ESEMPI

Esempio di attaccamento al dovere

Esempio di rispetto delle regole

Esempio di democrazia

Esempio di divisione dei poteri

Esempio di oculatezza

qui

Esempio di scientificità

Esempio di lungimiranza

Idem per la sinistra, naturalmente

Esempio di lucidità mentale

“L’ho spiegato ieri in tv… Collegatevi!”
“spiegato ieri in tv… Collegatevi!”
“ieri in tv… Collegatevi!”
“ieri… Collegatevi!”
“ieri” (rubato qui)

Altro esempio di lucidità mentale

ed è da un anno che gli stiamo permettendo il giochino

Esempio di pubblicità ingannevole

Esempio di fallocefalite acuta

Esempio di discorso presidenziale sincero (che nessun presidente oserà mai fare)

“Le parole per dirlo”, potremmo intitolarlo

Esempio di competenza grammaticale

Ed esempio di competenza politico-lessicale.

Una volta c’era anche qualcuno capace di ragionare

peccato che se ne sia andato da quasi un quarto di secolo.

barbara

TUTTO IL GOVERNO FOTOGRAMMA PER FOTOGRAMMA

A casa dopo l’uragano

e fra qualche anno

(ma secondo me anche molto prima)

La ragazza con la valigia

Quando la montagna, sotto forma di discoteca, partorì il topolino

e ora si spera che torni a ingoiarselo.

Il braccio e la mente concentrati in un corpo solo

(Lercio non sbaglia quasi mai)

basti pensare che ha perfino, perfinissimo, addirittura, addiritturissima, lavorato negli uffici

(roba che se ci fosse in Italia il premio Stakanov…)

E fino all’ultimo ultimissimo ultimissimerrimissimo prima di schiodare il culo dalla poltrona

qui

Poi ho letto che Arcuri rimane comunque, e la voglia di cazzeggiare mi è passata, per cui lascio la parola a chi sa dire le cose molto meglio di me.

Ma c’è da salvare il Paese, o da salvare un sistema di potere e un circo di impresentabili?

Ma c’è da salvare il Paese o da testarlo? E testarlo in tutti i sensi, per dire verificarne la tenuta mentale e la pazienza di fronte alle situazioni più paradossali e incongrue. Nessuna promessa mantenuta, una sequela infinita di fallimenti, di smacchi, di figuracce. E ancora il Paese si adegua, ancora aspetta chissà quale miracolo, ancora spera, anche se nessuno saprebbe più dire cosa.
C’è da salvare il Paese o il Pd, questo partito di minoranza, che pochi gradiscono, dove regnano le faide, ma che non intende farsi da parte dopo abbondanti dieci anni di governo e malgoverno abusivo, non consacrato dal voto popolare?
C’è da salvare il Paese o il mutuo degli scappati di casa per riparare nelle due Camere, a cominciare da questi grillini incredibili, indecenti, rotti ad ogni tradimento, coerenti solo nell’utilitarismo più sbracato e svergognato?
C’è da salvare il Paese o l’ego a mongolfiera di Renzi, le sue trame da piccolo chimico, le sue ambizioni estreme, dalla segreteria Nato ai servizi segreti, dal bisogno politicamente patologico di stare al centro dell’attenzione all’altro, non meno insano, di dimostrare che lui è il jolly, sempre e comunque e può affondare chiunque gli vada sulle balle?
C’è da salvare il Paese o la carriera del supermanager dei superflop Arcuri, uno che sotto qualunque cielo sarebbe stato rimosso senza perdere un minuto e invece gli vogliono dare un ministero dopo lo sfacelo della gestione manageriale dell’emergenza pandemica?
C’è da salvare il Paese o Maria Elena Boschi, per la quale un ministero deve essere previsto, in modo fatale, inevitabile, indiscutibile, con la forza del destino, chissà poi perché?
C’è da salvare il Paese o garantire il futuro a figurine improbabili di un presepe grottesco, le Bellanova come le Azzolina, i Di Maio come i Di Battista, un altro che magari fa il guerrigliero fino a che non gli propongono un ministero?
C’è da salvare il Paese o qualche testata servile, in caduta libera e con lo spettro del crollo se il regime organico, più che amico, dovesse evaporare?
C’è da salvare il Paese o garantire il raddoppio a Mattarella, del quale sempre più si fatica a comprendere le decisioni o una assenza di decisioni che scivola pericolosamente verso la complicità per il governo più disastroso della storia democratica occidentale, che tuttavia si pretende continui a dispetto dei santi?
C’è da salvare il Paese o impedire di andare al potere “alle destre”, come ripete il democratico segretario postcomunista Zingaretti, col plurale che rafforza il disprezzo razziale?
C’è da salvare il Paese o la pletora di intellettuali organici, commentatori di servizio, pagliacci e parassiti che gravitano intorno alla sinistra delle pubbliche sovvenzioni, della lottizzazione culturale, del controllo gramsciano sull’editoria e la scuola, sulla burocrazia e sulla Rai propaganistica, insomma il sistema come lo abbiamo sempre subito?
C’è da salvare il Paese o una magistratura corrosa più che corrotta, al punto che neppure le incredibili confessioni, tardive, pelose, di Palamara scompongono più nessuno a cominciare dal vertice, il capo dello Stato che non dice e non fa niente, che fa finta di niente?
C’è da salvare il Paese o gli affari, spesso c’è da temere opachi, intorno alle mascherine, ai tamponi, ai vaccini, ai banchi a rotelle, a qualsiasi cosa si muova nello sfascio generale? [“c’è da temere” e “opachi” mi sembrano dei grossissimi eufemismi]
C’è da salvare il Paese o da modificarlo come predicano i compagni di prebende ossia renderlo più equo, più solidale, in una parola: più socialista, obiettivo retrologico che si può ottenere solo al prezzo dello sterminio della classe media, dell’iniziativa privata, del tessuto imprenditoriale, il che sta puntualmente avvenendo?
C’è da salvare il Paese o una Unione europea palesemente inadeguata su tutto e su ogni questione, ultima puntata i vaccini, la Ue ricettacolo di trombati, di riciclati e di nullità, se uno non vale niente un posto a Bruxelles è garantito?
C’è da salvare il Paese o da condannarlo fino a che non vorrà la cosca delirante dei virologi i cui sfondoni non si contano, così come non si contano le pretese demenziali (“lockdown duro e totale a tempo indeterminato”) e capisci che trattasi di gente con seri problemi che il circo mediatico ha criminalmente sguinzagliato?
C’è da salvare il Paese o consegnarlo alla Cina che peraltro lo sta già comperando pezzo a pezzo, giorno per giorno, senza che nessuno trovi niente da dire?
C’è da salvare il Paese o apparecchiarne la fine, per quelle misteriose, maligne congiunzioni che mettono gli ominicchi sbagliati nei posti sbagliati nel momento sbagliato, tutti insieme, senza la possibilità di metterci una pezza, senza più la forza di sottrarsi al vortice che risucchia?
Max Del Papa, 3 Feb 2021, qui.

E direi che ci sta molto bene questa osservazione

Enrico Richetti

anche Vittorio Emanuele III come garante dello Statuto ha pensato che delle elezioni si poteva fare volentieri a meno

Beninteso, dovendo scegliere fra Conte e Draghi non credo si possano avere dubbi, ma la vera libertà non è dovere scegliere, bensì potere scegliere. E noi non possiamo perché da due anni il signor Mattarella ce lo sta impedendo. Poi parlano di impeachment dall’altra parte dell’oceano col pretesto di un discorso che tutto è tranne che un invito all’assalto, e qui con un attentato alla costituzione sistematicamente perpetrato lungo due interi anni, con uno stato allo sbando, al disastro sanitario, alla bancarotta, col parlamento destituito e le forze dell’ordine che danno la caccia al sub e al canoista e al paralitico in sedia a rotelle e lasciano scorrazzare ladri e spacciatori e assassini, il tutto non semplicemente permesso ma attivamente incoraggiato, neanche un sopracciglino levato.

barbara

RIFLESSIONI SPARSE

Allora, c’è stato quel tizio in sedia a rotelle stramultato perché si era fermato un momento dentro un bar per scaldarsi rendendosi così responsabile dei prossimi centomila morti. Sì, ok la legge è legge, ma anche le teste di cazzo sono teste di cazzo. E comunque un dpcm non è una legge e neanche le assomiglia.

Enrico Richetti

come ha osservato, mi pare, Aldo Cazzullo, fissare una sanzione di 400 euro per la violazione dei DPCM è frutto di quella assurda mentalità per la quale, se si vuole che le norme vengano rispettate, bisogna applicare sanzioni altissime, assurde, sproporzionate. Quindi non solo colpa di Conte, mai dei legislatori degli ultimi quarant’anni, in molti campi.
Io penso che, se avessero previsto una sanzione di 50 euro, o dai 20 ai 400 euro a seconda della gravità del caso, sarebbe stato molto meglio.
Per il disabile multato con 400 euro perché beveva un caffè tutta colpa di Conte quindi, e non dei due agenti?
No.
Un nonno ha rubato qualche barretta di cioccolata in un supermercato per fare un regalo ai nipotini. Fermato, non è stato denunciato dal titolare del supermercato, e i carabinieri hanno chiuso la vicenda pagando di tasca propria il valore della merce. Si fa così quando si ha un cuore.
Invece i due agenti in borghese non hanno capito che per un disabile prendere il caffè al bar, allontanarsi e berlo prima che sia ghiacciato è più difficile che per gli altri.
Avrebbero potuto far finta di niente. Invece hanno applicato la Legge, anzi il DPCM. Persone squallide, come l’esponente del PD che li difende.

Immagino che Richetti si riferisca a questo:

E, a proposito di teste di cazzo:

Paolo Messina

Concita De Gregorio, con la sua boccuccia a culo di gallina, sta conducendo una polemica niente male.
In pratica Concita si chiede per quale motivo nel PD i democristiani la fanno da padrone mentre i comunisti sembrano spariti, perché Conte ne è diventato l’azionista di maggioranza e addirittura si sono ridotti a frugare nel cassonetto dei responsabili.
E dopo giorni che scrive articoli e post ancora non glielo ha spiegato nessuno.
Provo a dirlo con parole semplici.
Concituccia, tu eri direttore dell’Unità quando l’Unità non la leggeva nessuno. Concituccia io mi ricordo quando l’Unità la andavo a vendere porta a porta. Concituccia, ma non ti sei accorta che l’Unità te l’hanno chiusa? Che l’hanno venduta a degli imprenditori di dubbia fama? Che ti sono rimaste le sentenze di diffamazione da pagare?
E lo sai perché?
Perché l’Unità non la leggeva più nessuno.
E adesso i comunisti non c’hanno i voti. U capisti?
Siete rimasti in due, tu e uno al dopolavoro ferroviario a Barberino di Mugello a sospirare ogni tanto “ci vorrebbe il piccì”.
Ma peggio di Concituccia è riuscito a fare Fabio Fazio che con Concituccia in collegamento chiede ad Antonio Di Bella: “ma secondo te questo problema che dice Concita, che non ci sono le classi dirigenti, lo può risolvere Biden?” E Di Bella: “Secondo me sì”.
Marziani, sono marziani.

Per la verità non ho idea del perché questo signor Messina ce l’abbia tanto coi marziani da volerli offendere con simili paragoni: ma vi sembra che vi siano paragoni possibili con una faccia simile?

E, a parte questo, avete mai sentito un marziano sparare cazzate?
A proposito poi del signor Biden, prestanome della sacra Trimurti Obama-Clinton-Harris:

Simone Pillon 

Lei è Allyson Felix.

Ha vinto qualunque cosa. Ha più medaglie d’oro di Bolt. Corre 400 metri in 49,26 secondi.
Da qualche giorno le sue medaglie non valgono più un fico secco.
Perché?
Perché Biden, imponendo tra i suoi primi atti le lagnose ideologie Gender (che non esistono) ha stabilito che i maschi (a patto che in quel momento si sentano femmine) possano liberamente concorrere nelle competizioni femminili.
Sarebbe come stabilire che un atleta (maschio quindi senza apostrofo) di 25 anni possa competere con gli under 14 o gli over 65, in base all’età autopercepita.
A occhio e croce, solo nei college americani ci sono almeno 300 ragazzi capaci di fare meglio di Allyson, senza contare il resto del mondo…
Ciò significa che nessuna donna potrà più vincere una gara di atletica.
Se lo avessi proposto io, avrebbero detto che Pillon vuole confinare le donne alle gare di cucina e ricamo ma, siccome lo hanno imposto loro, diranno che le torte sono squisite e i merletti bellissimi.
Vergogna! Fermiamo questa idiozia.
Noi stiamo con Allyson e con il suo sorriso.
Evviva le ragazze che si impegnano nello sport, e hanno tutto il diritto di poter competere con altre ragazze, e non con maschi in cerca di facili medaglie.
PS. questo post potrebbe esser considerato discriminatorio in base alla approvanda legge Zan, e costare fino a 6 anni di reclusione, oltre al divieto di svolgere attività politica, di avere patente, passaporto e licenza di caccia.
Se mi arresteranno, portatemi arance di Sicilia.

Per il momento comunque, non potendo ancora contare sulla legge, è stato gratificato di questo grazioso disegnino

E a proposito di donne e “donne”, trovo questa signora Leandra Medina Cohen che si esibisce in questa cosa qui:

Che fa oggettivamente un po’ schifo, ma a me è venuto da chiedermi se per caso non stia in realtà mascherando una cosa che, se detta apertamente, potrebbe costarle carissima, ossia una sfida a quelle che esibiscono cartelli che affermano “Alcune ragazze hanno il cazzo, fatevene una ragione” e simili. Ecco, io sto aspettando gli strilli alla discriminazione da parte di quelle “donne” che, non per età o per qualche patologia bensì per iperipsilonite congenita, la gonna macchiata non la potranno esibire mai. E veniamo a qualche riflessione sul nostro governo più bello del mondo.

Sen. Enrico Aimi

Vaccino: AIMI (Fi), è caos progetti, Arcuri è un incapace (ANSA) – ROMA, 31 GEN – “Alcune nazioni hanno riattivato le procedure di produzione conformandole a quelle in tempi di guerra, ciò per fronteggiare l’emergenza sanitaria, riconvertendo assetti industriali e servizi statali. In Italia assistiamo invece ad un caos progettuale totale, prima con la pletora delle task forces coordinate dal fantasma Colao, poi con la vetrina mediatica degli Stati Generali, infine con il super commissario Arcuri. Ma l’uomo solo al comando ha partorito molti errori e idee elefantiache”. Lo dichiara il senatore Enrico AIMI, Commissario Regionale di Forza Italia Emilia-Romagna. “L’ultima: il mega progetto “Primula”, che prevede la costruzione di punti vaccinali con padiglioni architettonici da Expo e non da crisi sanitaria. Basterebbe mettere in linea Fiere, palazzetti dello sport, caserme, come previsto dai protocolli della protezione civile per le calamità naturali, oltre alle discoteche, che si sono rese disponibili recentemente. Ulteriore sperpero di soldi pubblici quando mancano le cose più essenziali: dai vaccini alle strutture sanitarie, peraltro carenti di personale e risorse. Sul fronte rifornimento vaccini una Caporetto annunciata tra improbabili ricorsi giudiziari sui contratti, suddivisione regionale disomogenea, distribuzione spesso improvvisata. Consigliamo di fare una seria riflessione su Domenico Arcuri che, se fosse stato manager di una normale azienda privata, sarebbe stato già licenziato in tronco per manifesta inadempienza agli obiettivi di mercato”, conclude. (ANSA). ESP 31-GEN-21

Oddio, di riflessioni su faccia-da-maialino mi pare che abbiamo cominciato a farne un anno fa, e vanno tutte nella stessa direzione, e da licenziare sarebbe tutta la banda, ma purtroppo non si può, e il perché ce lo spiega l’ineffabile Corrado Augias, quello che, fedele al detto che chi sa fa e chi non sa insegna, ci ha insegnato come si fa a non cadere nei tranelli che ci vengono tesi nella rete

(Vedo che non permette di vederlo, provate ad andarlo a vedere qui) Come si sa, se il popolo non vota nel modo giusto, bisogna non farlo votare mai più. Oppure destituirlo e nominare un altro popolo. Comunque è vero che i 5 stelle rappresentano qualcosa di unico nel panorama politico italiano

Partito che annovera fra i suoi illustri esponenti anche questa graziosa fanciulla

(neppure io sono un politico locale. E si noti il ritocco fotografico sulla pelle butterata). E concludo il capitolo governativo con quella che stando a tutti i precedenti sembra l’ipotesi più probabile

Poi c’è questa chicca spettacolare: l’organizzazione terroristica Black Lives Matter, erede naturale dei Black Panther, che per settimane ha messo a ferro e fuoco numerose città statunitensi, devastando, saccheggiando, rubando, bruciando, terrorizzando, pestando, stuprando, assassinando, è stata proposta per il nobel per la pace, che dopo quello ad Arafat e Kofi Annan mi sembra ci stia come la ciliegina sulla torta.
Poi guardate questo video

e pensate che il Kosovo, dopo avere allacciato relazioni diplomatiche con Israele, aprirà la propria ambasciata, primo Paese a maggioranza musulmana, a Gerusalemme. E ringraziate mille e mille volte ancora Donald Trump. E chiudo con una domanda: ma perché nei miei voli non succede mai?

barbara

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, PARTE NONA E ULTIMA ULTIMISSIMA

OVVERO

DE BELLO AZZOLINICO

Quale guerra? Quella contro l’intelligenza, contro la cultura, contro la logica, contro il buon senso, contro la coerenza, contro l’educazione, contro la salute, contro la scuola, contro gli italiani. Con la fattiva complicità del signor Arcuri, commissario definito straordinario, giustamente, perché fra la gente normale una roba simile non riesci mica a trovarla. E partiamo dalla barzelletta della febbre.

E subito naturalmente qualcuno si precipita in difesa della ministressa, ma no, ma cosa dite, ma vi pare, la frase sì, insomma, più o meno c’è, ma va contestualizzata, che diamine! E vediamo dunque come ce la contestualizzano:

Lucia Azzolina sotto accusa: “C’è davvero questa frase nel documento ufficiale?”, il malinteso sul rientro a scuola

31 agosto 2020

“Ma davvero c’è un documento del Ministero dell’Istruzione che recita: ‘Uno studente che ha la febbre e non sa di averla non deve salire sull’autobus’? Fosse vero sarebbe la frase dell’anno”. Così Luca Bizzarri sui social ha innescato una discussione sulle linee guida per il rientro a scuola a settembre. Tutte le regole ufficiali del Miur sono state rese pubbliche per chiarire dubbi di famiglie e insegnanti, ma senza leggere il testo completo la frase citata da Bizzarri potrebbe risultare priva di alcun senso: in realtà va contestualizzata, in quanto si riferisce al fatto che la temperatura va misurata a casa e non all’ingresso degli istituti perché sarebbe troppo rischioso far viaggiare sugli autobus studenti che non sanno di avere la febbre. [E dunque? Questo “contesto” renderebbe comprensibile la frase? Logica? Dotata di senso? Qua mi sa che stiamo facendo concorrenza al sardino col bambino autistico

e il solito sbufalatore professionista che spiega che quella è una metafora e che lui la capisce. Vabbè, proseguiamo]

Altra questione importante è quella che riguarda l’uso della mascherina: per chi ha meno di 6 anni è già previsto che non debba essere utilizzata, mentre per gli altri il Comitato tecnico scientifico deve ancora esprimersi. [sempre per la serie siamo prontissimi, potenza di fuoco inclusa. Che poi comunque andrà a finire così

anche se qualcuno riuscirà sicuramente a farne buon uso

giusto perché non si dica che le mascherine sono inutili] Il Miur ha chiarito anche la questione dei banchi: quello monoposto è stato indicato come una delle misure utili per consentire il distanziamento degli studenti,  [ehm…]

oltre a garantire maggior sicurezza [ehm…]

permetterà di rinnovare arredi [arredi? Qui mi pare si stia parlando unicamente di banchi. E che cosa ha a che fare la presunta necessità di distanziamento con quella di rinnovare dei banchi che sono sempre stati a due posti?] in gran parte obsoleti [siamo sicuri di conoscere il significato della parola “obsoleto”?]. Non va inoltre dimenticata l’intenzione di assumere nuovi insegnanti per evitare la formazione delle cosiddette “classi pollaio” [e le classi aggiunte coi nuovi insegnanti faranno lezione dove?]: nel decreto Rilancio sono previsti 977 milioni che dovrebbero favorire l’assunzione di 50mila persone tra docenti e Ata per la ripresa della scuola. (qui)
[Che poi nessuno capisce per quale motivo a scuola debbano essere distanziati quando per arrivarci

oltre a essersi ammucchiati su spiagge e parchi giochi per tutta l’estate, senza nessuna conseguenza, evidentemente, dal momento che ora sono lì, in perfetta salute, pronti a entrare in classe]

Ma qualcuno immagina che gli azzoliniani prodigi si fermino qui? Ma figuriamoci!

La scuola riparte ma non per tutti: il piano Azzolina è un caos indecifrabile

7 Settembre 2020

L’istruzione riparte, e d’altronde non si sarebbe potuto fare altrimenti. Ma quella dipinta dalla ministra Lucia Azzolina è una scuola monca, dimezzata, confusa. A rischio. Le ore perse nel tempo pieno alle elementari non hanno ancora trovato spazi per essere recuperate e, al momento, sembrano semplicemente scomparse. Alle superiori si farà un po’ da casa, connessi con il pc, e un po’ dalle aule, seguendo rigide turnazioni. Laboratori e scambi internazionali finiranno nel dimenticatoio, con le palestre che a loro volta verranno utilizzate meno (in certi casi per niente). E con rigide regole per ridurre al minimo indispensabile i contatti tra i ragazzi. Nella consapevolezza che, però, tutto potrebbe saltare da un momento all’altro.

E così mentre la stessa Azzolina mette avanti le mani, specificando che la scuola “non è un luogo fatato” e di aver lavorato duramente a contatto con il ministero della Sanità per chiarire l’iter da seguire in caso di contagi, ecco che arriva la rabbia di chi, tra quei banchi, deve tornare a breve o è già tornato. Le maestre, ad esempio, attaccano la titolare dell’Istruzione per il fiume di divieti, troppi: “Un elenco infinito. Non si può neppure giocare a palla, nemmeno se la disinfettiamo noi”. Vietato anche scambiarsi i libri, le penne e le matite. E nessuno che si sia fermato un attimo a riflettere sulle conseguenze che tutto questo potrebbe avere sui ragazzi.

 “La scuola è stata commissariata alla sanità – è l’allarme del pedagogista Daniele Novara attraverso le pagine di Repubblica – con un senso di angoscia che genera un eccesso di procedure e controlli. Anche l’obbligo di non spostare i banchi o la scelta dei nidi di Milano di far indossare alle educatrici tute, visiere, mascherine, guanti: un trauma per i piccoli. Impossibile fare scuola se non puoi fare più nulla. Ma così ledi i diritti dei bambini e la libertà di insegnamento. Dobbiamo riaprire le scuole, non dei sanatori”. Un caos generale nel quale alcuni istituti chiedono rinvii, non sentendosi pronti a garantire il rispetto delle regole imposte dalla Azzolina. E che vedrà il record di alternanza di insegnanti, soprattutto quelli di sostegno.

Le lezioni a distanza, in tutto questo, saranno complementari soltanto dove possibile. Ci sono scuole che, non riuscendo a garantire l’alternanza, vi faranno ricorso come strumento principale di insegnamento. Con il rischio di creare, secondo gli esperti, “una disaffezione ancora maggiore nei confronti dell’istruzione”. Chi prova a non chiudere del tutto le porte si trova alle prese con incastri da Settimana Enigmistica: classi divise in gruppi di alunni ristretti che si alterneranno. A volte in aula, a volte al pc, altre impegnati a casa in lavori assegnati dagli insegnanti. Soltanto a ragionarci viene il mal di testa. Ma la cosa non sembra preoccupare più di tanto la Azzolina. (qui)

E poi ci sono i disabili. Che però non ci sono. Nel senso che ci sono perché esistono, ma non ci sono nell’azzoliniano spazio endocranico: o nessuno le ha detto che esistono, o non gliene frega un canterano intarsiato. Abbandonati a sé stessi da quando le scuole sono state chiuse, e nessuna direttiva per loro per la riapertura.

Piccola perla collaterale

Quando l’ho vista ho pensato a Lercio, o al salto di un pezzo di frase che rendesse incomprensibile il tutto. E invece no, è tutto vero alla lettera.

E ora basta davvero, che di questa buffonata veramente non se ne può più.

barbara

MA CI PENSATE

se dovesse diventare la preside dei vostri figli?

Mi sono presa la briga – ma non certo il gusto – di trascrivere tutto lo sproloquio, per poter inserire qualche commento.

– Da oggi ghiamerò Salvini “Salvini il gaglgliofffo” [sorrisino furbetto, aria ammiccante, occhietto sbieco, ma non dice perché ritiene che meriti di essere chiamato così]

– Addirittura!

– È ridicolo. Salvini avrebbe bisogno di studiare, di leggere [Salvini: “tante famiglie in tutta Italia che chiedono sorrisi e speranza per i loro figli, non il plexiglas” Azzolina: “E non sai neanche come si scrive “plexiglass”. Essere bocciata da te è una promozione” Ma si scrive plexiglas. Chi è che avrebbe bisogno di studiare?] Perché tutte le volte che parla di scuola dice delle – – scscempiagggini.

(si inserisce un brevissimo video in cui dice: “Però noi abbiamo fatto dei lavori nelle scuole, abbiamo allargato le aule” [Allargato? Soffiandoci dentro per allontanare le pareti, come i palloncini? O come altro?])

– Ma perché dargli del gaglioffo che è un insulto?

– E perché?

– È un insulto.

– Ogni tanto ci sta [“ci sta” è italiano, signora aspirante preside, che per fare il concorso da preside devi avere necessariamente insegnato almeno cinque anni in ruolo e quindi, presumibilmente, più di cinque anni in tutto?] Sarà perché [“Sarà”? Cioè non sai neppure di preciso il motivo per cui “ci sta” di insultarlo?] noi di insulti ne subiamo [“noi”? In questo momento sei TU, in prima persona, che stai insultando] anche tanti [? Anche?] ma non si può arrivare a questi livelli [quali livelli?] perché questi livelli sono livelli da – – trogloditi, da persone – – abbrutite [si noti la pausa strategica prima di calare l’asso]

– Adesso non c’è Salvini quindi non ce lo faccia difendere a noi

– Ma non mi interessa! [e certo: non attaccare chi non è presente e non può controbattere è il fondamento della civiltà: perché mai alla signora Azzolina dovrebbe interessare comportarsi da persona civile? Da quando in qua? From when in here, come dicono a Oxford] Cioè, non è questo il problema! [Ribadiamo: comportarsi da persona incivile non è un problema per la signora Azzolina] Mentre una risposta alle famiglie va data [e lei di risposte ce ne a date tante alle famiglie, vero che ce ne a date signora Azzolina? Risposte chiare, univoche, coerenti!] se si decidesse di mandare in quarantena una classe perché c’è un caso conclamato di covid [e che cosa dovremmo intendere esattamente per “conclamato”? Una persona malata? Una persona con qualche vago sintomo? Una persona perfettamente sana risultata casualmente positiva a un casuale tampone?]

– La sua opinione su questo e il bonus babysitter, è d’accordo?

– Guardi, io non intendo entrare su quale misura [entrare “su”?] debba essere data [le misure si “danno”? A parte questo, chi è che dodici secondi fa ha perentoriamente affermato, in faccia al gaglioffo ridicolo ignorante troglodita abbrutito Salvini, che “UNA RISPOSTA ALLE FAMIGLIE VA DATA”?] però le faccio un’altra riflessione: non è necessariamente la donna a dover restare a casa [WTF?! Dalle parti di certi amici nostri questo si chiama “pensiero sbandante”, ed è caratteristica peculiare di una specifica categoria di fessi, che sono un po’ più fessi dei fessi normali]

– Io ho detto bonus babysitter! Mica ho detto per la madre! Ho detto per un padre, un single [mentre lei continua incivilmente a parlargli sopra]

– E io le sto dicendo invece quello che – che penso [tesorodolce, ma non è che una cazzata fuori contesto diventi oro solo perché è passata attraverso la tua deliziosa testolina e sia quindi per forza meritevole di essere detta] che secondo me questa potrebbe essere anche l’occasione per il paèse [in realtà dice più pèse che paèse] per rispondere alle tante mamme lavoratrici [“l’occasione per il paese per rispondere”? Ho imparato molte lingue (cinque lingue e due dialetti bene, un po’ di infarinatura di una mezza dozzina d’altre), ma questa qui non la conosco mica] come quel medico che abbiamo appena visto, e se vogliamo, modernizzarlo un po’ questo paese anche da quel punto di vista. [Cioè, ricapitolando, c’erano tante mamme lavoratrici che volevano una risposta ma la risposta non c’era, poi per fortuna è arrivato il covid, trentacinquemila e passa morti, medici con turni di diciotto ore, ospedali intasati, rianimazioni sature, sessanta milioni di persone bloccate in casa, PIL in caduta a due cifre, centinaia di migliaia di imprese fallite, famiglie alla fame, suicidi per disperazione, scuola – unica al mondo – chiusa fino alla fine dell’anno, l’anno prossimo non si sa se riaprirà, non si sa come riaprirà, non si sa cosa succederà con i positivi che OVVIAMENTE ci saranno perché per la tua deliziosa testolina (si può dire “sotto il rossetto niente”?) qualcosa di vagamente somigliante a un pensiero, un’idea, un programma non c’è pericolo che riesca a passare ma – evviva evviva! – la risposta per le mamme ce l’abbiamo! E in più – due piccioni con una fava – modernizziamo anche il paèse, perché lo sanno tutti che è con la miseria che la modernizzazione avanza. No, non ti insulterò, perché, pur con il ricco vocabolario turpiloquente che, da orgogliosa figlia del sottoproletariato urbano, possiedo e domino, purtroppo non conosco insulti adeguati alla tua persona in generale e a questa esibizione in particolare].

E poi guardate che meravigliosa chicca, trovata in questo articolo, a proposito dei trabiccoli a rotelle

No, non sono indispensabili. Sono molto migliorativi, però: sono più piccoli, funzionali, moderni. Favoriscono la didattica di gruppo, non frontale. Non ci trovi sotto il chewingum di tuo nonno. Arredi nuovi inducono a prendersene cura, come sempre si dovrebbe.

Funzionali in che senso? Con le tavolette su cui un libro e un quaderno, per non parlare di un vocabolario (o un tablet) e un foglio protocollo, non ci stanno? Con le rotelle che, come già è stato detto, se viene una scossa di terremoto – perché non esiste solo il covid, esistono anche i terremoti, sai – ci troviamo con migliaia di contusi, centinaia di feriti, e qualcuno anche in rianimazione? Moderni in che senso? Favoriscono la didattica di gruppo? Bimba, lo sai che cos’è un lavoro di gruppo? È una roba in cui da 3 a 5 scolari lavorano insieme per sviluppare un certo percorso, e devono parlare a voce molto bassa per non disturbare gli altri gruppi della stessa classe, cioè devono avere le teste a pochi centimetri uno dall’altro: ma tutta questa baracconata non era stata fatta, con enormi capitali regalati agli assassini cinesi, per mettere in atto il distanziamento? È vero, non ci trovi sotto il chewingum di tuo nonno, ma neanche sotto i banchi di legno, se sono nuovi, o se li pulisci a fine anno scolastico (o, meglio, se obblighi ogni scolaro a pulire il proprio banco, controllandolo poi accuratamente) o se, più semplicemente, vieti di masticare la gomma (in italiano si chiama gomma) in classe, come facevo io, e relativa punizione in caso di trasgressione – e se sei un’insegnante e non una cialtrona, oltretutto con la tesi copiata, stai tranquilla che se uno mastica lo becchi entro cinque secondi. Arredi nuovi invitano a prendersene cura? E quindi i vecchi no? È questo che vogliamo insegnare ai nostri ragazzi? È questo l’esempio che vogliamo dare loro? O forse stai cercando di preparare gli italiani a farsi una ragione del fatto che i “tuoi” trabiccoli non hanno alcuna possibilità di diventare vecchi e fra un paio d’anni dovremo tirare fuori altri miliardi di euro? E, a parte tutte queste bestialità, ma veramente non te l’ha ancora detto nessuno che la nuova norma UNI specifica l’uso destinato agli adulti e che la norma stessa per evitare ogni disquisizione capziosa, cita che l’uso non è consentito negli istituti scolastici? Veramente veramente? E tu saresti quella che si ritiene in diritto di dare del gaglioffo ridicolo ignorante troglodita abbrutito a qualcun altro?

barbara

PROVE TECNICHE DI TERRORISMO

con contorno di dittatura in carpione.

E cominciamo coi morti: se diventano troppo pochi per poter terrorizzare la gente, cosa si fa? Ci si organizza, logico!
falso 1
falso 2
E siccome i morti saranno anche pochi ma i positivi sono riusciti a farli aumentare, un po’ per il motivo spiegato nel post precedente e un po’ perché li importiamo a rotta di collo,
sbarchi
e poi vengono lasciati girare liberamente
e si permette che nelle moschee si ammucchino anche senza mascherina, si coglie l’occasione per un bel giro di vite: chiuse le discoteche, perché si sa che è solo lì che la gente si ammucchia e si ammala
affollamento
tanto i giornali mica lo scrivono che su 3000 discoteche italiane si è verificato un unico caso di contagio, così come eviteranno accuratamente di dirvi questo:
deceduti
E poi un bel coprifuoco mascherato, anzi mascherinato, e visto che nessuno scende in piazza coi forconi, la prossima puntata riguarderà le elezioni, quelle già sospese prima e ora previste per settembre.

Il Covid è il nuovo spread

L’intuizione fulminante l’ha avuta su Twitter Matteo Brandi (@mat_brandi): “Covid is the new spread”. Sì, è proprio così: come nel 2011 l’operazione di creazione del panico – per conseguire un effetto politico – è avvenuta attraverso un indicatore che fino a qualche tempo prima era pressoché sconosciuto al grande pubblico, e che invece, d’un tratto, veniva sparato dai media in modo ansiogeno e martellante, allo stesso modo adesso (mutatis mutandis, naturalmente) il giochino si ripete con i dati dei contagi da Coronavirus.
Si badi bene: dati spesso non rilevanti, perché il puro e semplice conteggio dei semplici contagi, di per sé, non dice nulla. I dati significativi, invece, vengono regolarmente occultati: i ricoverati in terapia intensiva (secondo i dati costanti di molte settimane, si tratta di non più di 40-50 persone in tutta Italia) e i morti (sono in tutto 3 o 4 al giorno, contro gli oltre 600 morti quotidiani di infarto e gli oltre 500 per cancro).
Eppure il pallottoliere dei contagi gira vorticosamente, creando nuovi incubi e nuovi nemici: chi è andato a fare una vacanza all’estero, chi va in discoteca, i ragazzi della “movida”, che – apprendiamo – è una specie di Sodoma e Gomorra moderna, con inevitabile punizione biblica e imminente distruzione. I toni accalorati sui media, con rare eccezioni, sono gli stessi del 2011: allora lo spread “s’infiammava, s’incendiava, s’impennava”; adesso la medesima funzione è svolta dalla caccia agli untori, agli “irresponsabili”, a chi fa “calare la tensione”.
L’obiettivo politico di allora era far saltare un governo e imporre una giunta tecnocratica (gradita a Bruxelles); l’obiettivo politico di ora è mantenere vivo il pur traballante esecutivo esistente (gradito a Bruxelles). Governa male? L’economia è stata ridotta a pezzi proprio da un lockdown mal gestito? E allora tanto vale prospettare l’incubo della “seconda ondata”, tenere tesa la corda dell’emergenza, non dare mai il senso di un possibile ritorno alla normalità.
Con uno spiegamento di mezzi mediatici così massiccio, è inevitabile che molti italiani ci caschino. Ma tutti – chi la beve e chi non la beve – dovremo fare i conti con gli effetti economici di questo clima: uno tsunami di fallimenti e licenziamenti. Già conosciamo la prossima puntata, il prossimo capitolo del copione: a chi lo farà notare, a noi “cattivi”, si darà dei contabili senza cuore.
Loro, invece, i “buoni”, ci starebbero salvando la vita, dicono e diranno. È sempre più necessario smontare questo racconto falso, artificioso, che sfrutta le comprensibili paure delle persone per assuefarci a un sistema in cui la libertà tout-court, e la libertà economica che ne è il presupposto, sono in una posizione sempre più fragile e precaria.

Daniele Capezzone, 17 agosto 2020, qui.

E quella successiva toccherà alla scuola.

Caos scuola e Caporetto elettorale: cosa c’è dietro la guerra alle discoteche

Con un’ordinanza scriteriata e passibile d’interpretazioni arbitrarie, il governo ha imposto la serrata delle discoteche e l’uso della mascherina negli orari della movida. Una mossa ridicola, che arriva  dopo un’intera stagione – vivaddio – di balli scatenati, di cui a Roma si sono accorti, guarda caso, solo passato il Ferragosto. L’impressione è che l’esecutivo fosse in cerca dell’ennesima arma di distrazione di massa, ora che rischia di andare a schiantarsi su un autunno di clamorosi fallimenti. Insomma, dietro la misura draconiana assunta ieri e per la quale il giornale unico del virus ha preparato accuratamente il terreno, si celano motivi politicamente più subdoli della salute pubblica o del desiderio di «difendere i giovani», come ha dichiarato Roberto Speranza. Ed è proprio il ministro che, evocando il tema della riapertura delle scuole, ci suggerisce il primo.
Il problema è che, in vista del 14 settembre, data in cui i ragazzi dovrebbero rientrare negli istituti di ogni ordine e grado, il governo teme un flop memorabile. E allora deve cercare un colpevole – i giovani indisciplinati – cui imputarlo. I banchi a rotelle, cavallo di battaglia di Lucia Azzolina, non arriveranno in tempo per l’inizio delle lezioni. Le «aule nuove», promesse dal premier il 3 giugno scorso, rimangono una chimera. Così, il Comitato tecnico-scientifico, che si è capito essere uno specchietto per le allodole del BisConte, è andato in soccorso dei giallorossi, spiegando che, se proprio non si riesce a mantenere il famoso metro di distanza tra le «rime buccali» dei ragazzi, basta far indossare loro la mascherina. Per tutta la giornata scolastica. Cambiandola ogni 4 ore. Non c’è che dire, una soluzione agevole: immaginate che piacere stare stipati nelle solite classi pollaio, respirando per ore da dietro una chirurgica, con gli insegnanti ridotti a poliziotti sanitari, che controllano il corretto utilizzo dei Dpi. Dove gli alunni sono più piccoli e più difficilmente gestibili, si rischia il caos totale.
L’alternativa è la prosecuzione della didattica a distanza, che è sinonimo di nessuna didattica. Ma in quel caso, ai genitori che dovranno tornare a lavoro e si ritroveranno con i figli in casa tutto il giorno, di certo non si riuscirà a vendere la balla della «ripartenza». Il più evocativo simbolo del ritorno alla normalità, che è il rientro in aula, si potrebbe trasformare in una debacle storica per il governo dei peracottari. Perciò, l’esecutivo e la sua grancassa mediatica hanno individuato nel popolo della notte un utilissimo capro espiatorio. Come, in primavera, i morti erano colpa dei runner o di chi allestiva l’arrostata di Pasquetta, adesso, se Giuseppe Conte e l’Azzolina pasticciano con la scuola, la colpa è dei giovinastri festaioli e negazionisti.
La linea l’ha dettata, nel nome dell’indipendenza degli scienziati, Franco Locatelli, numero uno del Consiglio superiore di sanità. Il quale, per prevenire l’obiezione di chi nota che mentre qualcuno prova a rinchiudere di nuovo gli italiani, gli immigrati infetti continuano a sbarcare e fuggire dai centri d’accoglienza, specifica: il 40% dei nuovi casi dipende da italiani rientrati dalle vacanze, mentre agli immigrati si può imputare solo il 3% dei contagi [e il restante 57%?]. Giusto, dottor Locatelli: lasciamo liberi di scorrazzare per il Paese i nostri fratelli clandestini, punendo invece i connazionali che, dopo mesi di domiciliari, hanno ballato nei locali che il governo stesso ha riaperto, o che sono andati in villeggiatura all’estero, approfittando della possibilità di varcare frontiere che sempre il governo ha riaperto.
A questo scenario, va aggiunta la prospettiva che i giallorossi perdano 4-2 le elezioni regionali. Così, otteniamo il ritratto di un governo che rischia la bancarotta. Ci vuole tanta, troppa malizia per immaginare che la farsetta sulle discoteche serva a rinviare la data del voto. Ma di sicuro può essere usata per congelare la campagna elettorale, o per stemperare l’eco di una sconfitta netta alle urne. Bisogna ricreare le condizioni di un’emergenza che per ora, fortunatamente, non esiste, affinché, all’uopo, magari a macchia di leopardo, nelle zone economicamente meno centrali, si possa ricorrere a nuovi lockdown. È l’emergenza preventiva – che, come ripetono illustri giuristi, nel nostro ordinamento non sarebbe contemplata – come premessa dell’emergenza permanente.
Fermo restando che nessuno nega la pericolosità del Covid-19 né la necessità di essere prudenti, l’unica reazione a tale scempio della democrazia liberale sarebbe la disobbedienza civile. Ma a questo punto, va girata ai lettori e a noi tutti italiani una domanda: siamo pronti ad assumerci la responsabilità della resistenza al regimetto sanitario?

Alessandro Rico, 17 agosto 2020, qui.

Nel frattempo la dittatura più bella del mondo ha provveduto, col favore delle tenebre, zitto zitto quatto quatto, a mettere le mani anche sui servizi segreti. E a ottobre, che cosa succederà a ottobre? Ce lo spiega il dottor Matteo Bassetti

e qui potete leggere l’articolo. Per fortuna c’è chi ha avuto una brillantissima idea per rimediare alla chiusura delle discoteche
ballare nei porti
E per doppia fortuna abbiamo almeno un premier che, a differenza del Truce che è un buzzurro fatto e finito, è un autentico signore. E con un italiano, un italiano ragazzi…

barbara

UNA COSA, COMUNQUE, LA SAPPIAMO DI SICURO

Il giuseppi, il giggino, il manlietto, il rocchetto, la lucietta, il domenichino, il nicolino, il sergino, l’emmetta, la lucianuccia, la fiorellina, la caroluccia, la michelletta, lo sconosciuto michelino che esige che gli scolari che si sentono male a scuola vengano stanzettati (niente di cui sorprendersi: è un amico dell’Oca Signorina), e naturalmente l’immancabile, l’immarcescibile gretina

NON SCORREGGIANO

Mai.

Neanche quando sono da soli.

Neanche in bagno.

Neanche inavvertitamente mentre dormono.

MAI.
scorregge
E già che ci siamo, guardatevi anche queste inestimabili dichiarazioni del rocchetto, l’uomo – sì, vabbè – che aiuta il giuseppi a governarci con saggio e illuminato spirito paterno

barbara

BANCHI ULTIMO ATTO

Giulio Galetti

QUEL GENIO DI ARCURI

Mettete da parte tutto quello che avete letto sui BanchiScontro. Lasciate perdere i 21gg per produrre, assemblare, consegnare 1.500.000 banchi con e senza rotelle. Dimenticatevi pure i costi.

Il bando di gara per i BanchiScontro a 6 ruote da destinarsi alle medie superiori, menziona una norma UNI a cui fare riferimento per la necessaria certificazione.

Ebbene quella norma non esiste più da oltre 1 anno sostituita da una nuova norma UNI che specifica l’uso destinato agli adulti. La norma stessa per evitare ogni disquisizione capziosa, cita che l’uso non è consentito negli istituti scolastici.

E adesso? La ministressa più bella del reame e il commissario er mejo fico der bigonzo, quello con quella faccia un po’ così quell’espressione un po’ così
domenico arcuri
se ne accorgeranno? Ne terranno conto? O proseguiranno a testa bassa nel loro delirante proposito? Vero che con lo stato di totale illegalità in cui ci troviamo da sei mesi è come fare la cacca nel letamaio, che uno dice ma chi vuoi che se ne accorga? Tanto più che lo stato di illegalità, la dittatura dell’avvocariato, la sospensione dello stato di diritto è stata prorogata di altri tre mesi, ossia aumentata del 50%. Per poter continuare efficacemente il lavoro, dice. Peccato che 0 più il 50% di 0 fa sempre 0: io ho il pallino della matematica, ma credo che anche alle persone più negate questo risultato sia evidente. E naturalmente con questa geniale proroghetta salteranno, immagino, le elezioni di settembre, che è l’evidente obiettivo del golpe bianco perpetrato undici mesi fa dal figlio di Bernardo.

barbara

E TORNIAMO A PARLARE DEI FAMIGERATI “MONOBANCHI”

La parola all’addetto ai lavori.

Banchi singoli, parla un produttore: “Chi ha scritto il bando è un incompetente totale”

di Andrea Carlino

A Il Foglio parla Emidio Salvatorelli di Vastarredo, la più grande azienda di arredo scolastico in Italia. Non parteciperà al bando così come altre aziende italiane.

“Impossibile, noi abbiamo una capacità produttiva al massimo di 30mila banchi al mese. Lo sanno quanti sono 200mila banchi? Sono 200 autotreni di materiale che devo ordinare, 40 autotreni solo di pannelli, 150mila chili di ferro. Se anche lo volessi fare, chi mi consegna tutto questo materiale ad agosto? I tempi di attesa sono almeno di un mese e mezzo. Soprattutto, poi, dove poggio la roba, io ho 30mila metri quadrati di spazio, ma per tutto questo materiale non c’è spazio. Si parla di un appalto da 10 milioni di euro, ma io nemmeno li fatturo in un anno”.

E poi c’è un problema tecnico: “Tra i requisiti c’è la produzione nei tre anni precedenti di ‘almeno il doppio dei quantitativi offerti’, dunque minimo 400mila banchi. Nessuna impresa soddisfa questo criterio”. (qui)

Quindi la signora ‘azzolina, come direbbero a Livorno, sta chiedendo la luna. Letteralmente. Sarà mica perché in Cina di questa paccottiglia ne hanno da vendere (HAHAHAHAHA! Da vendere! Buona la battuta!), e regalare* novecento milioni alla Cina è sempre una buona idea?

E ora la parola al fisioterapista – sociologo.

Banchi singoli e dinamici, bocciati dal fisioterapista: obbligano ad unica postura, piccole gabbie. Producono chiusura relazionale. INTERVISTA

di Vincenzo Brancatisano

“Il distanziamento sociale a scuola è antitetico. La scuola non deve distanziare ma deve unire. E con questo tipo di banco il rischio è quello di sterilizzare gli alunni dal punto di vista sociale prima ancora che dal punto di vista sanitario”. E’ questo il primo commento di Giuseppe Celesti, dottore fisioterapista e un’altra laurea in sociologia, all’annuncio della ministra dell’Istruzione di dotare le aule di banchi singoli di nuova generazione per consentire il distanziamento sociale tra gli alunni nel difficile rientro a scuola, a settembre.

Un master in Programmazione, Gestione e valutazione dei servizi sanitari e socio assistenziali, Celesti si occupa a Formigine, in provincia di Modena, anche di gestione dei conflitti. Tra i suoi lavori, sviluppo socio economico e salute. Per la sua doppia competenza, gli abbiamo chiesto un parere sui nuovi banchi, di dimensioni ridotte, uniti a una sedia con rotelle, colorati e piuttosto costosi, presentanti dalla ministra dell’Istruzione in una conferenza stampa come funzionali al distanziamento di un metro per contrastare il Covis-19. Intanto, a Radio 24, la stessa ministra Lucia Azzolina, parlando di risorse, ha riferito che “i fondi saranno destinati al rinnovo degli arredi. Banchi singoli permettono di recuperare spazio [? Mettere uno scolaro per banco a un metro uno dall’altro invece che due in un banco a venti centimetri uno dall’altro permette di recuperare spazio? Cioè secondo la signora ‘azzolina un metro occupa meno spazio di venti centimetri? È fortunata la signora ‘azzolina che quando è andata a scuola lei avevano già abolito gli esami di seconda elementare, se no non ce l’avrebbe mica fatta a passare. Resta il dubbio di quali santi in paradiso abbia goduto perché le facessero passare quelli di quinta] e noi al momento, sulla base delle indicazioni del Cts, dobbiamo mantenere il metro di distanza”. Il progetto non riguarderà tutte le scuole e su questo la ministra dell’Istruzione è stata chiara: “I banchi singoli di nuova generazione [di nuova generazione! HAHAHAHAHA! Ma da dove viene fuori questa?] fanno guadagnare metri [no, forse ho capito: li metteranno a castello?] e saranno la priorità di intervento per molti istituti. Su acquisto e distribuzione ci darà una mano il commissariato straordinario per l’emergenza”. La notizia del possibile arrivo di questi arredi ha suscitato un dibattito in rete, tra gli insegnanti, molti dei quali storcono il naso fino a immaginare gli alunni più discoli fare l’autoscontro in classe.

Dottor Giuseppe Celesti, si passa dal compagno di banco all’alunno isolato, ma iniziamo dalla postura.

“Non va bene, c’è uno spazio limitato tra la sedia e l’appoggio e non c’è dinamica. Obbligano a una sola postura, senza possibilità di compensazione”.

Quale sarebbe la postura ideale per gli alunni, per evitare problemi di salute?

“Non esiste una postura ideale. La postura ideale è quella di cambiare sempre postura e movimento. E questa sedia non lo consente, sembra una piccola gabbia, sia pure dorata. Il tavolo è piccolo e non permette comfort e alcuna dinamica. Un alunno molto alto è obbligato a tenere le gambe molto flesse perché difficilmente potrebbe distenderle. Vanno bene per una conferenza o per un seminario ma non per un intero anno scolastico”.

Le sedioline classiche, attualmente in uso, non è che siano il massimo

“Con le sedioline classiche cambia tutto perché ci si può alzare [piccolo refuso? Forse intendeva dire allontanare?] e avvicinare al banco a seconda delle esigenze del momento. Queste potrebbero agevolare problemi circolatori per le compressioni glutee che possono interessare anche il nervo sciatico. Inoltre potrebbero essere discriminanti perché le persone robuste non riuscirebbero a entrarci”.

E sul piano sociologico, quali riflessi ci vede?

“Sul piano sociale è ancora peggio, in questo caso. Si produce una chiusura relazionale, poiché si viene a perdere la complicità nel rapporto tra adolescenti, che è stata sempre esaltata dall’elemento condivisivo. Il banco viene condiviso, crea rapporto paritario, produce anche conflitti, fa proprio maturare l’esperienza conflittuale, che non va mai bypassata, perché fa crescere. Così invece si esalta l’individualismo, rende isolati i rapporti individualistici. E’diseducativo”.

Qualcuno sostiene che il distanziamento potrebbe arginare i fenomeni di bullismo

“Il bullismo si affronta in altra maniera, non certo dividendo i banchi. [Aggiungerei, da addetta ai lavori per 36 anni, che il bullismo si manifesta in massima parte all’ingresso, all’uscita, nei bagni, durante la ricreazione, in palestra, sugli autobus. Per quanto riguarda la parte residua che avviene in classe, non si vede davvero in che modo i banchi singoli possano impedire di tirare oggetti sulla testa della vittima designata quando l’insegnante non vede. Solo un imbecille che non ha mai visto una classe, che non ha mai visto degli scolari, che non ha mai visto un episodio di bullismo può sparare una simile cazzata] Se dobbiamo stare sotto ricatto del bullismo vuol dire che non abbiamo strumenti per affrontarlo. Peraltro il bullismo per così dire fisiologico fa crescere e fa parte della vita perché la vita presenterà sempre situazioni di bullismo, come sul lavoro. Poi non è certamente un banco a prevenire il bullismo. Il banco dà invece la possibilità di mettere persone di etnia, cultura e lignaggio diversi in una comunicazione profonda, anche subliminale. Un conto è stare lontani, un altro conto è toccarsi, ‘sentire gli odori’.

Si diceva prima che verrebbe meno il mito del compagno di banco

“Il banco è un forte elemento di socializzante, i ragazzi ancora non sono maturi e di conseguenza devono stare vicini devono litigare avere complicità sentire la differenza di classe sociale ed eventualmente vivere di speranze ed immaginazione. Non siamo all’università, non è un mondo adulto. Togliere la poesia del litigio dell’ultimo centimetro è un delitto morale e spirituale. Il rischio è di sterilizzare le persone dal punto di vista sociale prima ancora che dal punto di vista sanitario. Distanziare a scuola è antitetico: la scuola deve avvicinare, specie in un momento come questo quando la solidarietà è fondamentale per affrontare ogni tipo di virus”.

Ma con questo arredo l’intenzione à proprio quella di contrastare il contagio del virus

“Guardi, questo è tutto da dimostrare”. (qui)

No, qui il nostro fisioterapista – sociologo si sbaglia: non è “tutto da dimostrare”: al contrario, quello che c’era da dimostrare è già stato ampiamente dimostrato:

Svezia: le scuole aperte non hanno favorito i contagi

Alice Mattei

16/7/2020

Arriva dalla Svezia, paese noto per la sua (discussa, discutibile e probabilmente scellerata) gestione controcorrente della pandemia Covid, la notizia che le scuole aperte non hanno favorito la diffusione del Cogid. Secondo il ministero della sanità svedese, i dati delle infezioni degli scolari in Svezia (dove si è andati regolarmente in classe per tutto il tempo) non sarebbero più altri di quelli della vicina Finlandia, che invece ha osservato il lockdown. 

Secondo un rapporto presentato dalle autorità sanitarie svedesi e finlandesi insieme, nel periodo dal 24 febbraio al 14 giugno, ci sarebbero stati 1.124 casi confermati di COVID-19 tra i bambini in Svezia, circa lo 0,05% del numero totale degli svedesi tra 1 e 19 anni. Nello stesso periodo, la Finlandia ha registrato 584 casi tra minori, pari a circa lo 0,05 della popolazione scolastica. 

“In conclusione, la (chiusura) delle scuole non ha avuto un impatto diretto misurabile sul numero di casi confermati di laboratorio in bambini in età scolare in Finlandia o in Svezia”, hanno affermato le agenzie dei due Paesi nel  loro rapporto congiunto.

Il rapporto ha mostrato che casi gravi di Covid-19 erano molto rari tra i bambini svedesi e finlandesi di età compresa tra 1 e 19 anni, senza che siano stati riportati decessi. Inoltre confronto tra l’incidenza di Covid-19 in diverse professioni non ha suggerito un aumento del rischio per gli insegnanti. (qui)

Cosa del resto già nota da tre mesi. Con buona pace di quelli che “io se non c’è il rischio zero in classe non ci torno” e “io non vado in una classe di alunni che mi respirano addosso” eccetera.

*Regalare, sì, non l’ho scelto a caso il verbo. Perché guardate un po’ qua che cosa ha scovato l’amico Fulvio Del Deo
banchi prezzo
Ora, 30 dollari sono 27,62 euro cioè 272,38 in meno dei 300 dollari che pagheremo per ognuna di quelle ciofechine scomode e dannose (e DI PLASTICA!! In un mondo che ci scassa i maroni un giorno sì e l’altro pure per l’abolizione della plastica, via le posate di plastica, via piatti e bicchieri di plastica per pic nic e scampagnate, via le bottigliette di plastica per bere fuori casa, via tutto e tassa sulla plastica, e adesso ci portiamo a casa decine di migliaia di tonnellate di plastica?!), il che significa che dei 900 milioni di euro che daremo alla Cina, 817.140.000 saranno regalati. Loro ci hanno regalato 35.000 morti e il collasso dell’economia e noi gli regaliamo quasi un miliardo di euro: mi sembra uno scambio equo.

E infine, grazie sempre a Fulvio Del Deo
bruciare banchi
(io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli)

barbara

INCREDIBILE MA VERO

Oggi, per la prima volta, ho letto una cosa di Gramellini intelligente. Anzi, non solo intelligente, ma anche spiritosa.

Gramellini: Sono un fan dei banchi monoposto della Azzolina. Suggerisco anche di dotarli di motore

 “In previsione della grandinata di soldi in arrivo dall’ Europa, che a sentire i meteo olandesi si ridurrà a una pioggerellina, la turbo-ministra dell’ Istruzione intende dotare i nostri studenti di banchi monoposto a rotelle. Per motivi francamente incomprensibili, alcuni presidi non sembrano entusiasti dell’ iniziativa. Rimangono ostinatamente affezionati agli statici banchi di legno, che rispetto a quelli semoventi, tanto cari alla Azzolina, sono più spaziosi e hanno anche il torto di costare un sesto: 50 euro contro 300. 

Questi dirigenti retrogradi preferirebbero dirottare il surplus di un miliardo e mezzo su spese voluttuarie come l’ acquisto di computer e la messa in sicurezza degli edifici. A noi, azzoliniani della primissima ora, l’ entusiasmo della ministra appare invece pienamente giustificato. Non c’ è chi non colga le straordinarie opportunità che i banchi a rotelle sono in grado di offrire a chi li sappia pilotare con sagacia: nei corridoi, al momento della ricreazione, ma anche in aula durante i compiti in classe, quando potrebbero dare vita a stimolanti ingorghi intorno ai secchioni. Suggerisco alla ministra di spingere la riforma fino alle estreme conseguenze e di fornire agli studenti del liceo un banco monoposto non soltanto a rotelle, ma motorizzato. Un Ferrarino, naturalmente elettrico per non irritare Grillo e Greta Thunberg, con cui solcare le nostre scuole fatiscenti, accelerando e rombando alla faccia, anzi in faccia a tutti i Rutte del mondo”.

E visto che sono partita con una cosa simpatica e intelligente, prima di chiudere ci metto un paio di altre cosine, per lo più eterogenee, simpatiche e intelligenti.
Achille
discussione
lives matter
presidente razzista
Una bella lezione di livornese ripescata dai tempi dell’epidemia – quelli che sono passati ma che stanno tentando in tutti i modi di far ritornare perché gli è piaciuta un sacco –
livornese
e una riflessione importante di un paio di mesi fa, ma purtroppo, vista l’intelligenza del governo, sempre attuale
bambini
barbara