Da David, come ci mostra Matteo per dimostrare che Gesù è veramente il Messia, che secondo la Bibbia deve essere un discendente di re David, discese, dopo 28 generazioni, Giuseppe, il quale, come è detto al versetto successivo dello stesso capitolo, non è il padre di Gesù ma fa lo stesso. E poi direi che ci sta bene anche questo.
Mi sembra che questa sia la prima volta in 18 anni di blog che faccio gli auguri di Natale, mettendo per giunta qualcosa di natalizio; a indurmi a farlo, oltre a varie cose che si respirano in giro, è stata la pagina di apertura di google
Se ci si passa sopra il mouse compare questo
E a questo punto uno dice no, adesso basta: le palle di Natale sono per la festa di Natale, non per le Festività stagionali, che oltretutto in alcune zone cominciano il 13 dicembre, con santa Lucia che porta i regali, in altre addirittura il 6 dicembre, san Nicola (nota per i soliti imbecilli: è san Nicola, trasformato poi in Babbo Natale, con lo stesso aspetto e gli stessi abiti, che porta i regali ai bambini, non Gesù Bambino, tradizione introdotta in epoca più tarda), ricorrenze che cadono entrambe nella stagione autunnale. E non sono neppure le festività stagionali del 2022, dato che proseguono il 1° gennaio 2023 con la circoncisione di Gesù (trasformata poi nella festa della “Madre di Dio”, per cancellare e far dimenticare l’identità ebraica di Jehoshua di Nazareth), e il 6 gennaio 2023 con l’Epifania, ossia la visita dei Re Magi, sempre a Gesù Bambino. In questo contesto non ha nessuna importanza se o in che cosa uno creda: questa è la NOSTRA cultura, questa è la NOSTRA identità, queste sono le NOSTRE tradizioni, ed è ora di smetterla di farcele rubare da una banda di trogloditi fuori di testa, nostrani o importati che siano. E dunque
BUON NATALE A TUTTI!
E già che ci sono vi schiaffo giù anche questa
E un cordiale vaffanculo a tutti i woke cancel culture non binari fluidi LGBTUVWXWZ.
implacabili, insaziabili, i crimini ucraini contro la popolazione civile del Donbass. Ero partita con l’idea di farne una rassegna, ma mi servirebbero almeno dieci ore per metterli insieme e sistemarli, per cui mi limito a questo articolo.
Il centro di Donetsk è quasi completamente crivellato
Da settimane, quasi quotidianamente, le unità ucraine sparano indiscriminatamente contro i distretti Voroshilovsky e Kievsky. I bombardamenti effettuati casualmente non perseguono alcuno scopo militare, poiché i proiettili colpiscono spesso hotel, edifici residenziali, uffici, ospedali, fermate dei trasporti pubblici, un’impresa di pompe funebri, lo stadio Donbass Arena e dintorni e altri oggetti civili come il mercato (colpito due volte, come si vede nel video del reporter Rangeloni). Gli arrivi di missili e artiglieria si verificano più volte al giorno. Gli attacchi si verificano al mattino, pomeriggio, sera e notte. In qualsiasi momento possono arrivare i razzi Grad MLRS o i proiettili da 155 mm forniti dai paesi occidentali. Nello stesso tempo, è difficile dire che gli artiglieri ucraini stiano mirando in modo specifico. La sensazione è che non ci sia un obiettivo specifico dove i soldati delle Forze Armate dell’Ucraina vogliano colpire. È come se l’ordine fosse di sparare in direzione di Donetsk ma non importi dove i proiettili colpiscano esattamente. Ad esempio, la notte del 5 dicembre, i proiettili ucraini sono caduti nel distretto di Voroshilovsky. Sono stati danneggiati l’edificio del “salone dei servizi rituali”, locali per uffici all’indirizzo di via Artem 7, così come è stata anche colpita la Chiesa della Natività di Cristo nell’area del centro città vicino al centro commerciale Continent. E la sera del 4 dicembre, le forze armate ucraine hanno nuovamente sparato su Pushkin Boulevard e 25 RKKA Street. Due giorni prima, i militari ucraini avevano già colpito lo stesso posto, poi hanno colpito il negozio di alimentari Moskva. Diversi proiettili da 155 mm sono caduti vicino allo stadio Donbass Arena. Non c’è dubbio che i combattimenti continueranno l’anno prossimo. Donetsk rimarrà ovviamente nella zona di distruzione dell’artiglieria delle Forze armate ucraine, e gli scontri vicino alla città continueranno, ma è probabile che la linea del fronte inizi ancora a cambiare, ma molto probabilmente ciò accadrà dopo le Vacanze di Capodanno. Non è noto quanto durerà Donetsk in questo stato. Dubito che i bombardamenti si fermeranno nel prossimo futuro, dal momento che le unità ucraine sono ancora vicine alla città e ci sono modi per colpire non solo nel centro della capitale della DPR, ma anche nella parte posteriore profonda dell’ex confine con la Federazione Russa. Di conseguenza, non sarà sufficiente riconquistare gli insediamenti adiacenti a Donetsk dalle forze armate ucraine, l’esercito ucraino sarà comunque in grado di colpire la DPR sfruttando i lanciarazzi occidentali. Al momento, le battaglie principali si stanno svolgendo intorno ad Artemovsk. Le forze armate ucraine non sono ancora circondate, i militanti ucraini possono continuare a fornire al loro gruppo tutto ciò di cui hanno bisogno e la città sta diventando sempre più simile a Mariupol, ma Artyomovsk non può essere presa così rapidamente come la città portuale, a causa di 8 anni di opere di trinceramento e fortificazione. Inoltre, sono in corso scontri a Maryinka e nelle vicinanze di Avdiivka, da dove le forze armate ucraine sparano più spesso su Donetsk. Ma è troppo presto per dire che questi insediamenti saranno presto liberati. Una soluzione negoziale del conflitto continua ad essere scartata categoricamente da parte occidentale. Il presidente Macron che nel recente viaggio negli USA ha incontrato Biden ed ha ottenuto piccole aperture, è fortemente ostacolato dalla dirigenza europea ed ha ricevuto le critiche di Kiev.
La verità sparisce dai radar, se la cronaca diventa teologia
Ricordo che il contributo più grande che tutti noi possiamo dare per la pace, è informarci. Ovvero esercitare la nostra libertà di giudizio. Perciò riporto una citazione di un pezzo di Giorgio Cattaneo, “Teologia della guerra, ieri come oggi” che mi sembra significativo:
“Più ancora che i missili, a spaventare – francamente – è il non-pensiero che sovrasta ogni possibile disamina, ogni sguardo proteso ad esplorare aspetti necessariamente sfaccettati della realtà, in cui – come sappiamo – le responsabilità degli eventi storici sono sempre largamente distribuite. Qualsiasi essere umano non può che ripudiare il ricorso alla guerra: che può essere eventualmente comprensibile, ma mai giustificabile. Eppure: piuttosto che sforzarsi di comprendere, per poi disinnescare i conflitti, si preferisce criminalizzare la controparte, fino a demonizzarla. Ed è proprio qui che sembra riaffiorare una tentazione antica: travisare la “testualità” fattuale della storia e sostituirla con una sorta di distorsione quasi teologica, un’interpretazione sommaria e basata su una narrazione invariabilmente unilaterale, spesso minacciosa, sempre restia a confrontarsi con l’altrui verità“.
VPNews
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nota a margine: siccome la conoscenza dei fatti è fondamentale, per vedere in modo specifico cosa succede a Donetsk, consiglio i reportage di Rangeloni che trovate su Youtube (vedi qui) o su Telegram (vedi qui). Per quanto riguarda la cronaca della parte ucraina, questa è riportata molto efficacemente dai grandi media, anche se spesso inquinata dalla propaganda di guerra. Patrizio Ricci, qui.
Aggiungo un paio di cose di alcuni giorni fa.
FUCILAZIONI – La Russia non ha ancora ricevuto alcuna risposta dagli organismi internazionali per i diritti umani rispetto all’esecuzione di prigionieri di guerra russi da parte dei soldati ucraini. Lo ha sottolineato Gennady Gatilov, rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite a Ginevra. “Aspettiamo di vedere come valuteranno gli appelli e le note che abbiamo inviato. Finora non abbiamo ricevuto alcuna risposta”. (Qui)
KIEV – Manifestazione a Kiev dei parenti dei soldati ucraini che risultano ufficialmente “dispersi”. I parenti chiedono notizie, sospettando che i “dispersi” siano in realtà morti ma che le autorità, nel tentativo di rendere meno pesante il bilancio delle operazioni, non vogliano dichiararlo.
ATTENZIONE IMMAGINI IMPRESSIONANTI – Dopo le sollecitazioni di parte russa (https://t.me/letteradamosca/10509), e una settimana dopo, le Nazioni Unite hanno reagito alla fucilazione dei prigionieri russi da parte degli ucraini e hanno chiesto un’indagine sui fatti. L’Alto Commissario per i diritti umani Volker Türk ha detto che le circostanze dell’esecuzione dei soldati russi a Makiivka dovrebbero essere indagate e i responsabili puniti. Türk inoltre ha affermato di ritenere che le immagini dell’esecuzione siano autentiche. La missione di monitoraggio delle Nazioni Unite nel campo dei diritti umani è giunta alla stessa conclusione, ha osservato. E in precedenza, anche il New York Times aveva scritto di ritenere autentico il video.
UCRAINA – A Vinniza la strada prima intitolata al grande scrittore russo Lev Tolstoj è stata reintitolato a Stepan Bandera (foto), leader del movimento nazionalista ucraino e collaboratore delle SS.
Sì? Cioè voglio dire: no? Cioè insomma: ma davvero davvero?
Siccità, ecco quanto ha piovuto (davvero): i dati che non vi dicono [veramente l’ausiliare di piovere sarebbe essere…]
Continua l’allarme siccità, ma i dati (quelli veri) sembrano rappresentare un’altra realtà, non così allarmistica
Dalla pandemia alla guerra, dal gas alla siccità: i nostri media mainstream vivono in un continuo stato di emergenza, in una costante sfera di cristallo allarmistica, catastrofista, cacofonica, dove qualsiasi problematica viene ricondotta alle conseguenze più nefaste possibili. Iniziando dal dualismo non vaccinato uguale morte, ora è il turno dell’impatto della produzione industriale sul pianeta. Il messaggio è molto chiaro: se l’essere umano non inverte la rotta, la Terra sarà destinata a morire. E subito, quasi in modo scontato, trova il suo ritorno la propaganda ambientalista gretina, imputando la responsabilità all’uomo bianco per l’enorme pezzo di ghiaccio caduto dalla Marmolada e che ha causato sette vittime. Oppure, qualche mese fa, per l’alluvione estivo in Germania, causa della morte di oltre centocinquanta persone. Ad ogni disastro naturale, la responsabilità è una ed unica: l’uomo, in grado di influenzare, in soli due secoli, un pianeta da più di quattro miliardi e mezzo di anni.
Siccità, i dati che nessuno riporta
Anche la siccità è ascrivibile a questa narrazione ecologista. A livello di piovosità, il corrente 2022 è presentato come un anno senza precedenti, che segna in modo ineluttabile il cambiamento climatico che la nostra generazione ha sul groppone. In realtà, in un’esamina più approfondita e cauta, possiamo notare come fenomeni di questo tipo sono già successi nella storia del nostro pianeta. In alcuni casi, anche ben prima dello sviluppo tecnologico ed industriale delle popolazioni. A tal riguardo, un lavoro prezioso è stato svolto da Luigi Mariani e Franco Zavatti, sulle colonne del sito Climatemonitor, capaci di sbugiardare le tesi catastrofiste, semplicemente allegando i veri dati della siccità 2022, paragonandola a quelle degli anni precedenti. Prendendo in esame ventuno stazioni italiane, Mariani e Zavatti mostrano come la città meno soggetta a precipitazioni in questi primi sette mesi, Torino, conobbe il suo record negativo esattamente un secolo fa, quando il minimo registrato fu di 177 mm di pioggia contro i 208 mm di quest’anno. Da tutte le stazioni, si deduce un elemento di fondamentale importanza: in nessun caso, il 2022 è stato l’anno storico meno piovoso. A Bologna, per esempio, nell’ultimo secolo sono stati riportati 42 anni meno piovosi rispetto a quello in corso; mentre a Pesaro e Cagliari, dati peggiori sono stati registrati rispettivamente per 56 e 66 anni dell’ultimo secolo. Caso particolare rimane ancora il capoluogo dell’Emilia Romagna, dove il record negativo è quello del 1825, appena prima dello sviluppo industriale umano. In allegato, riproponiamo l’ottima tabella riassuntiva di Climatemonitor.
Nel corso dell’analisi, Mariani e Zavatti prendono in considerazione anche il valore delle precipitazioni nell’anno idrologico 2022. Se ne deduce una chiara anomalia solamente nell’estremo Nord-Ovest, comprendendo la Valle d’Aosta e la zona settentrionale del Piemonte. Al contrario, nel resto d’Italia, le precipitazioni rientrano in valori di media-alta frequenza. Nella figura di sotto, i puntini neri rappresentano la localizzazione delle stazioni: come si nota, le Alpi ne sono sprovviste, rendendo “il dato ad esse riferito poco rappresentativo”.
Ma il dato più importante dell’approfondimento riguarda l’ultima cartina, quella che raffigura “il numero di anni idrologici per secolo che hanno presentato precipitazioni inferiori a quelle dell’anno idrologico in corso”. Se ne deduce, ovviamente, che il 2022 rimane un anno non particolarmente piovoso, ma l’anomalia riguarda solo il Nord Italia. Al contrario, dati nella media sono stati registrati lungo la riviera romagnola e nel centro, mentre sono stati ottimi per la zona meridionale della nostra Penisola, a partire da Roma in giù, comprese le due isole.
Si badi bene: con ciò non intendiamo asserire che il cambiamento climatico non esista, o che il riscaldamento globale sia frutto della finzione dei media [ecco, io invece sì che intendo, eccome se intendo]. Ci permettiamo, sempre con estrema umiltà, di offrire un suggerimento: approcciamoci ai dati, quelli veri, presi nella loro generalità, paragonandoli con quelli dei decenni, dei secoli e dei millenni anteriori. Ricordiamoci, per esempio, come l’aumento delle temperature che sta investendo il nostro pianeta nasce 20mila anni fa, direi ben prima della rivoluzione industriale inglese e poi del resto del mondo, entrando in una nuova fase interglaciale circa 12mila anni fa. Ricordiamo anche come i dati più vecchi, a disposizione delle comunità scientifiche per lo studio della Terra, risalgono a circa 540 milioni di anni fa. Un’enormità se approcciati dal punto di vista umano, ma un dato irrisorio se ragioniamo geologicamente, a fronte di un pianeta da oltre quattro miliardi e mezzo di anni. In un’analisi a tutto campo, questi dati non possono essere trascurati: se omessi, rischiano di creare un effetto allarmistico eccessivo, superfluo, quasi incontrollabile. L’ecologismo estremo si sta apprestando a diventare la nuova religione globale. E ogni anno diventa sempre peggio. Matteo Milanesi, 5 luglio 2022, qui.
Ma non c’è niente da fare: terrorismo a manetta è l’unica cosa che sanno fare, prima il rischio glaciazione, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi il riscaldamento globale, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi i cambiamenti climatici, dieci anni di tempo per salvare il pianeta perché poi sarà troppo tardi, poi la pandemia, poi la guerra, poi il diavolo che se li porti, che vi venisse un bel coccolone a tutti quanti e ci lasciaste finalmente vivere! Poi magari volendo ci sarebbe anche questa cosa qui:
E poi c’è anche chi vuole politicizzare la tragedia della Marmolada, agganciandola alla fantomatica gretesca emergenza climatica e tutti i soliti orpelli che conosciamo fin troppo bene spacciati come causa del disastro. A questo proposito propongo prima un articolo “cattolico” che analizza questa tipologia di disastri nel corso degli anni.
Marmolada, sulle vittime la danza degli ecologisti
Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Invece, come al solito, si scatena la propaganda cambioclimatista, smentita dalla storia e vero pericolo per gli uomini.
Una tragedia come quella della Marmolada – oltre alla pietà e alla preghiera per le vittime – dovrebbe anzitutto ispirare qualche riflessione sul significato e sulla fragilità della vita umana. Più ancora sulla reale dimensione dell’uomo davanti al Creato e quindi al Creatore. Don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione, propose fin da subito ai suoi ragazzi vacanze comunitarie in montagna perché, diceva, «la sanità dell’ambiente umano, l’imponente bellezza della natura, favoriscono ogni volta il rinnovarsi della domanda sull’essere, sull’ordine, sulla bontà del reale – il reale è la prima provocazione attraverso cui viene destato in noi il senso religioso». Ma incidenti come quelli del 3 luglio ci fanno anche toccare con mano quanto la natura possa essere matrigna, contrariamente alla concezione idealizzata che da decenni ci viene inculcata. E quanto l’uomo sia piccolo davanti alla grandezza dell’universo e nulla davanti all’eternità. Invece, come ormai da copione, ancora una volta una catastrofe naturale viene usata strumentalmente per fare propaganda ecologista, per dare la colpa al riscaldamento globale ovviamente causato dall’uomo cattivo, che inquina, brucia le risorse naturali, sfrutta selvaggiamente l’ambiente. Su giornali e tv è un coro unanime, talmente scontato, che non vale più la pena nemmeno guardarli. Eppure il distacco di un pezzo di ghiacciaio, per quanto non sia un evento che accade in continuazione, è un fatto ricorrente. E se in questo periodo anche sulle nostre montagne si registra un caldo anomalo, tanti altri eventi del genere sono accaduti in pieno inverno. Come accadde, ad esempio, il 21 dicembre 1952 sul ghiacciaio delle Grandes Jorasses, sul Monte Bianco, al confine tra Francia e Italia: «Un’enorme valanga – scriveva la Rivista del Cai (Centro Alpino Italiano) – simile nelle proporzioni a quelle che si staccano dagli immensi ghiacciai dell’Himalaya, si staccò dall’estrema cresta delle Grandes Jorasses e giunse fino al fondovalle: l’ampiezza delle sue fonti era complessivamente di circa due chilometri e il dislivello superato nella discesa di quasi tremila metri». Fortunatamente si salvò il villaggio di Planpincieux. La stessa valle fu teatro di un altro evento del genere il 1° agosto 1993 e in questo caso furono travolti otto alpinisti, tutti morti. Ma va ricordata anche la catastrofe di Mattmark, in Svizzera, il 30 agosto 1965: una parte del ghiacciaio dell’Allalin si staccò e due milioni di metri cubi di ghiaccio seppellirono 88 lavoratori impegnati nella costruzione della diga di Mattmark, a 2120 metri di altezza. Tra le vittime, ben 56 erano italiani, la tragedia più grave dell’emigrazione italiana dopo Marcinelle.. Da notare però che il 1952 e il 1965 sono anni che fanno parte di un periodo di raffreddamento globale del clima (che è durato all’incirca tra il 1940 e il 1975) e che spinse all’inizio degli anni ’70 a lanciare allarmi sul pericolo di una prossima nuova glaciazione, ovviamente a causa delle attività umane. Il distacco di pezzi di ghiacciaio è perciò un fenomeno naturale cui concorrono diversi fattori. Certamente il can can della propaganda anti-umana che ancora una volta si è scatenato non ha niente a che vedere con la scienza e con la cura per l’ambiente. Il riscaldamento e il raffreddamento globali sono parti di un ciclo naturale, così come la crescita e il ritiro dei ghiacciai. E in effetti, tale propaganda ecologista diseduca alla comprensione della natura. Presentando il distacco di un ghiacciaio come evento eccezionale legato all’emergenza climatica attuale e senza precedenti, si dà l’idea che la natura sia di per sé statica: in equilibrio perenne se non fosse che siamo intervenuti noi uomini negli ultimi decenni a turbare questo equilibrio e mandare tutto in tilt, da cui tutta questa serie di catastrofi. È una grande menzogna: in realtà la normalità della natura è quella di essere dinamica, in continuo movimento, per il clima un succedersi di periodi di riscaldamento a periodi di raffreddamento, e bisogna conoscerla per adeguarsi da una parte e difendersi dall’altra. Perché certe catastrofi naturali – non solo ghiacciai che si staccano – non si possono evitare, ma si possono evitare o minimizzare vittime e danni. Se c’è una responsabilità umana grave è quella di chi, per interessi ideologici, economici o politici, genera nelle persone un ingiustificato terrore o, al contrario, una falsa sicurezza. Proprio quest’ultima potrebbe aver avuto un ruolo nel pesante bilancio della tragedia della Marmolada. Riccardo Cascioli, qui.
E poi voglio proporre un’altra cosa, particolarmente interessante perché dopo avere trattato il tema in questione, allarga il campo ad altri scenari, purtroppo di grande attualità. Precisando che l’autore è un attivo frequentatore e conoscitore della montagna.
Torno dalla montagna, dò per la prima volta da molti giorni una occhiata ai TG e devo ascoltare la terribile notizia della sventura sulla Marmolada, la splendida “regina delle Dolomiti” su cui ho avuto la grande emozione di scarpinare, non fino alla cima, in più di una occasione. Che il gran caldo anomalo di questi giorni abbia avuto la sua influenza nel distacco del seracco è molto probabile, ma da questo ad imputare la disgrazia all’onnipresente “riscaldamento globale” ce ne passa. Il distacco di seracchi nel corso della stagione estiva è un fatto abbastanza frequente, presentarlo come una sconvolgente novità è completamente fuorviante. Ho ascoltato al solito TG5, stamattina che in cima alla Marmolada la temperatura sarebbe di 10 gradi. Per pura curiosità sono andato a controllare in Internet. Oggi la temperatura in cima alla Marmolada varia da un massimo di 6 ad un minimo di 0,5 gradi. Probabilmente sopra la media ma non in maniera mostruosa. Quando, il 20 giugno, ho fatto la bellissima traversata del Bianco la temperatura alla Aiguille du Midì (quota 3854) era, se ricordo bene, di un paio di gradi, più o meno alle 13; al sole aumentava un pò, specie quella percepita, perché a quelle altitudini il sole letteralmente brucia. Senza voler polemizzare, ma solo per mettere in chiaro le cose, il 3 Luglio 2021 due esperte alpiniste italiane sono morte assiderate sul Rosa, a quota 4.150, sulla Piramide Vincent. Amo i ghiacciai e sono preoccupato per il loro ritirarsi, ma penso che trasformare ogni disgrazia in montagna in un’arma propagandistica in difesa del finto ambientalismo alla Greta sia una colossale idiozia.
A questo post ne è seguito un altro, che merita di essere letto perché mette il dito su una piaga particolarmente diffusa di questi tempi.
Ieri una persona (MOLTO) diversamente intelligente mi ha definito “putiniano” e “novax”. Ho fatto 4 (QUATTRO) dosi di vaccino ed ho rotto i rapporti con almeno 300 (TRECENTO) contatti a causa delle divergenze sulla brutale aggressione messa in atto dalla Russia di Putin contro l’Ucraina [posso dire senza tema di smentita che fra le persone che seguo, lui è in assoluto uno dei più fanaticamente scatenati contro Putin]. Come mai allora questa persona (che ho immediatamente bannato) mi ha definito “novax“ e “putiniano”? Semplice. La mia “colpa” è stata quella di affermare che il distacco di seracchi dai ghiacciai è un fenomeno non troppo raro nei periodi estivi. E, ulteriore “colpa”, ho polemizzato con chi usa a fini di propaganda politica ed ideologica ogni sventura, ogni evento naturale tragico o anche solo fastidioso, attribuendo sempre TUTTO all’onnipresente riscaldamento globale. Un atteggiamento ideologico che NULLA ha a che fare con la sacrosanta difesa dell’ambiente che ritengo da sempre un obiettivo che ogni persona ragionevole ha il diritto, e forse anche il dovere, di perseguire. Nel 1916 sulla Marmolada una enorme valanga uccise circa 300 militari austriaci. Il video che posto mostra lo stacco un pezzo del ghiacciaio del Miage nel 1996. L’enorme blocco di ghiaccio precipitò nel lago e causò un’onda che travolse decine di turisti. Non ci furono morti solo perché il ghiaccio precipitò in acqua e non direttamente sui turisti che si godevano lo spettacolo della natura. Da notare nel video l’equilibrio del commentatore, molto lontano da certi deliri ideologici oggi di moda e dallo stesso commento scritto, molti anni dopo l’incidente, su You tube. Non intendo riaprire il vecchio dibattito sulle cause e le dimensioni dei mutamenti climatici, né sul modo di cercare di affrontarli. Vorrei solo invitare le persone di buon senso ad evitare atteggiamenti propagandistici ed ideologici.
Cioè, una persona la pensa diversamente da me su un determinato tema, quindi la accuso di pensarla diversamente da me (crimine immane) anche in tutti gli altri ambiti, anche se so perfettamente, essendo documentato in centinaia di articoli e decise prese di posizione (in qualche caso anche violenti anatemi), che la pensa esattamente come me. E niente, la gente ha il baco nel cervello, ed è per questo, esattamente per questo che sta andando tutto a rotoli.
Prima di chiudere devo assolutamente mettere questa cosa che non c’entra niente, ma amo follemente questa donna, e voglio che la amiate anche voi:
L’avevo presentata già tre mesi fa in un altro mirabile intervento, ma quel video ora non c’è più, per cui l’ho cercato su YT, e lo rimetto qui di seguito
(e al primo che mi viene a parlare di “donna con le palle”, giuro che spappolo le sue con una raffica di calci come non ne ha mai visti neanche a “Italia-Germania” del Settanta)
che la pace oggi è un po’ più vicina, e lo spettro della guerra totale nucleare, se il diavolo non ci mette la coda, si fa un po’ più in là. Col vino giusto, naturalmente!