GAME OVER

OVVERO

Tutto quello che avreste sempre voluto dire sulle femministe

ma non ne avete mai avuto il coraggio.

Boschi, Boldrini, Castelli: il femminismo è una via di fuga

di Max Del Papa

La profeta è Laura. Non profetessa, troppo indulgente, troppo ammiccante, basta profeta, tanto finisce con la “a”. La profeta è Boldrini, Laura Boldrini, questa Giovanna d’Arco del vittimismo femminista o del femminismo vittimista, “a piazèr” (la stupenda Monica Vitti dei crauti) [ve la metto, perché merita] :

con quel marxismo può dire ciò che vuole e se tu non sei d’accordo, pronta la lettera scarlatta a la carte: sessista, misogino, misofobo. È un bel gioco che purtroppo non dura poco, gira in eterno e il trucco è elementare, sta nella probatio diabolica: come fai a discolparti da una colpa a senso unico, stabilita solo da chi si dice attaccato, juris et de jure, senza facoltà di prova contraria? Laura la profeta è tutto: parte lesa, pubblica ministera, giudicia, secondina e, se non dispiace, boia (tanto finisce con la “a”). Con quella bocca comunista può dire ciò che vuole, tu invece non puoi dire un accidente di niente, appena fiati sei nel peccato originale e lo sei perfino se taci. Perché chi tace acconsente. Insomma, sei maschio – non gender, maschio e basta – e di conseguenza brutto sporco e cattivo; se poi sei pure bianco e occidentale, apriti cielo, non hai speranze, meglio un maiale.

La profeta è Laura, le discepole sono tante. Con licenza di spaziare, prendiamo le solite due a caso, una è la inafferrabile Mara Carfagna alla quale altre femmine non perdonarono mai né i calendari della fase velina né i trascorsi berlusconiani, e lo fecero con accenti particolarmente osceni, su tutte la Sabina Guzzanti: tout est pardonne, lei ormai gravita nell’alone della sinistra arcobalenata e come tale è assurta al Cenacolo. [Di Sabina Guzzanti su Mara Carfagna avevo parlato qui RIASSUNTO DELLE PUNTATE PRECEDENTI 1 al 9 luglio] Difatti non manca mai di lamentare quel sessismo, quel machismo che temporibus illis non poteva far valere, arrivandole come uno stormo di Stukas dalle donne.

L’altra, mutatis mutandis, è Meb, che non sta per un finanziamento europeo ma per Maria Elena Boschi, una che di sinistra, modestamente, vi nacque e dunque ha l’allenamento muscolare, appena la guardi lei scatta, sgrana gli occhioni blu e ti fulmina soave: ah, che sessista. Prima lo diceva anche dei Trav, i Vauro, gli altri vignettari o guitti Fattoidi che – ricordate, ai tempi delle disavventure bancarie di famiglia? – la ritraevano come una honky tonk woman, adesso non può più perché c’è alleanza nell’aria, sofferta, tormentata ma finché tiene… E così non le resta che additare, sinistramente, in genere il porco mondo maschio, tanto i bersagli si trovano, si trovano: Salvini, Trump, i sovranisti, “le destre”, il popolaccio che in banca ci entra con gli spiccioli, quella roba lì.

Ma quelle che hanno imparato meglio e più presto sono le parvenu del potere, è la novelle vague grillina, ecco qua una Lucia Azzolina che, catafratta all’autoridicolo, si intigna con Salvini: “Ah te la prendi con me perché sono donna e giovane”. E perché no bella, bellissima? No, me la prendo perché sei una incapace, ha replicato il Matteo milanese. “Ah, sessista, leghista”. A ruota un’altra grilletta, Laura Castelli, tallona: “Se la prendono con me perché sono donna”. No, te ne dicono di tutto e di peggio perché hai appena consigliato ai ristoratori di andare a morire ammazzati se non sanno cambiare mestiere. Ma il femminismo come via di fuga (non ho detto altro: ma fuga, fuga, fuga) incassa sempre e non paga mai. Poi è una foglia di fico che sta bene su tutte, dall’infantilismo saccente di Greta al sovversivismo di classe di Carola, alla imbecille o mascalzona di turno che scende in piazza bevuta a sputare in faccia alle divise. Funziona meno se per caso violentano, drogano e poi smembrano una sventurata sbandata, magari con l’intenzione di mangiarla per farla sparire del tutto. Ma sono dettagli, casi irrilevanti, tra femminismo e migrantismo vince il secondo.

Il femminismo è un pendolo tra vittimismo e opportunismo: Veronica Lario, già signora Berlusconi, venne crocifissa alle sue ville per anni dalla solita compagnia di giro del Trav, di Micromega (più micro, in verità), dei postcompagni sempre molto compagni della galassia giornalistica ztl, poi quando si scatenò, su Repubblica e in tribunale, contro il Cavaliere delle feste goderecce, le sentinelle del sessismo titolarono: grande Veronica, brava Veronica, una di noi Veronica. Senza pudore, more solito. Il femminismo di ridotta è un passepartout: una donna, o anche solo percipiente tale, può combinarne più di Carlo in Francia ma è inattaccabile: “Ah ce l’avete con me perché sono femmina; giudicatemi su quello che faccio”. Appunto: hai fatto e disfatto questo e quello e quest’altro. “Ah, visto? Ce l’hai con me perché sono donna”. Non se ne esce. Il femminismo vero è l’antifemminismo, è la donna, la femmina, la primaministra, come ti pare, che se ne frega di tutto, sì; Margaret Thatcher era invisa alle militanti in rosa perché le fulminava: “Il femminismo è veleno”.

Era donna, certamente: ma nessuno se n’è mai accorto, nel senso che nessuno si è mai sognato di attaccarla o difenderla per questioni ormonali; le andava benissimo, le facevano un mazzo tanto ma lei dura, imperturbabile, e la spuntava lei con la sua clamorosa cotonatura e il filo di perle polemicamente démode. Di un’altra enorme donna, Golda Meir, questa statista israeliana con due gonadi così*, è Indro Montanelli a raccontare un episodio definitivo: “Una volta mi fece vedere una lettera di Ben Gurion“, litigavano sempre: “sei la solita vecchia puttana corrotta”, c’era scritto nella lettera. La risposta: “Vecchia è vero, puttana non più delle altre, corrotta mai”. Artro che c*zzi, esclamerebbe il Marchese del Grillo. Senza vittimismo strategico, le donne erano più donne, artro che. Non si nascondevano, ricevevano un insulto e, nel loro modo inarrivabile per i maschi bovini, lo restituivano con una caterva d’interessi. Senza imbrogli, senza lagne, con una boccata di sigaretta: game over. (qui)

* Espressione che detesto come poche altre al mondo. Dire, per mostrare apprezzamento nei confronti di una donna, che ha le palle, è espressione del più schifoso e becero maschilismo fallocratico e fallocentrico, convinto che i propri pendagli siano il meglio del meglio della creazione, scrigno di ogni virtù. Quando lo dicono a me mi incazzo di brutto. E meno altrettanto di brutto.

E adesso che vi siete divertiti con le ochette femministe, andate a leggere anche questo, perché, se vogliamo sopravvivere, la lotta sarà dura, ed è meglio sapere che cosa ci aspetta ed esservi preparati.

barbara

SIAMO SOTTO ATTACCO

La nostra civiltà è sotto attacco, da parte dell’islam

Giulio Meotti

Notre Dame, Saint Denis, Rennes, Saint Sulpice a Parigi, Nancy, Pontoise e ora Nantes, la città dei Duchi… Benvenuti in un anno di roghi alle cattedrali e basiliche di Francia e restando solo alle più importanti. Le immagini che vediamo contorcersi riflesse come fantasmi negli incendi che hanno colpito un patrimonio millenario – il più importante d’Europa dopo quello italiano – si uniscono a mostrarci la decivilizzazione in corso.
incendi chiese
Ci vuole cuore, testa, amore per la storia, coraggio intellettuale, apertura a un fede anche quando non è vissuta appieno, senso del tragico, per capire che ci troviamo di fronte a un passaggio storico, forse di consegne. Ho ripensato ad Agostino, che quando seppe del sacco di Roma disse di aver visto le stelle cadere in mare.

Perché le chiese, al di là del patrimonio artistico, sono la nostra civiltà. Credenti, non credenti, atei convinti, se pensiamo che non mentire, non rubare, non uccidere abbiano un valore assoluto e non siano attenzioni dovute a chi appartiene alla nostra religione/razza/cultura con autorizzazione a sbizzarrirci a piacimento con le altre, lo dobbiamo alla civiltà giudaico-cristiana. Che loro, gli islamici, stanno annientando. E a chi pretende di venirmi a raccontare che “non c’è un unico islam” rispondo: quando “gli altri islam” saranno insorti contro i tagliagole e li abbiano estromessi dalla società civile, ne riparleremo. Fino a quel momento io mi rifiuto di chiudere gli occhi di fronte alla realtà, quella delle infinite chiese bruciate e quella di storie come questa. E, ciliegina sulla torta, mettiamoci anche la signora Hidalgo, sindaco di Parigi, da sempre nemica acerrima del cristianesimo e baciatafanario  dell’islam, che ha deciso che il 15 agosto resta sempre festa “di precetto”, e non si lavora, ma non più in onore della Madonna Assunta, bensì dei gatti.

La nostra salute è sotto attacco, da parte del governo (e della magistratura)

Che sta importando a rotta di collo clandestini positivi al coronavirus, che poi se ne vanno per conto proprio e scorrazzano per la penisola in lungo e in largo, che ha istituito, a quanto pare, un salvacondotto (cliccare sull’immagine per ingrandire),
salvacondotto covid
e con un ministro dell’interno che addirittura se ne va in Libia per concordare (a nome di chi? Su mandato di chi?) che ci portiamo a casa tutti coloro che si trovano nei centri di detenzione libici. Per prevenire gli ingressi illegali, dice, e quindi li dichiariamo legali ad honorem e di illegali non ce ne sono più. E per combattere le reti di trafficanti. Sostituendoci a loro. Poi quando ne saranno arrivati in numero sufficiente per scatenare una nuova ondata di epidemia, il governo potrà tornare a rinchiuderci in gattabuia e annullare le elezioni previste per settembre.

Le nostre forze dell’ordine sono sotto attacco, da parte del governo
Gianni Tonelli
La nostra economia è sotto attacco, da parte del governo
Castelli
Ed è pure recidiva. Quasi quasi le sciolgo all’urna un cantico che forse non morrà:

Con questa faccia da cretina
sono soltanto una gallina
come a voi chiaro apparirà.

So dire solo puttanate
e una montagna di cazzate
perché il cervello non l’ho più.

Sono imbecille e scema assai
di sproloquiar non smetto mai
perché io altro non so far.

E la mia anima si sa
dritta all’inferno finirà
è sicurissimo oramai.

La nostra libertà di pensiero, di parola e di culto è sotto attacco, da parte delle autorità istituzionali
contro famiglia
La nostra cultura è sotto attacco, da parte dei “progressisti”

musicisti
Ma che nessuno ceda alla tentazione di dire che non ci resta che piangere. Perché c’è ancora una cosa che ci resta: COMBATTERE!

barbara