nobiliare di afroamericana perché suo padre è giamaicano e quindi non è discendente degli schiavi per cui non può rappresentarli. Che magari uno si immagina che il presidente di una nazione dovrebbe rappresentare tutti i cittadini e magari è anche così solo che ci sono i cittadini e poi ci sono i cittadini cittadini che sono i negri che valgono doppio e poi ci sono i cittadini cittadini cittadini che sono i negri negri che valgono triplo, e sono cose di cui non si può non tenere conto. Ma poi forse però non è così, per la Harris voglio dire, perché magari in realtà anche suo padre potrebbe avere quell’origine lì visto che tanti schiavi venivano portati anche nelle isole caraibiche, controbattono gli storici della razza, che è quella roba che non esiste, cerchiamo di non dimenticarlo, però ha gli storici che la studiano e sentenziano in merito, che sarebbe come dire che l’astrologia non ha alcuna validità scientifica però per decidere il valore e l’affidabilità di un candidato sentiamo anche che cosa dicono gli esperti in astrologia. Che uno si aspetterebbe che qualcuno dicesse scusate, ma in un presidente vi interessa che sia onesto, che sia abile, che sappia fare, o di che colore è? Invece no, Kamala viene sostenuta a suon di “ma forse è negra negra anche lei e non solo negra”, cioè L’UNICA cosa che conta è il colore, con buona pace del povero Martin Luther King. Che poi comunque alla base di tutto questo bordello che cosa c’è? Follow the money suggeriva Giovanni Falcone: i negri negri afroamericani autentici discendenti dagli schiavi, vogliono i risarcimenti per le sofferenze subite dai loro bis-bis-bis-bis-bis-bisnonni, ed essendo già rimasti scottati con Obama che è negro ma non negro negro per cui non si è sufficientemente identificato con loro e non ha fatto la legge in merito, non vogliono correre altri rischi mandando alla Casa Bianca una che è negra una volta sola. (qui) Che se poi davvero dovesse venire approvata una simile legge delirante, spero che a questo punto si sveglino anche i bianchi, schiavizzati in numero decisamente maggiore rispetto ai negri, e chiedano adeguati risarcimenti agli arabi.

barbara