Per partire dal principio bisogna ricordare la feroce guerra scatenata contro Trump fin dal momento in cui, nel 2016, ha annunciato di volersi candidare alle elezioni presidenziali: guerra senza quartiere, condotta con tutti i mezzi leciti e illeciti – soprattutto illeciti – da parte dei mass media, del mondo dello spettacolo (vogliamo ricordare la “marcia delle donne contro Trump” guidata da una signora che aveva promesso pompini a chi avesse votato la Clinton? Vogliamo ricordare l’intensa partecipazione di quell’altra signora che sul palco si fa agguantare la passera dagli spettatori? E si potrebbe continuare a lungo), mentre i politici hanno passato tutti interi questi quattro anni a fabbricare macchinazioni e inventare favole, per sostenere le quali hanno pagato testimoni e coinvolto innocenti a cui hanno distrutto carriera ed esistenza – al costo di decine di milioni di dollari – per poterlo esautorare. E bisogna ricordare come la metà abbondante dell’America che stava dalla sua parte è stata trattata da fascista, troglodita, ignorante, mentre il consenso per Trump aumentava di pari passo con l’aumento dell’occupazione nera e ispanica e dei loro salari. E bisogna ricordare come, per danneggiarlo, siano state scatenate le rivolte delle bande razziste e terroriste degli Antifa e dei Black Lives Matter. Bisogna ricordare, in poche parole, come la politica dem – e solo quella – abbia letteralmente spaccato l’America in due.
E come alla fine, sapendo benissimo che la maggioranza era per Trump, abbia messo in piedi la gigantesca macchina dei brogli che abbiamo visto, e come la magistratura e la pubblica amministrazione abbiano semplicemente rifiutato di prendere in esame tutte le documentazioni che in questi due mesi sono state presentate in merito ai brogli – cosa che non si spiegherebbe se non col fatto che tutti sapevano esattamente che cosa sarebbe successo se quei documenti fossero stati studiati in maniera onesta e se fosse stato verificato il funzionamento delle macchine di voto.
Alla fine la corda troppo tirata si è rotta. E come sempre, i mass media semplicemente capovolgono i fatti, o li addomesticano, come la famosa telefonata di un’ora dalla quale sono stati selezionati ed estratti quei quattro minuti da dare in pasto al pubblico – tipo noccioline alle scimmie dello zoo, che se le mangiano di gusto senza che venga loro in mente di chiedersi e chiedere da dove vengano quelle noccioline – sistema col quale è un gioco da ragazzi far dire a chiunque qualunque cosa. E uno splendido esempio di disinformazione e capovolgimento dei fatti lo abbiamo da Paolo Guzzanti sul Giornale:
I membri del Congresso e il presidente eletto hanno chiesto invano al Presidente di richiamare la folla. Si sa che il Presidente, ancora per pochi giorni, si sarebbe limitato ad un blando invito a «calmare gli animi». Lo stato delle cose purtroppo non consente di evitare il sospetto di una insurrezione armata contro lo Stato federale, sostenuta da un presidente che già viene dai media definito traditore [che i manifestanti NON fossero armati è, ovviamente, un dettaglio di nessuna importanza]. Biden ha implorato Trump di andare davanti alle telecamere e richiamare la rivolta, ma finora nulla del genere è accaduto. (qui)
E infatti
Per non parlare di Mentana
che come se non bastasse si compiace del bando decretato a Trump da FB, e qualcuno, giustamente…

Diciamo che il rapporto fra i fatti e la rappresentazione dei fatti che danno i mass media è sostanzialmente questo

Per quanto riguarda i fatti di sangue:
Cullà: è certo che a sparare sia stata la Capitol Police, la donna era una manifestante trumpiana, 14 anni nell’Areonautica, e disarmata.
Myollnir: Non so voi, io ho fatto in tempo a vedere il video dello sparo, prima che lo facessero sparire (forse si può ancora trovare su zerohedge o simili). Impressionante, un colpo al collo da un metro di distanza. Volontario, una cosa alla Jack Ruby. Impressionante.
Ma il pericolo viene da Trump e dai suoi sostenitori, naturalmente. E quanto all’irruzione in Campidoglio
Non credo che chiedere di ricontare i voti sia un atto eversivo. A Washington c’è stato il trappolone. Con quella marea impressionante di persone, mettere a guardia del Campidoglio soltanto una ventina di agenti, che poi si sono fatti da parte e hanno fatto entrare delle persone comunque disarmate, mi puzza di cosa organizzata dai democratici. Domanda retorica: a quale scopo?
E magari non sarà stata programmata e organizzata in anticipo, ma per puzzare puzza proprio, eccome se puzza.
Aggiungo una risposta di Giovanni Bernardini a una sua lettrice, ma che risponde anche a tanti altri.
1) Le prove non si riducono affatto a semplici dichiarazioni di Trump e dei sui legali. Ci sono filmati, centinaia di affidavit, dichiarazioni scritte giurate (e chi mente in un affidavit finisce in galera) pareri di tecnici, testimonianze prestate di fronte ai parlamenti di vari stati (che hanno convinto tali parlamenti a non convalidare i voti per Biden). C’è l’incredibile andamento della notte elettorale, con il blocco dello spoglio in tutti gli stati contestati e la ancora più incredibile rimonta di Biden.
2) Ovviamente il rifiuto dei giudici di prendere in esame le montagne di materiale probatorio si basa su leggi e regolamenti, ma di certo i magistrati potevano interpretare leggi e regolamenti in maniera tale che si potesse entrare nel merito delle varie contestazioni. Nessuno era obbligato a fare il muro di gomma. Due giudici della corte suprema del resto si sono espressi affinché si entrasse nel merito delle contestazioni del Texas e di altri 19 stati. Se il materiale non è stato esaminato è solo, a mio parere, perché i giudici non volevano assumersi una responsabilità troppo grossa.
3) Se fossero entrati nel merito la soluzione sarebbe stata molto più soddisfacente per tutti, non ci sarebbe stata nessuna serie infinita di ricorsi. Se ad esempio le macchine dominium fossero state esaminate da un team di tecnici e trovate affidabili il discorso si sarebbe chiuso. E ora non ci sarebbe mezza America che si ritiene truffata.
4) Concordo sull’assalto al parlamento, un atto inqualificabile, ma di certo non è stato Trump ad organizzarlo. Tra l’altro gli si è rivoltato contro, cosa ampiamente prevedibile.
5) Un presidente dovrebbe esser garante della legalità, non assumere atteggiamenti eversivi. Beh…il primo attacco alla legalità è avvenuto nella notte fra il 3 ed il 4 novembre. Quanto ai toni accesi di Trump, come dimenticare che questi è da 4 anni costantemente sotto assedio? Che è stato fatto di tutto per impallinarlo? Che abbiamo assistito allo spettacolo questo si unico, di un presidente censurato, addirittura oscurato, da social e reti televisive? C’è molto poco di legale nel modo in cui per anni i dem hanno tentato tutto pur far fuori il loro nemico…
6) Non credo proprio che Trump avesse, o abbia in mente di tentare un golpe. Lo dimostra tra l’altro l’appello di oggi affinché i suoi seguaci tornino a casa. E poi, se vuoi un golpe organizzi per bene le cose, mobiliti l’esercito, non quattro imbecilli scalmanati.
Direi che basta…
E una di
Flavio Gastaldi
In sintesi:
– il conteggio dei voti viene bloccato per ore e quando riprende i voti sono stati attribuiti al 100% ad uno solo dei candidati
– c’è il sospetto gravissimo di brogli elettorali
– il potenziale danneggiato chiede di verificare i voti, come dovrebbe avvenire in tutte le democrazie, vari tribunali non glielo concedono senza entrare mai nel merito e dichiarandosi tutti fondamentalmente incompetenti
– la gente si sente defraudata e protesta
– le autorità locali fanno entrare senza alcuna resistenza in Campidoglio chi protesta salvo freddare una giovane disarmata con addirittura accanto decine di militari con mitra spianati
Risultato:
– l’eversivo è quello che ha semplicemente chiesto di ricontrollare i voti.
(Alfonso Maria Avitabile, trovato e riproposto grazie a Betta Maselli)
In molti dicono: se aveva le prove doveva portarle in tribunale, non fare la rivoluzione. Giusto, ma se anche da Berlino sono spariti tutti i giudici, cosa si deve fare? Rassegnarsi a restare cornuti e mazziati?
Aggiungo ancora questa riflessione
LA NOSTRA RIFLESSIONE SULL’INCREDIBILE GIORNATA DI IERI
Abbiamo modificato il post che avevamo scritto a caldo perché la situazione nel frattempo si è evoluta, abbiamo riflettuto e al netto che confermiamo ciò che pensiamo, ci è sembrato doveroso riscrivere facendo delle distinzioni e delle precisazioni.
Come associazione
abbiamo dato fin dal primo giorno il nostro supporto al presidente
e alla sua amministrazione perché crediamo fermamente che la sua sia stata una politica straordinariamente rivoluzionaria e che i risultati ottenuti non sarebbero stati possibili con nessun’altra persona al posto di comando in USA.
Noi quindi ci occupiamo di politica e di proposte politiche rivoluzionarie, osservandone gli effetti nella più grande e antica democrazia del mondo. Quel che sta succedendo in queste ore, però, non ha nulla a che vedere con la politica. Questa è qualcosa che somiglia più ad una guerra.
Soprattutto, abbiamo la certezza di come questo scontro fosse incredibilmente difficile da evitare. Noi siamo convinti che ci siano stati dei brogli elettorali ma, anche prendendo per buoni i risultati, in America ci sono quasi 160 milioni di persone che hanno espresso il proprio voto, una percentuale incredibilmente alta, un numero mai raggiunto da nessun’altra elezione nella storia del paese, il tutto con dei dubbi che serpeggiano e spesso evidenziati da logiche di numeri. Il risultato è un’America spaccata a metà, lacerata, con oltre 70 milioni di persone che hanno visto il proprio sogno infrangersi nel giro di poche ore, quello di avere altri 4 anni di benessere e di crescita, di sicurezza e di opportunità, attraverso un secondo mandato del presidente Trump.
Quello di ieri è stato un evento catastrofico, mortificante per la democrazia americana, ma è comunque solo uno dei sintomi di questo malcontento diffuso in tutto il paese. Ci sono persone che hanno dato tutto quel che avevano fiduciosi nella rielezione di Trump, hanno lottato, hanno resistito agli attacchi e alle critiche. Trump ha rappresentato per loro l’unica vera salvezza in un panorama politico che ha perso sempre più interesse per i più deboli. Questo è successo perché Trump ha reso forti quei deboli, ha dato loro speranza, li ha fatti rialzare e reagire e lo ha fatto attraverso delle politiche di tutela del cittadino. Oggi quelle persone si sentono tradite, truffate, in pericolo e sono arrabbiate e sono pronte a combattere con la propria vita perché grazie a Trump hanno scoperto che non fa bene avere paura ma che bisogna “stand your ground”.
Trump ha emancipato un’intera fascia sociale completamente abbandonata dalla politica e queste persone sono prima tornate alle urne per la prima volta dopo decenni e oggi sono pronte a fare una rivoluzione.
Come associazione, vi invitiamo a non lasciare che sia solo la narrazione dei media mainstream a spiegarvi cosa stia davvero succedendo in America ma di provare a sentire anche altri punti di vista, cercando di schivare gli sciacalli delle fake news e chi oggi vuole sfruttare il sensazionalismo degli eventi in corso.
Stiamo assistendo ad una delle pagine più importanti, controverse ed articolate della storia contemporanea mondiale.
Noi ci impegneremo, come sempre, a riportare gli eventi dal punto di vista dei supporter di Trump perché mai come oggi siamo stati convinti che questo possa essere uno spunto di confronto necessario per tutti.
E un articolo di Fiamma Nirenstein
“Questo finale rovina tutta la storia di una presidenza diffamata per anni”. Intervista a David Wurmser
Il Giornale, 08 gennaio 2021
Seduti uno di qua e uno di là dall’Oceano, da Washington e da Gerusalemme, contempliamo con la testa fra le mani, insieme a David Wurmser, il disastro di Capitol Hill, la parabola del presidente che ha trasformato la conclusione del suo mandato in un circo di leoni impazziti. David è uno dei migliori intellettuali conservatori degli Stati Uniti, è stato consigliere speciale al Dipartimento di Stato di John Bolton, e prima di Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti, membro dell’American Enterprise Institute.
Cos’è successo a Capitol Hill? «E successo un disastro. Tutta la storia della presidenza Trump sarà ricordata soprattutto per questa conclusione, e la sua memoria ne sarà interamente compromessa».
Le critiche a Trump erano già insistenti, asfissianti… «Di più, ed è stata proprio la persecuzione totalizzante del personaggio e dei suoi che ha portato al discorso scandaloso di due giorni fa. Trump è stato sempre un’antenna dello stato d’animo della sua folla, non di violenti, ma di cittadini su cui il fatto di non essere di sinistra è diventato un’accusa di essere una sorta di “nazisti”. Una parola che non ammette replica, perché implica storicamente la sua totale indecenza. Trump e la sua gente in questi anni sono stati bombardati da accuse di ignominia: ci sono stati licenziamenti, fratture familiari, messe al bando di vecchi amici, odio, disgusto e shaming sui media, attacchi fisici al ristorante, per la strada ai trumpiani. La legittimazione appartiene a gruppi che per altro negli ultimi 8 mesi hanno distrutto migliaia di negozi, ferito cittadini, sparato ai poliziotti…».
La campagna elettorale ha peggiorato molto. «Non è stata nemmeno una campagna elettorale, ma un coro di diffamazione mentre agli altri tutto veniva condonato, la violenza, i rapporti del figlio di Biden coi cinesi».
Ma Trump ha sbagliato a reclamare ancora la vittoria e a chiederla alla folla. «Sì ha sbagliato, ha compiuto svariati errori, anche col Covid mentre faceva politiche giuste proclamava posizioni sbagliate. E induce oggi con gli ultimi fatti all’oblio dei molti errori storici che aveva curato con azioni giuste: aveva sgominato la paura paralizzante della Cina, l’ubbidienza ai no palestinesi promuovendo una serie di processi di pace; aveva posto fine alla pretesa che con l’Iran qualsiasi accordo sia migliore di un non accordo e alla passività di fronte all’ostilità di Onu ed Europa. E in politica interna ha promosso la riabilitazione in base alle regole di un mercato libero ma nazionalista di una larghissima classe sociale vilipesa. Da questa via Trump ha guadagnato sempre più consensi».
Adesso possiamo dire che siamo in mezzo a un disastro? «I disastri sono due: il primo è quello legato agli scontri, il secondo è quello della Georgia. E’ una tragedia per Biden non avere un Senato conservatore dietro cui nascondersi per bloccare l’estremismo del suo partito».
Il problema è la democrazia americana: si potrà ricostruire una situazione in cui governo e opposizione si confrontano serenamente? «C’è sempre stato molto in comune nelle due parti politiche, nell’idea che ogni individuo è un depositario di “diritti inalienabili” dati da Dio o dalla Storia o dalla natura, cda qualcosa di più grande di lui. Ma ora la sinistra si è staccata da questa sponda, la sua propensione è verso una deriva socialista alla Bernie Sanders».
Pensi che nei prossimi giorni Trump possa fare ancora qualcosa che possa sconvolgere il mondo? «Non direi. Trump ha abdicato all’interventismo Usa, lasciando a ciascuno i suoi guai e le sue scelte. Ha anche posto fine alla scelta politica di un inutile restraint internazionale. E così ha avviato parecchi cambiamenti positivi, ma…».
Ma ha rovinato tutto. «Diciamo danneggiato».
E infine la conclusione.
Attenzione, il famoso colpo di Stato messo in atto, a Washington, dai Village People, gli indiani Arrapaho di Ciro Ippolito, i trapezisti del circo Togni, i mandriani, gli hillibilly, Buffalo Bill e i guerrieri vichinghi con le corna di Bisonte, (come sostenevano tutti quelli che avevano preso un colpo di sonno o un colpo di Sole) è già finito. È durato la bellezza di cinque ore: meno del tempo di un reality show e più di una puntata di Dallas. Informiamo allora i telespettatori che non è stata istituita la corte marziale, non girano i carri armati per le strade, non esistono i dpcm di Conte né i proclama del generale Jaruzelsky, non c’è coprifuoco e non esiste la polizia politica a controllarti. Ieri, l’Aula ha lavorato come sempre e ha decretato l’elezione del presidente e della sua vice.
La notte nera della democrazia americana, l’ora più buia, la dittatura, la fine della democrazia liberale sono rinviate a data da destinarsi. Augh!
Ecco, sull’ultima frase ho purtroppo qualche dubbio: La notte nera della democrazia americana, l’ora più buia per l’America e per il mondo intero, stanno in realtà cominciando adesso. E chissà se dalle macerie, alla fine, sarà ancora possibile ricostruire qualcosa. (Se vi resta ancora un po’ di tempo e di energia e di pazienza, suggerirei di leggere anche questo e questo)
barbara