Per il quale, appunto per il fatto che è il quattordicesimo, avrò probabilmente meno cose da dire che per i precedenti; il che non significa che sia stato meno interessante o emozionante. Per adesso comunque, in attesa di raccogliere e riordinare le idee, vi mostro alcune immagini in controsole costeggiando il Kinnereth (al volo dall’autobus, quindi spesso storte…). Buona visione.
barbara
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ALTRE IMMAGINI E ALTRE STORIE (13/17)
E parto da me, naturalmente, tanto per non smentire il mio congenito esibizionismo.
Qui, vicino a questa bandiera dall’aria molto vissuta, sono a Elon Moreh,
dove abbiamo avuto modo di sentire i canti degli studenti della vicina scuola religiosa. Elon Moreh si trova vicino a Nablus,
che non abbiamo visitato, ma abbiamo visto dall’alto sia la città
che i suoi dintorni.
Questo è l’albero di Giuda del film Jesus Christ Superstar.
Si trova a Beit Shean,
di cui ho già parlato in occasione di altri viaggi.
È un albero artificiale, e dopo la fine del film è stato deciso di lasciarlo lì.
E questa è la vista dalla mia stanza sul lago di Tiberiade,
chiamato anche mar di Galilea: nell’antichità – non ricordo se ne ho già parlato – non avendo a disposizione viste aeree che ne mostrassero la differenza, non si faceva distinzione fra mare e lago, una grande estensione d’acqua era sempre e comunque un mare; si pensi del resto al tedesco, in cui lago è der See e mare die See: cambia il genere, ma il nome è lo stesso (e giustamente il mare, grande, bello, pieno di pesci saporiti è femminile; il lago, praticamente una pozzetta abitata da pescetti sciapi, è maschile). In ebraico però si chiama Kinnereth, da kinor, che oggi indica il violino ma nell’antichità indicava la lira, o cetra, a causa della sua forma.
Nelle traduzioni della bibbia troviamo cetra:
“Saul disse ai suoi servi: «Cercatemi un uomo che sia abile suonatore di cetra e conducetelo a me»” (Samuele 16, 17)
“Or quando lo spirito maligno investiva Saul, David, presa la cetra, si metteva a sonare e Saul si sentiva sollevato, stava meglio e il cattivo spirito si allontanava da lui”. (Samuele 16, 23)
E ancora: “Sui fiumi di Babilonia, là ci fermammo e piangemmo ricordando Sion. Ai salici che si trovavano in quel paese appendemmo le nostre cetre; poiché là coloro che ci avevano condotti in cattività ci chiedevano di cantare […] Cantateci qualcosa dei canti di Sion. Come potremmo cantare l’inno del Signore in terra straniera?” (Salmo 137, 1-4)
Curiosamente, solo quando, alcuni anni fa, mi è capitato di leggere questi versi in inglese, mi sono resa conto che era di questo che parlava la bellissima Rivers of Babylon del 1970.
Poi Temistocle Solera ha provveduto a trasformarla in arpa:
Arpa d’or dei fatidici vati,
Perché muta dal salice pendi?
(non so voi, ma a me sull’acuto di “arpa d’or” parte irrimediabilmente la lacrima. Sempre)
Vabbè, mettiamo fine alle pseudo dotte dissertazioni e torniamo a noi. Questo è l’ospedale del mio dolore,
e questa la cena di shabbat,
circa quattordici ore prima della catastrofe.
Naturalmente non poteva mancare Gerusalemme, stavolta vista da lontano.
E concludo con una nota amena: sul monte Bental, nel Golan, c’è un locale di ristoro. Essendo in montagna, accade spesso che lì ci siano nuvole; nuvola, in ebraico, si dice annan, e quindi il locale si chiama:
sì, proprio Coffee Annan.
barbara
CAFARNAO (11/13)
Cafarnao (clic per ingrandire)
(da Kfar Nahum, il villaggio di Nahum), si trova all’estremità superiore del lago di Tiberiade,
altrimenti detto Mar di Galilea (nell’antichità tutte le grandi distese d’acqua venivano chiamate mare, senza l’attuale distinzione fra mare e lago – del resto ancor oggi in tedesco il nome See, sia pure con due articoli diversi, indica sia mare che lago), in ebraico Kinneret da kinor, lira o cetra, a causa della sua forma.
Qui si trova quella che sembrerebbe essere stata la sinagoga in cui Gesù pregava e predicava; questo dovrebbe essere stato l’aspetto dell’edificio.
Recentemente vi sono stati trovati dei preziosi mosaici, purtroppo in parte irrimediabilmente rovinati dalla stessa ruspa che li ha riportati alla luce, entrata nello spazio senza alcuna precauzione dato che si ignorava l’esistenza di questi mosaici. Nelle foto che seguono ne potete vedere alcune parti.
Questo quadro raffigura i segni zodiacali e, agli angoli, le quattro stagioni; l’angolo in basso a sinistra rappresenta l’inverno, come si può capire dall’abbigliamento della donna.
In un’altra sala della sinagoga si possono ammirare altri mosaici,
fra cui in particolare questo viso di donna ad alta definizione:
in questa immagine ravvicinata si può vedere come, per una sola pupilla, vengano usate ben quattro piccolissime tessere.
All’esterno nel frattempo i lavori di scavo proseguono,
con vista su un pellegrino (camaleonte?) in pausa di riposo.
(qui qualche notizia più dettagliata sulla sinagoga)
barbara