NEI DINTORNI DEL GOVERNO MELONI

Da dove vogliamo partire? Visto che c’è tanta gente che ama raccontarsi favole, io partirei proprio da quelle:

resta da capire chi potrebbero essere i sette nani. Vogliamo provare a fare qualche nome? Boldrini potrebbe andare? E quello – unico – che sta in aula con la mascherina: non ho bisogno di dire chi è, vero?

Poi ci metterei Serracchiani, Ronzulli, Draghi, Letta… Siamo a sei, e mi fermo, perché a me, e sicuramente anche a voi, ne verrebbero in mente a non finire, e quindi ognuno completi la lista come preferisce. A proposito di Serracchiani, nel caso vi fosse sfuggita, sentite questa che spettacolo (in rete potete trovare anche altri video ripresi da altre angolazioni che mostrano per tutto il tempo o quasi  la faccia della destinataria della replica):

Poi passerei a questo

a cui io secondo me manca una bella soppressa morbida tagliata a fette grosse co un bel goto de grinton, ma insomma la sostanza è quella, ci siamo capiti. Poi arriva il genio che dice

Riferite agli idioti rossobruni “sovranisti” (probabilmente sanno scrivere ma non leggere) che l’Italia produce appena:

– il 36% del grano tenero che le serve;
– il 53% del mais;
– il 51% della carne bovina;
– il 56% del grano duro per la pasta;
– il 73% dell’orzo;
– il 63% della carne di maiale e i salumi;
– il 49% della carne di capra e pecora;
– per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento. 

Per favore, sentite anche se tali idioti intendono campare con un terzo di panino con sopra spalmato del sovranismo, grazie.

A cui io rispondo: mi scusi signor genio, ma se stessimo producendo il 100% del nostro fabbisogno, le pare che a qualcuno potrebbe venire in mente di fare un ministero apposta per perseguire l’autosufficienza alimentare? Andiamo, su!
Naturalmente anche su questo la setta nana boldrinessa ha da dire la sua e anche questo è pane per i denti di Giorgia

La quale boldrinessa ha da dire la sua anche sulla scelta di Giorgia Meloni di essere chiamata il Presidente del Consiglio dei Ministri oltre che per il nome del partito che “dimentica le Sorelle”

(evidentemente la signora boldrinessa ignora l’origine delle parole “Fratelli d’Italia”); già in tanti le hanno risposto, e ora voglio farlo anch’io.

La parola presidentessa esiste (presidenta no), ma la presidentessa è quella del patronato, quella del gruppo che organizza la sagra della castagna, del comitato per la manifestazione di beneficenza, ma il Presidente del Consiglio dei Ministri è una funzione specifica e unica, è un ruolo specifico e unico, e va declinato con l’articolo relativo al ruolo. Così come abbiamo la direttrice della scuola, dell’asilo, della biblioteca, ma il direttore d’orchestra è una cosa diversa, è un ruolo specifico e unico. E non trovo molto senso nel dire la presidente, dal momento che il femminile specifico di questa parola esiste, sarebbe come dire il dottore e la dottore. Vero che etimologicamente è un participio presente e come tale indeclinabile e “ambosesso”, in cui il sesso è indicato dall’articolo, ma come molti participi (docente, cantante) viene usato come sostantivo, e quindi vale quanto detto sopra in relazione al ruolo, cioè la questione non è grammaticale, bensì semantica. Allo stesso modo c’è una differenza sostanziale fra il segretario e la segretaria: la segretaria è SEMPRE al servizio di una persona: la segretaria del direttore, dell’avvocato, del dentista, del notaio (ovviamente anche il segretario maschio quando svolge lo stesso tipo di servizio). Il segretario generale invece, ma anche il semplice segretario comunale, è al servizio di un’istituzione, cioè è una funzione, un ruolo, una carica, che prescinde dal sesso di chi lo svolge. Aggiungo che in diversi ambiti, anche se oggi probabilmente sempre più in disuso, i termini colonnella e generalessa indicano la moglie dell’ufficiale in questione, e tale denominazione non può essere usata per la donna che fa carriera militare e raggiunge il grado di colonnello o generale: suonerebbe come una presa in giro. E per favore, non mi si venga a parlare della Treccani (che qualcuno ha, non del tutto inopportunamente, suggerito di ribattezzare Treccagne, così le femministe saranno soddisfatte): se ci sono testi “scientifici” che affermano che il sesso biologico non conta nulla e che la persona è rappresentata unicamente dal genere che “si sente” in quel determinato momento e che può benissimo cambiare nel quarto d’ora successivo, perché adesso va di moda sostenere questo, pretendete che io prenda per vangelo un testo anch’esso sempre più prono alle mode del momento? O la Crusca: dopo che è stato proposto petaloso, ne vogliamo ancora parlare? Andando poi all’estero, quando ancora la gente era dotata di buon senso e parlava in maniera normale, avevamo Le (maschile) Premier (maschile) Ministre (maschile) Madame Cresson. In inglese non c’è articolo distinto e avevamo the Prime Minister Mrs Thatcher, cioè c’è ugualmente modo di sapere di che sesso è la persona che ricopre il ruolo in questione. Sempre che sia importante sapere se chi ricopre il ruolo ha il pisello o la patata, il che è tutto da discutere. Salvo ovviamente il caso in cui la donna che occupa quel ruolo vi sia stata chiamata per via delle quote rosa: in questo caso sì, il fatto di essere detentrice della patata è di primaria importanza, ma non mi sembra il caso di nessuna delle tre donne in questione, Thatcher, Cresson, Meloni. E concludo con una domanda: voi direste che Giuseppina Maria Fragoletti è un arbitro severo, un arbitro severa o un’arbitra severa? E non tiratemi fuori l’argomento che arbitra non esiste: non esistono neanche ministra sindaca architetta ingegnera e tutta l’infinita serie di puttanate di recente invenzione. E d’altra parte, come giustamente fa presente l’amico Cullà, non risulta che qualche uomo abbia rivendicato il diritto di ricevere biglietti con su scritto “Il Signorio Vostro Illustrissimo è cordialmente invitato” – o magari “Il Signoria Vostra ecc.”.

Poi, sempre in ambito boldriniano, c’è anche questa ennesima figura di merda  – no, non è analfabeta funzionale: è analfabeta e basta – d’altra parte, che cosa aspettarsi da una che si fa comandare quando sorridere?

E infine c’è la questione del famigerato merito (vade retro Satana!), su cui risponde da suo pari questo signore

al quale mi permetto di osservare che la preposizione “a” seguita da “assediare” richiede obbligatoriamente la d eufonica, tranne alcuni pochi casi eccezionali, e questo non lo è; forse il signor professore e scrittore avrebbe bisogno di qualche lezione di italiano. Naturalmente contro il merito si è scagliata l’Oca Signorina – e la cosa non ci stupisce -, dal cui post estraggo alcuni esemplari commenti dei suoi cicisbei, ovviamente in piena sintonia con lei.

visione classista e pericolosissima. Uno che non può pagarsi gli studi perché in difficoltà economiche non merita di essere trattato degnamente? E uno che semplicemente non è un cervellone?

Ecco, questo avrebbe urgente bisogno di qualcuno che gli spiegasse che cosa significa merito

preferisco Marx quando dice “da ciascuno secondo le sue capacità a ciascuno secondo i suoi bisogni”. È orribile vivere in un mondo di eterna e rigida competizione.

Che una bella citazione di Marx fa sempre figo. Ma se uno deve dare secondo le sue capacità, secondo lui che cosa potrà mai voler dire?

“meritocrazia” è esattamente la stessa cosa della competizione, che è la base della società capitalista in cui viviamo. Insegnare già ai bambini che se non combinano nulla non sono nessuno e sono destinati a rimanere nei margini della società, ignorando che le capacità di uno sono determinate non dalla libera volontà del soggetto, ma da fattori esterni, o interni, in entrambi i casi incontrollabili e ingestibili da parte del soggetto. La meritocrazia è una menzogna per mascherare il conservatorismo, altrimenti non avremmo figli di papà inetti inseriti in ruoli di spicco a farci la morale del “bisogna essere imprenditori di sé stessi”.

Capito bambini? Se non fate un cazzo non è colpa vostra, voi non avete il controllo sul vostro fare o non fare e quindi non potete farci niente, E quindi sedetevi e aspettate che la vita vi passi davanti, che qualcuno il cibo ve lo procurerà comunque, grazie ai coglioni che si fanno il culo a lavorare.

ma chi premia la nostra società? Chi porta più grana, o chi si impegna di più? Perché io posso sforzarmi di studiare astrofisica, che per me è al limite dell’incomprensibile, studiare giorno e notte, sforzarmi fino a perdere la vista, e continuare comunque a non capirla, mentre un “genio” impara tutto in un lampo. In quel caso la società non mi riconosce un bel nulla, anzi, mi chiama parassita e incapace, mentre premia l’altro perché meritevole, anche se magari non si è sforzato un minimo nel suo lavoro.
La squadra che vince la partita è quella che segna perché più forte, non quella che ci prova e si sforza correndo fino all’ultimo secondo.

Esatto caro: tu SEI (non “ti si chiama”: tu proprio SEI) un parassita e incapace e anche deficiente, non perché non capisci l’astrofisica, ma perché pretendi a tutti i costi di studiare una cosa per la quale sei negato senza neppure renderti conto che non fa per te, e lo sai perché non sei capace di rendertene conto? Perché nella tua educazione è sempre stato escluso il concetto di merito. Per questo sei e sempre resterai un fallito, ai margini della società, un parassita. Quanto alla squadra che vince perché è più forte, prova a fare uno sforzo di fantasia e immaginare per quale bizzarro caso del destino si trova a essere più forte. No, eh? Proprio non ce la fai. Eh, capisco.

Aggiungo due splendidi confronti fra Giorgia Meloni e la gallina di plastica Lillifascisi Gruber

Sempre più cafona che mai.

E concludo con questa cosa spettacolare.

Anzi no, concludo con questa, che non c’entra niente ma mi piace un sacco

(Don’t forget: el marinero, el capitano. Y el presidente, desde luego)

POST SCRIPTUM: una cosa comunque è certa: i sinistri hanno finalmente mostrato la loro vera faccia

barbara

DICE LA BOLDRINESSA:

Inginocchiate e bendate a mangiare banane che gli uomini tengono all’altezza del bacino.
La gara mangiatrici di banane alla ‘festa degli uomini’ di Monteprato: che spettacolo squallido, un concentrato di becero maschilismo.
Nessuna donna dovrebbe prestarsi, neanche per scherzo.

Commento 1: e tu chi cazzo sei per dire alle donne cosa devono o non devono fare? Non eravamo libere autonome indipendenti padrone della nostra vita, delle nostre scelte e del nostro destino? Adesso non vale più?
Commento 2: possiamo dire che sfruttare le collaboratrici è una cosa che nessuno dovrebbe fare, meno che mai una donna, menissimo che mai se sei la terza carica dello stato, menissimo che maissimo se rappresenti un partito che si vorrebbe progressista, nato per la tutela dei lavoratori?
Commento 3: una volta l’imperativo categorico era ricordare ogni tre secondi all’universo mondo che è mia (la patata) e me la gestisco io e nessuno deve sindacare sull’uso che ne faccio: com’è che la bocca invece anche se è mia non avrei il diritto di gestirla io e di usarla come mi pare?
Commento 4: festa degli uomini concentrato di becero maschilismo? E cosa mi dici di questa festa della donna?

Per non parlare di quelle con lo striptease maschile e le signore che vanno a infilargli le banconote nel microslippino sul maxiuccellone.
Commento 5: la cosa delle banane è di cattivo gusto? Sì: e allora? Questo è per caso di buon gusto?

Ti è capitato di protestare? Di chiamarlo spettacolo squallido? Di dire che nessuno – uomo o donna – dovrebbe prestarsi neanche per scherzo a tanta volgarità?
Commento 6: mavaccagare, vecchia befana.

barbara

SIAMO A CAVALLO, L’ITALIA È SALVA!

Ci ha pensato la boldrinessa, che tra un match e l’altro con le sue collaboratrici cattive cattive che dicono tante brutte cose di lei, si preoccupa indefessamente del bene dell’Italia, e guardate quante idee geniali ha partorito la sua mente vulcanica!

Boldrini: “Bibbia e proverbi contro le donne”/ Libro choc “serve Ddl Zan, più aborti”

Laura Boldrini e il libro per “salvare le donne in Italia dal potere dei maschi”: la lista shock da più Ddl Zan, meno obiezione coscienza, stop proverbi e passi della Bibbia

L’Italia, in particolar modo il mondo femminile, si può salvare con meno obiezione di coscienza (dunque con più aborti) con il Ddl Zan approvato, con la parità di genere nella toponomastica e perfino su WhatsApp, per non parlare delle “devastanti” storture presenti nei proverbi della tradizione e perfino nella Bibbia.

È un concentrato di “desideri” e “proposte” l’ultimo libro di Laura Boldrini ‘recensito’ oggi da “La Verità” che non risparmia nulla alla deputata Pd. Il titolo del libro dice già molto, se non tutto “Questo non è normale. Come porre fine al potere maschile sulle donne”, ma è poi nei contenuti anticipati da Francesco Borgonovo nel suo articolo di decostruzione del “Boldrin-pensiero” che si scoprono questioni assai molto controverse. Ad esempio i proverbi come «Donna pelosa, donna virtuosa»; «donna baffuta, sempre piaciuta»; «donne e buoi dei Paesi tuoi», e simili, non possono più essere accertati secondo l’attivista politica in difesa del mondo femminile, perché «sono il succo di pregiudizi millenari e di discriminazioni stratificate ai danni del genere femminile, specchio di superstizioni e di un pensiero che non guarda alle donne con occhio benevolo, frutto di una cultura patriarcale e maschilista dalla quale non abbiamo ancora preso le distanze». Ma è la stessa Bibbia, a proposito di tradizione, a non essere particolarmente sopportata dall’ex Presidente della Camera: colpevole di aver proposto il “modello Eva”, andrebbe “riesumata” l’antica tradizione ebraica sulla figura di Lilith, la quale «esigeva di essere trattata alla pari, non voleva giacere con Adamo a comando, si rifiutava di servirlo e obbedirgli»*

IL LIBRO DI LAURA BOLDRINI E LA “LISTA” SHOCK

La lista di cambiamenti, precetti e regole che dovrebbero cambiare in Italia (e non solo) per raggiungere la fantomatica “parità dei generi” è molto lunga e Laura Boldrini spazia ogni campo della cultura e della politica per “dimostrarli”. «Non è normale avere un’ottima legge sull’interruzione volontaria di gravidanza e non poterne usufruire a causa dell’obiezione di coscienza», lamenta la deputata Dem nel suo libro pro-femminismo. Dall’aborto ai temi LGBT, il passo è breve: «va approvato il Ddl Zan al più presto», scordandosi però in questo passaggio la buona fetta di mondo femminista** che su quella proposta di legge ancorata al Senato ha avuto e ha ancora molto a cui contestare (specie sul concetto di autodeterminazione inserito nel disegno di legge che consentirebbe a chiunque di dichiararsi donna al 100%). Se la prende poi con l’Inno di Mameli, i completamenti di WhatsApp nel dizionario automatico e tanto altro ancora: un punto però su tutti ci ha colpito, quando cioè Boldrini provando a spiegare la necessità di fiabe e storie per bambini diverse dalla “tradizione maschilista e patriarcale” arriva a citare Chesterton. «Come diceva Chesterton, le fiabe non servono per dire ai bambini che esistono i draghi, ma per far capire loro che i draghi possono essere sconfitti»; ecco, si dimentica forse anche di dire – come giustamente nota “La Verità” – che il buon GKC spiegava anche tramite i suoi capolavori come la fiaba in quanto tale non è “sessista” ma aiuta le bambine a scoprire sé stesse (citando Marie-Louise Von Franz) attraverso la conoscenza del maschile, ovvero il principe azzurro. In un Paese libero, vivaddio, le opinioni sono libere e pure le castronerie (di cui ognuno è foriero, non dimentichiamolo): certo però che guardare la realtà solo con le lenti ‘speciali’ dell’ideologia, alla lunga, rischia di nuocere gravemente alla realtà stessa.
Niccolò Magnani, qui.

* Quando, dopo il peccato, Dio comunica le punizioni che dovranno subire, dice ad Adamo: “Mangerai pane col sudore del tuo volto” e a Eva: “Partorirai i figli con doglia e avrai desiderio di tuo marito”. Nella Bibbia è dunque già enunciato il desiderio sessuale della donna, e automaticamente riconosciuto come legittimo, contrariamente a quanto sostenuto dalla cultura maschilista e patriarcale, e in anticipo di quasi tremila anni sulle più rivoluzionarie femministe. Inoltre, che cosa produce l’uomo con fatica e con dolore? Cose che si consumano. Che cosa produce la donna con fatica e con dolore? La vita! La signora boldrinessa parla della Bibbia senza averne letta una sola pagina.

** E anche di quello omosessuale.

Nel suo libro la signora boldrinessa si batte anche, come scrive Francesco Borgonovo, a favore della toponomastica «paritaria» come se parificare il numero delle vie dedicate a donne e uomini potesse realmente migliorare la condizione femminile. E niente, quando una è cretina ce la mette proprio tutta a essere cretina a tutto tondo, dalla testa ai piedi, dai capelli alle budella, senza lasciarne fuori una sola cellula, una sola molecola, un solo atomo. E guardate quanto è bella con questo splendido velo verde-islam!

barbara

TORNO ANCORA UN MOMENTO SU SEID

Seid e il lockdown: quel che Saviano non dirà mai

Pura verità: quando ho letto che il ventenne etiope Seid Visin si era suicidato impiccandosi «a causa del razzismo» ho subito pensato… «Razzismo? Sarà l’ennesimo ragazzino che si suicida a causa delle misure “contenitive” per il COVID». Si tratta di un fenomeno, chissà perché, taciuto dai media ma ben presente a chi si occupa di salute mentale.

Poi ho letto di una sua lettera nella quale aveva scritto: «Prima di questo grande flusso migratorio ricordo con un po’ di arroganza che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, ovunque mi trovassi, tutti si rivolgevano a me con grande gioia, rispetto e curiosità. Adesso, invece, questa atmosfera di pace idilliaca sembra così lontana; sembra che misticamente si sia capovolto tutto, sembra ai miei occhi piombato l’inverno con estrema irruenza e veemenza, senza preavviso, durante una giornata serena di primavera».

L’analisi era lucida: prima dell’attuale migrazione di massa, Seid non si sentiva minimamente minacciato dal razzismo, in Italia; tuttavia, l’enorme flusso migratorio ha cambiato l’atteggiamento degli italiani nei confronti di chi è percepito come immigrato (Seid era stato adottato). Si, in effetti, il razzismo c’entrava; ma, in ultima analisi, il suo disagio poteva essere considerato una conseguenza della (pessima) gestione del fenomeno migratorio.

Sgraziate, strumentali sembravano le parole di alcuni politici; ma non del tutto fuori luogo. Lo scrittore Saviano: «Seid si è suicidato perché vittima di razzismo. Salvini e Meloni un giorno farete i conti con la vostra coscienza»; Enrico Letta: «Se puoi, scusaci. #SeidVisin»; Laura Boldrini: «Si è tolto la vita. A vent’anni. Sentiva il peso infame dello sguardo del razzismo»; Nicola Fratoianni: «Siamo un Paese che ha fallito. Siate maledetti!». [Non è un bijou quel “siamo – siate”?]

Poi, senza fretta, è emersa la verità: la lettera di Seid non era una lettera d’addio, per giustificare il suicidio. Era stata scritta alla sua psicoterapeuta tre anni fa, nel gennaio 2019. Quindi il suo suicidio, con il razzismo, non c’entra nulla. Di più. La mamma adottiva di Seid ha dichiarato: «Durante il lockdown Seid era chiuso in una stanza a Milano, 24 ore su 24. Ed è là che è iniziato il suo disagio, ha iniziato a stare male. Ha iniziato una sorta di depressione, questo isolamento di tutti, tutti i ragazzi e noi adulti. Io per prima, chiusa in casa tutto il giorno da sola cominciavo a rimuginare pensieri, cose… Immagino questi ragazzi, chiusi… Lui là ha iniziato a non stare bene. Infatti, è stato, da ottobre fino a febbraio, tutto solo. Neppure a Natale è venuto. E solo a febbraio ho iniziato a sentire che era instabile. L’ho fatto ritornare immediatamente a casa e abbiamo iniziato a seguirlo. Quindi, uno dei motivi scatenanti tutto questo inferno è stato questo isolamento dei ragazzi».

Altro che razzismo: Seid non ha retto il clima di terrore, l’isolamento forzato, lo spegnimento della vita sociale e all’aria aperta così importante per i ragazzi. La Nuova Bussola Quotidianaè stato, se non l’unico, tra i pochi media che hanno sollevato (inascoltati) questo problema.

Eppure, né Saviano, né Boldrini, né Fratoianni si sono scusati con Salvini e Meloni; nessuno ha maledetto Conte, Draghi, Speranza per l’imposizione del lockdown, né ha minacciato «un giorno farete i conti con la vostra coscienza».

A questo punto, potrà sembrare bizzarro, mi sono tornate in mente le parole di Ted Kaczynski, il celebre Unabomber, che nel suo Manifesto ha scritto: «[…] la Sinistra prende un principio morale accettato, lo adotta per suoi comodi, e quindi accusa la maggioranza della società di violare quel principio. Esempi: l’eguaglianza razziale, l’eguaglianza dei sessi, l’aiutare la povera gente, la pace come opposta alla guerra, la non violenza in generale, la libertà di espressione, l’amore verso gli animali; più essenzialmente il compito dell’individuo di servire la società e il compito della società di prendersi cura dell’individuo. Questi sono valori profondamente radicati della nostra società (o almeno della sua classe media e alta) da lungo tempo e che, esplicitamente o implicitamente costituiscono materia preminente per i principali mezzi di comunicazione e per il sistema educativo. Molti uomini di sinistra, specialmente quelli del tipo sovrasocializzato, di solito non si ribellano contro questi princìpi, ma giustificano la loro ostilità verso la società dichiarando (con qualche grado di verità) che essa non vive secondo quei princìpi» (Theodore J. Kaczynski, La società industriale e il suo futuro, § 28).

Il secondo pensiero è stato: «Sciacallaggio». Queste persone hanno usato il suicidio di un ventenne per gettare (indebitamente) un po’ di fango sugli avversari politici.

Il terzo pensiero? «Ipocrisia». L’accusa più pesante che Gesù ha rivolto a chi lo voleva morto, nel Vangelo. L’ipocrisia (da non confondersi con l’incoerenza), definita dal vocabolario Treccani on-line: «Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole». Si capisce benissimo perché l’ipocrisia sia stata così odiata da Gesù: tutto quello che l’ipocrita tocca, degrada, marcisce, si trasforma in putredine. L’ipocrisia corrompe la fiducia e quindi i legami sociali, insozza valori e virtù, alimenta cinismo e menzogna.

A costoro non importa nulla di Seid; come, negli anni Settanta non importava nulla dei proletari e degli operai, negli anni Ottanta delle donne, nei Novanta delle persone con tendenze omosessuali e, attualmente, degli immigrati. Nulla importa loro della giustizia sociale, dei diritti civili, dell’inviolabilità del corpo umano. Sono solo slogan vuoti per ottenere voti, potere, per distruggere la civiltà europea, la metafisica. Non hanno una morale, non hanno una parola d’onore, non hanno alcun freno. Prima ce ne renderemo conto, e daremo loro un nome, prima porremo un freno a questo continuo abominio.

Roberto Marchesini, 10/06/21, qui.

Niente da aggiungere: l’articolo è perfetto. Di mio dico solo che nessuno dovrebbe aspettarsi che quella feccia possa scusarsi con chicchessia: per poterlo fare bisogna prima accorgersi di essere nel torto, e per accorgersi di avere fatto un torto a qualcuno bisogna avere una coscienza.

barbara

PENSIERI E PAROLE

(perché voi di un campo di grano non ne sapete niente, e allora ve lo racconto io).
E cominciamo con l’ennesimo scandalo a corte.

“Boicottiamo la regina Elisabetta, è razzista”

Così la fondatrice di Black Lives Matter, Opal Tometi. Si occupasse di schiave nigeriane, anziché di far inginocchiare la regina 95enne che sta lì da quando Hitler bombardava Londra [e lei difendeva la civiltà dalla barbarie nazista facendo la camionista per l’esercito, a 18 anni]

La fondatrice di Black Lives Matter chiede il boicottaggio della famiglia reale dopo le accuse di razzismo alla casa reale da parte di Meghan Markle, che sostiene Black Lives Matter. La scrittrice e attivista Opal Tometi ha esortato a rivoltarsi e a cancellare la monarchia inglese perché non sosterrebbe le persone di colore.
Nessuna meraviglia. I fondatori di Black Lives Matter hanno ammesso di essere degli ideologi marxisti. Vi spiccano ex membri dei Weather Underground, un gruppo terroristico della sinistra radicale che, negli anni Sessanta, tentò di scatenare una rivoluzione comunista negli Stati Uniti. Black Lives Matter afferma di voler abolire la famiglia, la polizia, le prigioni, l’“eteronormatività” e il capitalismo. Per loro, i Windsor sono solo un altro simbolo del “suprematismo bianco”.
Tometi, nata in America da genitori nigeriani, dice di essersi ispirata per Black Lives Matter dalla storia della sua famiglia. Per servire davvero la causa della dignità, dell’antirazzismo e difendere le persone di colore potrebbe tornare a guardare a quel che accade in questi giorni in Nigeria, dove migliaia di donne e bambine vengono rapite. Sarebbe una causa ben più nobile e urgente della mascalzonata contro una regina che sta per compiere 95 anni e che sta lì da quando Hitler bombardava Londra, teneva discorsi alla radio e serviva come ausiliaria nell’esercito inglese, l’unico che tenne testa al nazismo fra le tante monarchie e paesi europei.
In alternativa, che ne diciamo di boicottare noi Black Lives Matter?
Giulio Meotti, qui.

Certo che se un’attricetta arrivista (il suo primo marito era un produttore) incontra un nazistoide,

non è molto facile che ne esca qualcosa di buono. Però guardate come piange poverina, incurante del trucco che si scioglie e cola giù da tutte le parti!

E a proposito di Black Lives Matter

Lorenzo Capellini Mion

Tampa, FLA

L’agente Jesse Madsen, che nella sua vita dedicata alla Nazione ha prestato servizio nel Corpo dei Marines, decorato in combattimento, e nella Guardia Nazionale della Florida oltre che in altre tre unità di polizia prima di raggiungere il dipartimento di polizia di Tampa, martedì mattina è morto gettandosi intenzionalmente sulla traiettoria di un veicolo fuori controllo, alla cui guida c’era un ragazzo alterato da droghe, per proteggere l’incolumità di altri automobilisti.
Nella sua onorata carriera Madsen aveva già vinto sette premi per aver salvato vite di persone di ogni etnia e colore.
Per me il giornale unico si guadagnerà un minimo di credibilità solo quando, oltre ad inginocchiarsi per dei criminali, si occuperà anche di storie come quelle dell’agente Jesse Madsen che lascia una moglie e tre figli, di 16, 12 e 10 anni.
Ora e per sempre: Blue Lives Matter

Ma queste cose è difficile che facciano notizia. Un po’ come per i palestinesi: se non sei terrorista e se non ti ammazza un israeliano vali meno di zero, e nessun giornale ti dedicherà mezza riga. A proposito: se a causa delle criminali politiche del nostro governo vi ritrovate con l’attività chiusa, zero entrate e una famiglia, oltre a voi stessi, da mantenere, e siete disperati e non sapete dove sbattere la testa, vi posso dare un buon suggerimento: andate in Israele e fate fuori un po’ di ebrei. E se avete tanti figli da mantenere, cercate di ammazzarne tanti:

Restando in America, vi ricordate quel detto secondo cui “Tu sai cento parole, il padrone ne sa mille: per questo il padrone è lui”? Ebbene sì, sapere tante parole è straordinariamente utile in politica:

E sempre a proposito di parole

Passiamo ora al nuovo proibizionismo.

Roma. Il clima è quello in cui il più celebre fumettista americano, Theodor Geisel, “Dr. Seuss”, scomparso nel 1991 e che ha venduto 650 milioni di copie di libri per l’infanzia, fra cui “Il Grinch”, è diventato infrequentabile. Sei libri del Dr. Seuss non verranno più stampati a causa di “immagini razziste” e sono stati ritirati dalle scuole della Virginia, dal portale di vendite eBay e dalla Chicago Public Library. Appena sei anni fa, Michelle Obama aveva portato uno dei libri del Dr. Seuss alla Casa Bianca, “The cat in the hat”. Oggi l”`Iliade”, “Le avventure di Huckleberry Finn”, “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee e “Uomini e topi” di John Steinbeck vengono ritirati da molte scuole, mentre “Tintin in Congo” di Hergé, scrive il New York Times, “è diventato praticamente introvabile negli Stati Uniti”. Allo stesso modo i libri di Richard Scarry, il prolifico autore e illustratore di libri per bambini che ha venduto 160 milioni di copie, sono stati “rivisti” per riflettere l’uguaglianza di genere. Così un orso poliziotto è diventato un orso femmina e una gatta che spinge un passeggino è diventata un gatto. Nel 2018 e nel 2019, la Toronto Public Library ha ricevuto numerose richieste di rimozione di libri. Come “Good Dog Carl and the Baby Elephant”, perché in esso “i bambini piccoli vengono lasciati incustoditi in uno zoo e interagiscono con animali selvatici, concetti obsoleti”. Volevano che il libro fosse rimosso dalla collezione dei bambini e che la biblioteca “distruggesse tutte le copie”. Racconta il National Post che “Peter Pan è stato rimosso dalla Toronto Public Library”. Il libro di J. M. Barrie è stato collocato in una sala speciale di lettura di titoli controversi, accusato di contenere “molti stereotipi grotteschi, scene di appropriazione culturale e dialoghi offensivi”. In Unione Sovietica avevano le “spezkhran”, i fondi speciali delle biblioteche. Libri con il timbro “per uso di servizio”. Lo slogan era: “Meglio vigilare troppo che poco”. Alla biblioteca di Leningrado, ogni libro aveva una, due o tre stellette a seconda del “rischio” che rappresentava. C’erano i romanzi di Balzac, George Sand, Emile Zola e Ibsen, perché “quasi tutti i personaggi dei suoi drammi danno vita a una dura protesta contro la struttura sociale”. Qualche giorno fa, sul New York Times, Pierre Nora, che in Francia ha diretto il Débat, ha attaccato così la cancel culture: “Alcuni di noi sono abbastanza vecchi da avere echi in testa di Goebbels che disse: `Quando sento la parola `cultura’, metto mano alla pistola”.
Giulio Meotti, qui.

E contro il proibizionismo ci resta un’unica difesa: il contrabbando:

E veniamo alla peste, che più che i polmoni dei pazienti sembrerebbe devastare i cervelli di chi governa e decide.

Stefano Burbi

Mi ha appena telefonato un mio amico fraterno che mi ha raccontato un episodio molto sintomatico dei tempi bizzarri che stiamo vivendo.
Ieri, a Verona, si è recato in un albergo dove alloggiava un suo amico per incontrarlo nella hall: è entrato, munito di mascherina ormai di ordinanza, si è sottoposto al rito della misurazione della febbre, superando brillantemente il test. Poi ha trovato ad attenderlo l’amico: i due si sono salutati e stavano per accomodarsi sul divano della sala per poter parlare, quando l’addetta alla reception, sia pure con modi cortesi, li ha invitati ad uscire dall’edificio, in quanto le disposizioni anticovid per la zona arancione, impedivano che un ospite si trattenesse all’interno dell’hotel con una persona proveniente dall’esterno.
I due, sorpresi, si sono dovuti adeguare, ma prima di andarsene, il mio amico ha chiesto: “Ma se io prendessi adesso una stanza in questo hotel, potrei restare? Non ci sarebbe più pericolo di Covid?’”
La ragazza, visibilmente imbarazzata, ha annuito.
Dal bizzarro mondo dell’anno uno d. C. (dopo Covid) è tutto.
E scommetto che ci sarà qualcuno che troverà queste regole perfino sensate…
Stefano Burbi

Certo, perché la prudenza non è mai troppa e la cosa migliore da fare è obbedire

anzi, come dice il motto, “Usi obbedir tacendo e tacendo morir”.

Purtroppo però, se il virus devasta il cervello dei governanti ed “esperti”, le scelte di questi ultimi devastano la vita, la salute e la psiche dei sudditi sani:

Boom di risse tra giovani a Parigi: il lockdown porta il disagio anche nei quartieri chic

L’esplosione della violenza tra i più giovani è legata, secondo molti esperti, all’effetto combinato delle restrizioni e del quasi azzeramento della vita sociale sotto pandemia. In Francia il coprifuoco è in vigore da ormai cinque mesi, situazione inedita dalla fine della seconda guerra mondiale. Appello del governo per trovare soluzioni

Soluzioni? Usare aeroplani militari per irrorare le città con sedativi nebulizzati, o smetterla con i lockdown. (qui)

Se poi guardiamo in questo grafico l’andamento della mortalità in cinque Paesi, di cui quattro con segregazione e uno no…

qui

E non si venga a parlare di diversa densità di popolazione: Stoccolma ha una densità maggiore di quella di Milano!

Ma forse la colpa in realtà non è del governo, bensì

Concludo con due note positive: una è che se alle prossime elezioni (2022, 2032, 2042, quello che sarà, ma insomma prima o poi dovranno pure arrivare, no?) voteremo tutti in massa Giorgia Meloni, succederà una cosa bellissima

L’altra è che il giudice di Berlino ha nominato un suo rappresentante a Reggio Emilia

Coronavirus, escono di casa con l’autocertificazione falsa. Il giudice: “Non è reato. Il Dpcm è illegittimo”

Il Tribunale di Reggio Emilia: un atto amministrativo non può limitare la libertà personale di movimento, è contrario alla Costituzione un obbligo generalizzato a restare nella propria abitazione. (qui)

E per finire, naturalmente

barbara

GAME OVER

OVVERO

Tutto quello che avreste sempre voluto dire sulle femministe

ma non ne avete mai avuto il coraggio.

Boschi, Boldrini, Castelli: il femminismo è una via di fuga

di Max Del Papa

La profeta è Laura. Non profetessa, troppo indulgente, troppo ammiccante, basta profeta, tanto finisce con la “a”. La profeta è Boldrini, Laura Boldrini, questa Giovanna d’Arco del vittimismo femminista o del femminismo vittimista, “a piazèr” (la stupenda Monica Vitti dei crauti) [ve la metto, perché merita] :

con quel marxismo può dire ciò che vuole e se tu non sei d’accordo, pronta la lettera scarlatta a la carte: sessista, misogino, misofobo. È un bel gioco che purtroppo non dura poco, gira in eterno e il trucco è elementare, sta nella probatio diabolica: come fai a discolparti da una colpa a senso unico, stabilita solo da chi si dice attaccato, juris et de jure, senza facoltà di prova contraria? Laura la profeta è tutto: parte lesa, pubblica ministera, giudicia, secondina e, se non dispiace, boia (tanto finisce con la “a”). Con quella bocca comunista può dire ciò che vuole, tu invece non puoi dire un accidente di niente, appena fiati sei nel peccato originale e lo sei perfino se taci. Perché chi tace acconsente. Insomma, sei maschio – non gender, maschio e basta – e di conseguenza brutto sporco e cattivo; se poi sei pure bianco e occidentale, apriti cielo, non hai speranze, meglio un maiale.

La profeta è Laura, le discepole sono tante. Con licenza di spaziare, prendiamo le solite due a caso, una è la inafferrabile Mara Carfagna alla quale altre femmine non perdonarono mai né i calendari della fase velina né i trascorsi berlusconiani, e lo fecero con accenti particolarmente osceni, su tutte la Sabina Guzzanti: tout est pardonne, lei ormai gravita nell’alone della sinistra arcobalenata e come tale è assurta al Cenacolo. [Di Sabina Guzzanti su Mara Carfagna avevo parlato qui RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI 1 al 9 luglio] Difatti non manca mai di lamentare quel sessismo, quel machismo che temporibus illis non poteva far valere, arrivandole come uno stormo di Stukas dalle donne.

L’altra, mutatis mutandis, è Meb, che non sta per un finanziamento europeo ma per Maria Elena Boschi, una che di sinistra, modestamente, vi nacque e dunque ha l’allenamento muscolare, appena la guardi lei scatta, sgrana gli occhioni blu e ti fulmina soave: ah, che sessista. Prima lo diceva anche dei Trav, i Vauro, gli altri vignettari o guitti Fattoidi che – ricordate, ai tempi delle disavventure bancarie di famiglia? – la ritraevano come una honky tonk woman, adesso non può più perché c’è alleanza nell’aria, sofferta, tormentata ma finché tiene… E così non le resta che additare, sinistramente, in genere il porco mondo maschio, tanto i bersagli si trovano, si trovano: Salvini, Trump, i sovranisti, “le destre”, il popolaccio che in banca ci entra con gli spiccioli, quella roba lì.

Ma quelle che hanno imparato meglio e più presto sono le parvenu del potere, è la novelle vague grillina, ecco qua una Lucia Azzolina che, catafratta all’autoridicolo, si intigna con Salvini: “Ah te la prendi con me perché sono donna e giovane”. E perché no bella, bellissima? No, me la prendo perché sei una incapace, ha replicato il Matteo milanese. “Ah, sessista, leghista”. A ruota un’altra grilletta, Laura Castelli, tallona: “Se la prendono con me perché sono donna”. No, te ne dicono di tutto e di peggio perché hai appena consigliato ai ristoratori di andare a morire ammazzati se non sanno cambiare mestiere. Ma il femminismo come via di fuga (non ho detto altro: ma fuga, fuga, fuga) incassa sempre e non paga mai. Poi è una foglia di fico che sta bene su tutte, dall’infantilismo saccente di Greta al sovversivismo di classe di Carola, alla imbecille o mascalzona di turno che scende in piazza bevuta a sputare in faccia alle divise. Funziona meno se per caso violentano, drogano e poi smembrano una sventurata sbandata, magari con l’intenzione di mangiarla per farla sparire del tutto. Ma sono dettagli, casi irrilevanti, tra femminismo e migrantismo vince il secondo.

Il femminismo è un pendolo tra vittimismo e opportunismo: Veronica Lario, già signora Berlusconi, venne crocifissa alle sue ville per anni dalla solita compagnia di giro del Trav, di Micromega (più micro, in verità), dei postcompagni sempre molto compagni della galassia giornalistica ztl, poi quando si scatenò, su Repubblica e in tribunale, contro il Cavaliere delle feste goderecce, le sentinelle del sessismo titolarono: grande Veronica, brava Veronica, una di noi Veronica. Senza pudore, more solito. Il femminismo di ridotta è un passepartout: una donna, o anche solo percipiente tale, può combinarne più di Carlo in Francia ma è inattaccabile: “Ah ce l’avete con me perché sono femmina; giudicatemi su quello che faccio”. Appunto: hai fatto e disfatto questo e quello e quest’altro. “Ah, visto? Ce l’hai con me perché sono donna”. Non se ne esce. Il femminismo vero è l’antifemminismo, è la donna, la femmina, la primaministra, come ti pare, che se ne frega di tutto, sì; Margaret Thatcher era invisa alle militanti in rosa perché le fulminava: “Il femminismo è veleno”.

Era donna, certamente: ma nessuno se n’è mai accorto, nel senso che nessuno si è mai sognato di attaccarla o difenderla per questioni ormonali; le andava benissimo, le facevano un mazzo tanto ma lei dura, imperturbabile, e la spuntava lei con la sua clamorosa cotonatura e il filo di perle polemicamente démode. Di un’altra enorme donna, Golda Meir, questa statista israeliana con due gonadi così*, è Indro Montanelli a raccontare un episodio definitivo: “Una volta mi fece vedere una lettera di Ben Gurion“, litigavano sempre: “sei la solita vecchia puttana corrotta”, c’era scritto nella lettera. La risposta: “Vecchia è vero, puttana non più delle altre, corrotta mai”. Artro che c*zzi, esclamerebbe il Marchese del Grillo. Senza vittimismo strategico, le donne erano più donne, artro che. Non si nascondevano, ricevevano un insulto e, nel loro modo inarrivabile per i maschi bovini, lo restituivano con una caterva d’interessi. Senza imbrogli, senza lagne, con una boccata di sigaretta: game over. (qui)

* Espressione che detesto come poche altre al mondo. Dire, per mostrare apprezzamento nei confronti di una donna, che ha le palle, è espressione del più schifoso e becero maschilismo fallocratico e fallocentrico, convinto che i propri pendagli siano il meglio del meglio della creazione, scrigno di ogni virtù. Quando lo dicono a me mi incazzo di brutto. E meno altrettanto di brutto.

E adesso che vi siete divertiti con le ochette femministe, andate a leggere anche questo, perché, se vogliamo sopravvivere, la lotta sarà dura, ed è meglio sapere che cosa ci aspetta ed esservi preparati.

barbara

LIQUAMI SPARSI

Difficile il lavoro per questo post, perché per non farne un’opera delle dimensioni dell’Enciclopedia Britannica bisogna scartare almeno il 90% dei liquami che si trovano in giro, e la scelta del “meglio” è tutt’altro che facile. Insomma, questa è la mia selezione La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta. (Pura propaganda e captatio benevolentiae, naturalmente, perché lo sanno tutti che quando annoio e quando rompo e quando provoco e quando faccio incazzare lo faccio sempre apposta, oh se lo faccio apposta!)

E cominciamo con questa foto, per la quale l’unico aggettivo che mi viene in mente è “imbarazzante”.
fiori negro
E la faccio commentare da Fulvio Del Deo.

Il poveretto è attonito e resta con le mani in tasca. Probabilmente si sente preso per il culo.
Invece le tre stronzette pensano di fare cosa gradita, come quando danno le noccioline alla scimmietta. Il loro, è un razzismo peggiore di quello palese.

Che poi in effetti no, ci starebbero benissimo anche patetica, demente, squallida. Se mi ci metto ne trovo sicuramente anche delle altre.

Passo alla deturpazione dei monumenti all’uomo che ha contribuito a liberare l’America dalla schiavitù e che per questo è stato assassinato, volontariamente e premeditatamente, lui,
Lincoln
e a quello che ha contribuito a liberare l’Europa dal nazismo
Churchill
E proseguo con questo gioiello
ospedale ped
che sembra effettivamente il modo migliore per rendere giustizia a questo individuo
floyd
E proseguiamo con questa toccante e ispirata scena evangelica
lava piedi
così commentata da

Niram Ferretti

REPENT

La distruzione del senso della realtà, della proporzione delle cose procede implacabile, per tappe.
La nuova religione laica dei Diritti Umani e dell’Antirazzismo continua a chiedere fedeli e… penitenti.
Prima ci si inginocchia. Poi si lavano i piedi.
E’ successo a Cary, nel North Carolina. Due uomini e una donna sono inginocchiati per lavare i piedi a due pastori di colore, un uomo e a una donna. C’è una piccola folla. Vengono raggiunti da alcuni ufficiali di polizia che si inginocchiano a loro volta. Mentre uno dei due lavatori chiede perdono attraverso un megafono, si sentono singhiozzi e pianti.
L’uomo chiede perdono a Dio, davanti a due pastori di colore a cui sono stati lavati i piedi come Gesù fece agli Apostoli prima della sua Passione. Chiede perdono per il colonialismo, per il pregiudizio, per l’ingiustizia.
Con voce accorata chiede perdono per la segregazione e per avere messo le ginocchia sul collo di George Floyd simbolo di tutti coloro ai quali sono state messe le ginocchia sul collo. A questo punto il megafono passa a una donna bionda la quale dice che è un onore e un privilegio per lei trovarsi inginocchiata lì.
Mancano solo le processioni dei flagellanti. Forse, a qualcuno, verranno in mente.
Quando si tocca il fondo, in realtà non lo si tocca mai, perché sia apre una botola e si sprofonda ancora ulteriormente.

E la botola si è infatti aperta a Londra, dove il sindaco musulmano ha approvato l’abbattimento delle statue di personaggi non più rispondenti ai “canoni attuali” – ossia quelli relativi alla sua, chiamiamola così, cultura – e provvederà a farne rimuovere molte altre ancora.

E veniamo al razzismo nostrano con un recente fatto di cronaca.

[] Un’altra conferma di questo rapido ritorno alla normalità viene da Mario Balotelli, licenziato dal Brescia per giusta causa. Il motivo? Non partecipava alle riunioni con i compagni. Prima a quelle online su Zoom o WhatsApp. Poi a quelle, meno virtuali, sul campo. Mal di pancia, indisposizioni varie giustificate con certificati, ai quali il presidente Cellino ha risposto con il licenziamento. Ora i due si vedranno in tribunale. Un duello tra giganti perché anche Cellino, con i suoi 32 esoneri di allenatori in carriera, è un bel fenomeno. Qui la novità è che, al posto di un altro allenatore, il presidente abbia licenziato Balotelli, eterna promessa naufragata tra mille cretinate da adolescente incompreso. Solo che ormai Mario ha 30 anni, e di super gli resta poco.

Ed ecco il commento:
Balotelli
Restando in casa nostra, questa è la vergognosa sceneggiata che ha avuto come palcoscenico la camera dei deputati:
in ginocchio
Anche a uno sguardo frettoloso e superficiale appare chiara la sapiente corografia della scena: il popolo che si protende plasticamente verso la salvifica giustizia
quarto stato
(per la verità avevo in mente anche un altro quadro, ma non riesco a ricordare quale) e davanti a loro l’eroina, la pulzella senza macchia e senza paura che combatte intrepida contro il tiranno e lo affronta seria ma serena,
con lo sguardo dritto e aperto nel futuro, e anche un po’ commossa – compostamente commossa – perché consapevole dell’importanza della missione che le è stata affidata da Dio in Persona
Giovanna d'Arco
D’altra parte sappiamo che la boldrinessa è usa a cambiare le proprie maschere a comando:

Per fortuna in casa nostra abbiamo ancora qualcuno che conosce il significato delle parole decenza e dignità

Quanto invece all’indegna sceneggiata boldriniana, rubo ancora una volta le parole a Niram Ferretti:

IL PENOSO SHOW

Il penoso show di Laura Boldrini alla Camera, in cui dopo avere detto,
“Io non respiro perché sono donna, non respiro perché sono disabile, immigrata, perché sono ebrea, perché sono musulmana, perché sono gay, perché ho la pelle nera”, dimenticando dall’elenco “Perché Sono cristiana, perché sono nordcoreana, perché sono tibetana, perché sono venezuelana, perché sono cubana, perché sono iraniana, ecc”
il penoso show della Boldrini che dopo avere pronunciato queste marmoree parole si è inginocchiata marmorea insieme ad altri parlamentari ci dice come sia terrificante e nemica dell’intelligenza e del pensiero critico, la demagogia, la maleodorante, asfittica demagogia,
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come sia facile essere parlati invece di essere parlanti, attori che recitano un copione scritto da altri con parole banali, grondante una retorica ripugnante
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come il totalitarismo del pensiero unico ci voglia tutti sudditi, inginocchiati, davanti alle medesime parole confezionate per fare apparire chi vi aderisce, nobile, giusto, migliore, dalla parte delle vittime
il penoso show di Laura Boldrini ci dice come sia disinvolto lo sprezzo assoluto del ridicolo
Ci dice come sia necessario, assolutamente necessario, ribellarsi a questa melassa, a questa capitolazione cerebrale, a questa inaudita violenza intellettuale.

E ancora in casa nostra abbiamo un ministro dell’educazione (dovrete passare sul mio cadavere per farmi usare l’orrendo neologismo imposto dall’aberrante moda del politicamente corretto) signora Azzolina, membro (membro, sì: non è una membra) di un governo che non è stato capace di vedere un’epidemia che già stava impazzando tra di noi, che non è capace di vedere che adesso se n’è andata, ma sa con certezza che a ottobre ritornerà e sarà più cattiva e feroce che pria, e che di conseguenza ha programmato la riapertura a settembre con le mascherine, coi banchi distanziati e le gabbie in plexiglas ma poi ha cambiato idea e adesso sostiene di non avere mai programmato niente del genere, il che mi ricorda quella compagna di università che essendo di formazione cattolica viveva il sesso con un notevole senso di colpa, soprattutto nel periodo in cui scopava con tre contemporaneamente, e nelle sue confidenze scendeva anche in dettagli sulle dimensioni di suo gradimento, e poi quando si è sposata, a 34 anni, mi ha raccontato che si è sposata vergine. Ma questa è un’altra storia. La reinverginata signora Azzolina, dicevo. Che non solo replica stizzita a chi protesta per il plexiglas, ma impartisce anche delle strepitose lezioni di inglese:
plexiglas
E concludo con questo autentico delirio.

Roberto Giovannini

Che epoca meravigliosa… J. K. Rowling, la donna che ha inventato Harry Potter, è finita nel bel mezzo di una bufera di sciroccati. Commentando su Twitter un articolo intitolato “Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni”, ha scritto: “Le persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?”. Naturalmente la parola esatta è “women”, donne. Per aver osato sostenere che le mestruazioni sono cose da donne è stata insultata in ogni modo (strega, puttana, transfobica, nazifemmina, ecc.). Al che lei ha pure rincarato la dose: “Se il sesso non esiste, non ci può essere attrazione per lo stesso sesso”. Adorabile. Perché in fondo femministe da trincea, odiatori, antirazzisti del piffero, oppressi di ogni tipo e tutta la compagnia dei fiocchi di neve di questi tempi sciagurati può essere (deve essere) demolita con la cosa che a loro proprio manca. La logica.

Va detto che l’abominevole Rowling è recidiva in questo genere di nefandezze: meno di sei mesi fa una ricercatrice aveva sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che quindi le transessuali non sono vere donne, e naturalmente è stata licenziata, e la Rowling, indovinate un po’: si è schierata dalla sua parte! E anche in quell’occasione si è scatenato il finimondo.
D’altra parte come stupirsi se, sempre nel Regno Unito, la portavoce dell’associazione delle levatrici è stata costretta a dimettersi per avere detto che a partorire sono solo le donne? (Effettivamente, come ha a suo tempo ricordato l’amico Enrico Richetti, a rigor di termini ciò è falso: partoriscono anche le mucche, le pecore, le gatte, le tope…) E a questo punto dobbiamo arrenderci all’evidenza: finiremo male, perché, come ricorda Schiller – giusto nella Pulzella d’Orleans, per riprendere un altro tema di questo post (sì, certo, ho googlato) – Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano.

barbara

NOI SOTTOSCRITTI VAURO BOLDRINI ECCETERA

Noi sottoscritti Vauro, Boldrini, Papa Francesco, insieme con i giornalisti dell’Ansa, ci impegniamo a commemorare gli ebrei e a rispettarne la memoria

A noi gli ebrei piacciono così.
Ci piacciono dietro i cartelli ‘il lavoro rende liberi’, con addosso solo la pelle.
Ci piacciono mucchi di cadaveri esposti alla neve e al vento finché qualcuno verrà a fotografarli per dire che sì, è stato davvero.
A noi gli ebrei piacciono con gli sguardi impauriti in bianco e nero, esseri indifesi portati alla morte davanti ai sorrisi degli indifferenti.
Ci piace commemorarli questi ebrei, ci piace aprire musei con i loro oggetti rituali conservati a dovere.
A noi gli ebrei piacciono quando stanno zitti, quando viene tolto loro il diritto di parola. Ci piacciono quando i fucili sono puntati verso di loro. Ci piacciono prostrati a terra, espropriati, espatriati, deportati, massacrati. Ci piace averne pena.
Invece questi ebrei hanno alzato la cresta.
Osano impugnare le armi per difendere la loro terra, quel fazzoletto che l’Onu ha pensato di concedere loro come rifugio dopo che sei milioni di loro erano stati trucidati nei nostri stati, nel nostro continente, nel nostro mondo, con l’aiuto della nostro silenzio e della nostra indifferenza.
Parlano, discutono, controbattono persino, questi discendenti di Abramo.
Hanno addestrato i loro figli a non farsi più portare come bestie al macello.
Hanno insegnato il diritto alla vita anche degli ebrei, nonostante gli sia stato negato per secoli e secoli.
Ma chi si credono di essere per definire terrorista chi imbraccia mitragliatrici per falciarli nei bar, nei ristoranti, chi si imbottisce di tritolo e di chiodi per continuare il lavoro dell’inquisizione, dei progrom, dei nazisti?
Questi ebrei così presuntuosi da arrogarsi il diritto di vivere nel proprio stato.
Rinuncino a quelle terre contese e vengano da noi.
Non possiamo certo assicurare loro una vita serena, magari permetteremo pure che li uccidano ogni tanto davanti alle loro scuole, chiuderemo gli occhi davanti alle loro nonne pugnalate in casa , ai loro giovani uccisi mentre fanno la spesa.
Ma noi, noi idealisti, pacifisti, noi sottoscritti
Papa,
Vauro,
Boldrini,
Erdogan,
giornalisti dell’Ansa.
Noi, gli ebrei, li commemoreremo sempre con estremo rispetto.
Noi per gli ebrei avremo un occhio così di riguardo, ci concentreremo così tanto su di loro, da dimenticare le stragi di siriani, di curdi, ci focalizzeremo così tanto sul popolo ebraico da concedere a Erdogan la parola sui diritti dell’uomo mentre li starà lui stesso violando dietro a casa nostra.
Dedicheremo in ricordo degli ebrei una targa, un giardino, un bell’articolo una volta all’anno, delle pietre d’inciampo, una vignetta satirica.
Né dal tuo miele né dal tuo pungiglione, disse Giacobbe a Esaù quando si ritrovarono dopo molti anni.
Shalom, chi usa la parola pace, chi ci crede davvero, deve essere shalem, intero, coerente.
Pretendete dagli altri ciò che pretendete dagli ebrei.
Applicate gli stessi criteri umanitari, la stessa etica e la stessa morale a tutta l’umanità, ebrei e non ebrei, in maniera obiettivamente indistinta.
Allora ci sarà Shalom davvero.

Gheula Canarutto Nemni, qui (andateci, così date un’occhiata anche ai ritagli di giornale, casomai ve ne fosse sfuggito qualcuno).

Non c’è niente da fare: come sa dire le cose Gheula, non le sa dire nessuno. In più di un’occasione mi è capitato di dire che tutta questa bella gente ama talmente commemorare la Shoah, da sostenere con tutte le proprie forze chi sta cercando di metterli in condizione di poterne un giorno commemorare due. Quello che dice Gheula non è poi molto diverso, però lo dice in maniera molto più raffinata, articolata, argomentata. Grazie, amica carissima.

PS: simpatica la Boldrini, che considera un diritto un atto di guerra a tutti gli effetti quale lo sfondamento di un confine di stato e la penetrazione armata in tale stato.

Poi però bisogna assolutamente leggere anche Niram Ferretti e naturalmente Ugo Volli. E guai a voi se vi azzardate a non farlo.

barbara