E NOI?

Sempre più numerosi i segnali che suggeriscono che l’obiettivo sembra proprio essere quello, dal generale inglese fortemente intenzionato a far combattere l’esercito in Europa alla pesantissima provocazione lituana su Kaliningrad: provocazione con tutta probabilità messa in atto non per iniziativa propria bensì per ordini “superiori”: a quanto pare gli stati sotto l’ala “protettrice” statunitense non sono più sovrani di quanto lo fossero quelli a suo tempo sotto l’ala sovietica. La mia impressione è che il trauma subito dai Paesi dell’ex Patto di Varsavia ad opera dell’Unione Sovietica sia stato tale da rendere loro difficile distinguere lucidamente fra la vecchia Unione Sovietica e l’attuale Russia, in particolare la Russia che Putin, dopo averne raccattato i brandelli a cui l’aveva ridotta Yeltsin, ha rimesso in piedi facendone qualcosa di sensibilmente diverso dalla vecchia Unione Sovietica. Per questo motivo non mi riesce facile immaginare che uno stato dell’ex orbita sovietica possa pensare, di propria iniziativa, a sfidare la Russia con una provocazione gravissima come il blocco degli approvvigionamenti, che rappresenta un autentico atto di guerra. E chiaramente l’obiettivo dei padroni della Lituania è proprio quello di scatenare da parte della Russia l’unica logica risposta in una situazione del genere, ossia la guerra. E dato che la Lituania fa parte della NATO, se Putin risponde, il resto diventa storia scritta – alla fine della quale chissà se noi ci saremo. Forse i prossimi giorni ci porteranno la risposta.
E ora vediamo un po’ di cose, cominciando con l’assedio di Azot.

Ucraina: l’assedio delle Azot e la cattura di due soldati Usa

Resistono gli ucraini assediati nell’impianto di Azot, a Severodonetsk,  dove si sta ripetendo il copione già visto alle Azovstal di Mariupol, con miliziani e soldati ucraini assediati nell’impianto industriale insieme a un numero imprecisato di civili (che è davvero arduo pensare che vi si siano barricati volontariamente, ma tant’è).
I russi stanno tentando di chiudere la morsa sui resistenti, sia a Severodonesk che nella attigua Lysychansk, separata dall’altra cittadina da un fiume, ma le operazioni militari proseguono con estrema lentezza: per i russi si tratta di risparmiare vite al proprio esercito; per gli ucraini di resistere in attesa delle nuove armi Nato.
Nel frattempo, ha avuto grande rilievo la notizia della cattura di due soldati americani, anche perché negli Usa hanno paura che possano subire la stessa sorte dei due britannici catturati dai russi di recente insieme a un marocchino, i quali sono stati condannati a morte da un tribunale di Donetsk.
La Russia aveva dichiarato fin dall’inizio della guerra che i combattenti stranieri catturati non sarebbero stati trattati da prigionieri di guerra e la condanna dei due “volontari” segue quella dichiarazione.
Detto questo, a seguito delle proteste britanniche, Mosca ha invitato Londra a contattare la Repubblica di Donetsk per avviare negoziati per la loro liberazione (BBC), cosa che Londra non vuol fare per una ragione di principio: teme di esser costretta in tal modo a riconoscere de facto la Repubblica indipendente. Per questo, ha contattato il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba, incaricandolo di risolvere la cosa.
In realtà, trattando con Donestk non riconoscerebbe affatto la Repubblica in questione, riconosciuta finora da Mosca e pochi dei suoi alleati, ché il riconoscimento di un’entità politica come statuale è tutt’altro da un negoziato con un nemico.
La verità è che Londra teme di perdere di prestigio, abbassandosi a chiedere la liberazione dei propri prigionieri, da qui l’incarico all’Ucraina, anche se, sottotraccia, le trattative le sta facendo, eccome (si spera anche per il marocchino…).
Così, la storia dei due soldati britannici – ufficialmente volontari, di fatto forze speciali incognite in servizio attivo – insegna che anche per i due americani non ci sarà una condanna a morte, che avrebbe solo l’effetto di dare nuovi argomenti alla propaganda avversa, ma si avvierà un negoziato.
Interessante notare la storia di uno dei due americani catturati. Sul New York Post, un’intervista drammatica della madre del soldato, che spiega che il figlio si era arruolato come volontario per “salvare vite ucraine e non solo ucraine” (?) ed era pronto a morire (non sembra: certe cose si dicono, poi…).
La mamma, che è sempre la mamma, racconta che non era andato per combattere, ma solo “per addestrare i soldati ucraini’”. Fin qui la donna, che siamo alquanto certi che prima o poi rivedrà l proprio ragazzo, al contrario di tanti altri che stanno morendo in questa stupida guerra.
C’è un passaggio obbligatorio da fare, cioè il ragazzo deve dichiarare alle telecamere russe che è contro la guerra e che ha sbagliato ad andare in Ucraina, come hanno fatto i due britannici e come ha fatto anche lui.
Come si legge su Oda Tv, appena catturati, i soldati stranieri che combattono in Ucraina “in un solo giorno si trasformano in ‘figli dei fiori’, dichiarandosi contro la guerra”. Se citiamo questa Tv turca non è tanto per questa ironia, cinica eppur vera, quanto perché ci ha colpito una rivelazione di tale emittente.
In un articolo, infatti, Oda Tv spiega che il simbolo che campeggia sull’uniforme di uno dei due soldati americani catturati, Alexander John-Robert Drueke, lo rivela come membro dell’US Armed Forces Chemical Warfare Corps, cioè la forza militare Usa dedicata alle armi chimiche.
Infatti, il distintivo dorato, all’interno del quale si distinguono un tronco d’albero e un drago, è inequivocabile, Non avremmo creduto alla notizia, se non fosse che la stessa foto, e lo stesso distintivo, illustra il servizio dell’articolo del Nyp succitato.

Se si ingrandisce la fotografia in questione, si vede perfettamente che il distintivo è quello indicato, come si riscontra anche su un sito specializzato delle forze armate Usa (https://www.usamm.com).
Nel presentare il militare, il Nyp spiega che Drueke era andato due volte in missione in Iraq, forse alla ricerca delle famose armi di distruzione di massa di Saddam. Ma che ci è andato a fare in Ucraina? Non ha competenze in fatto di addestramento per una battaglia di terra, dato che le sue competenze sono le armi chimiche.
Oda Tv ricorda che solo alcuni giorni fa il Pentagono ha rivelato di aver supportato 46 biolaboratori sparsi sul territorio ucraino, ma questo non spiega granché, dal momento che il ragazzo è partito da poco per la guerra. Così resta la domanda: che diavolo ci è andato a fare? Resterà inevasa. (Qui)

Ho idea che a metterle in fila, le domande che resteranno per sempre inevase, facciamo da qui al sole e ritorno. E ora ascoltiamo una voce particolarmente interessante.

La guerra Usa – Russia in Ucraina vista da un ex dirigente della Cia

 “Contrariamente alle dichiarazioni trionfalistiche di Washington, la Russia sta vincendo la guerra e l’Ucraina ha perso la guerra. Sui danni a lungo termine prodotti alla Russia il dibattito è aperto”. Così Graham E. Fuller, ex vicepresidente del National Intelligence Council presso la CIA, il quale dettaglia le conseguenze di questa “guerra americano-russa combattuta per procura fino all’ultimo ucraino”.
Nella nota, Fuller spiega che “le sanzioni americane contro la Russia si sono rivelate molto più devastanti per l’Europa che per la Russia stessa. L’economia globale ha subito un rallentamento e molte nazioni in via di sviluppo devono affrontare gravi carenze alimentari e il rischio di una fame dilagante”.
La devastazione subita dall’Europa sta creando criticità nel rapporto tra questa e Washington, che sta costringendo i propri clienti a supportare a proprie spese la sua linea di “politica estera erratica e ipocrita, basata sul disperato bisogno di preservare la ‘leadership americana’ nel mondo”. Ed è da vedere se acconsentirà a intrupparsi senza riserve anche nella guerra “ideologica” contro la Cina, dalla quale il Vecchio Continente dipende più che dalla Russia.
“Una delle caratteristiche più inquietanti di questa lotta tra USA e Russia in Ucraina è stata l’assoluta corruzione dei media indipendenti. Washington ha vinto a mani basse la guerra dell’informazione e della propaganda, coordinando tutti i media occidentali e costringendoli a cantare lo stesso libro di inni che sta caratterizzando la guerra ucraina. L’Occidente non ha mai assistito a un’imposizione così totale di una prospettiva geopolitica ideologicamente guidata […] Stretti in questa virulenta raffica di propaganda anti-russa, che non ho mai visto neanche durante i miei giorni da Guerriero Freddo, gli analisti seri devono scavare in profondità per avere una comprensione oggettiva di ciò che sta effettivamente accadendo in Ucraina”.
La presa sui media ha avuto l’effetto di tacitare “quasi tutte le voci alternative”. “Ma l’implicazione più pericolosa è che mentre ci dirigiamo verso future crisi globali, assistiamo alla scomparsa di una vera e propria stampa libera e indipendente”, mentre l’opinione pubblica è preda “di media dominati dalle multinazionali vicine ai circoli politici, che godono del supporto dei social media elettronici; tutti attori che manipolano la narrativa secondo propri fini. Mentre andiamo incontro a un’instabilità prevedibilmente più grande e più pericolosa prodotta dal riscaldamento globale, dai flussi di profughi, dai disastri naturali e dalle probabili nuove pandemie, il rigoroso dominio statale e corporativo dei media occidentali diventa davvero molto pericoloso per il futuro della democrazia” (bizzarrie di questa sedicente lotta tra democrazia e autocrazia…).
Per quanto riguarda i cambiamenti geopolitici dettati dalla crisi ucraina, Fuller registra che “le massicce sanzioni statunitensi contro la Russia, tra cui la confisca dei fondi russi nelle banche occidentali, sta inducendo la maggior parte del mondo a riconsiderare l’idea di puntare interamente sul dollaro USA nel futuro. La diversificazione degli strumenti economici internazionali è già in atto e indebolirà la posizione economica un tempo dominante di Washington e la sua ‘arma unilaterale’, il dollaro”.
Inoltre, lo spostamento della Russia verso l’Asia appare ormai destino irreversibile, producendo quell’asse Cina-Russia che Washington da tempo paventa come minaccia esistenziale. Tale processo è arrivato a un punto tale che l’idea di disarticolare tale asse, avanzata da tanti analisti e politici occidentali, è ormai una pura “fantasia”.
“Purtroppo per Washington, quasi tutte le sue aspettative su questa guerra si stanno rivelando errate”, conclude Fuller, secondo il quale in futuro questo tempo potrebbe rivelarsi come il momento in cui l’Occidente ha preso coscienza dell’errore insito nella condiscendenza verso la pretesa americana di “preservare il suo dominio globale”, che inevitabilmente creerà “nuovi confronti, sempre più pericolosi e dannosi con l’Eurasia”. Mentre “la maggior parte del resto del mondo – America Latina, India, Medio Oriente e Africa – non vede alcun interesse nazionale in gioco in questa guerra fondamentalmente americana contro la Russia”.
Se riferiamo tali opinioni, non nuove per questo sito, è perché sono enunciate da una fonte autorevole e non certo tacciabile di filo-putinismo, accusa peraltro abusata durante le guerre infinite dalla propaganda occidentale, che di volta in volta ha tacciato le voci critiche di essere filo-Saddam, filo-Assad. filo-iraniani, filo-terroristi e quanto altro. Nihil sub sole novum.
L’unica novità è che in passato, durante i precedenti passi di questa guerra infinita – che necessariamente doveva rivolgersi contro Russia e Cina (e contro l’Europa, in maniera più o meno indiretta) -, è che mentre morivano gli arabi e gli africani non importava nulla a nessuno (come nulla importa ora dello Yemen). Ora che la guerra incide sul prezzo della benzina e degli alimenti, interessa, eccome. Anche sotto questo profilo, nihil… (Qui)

E se vuoi comunque dire la verità,occhio a non fare la fine di Alina Lipp:

E chiudiamo con un bel tango.

barbara

QUALCHE CONSIDERAZIONE PERSONALE

Sento spesso accusare di ipocrisia quelli che, come Orsini, a ogni considerazione sulla guerra e su che cosa l’ha provocata premettono regolarmente la condanna dell’aggressione russa all’Ucraina: ebbene, di questa colpa, dell’ipocrisia, posso in tutta onestà considerarmi innocente: mai mi sono sognata di condannare l’aggressione della Russia, così come mai mi sono sognata e mai mi sognerei di condannare l’aggressione israeliana all’Egitto e alla Giordania nel ’67. L’unico errore che imputo a Putin è lo stesso degli alleati nel ’38: non essere intervenuti subito, concedendo alla Germania nazista un intero anno per armarsi fino ai denti. Allo stesso modo Putin ha concesso ben otto anni alla cricca Obama-Biden-Clinton-Nuland-Pelosi (e ora anche Harris) di armare fino ai denti l’Ucraina nazista. Nessun aggressore e nessun aggredito dunque? Beh no, non proprio: l’aggressore è stato, per otto lunghi anni, l’Ucraina nazista e l’aggredito la popolazione del Donbass, bombardata e massacrata per otto interi anni.

Poi c’è l’altra cosa buffa, dei mass media che mostrano orripilati il Donbass in macerie, scenario che ci riporta al Libano del 1982: dopo il famoso Settembre Nero, la sanguinosa repressione messa in atto da re Hussein di Giordania contro i palestinesi di Arafat, che avevano creato un vero e proprio stato nello stato, con una propria polizia, propri posti di blocco che esigevano il pizzo per lasciar passare i viaggiatori, e violenze di ogni genere, e si accingevano a provocare un colpo di stato per rovesciare la monarchia e prendere il potere, dopo questo, dicevo, la maggior parte di loro si sono rifugiati in Libano, all’epoca lo stato più ricco, moderno, libero e, insieme a Israele, l’unico democratico del Medio Oriente (Beirut era chiamata la Parigi del Medio Oriente). Arrivati qui hanno immediatamente scatenato una guerra civile che ha provocato, si calcola, 160.000 morti, su una popolazione di meno di due milioni e mezzo, e ridotto lo stato in macerie. Dodici anni dopo Israele, per fermare lo stillicidio di attacchi terroristici sul proprio territorio da parte dei palestinesi con base in Libano, si sono finalmente decisi a intraprendere una guerra contro di loro. A questo punto si sono improvvisamente svegliati un sacco di giornalisti che si sono precipitati lì, hanno trovato il Libano ridotto in macerie da dodici anni di terrorismo palestinese e guerra tra le varie fazioni, e hanno detto cazzarola, guarda che razza di macello hanno fatto sti fetenti di Israeliani. Già, la storia si ripete, praticamente identica, con interi quartieri del Donbass ridotti in macerie, abitazioni scuole asili ospedali dai bombardamenti ucraini, e i nostri mass media venduti ci mostrano le distruzioni “causate dai bombardamenti russi”, e poco contano le decine, se non centinaia, di ore di filmati che, a partire dal 2014 documentano le sistematiche distruzioni operate dagli ucraini e le testimonianze delle vittime – e magari non sarà proprio esattamente una farsa questa ripetizione della storia, ma col comico in guêpière e tacco dodici, anche se la tragedia sicuramente non manca, direi che non ne siamo troppo lontani.

Una delle cose più oscene che ho letto da parte dei filonazisti è lo sbeffeggiamento delle testimonianze sui crimini degli ucraini “fatte da russofoni in territorio russofono a giornalisti russi”. Ora: le vittime dei crimini ucraini sono i russofoni: chi altro dovrebbe testimoniarle? I russofoni vivono in territorio russofono: dove altro dovrebbero renderle le testimonianze? Quanto ai giornalisti, sia io che tutti gli altri che se ne sono occupati abbiamo pubblicato interviste di Giorgio Bianchi, italiano, Vittorio Rangeloni, italiano, Patrick Lancaster, americano. Quindi questi signori oltre che deficienti sono anche in palese malafede: non solo negano ciò che avviene sul territorio, ma falsificano anche quello che hanno visto coi propri occhi e sentito con le proprie orecchie. Oppure non hanno guardato nessuno di queste decine di video perché tanto “si tratta di propaganda russa” ma ne parlano come se li avessero visti inventandone i contenuti. Feccia immonda, e la qualifica di osceni la meritano tutta.

Una cosa che ho capito con sette anni di ritardo. La prima signora che ho avuto per pulire la casa quando sono venuta ad abitare qui mi era stato detto che era ucraina, sennonché una volta che l’ho sentita parlare al telefono mi è venuto un dubbio e le ho chiesto: “Ma lei è ucraina o russa?”, e lei ha risposto: “Ucraina, ma parlo russo”. Avevo pensato che intendesse dire che stava parlando russo in quel momento; solo adesso ho capito che intendeva tutt’altro.

Poi ci sarebbe Israele. Che da sempre quando ha bisogno di colpire armi iraniane o terroristi in Siria si fa il suo bel bombardamento, e la Russia guarda da un’altra parte. Poi arriva la guerra, Israele si accoda al gregge e fa la sua brava “condanna dell’aggressione”, e va bene, manda tonnellate di materiale sanitario, ambulanze antiproiettile, un attrezzatissimo ospedale da campo, e va bene – al guitto no però, al punto che vi sbraita addosso, dice che dovete fare di più, fa paragoni con la Shoah, cosa che ha sollevato ovviamente critiche, ma niente di paragonabile al putiferio scatenato dalle dichiarazioni di Lavrov, che sicuramente non erano più gravi di quelle. Vabbè. Poi un bel giorno vi mettete a mandare anche armi – anche combattenti, sembra, ma di quelli non è detto che il governo sia responsabile – e la musica, in Siria, ovviamente cambia. E tutti i filoisraeliani in giro per il mondo si incazzano con Putin. Ma grandissime teste di cazzo, voi e il governo israeliano, dopo che per anni vi ha lasciato fare in Siria tutto quello che volevate, dovrebbe ringraziarvi che mandate armi a quelli che gli sterminano la sua gente? Tutti contenti del nuovo governo frutto del “chiunque tranne Netanyahu” – gemello del “chiunque tranne Trump” – e da una parte come dall’altra i risultati si sono visti. Ho sentito gente entusiasta: “Per la prima volta siedono vicino destra, sinistra e arabi”, col bel risultato che si sta scatenando un livello di terrorismo come non si vedeva da un pezzo, e non potete reagire se no gli arabi si incazzano e vi fanno cadere il governo. E come se non bastasse vi mettete anche ad armare i nazisti, ma andate affanculo, mastodontiche teste di cazzo! Vi siete sempre rifiutati di riconoscere il genocidio armeno per non fare incazzare la Turchia che era l’unico stato mediorientale a non essere in guerra con voi perché la morale è una bella cosa ma le esigenze dello stato vengono prima, e adesso vi andate a sputtanare coi nazisti? E riandate affanculo, va’.

Comunque sembra che si stia cominciando ad accorgersi che la guerra per l’Ucraina è persa e non vi sono possibilità di recupero, il che era chiaro fin dall’inizio ed è, oltre che logico, anche giusto, e dunque, a meno che qualcuno non si illuda, come quegli altri nazisti 77 anni fa, che sia in fase di messa a punto una super arma segreta che sbaraglierà il nemico in men che non si dica, il comico non ha altra scelta che la resa. Non è che sia la scelta più ragionevole: è proprio l’unica, non ce ne sono altre. E il massimo che potrà ottenere sarà esattamente quello che Putin aveva chiesto per vent’anni, e ancora, per l’ultima volta, quattro giorni prima della guerra. Ma qualcuno, preso da delirio di onnipotenza, ha preferito puntare più in alto e giocare al tavolo della roulette svariate migliaia di vite, come già ricordato qui. Ma qualcuno, come dicevo, sta forse cominciando a svegliarsi.

NYT: urge un ritorno al realismo sulla guerra ucraina

Il comitato editoriale del New York Times, organo di riferimento del partito democratico, chiede a Biden di chiudere la crisi ucraina. Si tratta forse dell’intervento più autorevole in tal senso apparso sui media americani, da cui la sua importanza.
“La guerra in Ucraina si sta complicando e l’America non è pronta” è il titolo dell’editoriale del giornale della Grande Mela che, pur elogiando il sostegno che l’America ha fornito a Kiev, chiarisce che ora la guerra è entrata in una fase nuova e gli obiettivi dell’amministrazione Biden stanno diventando sempre meno chiari.
I suoi esponenti, infatti, in più occasioni si sono profusi in improvvide dichiarazioni che rendono nebulosi gli obiettivi di tale aiuto, che non possono essere identificati con la sconfitta della Russia, perché ciò è irrealistico e rischia di scatenare escalation, anche nucleare.
Tali obiettivi devono essere rivisti anche nel più ristretto ambito del conflitto ucraino. Così il Nyt: “Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina sulla Russia, che vedrebbe l’Ucraina riconquistare tutto il territorio che la Russia ha conquistato dal 2014, non è un obiettivo realistico. Sebbene la pianificazione e le capacità militari della Russia siano stati sorprendentemente modesti, la Russia rimane troppo forte e Putin ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro”.
“Gli Stati Uniti e la NATO sono già profondamente coinvolti, militarmente ed economicamente [nella guerra]. Ma aspettative irrealistiche potrebbero trascinarci sempre più in profondità in un conflitto lungo e costoso. La Russia, per quanto ferita e incapace, è ancora in grado di infliggere distruzioni indicibili all’Ucraina ed è ancora una superpotenza nucleare”.
“[…] Recenti dichiarazioni bellicose da Washington: l’affermazione del presidente Biden secondo cui Putin ‘non può rimanere al potere’, il commento del segretario alla Difesa Lloyd Austin secondo il quale la Russia deve essere ‘indebolita’ e la promessa del presidente della Camera, Nancy Pelosi, che gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina ‘fino alla vittoria’ possono riecheggiare come proclami travolgenti, ma non avvicinano ulteriormente i negoziati”, che oggi appaiono un miraggio lontano, essendo il dialogo tra le parti precipitato al punto più basso dall’inizio della guerra.
Le trattative invece urgono, per i motivi suddetti e perché le conseguenze globali della crisi diventeranno sempre più disastrose, sia a livello economico che sociale, dal momento che il conflitto (e le sanzioni anti-russe, ma questo il Nyt non lo può scrivere) sta impoverendo il mondo. E il popolo americano, che presto proverà i morsi di tali conseguenze, non continuerà a sostenere indefinitamente il supporto a Kiev, mentre gli ucraini continueranno a morire e il conflitto porrà rischi crescenti alla “pace e alla sicurezza a lungo termine nel continente europeo”.
Certo, la decisione di trovare un compromesso con Mosca deve essere presa dalla leadership ucraina, continua il Nyt. Sarà loro compito, infatti, “prendere le dolorose decisioni riguardo i territori che il compromesso richiederà“. Ma anche tale leadership deve fare i conti con la realtà.
Il Nyt non lo scrive, ma si può tranquillamente aggiungere che Zelensky appare come drogato dal supporto politico, economico e militare che sta ricevendo (come denotano anche certe derive venate da delirio di onnipotenza).
Queste, infine, le conclusioni del Nyt: “mentre la guerra continua, Biden dovrebbe chiarire al presidente Volodymyr Zelensky e al suo popolo che c’è un limite al grado di intensità con il quale gli Stati Uniti e la NATO si impegneranno nello scontro con la Russia e limiti alle armi, al denaro e al sostegno politico che possono ricevere. È imperativo che le decisioni del governo ucraino siano basate su una valutazione realistica dei suoi mezzi e di quanta distruzione può sostenere l’Ucraina“.
“Confrontarsi con questa realtà può essere doloroso, ma non si tratta di un appeasement [col nemico]. Questo è ciò che i governi sono tenuti a fare, non inseguire una illusoria ‘vittoria’. La Russia subirà le ferite dell’isolamento e delle sanzioni economiche per gli anni a venire e Putin passerà alla storia come un macellaio. La sfida ora è scrollarsi di dosso l’euforia, fermare gli scherzi e concentrarsi sulla definizione e sul completamento della missione. Il sostegno dell’America all’Ucraina è una prova del suo posto nel mondo nel 21° secolo e il signor Biden ha l’opportunità e l’obbligo di aiutare a definire ciò che sarà tale futuro”.
Si nota che quello del Nyt è un grido di vittoria, non certo un cedimento a Putin. Si tratta di trovare un accordo che possa consentire anche a Putin di rivendicare la sua vittoria, seppur non ampia come da aspettative.
Quanto all’Ucraina, se la guerra finisce qua, ha già ottenuto la sua vittoria, al di là della conservazione o meno dei territori oggi controllati dai russi, avendo conquistato un posto di primo piano nel mondo e potendo contare su un sostegno internazionale che gli consentirebbe non solo per ricostruire il Paese, ma anche di rilanciarsi ulteriormente. Vincerebbero tutti e il dolore per i morti sarebbe compensato con la consapevolezza di averne risparmiati ulteriori. 

Ps. Zelensky, oggi: solo la “diplomazia” può porre fine alla guerra ucraina. È la prima volta che lo dice in maniera così assertiva…. occorre superare le pressioni di quanti finora ha lavorato attivamente per contrastare il dialogo tra le parti, portando al collasso delle trattative intraprese all’inizio del conflitto.
21 maggio 2022, qui.

Ma in ogni caso…

E adesso guardate un po’ i russofoni come bombardano

Gli ucraini invece preferiscono il fosforo

tanto, chi si azzarderà ad accusarli di crimini di guerra, loro che sono dalla parte giusta? E pensare che otto anni fa il coraggio di dire le cose e chiamarle col loro nome c’era

E già che ci siamo, continuiamo a sparare…

barbara

COME FARE PER NON ESSERE UN CIARLATANO

Istruzioni per l’uso.

1. Devi chiamarti Vittorio Emanuele Parsi.
2. Devi odiare Israele più di quanto tu odi assassini pedofili mafiosi terroristi messi insieme, e non perdere occasione per dimostrarlo.
3. Devi riuscire a sparare in tre minuti più fregnacce (e falsità, e inesattezze – per usare un eufemismo – storiche, e contorcimenti che neanche la migliore contorsionista mondiale) che qualunque comune mortale medio in otto anni.
4. Non obbligatorio ma estremamente utile: esseve un fighetto che pavla con la boccuccia stvetta che fa tanto tanto avistocvatico.

Fatto?

https://www.la7.it/omnibus/video/finlandia-nella-nato-il-prof-parsi-dopo-laggressione-russa-ad-una-paese-neutrale-i-paesi-neutrali-13-05-2022-438129

Bene, a questo punto ti sarai meritato questo entusiastico commento

E pensare che quelli che chiamiamo “gli antichi saggi” erano convinti che il dubbio fosse alla base della conoscenza e quindi della saggezza, e adesso scopriamo che invece non erano che dei volgari ciarlatani, ma pensa tu.
E mi verrebbe da dire che mi  cadono le braccia se non fosse che in questi tre mesi scarsi mi è caduta tutta la scorta che avevo e finché non me ne arriva un’altra partita non posso più farmi cadere niente.

Ma sembra che oltre a me, anche qualcun altro veda nella mossa di Svezia e Finlandia un pericolo mortale.

Svezia e Finlandia nella NATO innalzano il pericolo di un conflitto nucleare

Il presidente finlandese Sauli Niinistö ha informato Putin sui piani del paese di aderire alla NATO.

Secondo il servizio stampa del leader finlandese, Niinistö ha parlato al telefono con Putin. Viene riferito che la conversazione è stata “chiara e diretta” e che le parti “hanno cercato di evitare tensioni”. Niinistö ha osservato che qualsiasi stato indipendente cerca di rafforzare la propria sicurezza. Il presidente finlandese ha ricordato che anche durante il primo incontro con Putin nel 2012 lo disse. Niinistö ha anche sottolineato che l’operazione speciale russa in Ucraina “ha cambiato la situazione della sicurezza in Finlandia”.

Come si è arrivati all’adesione alla NATO

La Finlandia scarsamente popolata per molti decenni, dopo la seconda guerra mondiale, ha vissuto bene grazie al vicinato, prima con l’URSS, e poi con la Federazione Russa, approfittando della sua posizione geografica e della sua situazione geopolitica. La cantieristica navale, l’elettronica, la lavorazione del legno, l’energia e altri settori fiorirono in questo paese scandinavo, rendendolo uno dei più ricchi e sviluppati d’Europa.
Poi è avvenuta la guerra con l’entrata delle truppe russe in territorio ucraino. È curioso che le ragioni che Svezia e Finlandia hanno addotto per il loro ingresso nella NATO – ovvero la propria sicurezza – è proprio una delle motivazioni che la Russia ha usato per giustificare per la propria operazione speciale in Ucraina.
Infatti il desiderio ucraino di entrare alla NATO non ha allontanato la guerra ma ne è stata la concausa insieme alle problematiche territoriali irrisolte.
Quindi che il timore che il conflitto in corso, avrebbero convinto Svezia e Finlandia di entrare nella NATO non ha senso.
Semplicemente, l’iniziativa di questi due paesi è stata presa perché adesso, se si vuole nuocere alla Russia, è il momento più propizio per farlo.
Infatti, grazie all’ingresso di Svezia e Finlandia, la NATO potrà isolare maggiormente la Russia ed in caso di un possibile conflitto diretto, l’Alleanza Atlantica può contare di agire lungo i 1500 km di confine finlandese.
Per quando riguarda poi, l’entrata della Finlandia nella NATO, questo paese da tempo ha iniziato a riequipaggiare le sue truppe con armi della NATO e partecipare alle esercitazioni e ad aderire a programmi NATO. In una parola, da tempo Helsinki apparteneva già alla NATO, anche se non ancora formalmente.
Del resto, già con il gesto di spedire armi sofisticate all’Ucraina e aderendo alle sanzioni contro la Russia, la Finlandia aveva rinunciato alla sua neutralità
In questo contesto, l’inizio della guerra in Ucraina è stato solo il ‘timing’ per dichiarare l’adesione. Ovviamente, la leadership del paese ha usato un momento molto propizio per convincere completamente la popolazione senza passare per un passaggio referendario e per superare le resistenze in Parlamento.

Pressioni esterne

Il Parlamento Finlandese è stato persuaso dagli eventi in corso ed a causa delle forti pressioni esterne. E’ interessante che la pubblicazione finlandese Uusi MV-Lehti ha raccontato come sia stata presa la decisione dei deputati del parlamento finlandese sull’ingresso del Paese nella NATO. Le udienze preliminari si sono svolte in condizioni di riservatezza sui risultati delle consultazioni di esperti con specialisti specializzati e nel contesto perentorio dell’attacco russo alla Finlandia.
È molto plausibile che il Centro europeo per la lotta alle minacce ibride, con sede a Helsinki, sia stato coinvolto nella formazione del parere dei deputati del parlamento finlandese. Si tratta di un’organizzazione internazionale che promuove la cooperazione tra l’UE e i paesi della NATO nel campo della lotta alle minacce ibride.
Il Centro stesso e il suo personale godono dell’immunità legale in Finlandia. Nello stesso tempo, secondo la legge finlandese, tutte le informazioni raccolte dal Centro sono secretate. La corrispondenza indirizzata al Centro o ai suoi dipendenti non può essere oggetto di screening o vigilanza preliminare.

Reazione della Russia

Il primo vice rappresentante della Federazione Russa presso l’ONU Dmitry Polyansky ha minacciato la Finlandia e la Svezia, che intendono aderire alla NATO.

Ha rilasciato questa dichiarazione il 12 maggio: “Non appena Finlandia e Svezia diventeranno membri della NATO e le unità dell’alleanza saranno lì, questi territori diventeranno un possibile obiettivo per l’esercito russo”, ha detto Polyansky.
Inoltre, il ministero degli Esteri russo ha avvertito che se la Finlandia si unirà all’alleanza, Mosca “adotterà misure di ritorsione di natura tecnico-militare e di altra natura”.
È la stessa dichiarazione che la Russia ha fatto prima di attaccare l’Ucraina.
Più precisamente, il viceministro degli esteri russo Alexander Grushko ha elencato le conseguenze dell’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato:

  • Questo è un cambiamento strategico. Questo cambiamento non può rimanere senza una reazione politica, così come senza un’analisi approfondita delle conseguenze della nuova configurazione di forze che potrebbero emergere a seguito del prossimo ampliamento dell’alleanza. È chiaro che la decisione non sarà presa sulla spinta delle emozioni.
  • Questa è la nuova realtà, che, siamo convinti, non è nell’interesse di Svezia e Finlandia, né nell’interesse del mantenimento della sicurezza e della stabilità europea, ma porterà solo alla militarizzazione del Nord, che, militarmente, è stata fino a poco tempo fa la zona più pacifica d’Europa.
  • Nel discorso al parlamento finlandese, il presidente e il primo ministro finlandesi hanno affermato che questo passo rafforzerà la sicurezza sia della Finlandia che della NATO. È abbastanza ovvio per qualsiasi persona sana di mente che il risultato sarà esattamente l’opposto, la sicurezza militare della Finlandia sarà notevolmente indebolita.
  • Abbiamo un’idea approssimativa di come si svolgeranno gli eventi al momento della approvazione dell’adesione. I paesi della NATO dichiareranno immediatamente che il fianco settentrionale è molto vulnerabile, che il confine con la Russia è di 1300 km. Ora il confine tra Nato e Russia è aumentato di circa 1.300 km. Questo confine deve essere difeso, quindi ulteriori contingenti di forze devono essere schierati lì e così via.
  • Tutto ciò si inserisce nella famigerata ricerca di un nemico, che si esprime in senso pratico politico militare nella demonizzazione della Russia, attribuendole intenzioni ostili nei confronti di paesi che la Russia semplicemente non può neanche essere sospettata di avere.
  • Ci sono molte domande relative all’effettiva rinuncia di questi paesi allo status di paese denuclearizzato. Di recente, ci sono state sempre più affermazioni che la NATO è pronta ad abbandonare questa misura. In particolare, Jens Stoltenberg ha affermato che le armi nucleari potrebbero essere trasferite più vicino ai confini della Federazione Russa, i leader polacchi si sono dichiarati pronti ad accettarlo. Se queste affermazioni verranno rese operative , ovviamente, sarà necessario rispondere da parte nostra adottando adeguate precauzioni che assicurino l’affidabilità della deterrenza. Fonte @dimsmirnov175 (https://t.me/dimsmirnov175/33414)

Come vedete, quelle della Russia sono dichiarazioni molto dure ed esplicite.  Sono fatte da chi si sente tradito mentre è relativamente debole. La Federazione Russa nel suo stato attuale non può minacciare la Finlandia. Aprire un secondo fronte non è nel proprio interesse e La Russia sa bene cosa significa. Nello stesso tempo, Mosca avverte che per disperazione, di fronte alla prospettiva del cedimento completo e alla distruzione del paese, non esisterebbe – come ultima ratio – ad usare l’arma nucleare.

Precedenti storici

Ci sono precedenti storici -anche se non l’odierna Russia, l’URSS attaccò la Finlandia nel 1939-40
Voglio solo ricordarvi come finì la guerra sovietico-finlandese del 1939-40:

  • 127mila morti dall’URSS con 26mila finlandesi morti (5 a 1)
  • l’espulsione dell’URSS dalla Società delle Nazioni come Paese aggressore
  • ma soprattutto, a causa dell’aggressione sovietica, la Finlandia si schierò dalla parte della Germania nella seconda guerra mondiale, che nel 1941-44 portò alla morte di altri 67mila soldati sovietici sul fronte finlandese.

Se parliamo del dopoguerra però, la Finlandia non è mai stata minacciata.

Considerazioni

Come ho già detto, la Finlandia non corre alcun pericolo dalla Russia, che al contrario cerca costantemente di arginare il pericolo proveniente da Ovest. Del resto anche il Generale Tricarico ha detto: ‘mi auguro che Svezia e Finlandia non entrino nella Nato. Non credo che la Russia, debilitata e scarsamente capace dal punto di vista militare, possa aggredire nessun Paese di quelle dimensioni’ (Imola Oggi)

I paesi membri dell’Unione Europea e della NATO sono del tutto concordi all’ingresso di Svezia e Finlandia (l’ingresso della Finlandia nella NATO è cruciale perché ha i confini direttamente condivisi con la Russia). Solo Turchia si è detta contraria all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. In particolare, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha detto che il suo Paese non vede con favore l’entrata dei due Paesi nordici nella Nato, ventilando dunque l’ipotesi che la Turchia possa usare il suo potere di veto
Tra i politici italiani, è da segnalare Giorgetti che si è espresso contro l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato: “Non aiuta ad abbreviare il conflitto con la Russia” https://www.rassegneitalia.info/anche-giorgetti-contro-lingresso-di-finlandia-e-svezia-nella-nato-non-aiuta-ad-abbreviare-il-conflitto-con-la-russia/.
Ovviamente, la chiave di lettura di tutti questi eventi non sono gli interessi nazionali dei singoli paesi europei, ma interesse degli Stati Uniti che di fatto si sentono in guerra contro la Russia, ed in linea agiscono.
Questo è dimostrato da serie di dichiarazioni molto chiare, dalla dichiarazione del segretario di Stato Blinken (che sostiene che bisogna indebolire la Russia) a quella più recente del capo della maggioranza democratica alla Camera dei rappresentanti, Steny Hoyer, che oggi ha detto che gli Stati Uniti sono in guerra (evidentemente, con la Russia), e quindi, durante il “tempo di guerra”, i repubblicani non dovrebbero criticare Biden. https://twitter.com/greg_price11/status/1525161726643257344?t=EZCOHyJd7Khx-o7H5iUGdA&s=19

Patrizio Ricci, VPNews, qui.

E non sarebbe male ricordare che tutte le volte che Putin ha avvertito che avrebbe fatto una determinata cosa, l’ha sempre fatta. Magari dopo avere portato pazienza per anni, ma alla fine l’ha fatta. E quelli che preferiscono ignorare questa verità, assomigliano a quei bambini che si mettono due dita sugli occhi e poi trillano giulivi “Non mi vedi più! Non mi vedi più!”

Ma occupiamoci ora un momento del comico “ebreo”, quello che bisogna per forza essere dalla sua parte perché è ebreo, quello che l’Ucraina non può essere nazista dal momento che ha “democraticamente” (HAHAHA) eletto in “libere elezioni” (HAHAHAHA) un presidente ebreo. Ecco, ammiratelo, con tanto di kippah in testa, e godetevi anche le sguaiate e sgangherate risate del pubblico ucraino alle spassosissime battute del “comico”.

Neanche il guitto di casa nostra è mai arrivato a simili livelli di becerume e di volgarità.
Quest’altra invece è l’ospite della Polonia all’Eurofestival, che alla fine del suo discorso urla “Slava Ukraina” e tende il braccio destro in un bel saluto nazista.

Quanto a noi, se qualcuno ancora si illude che l’Italia non sia in guerra, dia un’occhiata a questi bei giocattolini, e si faccia due conti.


Per il gas invece non ci sono problemi: abbiamo chi ce lo fornisce:

E ora, dopo l’osceno spettacolo antisemita del comico ebreo (com’era la storia dello scandalo di Lavrov messo in croce per avere detto che sono ebrei alcuni fra i peggiori antisemiti?) godiamoci questo spettacolo autentico di due pattinatori russi che danzano su musica russa.

barbara

QUEL FAMOSO ARTICOLO 11

I pacifisti coglioni senza se e senza ma sono soliti ripetere come pappagalli le prime cinque parole dell’articolo: “L’Italia ripudia la guerra”, punto. Solo che l’articolo continua, e i coglioni guerrafondai senza se e senza ma aggiungono anche l’altro pezzo: “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.E qui si fermano anche loro, senza preoccuparsi di verificare se la situazione attuale rientra fra quelle previste, e volutamente scelgono di ignorare che no, la nostra partecipazione alla guerra a fianco dell’Ucraina non è giustificata dall’articolo 11.

Armi all’Ucraina: cosa dice davvero il decreto del governo

Il Parlamento italiano ha convertito in legge il decreto-legge n. 14 del 25 febbraio 2022, denominato “Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”. La legge di conversione è la numero 28/2022 ed è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 aprile 2022. Decreto-legge e successiva legge di conversione prevedono la partecipazione del nostro personale militare al potenziamento di dispositivi Nato sul fianco Est dell’Alleanza. Il Parlamento ha autorizzato dunque l’invio di mezzi ed equipaggiamento militari di protezione, a titolo gratuito, a mero scopo difensivo.
Non abbiamo conoscenze militari, ma osserviamo che nella legge di conversione all’art. 2 si parla espressamente dell’invio di mezzi militari di difesa “non letali”, anche se all’art. 2 bis la legge prevede che con uno o più decreti il Ministro della difesa – di concerto col Ministro degli esteri – definiscano “l’elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” sarebbe contraddittorio ritenere che il 2 bis autorizzi quanto viene escluso dall’art. 2. Su tali decreti e sulla situazione generale, sempre ai sensi dell’art. 2 bis, il ministro della Difesa e quello degli Esteri devono informare le Camere almeno con cadenza trimestrale. Il tutto, per ora, fino al 31 dicembre 2022, data in cui scade (salvo proroghe) il nuovo stato di emergenza dichiarato dal governo per la crisi in Ucraina. Questa la situazione: potevamo prendere queste decisioni sulla base della nostra Costituzione?

Cosa dice l’art. 11 della Costituzione

L’art. 11 della Costituzione afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Pertanto, non sono ammesse guerre di “aggressione” contro altri popoli ma esclusivamente guerre “difensive” per il nostro popolo. La guerra, insomma, a rigore è ammessa dalla nostra Costituzione solo se siamo attaccati militarmente da un altro Stato.
Ma l’art. 11 dice anche: l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Le limitazioni di sovranità cui fa riferimento il secondo periodo della disposizione costituzionale devono rispettare il principio secondo cui “l’Italia rinuncia alla guerra come strumento di conquista e di offesa alla libertà degli altri popoli. Stato indipendente e libero, l’Italia non consente, in linea di principio, altre limitazioni alla sua sovranità, ma si dichiara pronta, in condizioni di reciprocità e di eguaglianza, a quelle necessarie per organizzare la solidarietà e la giusta pace fra i popoli […], nel rispetto dei valori internazionali”. Questa l’interpretazione offerta dalla relazione del presidente della sottocommissione all’Assemblea costituente, Meuccio Ruini, al progetto di redazione dell’art. 11 agli inizi del 1947: ripudio della guerra; limitazioni di sovranità verso organizzazioni internazionali solo in condizioni di reciprocità e solo per fare la pace; mai guerre di aggressione. Il succo delle intenzioni dei Costituenti fu questo.

Onu e Nato

Quali sono queste organizzazioni internazionali nei confronti delle quali l’Italia è disposta a “limitare” la propria sovranità per garantire – in condizioni di parità con gli altri Stati – “la pace e la giustizia fra le Nazioni”? Nei verbali dell’Assemblea costituente – compresi quelli di fine 1947 quando la disposizione costituzionale venne approvata dall’Aula in via definitiva – si parla esclusivamente dell’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite), fondata nel 1945 al posto della precedente Società delle Nazioni. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu – l’organo direttivo che adotta gli interventi militari – è composto di 15 membri, di cui 5 permanenti e con diritto di veto (Stati Uniti d’America, Francia, Cina, Regno Unito e Unione Sovietica), pertanto – nel caso in questione – considerato che la Federazione Russa conserva ancora il diritto di veto all’interno del Consiglio, non si può parlare di un intervento militare a sostegno dell’Ucraina da parte dell’Onu.
La Nato, invece, che in questa situazione è quella che chiede l’invio delle armi, è costituita da un  trattato firmato a Washington nel 1949 che istituisce un’organizzazione internazionale (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) per la collaborazione nel settore della difesa nei confronti dei medesimi Paesi che ne fanno parte, con a capo gli Stati Uniti d’America. Si tratta della cosiddetta “Alleanza Atlantica” che si contrapponeva al successivo Patto di Varsavia del 1955 tra i Paesi che facevano capo all’Unione Sovietica. [“si contrapponeva al successivo”, cioè a qualcosa che al momento della sua nascita non esisteva, non è un tantino-ino-ino schizofrenico?]
È evidente, dunque, che le “limitazioni di sovranità”, per ragioni temporali, non potevano riferirsi anche alla Nato in quanto organizzazione internazionale successiva all’approvazione della nostra Costituzione. Tuttavia, avendo l’Italia sottoscritto quel Trattato nel 1949, ne accetta i relativi obblighi e impegni internazionali; pertanto, eventuali partecipazioni militari al fianco della Nato rientrano nelle “limitazioni di sovranità” di cui all’art. 11. Ma per fare che cosa? Entro quali limiti? Con quali finalità?
Il trattato Nato prevede operazioni a scopo difensivo in caso di attacco esterno nei confronti dei Paesi aderenti o dei territori facenti parte dell’Alleanza Atlantica, ma nella situazione in esame l’Ucraina non fa parte né della Nato né dell’Unione europea. L’Ucraina ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al 25 dicembre 1991, poi è diventata Stato indipendente a causa della caduta dell’URSS. Sta di fatto che la regione ucraina del Donbass, per la quale Putin ha scatenato il conflitto, si trova geograficamente a ridosso della Russia, e la sua popolazione è di lingua russa e subisce una persecuzione quasi decennale da parte del potere centrale ucraino.
L’intervento russo in Ucraina ha spinto la Nato – sotto l’egida degli Stati Uniti d’America – a chiedere ai Paesi che ne fanno parte di inviare armi all’Ucraina, ma si noti senza neppure entrare nel territorio ucraino, perché la Nato stessa non può intervenire in Ucraina, o meglio un suo diretto coinvolgimento sarebbe un atto di guerra nei confronti della Russia. Ma per quale motivo dovevamo accettare questa richiesta dal momento che l’Ucraina non fa parte dell’Alleanza? Per difendere i confini di uno Stato che opprime al suo interno una minoranza di lingua russa (che nel Donbass peraltro è maggioranza) e che non vuole più essere sottomessa? Chi è l’aggressore e l’aggredito nel Donbass? Siamo intervenuti negli ultimi otto anni in difesa della minoranza di lingua russa perseguitata nel Donbass dal potere centrale ucraino? Chi vuole oggi veramente la prosecuzione del conflitto in Ucraina e perché?

Solo armi di difesa “non letali”?

E ora la domanda più inquietante: basta quel decreto-legge convertito in legge dal Parlamento per autorizzare il governo a fare quello che vuole? Pare proprio di no, anche perché quella legge di conversione (art. 2) consente di inviare in linea di principio solo armi di difesa “non letali”, con relativo obbligo da parte dei ministri della difesa e degli esteri di informare le Camere – almeno con cadenza trimestrale – sulle armi da inviare e sulla situazione generale (art. 2 bis). Abbiamo al momento inviato solo questo tipo di armi difensive? Oggi non lo sappiamo perché il ministro della Difesa, per il momento, ha secretato questa informazione. Forse ce lo dirà tra tre mesi, chissà.
Certo è che se sul campo di battaglia si trovassero resti di nostre armi non previste dalla legge di conversione sarebbe un atto gravissimo in quanto il governo avrebbe violato una legge dello Stato e l’art. 11 della Costituzione. A questo punto sarebbe il caso che il premier Draghi riferisse al più presto in Parlamento, sia in ordine all’incontro avuto con il presidente USA Biden in questi giorni, sia su che tipo di armi stiamo inviando all’Ucraina. La riservatezza per ragioni militari sarebbe giustificata solo se il Paese fosse investito direttamente nel conflitto, non se il conflitto – cui peraltro siamo (ancora) estranei – si svolge tra due Stati che non appartengono né alla Nato né all’Unione europea. Le Camere non servono soltanto a ratificare le decisioni del governo, come peraltro è accaduto negli ultimi due anni con l’emergenza sanitaria; ad esse spetta anche – e soprattutto – il potere di controllo e di indirizzo politico cui il governo deve attenersi.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma

E dunque continuando a citare come pappagalli l’articolo che in alcuni casi consente la guerra, fanno proprio la figura dei coglioni. E, andando a sostenere uno stato criminale, oltre che coglioni sono anche criminali. E visto che amate sbeffeggiare Capuozzo che “parla dal suo comodo divano”, eccovene uno che parla di quello che ha visto al fronte.

Adrian Bocquet, volontario francese in Ucraina: “Bucha è una messa in scena. Ho visto personalmente cameramen americani inscenare riprese distorte”

di Vittorio Rangeloni

Dichiarazioni di Adrian Bocquet un volontario francese in Ucraina:

“Mi assumo totalmente la responsabilità di ciò che dico. In Ucraina, ho assistito a crimini di guerra: Tutti questi crimini sono stati commessi dall’esercito ucraino. Ma in Francia non ne parliamo!”
Bocquet è un ex militare francese, autore di un libro.
Dopo tre settimane trascorse in Ucraina, ai microfoni di SUD Radio, ha deciso di raccontare la sua esperienza. Ecco qualche estratto della sua intervista:
“Quando sono tornato in Francia dall’Ucraina, sono rimasto scioccato: i canali televisivi invitano esperti che non sono stati in Ucraina e non sanno nulla di ciò che sta accadendo lì. Tra quello che sento dallo schermo televisivo e quello che ho visto con i miei occhi, c’è un abisso.”
“Ho visto l’esercito ucraino sparare alle ginocchia dei soldati russi catturati e sparare alla testa degli ufficiali.”
“Ho visto personalmente i cameramen americani inscenare riprese distorte dai luoghi degli eventi.”
“Tutti gli edifici civili distrutti presentati dall’Ucraina come bombardamenti su civili, non sono altro che il risultato di sparatorie imprecise degli ucraini su installazioni militari.”
“Le forze armate ucraine nascondono munizioni negli edifici residenziali di notte, senza nemmeno informare gli abitanti. Questo si chiama usare le persone come scudo.”
“Bucha è una messa in scena. I corpi dei morti sono stati spostati da altri luoghi e deliberatamente posizionati in modo tale da produrre riprese scioccanti”.

Versione completa dell’intervista in francese: 

Qui. NOTA: non sapere il francese NON è un alibi per invocare l’ignoranza in buona fede. Poi volendo ci sarebbe anche questa cosa qui – da prendere ovviamente con le molle, esattamente come quella degli alpini (salvo il fatto che queste sono anche state denunciate e non solo raccontate sui social) – ma certamente non da liquidare come chiacchiera da mercato. E magari mettiamoci anche questa

Sergio Alaimo

Quel fiorellino cerchiato è una delle mogli delle Waffen SS rinchiusi nell’acciaiera. E’ andata dal Papa. Non è nazista e questi sono i valori occidentali (quelli di cui si parlava nelle birrerie bavaresi di un secolo fa giusto giusto). A quando Auschwitz come semplice carcere minorile?

Se poi vi restano due minuti, andate a vedere questo sfolgorante esempio di giornalismo informativo.
E per concludere direi che ci sta bene una bella Mascherata.

barbara

TORNIAMO UN MOMENTO IN VIETNAM

Protestò contro la richiesta giunta da Washington di ridurre le vittime civili: nel 1968 il ritmo mensile delle sortite dei B-52 contro gli obiettivi in Vietnam del Sud e nel Laos quasi raddoppiarono, salendo a millecinquecento, e nel marzo del 1969 i giganteschi aeroplani scaricarono centotrentamila tonnellate di bombe. […] Ciò nonostante, nell’aprile del 1969 Abrams disse a un giornalista: «Quando abbiamo tenuto l’iniziativa… il nostro tasso di uccisioni è stato spettacolare». Il più aggressivo dei suoi subordinati, e il più notoriamente indifferente agli interessi vietnamiti, era il maggior generale Julian Ewell, un ferino veterano della divisione aviotrasportata nella seconda guerra mondiale. Nel 1968-1969 Ewell comandò la 9ª divisione nel delta del Mekong, quindi assunse il comando della II Field Force. Scrisse: «Sarebbe ora di finirla con l’approccio “cuori e menti”. Nel delta l’unico modo per avere la meglio sul controllo e il terrorismo VC è la forza bruta». Ewell non accettò i dati raccolti dall’ispettore generale del MACV, ovvero che durante i sei mesi dell’operazione Speedy Express, compiuta dalla sua formazione, fossero morti settemila civili. Nell’aprile del 1969, il drenaggio illegale di carburante dall’oleodotto dell’esercito a nord di Phu Cat raggiunse i ventitremila ettolitri al mese, e a livello nazionale le perdite toccarono i centosettantamila ettolitri. Durante la riunione settimanale del MACV si discusse di punire qualche ladro a mo’ di esempio. Un ufficiale obbiettò: «Non si può sparare alla gente per qualche furtarello». Ewell rispose: «Stron-za-te». Abrams espresse il proprio disagio per le uccisioni indiscriminate. Ewell disse: «Non sono d’accordo, generale. Trovi un’unità di guastatori che sta minando la strada e ne uccidi due o tre, e quelli la piantano. Questa gente sa contare. E diamine, quando li metti in fila [i corpi] il loro entusiasmo cala parecchio. È così che abbiamo sgomberato la Route 4: facendoli fuori». Abrams fece ridere tutti i presenti al tavolo dicendo: «Va bene, esamineremo la proposta». A ogni modo esortò a prestare attenzione ai civili: «Non vogliamo un tasso di terrorismo statunitense superiore a quello VC». Ma Ewell continuò a fare a modo suo. Il pilota di un elicottero d’assalto Huey si trovò a lavorare per un generale di brigata della 9ª divisione, John “Mal Hombre” Geraci: «I suoi ordini erano: uccidi tutto quello che si muove». Geraci portava con sé un bastone da ufficiale che era solito puntare al petto degli altri ufficiali per sottolineare: «Voglio dei morti». La 9ª divisione perfezionò una tecnica che prevedeva di isolare una zona con la fanteria per poi tempestare con l’aviazione e l’artiglieria tutto ciò che conteneva. Il numero dei morti era certamente notevole, ma esageratamente maggiore rispetto a quello delle armi sequestrate, l’indicatore più plausibile del fatto che stessero morendo le persone giuste. Il 12 novembre 1969, i cablogrammi dell’Associated Press riportarono il primo resoconto del giornalista d’inchiesta freelance Seymour Hersh, secondo cui alcuni uomini della 23ª divisione di fanteria “Americal” avevano perpetrato un massacro di civili a My Lai, a pochi chilometri dal mare nella provincia di Quang Ngai, per il quale massacro sarebbero finiti davanti alla corte marziale. Nei mesi e negli anni che seguirono, emerse che il 16 marzo 1968 almeno 504 contadini di tutte le età e di entrambi i sessi erano stati assassinati senza motivo dalla compagnia C, 1° battaglione del 20° reggimento di fanteria – per la maggior parte a “My Lai 4”, una borgata che in realtà si chiamava Tu Cung. Si ritiene che My Lai – nota come Pinkville fra alcuni grunts – abbia visto il maggior numero di uccisioni ingiustificate fra le molte avvenute durante la guerra, anche se c’è chi sostiene che le truppe stanziate in Corea del Sud abbiano combinato cose ancora peggiori. Il capitano Ernest Medina, che comandava la compagnia C, aveva in precedenza ordinato di sparare a sangue freddo a due marinai al largo, e gli uomini dell’unità massacrarono altri civili senza incorrere in provvedimenti. Chi stuprava non era soggetto ad azioni disciplinari. […] Nei mesi successivi a My Lai, ancora più scioccante del massacro fu il suo insabbiamento istituzionalizzato. I comandanti ignorarono il vivido rapporto a caldo del pilota di elicottero warrant officer Hugh Thompson, che il giorno stesso sollevò coraggiosamente un putiferio su quello che aveva visto, e continuò a sollevarlo anche in seguito. Il comandante dell’unità operativa, il tenente colonnello Frank Barker, liquidò le manifestazioni di disagio dovute alle affermazioni del 1° battaglione del 20° reggimento, che sosteneva di aver ucciso 128 nemici senza aver catturato una sola arma, dicendo: «È una tragedia aver ucciso queste donne e bambini, ma è successo in una situazione di combattimento». Nel marzo del 1969 Ronald Ridenhour, mitragliere di elicottero, scrisse a trenta membri del Congresso, descrivendo le atrocità che i suoi compagni gli avevano raccontato in modo credibile, suscitando in patria una piccola ondata di sconcerto che in seguito diventò un’alluvione. Tuttavia, l’ufficiale di stato maggiore della 23ª divisione, il maggiore Colin Powell, poi segretario di Stato degli Stati Uniti, produsse un memorandum per l’aiutante generale che costituiva la più totale copertura della vicenda. […] Dalle indagini su My Lai emersero le prove di altri crimini di guerra perpetrati nello stesso periodo dalla compagnia Bravo del 4° battaglione del 3° reggimento di fanteria, per i quali non fu mai condannato nessuno. Quando il tenente generale William Peers condusse un’indagine completa e tardiva nel novembre del 1969, le sue conclusioni citavano ventotto ufficiali, compresi due generali e quattro colonnelli, che egli accusava di 224 reati militari gravi, dalla falsa testimonianza all’omissione di denuncia di crimini di guerra alla cospirazione per insabbiare le informazioni possedute, e per aver partecipato a crimini di guerra o per non averli impediti. Si scoprì che più di quaranta dei centotré uomini della compagnia C avevano preso parte al massacro, e non uno dei soldati di fanteria aveva provato a impedirlo, né a fermare gli stupri collettivi. Anche se il comandante della 23ª divisione, il maggior generale Samuel Koster, fu, seppur tardivamente, degradato a generale di brigata, la corte marziale non inflisse condanne per nessun crimine grave, eccezion fatta per il comandante del 1° plotone, il tenente William Calley, il 29 marzo 1971. Benché Calley fosse stato condannato alla reclusione, il presidente intervenne immediatamente per ordinare che fosse semplicemente «confinato nei suoi alloggi». Quando il capitano Medina fu assolto, il giudice gli augurò buon compleanno. Dei cinquemila telegrammi inviati alla Casa bianca sulla condanna a Calley, quelli a favore del tozzo tenente erano circa cento contro uno, e il dirigente nazionale dei Veterans of Foreign Wars disse: «Per la prima volta nella nostra storia abbiamo processato un soldato per aver eseguito il suo dovere». Nel novembre del 1969, quando la stampa dedicava le prime pagine alla vicenda di My Lai, Nixon esclamò più volte a un addetto militare della Casa bianca: «Ci sono dietro quegli stramaledetti ebrei di New York». Le reclute che marciavano a Fort Benning intonavano: «Calley… Calley… È uno dei nostri». AFN Saigon trasmise più volte una ballata registrata da un gruppo vocale dell’Alabama che si faceva chiamare C Company: «Mi chiamo William Calley, sono un soldato di questa terra / avevo giurato di fare il mio dovere e di avere la meglio, / ma hanno fatto di me un cattivo / mi hanno appiccicato un’etichetta». Alla fine il MACV ordinò alla stazione radio di cessare la messa in onda del disco, che pur vendette duecentomila copie, ma non poté eliminare le scritte come «Uccidi un gook per Calley» tracciate dai grunts a Saigon.

Hastings, Max. Vietnam: una tragedia epica 1945 -1975, Neri Pozza, pagg. 656-660.

Questa la dedico a quelli che “e l’Holodomor”, “e Katyn”, “e Stalin” per dimostrare che a tutti i massacri e stupri e crimini di guerra e crimini contro l’umanità di cui il cicciobello in mimetica accusa la Russia dobbiamo credere ciecamente, per via dei “precedenti”. Ecco, qui abbiamo l’America del Vietnam, e della Corea, e di tutto il resto che sappiamo: quindi è fuori discussione che quanto viene detto sul fatto che l’America sta combattendo la sua guerra da “Russia delenda est” per interposta Ucraina è meritevole di essere creduto ciecamente, giusto? Soprattutto ora che il pupazzo sembrerebbe disposto a concedere la Crimea e concludere la pace ma la NATO – ossia ovviamente chi regge i fili di tutto il teatrino – ha detto che non se ne parla neanche (com’era quella storiella dello stato sovrano?), e così come Ifigenia deve morire affinché le navi possano salpare, così devono morire gli ucraini affinché l’America possa continuare a combattere la Russia. E poi magari teniamo anche presente che loro le nefandezze della Russia stanno continuando a raccontarle, noi quelle dell’Ucraina le documentiamo.

A proposito, visto che molti sostenitori dell’Ucraina sono anche sostenitori di Israele e naturalmente oppositori del terrorismo palestinese, che cosa mi dite di questo?

E questo?

Poi vediamo questo, di due giorni fa

E beccatevi anche questo

(Campanello d’allarme ancora niente? Due domandine ancora niente?)

Aggiungo un suggerimento che, anche se le api per me significano pericolo di morte, condivido:

Claudia Premi

Per aiutare le api servono aiuole così… il costo è basso… semi di fiori misti di campo!
Aiutate le api, non aiutate Zelensky.
Comunque, anche se le provocazioni nei confronti della Russia dovessero arrivare a un punto tale da indurla a usare un’arma atomica, noi possiamo dormire i nostri sonni tranquilli perché

anche se qualcuno fa notare che

Vabbè, adesso è il momento di fermarci con la cronaca e regalarci una bella polka.

barbara

TUTTA LA GUERRA MINUTO PER MINUTO

Ho evidenziato alcuni passaggi che mi sembrano particolarmente significativi.

Breaking News dai fronti in Ucraina – 05.05.2022

00:11. Nell’ambito del corridoio umanitario Mariupol, il 4 maggio le autorità ucraine hanno evacuato 344 persone, lo ha affermato il vice primo ministro ucraino Irina Vereshchuk. Secondo la stessa, stiamo parlando di donne, bambini e anziani di Mariupol, Mangush, Berdyansk, Tokmak e Vasilyevka. Tutti sono arrivati ​​a Zaporozhye.
00:26. Dal 24 febbraio al 3 maggio, le Nazioni Unite hanno registrato 6.635 vittime civili in Ucraina: 3.238 uccisi, di cui 227 bambini; 3.397 feriti, di cui 322 bambini, principalmente a causa di bombardamenti e attacchi aerei. L’ONU rileva che le perdite reali sono molto più elevate.
00:55. Washington è attualmente concentrata sull’aiutare l’Ucraina, non su quello che potrebbe accadere in Russia il 9 maggio, ha detto il portavoce del Dipartimento della Difesa John Kirby in una regolare conferenza stampa.
01:08. Le autorità statunitensi stanno cercando di fare tutto il possibile per rafforzare il potenziale militare dell’Ucraina e per rafforzare la posizione di Kiev nei negoziati, ha affermato il segretario stampa della Casa Bianca Jen Psaki in un briefing.
02:02. A Berlino e nella Germania orientale, potrebbe esserci una carenza di benzina in caso di embargo sulle forniture petrolifere russe, ha dichiarato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck al canale televisivo RTL.
02:42. L’ONU ha confermato l’evacuazione avvenuta il 4 maggio di oltre 300 civili da Mariupol e da altre aree. Secondo Osnat Lubrani, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per l’Ucraina, gli sfollati stanno attualmente ricevendo assistenza umanitaria a Zaporozhye.
03:09. La Gran Bretagna stanzierà 57 milioni di dollari per aiutare le persone più vulnerabili colpite dal conflitto in Ucraina, ha affermato il Foreign Office del Regno. Come specificato nel messaggio, i fondi saranno inviati alle agenzie delle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie.
04:30. Il primo vice capo dell’amministrazione presidenziale della Federazione Russa Sergei Kiriyenko e segretario del Consiglio generale della Russia Unita, il primo vicepresidente del Consiglio della Federazione Andrei Turchak hanno visitato Mariupol, ha affermato il capo del DPR Denis Pushilin.
05:42. Il Giappone non sarà in grado di interrompere “immediatamente” l’importazione di petrolio dalla Russia, ha affermato il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria del Paese, Koichi Hagiuda, durante un viaggio negli Stati Uniti. Secondo l’agenzia, la dipendenza del Giappone dalla Federazione Russa per le forniture di petrolio è del 3,6%, per le forniture di GNL – 8,8%.
06:59. Nello stabilimento di Azovstal, l’esercito ucraino trattiene ancora più di 200 civili. Lo ha riferito all’agenzia di stampa russa RIA Novosti un rappresentante in loco impegnato nell’ dell’operazione di liberazione dell’acciaieria. Secondo lo stesso, si tratta di donne, anziani e bambini.
07:19. Il tribunale amministrativo lettone ha deciso di autorizzare la trasmissione dei canali televisivi russi: THT-Comedy, TNT4 International, Friday, KHL TV Channel e TNT Music. Secondo la corte, il Consiglio nazionale dei media elettronici (NEPLP) non ha prove che questi canali rappresentino una minaccia per la sicurezza nazionale del paese. La NEPLP contesterà questo verdetto.
07:31. Un residente civile della Repubblica popolare di Luhansk è morto ieri a causa dei bombardamenti da parte delle forze armate ucraine. Secondo l’ufficio di rappresentanza della LPR presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento del cessate il fuoco, Pervomaisk e Irmin sono stati bombardati.
07:41. I dipendenti del comitato investigativo russo hanno trovato i resti di un uomo nel seminterrato del teatro drammatico di Mariupol, riferisce RIA Novosti. Le autorità del DPR hanno precedentemente affermato che militanti ucraini hanno fatto saltare in aria il teatro. Il Comitato Investigativo della Federazione Russa continua a ispezionare le scene degli incidenti.
08:04. Il Ministero della Difesa canadese ha negato l’informazione secondo cui gli istruttori canadesi avrebbero addestrato i combattenti del battaglione nazionalista “Azov” e altre organizzazioni estremiste in Ucraina. A questo proposito, come informa RIA Novosti, e riferito il canale CTV, secondo un rapporto del dipartimento della difesa, non è stato trovato alcun materiale che colleghi un gruppo di soldati ucraini addestrati in Canada a neonazisti.
08:33. In relazione all’Ucraina sarà attuato il “Piano Marshall europeo”. Questo parere è stato espresso in un’intervista ai media ucraini dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alla vigilia della “conferenza dei donatori”, che si aprirà oggi a Varsavia. Ha osservato che sostenere l’Ucraina a parole non è sufficiente, “abbiamo bisogno di soluzioni, abbiamo bisogno di soldi, abbiamo bisogno di un forte coordinamento, abbiamo bisogno di volontà politica”.
08:52. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky si è congratulato con il primo ministro israeliano Naftali Bennett nel Giorno dell’Indipendenza, informandolo allo stesso tempo della “situazione critica a Mariupol”. Lo ha scritto lui stesso sul social network giovedì sera.
09:23. I residenti di Mariupol, che sono riusciti a lasciare Azovstal, non sapevano nulla dell’imminente evacuazione. Come ha detto a RIA Novosti un rappresentante del quartier generale dell’operazione per liberare l’impianto, i militanti hanno nascosto loro queste informazioni. Inoltre, secondo il funzionario, i militari ucraini che si sono stabiliti nell’impresa ora accettano solo di “scambiare” civili per cibo e medicine.
I membri del reggimento AZOV asseragliati nello stabilimento di Azovstal si sono offerti di scambiare lì i civili con cibo e medicine, ha detto all’agenzia RIA Novosti un rappresentante del quartier generale russo impegnato in Mariupol.
“Dobbiamo mantenere i contatti con i nazisti Azov che si sono stabiliti lì (contro i cui militanti è stato avviato un procedimento penale in Russia) e rappresentanti della SBU nell’interesse di salvare i civili che sono rimasti lì. Durante i negoziati, ci hanno offerto di scambiare ostaggi civili con cibo e medicine – quindici ostaggi per tonnellata di cibo, oltre a medicinali. Hanno avvertito che non avrebbero più permesso a nessuno di andare in Ucraina, – ora verranno solo scambiati. ed ha aggiunto: “Ci siamo già trovati con tali metodi, in particolare, in Siria, quando negoziavamo con l’Isis. Si sono offerti anche di scambiare medicinali e prodotti per le persone rilasciati da loro ‘a peso’. In questo modo dimostrano che non sono “eroi” come li chiama Zelensky, ma sono normali terroristi”.
Le forze armate russe hanno comunicato che “il 5, 6 e 7 maggio aprono un corridoio umanitario per l’evacuazione dei civili ivi situati dal territorio dello stabilimento metallurgico Azovstal di Mariupol: operai, donne e bambini. Lo afferma il coordinamento interdipartimentale. Il corridoio umanitario, in accordo con la decisione della leadership russa, opererà per tre giorni dalle 8:00 alle 18:00 ora di Mosca e potrà essere utilizzato dai civili che, secondo le autorità di Kiev, sono ancora nelle strutture sotterranee imprese. Per questi tre giorni, le Forze Armate della Federazione Russa e le formazioni del DPR cessano unilateralmente ogni ostilità…” (https://www.vesti.ru/article/2724239)
09:43. Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica Rafael Mariano Grossi ha parlato dell’incontro a Istanbul con il capo della preoccupazione di stato Rosatom Alexei Likhachev sulla centrale nucleare di Zaporozhye, controllata dall’esercito russo. Come ha scritto su Twitter, durante il dialogo ha sottolineato che “l’AIEA è pronta a svolgere il suo ruolo insostituibile” nel garantire la sicurezza delle centrali nucleari.
09:59. In Ucraina, dopo la fine delle ostilità, sarà completata la “decomunizzazione e derussificazione” [cioè sterminare tutti i russofoni come programmato fin dal colpo di stato e l’instaurazione del governo fantoccio nel 2014?] . Questa opinione è stata espressa in un’intervista ai media ucraini dal capo dell’Istituto di memoria nazionale Anton Drobovich. Secondo lo stesso, le “falci e martelli” sul ponte Paton e lo scudo della Patria non possono essere conservati, “anche se questi luoghi hanno un valore artistico”.
10:15. Oleg Kryuchkov, consigliere del capo della Crimea, ha detto a RIA Novosti che non c’era più un blocco dei trasporti della penisola da parte dell’Ucraina . Secondo Kryuchkov, nelle regioni occupate dall’esercito russo è iniziato il ripristino del traffico passeggeri e merci.
10:20. Il capo della regione di Belgorod, Vyacheslav Gladkov , ha riferito che due insediamenti erano stati presi di mira. Secondo il governatore, le riprese di Zhuravlevka e Nekhoteevka vengono effettuate dall’Ucraina. Nel secondo villaggio, “la casa e il garage sono stati distrutti”, i residenti non sono rimasti feriti. Il punto di fuoco non è stato ancora soppresso.

Forze armate ucraine:

Continua la controffensiva delle Forze armate ucraine a nord di Kharkov . Le forze armate della RF stanno resistendo a Tsirkuny e Cherkasskiye Tishki , ma si sono ritirate da Stary Saltov per evitare l’accerchiamento.
Il battaglione “Kraken” del reggimento nazionale “Azov” è entrato nell’insediamento, da fonti russe viene riferito che gli stessi hanno sparato ai prigionieri di guerra russi.
• Le forze ucraine proseguono pesanti combattimenti in tutta la direzione nord-est.
• A Dnepropetrovsk , il ponte dell’Amur è stato distrutto.
• Le Riserve delle Forze Armate ucraine vengono schierate vicino a Izyum: 2.500 persone e oltre 100 pezzi di equipaggiamento stanno tentando senza successo di attraversare il fiume Seversky Donet (è un fiume dell’Ucraina nord-orientale) .

La Guardia nazionale che di solito rimane solo nelle regioni di appartenenza è trasferita nelle zone più calde. Sembra inoltre che si sia passati alla coscrizione obbligatoria.
Il Parlamento ucraino, la Verkhovna Rada, con 338 voti a favore, ha deliberato di inviare la Guardia nazionale (milizie territoriali) in prima linea in altre regioni dell’Ucraina. Si tratta di coloro che, durante la distribuzione gratuita delle armi, hanno ricevuto una mitragliatrice. Ora tutte queste persone sono considerate facenti parte della Guardia Nazionale, quindi dovranno andare al fronte.
Le azioni delle autorità mostrano che la mobilitazione non sta andando molto bene nell’Ucraina occidentale. Il capo dell’amministrazione militare regionale di Chernivtsi, Sergei Osachuk, ha firmato un’ordinanza secondo cui durante la legge marziale, gli uomini in età militare devono portare con sé documenti, compreso un documento d’identità militare, e presentarsi alla polizia.
Tali iniziative legislative confermano le pesanti perdite degli ucraini al fronte. Il comando delle Forze armate ucraine spera di inviare al fronte circa 17.000 riservisti, che potranno rinforzare la fanteria insieme alle nuove armi fornite da Europa e Stati Uniti.
Ci si può aspettare che il prossimo passo inasprisca le regole sulla migrazione per gli ucraini in Europa, il che costringerà molti a tornare in patria. Secondo le Nazioni Unite, circa 5 milioni di persone hanno lasciato l’ Ucraina entro il 19 aprile. E questo è un enorme potenziale di mobilitazione.
VP News, Patrizio Ricci, qui.

Sbaglio o questa roba si chiama crimini di guerra? Comunque non preoccupatevi: gli ucraini stanno vincendo su tutti i fronti e l’esercito russo, anzi, la Russia intera è ormai sull’orlo del collasso. E adesso state a sentire quest’altra storiella.

I russi arrestano un (ex?) generale della Nato

I russi hanno arrestato l’ex generale canadese Trevor Cadieu mentre cercava di lasciare le acciaierie di Mariupol. Evidentemente l’accordo che ha permesso alle forze straniere (in particolare americane) di lasciare indenni l’acciaieria non lo riguardava (vedi Piccolenote).

Qualche fonte indica che era a capo di uno dei biolaboratori che sarebbero incistati nelle Azovstal, ma le smentite sono plausibili dal momento che era arrivato in  Ucraina da troppo poco tempo.

Anzitutto va sottolineato che il tenente generale Cadieu non è ufficiale qualsiasi. Infatti, nell’autunno del 2021 era stato nominato comandante in capo dell’esercito canadese, carica alla quale ha dovuto rinunciare perché inseguito da accuse di molestie sessuali avanzate dalla polizia militare.
La sue tristi vicissitudini sono riferite da Cbc news che spiega come, per sottrarsi all’inchiesta, il graduato si sia dimesso dall’esercito, come avevano fatto altri alti ufficiali in precedenza. Nonostante l’escamotage, Cadieu rischiava di essere perseguito anche da civile, nonché di finire davanti alla Corte marziale.
L’epilogo di questa storia è narrato da un altro media canadese, l’Ottawa news, che indica sia la data delle sue dimissioni, il 5 aprile scorso, sia la sua partenza per l’Ucraina, presumibilmente avvenuta in quei giorni.
Una fuga e, insieme, una missione, dal momento che “secondo fonti, alti dirigenti militari canadesi sono stati informati della decisione di Cadieu di recarsi in Ucraina”.
D’altronde, come riferisce la Cbc, il generale godeva grande stima nell’esercito canadese (non l’avrebbero scelto come comandante in capo), così che la sua partenza appare sia un modo per salvarlo che per inviare in Ucraina uno dei migliori generali Nato (che quindi non appare tanto ex…).
Di certo, Cadieu non era andato in Ucraina a ingrossare la folla dei mercenari (cioè delle truppe speciali Nato in incognito) che affiancano le truppe ucraine, ma probabilmente per coordinarne l’azione.
La storia di Cadieu indica il livello di ingaggio della Nato nel conflitto, che non si limita solo all’invio di armi e all’assistenza tecnologica e di intelligence, da cui il rischio di risposte russe.
Resta il mistero del perché il generale sia stato arrestato, a differenza di altri soldati e graduati stranieri presumibilmente esfiltrati negli stessi giorni dalle Azovstal in accordo coi russi.
A dipanare il mistero forse aiuta la tempistica. Ieri mattina l’intelligence Usa ha annunciato trionfalmente, tramite il New York Times, di aver fornito alle forze ucraine assistenza per realizzare gli “omicidi mirati” che hanno falcidiato gli ufficiali russi.
Un annuncio che, come spiega Dave DeCamp su Antiwar, suonava come “una grande provocazione nei confronti di Mosca” (si può immaginare, analogamente, la reazione Usa se i russi avessero dichiarato di aver aiutato gli iracheni a far fuori i generali americani invasori…).
Oggi l’annuncio dell’arresto del generale canadese, che suona come una risposta alla provocazione (sarà processato a Mosca, ci sarà modo di liberarlo). Un arresto che non è stato confermato dalle fonti ufficiali russe perché è e resta solo un segnale indirizzato alla controparte.
A proposito di stupidità, da registrare quella del presidente americano Joe Biden, il quale, visitando una fabbrica di Javelin, i missili anti-carro forniti agli ucraini, ha affermato: “Essere l’arsenale della democrazia significa anche lavori ben pagati per i lavoratori americani in Alabama e negli altri stati d’America che producono armi per la Difesa” (dal sito ufficiale della Casa Bianca).
Il fatto che la guerra ucraina sia un affare lucroso per gli Usa, sia per i dirigenti dell’apparato militar industriale che per i lavoratori dello stesso, è indubbio, ma una qualche forma di igiene verbale dovrebbe essere comunque preservata, anche se si è alla ricerca di voti per le imminenti elezioni di midterm.
Anche perché l’accusa che l’America stia vanificando possibili soluzioni diplomatiche del conflitto perché vuole che prosegua (a scapito degli ucraini che dice di voler difendere) diventa sempre più credibile.
Significativo, in tal senso, un articolo di Tom Mockaitis su The Hill, dal titolo: “La retorica anti-russa di Washington è un ostacolo per la pace”. La nota spiega appunto come negli ultimi giorni “Washington ha amplificato la retorica anti-russa, rendendo più difficile una soluzione negoziata e più probabile una guerra più lunga e/o più ampia”.
Quindi spiega come l’operazione militare russa, per la resistenza ucraina e gli aiuti Nato, si sia raffreddata raggiungendo un relativo stallo.
“Uno stallo strategico spesso offre opportunità per una soluzione negoziata. In tali condizioni, Washington avrebbe dovuto fare ogni sforzo per riportare i negoziati in carreggiata”.
“Invece, il Segretario alla Difesa  Lloyd Austin  ha rilasciato una dichiarazione inutilmente provocatoria, che cambia la percezione della guerra e potrebbe aggravare la crisi. In una conferenza stampa in Polonia dopo la sua visita a Kiev, Austin  ha dichiarato : ‘Vogliamo vedere la Russia indebolita’”.
Washington, prosegue la nota, non ha trattato tale dichiarazione come “un’osservazione a braccio di un funzionario poco allineato, ma come indicativa di una nuova direzione nella politica degli Stati Uniti e della NATO“. Infatti, è stata accolta con soddisfazione dal Capo del Dipartimento di Stato Tony Blinken e da altri.
Finora, il sostegno Nato agli ucraini era stato giustificato come necessario a difendere il paese dall’invasore. “Il commento di Austin descrive il conflitto in un modo più cinico, cioè come una  guerra per procura tra Stati Uniti e Russia, condotta a costo del sangue ucraino”.
Peraltro, prosegue The Hill, “le osservazioni di Austin rafforzano la narrativa di Putin sulla guerra. Il giorno dell’invasione, infatti, Putin ha pronunciato un discorso in cui descriveva in dettaglio le rimostranze russe contro gli Stati Uniti e i suoi alleati della NATO dalla fine della Guerra Fredda. Queste lamentele si riducono a una semplice affermazione: gli alleati occidentali hanno colto ogni opportunità per indebolire la Russia ed espandere il loro potere a sue spese“. Cioè quel che ha ribadito Austin…
Le affermazioni del Segretario della Difesa Usa hanno suscitato reazioni in Russia, rendendo più arduo il negoziato, che resta l’unica prospettiva per chiudere il conflitto, altrimenti destinato a durare anni, con i tanti imprevisti del caso.
“Mosca potrebbe non essere disposta a negoziare se vede una possibilità di vittoria sul campo di battaglia – conclude The Hill -, ma l’accesa retorica dell’Occidente renderà i colloqui di pace ancora meno probabili. Gli Stati Uniti hanno messo l’orso russo in un angolo. Colpirlo con un bastoncino è una cattiva idea”. 

Ps. A proposito di disinformazione… Ieri l’intervista papale, nella quale Francesco apriva a un incontro con Putin. Così Dagospia sintetizzava un articolo della Stampa di oggi: “Putin dice no al papa – La mano tesa di Bergoglio a un viaggio a Mosca viene rifiutata dal Cremlino”. Seguivano fumose spiegazioni.

Sempre oggi, sul Corriere della Sera, le parole dell’ambasciatore russo in Vaticano, Aleksandr Avdeev: “In qualsiasi situazione internazionale, il dialogo con il Papa è importante per Mosca. E il Pontefice è sempre un gradito, desiderato, interlocutore”. (Qui)

E poi c’è ancora questo.

The Prime Minister of Israel 

Il primo ministro Naftali Bennett ha parlato con il presidente russo Vladimir Putin.
Il premier ha presentato al Presidente una richiesta umanitaria per esaminare varie opzioni per l’evacuazione dall’Azovstal a Mariupol. La richiesta è arrivata a seguito della conversazione tra il primo ministro Bennett ieri con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Il presidente Putin ha promesso di consentire l’evacuazione dei civili, compresi i civili feriti, attraverso un corridoio umanitario ONU e Croce Rossa.
Inoltre, i due hanno discusso le osservazioni del ministro degli Esteri russo Lavrov. Il premier ha accettato le scuse del presidente Putin per le osservazioni di Lavrov e lo ha ringraziato per aver chiarito il suo atteggiamento nei confronti del popolo ebraico e la memoria dell’Olocausto.
Il primo ministro Bennett ha ringraziato il presidente Putin per gli auguri fatti in occasione della 74a Giornata dell’Indipendenza dello Stato di Israele.

Poi c’è questa incredibile perla:

Cioè c’è gente per cui opprimere per anni una parte dei propri connazionali, massacrarli a migliaia, bruciarli vivi, distruggere le loro case, scuole, asili, ospedali è l’esatto equivalente del portare la minigonna. Ma che speranze vogliamo coltivare per il futuro, con gente così in circolazione?!
E infine ancora un video di Patrick Lancaster, che abbiamo già incontrato qualche giorno fa.

E torno a ripetere la domanda: a voi, proprio non è ancora suonato un campanello d’allarme? Due domandine non ve le volete porre? No, eh? La verità la sapete già tutta e non avete più niente da imparare, più niente da guardare, più niente da ascoltare. Soprattutto più niente da chiedere. Vabbè, meglio che ce ne andiamo un po’ in Russia, va’.

barbara

UN PICCOLO MEMENTO E ALTRE STORIE

Il Tet impose una tremenda devastazione, distruggendo quarantottomila abitazioni vietnamite e creando quasi mezzo milione di nuovi profughi. La citazione attribuita da un giornalista a un anonimo ufficiale statunitense («È stato necessario distruggere la città per salvarla») la si ritiene ora inventata di sana pianta; la frase sembra tuttavia riflettere accuratamente l’atroce contraddizione insita nella guerra portata dall’America «per preservare la libertà sudvietnamita». Weyand aveva parlato con orgoglio della «difesa riuscita» della capitale discorrendo con Abrams, ma costui, andando via in elicottero dal quartier generale di Westmoreland, vide che «a Saigon si levava il fumo, le fiamme si innalzavano fino al cielo. Ho calcolato che possiamo riuscire a difendere Saigon altre sette volte, e poi ci troveremo di fronte all’imbarazzante situazione che, di città, non ne sarà rimasta più nessuna». (Hastings, Max. Vietnam: una tragedia epica 1945 -1975, p.611, Neri Pozza)

Anche loro, gli americani, per sconfiggere il Nord comunista, erano pronti a battersi fino all’ultimo vietnamita (ma anche fino all’ultimo americano, per la verità, visto l’ingentissimo numero di perdite che continuavano a subire senza che mai li sfiorasse il sospetto di avere sbagliato qualcosa) e a distruggere fino all’ultima casa vietnamita. Alla fine comunque hanno perso, così come hanno perso in Afghanistan, e mi auguro caldamente che sia davvero valido il detto che non c’è due senza tre. Il problema è che un conto è avere a che fare con comandanti cinici, lucidamente cinici, altro è sapere i codici nucleari in mano a un demente che sempre più spesso non sa neppure quello che dice, non sa dove si trova, non sa quello che fa e porge la mano ai fantasmi.
E ora torniamo all’attualità.

“Tutto questo l’hanno fatto i neo-nazisti dell’Azov!” La Rai torna servizio pubblico per una sera con un servizio di testimonianze da Mariupol

La Rai torna servizio pubblico per una sera e apre uno squarcio di verità nel mare di propaganda filo Nato di questi mesi.
E’ bastato che Manuele Bonaccorsi di Report facesse il suo lavoro, telecamera in spalla, e settimane di fake news si sono sciolte all’improvvisto come neve al sole. 
Nel servizio, di cui è altamente consigliata la visione completa [guardatelo: è meno di un quarto d’ora], fatto a Mariupol e nel resto del Donbass emergono le testimonianze dirette dei cittadini.
Ascoltatele, diffondetele e iniziate a porvi alcune domande. Coltivate il dubbio. 
Come l’AntiDiplomatico vi proponiamo due stralci per noi molto significativi. Buona visione.

Primo stralcio.

“I militari ucraini mettevano dei barattoli rossi per segnalare dove mettere le armi sul tetto. Noi lo abbiamo tolto e ci siamo salvati. Chi non l’ha fatto si è trovato il palazzo distrutto.”
“Hanno fatto saltare le rotaie era impossibile lasciare Mariupol prima”.
“Il battaglione Azov ha sparato contro casa mia. Sono sicura che erano loro. Avevano la bandiera ucraina sulla divisa”.
Fonti ucraine hanno parlato di deportazione, chiede il giornalista alle persone in arriva a Donetsk da Mariupol. “Ma smettetela. Nessuno ci ha deportato stiamo lasciando l’inferno. Hanno messo l’artiglieria nei palazzi anche se c’era scritto bambini sui muri. Ci hanno trattato come scudi umani”.
“I militari hanno messo i carri armati al primo giorno di guerra e non era possibile più partire. Solo quando la Russia ha conquistato tutta la costa è stato possibile”.  

“E’ stata l’Ucraina che ci ha bombardato. Tutto questo l’hanno fatto i neo-nazisti dell’Azov. Abbiamo lavorato e vissuto tranquillamente fino al 2014. Poi ci hanno vietato di parlare in russo”.

Secondo stralcio.

Che dire? La Rai è tornata servizio pubblico almeno per una sera e complimenti da tutta la redazione de l’AntiDiplomatico per il coraggioso Manuele Bonaccorsi. (Qui)

E a voi, proprio non è ancora suonato un campanello d’allarme? Due domandine non ve le volete porre?

E sbufaliamo un’altra leggenda.

Il “Fantasma di Kiev” che uccide i russi? Non è mai esistito: svelata la bufala

Si sgonfia la leggenda sul pilota che avrebbe abbattuto 40 aerei russi in combattimento

Chissà se il nuovo “Ministero della Verità” di Joe Biden si interesserà anche di questo caso. E di tante altre leggende che in questi due mesi abbondanti di guerra hanno riempito le cronache mondiali. Dopo i martiri dell’isola dei Serpenti ancora vivi e vegeti, dopo le fosse comuni di Mariupol che fosse comuni pare non fossero, dopo le foto dei macellai di Bucha che non erano mai stati a Bucha, adesso arriva l’ultimo capitolo delle “fake news dei buoni“: il fantomatico Fantasma di Kiev, il pilota eroe dei cieli, non esiste. Alla faccia delle bufale.
Lo avevano chiamato così perché pareva fosse in grado di abbattere ogni cosa indossasse una bandiera russa. L’eroe in grado di evitare la supremazia aerea di Mosca sull’Ucraina. Una storia meravigliosa, degna di un film di Hollywood. Peccato che il comando dell’aviazione militare ucraina, passate settimane e settimane, alla fine ha capitolato e ha raccontato su Facebook che questo mito dei cieli tale era. Un mito. Cioè non esiste proprio.
“Il Fantasma di Kiev è un supereroe leggendario creato dalla fantasia degli ucraini”, si legge nel post per smentire le notizie circolate sui media britannici, a partire dal The Times, e poi riprese da buona parte dei giornali italiani. “Esortiamo il nostro popolo a controllare le fonti di informazione, prima di fare circolare una notizia. Più che il record di un singolo uomo, il Fantasma di Kiev è l’immagine collettiva dei piloti della 40esima Brigata Aerea che difendono il cielo sopra la capitale”. Allo spasmodico desiderio di dare un volto a questo “fantasma”, i grandi media internazionali avevano avanzato l’ipotesi che potesse portare il nome di Stepan Tarabalka, decorato come “Eroe dell’Ucraina”. Ma l’Aviazione smentisce: “Non è il ‘Fantasma di Kiev’ e non ha colpito 40 aerei. Il 13 marzo 2022, il maggiore Stepan Tarabalka è stato eroicamente ucciso in un combattimento aereo con le forze degli occupanti russi. Il Fantasma di Kiev invece è un supereroe-leggenda il cui personaggio è stato creato dagli ucraini”. Il comando ucraino ci ha tenuto a precisa anche che i piloti militari di Kiev non si stanno affatto addestrando sugli F-16 all’estero e soprattutto non ci sono caccia Usa che sorvolano l’Ucraina. Di fake news, invece, ne volano eccome. A stormi. (Qui)

E ancora un Paolo Liguori da manuale

(E che spettacolo un intervistato che parla pacatamente, un’intervistatrice che lo lascia parlare, e che esibisce la sua professionalità e non le sue tette e le sue cosce)

E dopo il tango dell’altro ieri, oggi un bel valzer, sempre da quei russi che gli amanti della giustizia escludono dalle gare per vincere più facile.

POST SCRIPTUM molto molto OT (ma non posso aspettare che finisca la guerra per raccontarvelo): oggi ho inaugurato la faccia (ero uscita anche ieri, ma unicamente per cose mediche e quindi con obbligo di bavaglio), e per l’occasione ho messo uno dei miei rossetti più sfolgoranti (la foto allo specchio del bagno non rende granché, ma almeno un’idea la dà):

Mi guardavano tutti stralunati come se stessero vedendo un marziano – e la stragrande maggioranza ancora mascherati.

barbara

I PARADOSSI, I DELIRI, LE PARANOIE

Un po’ di decenni fa era uscito il detto che la Siria, per sconfiggere Israele, era pronta a combattere fino all’ultimo palestinese. Oggi gli USA, la NATO e l’UE per mettere in ginocchio la Russia sono pronti a combattere fino all’ultimo ucraino. E pazienza se l’Ucraina finirà in ginocchio molto prima della Russia.

L’Ucraina è sull’orlo del collasso economico ed umanitario ma la si spinge verso la guerra infinita

Patrizio Ricci, 27 Aprile 2022

Se valutiamo la situazione dell’economia ucraina non secondo i dati idilliaci del Servizio statistico statale dell’Ucraina (Ukrstat), ma in base a fattori oggettivi come generazione e il consumo di elettricità, allora si evince che negli ultimi mesi l’economia si è almeno dimezzata.
Nello stesso tempo, siccome in qualsiasi paese ci sono settori infrastrutturali che consumano elettricità, da qui si capisce se le fabbriche funzionano o meno. Oleodotti e gasdotti, comunicazioni, ferrovie, fognature e approvvigionamento idrico: tutti questi sono settori dell’infrastruttura di supporto vitale che consuma energia. Tuttavia, negli ultimi giorni la situazione ha ripreso a peggiorare.
All’acuta crisi umanitaria e politica si aggiunge un altrettanto acuta crisi economica. Si rischia che tra poche settimane, non ci sarà nulla per pagare gli stipendi ai dipendenti statali, le pensioni, i beneficiari, i debiti di servizio, i sussidi agli acquisti di gas, ecc.
Cioè, l’Ucraina è sull’orlo del collasso e del degrado finale e della disintegrazione per ragioni esclusivamente economiche: le persone non avranno niente da mangiare e niente con cui riscaldare le proprie case, cioè c’è carenza anche per soddisfare i bisogni primari.
Mentre tutto questo incombe, l’invio di armi ed apparati bellici costosissimi – il cui corrispettivo in passato avrebbero risollevato non poco la crisi endemica del paese – aggravano ancor di più la situazione, visto che ora la Russia per interrompere i rifornimenti di armi, sta distruggendo la viabilità ferroviaria ed estendendo gli obiettivi in tutto il paese. Intanto le leadership mondiali sembrano in preda ad un isterismo collettivo.

VPNews, qui.

E quindi si va da quelli che non possono arrendersi perché zio Joe non lo permette, a quelli che non possono arrendersi perché altrimenti i loro amati compagni li fanno fuori, non senza averli prima torturati ben bene.

Sui deliri non c’è che l’imbarazzo della scelta; ne ho scelto uno piccolo piccolo, ma significativo. Guardate questo scambio.

Maria Rosetta Virtuoso
Ma l’Ucraina è GIA’ uno stato-fantoccio, nelle mani di Biden…e da tempo, da prima delle elezioni di Zelensky, ben pilotate dagli Usa…

Lidia Shenhera –> Maria Rosetta Virtuoso
detto da una “non vax”

Luca Neridue –> Maria Rosetta Virtuoso
nemmeno la sapresti trovare, l’Ucraina, su una carta geografica, taci che fai più bella figura

Olga Kajrod –> Maria Rosetta Virtuoso
E il fatto che tu, come un pappagallo, ripeti la propaganda russa, non ti dà fastidio vivere?

Giovanni Bernardini –> Maria Rosetta Virtuoso
la smetta di sparar cazzate.

Qualunque persona dotata di buon senso, non importa se in buona o mala fede, confuterebbe l’assunto con argomenti (reali o inventati, in questo contesto non ha importanza) per dimostrare – o almeno provarci – che l’Ucraina non è uno stato fantoccio, che Biden non vi ha niente a che fare, che le elezioni non sono state pilotate, e invece cosa fanno? Attaccano l’interlocutrice come persona, senza una sola parola sul merito, con “argomenti”, accuse, insinuazioni, uno più delirante dell’altro, per non parlare del piuttosto esplicito invito a suicidarsi. Quanto all’ultimo intervenuto, questo ha nel proprio blog, come presentazione, le seguenti frasi:

Detesto il fanatismo,la faziosità e le mode pseudo culturali. Amo la ragionevolezza, il buon senso e la vera profondità di pensiero.

E fino alla vigilia della guerra era stato esattamente così. Poi, improvviso come un temporale estivo (ma non altrettanto rapido a dissolversi), il delirio, e la sconfessione di tutto ciò che fino al giorno prima aveva costituito il suo credo e improntato la sua vita. A quanto pare, visto che adesso i nazisti sono diventati amanti della filosofia e leggono Kant, i filosofi amanti di Kant hanno pensato berne di diventare nazisti.

Per la paranoia mi sembra un buon esempio questo:

“Lasciate i bambini fuori dalla politica”. La protesta dei genitori contro l’ucrainizzazione delle mense scolastiche

Vuoi che tuo figlio sia ucrainizzato?
Sei un genitore attento all’alimentazione dei tuoi bambini, eviti i grassi, le fritture, gli alimenti che possano essere nocivi?
Ti sei affidato per la mensa scolastica al menù calibrato deciso da dietologi e nutrizionisti?
Ebbene, tuo figlio, da due anni sballottato tra Dad fallimentare, asocialità, divieto di praticare sport, banchi a rotelle e mascherina, supporto psicologico e psichiatrico, a Roma, in nome dell’integrazione dei bambini ucraini dovrà mangiare:
Ravioli al burro ripieni di carne, patate, cavoli, funghi e formaggio morbido.
Come secondo assaggeranno l’ “esotico” pollo alla Kiev (cioè cotoletta di petto di pollo al burro e aglio) e patate sempre al burro.
Non bastavano i cartoni animati in ucraino….
È l’iniziativa del Comune di Roma per il 2 maggio in tutte le scuole dell’Urbe.
Un pasto adattissimo ad una calda giornata di maggio, a base di burro, aglio, cavoli, funghi e fritture….
Ma non è questo il punto.
Perché non abbiamo i cartoni animati in arabo per i bambini palestinesi, siriani, afghani, eritrei? 
Perché non c’è una giornata dedicata al cibo palestinese?
Oppure, come propone una mamma, perché non dedicare anche una giornata al cibo russo?
La notizia del menù ucraino ha scatenato, infatti, subito la protesta decisa dei genitori.
Riportiamo la email spedita alla Dottoressa Sabrina Scotto Di Carlo, competente per il Comune di Roma del Servizio di ristorazione scolastica nei Nidi, nelle Scuole dell’Infanzia e nella Scuola dell’Obbligo, da una mamma referente della commissione mensa in una scuola di Ostia.

“Buongiorno Dottoressa Scotto di Carlo,
Sono una mamma nonché referente  della commissione mensa di una scuola di Ostia.
Ho appreso tramite i vari canali scolastici l’idea di inserire un menù ucraino all’interno del menù già predisposto dalle dietiste del dipartimento di Roma.
Un bel gesto per far sentire a “casa” i bambini ucraini ma al tempo stesso mi sento di dirle che sarebbe stato più appropriato e corretto inserire anche un menù russo, visto che le nostre scuole sono frequentate anche da bambini di questa nazionalità che allo stesso modo stanno subendo un dolore per questa atroce guerra che non ha giusti e sbagliati, soprattutto quando si parla di bambini. Sarebbe stato corretto far sentire anche loro a “casa” e non emarginati come responsabili di una guerra in cui nessuno di loro, ucraini e russi in Italia, hanno responsabilità. 
Il momento che stanno vivendo è delicato e come lei ben saprà dall’informazione, si sta cercando di ghettizzare persone di nazionalità russa solo perché appartenenti a quella etnia, non considerando che sono persone che soffrono quanto gli altri. Le rammento che la guerra in Donbass dal 2014 ha procurato migliaia di morti russi. Non dimentichiamo il passato. 
Restiamo fuori dalla politica, i bambini non possono sentirsi usati da queste manovre. 
Mi auguro che per rispetto di tutti i bambini venga aggiunto un menù russo, vista la celerità con cui è stata fatta la comunicazione, sono sicura che si potrà fare un’altra altrettanto celere per includere i “sentimenti” di tutti, nessuno escluso. 
Inoltre, in qualità di membro di una commissione mensa da anni, sono sorpresa nel vedere che sono state inserite 3 portate a base di burro cotto, VIETATO NELLE DIETE SCOLASTICHE. 
Ci troviamo di nuovo davanti a scelte poco salutiste, come furono i menù europei anni fa, con la scelta di piatti insalubri per l’utenza, anche della materna, a base di würstel e polletti precotti.
Ringraziandola per la sua attenzione, mi auguro di far avere piatti sani sulle tavole, come è il perseguimento e l’obiettivo della ristorazione scolastica. 
E sono certa che la sua sensibilità aiuterà anche a fronteggiare il problema della discriminazione che questa guerra sta portando. 
Cordiali saluti.
Simona Lucchetto.”

Questa mail è la dimostrazione che le famiglie italiane sono molto meno razziste e manipolate, acritiche, di quanto le istituzioni credono che siano. (Qui)

 Fonte https://www.romatoday.it/attualita/menu-ucraino-scuole-roma-2-maggio.html

E nel campo della paranoia metterei anche l’ossessione per Orsini: almeno un articolo al giorno (a testa, ovviamente), per cantare l’infamia del soggetto, dimostrare che è il Male Assoluto, la stupidità fatta persona, l’apoteosi dell’ignoranza e, alternativamente, spernacchiarlo, vomitargli addosso litri di bile, dichiarare di ignorarlo a causa della sua assoluta inconsistenza, invitare a censurarlo, silenziarlo, estrometterlo definitivamente e totalmente dall’umano consesso. Si direbbe che l’esistenza di Orsini sia l’unica cosa che dà un senso alla loro vita. Viene quasi da sospettare che lo paghino loro perché dica quello che dice, in modo da poter continuare a vivere. E, a proposito di Orsini, l’ultima della serie che da qualche giorno furoreggia e riempie ogni spazio, e che “adesso vuole anche riscrivere la storia”, “per Orsini Hitler è innocente”, “Hitler non voleva la guerra” e via delirando. Siccome conosco fin troppo bene i miei pollastri starnazzanti, sono andata in internet e ho cercato “che cosa ha detto realmente Orsini su Hitler”, e ho trovato questo.

Orsini e Hitler: “Seconda guerra mondiale è colpa sua”

Adolf Hilter non voleva la Seconda Guerra Mondiale? “Non ho minimamente toccato la questione della responsabilità della seconda guerra mondiale”. Il professor Alessandro Orsini, con un post su Facebook, torna sull’ultima apparizione televisiva ad Accordi e Disaccordi e sulle conseguenti polemiche.
“Ben diversamente, mi sono interrogato sui meccanismi che hanno innescato quell’immane tragedia. Per poter comprendere il senso di questa mia affermazione, occorre (saper) distinguere due domande diverse. La prima domanda, di cui non mi sono occupato ad accordi e disaccordi, è: ‘Chi è il responsabile della seconda guerra mondiale?’. Nella mia prospettiva, Hitler è stato il principale responsabile della seconda guerra mondiale. La seconda domanda è: ‘Attraverso quali meccanismi e reazioni a catena ha avuto inizio la seconda guerra mondiale?’. È soltanto questa la domanda che ho affrontato ad accordi e disaccordi e faccio notare che nessuno ha smentito ciò che ho detto su Hitler”, afferma.
“L’Italia è un paese arretratissimo in materia di sicurezza internazionale. Le università italiane non hanno mai investito in questo campo di studi. La conseguenza è che il sapere scientifico non si è diffuso tra le persone comuni, i politici e i giornalisti, se non con pochissime eccezioni. E, così, milioni di italiani hanno scoperto la sicurezza internazionale il 24 febbraio 2022. Ed io mi trovo continuamente a essere accusato di essere ignorante da migliaia di grandissimi ignoranti, inclusi direttori di quotidiani e trasmissioni televisive”, dice Orsini.
Il professore aggiunge che “essendo io un pacifista, essendo i miei valori quelli del pacifismo, è normale che io sia un esperto nello studio dei meccanismi che innescano la violenza politica, sia essa il terrorismo o l’avvio di una guerra. Se, infatti, un pacifista comprende i meccanismi di innesco delle guerre passate, allora forse può indicare come evitare di commettere gli stessi errori in Ucraina. Generalmente amo chi mi odia. In questo caso, più che di amore, parlerei di compassione. Provo una certa compassione per i miei odiatori. Soprattutto per il direttore di Repubblica e del Corriere della Sera”. (Qui)

Qualche interessante riflessione qui E ora torniamo alla realtà.

“Rompere la schiena” alla Russia, l’ex comandante dell’esercito USA chiarisce l’obiettivo di Washington in Ucraina

Patrizio Ricci, 1 Maggio 2022

(…) In un’intervista con la CBS, l’ex comandante dell’esercito americano in Europa Ben Hodges ha dichiarato: “Sai, qui non siamo solo osservatori che fanno il tifo per l’Ucraina”. Gli Stati Uniti, ha detto Hodges, dovrebbero dichiarare: “Vogliamo vincere”.
Ed ha così continuato, questo significa che tutte le forze russe devono tornare alle posizioni che avevano prima del 24 febbraio ... [il nostro sarà] un impegno a lungo termine per il pieno ripristino della sovranità ucraina – questo significa il ritorno [all’Ucraina] della Crimea e del Donbass – e poi finalmente dobbiamo rompere la schiena della capacità della Russia di proiettare il proprio esercito al di fuori del proprio territorio minacciando la Georgia, minacciando la Moldova, minacciando i nostri alleati baltici”.
In altre parole, l’obiettivo degli Stati Uniti non dovrebbe essere solo quello di riconquistare la Crimea – territorio che la Russia rivendica come proprio -, ma di distruggere la capacità di combattimento dell’esercito russo. [continua]

Anche noi a suo tempo siamo partiti per spezzare le reni alla Grecia… Poi è dovuta intervenire la Germania per salvarci il culo, e nel frattempo è apparsa quella vignetta del cartello a Mentone che diceva “Greci, fermatevi: qui è Francia!” Comunque queste dichiarazioni non fanno che confermare ciò che è sempre stato chiaro come il sole: che della difesa dello stato fantoccio e della sua presunta democrazia non importa a nessuno, l’unico scopo per cui è stato messo in piedi e armato per anni fino ai denti è sempre stato quello di usarlo come randello per spezzare le reni alla Russia. Occhio ragazzi, che a volte la storia si ripete.

E infine un po’ di sana propaganda con tanto di allarmi fabbricati a tavolino – peccato che i passanti siano passanti veri e non comparse pagate, e non siano stati informati della messinscena, per cui invece di precipitarsi nel rifugio si fermano a fare i selfie… D’altra parte che cosa aspettarsi da una zoccola talmente odiatrice di Israele da non invitare il padre, filoisraeliano, al proprio matrimonio? Qualche sorpresa per il fatto che si presti alla propaganda per i nazisti?

E per concludere un bel tango

barbara

QUALCHE RIFLESSIONE E QUALCHE FATTO

QUANTO È DIFFICILE EVITARE LA TERZA GUERRA MONDIALE? PIÙ FACILE DI QUANTO SI PENSI

L’Elbe Day, il 25 aprile 1945, è il giorno in cui le truppe sovietiche e americane si incontrarono sul fiume Elba. La Germania era ormai spezzata in due, ora che i soldati di Usa e Urss, attaccando da ovest e da est, erano arrivati a incontrarsi sul fiume Elba. Fu un grande giorno di liberazione e di festa, in cui i rapporti di amicizia tra le due superpotenze furono forse al loro massimo storico.  Il Giorno dell’Elba non è diventata una festa ufficiale. La Russia serviva  come nemico. Iniziò la Guerra Fredda. 

WWII GERMANY TORGAU U.S. USSR
A soldier with the 1st U.S. Army shakes hands with a Soviet counterpart, emulating the ‘East Meets West’ sign in the background, during the historic meeting of Allied fronts, by the river Elbe at Torgau, Germany, April 26, 1945. (AP Photo/William C. Allen)

Il tempo scorre e le porte di un brillante futuro di cooperazione si chiudono sempre più velocemente ogni minuto che passa. 

La diplomazia, non più armi, è necessaria per evitare la terza guerra mondiale con la Russia

By Edward Lozansky and Matthew Ehret   

OPINIONE:

Ogni giorno che passa, è sempre più evidente che i pazzi hanno preso il controllo del manicomio, e parole che sarebbero state considerate il massimo della follia autodistruttiva solo pochi anni fa, stanno diventando normali nel discorso politico di oggi.
Gli elementi più radicali, compresi alcuni membri del Congresso, stanno chiedendo l’invio di truppe statunitensi in Ucraina, dove si unirebbero alle truppe britanniche che sono già sul terreno per “addestrare” i combattenti. Questo naturalmente significa che le forze della NATO vengono messe direttamente in pericolo nonostante il rischio di attivare il “Patto di Sicurezza Collettiva” in un momento di preavviso, tirando l’intera alleanza di 29 nazioni in un conflitto attivo con la Russia nucleare.
Invece di usare la diplomazia per cercare una via d’uscita, la NATO e anche alcuni paesi non appartenenti alla NATO stanno inviando enormi quantità di armi in Ucraina, il che amplifica solo le uccisioni inutili. In realtà, il flusso di armi e consiglieri militari occidentali in Ucraina è iniziato molti anni prima della crisi attuale.
Mentre ogni giorno ci avvicina all’impensabile, cioè alla terza guerra mondiale con l’uso di armi nucleari, è importante, almeno a beneficio dei sopravvissuti e degli storici futuri, descrivere correttamente perché la nostra civiltà ha deciso di suicidarsi.
Se solo la famosa assicurazione “non un centimetro verso est” sull’espansione della NATO, promessa dal Segretario di Stato americano James Baker al presidente sovietico Mikhail Gorbaciov il 9 febbraio 1990, fosse stata rispettata, l’intera catastrofe sarebbe stata facilmente evitata. L’impegno di Baker fu seguito da una valanga di altre assicurazioni per la sicurezza date dai leader occidentali a Gorbaciov e altri funzionari sovietici durante il processo di unificazione tedesca tra il 1990 e il 1991, secondo documenti declassificati statunitensi, sovietici, tedeschi, britannici e francesi pubblicati dal National Security Archive della George Washington University. In base a questo paradigma, si celebrava a Washington e in Europa che “una nuova architettura di sicurezza da Vancouver a Vladivostok” era in arrivo.
Purtroppo, quella promessa è stata di breve durata, e in breve tempo, il processo di espansione della NATO è stato messo in moto con l’alleanza che ha inghiottito altri 13 stati dell’Europa orientale con obiettivi sull’Ucraina e la Georgia. Allora un Joe Biden più giovane e lucido era un senatore che prese parte attiva a questa nuova conquista. Ha avuto la possibilità di risolvere questo problema durante gli anni di Obama, quando Biden, come suo VP, aveva un portafoglio ucraino. Se questa amministrazione avesse proceduto onestamente con il reset annunciato, non c’è dubbio che l’amicizia e l’armonia degli interessi comuni avrebbero potuto essere facilmente mantenute. Invece, ha facilitato un colpo di stato di Maidan nel febbraio 2014, quando Victoria “F– l’UE” Nuland si è trovata a lavorare a fianco del VP Biden supervisionando una rivoluzione di colore che ha spodestato un presidente ucraino democraticamente eletto, rimettendo l’Ucraina sulla corsia preferenziale per l’adesione alla NATO. Coloro che hanno seguito questi eventi ricordano bene come la signora Nuland stava discutendo la composizione del nuovo gabinetto ucraino con l’ambasciatore statunitense Geoffrey Pyatt quasi tre settimane prima che il colpo di stato avesse effettivamente avuto luogo.
Un’altra possibilità di pace è stata persa quando il signor Biden non è riuscito a pronunciare la parola “neutralità” prima del 24 febbraio di quest’anno. Questo voleva dire semplicemente accettare la neutralità per l’Ucraina. Mantenere questo paese sovrano e integro senza unirsi alla NATO o a qualsiasi blocco militare era la richiesta più facile da soddisfare per l’alleanza occidentale. Se questo fosse stato fatto, non ci sarebbe stata l’invasione russa, i colloqui di sicurezza USA-Russia sarebbero proceduti con buone possibilità di successo simili allo scenario Reagan-Gorbaciov che pose fine alla prima guerra fredda.
E, naturalmente, chi ne avrebbe beneficiato più dell’Ucraina, a cui il creatore ha dato la terra fertile più ricca, il clima favorevole, nessun deserto, nessun vulcano, l’accesso al mare, forniture di acqua potabile più che sufficienti, oltre 40 milioni di abitanti e una forte base industriale rimasta dai tempi sovietici. Avere la Russia come vicino non è stato uno svantaggio ma un enorme vantaggio grazie ai loro radicati legami storici, familiari, religiosi, economici e culturali.
Sfortunatamente, c’erano altre forze, sia all’interno che all’esterno dell’Ucraina, che avevano altri piani per questo paese che hanno acceso la miccia dell’attuale disastro che potrebbe propagarsi al resto del mondo. Il piano era di trasformare l’Ucraina in una zona di conflitto anti-russo e finora sembra che queste forze stiano prevalendo.
Una delle poche voci di buonsenso che parla al riguardo di questa crisi crescente negli ultimi giorni è venuta dagli uffici dell’ex presidente Donald Trump, che gode ancora di una grande base di sostegno popolare all’interno del popolo americano, così come i migliori membri della classe politica e imprenditoriale che devono svolgere un ruolo nello spegnere i fuochi di guerra prima che diventino nucleari in breve tempo.
Il 18 aprile, il signor Trump ha scritto: “Non ha senso che la Russia e l’Ucraina non si stiano sedendo per elaborare una sorta di accordo. Se non lo fanno presto, non ci sarà altro che morte, distruzione e carneficina. Questa è una guerra che non sarebbe mai dovuta accadere, ma è successo. La soluzione non potrà mai essere buona come lo sarebbe stata prima che iniziasse lo scontro a fuoco, ma c’è una soluzione, e dovrebbe essere trovata ora – non dopo – quando tutti saranno morti!
Questo fa eco alle precedenti dichiarazioni del signor Trump in occasione del 75° anniversario delle celebrazioni della Giornata dell’Elba che ha visto le forze americane e russe unirsi nella città tedesca di Torgau sul fiume Elba per il colpo finale alla macchina nazista nella seconda guerra mondiale e il cui spirito deve essere risvegliato velocemente se vogliamo sopravvivere alla tempesta attuale. Il 25 aprile 2020, il signor Trump e il signor Putin hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che dice: “Lo ‘Spirito dell’Elba’ è un esempio di come i nostri paesi possono mettere da parte le differenze, costruire la fiducia e cooperare per perseguire una causa più grande. Mentre lavoriamo oggi per affrontare le sfide più importanti del 21° secolo, rendiamo omaggio al valore e al coraggio di tutti coloro che hanno combattuto insieme per sconfiggere il fascismo. La loro eroica impresa non sarà mai dimenticata”.
Le stesse forze che hanno promosso una falsa storia di “Russiagate” che ha rovinato la presidenza del signor Trump stanno ora spingendo per un altro misfatto che potrebbe risultare in un Armageddon senza vincitori. Poiché questa settimana molti negli Stati Uniti e in Russia hanno celebrato il 77° anniversario della Giornata dell’Elba, perché non fare un tentativo per evitare questo disastro dando una possibilità alla diplomazia invece di aggiungere benzina al fuoco?

Edward Lozansky è il presidente dell’American University di Mosca. Matthew Ehret è un collaboratore dell’Università Americana di Mosca.

TRADUZIONE a cura di Nogeoingegneria – CANALE TELEGRAM https://t.me/NogeoingegneriaNews  (qui)

Un intervento del generale Leonardo Tricarico, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, che mostra come la NATO stia patentemente violando il proprio statuto.

E ora ancora un po’ di documentazione sui crimini delle belve naziste.

Le testimonianze della popolazione di Mariupol sono molto numerose, chi si cura di ascoltare?

Un estratto di questa intervista  è stato ampiamente distribuito nei social network mondiali ed è apparso persino sui canali TV del Giappone.

Nel video, il giornalista americano Patrick Lancaster chiede più volte sorpreso alla ragazza ferita se ha confuso qualcosa, perché ella sostiene che la sua casa è stata incendiata dai nazisti del reggimento Azov. “Azov sta sparando a persone pacifiche! I russi non sparano ai civili!”, ha risposto la ragazza.
La ragazza ha spiegato che al momento del bombardamento, solo l’esercito ucraino e Azov si trovavano sul territorio della città, che hanno deliberatamente distrutto edifici residenziali. Di conseguenza, la ragazza non sa dove siano ora i suoi genitori. Solo pochi giorni dopo sono comparsi i combattenti della DPR, che l’hanno immediatamente fasciata e medicata proprio nel seminterrato e le hanno dato acqua e cibo.
Quando l’americano ha filmato la vittima, stava già aspettando l’evacuazione.
Questo tipo di testimonianza è stato dato anche nelle numerose interviste dai giornalisti Rangeloni e Giorgio Bianchi (Visione TV) che hanno canali telegram e Youtube.
Qui il canale di Lancaster:  https://www.youtube.com/channel/UCbjTWVaRx6jMN5ZYgbqe2_w
Ovviamente ci troviamo ad est in zona russofona, ma il comportamento dell’Azov è oggettivo.
Ma per Kiev ora che Mariupol è persa, non c’è bisogno di prendersi cura di centomila concittadini… Questo forse è visto con sollievo, inutile distrarre forze per la ‘battaglia decisiva’. La misura di questo sentimento è che oggi ho visto Kiev che sta sabotando anche gli aiuti umanitari, se sono russi…
Ribadisco che non può essere trovata una soluzione di forza, bisogna impegnarsi a trovare una soluzione equa, soprattutto per la popolazione stremata.
Siamo in una situazione di crisi oggettiva, abbandonata a sé stessa. Si sviluppa, secondo una regola empirica, di male in peggio, e di peggio in impensabilmente brutta. In generale, il mondo è già vicino a uno stato impensabilmente brutto in cui la crisi si ferma da sola (come un fuoco si ferma quando non c’è più niente da bruciare).
E sarà necessario in qualche modo continuare a vivere.
Patrizio Ricci23 Aprile 2022, VP news, qui.

Ed ecco il video: forza, amanti dei nazisti, guardatelo, se ne avete il coraggio. Guardatelo fino in fondo. Guardate come vengono usate le armi che continuate a mandare “per salvare la democrazia dal criminale aggressore”. Guardatelo, e che la vergogna vi accompagni fino all’ultimo dei vostri giorni.

Aggiungo due commenti in polacco lasciati sotto il video

Patrick, grazie per averci mostrato il vero volto di questa guerra. Sfortunatamente, manipolazione completa sulla TV polacca.

I polacchi non vogliono nessuna guerra con nessuno! Né con Ucraina, Russia o chiunque altro! I politici vogliono le guerre!!!!!!!

Un’altra cosa: questo è l’elenco completo (fino alla data in cui ho pubblicato il post. Dato che il cannocchiale da almeno una dozzina d’anni ama fare le bizze, se vi dice che il sito non è raggiungibile riprovate più tardi) dei giornalisti ammazzati durante il regno di Vladimir Putin, perché io (IO) non distinguo fra personaggi simpatici e personaggi antipatici, io (IO): io distinguo unicamente fra verità e menzogna. VOI quando pubblicherete la lista dei giornalisti fatti sparire nel regno dell’Ucraina nazista?
Come documento conclusivo riprendo questo autentico delirio (di un’amica carissima, ahimè) che costituisce la prima parte di un articolo recentemente pubblicato, cui non posso non aggiungere qualche nota all’interno.

Negli ultimi mesi non si fa in tempo a digerire un programma che ne arriva subito un altro peggiore del primo. Nella trasmissione Fuori dal coro, condotta da Mario Giordano, il giornalista si lancia in un’invettiva contro il boicottaggio degli atleti russi, dell’esclusione dei tennisti russi da Wimbledon e da altre gare. Poi, con il solito impeto e facendo un’ “insalata russa” un po’ confusa, mescola lo sport con la cultura e qui sta l’errore in cui è caduto come un pero [come cadono i peri? Perché finora non mi è ancora capitato di vederne, per cui mi piacerebbe venirne edotta]. Gli atleti che vanno nei tornei internazionali portano l’immagine del loro presidente [?! L’immagine del presidente?! Sulla maglia tipo Che Guevara? Sulla bandiera? O in quale altro modo?] e del loro paese, i loro organizzatori rappresentano un apparato burocratico [rappresentano? In che senso?] gestito dalle banche [gestito in che senso? Le banche gestiscono apparati burocratici? E io che credevo che gestissero soldi, investimenti e affini!] e da un sistema economico gigantesco [quale? Costituito da quali enti, oltre alle banche?], nel caso in questione banche russe che i paesi liberi hanno deciso di boicottare [a parte il fatto che sul “liberi” stenderei un lenzuolo matrimoniale pietoso, a parte anche l’oscenità del provvedimento, secondo questa logica, se io ho una badante russa e questa ha i risparmi in una banca russa, in aggiunta al fatto che ora ai suoi risparmi non ha più accesso devo anche buttarla fuori di casa?]. È logico quindi [??????????????????] impedire a chi rappresenta tale sistema [rappresenta in che senso?] di partecipare agli eventi sportivi internazionali, in un momento storico così delicato e barbaro, e di fare propaganda [in che senso farebbero propaganda?] a un governo di banditi.

Un governo che qualcuno ha stabilito di chiamare banditi. Anche i nazisti chiamavano banditi i partigiani che uccidevano, e chiamavano partigiani ossia, per quella famosa proprietà transitiva, banditi, gli ebrei che sterminavano, e qui il cerchio si chiude, e tutti i conti alla fine tornano. Ecco, questo è un magnifico esempio dell’espressione “il sonno della ragione genera mostri”.
Siccome la mia, di ragione, è invece ben sveglia, lascio spazio a due meravigliosi atleti russi che si esibiscono in una serie di prodigiose acrobazie.

barbara

UCRAINA NAZISTA? MA QUANDO MAI!

Ucraina, non solo Azov: una pletora di battaglioni neonazisti

Oltre al tristemente noto battaglione Azov, l’Ucraina è infestata da una pletora di battaglioni neonazisti che si ispirano a figure del nazionalismo più estremo come Stepan Bandera. Tra questi, il battaglione Aidar, il battaglione Sich e il battaglione Tornado.

Mentre secondo i media mainstream occidentali la denazificazione dell’Ucraina sarebbe solamente un pretesto per l’invasione russa del Paese confinante, i giornalisti che si trovano sul posto portano sempre più testimonianze circa il proliferare di forze neonaziste e di estrema destra all’interno dell’ex repubblica sovietica.
Se la presenza del battaglione Azov e la sua appartenenza all’ideologia politica della destra più estrema oramai sono state ammesse anche dalla maggioranza dei giornali e delle televisioni d’Europa, quello che spesso non viene detto e che Azov rappresenta solo la più folta e brutale di queste formazioni neonaziste, accomunate dalla santificazione come patriota di Stepan Bandera, un ultranazionalista che arrivò addirittura ad allearsi con le forze tedesche nel corso della seconda guerra mondiale, e di altri loschi figuri della storia ucraina.
Laurent Brayard, giornalista e scrittore francese, autore del libro Ukraine, le royaume de la désinformation (“Ucraina, il regno della disinformazione”), ha recentemente pubblicato tre articoli sul portale Donbass-Insider, nei quali analizza tre dei “fratelli minori” del battaglione Azov: il battaglione Aidar, il battaglione Sich e il battaglione Tornado.
Secondo Brayard, il battaglione Aidar è responsabile di numerosi omicidi di giornalisti russi che si trovavano in Donbass per raccontare la guerra. Ad esempio, il 17 giugno 2014, pochi mesi dopo la dichiarazione d’indipendenza della Repubblica Popolare di Lugansk, i neonazisti di Aidar si sono resi colpevoli dell’omicidio di Igor Korneljuk, giornalista 37enne della televisione pubblica russa, che aveva documentato il massacro di civili russofoni da parte delle forze nazionaliste ucraine. “Si trovava vicino al villaggio di Metalist, nella regione di Lugansk”, racconta Barayard, “con il suo collega Anton Vološin, tecnico del suono, , il 17 giugno 2014. Sono stati improvvisamente bombardati dagli ucraini, Vološin è stato ucciso sul colpo mentre Korneljuk è morto mezz’ora dopo per le ferite riportate quando è arrivato all’ospedale dove doveva essere curato”.
Secondo questa ricostruzione, il battaglione Aidar veniva condotto in queste operazioni da Nadija Savčenko, aviatrice e deputata del partito Patria (Batkivschina), quello guidato dall’idolo degli occidentali Julija Tymošenko. Dopo la distruzione di gran parte del battaglione Aidar, Savčenko è stata catturata dalle milizie popolari del Donbass, prima di essere lasciata nel maggio del 2016. Allora, sottolinea Brayard, i media occidentali si spesero per chiedere la liberazione di Nadija Savčenko, mentre “nessun media occidentale ha pianto la morte dei giornalisti russi. Korneliuk era sposato e aveva una bambina. Anton Vološin aveva solo 26 anni, e anche lui era spostato. Oggi i valori si sono quindi ribaltati, i nostri giornalisti difendono gli assassini. Eppure la natura del battaglione Aidar era perfettamente nota e verificabile”.
Il battaglione Sich nasce come braccio armato del partito ultranazionalista ucraino Svoboda (“Libertà”), guidato da Oleh Tjahnybok. Svoboda è ancora oggi una forza politica presente nel parlamento, sebbene abbia ottenuto solamente un seggio alle elezioni del 2019, ma nel 2012 era arrivato a superare il 10% delle preferenze e ad eleggere 38 rappresentanti.
Questi uomini, la cui ideologia nazista è fuori dubbio, per la loro affiliazione con il più antico e sfrenato partito neonazista ucraino (il cui leader si fece notare in decine di incontri da moltissimi e sostenne i saluti hitleriani), parteciparono alla sanguinosa marcia nel Donbass, in particolare stabilendo il loro quartier generale a Slov”jans’k”, nell’oblast’ di Doneck, racconta Brayard. Secondo le testimonianze da lui raccolte, il battaglione Sich si sarebbe reso protagonista di massacri di civili nel corso della cosiddetta “Operazione ATO” contro le repubbliche popolari del Donbass.
Il battaglione Sich venne considerato altamente pericoloso persino dall’allora presidente ucraino Petro Porošenko, uno dei suoi volontari ha assassinato un soldato della Guardia Nazionale nel corso di una protesta antigovernativa, nell’agosto del 2015. A quel punto, il presidente decise di fondare il battaglione con la 4° compagnia del 4° reggimento di polizia ausiliaria di Kiev. Secondo Brayard, i crimini commessi dal battaglione Sich nel corso della sua esistenza comprendono “arresti arbitrari, sequestri di persone innocenti o politicamente ostili al regime, perquisizioni e omicidi di combattenti della resistenza del Donbass rimasti sul posto, in una sorta di caccia all’uomo di cui pochi esempi nella storia”.
Il battaglione Tornado si è formato nell’oblast’ di Zaporižžja nel settembre 2014 per reprimere una regione dalla popolazione fortemente filorussa. Inizialmente, il battaglione è stato formato con i resti di un’altra formazione militare denominata Šaktërsk, “che si era distinta più di ogni altra nelle uccisioni e nei crimini contro le popolazioni del Donbass”. Tale battaglione si era infatti reso protagonista di rapimento e schiavizzazione di civili, al fine di trasformarli in scudi umani, metterli ai lavori forzati o utilizzarli come schiavi sessuali. “I crimini erano stati così violenti che il Ministero della Difesa ucraino poteva solo sciogliere questo battaglione coperto di sangue e obbrobri”, afferma Brayard.
Una volta formato il battaglione Tornado, sotto il comando di Ruslan Onyščenko, le file dello stesso sono state rimpinguate con criminali e avanzi di galera. A Zaporižžja, “il battaglione, già di per sé problematico, entrò in conflitto con il sindaco della città, che fu presto accusato di favorire il “separatismo” e di rifiutarsi di fornire locali e risorse”. Dopo essere stato inviato al fronte nella regione di Lugansk, il battaglione Tornado stabilì il suo quartier generale in un ospedale, dandosi a sopravvivendo grazie a saccheggi e rapimenti. “Divenne ben presto famoso per la sua crudeltà verso i civili, al punto che questi ultimi fecero appello all’esercito regolare per proteggerli. Ma queste denunce non hanno avuto successo. Il battaglione si lanciò quindi nella perquisizione illegale delle abitazioni dei civili, sistematicamente saccheggiate, nella requisizione di alcune case e proprietà, senza dimenticare le percosse, le vessazioni e presto l’assassinio di disarmati”.
Le indagini hanno portato anche alla scoperta di camere di tortura nel seminterrato di due scuole nelle città di Lysyčans’k e Privolnensk, dove bambini, ragazzi e adulti vennero a lungo tenuti prigionieri, violentati, e a volte assassinati. “Il battaglione fu sciolto per ordine del Ministero della Difesa, ma Tornado rifiutò di consegnare le armi e iniziò un’insurrezione armata”, per poi essere sciolto successivamente dopo aver avuto garanzie circa le sanzioni che avrebbero ricevuto i suoi membri. Alla fine, solamente dodici dei suoi membri furono arrestati e processati, con condanne molto lievi ed un massimo di undici anni di detenzione per il comandante Onyščenko. Oltretutto, il presidente Volodymyr Zelens’kyj ha recentemente annunciato il rilascio di prigionieri con esperienza militare, il che significa che molti di questi criminali potrebbero in realtà essere già a piede libero.
I tre battaglioni presentati nell’articolo sono solamente un esempio delle forze militari neonaziste che infestano l’Ucraina contemporanea, e che per otto anni hanno perseguitato la popolazione russofona del Donbass e del resto dell’Ucraina. Secondo Brayard, nell’ex repubblica sovietica sono attivi “più di 10 battaglioni, come minimo, per non parlare delle unità indipendenti di partiti ultranazionalisti e neonazisti, come il Pravyj Sektor, che lascia tracce molto visibili sui social network”, e che, aggiungiamo noi, ha partecipato insieme al battaglione Azov ai combattimenti di Mariupol’.
Giulio Chinappi27/04/2022, qui.

E dunque no, l’Ucraina non è nazista,

assolutamente no,

non so come possano venirvi in mente simili idee

Da nazisti si comportano casomai i russi, che ne hanno mutuato anche l’uso delle fosse comuni – documentate dalle immagini satellitari – al termine delle loro stragi. E se non ci credete, andate a vedere di persona.

“Fossa comune di 9 mila morti a Mariupol”. Smascherata l’ennesima fake news dei media filo Nato

“Dicono che più grossa è la bugia, più la gente ci crederà”. Esordisce così il giornalista di RT che compie semplicemente il suo lavoro, recandosi in quella che i media filo Nato occidentali, impegnati a fomentare la terza guerra mondiale potenzialmente nucleare, hanno descritto come una “fossa comune” a Mariupol con fino a 9 mila morti. 
I media filo Nato hanno sostenuto, sintetizza il giornalista che “sulla base di immagini satellitari fornite da un’impresa statunitense, ci sono fossati lunghi dai 30 ai 45 metri qui a Mariupol e che appunto vi sarebbero sepolte fra le 3.000 e le 9.000 persone.”.
“Ecco, sono qui. Ho avuto un accesso libero e completo al cimitero”. Questa è la sua testimonianza sul campo. Il fact-checking di persona, l’opera di reportage pura.  “Ho visto circa 300 nuove tombe, individuali e ho camminato vicino a esse. La maggior parte delle tombe ha una targa con nome completo e nata di nascita. Alcune hanno solo un numero.  Significa che non sono state identificate. Però è molto diverso da quanto dice il sindaco fuggitivo di Mariupol che ha parlato di fossa comune sulla base di immagini satellitari che gli sono state fornite. Va detto che l sindaco è fuggito da molti giorni e c’è una nuova amministrazione sia a Mariupol che a Mangush dove ci troviamo in questo momento. Ho visto un gruppo di lavoratori del cimitero che stava scavando una nuova tomba. Ho aspettato che finissero il lavoro e mi sono avvicinato per verificare  se sapessero qualcosa su quello che è successo qui e su queste tombe.
Naturalmente il luogo era chiuso e nessuno poteva passare e vederlo. E’ destinato a seppellire  le persone in modo degno. Non ci sono fosse comuni e qui non gettano persone in fosse comuni. Per ogni persona, si tratti di un soldato dell’esercito ucraino o di un civile, è un essere umano e per ogni persona c’è una cassa e una tomba“.
Sono fake: qui c’è una tomba per ogni persona. Le persone sono sepolte nelle loro bare. Ci sono tombe per i soldati dell’esercito ucraino, sepolti in tombe individuali“.
Chiaramente sono immagini che vengono sistematicamente censurate e come sempre spetta a voi il compito di farle girare il più possibile.

La Redazione de l’AntiDiplomatico, 26 Aprile 2022, qui

E poi lo dicono anche i testimoni che gli ucraini sono persone civili e i russi delle bestie:

No, ho scelto il video sbagliato: questi sono chiaramente tutti attori pagati da Putin per recitare la commedia. Vediamo quest’altro allora

(qui) Niente, sono cascata male anche stavolta, ma vedrete che prima o poi li trovo i testimoni veri. Nel frattempo andate a dare un’occhiata anche qui (ci vogliono non più di due minuti).
E infine un po’ di chiarezza sull’acciaieria.

SPY UCRAINA/ I sospetti sui segreti dell’acciaieria Azovstal

La frase pronunciata da Putin sul fatto che dall’acciaieria di Mariupol non deve uscire una mosca sembra assumere un senso molto importante

Ma non deve passare una mosca. Ora quella frase pronunciata in diretta streaming da Vladimir Putin al suo ministro della Difesa, seguita all’ordine di sospendere l’attacco finale contro l’acciaieria Azovstal di Mariupol, assume tutto un altro senso. Perché l’uomo che autorizzò i blitz al teatro Dubrovka e a Beslan, di colpo decide mostrare pubblicamente un supplemento di pazienza nei confronti dei suoi più acerrimi nemici, ovvero le forze speciali ucraine e il battaglione Azov? 
Si è parlato poco di questa decisione. E ora il motivo è chiaro. Tanto chiaro da potersi racchiudere in una singola domanda: cosa si nasconde dentro quell’enorme acciaieria, a livello umano ma anche, forse, di armi e documentazione? Perché aspettare nell’assalto finale, ma rendere ben noto a tutti che, comunque, da quella struttura l’esercito russo non farà uscire nemmeno una mosca? E perché il numero uno dell’Onu ha deciso di alzare le sue nobili ma pesantissime terga, soprattutto quando la situazione presuppone dei rischi reali e non la comoda permanenza al Palazzo di Vetro e recarsi prima ad Ankara in cerca dell’unica mediazione credibile e poi proprio a Mosca e Kiev? 
Quale inconfessabile verità si cela fra quel cemento, perché le Nazioni Unite – finora limitatesi a un atteggiamento di unilaterale condanna e marginalizzazione della Russia, ivi compreso il negare una seduta straordinaria per smontare la narrativa ufficiale su Bucha – ora sentano l’impellente esigenza di spendersi in prima persona per giungere a un epilogo che garantisca il passaggio degli assediati oltre le linee attraverso un corridoio umanitario? E non pensiate che l’Onu si scomodi per i civili presenti nell’acciaieria, visto che finora non aveva mosso un dito per tutti gli altri, ivi compresi 5 milioni di sfollati. 
Non deve passare una mosca. A occhio e croce, Vladimir Putin ha identificato in quella struttura il suo cavallo di Troia, la sua arma segreta. E pur non rivelando nulla, comincia a centellinare i messaggi in codice. Uno dei quali è arrivato proprio nel fine settimana, oltretutto per via ufficiale. Il Cremlino, infatti, ha avvisato palazzo Chigi dell’uccisione in Ucraina di 11 mercenari italiani affiliatisi alle milizie di Kiev e ha reso altresì noto che sarebbero in totale una sessantina i nostri connazionali in armi contro Mosca: per i rimanenti in vita, il Governo russo oltre a non escludere possibili e analoghi epiloghi tragici, rende noto fin d’ora che non sarà applicata alcuna convenzione o norma relativa al diritto umanitario internazionale. Fonti dell’intelligence italiana contattate dall’Ansa hanno smentito la versione del Cremlino, limitandosi però a un non ci risulta
Al netto della guerra di versioni, una cosa è certa. Anzi, due. Primo, si tratta quantomeno di una mezza verità, poiché certamente Mosca non utilizza platealmente una bugia per via diplomatica ufficiale e rendendola nota alla stampa, salvo vedersi sbugiardata e accreditando così la nomea di disinformatore seriale. Secondo, la scadenza temporale che mette in successione quell’ordine relativo alla blindatura totale e assoluta dell’acciaieria di Mariupol e questa indiscrezione. Come dire, dentro quella fabbrica si parlano molte lingue e non solo l’ucraino. E il sospetto è che il nodo del contendere non siano eventuali foreign fighters animati da non si sa quale sacro fuoco, bensì la presenza di addestratori di eserciti stranieri o, peggio, membri di agenzie di intelligence. A quel punto, il problema non sarebbe l’eventuale scoperchiamento del vaso di Pandora dell’assistenza militare occidentale all’Ucraina, stante i carichi di armi in continua e pubblica consegna, bensì il rischio di un’attivazione de facto di protocolli militari. Ovvero, la possibilità che per Mosca si configuri un atto di guerra da parte di Paesi membri Nato operanti su suolo ucraino in modalità offensiva verso il suo esercito. Sarà per questo che l’Onu ha scomodato le pesanti terga del suo Segretario generale? E sarà per mettere le mani avanti che il presidente Zelensky, prima ancora che Guterres atterri a Kiev quest’oggi, lo ha ammonito a non pensare di poter parlare o trattare a nome dell’Ucraina
Cosa vuole Zelensky, solo armi e soldi? Allora sia chiaro, dopo settimane di invocazione delle Nazioni Unite: chi respinge la mediazione, persino quella massima prevista che si incarna proprio nell’Onu, è Kiev. E non Mosca, visto che Vladimir Putin ha accettato di buon grado l’incontro con Guterres, nonostante – appunto – il non certo tenero approccio tenuto finora dal palazzo di Vetro verso Mosca. Non sarà che l’attore prestato alla destabilizzazione per conto terzi sia obbligato a disconoscere ex ante una possibile soluzione negoziale che Guterres ottenga da Mosca per sbloccare il caso Azovstal, poiché la sfilata di uomini e mezzi che ne uscirebbe sotto scorta dell’esercito russo svelerebbe al mondo un segreto capace di mandare in frantumi sessanta giorni di efficacissima narrativa resistenziale? 
Se avete notato, di colpo sono spariti a tempo di record dalla stampa con l’elmetto i forni crematori mobili e le farsesche ricostruzioni della missione russa a Bergamo durante la prima ondata di Covid. Resistono, anzi tendono a moltiplicarsi, le fosse comuni. Ma anche qui, si comincia timidamente a far balenare l’ipotesi che siano soltanto dei campi santi di massa improvvisati per la necessità di dare sepoltura a poveri corpi. E non luoghi-simbolo di massacri pre-ordinati e di massa. E, soprattutto, alla luce di quella poco piacevole comunicazione del Cremlino a palazzo Chigi, cominciano a diventare parecchie le voci che ritengono quantomeno strano ed eccessivo il tasso di servilismo italiano verso i desiderata statunitensi, non foss’altro alla luce dell’atteggiamento di altri governi europei, Germania e Francia in testa. Non a caso, sfruttando l’odierna riunione del Consiglio Nato a Rammstein, Roma si prepara a un terzo decreto interministeriale per nuovo invio di armamenti a Kiev. Questa volta pesanti, compresi gli obici. 
Nel frattempo, dall’acciaieria di Mariupol non deve uscire nemmeno una mosca. E non uscirà, se non dopo un accordo fra Mosca e Onu. La riprova che qualcosa non vada e che quelle mura rinforzate nascondano segreti inconfessabili? Se Zelensky proseguirà nel suo boicottaggio della mediazione di Guterres e respingerà la bozza che potrebbe uscire dal Cremlino, preferendo sacrificare soldati e civili piuttosto che permettere ai russi di mostrare al mondo il campionario umano e militare presente da giorni nella Azovstal, sarà palese. Quantomeno a chi non sia unicamente mosso dalla malafede. O da interesse, altrettanto inconfessabile e spacciato per amore della democrazia. 
Mauro Bottarelli, 26.04.2022, qui.

E ora scateniamoci con un bel paso doble

barbara