Limbo è quello in cui ti trovi a vivere fra il momento in cui ti risvegli dal coma e quello in qui saprai quale sarà la tua condizione definitiva. Quello durante il quale ogni notte ti svegli urlando, nelle narici l’odore del sangue e della carne bruciata e della sabbia del deserto afghano, e nel corpo il dolore dilaniante di una gamba sbriciolata e altro ancora. Quello in cui non sai se la vita ti offrirà ancora una chance o se il futuro è morto per sempre.
Limbo è quello in cui ti trovi a vivere quando non hai più un’identità, un nome, una famiglia, un lavoro, un passato e un futuro, e non hai ancora una nuova identità, un nuovo nome, una nuova vita da vivere. Quello in cui ti ripugna mentire ma non puoi fare a meno di ingannare. In cui avresti tanta voglia di costruire ma l’unica cosa che puoi fare è distruggere, per non lasciare tracce.
Limbo sono quasi 500 pagine da leggere tutte di fila – e per il sonno perso pazienza, prima o poi lo recupererai (senza contare che una che sa ancora che la battigia si chiama battigia, merita di essere letta a prescindere).