workshop di mosaico. Avevo visto l’annuncio della presentazione sul giornale locale di notizie online. Non mi ero mai interessata di mosaico, ma la cosa mi ha incuriosita e sono andata a sentire questa presentazione. La signora che avrebbe condotto il workshop ha cominciato a parlare e immediatamente, dopo due parole, non c’era più una persona che parlava di mosaico, bensì il mosaico che parlava attraverso quella persona, in attesa di poterlo fare personalmente. Raramente avevo incontrato un simile entusiasmo, e talmente contagioso che ho deciso all’istante di iscrivermi. E questi sono i risultati.
PRIMO LAVORO
Il materiale (tutto di recupero)
Il supporto
Qualche prova (lei mi ha spiegato come usare gli strumenti, ma che cosa rappresentare e in quale forma l’ho scelto io)
E poi si comincia a lavorare sul serio: si stende la colla cementizia sul retro delle tessere e si comincia a posizionarle
Ora che il fiore è completato serve altro materiale per riempire tutto lo spazio vuoto: una grande mattonella bianca che la maestra taglia a strisce
e poi io a quadratini
e poi si procede
a volte in pose un po’ contorte
Ora tocca alla stuccatura delle fughe e il lavoro è completato
e fa bella mostra di sé nel mio studio
Poi fra un paio di giorni lo ripasso con acqua e aceto e sarà ancora più splendente.
SECONDO LAVORO
Questo è un lavoro su rete: al centro della rete a forma di cuore è fissato un cuore e io ho dovuto riempire la rete
TERZO LAVORO
Ho scelto il tema della libertà, e l’ho immaginata così: una gabbia con la porta aperta, un uccello che fugge, spicca il volo e va incontro a un cielo sconfinato sopra un mare altrettanto sconfinato. Poi, per la difficoltà di costruire una gabbia con le sbarre in uno spazio così piccolo, l’ho sostituita con una catena (suggerimento della maestra) con l’ultimo anello rotto
Manca la stuccatura delle fughe perché non c’era più tempo, e che farò alla prima occasione di incontro. Non sono molto sicura che sia un capolavoro, ma mi sono divertita tantissimo a farlo, e quindi ne valeva sicuramente la pena. Ora attendo con ansia che ne venga proposto un altro.
“Papa Francesco, schierati con noi cubani da 62 anni ostaggio del dittatore di turno”
Papa Francesco ha mostrato la sua vicinanza al “caro popolo cubano in questi tempi difficili”, riferendosi alle proteste più grandi nella storia del regime, e ha chiesto “una società sempre più giusta e fraterna”. “Sono molto vicino all’amato popolo cubano in questi tempi difficili. Prego perché costruiscano nella pace, nel dialogo e nella solidarietà una società sempre più giusta e fraterna”, ha detto il pontefice durante l’Angelus. Ha poi esortato a riposare “davvero” durante queste vacanze, a “spegnere il cellulare per guardare la gente negli occhi” e a “tacere”. Al dissenso cubano non basta. “Fa molto male che mentre reprimono le persone che sono scese in piazza chiedendo la libertà, si abbiano parole per congratularsi con il trionfo dell’Argentina nella Copa América e si parli di rifiuti di plastica nei mari, ma non una preghiera pubblica per i morti, i detenuti, gli scomparsi e tutti coloro che hanno paura nelle loro case in tutto il nostro Paese”.
“Nei mari di Cuba, Santità, oltre alla plastica, giacciono i resti dei tanti cubani annegati nel tentativo di evadere dalla grande prigione in cui i Castro hanno trasformato il mio Paese. La nostra chiesa è stata perseguitata, minacciata, sorvegliata, penetrata da agenti della sicurezza dello stato. Al momento abbiamo un seminarista scomparso, Rafael Cruz Débora. Se i vescovi cubani hanno paura di parlare, di stare dalla parte del popolo, lo capisco, ma tu puoi parlare e difenderci. Ai giovani hai detto:… ‘Lottate per i vostri sogni, sognate in grande, non smettete di sognare’. Giovani cubani nati in una dittatura e che sono stati indottrinati, educati in scuole atee, in una società monopartitica, cresciuti, alcuni mangiando e vestendosi con l’aiuto delle loro famiglie in esilio e altri nella più totale miseria, sognando di vedere libero il loro paese. Li hai invitati a sognare e ora che vengono uccisi per aver gridato il loro sogno, taci. Hai chiesto ai tuoi pastori di annusare le pecore. Dei sacerdoti cubani che si sono schierati apertamente con il popolo, alcuni vengono picchiati dalla polizia, detenuti e messi a tacere dai loro vescovi che temono per la loro vita. Ho avuto molti studenti venezuelani e ho visto la sofferenza dei loro genitori perché hai taciuto quando gli studenti sono stati assassinati nelle strade di Caracas, la gente muore di fame in Venezuela e non condanni pubblicamente i responsabili. In Nicaragua è corso sangue e il Papa parla di tutto, ma voi non avete opinioni sui crimini dei dittatori di queste tre tirannie sorelle. Santo Padre, la cristianità non ha bisogno di un leader sociale o di un diplomatico, vogliamo un Pastore, una pietra salda dove la Chiesa possa essere sostenuta. Il vicario di Cristo non deve discriminare le sue pecore. Noi pecore vittime dei regimi comunisti ci sentiamo come la pecora nera. Avrei voluto scriverle con un tono diverso, in tutti i miei articoli in cui la cito l’ho sempre difesa. Ma oggi voglio essere la voce delle madri cubane, che guardano i loro figli morire di fame, che non hanno medicine, voglio presentare il dolore delle nonne i cui nipoti sono stati fucilati gridando ‘Viva Cristo Re’, la vergogna dei genitori che non possono mantenere i figli con il frutto del loro lavoro e vivono male aspettando le rimesse inviate dai loro parenti all’estero. Vi presento la tortura dei prigionieri politici, gli anziani che videro partire la famiglia da loro creata e morirono senza più rivedere i propri figli e nipoti. Noi cubani ci sentiamo abbandonati al nostro destino, in 62 anni non siamo riusciti a liberarci. Oggi si trovano di fronte a un esercito armato, senza capi e fino ad ora orfani del Papa. Francesco, perdonami se ti ho offeso, ma ho dovuto scegliere tra la rispettosa acquiescenza dovuta a un vescovo e la difesa delle vittime del comunismo. Aiutaci, Santo Padre”.
Ai cubani non è permesso andare in vacanza o riposare. Quanto a “staccare il cellulare”, ci ha pensato il regime castrista. Serve a non far vedere quello che accade sull’isola delle meraviglie socialiste. E allora quello che sta succedendo lo racconta Eduardo Cardet, uno dei leader delle proteste, cattolico, parlando al National Catholic Register (una settimana fa nella newsletter ho raccontato della centralità del dissenso cattolico contro il castrismo). “La risposta del regime è stata una repressione, un uso letale della forza, che ha causato molte vittime, morti e feriti. Il ‘dittatore di turno’, Miguel Díaz Canel, ha dato l’ordine diretto per il confronto, per il sangue che doveva scorrere. Ci saranno processi rapidi e pene detentive fino a 20 anni. Il popolo cubano soffre da 62 anni sotto questo regime totalitario, che ha tagliato tutte le libertà e i diritti fondamentali. Questa tirannia ci impedisce il pieno sviluppo. Il popolo cubano ha messo in chiaro cosa vuole, totale libertà e pieni diritti. Essere liberi, essere padroni della nostra vita, essere in grado di svilupparci pienamente e godere di una vita dignitosa, non solo la prosperità materiale ma anche quella spirituale”. Non c’è stato alcun cambiamento in questi anni, dice Cardet. “Molti vogliono vendere e altri vogliono comprare la falsa idea che il regime dell’Avana abbia attuato una serie di trasformazioni che addolciscono la sua struttura fossilizzata e opprimente. Niente è più falso. Niente è cambiato; tutto rimane uguale o peggio, con più miseria materiale, più oppressione. Il Partito Comunista è lo strumento che la tirannia ha per estendere il suo braccio oppressivo nella società”. Da cattolico, Cardet critica la Chiesa. “Negli ultimi anni, la Chiesa cattolica ha avuto in molte occasioni una risposta debole alle gravi minacce che il nostro popolo deve affrontare. La risposta del Vaticano alla realtà del popolo cubano è stata debole. È stata una risposta evasiva, distante, fredda”. Non lo fu quella di Giovanni Paolo II contro il comunismo polacco. Non dovrebbe esserlo quella del primo Papa sudamericano contro l’ultima tirannia comunista del suo continente. Giulio Meotti
Vado all’inferno se dico che il signor Jorge Mario aka Francesco è un mastodontico figlio di puttana? Si balocca con la plastica, lui, coi cellulari, con le vacanze per risposarsi, con le coppe di calcio mentre la gente ha fame, fame di cibo, fame di giustizia, fame di libertà. Ha fame e muore. Fanculo Bergoglio.
E torna irresistibilmente alla mente il video che mostra le donne afghane, immediatamente dopo la ritirata dei talebani, strapparsi di dosso i burqa e buttarli tra le fiamme. Piccolo sacrificio, sostiene qualcuno: con la mascherina cancello la parte più identificativa della mia persona. In cambio di un grande vantaggio, viene aggiunto: ancora tutto da dimostrare, secondo molti.
La socialdemocrazia capitola alla sharia e rigetta l’abolizione totale del matrimonio con minorenni. “E’ realtà nel paese”. Il relativismo morale li ha resi ciechi e paralizzati
Il governo svedese dice sì ai matrimonio con le minorenni se ci sono “ragioni speciali”. E’ quanto afferma un disegno di legge che dovrebbe entrare in vigore il 1 luglio. L’opposizione di destra aveva chiesto il divieto totale di tutte le forme di matrimonio precoce. “Abbiamo ragazze e ragazzi in Svezia oggi, cioè cittadini svedesi, che convivono, che fanno sesso, che vivono insieme e che hanno figli insieme”, ha commentato invece il deputato socialdemocratico Hillevi Larsson. La nuova proposta di legge abolisce l’attuale requisito di 18 anni per i matrimoni contratti in base al diritto straniero. Il governo lascerà alla magistratura decidere quali dovrebbero essere i “motivi speciali”. Secondo il testo giuridico, l’esenzione si applica se entrambe le parti hanno oggi più di 18 anni e la sposa era minorenne quando è stata sposata in Siria o in Afghanistan o in Somalia, prima di arrivare in Svezia. Nel 2016 si registrarono 132 matrimoni in cui la sposa era minorenne. In molti paesi africani si arriva a tassi del 50 per cento di matrimoni con minorenni. “È del tutto malato che non si possa semplicemente dire di no a qualcosa di così bizzarro come uomini adulti che hanno il diritto di sposare le bambine”, aveva detto Jimmie Åkesson, leader della destra dei Democratici svedesi. “Sentiamo parlare di questi casi tutto il tempo”, ha detto Sara Mohammad, fondatrice di GAPF, un’organizzazione svedese che si batte contro i matrimoni precoci. “Dobbiamo proteggere queste ragazze e abbiamo bisogno che la Svezia mostri al mondo che i matrimoni precoci non vanno bene”. Sara è arrivata in Svezia nel 1993 dopo essere fuggita dall’Iraq, dove suo fratello ha cercato di spararle dopo che era scappata dal suo matrimonio precoce. “Se la Svezia dimostra che questi matrimoni non sono consentiti, la maggior parte delle ragazze in matrimoni forzati non sceglierà di tornare dai propri mariti”, aveva detto alla Reuters. “Il governo deve dimostrare a queste ragazze che le proteggerà”. Ma il relativismo morale li ha resi ciechi e paralizzati. Giulio Meotti
Natale chiuso per Dpcm: non c’è un’emergenza Covid, c’è un’emergenza comunisti al governo
Dobbiamo di nuovo ringraziare @nonexpedit per il suo tweet che abbiamo preso in prestito per dare un titolo a questo articolo, perché, francamente, dopo nove mesi che vediamo ripetersi lo stesso film, siamo un po’ a corto di idee. È dalla primavera scorsa, quando ancora tutti sembravano frastornati dall’impennata di casi e morti, dal primo uso e abuso dei Dpcm per limitare le nostre libertà personali, che Atlantico Quotidiano denuncia l’emergenza giuridica e democratica nel nostro Paese, ben oltre l’emergenza sanitaria. Con lo show di ieri sera, l’ennesimo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha cominciato a scavare sul fondo che aveva già toccato nelle scorse settimane. Si presenta in prime time davanti agli italiani per snocciolare le restrizioni pensate ad hoc per le festività natalizie e di fine anno: coprifuoco dalle 22, quindi niente cenoni. Vietati gli spostamenti da regione a regione dal 21 dicembre al 6 gennaio, anche per raggiungere le seconde case, e persino tra comuni diversi il 25, 26 dicembre e il primo di gennaio. Risultato: famiglie divise, messe di Natale abolite. Con esiti paradossali, per cui genitori, figli, nonni che abitano in due piccoli comuni confinanti, magari di un migliaio d’anime e a pochi chilometri di distanza [vedi per esempio qui], non possono ricongiungersi, mentre i più fortunati che vivono a Roma, Milano e Napoli possono attraversare l’intera città. Misure deliranti, prive di logica, ragionevolezza e proporzionalità, principi cardine che devono sempre guidare le decisioni del legislatore e le azioni della pubblica amministrazione, in particolar modo quando incidono così profondamente sulle libertà fondamentali tutelate dalla Costituzione. Misure che confermano quello che fin dal primo momento, e più volte, abbiamo sottolineato. La linea dello scaricabarile sugli italiani non cambia: il governo è capace solo di scaricare l’emergenza su cittadini e attività economiche, cioè sulla sfera privata, prima imputando loro l’aumento dei contagi, poi disponendo obblighi e divieti, mentre continua a dimostrarsi totalmente incapace di far funzionare ciò di cui è responsabile: la sfera pubblica. Il paradosso, infatti, è che i Dpcm risultano efficacissimi nel tenere in casa le persone e chiudere le attività economiche, ma a quanto pare non altrettanto nell’accelerare quanto necessario la risposta pubblica. L’emergenza vale in un senso, verso i cittadini, ma non per la macchina burocratica statale. A fine ottobre, annunciando l’ennesima stretta, il premier aveva spiegato che le nuove misure servivano a contenere il contagio così da “trascorrere le festività natalizie con maggiore serenità”. L’obiettivo, come ricorderete, era “salvare il Natale”. Evidentemente non hanno funzionato come dovevano, se ora si chiude proprio per Natale, ma nessuno ne chiederà conto. Si rafforza quindi il sospetto [“sospetto”?] che le restrizioni, sempre più orwelliane e a casaccio, servano ormai solo da cinico diversivo: scaricare tutto sui cittadini, spostare l’attenzione di volta in volta su giovani, movide, bar, ristoranti, ora anche sui posti a tavola in famiglia [hai dimenticato i vecchietti che pretenderebbero di fare ginnastica per il mal di schiena]. Avete notato? Da settimane non si parla d’altro: cosa potremo o non potremo fare a Natale? Tutto, purché dal dibattito pubblico sparisca o quasi l’operato del governo rispetto al fattore davvero decisivo: organizzare e rafforzare il fronte sanitario. Di tamponi, tracciamento, terapie intensive, trasporti pubblici, scuole, carenze di personale e strutture, quasi non si parla più. Ma ieri almeno tre circostanze non hanno giocato a favore del nuovo show del premier. Nelle ultime 24 ore un nuovo record di deceduti: 993. Il governo britannico ha approvato per primo il vaccino Pfizer/BioNTech e comincerà la campagna di vaccinazioni la prossima settimana. Brexit o non Brexit, dove sono le nostre prime dosi, annunciate da Conte per dicembre? Terzo, il premier ha ancora una volta ignorato il Parlamento, scegliendo di annunciare in uno dei suoi proclami tv le nuove misure anziché presentarle alle Camere. Le opposizioni, come vedremo, non l’hanno presa bene. Presidente Conte, siamo in semi-lockdown da oltre un mese, scuole chiuse per metà, regioni rosse e arancioni, e ieri ci sono stati 993 morti (novecentonovantatre!). A chi li dobbiamo imputare stavolta? Alla movida? Ai ristoranti che chiudono alle 18? Alle palestre chiuse? In effetti, un “modello italiano” c’è: siamo riusciti nell’impresa, tra i Paesi avanzati, di massimizzare la perdita di vite umane e, allo stesso tempo, massimizzare i danni economici. Non era facile, ma con la sua Pandenomics, il micidiale mix di sistema sanitario impreparato, chiusure e assistenzialismo, il governo italiano c’è riuscito. Ma no, il presidente Conte in conferenza stampa ha sorvolato sui 993 decessi delle ultime 24 ore (ma non sugli “attacchi personali”, a cui ha voluto rispondere). Nemmeno un accenno. E, ben più grave, nemmeno una domanda dai giornalisti-comparse. Una vergogna, roba da media cinesi. Eppure, non ci voleva un genio per formulare una semplice domanda, quella che credo sia sulla bocca di tutti: se continua a scendere il numero dei ricoveri e delle terapie intensive, com’è possibile che registriamo ancora record su record di decessi? È questo uno degli aspetti più squallidi, questo sì un vero e proprio sciacallaggio: la contabilità dei decessi giornalieri su cui far leva per alimentare il senso di colpa degli italiani e portarli a rassegnarsi senza resistenze alla perdita delle loro libertà fondamentali: come potete pensare di festeggiare il Natale mentre muoiono mille persone al giorno? Una contabilità tra l’altro molto discutibile se, come ammesso in una intervista a La Stampa, poi ritrattata in altre, da un autorevole esponente dell’ISS, “mentre da noi tutti coloro che muoiono e risultano positivi al tampone vengono classificati come decessi per Covid, non è così in altri Paesi”. E i numeri di ieri in effetti fanno riflettere. Se nelle ultime 24 ore sono entrate 217 persone in terapia intensiva, ma il saldo giornaliero è negativo di 19, vuol dire che dalla terapia intensiva sono uscite 236 persone. Anche ipotizzando che tutte ne sono uscite perché decedute, assai improbabile, ne mancano 757 per arrivare al bilancio totale di ieri di 993 deceduti. Sappiamo che purtroppo molte persone anziane muoiono ancor prima di arrivarci in terapia intensiva, ma addirittura nell’80 per cento dei casi? Il caso ha voluto che mentre il presidente Conte decideva di annunciare in diretta tv, e non in Parlamento, le restrizioni natalizie, la Camera fosse riunita per l’approvazione finale del decreto che modifica i decreti Salvini. Insomma, da una parte si chiudono gli italiani in casa per Natale, dall’altra si riaprono i porti agli immigrati irregolari e ai loro traghettatori. E Parlamento di nuovo scavalcato. Comprensibile la rabbia delle opposizioni, che hanno bloccato i lavori. Eppure, avevano appena votato l’ultimo scostamento di bilancio richiesto dal governo Conte… E per tutta ricompensa, il premier va in tv ad annunciare le restrizioni natalizie senza passare per il Parlamento, nemmeno un colpo di telefono… Quale migliore dimostrazione dell’errore commesso? E non si dica che si tratta di due partite diverse, perché in gioco i “ristori” alle categorie colpite dalle chiusure. Il punto è politico: non si tende la mano a un governo che si è attribuito “pieni poteri” nel senso più deteriore, che da nove mesi dispone delle libertà fondamentali dei cittadini per Dpcm, calpesta la Costituzione e il Parlamento. Occorre però rilevare il silenzio-assenso del Quirinale su una gestione non solo della comunicazione, ma anche normativa in totale spregio dello stato di diritto. Altro che Ungheria e Polonia! È questo l’aspetto più preoccupante: sono saltati gli argini. L’emergenza Covid sembra ormai autorizzare in astratto, non sulla base di evidenze e dati scientifici, qualsiasi limitazione di diritti che, al pari della salute, sono tutelati dalla Costituzione. E per di più, con atto amministrativo, non avente forza di legge. Ciò che sorprende, e inquieta, di questi mesi, è come sia stato estremamente facile limitare le libertà personali e d’impresa. Il governo non deve ricorrere nemmeno ai decreti legge, gli bastano i Dpcm. E non ha incontrato alcuna resistenza, né da parte delle istituzioni poste a difesa della Costituzione, come la presidenza della Repubblica e la Corte costituzionale, né da parte del sistema mediatico, che al contrario ha accompagnato i provvedimenti governativi somministrando le necessarie dosi di terrore nella popolazione. Se una delle caratteristiche dei regimi è che una maggioranza dei cittadini sia convinta che la sospensione delle loro libertà fondamentali sia necessaria, causa di forza maggiore, ebbene oggi questo criterio è soddisfatto in Italia. Una volta creato il precedente, il rischio del piano inclinato è concreto: qualsiasi scusa in futuro potrebbe essere buona.
E così si torna al tweet di @nonexpedit:
“Finito il Covid, ci sarà qualcos’altro: ecologia, salute pubblica, diseguaglianze, quello che volete. Ma vi entreranno in casa, restringeranno la vostra libertà di azione e di parola coi pretesti più vari. Non abbiamo un’emergenza Covid, abbiamo un’emergenza comunisti”.
E ieri sera, quasi en passant, il premier Conte si è avvicinato ad un nuovo limite, evocando il TSO (trattamento sanitario obbligatorio) per costringere i cittadini a vaccinarsi: “Se noi siamo in una condizione di gestire la curva del contagio, non sarà necessario imporre un TSO del vaccino ai cittadini”.
E abbiamo ormai imparato, nel corso di questi nove lunghissimi mesi, che quando il conticino dice che spera di non dover fare X, sta semplicemente cominciando a far entrare nelle nostre teste l’idea di X, che arriverà puntualmente, come sono puntualmente arrivate tutte le minacce profferite in tutti questi mesi. Aggiungo un paio di annotazioni in merito alla questione economica
Per poter far slittare il pagamento delle tasse ad aprile, bisognava aver perso oltre un terzo del fatturato e trovarsi in zona rossa. E lì ti accorgi che Conte ha trasformato la Lombardia da zona rossa in zona arancione solo 24 ore prima. Del resto la Lombardia rappresenta quasi il 23% del PIL italiano… come farselo sfuggire? Non sono meravigliosi? Intanto Bergoglio, incazzato nero, minaccia i ricchi che contestano la patrimoniale incombente. Gli sbarchi non bastano.
A Palermo un’albergatrice ha ricevuto un avviso di pagamento della TARI per oltre 12.000 (Dodicimila) Euro, come se la quantità dei rifiuti smaltiti nel 2020 fosse uguale a quello dell’anno precedente, e, si badi bene,dopo avere garantito la cassa integrazione ai suoi dipendenti, dimenticati dallo stato. A San Clemente, vicino a Rimini, il Fisco ha multato per 6.500 Euro una coppia titolare di una Piadineria mobile, perché non crede che vengano vendute piadine vuote a prezzo ridotto e presume (ma che presuntuosi) che in realtà quei piccoli imprenditori vogliano frodare lo stato e che smercino piadine farcite di prosciutto e formaggio a prezzo ovviamente maggiore ma non dichiarato. Tutto ciò in piena emergenza proclamata dal governo: eh, le regole sono le regole, se si deve pagare si paga e zitti. E poi il cittadino è sempre presunto colpevole, fino a prova contraria, per cui, se si esce in zona rossa, non basta una spiegazione verbale all’agente preposto all’eventuale controllo, ma ci vuole un’autocertificazione debitamente compilata sull’apposito modulo e comunque ti può sempre colpire una sanzione, perché una legge ha mille interpretazioni. Ma lo stato pensa al nostro bene, e c’è anche chi lo crede.
E uno splendido commento dello splendido e lucidissimo ultranovantenne Silvio Garattini
Chiudo con una intensa interpretazione di ciò che tutti noi stiamo intensamente pensando
C’è oggi in Hong Kong (attenzione: all’interno del video c’è una scena piuttosto violenta)
Così la barbarie dei peggiori genocidi del pianeta si appresta ad assassinare la libertà, ad assassinare la democrazia per arrivare, passo dopo passo, ad assassinare tutte le democrazie del mondo. Con la complicità di alcuni governi.
Cioè un po’ di cose raccattate qua e là con in mezzo qualche considerazione mia e qualche immagine e vignetta e anche una canzoncina, un po’ per ridere, un po’ per sorridere, un po’ per riflettere, un po’ per andare a cercare un mitra e sparare ad alzo zero. E cominciamo facendo il punto di ciò che abbiamo imparato, che è sempre importante.
1) le mascherine non servono (perché non ci sono) però è meglio tenere una sciarpa su naso e bocca;
2) andare a camminare in solitaria o in famiglia è pericoloso, mentre le file al supermercato sono sicure;
3) i nipoti non possono portare la spesa ai nonni, ma gli sconosciuti del delivery sì;
4) le forze dell’ordine hanno abbastanza uomini e mezzi per presidiare il territorio (ricordateglielo quando ne avrete bisogno a emergenza finita, se vi dicono che non c’è nessun mezzo disponibile);
5) i detenuti in custodia cautelare, quindi ancora privi di processo e di condanne definitive, non possono essere messi ai domiciliari ma i condannati in via definitiva per reati di mafia invece sì, anche se le condizioni ex 41 bis, prevedendo l’isolamento degli stessi li pone al riparo dal contagio;
6) tutte le manifestazioni sono sospese, comprese le messe pasquali e i funerali, ma l’ANPI può uscire tranquillamente a manifestare (un’Italia che sarebbe da liberare nuovamente tra l’altro da questa classe dirigente e politica);
7) i soldi per mantenere le aziende non ci sono, ma ci sono per le task force, gli stipendi dei politici e dei dirigenti pubblici e anche per dare le mancette ai sanitari in una manovra esclusivamente demagogica. (vedremo poi con le aziende chiuse come li pagherete gli stipendi pubblici);
8) la sanità lombarda è la peggiore di tutta Italia e le migliaia di italiani che ogni anno salgono nei loro ospedali sono evidentemente scemi: dovrebbero restare in quelli delle rispettive virtuosissime regioni;
9) gli aeroporti sono chiusi, non ci si può spostare da una regione all’altra, ma i porti sono rigorosamente aperti per far attraccare navi spagnole che, evidentemente, nel loro Paese non sarebbero accolte;
10) con un’app si possono monitorare i movimenti dei cittadini italiani (personalmente non ho alcun problema a scaricarla), ma non degli immigrati che richiedono asilo perché verrebbero lesi i loro diritti.
Sì! il 25 aprile dovremmo scendere tutti in piazza per dare un nuovo significato alla ricorrenza della Liberazione!
Dopodiché facciamo il punto anche su quello che abbiamo appreso con l’attesissima e benvenutissima fase 2, che cambierà la nostra vita da così a così (l’avete visto il movimento della mano? No?! Ma come no! Dai, era così chiaro!)
1) il virus non attacca le prime 15 persone che partecipano ad un funerale. Il 16mo è fottuto;
2) il virus non attacca i prossimi congiunti: per la definizione di “congiunto”, il virus applicherà le definizioni contenute nel codice civile. Quindi non fate i cretini: se dite di andare dai nonni e invece andate a casa di amici, ovvero a casa della moglie di vostro cugino di secondo grado, il virus se ne accorge e vi contagia;
3) da nonna, sì; dalla fidanzata, invece, il virus ti contagia; [poi però si è ravveduto e ci ha aggiunto gli affetti stabili, e immagino che sarà la polizia a decidere, mediante stringenti interrogatori separati, se sono stabili abbastanza o se si meritano una bella multa per avere bluffato solo per farsi una scopata o per passare una mezz’ora con l’amico di asilo-elementari-medie-liceo-università-militare-testimoni di nozze-padrini dei figli eccetera eccetera lungo settant’anni di vita] 4) le 15 task forces e i 450 superesperti che salveranno il Paese dalla catastrofe socioeconomicosanitaria non sanno neanche leggere un calendario… o avrebbero evitato di riaprire i parrucchieri lunedì 1^ giugno, giorno di loro chiusura (non foss’altro per evitare di essere perculati da oggi sino alla suddetta data); si riaprirà il 2 giugno, che non sarà più festa giacché la Repubblica parlamentare è stata soppressa (ve n’eravate accorti, sì?);
5) le udienze civili e penali e, in genere, l’intera attività giurisdizionale riprenderanno il 12 maggio, ma i cancellieri, i funzionari e il personale amministrativo tutto dei Tribunali (compresi i magistrati fuori sede?) continueranno con presidi, turnazioni e Smart working sino al 30 giugno. Quindi, tribunali vuoti, assenza di personale, ma avvocati al lavoro… a fa’ che?!?!?
6) Peppiniello e cosolino so’ stati capaci di fa’ incazza’ pure il Papa… fantastici;
7) “L’Inps ha evaso in un mese quello che normalmente evade in 5 anni” (Churchill de noartri, testuale Traduzione dal Propagandese all’Italiano: all’Inps solitamente non fanno un cazzo, atteso che normalmente impiegano 5 anni per evadere ciò che potrebbero fare in un mese… l’importanza di avere un grande addetto stampa che sa scegliere le parole;
8) in sintesi, non è cambiato un cazzo, tranne l’aver autorizzato e disciplinato i funerali… ci vogliono far capire qualcosa?
9) l’Europa ci invidia… ha detto proprio così. Questa deve avergliela dettata Grillo, che non ha saputo rinunciare a rendere onore al suo passato comico.
E a proposito del Presidente del Consiglio che l’intera Europa, cosa dico, l’intero mondo e le galassie tutte ci invidiano, della sua specchiata onestà e del suo lavorare alla luce del sole e non col favore delle tenebre come fanno invece altri loschi figuri di cui potrei fare nomi e cognomi ma non li faccio per carità di patria, guardate questo che carino!
Passo ora a questo capolavoro di alta strategia internazionale
E a questo proposito merita menzione la spettacolare figura di cacca che ha fatto Lilli Gruber propagandando la strasmentita bufala di Trump che vorrebbe iniettare la varechina in vena ai pazienti.
Otto e Mezzo, Lilli Gruber smentita da Riccardo Luna su Donald Trump: gelo in studio
26 aprile 2020
Smentita a casa sua. Si parla di Lilli Gruber, che a Otto e Mezzo su La7 ha dovuto incassare il “colpo basso” di Riccardo Luna, giornalista di Repubblica e componente della task-force del governo contro le fake-news. Il tema erano le controverse dichiarazioni di Donald Trump circa la possibilità di testare iniezioni di candeggina. E la Gruber, rivolgendosi a Fabrizio Pregliasco, presente in collegamento, ha affermato: “Trump ha detto che potrebbero funzionare delle iniezioni di disinfettante, chi può credere ad una simile panzana?”. E Pregliasco ha parlato di “esempio micidiale di disinformazione“, in riferimento alla “ricetta” di Trump. Ma a quel punto si è inserito Luna, il quale ha puntualizzato: “Se si va a vedere la conferenza stampa si scopre che Trump non lo ha detto. Ha fatto una domanda, che è molto diverso”.
Dunque, Luna ha spiegato nel dettaglio quanto accaduto: “Le conferenze sono molto divertenti, se non fosse che stiamo parlando di una tragedia. Trump ne ha dette di tutti i colori, ma questa volta ha fatto una domanda, ha chiesto ad un medico se poteva essere una buona idea, ovviamente non lo era. Si comporta come un uomo della strada. La cosa migliore che è accaduta è che il medico lo ha spiegato, tutta la stampa lo ha spiegato. Il miglior antidoto contro le fake sono la credibilità dei giornalisti e degli scienziati. La domanda di Trump è finita lì”. Evidente l’imbarazzo della Gruber, che con palese stizza e disappunto ha affermato: “Sì sì, diciamo così… era una domanda alla Trump… ma chi non è esperto e poco avveduto e attento…”. Gelo in studio. (qui)
Ma siccome Trump è brutto cattivo e antipatico, la favoletta di Trump che propone di iniettare varechina in vena continuerà a trovare adepti fra i soliti dementi che preferiscono le bufale preconfezionate (e anche prematurate?) piuttosto che la realtà (interessante comunque che la signora Dietlinde, tutta botulino, silicone e filoterrorismo, riconosca di essere non esperta, poco avveduta e poco attenta). E, visto che siamo in tema di sanità negli Stati Uniti, aggiungo un testo scritto da chi ci vive.
Tutti gli Stati americani sono tenuti a rispettare le leggi Federali. Ci sono ben 2900 ospedali pubblici e “no profit” e tre leggi Medicare (1965) , Medicaid (1966) ed EMTALA (1986) che coprono i non coperti da assicurazione, i non abbienti e coloro che hanno reddito inferiore ai 23.000 inclusi i pensionati, i disabili, i senzatetto, i senza lavoro, ragazze madri e figli… tutti. Il tutto è coperto ed incluso nel welfare USA di 2700 miliardi di dollari ogni anno. E, sempre sotto EMTALA, a NESSUNO possono essere rifiutate cure. Alle volte si recano in un Urgent Care, un gabinetto poliambulatorio NON attrezzato con semplici infermieri e quasi mai dottori come il ragazzo deceduto in California recentemente, e quindi, non potendo intervenire, li indirizzano al più vicino ospedale, come infatti è successo. Tutti gli altri vengono curati ed, a seconda della polizza scelta, parte la pagano loro il resto dalle assicurazione o, se hanno scelto copertura totale, paga tutto l’assicurazione.
Aggiungo che noi, con la nostra preziosissima sanità pubblica, lasciamo allo stato molto più di quello che un americano paga per una copertura totale, che comprende visite, diagnostica, medicine, ricoveri, interventi chirurgici e dentista. Io solo con quello che ho speso di dentista almeno un bilocale lo avrei comprato. Oltre a tutto quello che devo spendere in aggiunta di ticket per medicine mutuabili e prezzo intero per quelle che non lo sono, visite specialistiche private perché altrimenti devo aspettare anche sei mesi o più, ed esami diagnostici privati perché per quelli convenzionati – e comunque con ticket di molte decine di euro – ho trovato liste d’attesa addirittura di 21 mesi. Quindi sarebbe ora di finirla con le bufale sulla sanità americana che lascia morire i poveri mentre da noi salva tutti. Così come ci salva il conticino
che si circonda di esperti per poter fare sempre le scelte giuste
e soprattutto mette al primo posto e la sicurezza degli italiani
e la giustizia per tutti,
ma contemporaneamente salvaguarda la nostra libertà, permettendoci di scegliere la nostra sorte
E infine ecco la canzoncina, di uno che non è mai stato fra i miei amori, ma questa cosetta qui mi è piaciuta un sacco.
A chi dice che l’unico sistema che ha sempre fermato le epidemie è la quarantena, rispondo due cose: 1. La quarantena nella storia non ha mai funzionato. 2. La quarantena si applicava ai malati. Noi la stiamo applicando ai sani. Abbiamo adottato il principio della “presunzione di malattia”, simile a quello della presunzione di colpevolezza dei tribunali dell’Inquisizione.
Sacrosanta verità che la dittatura sotto la quale stiamo vivendo, e che ci sta sistematicamente assassinando, ha capovolto le normali misure di sicurezza in caso di epidemia, mettendo agli arresti domiciliari i sani. E sacrosanta verità che non funziona: l’8 marzo, prima della chiusura, i morti sono stati 366; il 10 marzo, secondo giorno di arresti domiciliari, i morti sono stati 631; il 27 marzo, diciannovesimo giorno di arresti domiciliari, 969; il 7 aprile, trentesimo giorno di arresti domiciliari, 604; il 17 aprile, quarantesimo giorno di arresti domiciliari, sono stati 575 – e stiamo sempre parlando solo di quelli ufficiali. Qualunque persona di buon senso prenderebbe atto che non ha funzionato e che forse è il caso di cercare qualche altra soluzione, ma i nostri geni no: i morti sono ancora tanti e quindi bisogna andare avanti, forse fino a metà maggio, forse di più, non so, chissà, forse, vedremo, ne riparleremo, se la gente crepa cazzi suoi.
Ho ricevuto una mail da un’amica. Lavora in un’attività di proprietà dell’ex marito; una parte è stata chiusa, il resto procede a regime ridottissimo, da subito ha dovuto lasciare a casa un dipendente, adesso altri due. A lei è stato costretto a sospendere l’assegno per il mantenimento dei figli perché non li ha, non ci sono, non saltano fuori da nessuna parte. Quanti ce ne sono in Italia in queste condizioni?
Nel frattempo qualche sindaco trova che le vessazioni cui siamo sottoposti ancora non bastano, e istituiscono le ronde di cittadini da sguinzagliare per la città in modo che non un solo vecchietto che si ferma un attimo a tirare il fiato
possa sfuggire ai cani da caccia assetati di sangue. Perché il pericolo sono loro, gli incoscienti vecchietti sulla panchina, i delinquenti che nuotano in mare, i farabutti che corrono sulla spiaggia, i criminali che corrono nei parchi, loro, ricordiamolo sempre!
Ma secondo qualcuno si potrebbe fare decisamente meglio
e il qualcuno in questione è il medico – anzi aspetta, adesso te lo ridico meglio: IL MEDICO – che aveva postato la prima storiella edificante che avete letto qui. Certo, meglio ancora sarebbe fare come in Nigeria, dove per far rispettare la segregazione l’esercito è riuscito ad ammazzarne più del virus, ma bisogna avere pazienza, non ci si può arrivare tutto in una volta. Comunque già ben 42 anni fa il grande Stefano Rosso aveva capito tutto:
Nel frattempo ci sono persone a cui tutto questo provoca problemi a cui difficilmente, se qualcuno non vi attira la nostra attenzione, ci verrebbe da pensare: sono i sordi, che interagiscono socialmente leggendo il labiale, e adesso il labiale non c’è più. Poi volendo ci sarebbero anche questi problemi qui,
e c’è poco da ridere, che non sono mica problemi da poco, eh!
Però se pensate che il nostro amato governo, churchillianamente retto dal signor Conte Giuseppe che forse ha addirittura studiato in America anche se forse però no, e forse ha studiato anche a Vienna, anche se forse però anche quello no ma non stiamo a sottilizzare che ci sono problemi ben più gravi a cui pensare, il nostro amato governo eccetera, dicevo, se pensate che nel frattempo se ne stia lì con le mani in mano mentre qui noi si soffre e si muore e il personale medico deve infilare i piedi nelle buste della spesa perché manca anche quella protezione lì,
e a noi invece la busta della spesa la controllano per vedere se davvero abbiamo acquistato generi di prima necessità e non per caso, diocenescampieliberi, una bottiglia di vino o un paio di lampadine, e chissà se gli assorbenti saranno consentiti, se pensate questo, dicevo, beh, vi sbagliate di grosso, perché il nostro churchillino di casa – che a me se proprio devo dirla tutta pare tanto un vispo tereso, ma si sa che io sono cattiva dentro e di quello che dico non si deve tenere conto – ne fa di cose, oh se ne fa! Leggere per credere!
E comunque non abbandonate la fiducia, che noi siamo in mano agli esperti:
(e ignorante come una capra, oltretutto, dove nel tutto oltre va inserita anche la modestissima intelligenza mostrata tutte le volte che volte che si è trovata a dover dire due parole senza il testo preparato dai suoi burattinai).
E per concludere, se sentite che la rabbia sta montando troppo e sta rischiando di sopraffarvi…
– Vorrei dei calzini neri.
– Calze o collant?
– Calzini.
– Calzettoni? Quelli al ginocchio?
– No, calzini.
– Ah quelli corti? Alla caviglia?
– Sì, calzini.
– Allora, ci sono questi coi brillantini…
– No, mi servono neri.
– Poi ci sono questi con le stelline.
– No, mi servono neri.
– Ah, proprio tutti neri? Allora ci sarebbero questi col ponpon…
(no, dico, ho sessantasette anni! Lo so che me li porto benissimo e dimostro almeno tre quattro mesi di meno, ma cazzo, i calzini col ponpon mi vieni a proporre?)
– Oppure questi col fiocchettino di raso…
– Senta, se vuole vada pure a servire la signora, che mi cerco io qualcosa.
Alla fine li ho trovati, tutti neri, senza fronzoli, di quattro tipi diversi. Ne ho presi sei paia, per un totale di 11 euro (è per questo che vado lì).
Dopodiché, anche se non c’entra niente, ci metto questa
Che poi mentre lo scrivevo mi è tornata in mente quella volta dalla fruttivendola a Brunico:
– Mi dà mezzo chilo di ciliegie.
– Pomodori?
– No, ciliegie.
– Pomodorini ciliegia?
– No, ciliegie.
– Ma insomma, vuole pomodori o vuole ciliegie?
E visto che ci ho messo l’aggiunta, metto l’aggiunta anche di video
Che un attimo di tregua ci vuole. Poi domani si riparte.