DI NUOVO CLIMA E AMBIENTE

Parto con questo interessantissimo commento.

Rafael Romo (@rrockman) ha detto:

18/10/2021 ALLE 11:30 AM

Boghossian e Lindsey sono leggende…
A proposito di Climate Change (va scritto in inglese e maiuscolo, per designarlo bene come ideologia…) ha avuto discreto successo un mio tweet di risposta a una risposta ad articolo di Bloomberg.

Stranamente nessun campione della causa mi ha dato contro.
A proposito del periodo a cui mi riferisco nel tweet, un fatto di cui nessuno parla: la gran parte dei periodi di successo per le specie animali e vegetali sono stati periodi di estremo calore (estremo se comparato a quello attuale.)
Per la maggior parte del Secondario e del Terziario non abbiamo avuto ghiaccio sul pianeta. Neanche un po’! E quasi tutte le estinzioni di massa sono state causate da eventi che hanno raffreddato il pianeta (che comunque non è stato abbastanza per provocare glaciazioni, almeno in quelle ere) come vulcanismo e asteroidi, che sollevando ceneri/polveri hanno fatto scendere la temperatura di svariati gradi.
Anche le ultime glaciazioni bisogna ricordare, sono state associate a grandi estinzioni. E bisogna ricordare che geologicamente e cosmicamente parlando, siamo appena usciti da una glaciazione. Statisticamente siamo in uno dei periodi più freddi che il pianeta abbia vissuto/sopravvissuto: le temperature DEVONO salire e salirebbero anche senza di noi: stiamo accelerando un processo naturale.
Ora, ovviamente le specie che vivono in questo periodo sono adattate al freddo, dato che sono quelle sopravvissute al filtro dell’era glaciale. E in quanto tali, soffriranno sicuramente di un riscaldamento veloce (anche se si estinguerebbero ancora di più per raffreddamento veloce.)
Ma lamentarci del fatto che il mondo stia diventando sempre più caldo e umido è una tendenza che gli animali, se potessero, accuserebbero come “animalicida”: i biomi con più biodiversità al mondo sono le foreste pluviali. Calde e umide.
Quello che causa danni può essere la velocità del cambiamento, si. Ma causa danni più che altro a specie che sono specializzate per climi freddi e quindi comunque destinate a soccombere nel lungo termine: stiamo accelerando quello che la natura farebbe comunque.
Il vero danno che stiamo creando è quello di distruggere/eliminare fisicamente gli ambienti in cui le specie vivono. La distruzione fisica degli ambienti è la prima causa di estinzione di ogni specie e non c’entra assolutamente nulla col riscaldamento globale. Si tratta di un danno che paradossalmente i tanto amati pannelli solari potrebbero solo esacerbare, dato che nessuna specie potrebbe vivere su territori adibiti al solare (o all’eolico, se è per quello.)
Il problema della distruzione degli ambienti naturali però è quasi assente nei paesi sviluppati (in cui le foreste stanno solo aumentando) ed è invece terribile nei paesi in via di sviluppo. Per questo non se ne sta parlando più: renderebbe troppo evidente che è la povertà umana che sta uccidendo specie viventi più di ogni altro problema. Non le emissioni. Solare e eolico sono quindi terribili come soluzioni per due grossi e diversi motivi: necessitano di distruzione degli ambienti naturali e in aggiunta non fanno nulla per risolvere la povertà che porta a questa distruzione per altri motivi. Anzi, con i loro costi più alti, possono solo peggiorare la situazione.
Un bel casino.

Qualche altro dato, a tale proposito.

Giovanni Negri

Ora, terminata la gigantesca kermesse ideologica-mediatica-affaristica di Glasgow, resti agli atti che:

-250 d.C. : Roma decide di piantare viti in tutta Europa. Marco Aurelio Probo affida alle legioni il vitigno adatto a un clima freddo.
– 380 d.C. : Estate di San Martino, nuova agricoltura da clima mite nel centro Europa. Martino regala metà mantello al viandante perché è generoso, ma prima ancora perché gli è sufficiente coprirsi con l’altra metà. – 800 / 1300 : Ottimo Climatico Medievale. Grande caldo, è questo clima la culla dei mercati all’aperto, cuore del Rinascimento. Groenlandia terra verde scoperta dai Vichinghi. Terranova battezzata Viinland. Olivo in tutto il nord Italia, dalla Valtellina alla Romagna. Viti e vini in Danimarca, Germania, Scozia, Polonia. Nuovi prodotti agricoli inondano i borghi medievali, creazione delle grandi città mercantili europee. Dall’ Ottimo climatico medievale nasce l’Europa oggi conosciuta come tale.
– 1550 / 1850 : Piccola Era Glaciale. Freddo: carestie, peste. Oltre un metro di neve a Napoli e a Palermo. Scomparsa della vite e dell’olivo da buona parte dell’ Europa. Drastica riduzione della produzione agricola causa freddo. Carestie, aridità, miseria. Seguono epidemie e pestilenze in tutto il continente. Picco di 35 gradi sotto zero nel Gennaio 1709. Grandi fiumi, laguna di San Marco e principali porti europei ghiacciati.

Non a caso la specie umana si è sviluppata a partire dall’Africa, e non dalla Scandinavia o dalla Terra del Fuoco.
Ma c’è chi invece ha deciso che il problema esiste ed è serio, e non si perde in chiacchiere, ma si dà invece da fare a trovare soluzioni concrete.

Sepoltura green, la trovata da brividi del vescovo Usa

Michael Jackels, arcivescovo di Dubuque, ha scritto un messaggio alla sua diocesi suggerendo due alternative alla sepoltura classica, per “salvare” il pianeta: l’idrolisi alcalina e il compostaggio. Un’idea che si inchina all’utilitarismo del mondo e ignora che la sepoltura è “segno” con cui si confessano precise realtà di fede trasmesse dalla Bibbia.

Un vescovo decide di inviare, in prossimità della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, un messaggio alla sua diocesi. Titolo: Alternative ai metodi tradizionali di sepoltura (qui l’originale e qui la traduzione in italiano). In tempi normali ci sarebbe da rallegrarsi che un pastore abbia a cuore che le proprie pecorelle comprendano il senso profondo dell’inumazione e che prendano le distanze dalle alternative, come la cremazione, ormai molto diffusa, la quale, anche quando vi si ricorre senza negare il dogma della risurrezione della carne o mancare di rispetto per quel corpo che è stato tempio dello Spirito Santo, dal punto di vista del segno si allontana fortemente dal significato espresso dall’inumazione.

In tempi normali, appunto, non nel nostro tempo. Perché monsignor Michael Jackels, arcivescovo di Dubuque, negli Stati Uniti, ha invece pensato bene di spronare i fedeli a forme alternative di sepoltura, decisamente più green. La lettera di Jackels è perfettamente in linea con la metodologia “eco” che fa della descrizione catastrofista della situazione attuale la sua chiave di volta, e scarica immancabilmente sull’essere umano la responsabilità di tutto. Già, perché per il vescovo di Dubuque, sull’uomo pesa la colpa di inquinare l’ambiente non solo da vivo, ma anche da morto. Leggere per credere: «Nel mondo, ogni secondo muoiono due persone. Negli Stati Uniti ogni anno muoiono circa 2,5 milioni di persone. Ciò rende la questione delle pratiche di sepoltura un problema ambientale significativo. Si stima che più di 130 miglia quadrate di terra saranno necessarie per le sepolture in terra delle persone che si prevede moriranno nei prossimi vent’anni». Insomma, il pianeta Terra è destinato a divenire un cimitero.

Ma questo è nulla perché, se gli uomini si ostinano a farsi inumare, le risorse naturali vengono sprecate «per produrre bare, il terreno viene riempito di cemento per le volte, e l’acqua freatica viene inquinata dai rifiuti dell’imbalsamazione». Un bel problema. Se la cremazione potrebbe sembrarvi una ragionevole via d’uscita a questa drammatica situazione, vi sbagliate di grosso. Perché è vero che si risparmia terreno, «ma una singola cremazione usa circa trenta galloni di carburante, e sia la combustione che il corpo stesso rilasciano sostanze inquinanti nell’aria». Nemmeno prendere la salma, metterla sotto terra, evitando accuratamente di sprecare risorse per fare una lapide, accontenta il vescovo zelante, perché rimarrebbe pur sempre il problema spaziale: «Consuma ancora terra».

Insomma, campare a lungo significa erodere per troppo tempo le risorse del pianeta, ma anche la morte appare come l’ultimo sfregio fatto a Madre Terra. Che fare, dunque? Una soluzione c’è, anzi due: idrolisi alcalina e compostaggio, già respinte dai “colleghi” vescovi di Jackels (vedi qui). Ve lo spiega l’arcivescovo, che in questo caso non ama la comunione con la propria Conferenza episcopale: «Un’altra opzione è chiamata idrolisi alcalina: una combinazione di acqua calda, liscivia, aria compressa e circolazione usata per liquefare un cadavere in poche ore, cadavere che può poi essere smaltito in modo sicuro nel terreno». Oppure il compostaggio: «Il corpo viene messo in un contenitore, coperto con trucioli di legno, paglia ed erba medica, usando il calore per uccidere i batteri e il flusso d’aria per la decomposizione». E poi diventare un terriccio fertile fertile, che genera nuova vita (qui un video di ideale pia cerimonia di compostaggio). Pensate che sollievo: uscire in giardino e chiedere, davanti a un albero: “Nonno, posso prendere una mela dal tuo ramo”?

Se leggendo queste cose, avvertite un senso di ripugnanza, se vi sembra che la riduzione del corpo umano a rifiuto organico sia un tantino irriverente, ci pensa mons. Jackels a soffocare i moti della vostra coscienza cattolica: «Tutto ciò è più offensivo del processo coinvolto nell’imbalsamazione del corpo, nel vestirlo come una bambola per bambini, e applicargli il trucco? O è più offensivo dell’uso della Chiesa di tagliare il corpo di un santo in pezzi per le reliquie? E la sepoltura tradizionale non è irrispettosa della buona e verde terra di Dio?». L’importante è solo «la disposizione del liquido o della terra in modo reverenziale, come la corretta disposizione delle ceneri».

Se mons. Jackels avesse anche spiegato che Gesù e la Madonna avevano inventato l’opzione Ascensione-Assunzione per rispettare la «buona e verde terra», avrebbe aggiunto una nota di dogmatica incontrovertibilità alle sue stravaganti argomentazioni. Sarà per la prossima volta.

La posizione dell’arcivescovo di Dubuque non dev’essere ritenuta un delirante assolo: cadremmo nel medesimo errore di chi, anni fa, pensava che quanto oggi ormai vediamo proclamato dal vertice della Chiesa fosse una stravaganza che mai avrebbe trovato accoglienza nel popolo di Dio e nei suoi pastori. Mons. Jackels semplicemente spinge fino in fondo la liquidazione del “segno” nella vita della Chiesa: per lui – e per molti altri – basterebbe salvare a parole la fede nella risurrezione della carne e il rispetto del cadavere del defunto, per poi realizzare il contrario. Esattamente come chi straparla di rispetto del corpo dell’uomo vivente, ma poi giustifica qualsiasi aberrazione sessuale o non difende più l’indisponibilità del corpo umano per finalità sperimentali.

Il cadavere dev’essere sepolto nella terra, come il chicco di grano che, per dare frutto, muore (cfr. Gv 12, 24). Ed è sempre l’idea della semina che ricorre anche in san Paolo: «Si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale» (1Cor 15, 42-44). L’inumazione esprime potentemente queste verità rivelate.

L’uomo proviene dalla terra che Dio ha creato, nella quale Dio stesso ha infuso il soffio vitale (cfr. Gn 2, 7); allorché l’alito vitale torna direttamente al suo Creatore, il corpo viene nuovamente affidato alla terra, perché torni ad essere polvere (cfr. Gn 3, 19), in attesa della risurrezione dei morti. L’anima viene direttamente da Dio e a Dio torna direttamente; il corpo viene da Dio, mediante la terra, e, una volta che la morte è entrata nel mondo per il peccato, a Dio ritorna mediante la terra. Non possiamo disporre dei corpi a nostro piacimento.

L’uomo non può essere sottoposto a logiche utilitaristiche e funzionalistiche, non può essere subordinato a quella creazione di cui è signore. Signore del creato, fratello dei suoi simili, creatura di Dio e, nella rigenerazione battesimale, tempio della Santissima Trinità: la sepoltura deve confessare integralmente queste realtà di fede.
Luisella Scrosati, qui.

Come già detto in altre occasioni, questa è una religione fondamentalista altamente pericolosa, che se continuerà a essere seguita e a celebrare i suoi riti, non potrà avere che un unico sbocco:

Continua alla prossima puntata.

barbara

SCENE DA UN MANICOMIO 2

Cominciamo col battesimo ai tempi del coronavirus

e proseguiamo con le lungimiranti politiche di Nostra Santa Madre Europa

con il benefico ddl e prossimamente legge Zan

Nota: “NEGLI esseri umani”. Cioè tutti.

e, sempre più o meno in tema, di Laurel Hubbard

Simone Pillon 

Cari amici buongiorno.
Oggi raccontiamo la storia di Laurel Hubbard.
Questo signore di mezza età si chiamava Gavin e da ragazzino aveva la passione per il sollevamento pesi. Si era classificato primo in un concorso junior nel 1998, ma poi non aveva più vinto un bel niente.
Nel 2012 la svolta: dopo aver deciso di diventare donna, ha cominciato a gareggiare nelle competizioni femminili.
A quel punto è diventato campione di tutto: Australian open, Pacific games, Oceania e Commonwealth championship, etc etc.
Ora ci tengono a far sapere che rappresenterà la Nuova Zelanda nelle gare femminili delle prossime olimpiadi di Tokyo.
Ovviamente si tace delle proteste per slealtà (transfobiche?) sollevate dalle atlete australiane, della Samoa e della stessa Nuova Zelanda che si sono viste battute e sconfitte dai muscoli maschili di Gavin-Laurel.
Una cosa del genere accadrà presto anche in Italia, a meno che non riusciamo a bloccare la follia del #ddlzan
Altro che diritti LGBT+. Questa è una vergogna.
Rispetto per tutti, ma maschi gareggino coi maschi, e le femmine con le femmine, indipendentemente dalla loro “autopercezione”.

Non possono mancare il vergognoso privilegio bianco

e i vergognosi trucchi dei conservatori per impedire alla gente di votare

E ora due coppie celebri a confronto

Gerardo Verolino

Nella foto in alto, Andrej Sacharov, fisico nucleare, accademico delle scienze e premio Nobel per la pace nel 1975, con la moglie Elena Bonner, medico, intellettuale, scrittrice, insignita della medaglia Robert Schuman dal Parlamento europeo. Per la loro lotta in difesa dei diritti umani e per le loro critiche alla dittatura comunista verranno perseguitati dal regime sovietico.

Sotto, Federico Leonardo detto Fedez, cantante, autore di testi impareggiabili come “Dai cazzo Federico” da cui il verso: “e con tutto questo affetto mi sento così commosso però fammi andare al cesso che mi sto cagando addosso”; insieme alla moglie Chiara Ferragni, influencer, fashion blogger (boh?). La gente ritiene che oggi questi due siano i nuovi difensori dei diritti umani e oppositori del regime.

Aiuto! Cosa è andato storto in questi ultimi decenni?

E un assaggio di sinistra politica interna

E concludo questa manicomiale carrellata col manicomio vero

Tso a Fano, rivolta per lo studente: “Ha 18 anni, è assurdo”

Ondata di proteste dopo il ricovero in psichiatria imposto al ragazzo che non voleva indossare la mascherina in classe. Un docente: “Io lo seguo da un anno ed è sempre stato corretto con i compagni, che gli vogliono anche bene”

Fano, 7 maggio 2021 – “Si porti subito questo ragazzo in seno alla sua famiglia e si assista lui e i suoi cari con quella prossimità necessaria e di civiltà”, ha scritto ieri Vito Inserra dell’associazione Libera.mente. Perché l’incredibile vicenda dello studente che si è incatenato al banco della scuola per protestare con l’imposizione delle mascherina e poi ricoverato in psichiatria a Pesaro, ha suscitato reazioni anche a livello nazionale.

L’aggiornamento Tso studente mascherina Fano, a Muraglia spuntano i no mask

Tra le telefonate anche quella del senatore della Lega Armando Siri: “Voglio i dettagli di questa vicenda – dice – che ha dell’incredibile. Andrò a fondo”. Poi aggiunge: “Mi sto informando per avere dettagli. Ma se fosse vero sarebbe di una gravità inaudita che ad un adolescente venga fatto un Tso a scuola perché inscena una protesta. Ma viva Dio! Li vogliamo tutti imbanbolati, rimbecilliti davanti ad un computer e senza spirito critico? Nessuna evoluzione si realizza senza attrito tra generazioni. Le interperanze giovanili sono il sintomo di una società viva e noi che facciamo? Invece di confrontarci la sediamo, le soffochiamo con la forza? E’ dovere della politica e delle istituzioni approfondire questa vicenda nei minimi dettagli non accontentandosi certo che venga derubricata con la frase frettolosa ‘tanto questo è matto’. Perché è inaccettabile. Su questa vicenda occorre fare chiarezza senza esitazioni e approssimazioni”.
La cosa che ha colpito tutti è stata la scelta del trattamento sanitario obbligatorio. Dibattito anche in città con tutti i giovani che frequentano l’istituto, che si dicono solidali con il ragazzo, ma la discussione si è aperta anche tra i docenti; più quelli che ritengono il provvedimento eccessivo di quelli che invece sostengono la tesi “che il ragazzo andava fermato prima”.
“Mi dicono che mi terranno qui per una settimana“, rispondeva ieri il giovane al cellulare. Calmo, tranquillo. “Devo dire la verità, io lo seguo da un anno – dice uno degli insegnanti – e si è sempre comportato bene con i compagni di classe che fra l’altro gli vogliono bene. Mai un atteggiamento aggressivo anche se parlava sempre in terza persona. Anzi un giovane che dà soddisfazioni perché ha sempre approfondito quello che si era spiegato in classe. Alcuni docenti ne hanno chiesto l’allontanamento, ma io non sono mai stato d’accordo e sostengo la linea della preside”.
Ma la cosa che ha colpito è “quel parlava in terza persona”. Che fa riferimento al manipolatore che da mesi è dietro a questo giovane “perché è forse lui il vero caso psichiatrico”, commenta un medico. L’uomo che la preside, quando lo ha visto davanti all’istituto, ha detto: “Volevo scendere e dargli un pugno in faccia”. Un problema questo che si è posto anche il sindaco Massimo Seri che conosce bene la vicenda: “Il problema vero qui è capire chi è questo presunto ’costituzionalista’ che ha manipolato questo ragazzo”.
Massimo Seri è quello che ha firmato il ricovero “ma è un atto dovuto, perché il ricovero forzato – continua lo psichiatra – deve essere proposto da un medico e controfirmato ad un altro collega. La firma del sindaco è solo un atto formale”. Il ricovero deve essere avallato anche da un giudice del tribunale.
Vito Inserra di Libera.mente insorge: “Due ore non sono bastate per convincerlo? Bene si prosegua con tutto il tempo e la pazienza necessarie”. Ed aggiunge: “Non ci sono risorse umane e disponibilità di servizi? Non è una giustificazione per passare alle vie di fatto come è accaduto per questo giovane che non voleva fare la guerra ai marziani o proclamarsi Napoleone, visto il periodo. Voleva solo, in modo evidente e scomodo, dire che la nostra Carta va attesa anche nelle libertà personali… Non prendiamo l’abitudine di risposte brevi per questioni che necessitano di ponderazione e di calma. E’ difficile e impegnativo ciò? Sì, lo è e tale comportamento fa la differenza tra una medicina di territorio civile e una medicina vista solo come correzione e non come salute e guarigione”.
Il partito Potere al Popolo scrive: “Pur considerando la necessità di indossare i dispositivi di protezione, riteniamo inaccettabile e protestiamo contro questo trattamento fascista, con la scusa dell’emergenza Covid. Bastava accompagnare il ragazzo a casa. Non può accadere che si venga internati perchè si sta protestando contro una disposizione di legge. Chiediamo la liberazione del ragazzo”.
m.g. (qui)

Per inciso, l’intervento sul ragazzo è stato questo

molto simile a quest’altro di un anno esatto fa.
Passo a un paio di cose carine, partendo da questa

Noi che amiamo Israele

Benaya Peretz,

gravemente ferito nell’attacco terroristico nello svincolo di Tapuach, si è svegliato dall’intervento chirurgico e ha chiesto di ascoltare la canzone che tanto ama. Il suo cantante preferito, Benaya Barby, si è presentato per cantargli di persona. Un gesto bellissimo.
Guarda l’emozionante incontro e il sorriso di Benaya

Forza campione, auguri di pronta guarigione!

e poi, sempre in Israele

E una nei commenti ha chiesto: “E cosa se ne fanno i malati dei capelli?”

E infine questa: di qua Israele, di là Egitto

E concludo con una nota di spirito

barbara

SCUOLA: CRONACHE DA UN ALTRO PIANETA

Temperatura e responsabilità   

Già il rientro a scuola in queste condizioni sarà tutt’altro che facile. Già dovremo rinunciare a tutte le nostre abitudini, agli intervalli (che saranno delle semplici pause ciascuno nella propria aula), ai caffè, a scambiare due parole con i colleghi o con i compagni di altre classi. Già sarà faticoso dover evitare i lavori a coppie o in gruppo, non poter condividere libri o prestare penne o matite. Già è stato complicato organizzare gli orari, i percorsi di entrata e di uscita, la disposizione dei banchi e tutto il resto. No, tutto questo non bastava, evidentemente non era abbastanza complicato. Doveva ancora arrivare la ciliegina sulla torta, l’ordinanza del Presidente della Regione Piemonte che impone alle scuole di misurare la temperatura a tutti i ragazzi tutte le mattine. Un gesto semplice di pochi secondi ma che se deve essere ripetuto per mille o millecinquecento allievi, con tutte le regole di distanziamento e sanificazione, rischia di intasare per chissà quanto tempo non solo tutti gli ingressi delle scuole ma anche la circolazione nelle strade adiacenti. E chissà come sarà divertente in pieno inverno aspettare la misurazione della temperatura in coda per strada sotto un diluvio o una nevicata.
Una disposizione che cambia le carte in tavola a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, dopo che già in ciascuna scuola erano stati fatti studi e calcoli sugli spazi e sui tempi dell’entrata e dopo che ai ragazzi e ai genitori erano state fornite informazioni e istruzioni, sarebbe comunque discutibile al di là del suo contenuto. In questo caso, poi, a parte gli evidenti problemi pratici, è molto triste pensare che neppure in una situazione di emergenza si ritenga giusto richiedere dalle famiglie un po’ di responsabilità. Scoprire di avere la febbre solo dopo essere arrivati a scuola – dopo essersi già schiacciati in autobus, treni e metropolitane, per strada o nella coda per entrare – è davvero troppo tardi: a quel punto gran parte del danno è già stato fatto; e dunque, dal momento che la responsabilità delle famiglie è necessaria comunque, perché obbligare le scuole a non fidarsi di loro?
Se crediamo che l’educazione dei giovani sia un valore imprescindibile e che pur di aprire le scuole valga la pena correre qualche rischio com’è possibile che poi non si dia nessuna importanza a cosa faranno i ragazzi una volta arrivati a scuola? Possibile che sia considerato inevitabile che si sacrifichino allegramente due, tre, magari anche sei ore ogni settimana solo per non chiedere alle famiglie di assumersi un minimo di responsabilità? Vorrei domandare a tutti coloro che tuonavano contro la didattica a distanza: siamo proprio sicuri che stare mezz’ora in coda ad aspettare la misurazione della temperatura sia così straordinariamente più educativo che leggere e commentare un canto di Dante tutti insieme ciascuno davanti al proprio computer? Viene anche il sospetto che in realtà si tratti solo di giochi di potere, tra governo e regione o tra regione e ufficio scolastico regionale. Sarebbe un curioso paradosso: per stabilire chi ha la responsabilità si rinuncia a insegnare la responsabilità.
Delle mie diciotto ore di cattedra cinque sono iniziali. Pensare che sia il caso di preparare quelle cinque lezioni, almeno nella prima settimana, richiede una bella dose di ottimismo. Ma forse a una settimana da Rosh Hashanà l’ottimismo non guasta.

Anna Segre, qui.

E ora qualche immagine: l’andata a scuola

(magari appena scesi dall’autobus in cui si sono accalcati); l’attesa nel cortile

e finalmente in classe

col solito sbufalatore professionista che provvede a informarci che no, non è come sembra, perché bisogna contestualizzare, chiarire la situazione, insomma niente di tragico, niente su cui speculare, niente da strumentalizzare: si tratta semplicemente del fatto che… i banchi non sono arrivati, tutto qui. Leggere per credere. E questa è un’altra classe

con interpretazione un po’ meno indulgente.
E i vecchi banchi? Messi da parte per quando si decideranno finalmente a dichiarare finita l’emergenza e a lasciarci tornare alla normalità? Ma neanche per sogno! Quelli vanno rottamati, vale a dire buttati via

Milioni di banchi buttati al macero, centinaia di milioni di euro buttati al macero, perché ne abbiamo, noi, di milioni di euro da buttare via, oh se ne abbiamo, una potenza di fuoco, ne abbiamo. E poi, come ha detto la signora ‘azzolina e come si vede chiaramente dall’immagine, questi banchi sono “obsoleti”, e meno male che ci è arrivato come una manna dal cielo il benedetto covid che ci ha fornito una buona scusa per liberarci di questi rottami.

barbara