GUERRA: CHE COSA C’È DAVVERO IN GIOCO

E per capirlo, partiamo dal chiarire chi comanda davvero in Ucraina. Naturalmente è sempre stato chiaro, e ho continuato a ripeterlo da prima che cominciasse la guerra, ma è bello vederlo confermato da chi ci ha sbattuto il naso di persona.

Volodymyr Zelensky, “chi comanda davvero in Ucraina”. Il giornalista francese Le Sommier: “L’ho visto coi miei occhi”

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky risponde agli ordini della Casa Bianca. A sostenerlo non è solo Vladimir Putin o uno dei tanti-filorussi d’Europa, ma Régis Le Sommier, giornalista francese, esperto di scenari di guerra, vicedirettore del settimanale Paris Match appena tornato in patria dall’Ucraina. Dopo aver intervistato big mondiali come il presidente americano Barack Obama, il generale americano David Petraeus e il comandante in capo delle truppe Usa in Afghanistan Stanley McChrystal, Le Sommier ha voluto vedere con i suoi occhi quello che sta accadendo a Kiev, al seguito di tre volontari francesi che si sono arruolati per aiutare l’esercito ucraino contro i russi.
“Pensavano di trovare delle brigate internazionali, sull’idea di quelle in Spagna nel 1936 – spiega Affaritaliani.it, che riporta la notizia -. Hanno invece avuto la sorpresa di imbattersi negli americani”.
Per entrare nell’esercito di volontari, spiega Le Sommier, serve l’approvazione dei militari americani. Uno di loro, un veterano della guerra in Iraq, per far capire il clima gli avrebbe intimato: “Qui comando io, non gli ucraini!”. Scoperto di essere di fronte a un giornalista, l’avrebbe fatto allontanare. Ai volontari francesi invece ha fatto togliere le SIM occidentali dai telefonini, anche per questioni di sicurezza e facilità di essere intercettate, e avrebbe fatto loro firmare una sorta di contratto. “Chi è al comando? Sono gli americani, l’ho visto con i miei stessi occhi – conferma il giornalista, intervistato da CNEWS -. Ovviamente, non è l’esercito americano ufficiale”. “Al di là dell’aspetto romantico di questa guerra – prosegue Le Sommier in studio – invece di essere con le brigate internazionali mi sono trovato di fronte al Pentagono”. (Qui)

Veramente qualcuno poteva dubitarne? Veramente qualcuno riesce a credere che il buffone che spara intimazioni e pretese a tutti i governi del mondo stia recitando un copione proprio? Anch’io condanno l’invasione dell’Ucraina. Quella di otto anni fa. Quella della cricca Obama-Nuland-Clinton-Biden-Biden. E spero che un giorno la Storia farà giustizia di questa infamia.
E veniamo ora alla posta in gioco.

Valute, gas, materie prime: in palio c’è il dominio del mondo

Vincerà chi avrà il controllo della produzione di materie prime. La guerra, la vera guerra, non la si combatte a colpi di mitragliatrici e di cannoni, non la si conduce da un carrarmato o dalla cabina di un aereo a reazione. La guerra che si sta combattendo è una guerra economico-finanziaria ed in palio c’è il dominio del Mondo, per meglio dire di Mezzo Mondo.
Quella che si sta consumando in Ucraina è stata definita “Guerra Ibrida“. C’è quella sul campo di battaglia, sempre più cruenta, c’è quella che ruota attorno alla sicurezza informatica,c’è quella finanziaria e poi, forse la più importante, c’è quella combattuta attraverso la comunicazione, immagini, notizie, con milioni di canali che si rincorrono.
Però oggi occupiamoci della parte di economia e finanza. Qual è il vero obiettivo di questa guerra? E soprattutto chi ne avrà vantaggio? Lo scenario che sta emergendo potrebbe portare alla nascita di un fronte molto netto: da una parte la Cina che ha bisogno come il pane della cisterna di gas e petrolio rappresentata dalla Russia; dall’altra gli Stati Uniti che hanno necessità di trovare qualcuno a cui vendere il loro gas.
Insomma, stando così le cose, non è difficile immaginare che la Russia possa diventare un vassallo Cinese e che l’Europa lo diventi degli Stati Uniti. In questo contesto l’attuale braccio di ferro finanziario esistente tra Russia e Occidente assume sempre più importanza e risalto. Così il taglio dei tassi della banca centrale russa hanno fatto risalire le quotazioni del rublo, ma al tempo stesso la riapertura all’utilizzo delle transazioni di valuta straniera, sempre concertata dal massimo organo finanziario di Putin permetterà alle banche russe di vendere di nuovo valute estere in contanti ai loro cittadini riaprendo, di fatto, alle operazioni su tutti i mercati.
Questo vuol dire che continua ad esistere una sorta di dualismo finanziario in cui da una parte ci si chiude a riccio e dall’altra si riapre alle connessioni con l’occidente. Tutto questo avviene nel momento in cui la Russia sembra essere sull’orlo del baratro finanziario, sull’orlo di un default che qualcuno ha definito “selettivo”.
E’ come se si volesse arrivare al fallimento della Russia ma lasciando, al tempo stesso, porte aperte a possibili trattative. Sin qui la comunicazione e la finanza. Ma la guerra ibrida di cui stiamo parlando continua anche sui campi di battaglia. Le dichiarazioni di chi continua ad alimentarla diventano sempre più inaccettabili.
La pace non è barattabile, men che meno con un climatizzatore. L’Italia non è un paese che vuole la guerra, a differenza di ciò che esprimono spesso e volentieri i suoi massimi vertici politici. Parlare addirittura di patrimoniali necessarie per riarmare il paese appare come la più assurda delle scelte.
2.800 miliardi di debito pubblico rappresentano la certezza di un futuro nerissimo per i nostri figli. Che si lavori sulla crescita, sulle prospettive di sviluppo e sugli investimenti verso un futuro in cui la pace non debba passare per proclami roboanti e belligeranti, che non debba passare per guerre ibride.
Rinunciare agli atti di forza è l’unico vero atto di forza accettabile. Costringere la diplomazia internazionale, la Nato, anche con posizioni opposte a quelle americane rappresenterebbe e rappresenta l’unica vera via d’uscita. Qui non c’è in gioco qualche grado in meno d’estate e Draghi lo sa benissimo; qui c’è in gioco il lavoro di milioni di persone, il futuro di centinaia di migliaia di aziende.
Leopoldo Gasbarro, 10 aprile 2022, qui.

Nel frattempo leggo che fino al 2025 la spesa sanitaria verrà diminuita di un punto del PIL, giustamente, dal momento che si è visto che di strutture e personale ne abbiamo in eccesso. Così fino al 2025 possiamo mandare molte più armi all’Ucraina. A proposito di gas e dintorni, invece, scopriamo che

Poi torno un momento sul missile di Kramatorsk, per il quale abbiamo due buone notizie.

D’Amico David

“La7 ha fatto un autogol pazzesco. Nel suo TG ha mostrato il numero di serie del missile Tochka-U che ha colpito la stazione di Kramatorsk. Gli altri canali occidentali avevano volutamente oscurato questa informazione chiave. Grazie al numero di serie SH91579 si è risaliti al fatto che era in dotazione all’esercito ucraino, essendo stati usati altri missili della stessa serie per colpire Alchevsk, Logvinovo, Berdyansk e Melitopol.”
(Filippo Maria Sardella)

Da Hanna Zyskowska: Finalmente la BBC ammette che il missile Tochka-U, che ha ucciso una trentina di civili nel centro di Kramatorsk, era stato lanciato dagli ucraini.

Con una settimana di ritardo rispetto ai canali social e alla “controinformazione”. Nexus

Nel frattempo il numero dei morti è aumentato fino a oltre 50, ma naturalmente i mass media continuano a parlare di crimini russi, esattamente come quando i morti provocati dai terroristi palestinesi vengono addebitati a Israele. Tra l’altro ho visto che anche i russofoni che scappano in Russia per salvarsi dai bombardamenti e cannoneggiamenti ucraini vengono presentati come “deportati” dai russi (anche questa cosa dell’usare termini specifici relativi ai crimini nazisti è identica a quanto si fa con Israele).
E infine state un po’ a sentire questo.

I misteri dei laboratori biologici: come il figlio di Joe Biden ha finanziato la guerra biologica in Ucraina

di Edvard Chesnokov – Professore associato presso l’Università Federale dell’Estremo Oriente (Vladivostok, Russia)

Questo è uno dei segreti più cupi nell’Ucraina di oggi. Dalla metà degli anni 2000, un numero considerevole di laboratori biologici è stato aperto (o ricostruito) in tutta l’Ucraina, vicino a strutture militari, incentrate sulla ricerca di batteri e virus particolarmente pericolosi.
Come giornalista russo, ho ottenuto una serie di documenti sul funzionamento interno dei laboratori biologici. Alcuni di questi file sono già apparsi in occasione di briefing tenuti da funzionari russi (tuttavia, erano presentati da lontano e non sempre in forma leggibile). Altri sono stati ricevuti attraverso canali sicuri da patrioti statunitensi che sono completamente scioccati dagli schemi di corruzione che circondano il leader degli Stati Uniti. Il filo si estende dai laboratori biologici ucraini attraverso l’oceano ai torbidi affari commerciali del figlio del 46° presidente degli Stati Uniti, Hunter Biden. 

Anche gli USA riconoscono l’esistenza di questi laboratori biologici

La presenza di tali strutture in Ucraina non è mai stata nascosta da nessuno. O è un piano subdolo (se vuoi tenere nascosto qualcosa, tienilo in bella vista), oppure è la consueta fiducia in se stessi degli ultimi “padroni del pianeta”, gli statunitensi, moltiplicata per la tipica sciatteria dei loro corrotti alleati.
Comunicati stampa e rapporti sulle “attività congiunte per frenare le minacce biologiche” possono ancora essere trovati sul sito web dell’Ambasciata degli Stati Uniti a Kiev, nei discorsi dei funzionari statunitensi e persino in una moltitudine di documenti del Gabinetto dei Ministri dell’Ucraina.
Naturalmente, il fatto che l’Ucraina creerà ceppi di virus combattivi NON è dichiarato direttamente in un singolo documento pubblico (e nemmeno quelli chiusi di cui parleremo di seguito). Gli organizzatori e gli esecutori di questo progetto a Washington e Kiev possono essere dei criminali sfacciati, ma anche loro capiscono che se vengono apertamente colti in fallo con prove sostanziali sullo sviluppo della guerra biologica, nemmeno un padre nello Studio Ovale sarà in grado di salvarli.
Inoltre, per ragioni simili, gli storici non hanno ancora trovato concreti ordini scritti da Adolf Hitler o dal suo entourage sulla “Soluzione finale alla questione ebraica” nei territori occupati dal Terzo Reich. Tuttavia, esistevano le “fabbriche della morte” naziste.
Ecco un altro documento. Ancora una volta, stiamo ancora esaminando documenti open source che chiunque può trovare. Questo è un comunicato stampa del Centro Ucraino per la Scienza e la Tecnologia (STCU). Appartiene a una grande organizzazione senza scopo di lucro che si concentra sulla “lotta contro le armi di distruzione di massa”, finanziata da UE, USA e Canada (ancora una volta questi non sono X-file, questa è un’informazione pubblica).
Diamo un’occhiata al comunicato stampa. Tra il 3 e il 4 ottobre 2016 si è tenuto nella città di Leopoli un seminario polacco-ucraino-statunitense sulla “lotta contro pericolose malattie infettive”. Tra i partecipanti c’erano rappresentanti del Pentagono, così come la DTRA (The Defense Threat Reduction Agency, che si impegna nella “lotta contro la diffusione delle armi di distruzione di massa, comprese quelle biologiche”).
Va bene, proviamo a credere per un minuto che i laboratori biologici stiano effettivamente operando per “ridurre i rischi di malattie pericolose”, come veniamo persuasi dalle rive del Potomac. Sorge allora una semplice domanda. Perché i rappresentanti dei ministeri della Difesa di entrambe le parti partecipano a questi progetti?
E un’altra domanda. Il comunicato stampa relativo al seminario cita alcune aziende americane come Black & Veatch e Metabiota. Perché questi nomi sembrano vagamente familiari?
Cosa c’entra il figlio di Biden?
Ogni thriller ha una storia alle spalle.
Prima di trasferirsi allo Studio Ovale, Joe Biden ha trascorso due mandati come Vice Presidente degli Stati Uniti sotto Obama tra il 2009 e il 2017. Durante quel periodo, “Uncle Joe” era responsabile dell’Ucraina e ha sicuramente lasciato il segno. Solo due mesi dopo il colpo di Stato nazionalista di Kiev del 2014, suo figlio Hunter è entrato a far parte del consiglio di amministrazione della holding energetica ucraina Burisma. In appena un anno e mezzo, l’uomo che ha avuto problemi di promiscuità e droga, ha ricevuto circa 1 milione di dollari.
I media occidentali ne hanno parlato anche prima delle elezioni del 2020. Le indagini hanno menzionato l’azienda di famiglia Biden, Rosemont Seneca, che ha facilitato i pagamenti.
E ora i giornalisti d’oltreoceano hanno scoperto che Rosemont Seneca è collegata a un’altra azienda di nome Metabiota. Come l’hanno scoperto? Ancora una volta, i più grandi segreti stanno in superficie. Internet ha una “web time machine”, che ti consente di vedere come appariva un determinato sito Web molti anni fa.
Anche sul portale di Biden per Rosemont Seneca nella sezione “Gli investimenti del nostro team” nel marzo del 2014 il logo di quello stesso “Metabiota” era in bella mostra. È evidente che Rosemont Seneca stava investendo in questa società.
È ora di aprire il vaso di Pandora. La società Metabiota, insieme a una società simile Black & Veatch, sono alcuni dei maggiori appaltatori della suddetta agenzia del Pentagono DTRA, per quanto riguarda la costruzione e le operazioni di laboratori biologici in tutto il mondo, inclusa, ovviamente, l’Ucraina.
Ad esempio, con l’aiuto di quella stessa “web time machine”, i giornalisti hanno scoperto che una sottosezione del sito web del Dipartimento di Stato USA con notizie sull’ambasciata in Ucraina per il 2012 conteneva rapporti sulla costruzione e l’equipaggiamento di un laboratorio biologico nell’area di Kharkiv.
Al momento, questi file sono stati cancellati dal sito web del Dipartimento di Stato per ovvi motivi. La domanda rimane, tuttavia: perché il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pagato per la creazione di una “struttura di ricerca pacifica” situata a 30 chilometri dal confine con la Russia?
E un’altra domanda, retorica. Solo nel 2018, Black & Veatch, incluso il suo appaltatore Metabiota, e un certo numero di altre società hanno ricevuto 970 milioni di dollari nell’ambito dell’ennesimo programma del Pentagono che mira a “ridurre le minacce biologiche in diverse parti del mondo”. Con questi soldi, hanno aggiornato i laboratori biologici statunitensi dall’Iraq all’Ucraina.
Considerando il fatto che gli Stati Uniti erano soliti eseguire lo stesso show in Afghanistan, dove essi stessi ammettono che gli appaltatori USA hanno rubato fino al 90% dei fondi stanziati (in numeri assoluti che superano i 100 miliardi di dollari), potrebbe essersi ripetuta la stessa storia in Ucraina. Per così dire, stanno combattendo la “minaccia russa” e allo stesso tempo non dimenticano di riempirsi le tasche. Soprattutto quando quella tasca appartiene a una persona il cui cognome è “Biden Jr”.

Influenza aviaria con mortalità assoluta

Torniamo alla trama principale: continuando a studiare i documenti. La lettera dell’ambasciata statunitense a Kiev era indirizzata al capo dell’Unità sanitaria ed epidemiologica centrale del ministero della Difesa ucraino.
La lettera è datata 17 ottobre 2017. C’è un chiaro collegamento cronologico con il già citato ordine del Gabinetto dei Ministri dell’Ucraina “? 650-?” nel settembre 2017, dopo di che il “lavoro di laboratorio biologico” sembra intensificarsi.
Il punto principale della lettera è un invito ai colleghi ucraini a un incontro congiunto per fissare “obiettivi per ogni laboratorio partecipante”. L’obiettivo principale di tale incontro era quello di “ridurre le minacce biologiche in patria e all’estero” (pertanto, gli statunitensi ammettono, nei loro documenti, che stanno concentrando la loro attenzione anche sui paesi vicini; indovinate quale paese, in particolare, potrebbe essere).
Cinque dipendenti della stessa agenzia del Pentagono DTRA erano tra i partecipanti all’incontro.
Continuiamo la nostra narrativa bio-criminale. A febbraio 2022 c’erano almeno 25 laboratori simili in Ucraina, che coprivano più della metà delle regioni del paese. Alcuni facevano formalmente parte della struttura del Ministero della Salute ucraino, altri facevano parte della “supervisione sanitaria ed epidemiologica” regionale e il resto erano diretti subordinati delle forze armate ucraine.
Un altro documento. Novembre 2018 – un anno e due mesi dopo la “storica” ordinanza del Consiglio dei Ministri di riformare l’operatività dei biolaboratori. Un rapporto dell’Istituto ucraino di medicina veterinaria sperimentale e clinica (tutti nella stessa città di Kharkiv).
Lo scopo è di “ricercare le proprietà biologiche del virus dell’influenza aviaria altamente patogeno delle oche bianche”, il periodo di lavoro è gennaio-agosto 2018.
Risultati: quando gli embrioni di pollo sono stati infettati da questo ceppo, la letalità era del 100%. Quattro volatili sono stati infettati e nel giro di 72 ore tutti e quattro sono morti.
Conclusione: il ceppo studiato può essere depositato (ceduto per la conservazione) all’organizzazione madre – Centro nazionale per i ceppi di microrganismi presso un istituto di ricerca pertinente a Kiev.
A proposito, chiunque può utilizzare la ‘web time machine’. Cercare “morte di uccelli nel sud della Russia nel 2018”. E leggere il seguente post: 
Nel sud della Russia, il primo focolaio di influenza aviaria si verifica all’inizio dell’anno, le perdite possono arrivare fino a 150 milioni di rubli…
La data della notizia è il 16 luglio 2018. Il penultimo mese della ricerca coronata dal successo sui patogeni aviari nel laboratorio biologico di Kharkiv… Coincidenza?
E chi può garantire che in questi laboratori sia stata studiata solo l’“influenza pennuta” e che nessuno abbia provato, ad esempio, a creare un virus altrettanto letale per l’uomo?
Ancora un altro documento. Per evitare di ingombrare un articolo già voluminoso, fornirò solo un estratto.
Un annuncio dello stesso laboratorio biologico di Kharkiv per il finanziamento di un progetto internazionale chiamato «Il rischio di infezioni da pipistrelli insettivori in Ucraina e Georgia». La Georgia, che confina anche con la Russia, ospita un altro famigerato laboratorio biologico statunitense.
Gli obiettivi del progetto sono i seguenti: «Valutare la diversità tassonomica di virus e agenti batterici potenzialmente endemici, associati ai pipistrelli negli ambienti sia naturali che urbani in Ucraina e Georgia… Ricercare le relazioni evolutive tra questi agenti e quelli che causano malattie in persone e animali domestici, utilizzando un approccio di genomica comparativa».
Il punto è chiaro. Provare a riprodurre in laboratorio un patogeno simile al noto Covid-19, che secondo una versione sarebbe emerso a seguito del contatto tra un pipistrello e un essere umano… Il tutto ovviamente, con il plausibile pretesto della “protezione” da esso.

Percorsi di copertura…

La punizione è arrivata il 24 febbraio 2022, quando la Russia ha lanciato la sua campagna per denazificare e smilitarizzare l’Ucraina (dopotutto anche i virus da combattimento sono armi).
E i laboratori biologici hanno iniziato immediatamente a cancellare le prove principali: quegli stessi ceppi patogeni. In uno solo di essi, Leopoli, nel periodo dal 24 al 25 febbraio sono state distrutte quasi 400 fiasche contenenti agenti patogeni di antrace, poliomielite, peste, colera, malattie dell’intestino e delle vie respiratorie…
Tutto questo assomiglia a una pulizia febbrile veloce di prove compromettenti. E questo spiega uno dei motivi per cui Mosca è stata spinta a lanciare la sua operazione militare speciale. I sostenitori delle ideologie nazionalistiche, che hanno dato l’ordine di bombardare i quartieri pacifici di Donetsk con i missili “Tochka-U” il giorno prima, potrebbero benissimo lanciare attacchi biologici contro la Russia. Con conseguenze imprevedibili per tutta l’umanità.
(Articolo pubblicato in russo sul quotidiano Komsomol’skaja Pravda) (qui, dove potete trovare anche tutte le immagini dei documenti a cui l’articolo fa riferimento).

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https://www.kmu.gov.ua/npas/250287300

https://www.dailymail.co.uk/news/article-7592235/Hunter-Biden-paid-83-333-month-Ukrainian-

https://www.govconwire.com/2018/06/6-firms-awarded-970m-in-dtra-idiq-contracts-to-support-

https://www.kp.ru/daily/28301/4441336

https://www.kommersant.ru/doc/3688213

E non posso che ribadire la mia condanna nei confronti dell’invasione dell’Ucraina.
Concludo con il superboicottato Ciaikovsky con un’opera che amo molto (la suggerisco come eccellente antidepressivo), con un direttore che amo immensamente e un solista che non amo per niente ma come pianista è sicuramente fra i migliori.

barbara

NON È FRANCESCA

Inizierò questo post con qualche nota personale.
Da quando è iniziata la guerra, sulla quale fin dal primo giorno ho preso una posizione molto netta, parecchi dei miei lettori si sono riposizionati – non tutti allo stesso modo. Qualcuno “non mi riconosce” (il motivo è molto semplice: non mi conosceva, anche se credeva di sì). Qualcuno non mi capisce, mi critica, e occasionalmente me lo dice, educatamente (le mie risposte lo sono state un po’ meno, oggettivamente, e me ne scuso. A proposito, se sei interessato a conoscermi, qui di fianco c’è un indirizzo email). E poi c’è chi, a causa della posizione che ho preso e del tipo di documenti che pubblico, ha smesso di leggermi. Ovviamente il fatto di perdere un lettore è l’ultima cosa al mondo a preoccuparmi, la qualità mi interessa molto più della quantità. Quello che non solo mi preoccupa, ma proprio mi fa paura, è la quantità di gente che si rifiuta di affrontare qualunque cosa che contrasti con la vulgata: vedo il rifiuto totale della discussione, del confronto, il rifiuto totale di qualunque microscopica divergenza dall’unico pensiero consentito; vedo gente che banna a dozzine per volta dai propri profili coloro che osano scrivere commenti scomodi perché “non voglio dover leggere idiozie”; vedo giornalisti che fanno quello che dovrebbe essere l’unico compito di un giornalista, ossia porsi e porre domande, indagare, mettere in discussione qualunque verità preconfezionata, li vedo, dicevo, derisi, sbeffeggiati, insultati, cacciati dai programmi che li ospitavano e dalle università in cui insegnano, intimati a riconsegnare premi ricevuti per la loro attività di indagine e ricerca della verità come inviati di guerra, inviti a metterli a tacere (come Mussolini per Matteotti?), chiudere loro la bocca, silenziarli. E ho visto amicizie pluridecennali chiuse con un lapidario “non posso continuare a dialogare con te”. Nessun argomento ha diritto di cittadinanza al di fuori di quelli conformi al Verbo stabilito, perché quello, e solo quello è LA Verità. E c’è stato chi è addirittura arrivato all’infamia di tirare fuori il termine negazionismo (giuro, mi viene freddo a scriverlo) nei confronti di chi sottolinea le palesi incoerenze e contraddizioni.  Qualcuno ha citato Katyn, per dire che i russi sono stati capaci di commettere una tale mostruosa strage attribuendone poi la paternità ai tedeschi, e quindi perché non dovremmo credere che adesso abbiano fatto quella di Bucha? Ecco, Katyn mi sembra un ottimo esempio: uno dei belligeranti ha perpetrato un orribile eccidio e poi ne ha attribuito la responsabilità al nemico, e dato che quel nemico era l’invasore, il colpevole, il cattivo per definizione, la menzogna è stata creduta. Le successive indagini, effettuate prima dall’accusato, poi da fonti indipendenti, hanno poi dimostrato che l’attribuzione dell’eccidio era falsa. Adesso abbiamo dei morti civili sulle strade di una città ucraina, e una delle due parti in causa ne incolpa l’altra. E nonostante i numerosissimi elementi che contrastano con la versione ufficiale, nonostante l’illogicità della cosa, nonostante sia nota e ben documentata l’efferata spietatezza dei nazisti ucraini, nonostante la prudenza che l’esperienza dovrebbe suggerire, tutti ci credono. Ci credono perché si rifiutano di prendere in considerazione le prove contrastanti, o addirittura di leggere i documenti in questione, per non rischiare che i fatti si scontrino con l’ideologia e la verità precostituita. E a me questa gente fa paura. Questa gente è quella che il Duce ha sempre ragione, il Führer ha sempre ragione, il compagno Stalin ha sempre ragione, gli ebrei sono la causa di tutti i nostri mali, lo ha detto lui, i kulaki sono la causa di tutti i nostri mali, lo ha detto lui, i russi sono un pericolo per l’Ucraina e per l’Europa e per il mondo intero, dobbiamo strangolarli economicamente e armare i loro nemici perché Russia delenda est, e se dissenti, anche solo in minima parte, sei un nemico del popolo, da cancellare, da spazzare via. Indegno di esistere. E chissà se questa brava gente – parecchi di loro ebrei, parecchi di loro, anche fra i non ebrei, filoisraeliani – si rende conto che questo è lo stesso, identico giochetto che dal ’67 in poi viene fatto con Israele (a proposito: è iniziato il mese sacro di Ramadan ed è partita la solita mattanza in Israele: ve ne siete accorti? Questa invece è la lotta contro l’apartheid israeliana nei campus americani

Forte, no?). In realtà è tutto sotto gli occhi di tutti, ma siccome abbiamo deciso che non è Francesca, bisogna per forza che sia Filippa Maria. E tuttavia ci sono quelle famose riprese satellitari, che smentiscono irrefutabilmente la vulgata antirussa, ma tranquilli, non è Francesca. E ci sono le foto col bracciale bianco – quei “collaborazionisti” dai quali i miliziani ucraini, appena rientrati, si sono precipitati a ripulire la città

e sui quali Capuozzo, sì, il solito rompiscatole di Capuozzo, si pone qualche domanda, ma non preoccupatevi, non può essere Francesca. E poi c’è questo organo ucraino in cui si lamenta che i russi hanno lasciato mine dappertutto, ma nessun cenno di morti, ma è escluso che possa essere Francesca. E c’è anche questa splendida registrazione, in cui uno dei due interlocutori è incazzato nero perché non è stata messa sulla strada neanche una donna, il che toglie parecchia credibilità alla narrazione del massacro di civili da parte dei russi e l’altro gli assicura che non succederà più – cioè che la prossima volta che insceneranno una strage russa lavoreranno con più attenzione – ma non agitatevi, non è Francesca, garantito. E ci sono quelle foto (un’immagine vale più di mille parole, lo sappiamo, e quindi le guardiamo, le foto, tutte, con molta molta attenzione) coi morti per strada e la gente che ci passeggia in mezzo, con aria del tutto indifferente, come se non ci fossero,

che addirittura ci cammina sopra senza neppure accorgersene, proprio come se non ci fossero,

ma voi dormite i vostri sonni sereni: è chiaro che non può essere Francesca. Ed è anche sempre più chiaro chi e perché ha tutto l’interesse a fomentare la narrazione dei crimini di guerra russi e io, davvero, non capisco come qualcuno abbia potuto inventarsi che fosse Francesca. Poi adesso è arrivato un missile a Kramatorsk,

lanciato naturalmente dai russi, che ha provocato una trentina di morti e un centinaio di feriti Si tratta di un Tochka U, di fabbricazione russa ma non più usato in Russia da tre anni e attualmente in dotazione unicamente all’esercito ucraino. Nella foto sottostante si può vedere un esemplare di questo tipo di missile, i rottami del missile atterrato a Kramatorsk e un missile Iskander, quello usato dai russi.

Inoltre il missile è arrivato da sud-ovest, zona attualmente sotto controllo ucraino, ma Francesca a Kramatorsk non ci è neppure andata, figuriamoci.
E arrivati a questo punto, direi che vale la pena di ascoltare anche un po’ di gente che le guerre le ha conosciute da vicino.

Giancarlo Vitali Ambrogio

Come ormai mi capita di dire spesso non ho più parole per descrivere gli orrori di questa guerra scellerata e non ho più parole per descrivere, anticipandolo, il burrone dentro cui ci sta spingendo Biden con la complicità dei governi europei e di una “stampa” senza più misura nell’accompagnarli per mano, ubbidiente e compatta: non più diplomazia, pressione politica, accordo di pace ma, guerra permanente e ucraini sacrificabili sognando la distruzione della Federazione russa e di conseguenza un’equa ridistribuzione delle enormi riserve di materie prime strategiche presenti nel sottosuolo dello “Zar”.
Mi chiedo se gli ucraini ne siano coscienti.
Malauguratamente per ora i risultati sono questi:
– morte, distruzione, sofferenze e dolore senza una fine prevedibile per il popolo ucraino e presto per quello russo;
– seri rischi che la guerra possa estendersi all’Europa o alla meglio che possa trasferire pur a distanza i suoi pesantissimi, inevitabili effetti sociali ed economici;
– aver “spinto” forse definitivamente la Cina e la Russia ad abbracciarsi in una alleanza che lascia prevedere il risorgere della guerra fredda di recente memoria, anzi freddissima, perché questa volta non sarà più fra occidente e Russia ma fra occidente e oriente, con tutte le terribili conseguenze che comporterà.
Complimenti alla Politica d’occidente!
Si poteva fare meglio?
Leggete sotto cosa racconta il Wall Street Journal
P.S. consigliato a chi è interessato a vedere tutta la storia al di la di Putin boia: oggi il Fatto Quotidiano riporta quello che definisce lo scoop di febbraio del Wall Street Journal. La ricostruzione dei fatti ricorda che cinque giorni prima dell’invasione russa, il cancelliere tedesco propose all’Ucraina un accordo con la Russia che sarebbe stato siglato da Biden e Putin in persona, nel quale Kiev si impegnava a dichiararsi neutrale rinunciando alla Nato: Kiev, cioè Zelens’kyi, non accettò sostenendo “di non credere che Putin avrebbe tenuto fede a un accordo di quel tipo” e perché ” la maggioranza degli ucraini vuole la Nato”
Di nuovo, non ho parole!

LETTERA DI 10 EX CORRISPONDENTI DI GUERRA CONTRO LA PROPAGANDA DEI NOSTRI MEDIA

“Ecco perché sull’Ucraina il giornalismo sbaglia. E spinge i lettori verso la corsa al riarmo”: lo sfogo degli ex inviati in una lettera aperta. “Basta con buoni e cattivi, in guerra i dubbi sono preziosi”
Undici storici corrispondenti di grandi media lanciano l’allarme sui rischi della narrazione schierata e iper-semplicistica del conflitto: “Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin”. L’ex inviato del Corriere Massimo Alberizzi: “Questa non è più informazione, è propaganda. I fatti sono sommersi da un coro di opinioni”. Toni Capuozzo (ex TG5): “Sembra che sollevare dubbi significhi abbandonare gli ucraini al massacro, essere traditori, vigliacchi o disertori. Trattare così il tema vuol dire non conoscere cos’è la guerra”.
“Osservando le televisioni e leggendo i giornali che parlano della guerra in Ucraina ci siamo resi conto che qualcosa non funziona, che qualcosa si sta muovendo piuttosto male”. Inizia così l’appello pubblico di undici storici inviati di guerra di grandi media nazionali (Corriere, Rai, Ansa, Tg5, Repubblica, Panorama, Sole 24 Ore), che lanciano l’allarme sui rischi di una narrazione schierata e iper-semplicistica del conflitto nel giornalismo italiano (qui il testo integrale sul quotidiano online Africa ExPress). “Noi la guerra l’abbiamo vista davvero e dal di dentro: siamo stati sotto le bombe, alcuni dei nostri colleghi e amici sono caduti”, esordiscono Massimo Alberizzi, Remigio Benni, Toni Capuozzo, Renzo Cianfanelli, Cristiano Laruffa, Alberto Negri, Giovanni Porzio, Amedeo Ricucci, Claudia Svampa, Vanna Vannuccini e Angela Virdò. “Proprio per questo – spiegano – non ci piace come oggi viene rappresentato il conflitto in Ucraina, il primo di vasta portata dell’era web avanzata. Siamo inondati di notizie, ma nella rappresentazione mediatica i belligeranti vengono divisi acriticamente in buoni e cattivi. Anzi buonissimi e cattivissimi“, notano i firmatari. “Viene accreditato soltanto un pensiero dominante e chi non la pensa in quel modo viene bollato come amico di Putin e quindi, in qualche modo, di essere corresponsabile dei massacri in Ucraina. Ma non è così. Dobbiamo renderci conto che la guerra muove interessi inconfessabili che si evita di rivelare al grande pubblico. La propaganda ha una sola vittima: il giornalismo”.
“L’opinione pubblica spinta verso la corsa al riarmo” – Gli inviati, come ormai d’obbligo, premettono ciò che è persino superfluo: “Qui nessuno sostiene che Vladimir Putin sia un agnellino mansueto. Lui è quello che ha scatenato la guerra e invaso brutalmente l’Ucraina. Lui è quello che ha lanciato missili provocando dolore e morte. Certo. Ma dobbiamo chiederci: è l’unico responsabile? Noi siamo solidali con l’Ucraina e il suo popolo, ma ci domandino perché e come è nata questa guerra. Non possiamo liquidare frettolosamente le motivazioni con una supposta pazzia di Putin“. Mentre, notano, “manca nella maggior parte dei media (soprattutto nei più grandi e diffusi) un’analisi profonda su quello che sta succedendo e, soprattutto, sul perché è successo”. Quegli stessi media che “ci continuano a proporre storie struggenti di dolore e morte che colpiscono in profondità l’opinione pubblica e la preparano a una pericolosissima corsa al riarmo. Per quel che riguarda l’Italia, a un aumento delle spese militari fino a raggiungere il due per cento del Pil. Un investimento di tale portata in costi militari comporterà inevitabilmente una contrazione delle spese destinate al welfare della popolazione. L’emergenza guerra – concludono – sembra ci abbia fatto accantonare i principi della tolleranza che dovrebbero informare le società liberaldemocratiche come le nostre”.
Alberizzi: “Non è più informazione, è propaganda” – Parole di assoluto buonsenso, che tuttavia nel clima attuale rischiano fortemente di essere considerate estremiste. “Dato che la penso così, in giro mi danno dell’amico di Putin”, dice al fattoquotidiano.it Massimo Alberizzi, per oltre vent’anni corrispondente del Corriere dall’Africa. “Ma a me non frega nulla di Putin: sono preoccupato da giornalista, perché questa guerra sta distruggendo il giornalismo. Nel 1993 raccontai la battaglia del pastificio di Mogadiscio, in cui tre militari italiani in missione furono uccisi dalle milizie somale: il giorno dopo sono andato a parlare con quei miliziani e mi sono fatto spiegare perché, cosa volevano ottenere. E il Corriere ha pubblicato quell’intervista. Oggi sarebbe impossibile“. La narrazione del conflitto sui media italiani, sostiene si fonda su “informazioni a senso unico fornite da fonti considerate “autorevoli” a prescindere. L’esempio più lampante è l’attacco russo al teatro di Mariupol, in cui la narrazione non verificata di una carneficina ha colpito allo stomaco l’opinione pubblica e indirizzandola verso un sostegno acritico al riarmo. Questa non è più informazione, è propaganda. I fatti sono sommersi da un coro di opinioni e nemmeno chi si informa leggendo più quotidiani al giorno riesce a capirci qualcosa”.
Negri: “Fare spettacolo interessa di più che informare” – “Questa guerra è l’occasione per molti giovani giornalisti di farsi conoscere, e alcuni di loro producono materiali davvero straordinari“, premette invece Alberto Negri, trentennale corrispondente del Sole da Medio Oriente, Africa, Asia e Balcani. “Poi ci sono i commentatori seduti sul sofà, che sentenziano su tutto lo scibile umano e non aiutano a capire nulla, ma confondono solo le acque. Quelli mi fanno un po’ pena. D’altronde la maggior parte dei media è molto più interessata a fare spettacolo che a informare”. La vede così anche Toni Capuozzo, iconico volto del Tg5, già vicedirettore e inviato di guerra – tra l’altro – in Somalia, ex Jugoslavia e Afghanistan: “L’influenza della politica da talk show è stata nefasta”, dice al fattoquotidiano.it. “I talk seguono una logica binaria: o sì o no. Le zone grigie, i dubbi, le sfumature annoiano. Nel raccontare le guerre questa logica è deleteria. Se ci facciamo la domanda banale e brutale “chi ha ragione?”, la risposta è semplice: Putin è l’aggressore, l’Ucraina aggredita. Ma una volta data questa risposta inevitabile servirebbe discutere come si è arrivati fin qui: lì verrebbero fuori altre mille questioni molto meno nette, su cui occorrerebbe esercitare l’intelligenza”.
Capuozzo: “In guerra i dubbi sono preziosi” – “Sembra che sollevare dubbi significhi abbandonare gli ucraini al massacro, essere traditori, vigliacchi o disertori”, argomenta Capuozzo. “Invece è proprio in queste circostanze che i dubbi sono preziosi e l’unanimismo pericolosissimo. Credo che questo modo di trattare il tema derivi innanzitutto dalla non conoscenza di cos’è la guerra: la guerra schizza fango dappertutto e nessuno resta innocente, se non i bambini. E ogni guerra è in sè un crimine, come dimostrano la Bosnia, l’Iraq e l’Afghanistan, rassegne di crimini compiute da tutte le parti”. Certo, ci sono le esigenze mediatiche: “È ovvio che non si può fare un telegiornale soltanto con domande senza risposta. Però c’è un minimo sindacale di onestà dovuta agli spettatori: sapere che in guerra tutti fanno propaganda dalla propria parte, e metterlo in chiaro. In situazioni del genere è difficilissimo attenersi ai fatti, perché i fatti non sono quasi mai univoci. Così ad avere la meglio sono simpatie e interpretazioni ideologiche”. Una tendenza che annulla tutte le sfumature anche nel dibattito politico: “La mia sensazione è che una classe dirigente che sente di avere i mesi contati abbia colto l’occasione di scattare sull’attenti nell’ora fatale, tentando di nascondere la propria inadeguatezza. Sentire la parola “eroismo” in bocca a Draghi è straniante, non c’entra niente con il personaggio”, dice. “Siamo diventati tutti tifosi di una parte o dell’altra, mentre dovremmo essere solo tifosi della pace”.

Quindi è chiaro: è assolutamente escluso che possa essere Francesca.

barbara