E ANCORA UN ALTRO PAIO

Poi passo ad altro. Se non mi fanno ulteriormente incazzare.

Alessandro Rico

Uno degli aspetti più allarmanti della trasformazione delle nostre società (in atto da almeno due decenni, ma ora sensibilmente accelerata) è il repertorio di argomenti che giustificano il ricorso al “pilota automatico”. Fate caso ai discorsi di Draghi, o di un qualsiasi tecnocrate o capo di governo: ogni provvedimento viene presentato come “necessario”. La politica (anche per colpa di un’oggettiva squalificazione dei suoi esponenti) si ritira, soppiantata dalla policy. Come già dinanzi alle crisi dell’euro, così, di fronte alle “transizioni” (agghiacciante linguaggio dirigista, che anziché spaventarci ci entusiasma), non c’è “possibilità” di “scelta”, ma solo la “necessità” di “agire” e “fare presto”. La naturale conseguenza è che il dissenso (lo si vede bene nella retorica dell’olismo sanitario) non è più un’opzione legittima, ancorché minoritaria, bensì, più semplicemente, un errore scientifico. E l’errore può solo essere corretto.

Già: è stato stabilito che fare sub a trecento metri dalla costa farà morire di covid almeno otto miliardi di persone, è stato stabilito che la nostra casa brucia e abbiamo (avevamo, due anni e mezzo fa) dodici anni di tempo prima che sia troppo tardi (troppo tardi per cosa, esattamente? Qualcuno lo ha per caso spiegato?), e quindi giù multe se ti immergi e giù tasse e bollette se… No, qui niente se: te le becchi e basta perché vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e guai a te se ti azzardi a dimandare.
E leggiamo ora questo meraviglioso articolo di Marcello Veneziani.

Ma il futuro non riguarda solo il clima

Faceva una certa impressione l’altro giorno vedere il Ministro per la Transizione Ecologica Stefano Cingolani quasi inginocchiato davanti alla madonnina del Pianeta, Greta Thunberg che lo guardava col suo sguardo torvo, punitivo,

e in segno di ostilità aveva pure i piedi ritorti all’interno, sulla difensiva. Era già successo ad altri grandi della terra. Un ministro esperto di tecnologia stava lì supplicante e prostrato ai suoi piedi per farsi assolvere dai peccati ecologici dalla Madrina della Terra, che rappresenta lo Spirito del Mondo e il Tribunale Planetario del Futuro.
Già, il Futuro. Da tempo ormai si parla di futuro solo per riferirsi al pianeta in pericolo, la terra intesa come ambiente. L’attesa del futuro, dacché esiste un barlume di coscienza nell’umanità, è sempre stata collegata alla speranza di un mutamento storico, sociale, politico, economico; un progresso o un miglioramento delle condizioni di vita personali o collettive; o un cambiamento spirituale, che in linguaggio religioso si chiama metanoia, palingenesi, prospettiva escatologica, speranza di salvezza. Ora, invece, l’unico modo consentito di pensare al futuro è nella difesa dell’ambiente, del pianeta, del clima, dell’aria e dell’acqua; non si mettono in discussione gli assetti sociali, culturali, economici e politici. Ma le emissioni nocive. Anche Bergoglio avalla questo riduzionismo climatico del futuro.
Non c’è dunque un’aspettativa di cambiamento positivo ma solo un timore, l’angoscia del cambiamento, la minaccia globale, il pericolo mortale. L’idea di futuro è associata al degrado, perciò l’unico progetto sul futuro è salvare il clima dall’incoscienza del presente. Siamo così passati da un’idea innovativa ed evolutiva del futuro, nel segno del progresso o della rivoluzione, a un’idea reazionaria ed involutiva del futuro, nel segno della conservazione.
Il futuro è inteso come minaccia di perdere una condizione di vita. Questa svolta coincide anche con la mutata composizione sociale del mondo progressista: la classe di riferimento non è più quella dei ceti proletari, dei poveri che sognavano di cambiare l’oggi per avere un futuro migliore, ma è quella dei nuovi borghesi che temono di perdere lo status presente e vogliono fermare il mondo, tutelarlo dal futuro. Vogliono salvaguardarsi dalla minaccia del futuro. Provate a chiedere in giro che aspettativa c’è del futuro, a parte quella personale e privata: non c’è traccia di alternativa, si è insecchito pure il petulante leit motiv di sognare un mondo migliore. C’è solo da evitare il peggio; di conseguenza l’arma migliore per il futuro è il freno d’emergenza, o al più, per dirla con Latouche la “decrescita felice”, o meno infelice possibile.
La rinuncia al futuro diventa anche abdicazione in favore dei migranti: gli unici titolari viventi del diritto a un futuro migliore vengono riconosciuti in coloro che lasciano le proprie terre, le loro famiglie, il loro mondo nell’aspettativa di un futuro migliore. Il nostro futuro è il loro, o meglio loro sono il nostro futuro, noi siamo solo residui del passato che si attardano sulla difensiva prima di essere sostituiti da loro o spazzati via dal collasso planetario, per ragioni d’inquinamento e aridità, denatalità o sovraffollamento. Siamo disabilitati al futuro e nostro compito è consentire il passaggio di proprietà del pianeta in loro favore.
Per portare a compimento il messaggio stanno costruendo e lanciando in orbita terrestre, accanto al drone Greta, un drone di colore, che possa integrare il tema ecologico col tema del razzismo: abbiamo visto al suo fianco una ragazza ugandese, Vanessa Nakate, nuova testimonial della lotta per l’ambiente e insieme della lotta antirazzista. La fabbrica degli idoli partorisce un nuovo prodotto per una campagna in apparenza spontanea, in realtà tutta prefabbricata, programmata a tavolino e gonfiata dai media.
La denuncia ambientale scatena intanto una gara internazionale d’ipocrisia: non c’è multinazionale, catena d’ipermercati, impresa alimentare, securitaria o assicurativa, che non faccia pubblicità vantando il suo prodotto non per le sue qualità ma perché ecosostenibile, perché rispetta i protocolli della retorica ambientalista, partecipa alle campagne contro la plastica, alla raccolta volontaria dei rifiuti, al riciclo e al catechismo idrogeologico e atmosferico delle giovani marmotte. È solo fuffa, o al più gesto simbolico, per raggirare gli utenti e invogliarli ai consumi con la falsa coscienza di servire la causa nobile del Pianeta da Salvare. Il futuro sostenibile è venduto in confezione unica dagli emissari del potere ideologico, merceologico e commerciale. Tra un futuro come minaccia globale per spaventare i cittadini e un ambientalismo ecofurbo per carpire la buona fede degli stessi, è venuta meno l’attesa più autentica dell’avvenire. Che non riguarda solo il clima ma l’umanità, i sistemi politici, economici e sociali, la condizione spirituale e morale, la giustizia.
Chi ci deruba del futuro? L’Ingranaggio ci impedisce di pensare al futuro come diverso dal presente. Si oppone al futuro chi domina il presente: chiamatelo establishment, mainstream, sistema, assetto vigente. Ci è vietato di pensare al futuro se non come la perpetuazione dell’oggi; è impossibile e perfino impensabile fuoruscire dal suo modello, dalla sua ideologia e dai suoi canoni. La diagnosi è radicale ma il proposito di ribaltare il dominio ci pare velleitario. Intanto, però, rendiamoci conto in che mondo ci troviamo, chi sono i padroni del tempo che ci rubano il futuro e ci dicono che è solo una questione meteo. Una volta si cantava: il domani appartiene a noi… E invece, come diceva Paul Valéry: “Non c’è più il futuro di una volta”. Il postuomo non dovrà pensare ma solo funzionare.

MV, La Verità (1 ottobre 2021, qui)

Per dirla nel modo più semplice, che anche un cervello da gallina lo possa capire:

GRETA, YOU STOLE MY FUTURE! HOW DARE YOU?!

E, giuro, questa frase l’avevo pensata prima di leggere l’articolo di Veneziani. Fermo restando che Greta vale come metonimia, dato che

Non a caso tutte le scempiaggini prive di senso che continua a blaterare sono perfettamente in linea con la politica di chi dalla rivoluzione verde conta di intascare miliardi di miliardi di dollari, evitando accuratamente di disturbare chi, se andasse lì a proporre il nuovo Discorso della Montagna, la butterebbe fuori a calci in culo e si vendicherebbe con chi l’ha mandata

In una cosa comunque dobbiamo dire che Greta ha indovinato, come acutamente segnala questo post di due mesi fa

Certo è che questo immondo baraccone fa venire in mente il grido degli imbonitori dei circhi di una volta: “Venghino signori, venghino, che più gente entra e più bestie si vedono”.

barbara

QUANDO LA MERDA MONTA IN SCRANNO

o fa puzza o fa danno. Ma questo vale solo per le merde semplici: quelle al cubo fanno sia puzza che danno.

E quella mascherina ridicolmente esibita da uno che non ha nessuno vicino, manda quell’intollerabile tanfo di merda putrefatta: avete presente? (L’occhio intelligente però si nota, eh? Vero che si nota?)

Se il tg diventa un’irreality show

Alle otto della sera, ogni sera, va in scena la recita, lo spettacolino. Polvere di stelle con cipria giallorossa. Come al circo o al teatrino, compare un Palazzo coi fari di scena bianco, rosso e verde: è la dimora delle Fecce Tricolori. Comincia la novena, il teatrino in lode del governo e del buon dio che ce lo ha mandato in terra. Eravamo abituati al servilismo dei tg, ma qui siamo a una forma di regime assiro-babilonese, temperato solo dal ridicolo. Otto volte su dieci, l’ho contato, il suddetto spettacolino comincia con uno strillo: Conte. E tutti i telespettatori si devono alzare in piedi e dire “Ora pro nobis”. Poi si vede lui, il Ninì Tirabusciò di Palazzo Chigi, che corre, scende le scale, fa tutto in velocità, parla, posa, recita, fa finta di governare e decidere. Ogni giorno, ogni sera, la scena si ripete, come nelle vite dei santi. Poveri mentecatti un tempo definiti giornalisti, svendono gli ultimi bricioli di dignità professionale, ridotti a latrare lì fuori dal Palazzo come mendicanti di saliva e incensare lui e la sua Corte dei miracoli. E a svolgere il ruolo di popcorn, devono intrattenere perché a un certo punto si manifesterà lui, il Prestigiatore del Consiglio, e farà la sua recita incentrata sul tema “Quantosonobravo show”, in cui spiega come “noi fenomeni, imitati in tutti il mondo, faremo, daremo, salveremo il paese”. Ogni sua comunicazione è coniugata al futuro e si autocongratula.
Neanche i dittatori o i presidenti eletti direttamente dal popolo si rivolgono con tale frequenza e con tale supponenza alla tv, scavalcando governo, parlamento, quirinale, guardie svizzere… Si capisce che la sua recita ha una sola finalità: campare sulla disgrazia, lucrare consenso sulla paura. Non c’è Natale che tenga, la messa la dice direttamente Conte in tv, messa cantata col Me deum finale; la preghiera si chiama in sigla dpcm, acronimo che sta per Dio Protegge Conte Miracoloso.
Ma il tg in questione non si esaurisce alla messa in gloria di Conte. La giornata politica viene scandita da una formula fissa: Uno, apologia del governo in carica; Due, breve intermezzo molesto che comincia “dall’opposizione” per avvertire come sui pacchi funesti di sigarette, di non credete a quello che vi riferiremo in questo minuto; Tre si conclude con l’Apoteosi della maggioranza, il defilé dei grillini in testa, che mandano a memoria le loro gag e rassicurano il gentil pubblico che tutto va nel migliore dei modi, nessuno verrà lasciato indietro. Dai, fate un’eccezione, lasciatemi indietro, andate avanti voi che a me viene da ridere.
Ma il teatrino non finisce lì, si compone di due pezzi fissi. Uno è il siparietto col virologo, la virologa, la veterinaria spacciata per oracolo, l’esperto a pagamento. Che dice ogni giorno cose sconvolgenti: non abbassare la guardia, usate le mascherine, non assembratevi, i vecchi rischiano; poi giustifica tutto ciò che fa il governo, e fa previsioni pari a quelle di qualunque passante, generiche, banali, fondate sull’ovvio o sull’auspicio, senza alcuna base scientifica. Solo acqua fresca, anzi scaldata, del giorno prima. Il messaggio è sempre uno: non mollate, comportatevi bene sennò arriva la terza ondata… così dissero alla seconda, così diranno alla decima…. Guinzaglio per tutti, museruola per gl’infedeli.
La cosa più losca è l’uso propagandistico della malattia. Se intervistano una persona appena uscita dalla terapia intensiva, gli fanno dire non la prima cosa che viene spontanea a quel punto: il pensiero ai famigliari, ai medici, la disperazione, la fede… No, ma sempre qualcosa in polemica con chi non crede al covid, l’ateo. Figuratevi se uno che l’ha passata così brutta, dopo un mese di isolamento, paura e sofferenza, torna in vita e in quel momento la sua prima preoccupazione è polemizzare con gli scettici sul virus. Gli tolgono il tubo e lui per prima cosa attacca: “E voi che non ci credevate!” Si capisce subito che l’osservazione è preceduta da una domanda fuori campo e servizio: cosa risponde a chi non crede al covid o lo sottovaluta? Ora, capisco il fine pedagogico, ammaestrare i cittadini, spaventarli, chiudere la bocca a ogni dissenso col terrore delle immagini; ma qui siamo oltre la realtà, in una specie di horror fiction per impaurire i bambini deficienti.
Ma la cosa che più colpisce è la differenza tra ciò che senti in giro e ciò che appare nella recita televisiva. Quando cammini per strada, incontri, ascolti al telefono amici e parenti, sconosciuti e conoscenti, senti gente che non ce la fa più, che critica, a torto o a ragione, i provvedimenti del governo, che non sopporta gli show di Conte, che è arrabbiata perché ha perso il lavoro o ha dovuto chiudere, angosciata per la mortalità record, sfiduciata, demoralizzata, polemico sui decreti che cambiano ogni giorno, sui colori delle regioni, sulle prescrizioni ridicole per il cenone. Invece senti la recita televisiva e sei su un altro pianeta: tutti sono contenti delle misure, accettano come soldatini ogni decreto, ne vantano la giustezza o la necessità, nessuno che mai osi mormorare, dissentire, lamentarsi. Persino le statistiche vengono stravolte. Un altro paese, opposto quello reale. Un reality tipo l’isola dei fumosi. Ma perculatevi tra voi, lasciate stare noi.
Se non fosse tutto così malfatto, ridicolo, pacchiano, direi che il tg venga confezionato a Pechino e poi mandato – col virus e le mascherine – da noi. Ho citato solo un tg perché è la punta di demente dell’informazione, ma i tg mediaset, telecairo o del sultanato non sono meglio. Consiglio finale: non vedete i tg, fate altro; o vedetelo con le cuffie ridendo solo delle comiche, senza il sonoro; consideratelo solo una striscia di Telepechino o Telecasalino. È l’irreality show del tg uno-vale-l’altro.
Marcello Veneziani, La Verità, 6 dicembre 2020, qui.

E sia ben chiaro, essere bravi, essere consapevoli di esserlo e dichiararlo al mondo intero, è cosa assolutamente lecita, ci mancherebbe. Poi però bisognerebbe poterlo anche dimostrare, di essere bravi.

Non so, fate un po’ voi il confronto.

barbara

FACCIAMO IL PUNTO DELLA SITUAZIONE, PARTE SESTA E VERAMENTE VERAMENTE PENULTIMA

Ho trovato questo interessante articolo su una questione sulla quale non avevo riflettuto, ma che mi sembra importantissima, a proposito dei devastanti effetti delle misure anticovid.

Mascherine: gli effetti sullo stato emotivo dei bambini

28 AGOSTO 2020  

Il Prof. Umberto Nizzoli, psicologo, psicoterapeuta, scrittore e docente universitario, ha realizzato uno studio molto interessante: le misure di restrizione per la pandemia possono incidere sulle persone in fase di sviluppo?
Sì, e molto più di quanto immaginiamo.
Il cervello del bambino è dotato di straordinaria plasticità. Sono le esperienze che vive e gli stimoli che gli offre l’ambiente a stabilire quali connessioni cerebrali mantenere e quali eliminare, quali si potenziano e quali si bloccano.
Le prime interazioni con il mondo extrauterino sono così importanti che determinano in buona misura l’evoluzione del suo sviluppo cognitivo e sociale. Ecco perché il neonato ha bisogno di stare a contatto con i propri genitori e di sentirsi protetto e amato da loro.
Le interazioni del neonato con il mondo sono così importanti che hanno perfino il potere di modificare il funzionamento dei geni attraverso la loro attivazione o la loro inibizione. Il bambino che dalla nascita riceverà dai suoi genitori e poi dagli altri soggetti del contesto di socializzazione-sperimentazione le attenzioni necessarie e crescerà con stimoli di qualità, stabilendo relazioni positive con la famiglia e con gli amici, più probabilmente avrà una infanzia felice e crescerà in modo positivo sviluppando una buona autostima e una positiva sicurezza interna. L’ambiente caldo e sicuro esterno si trasforma progressivamente in qualità interne.
Da decenni sappiamo che la stimolazione precoce dei bambini porta coefficienti cognitivi superiori. I processi di apprendimento sono nuove connessioni neurali, nuove orme sinaptiche, nuove consapevolezze, nuove organizzazioni. C’è come una fame di notizie, ma esse devono essere processate per formare memorie; è allora necessario che le informazioni attirino in qualche modo l’attenzione; lo sguardo, la sua intensità, il gioco, l’espressione corporea e del viso sono strumenti per la crescita di memorie, per gli apprendimenti.
Ci si accompagna nella crescita imitando gli altri, cosa dice e fa la mamma, il papà, gli amici e via crescendo. L’imitazione nei bambini non è soltanto la manifestazione di un impulso incontrollato ma una forma di memoria. Sono le nostre risposte all’ambiente. Anche il linguaggio si apprende innanzitutto imitando. L’impatto delle interazioni umane sull’apprendimento del linguaggio è stato drammaticamente messo in evidenza dalle osservazioni fatte sui bambini allevati in isolamento sociale: la deprivazione sociale ha un effetto severo sullo sviluppo del linguaggio negli esseri umani.
È stato dimostrato che già il feto manifesta comportamenti di risposta all’ambiente, ad esempio si muove attivamente fin dalle prime fasi della gestazione e i suoi movimenti aumentano a mano a mano che questa procede in linea con lo sviluppo del suo sistema nervoso. Il primo senso a svilupparsi è il tatto. In ogni scambio esistono oltre ai contenuti verbali altri contenuti impliciti ma non per questo meno importanti.
Assieme al contenuto delle parole vi sono gli apparati para-linguistici con cui le parole vengono dette e tutto il mare della comunicazione non-verbale che segnala la qualità della relazione fra le persone che stanno comunicando. Imparare a decodificare diventa allora essenziale se si vuole davvero capire ciò che il proprio interlocutore sta dicendo. Insomma è essenziale imparare ad osservare, a farlo bene in modo da cogliere i veri significati della comunicazione che ci interessa.
E bisogna calare queste osservazioni nel tipo di persona con cui si comunica. Le micro-espressioni del volto sono la misura delle reazioni viscerali alle idee e alle proposte che si stanno confrontando. Nonostante l’affinamento evolutivo, l’essere umano conserva 200+ muscoli “inutili”: localizzati nel volto, i muscoli “inutili” in realtà realizzano l’espressione e il suo significato. In conclusione, e semplificando, il nostro comportamento, la nostra personalità, la nostra intelligenza sono direttamente definiti dalle nostre esperienze.
[…]
E adesso ci si chiede: quali potrebbero essere gli effetti del lockdown sui processi di crescita e di sviluppo? Cosa comporta portare la mascherina, vedere gli altri a distanza e mascherati? Potenzialmente gli effetti potrebbero essere enormi. Possono riguardare lo stato emotivo con tutto il ventaglio dei possibili quadri clinici, dai più ovvi disturbi di ansia e depressivi fino ai più severi, insieme alle condotte di lenimento-gestione dell’ansia come il ricorso ad alcol, droghe farmaci.
Possono uscirne persone sempre tese, ipervigilanti,ansiose, stressate, con tutti i correlati neuro-biologici. In pratica, si può innescare un vasto spettro di malattie, ivi compresi tumori, disturbi cardiaci circolatori, ormonali, diabetici, eccetera. Si possono intaccare le capacità cognitive: in definitiva tutto l’arco delle competenze cognitive, emotive professionali sociali. Semplificando molto: è possibile immaginare una popolazione più insicura, malata, meno performante e meno intelligente. L’intensità e la diffusione di tutti questi fenomeni è difficile oggi da calcolare. Fenomeni tuttavia enormi con implicazioni sociali, economiche e politiche gigantesche, su cui è facile immaginare quali e quanti appetiti si muovano. Il punto della questione però mi pare un altro.
È evitabile tutto ciò? E se qualche forma di gestione dell’endemizzazione del virus si rendesse necessaria, cosa si può fare in un bilanciato rapporto fra costi, danni, e benefici e di quali di essi ci si fa portatori prioritariamente? Come sempre lo sviluppo delle conoscenze dovrebbe essere lo strumento per la ricerca della soluzione migliore possibile.

References Bleger J. (1993), “Simbiosi e ambiguità”, Loreto, Libreria Editrice Lauretana Bowlby J. (1989) ‘Una base sicura’ Raffaello Cortina Editore, Milano (qui l’articolo intero)

La vista, dunque, ostruita dalla mascherina; il tatto, impedito dalla distanza; mettiamoci anche l’olfatto (l’odore delle persone fa parte delle esperienze umane, della conoscenza, della comunicazione: quando abbraccio un persona sento il suo corpo contro il mio, tocco la sua pelle e percepisco il suo odore) frustrato dalla distanza. Una grave deprivazione per qualunque essere umano normale, un danno per un bambino, un danno immenso per un neonato.

Faccio seguire due parole rivolte a quelli che vivono all’insegna del virus in agguato.

Massimo Bordin   

commento parzialmente rubato:

Immagina di esser nato nel 1900.
Quando hai 14 anni inizia la prima guerra mondiale e finisce quando ne hai 18 con 22 milioni di morti.
Poco dopo, una pandemia mondiale, la “spagnola”, uccide 50 milioni di persone.
Ne esci vivo e indenne, hai 20 anni.
Poi a 29 anni sopravvivi alla crisi economica mondiale iniziata con il crollo della borsa di New York, provocando inflazione, disoccupazione e carestia.
A 33 anni i nazisti arrivano al potere.
Hai 39 anni quando inizia la Seconda guerra mondiale e finisce quando hai 45 anni. Durante l’olocausto muoiono 6 milioni di ebrei. Ci saranno oltre 60 milioni di morti in totale.
Quando hai 52 anni inizia la guerra di Corea.
Quando hai 64 anni inizia la guerra del Vietnam e finisce quando hai 75 anni.

COMMENTO MIO

Immagina ora di essere nato negli anni 50, 60 e 70:
non ti vergogni di cagarti addosso per qualsiasi cosa? (qui)

Secondo me, oltre al cagarsi addosso per non avere mai vissuto drammi veri (penso – cito in ordine sparso – il terremoto del Friuli e quello dell’Irpinia, quello dell’Abruzzo e quello delle Marche, il Vajont, Stava, limitatamente all’Italia), c’è anche il brivido del pericolo da raccontare a nipoti: “Sapete bambini, sono sopravvissuto a una terribile epidemia…”. Insieme al 99,942% degli italiani, ma questo ovviamente non lo diranno.
E su quello che perdiamo per strada con tutti questi deliri, vi mando a leggere Marcello Veneziani.

barbara

SPIGOLATURE RACCATTATE QUA E LÀ

Enrico Richetti

TACI, IL VIRUS TI ASCOLTA!

Dopo la disfatta di Caporetto bisognava mantenere il segreto su come e dove sarebbe stata preparato la controffensiva. Lo avessero saputo gli austroungarici, non avremmo vinto la guerra.
Durante i terribili mesi della disfatta del Covid il comitato tecnico scientifico ha redatto verbali su come difendersi dal virus. Li ha secretati per impedire che il virus, che sa leggere, scrivere e far di conto, venute a sapere le misure, ci sconfiggesse anticipando le nostre difese.
E’ bellissimo avere come Capo del Governo l’uomo più intelligente del mondo. Novello Churchill, novello Armando Diaz.

Quel capo del governo che ha nutrito gli entusiasmi bagnati di un sacco di gallinelle, soprattutto quando ha magistralmente “asfaltato Salvini e la Meloni”, perché si sa che compito essenziale di un governo è asfaltare l’opposizione, e allora ricordiamo:
favore delle tenebre
Che a me fa venire in mente questa cosa qui

Negate, negate sempre, negate anche l’evidenza. Però prima infilatevi almeno gli slip. (Francesca Mazzantin, qui)

Ecco, il signor conte si è proprio dimenticato di infilarsi gli slip, e si è fatto sorprendere a negare l’evidenza coi pendagli al vento. E direi che ha ragione anche quest’altro signore qui:
stato di emergenza
Enrico Richetti

Abbiamo un ottimo capo del Governo e un’ottima ministra della pubblica istruzione. Hanno intuito quello che all’estero non hanno capito ancora.
Se gli alunni si siederanno, magari alternati, su banchi tradizionali, anche monoposto, saranno facile preda del virus. Se invece i banchi avranno le rotelle (che mancano a parecchi personaggi altolocati) gli studenti, vedendo il virus avvicinarsi, potranno scivolare in tutte le direzioni, e il virus, lanciatosi per infettare lo studente, sbatterà la testa contro il muro, morendo sul colpo.
Avere il capo del Governo più intelligente del mondo dà molti vantaggi….!

Giulio Galetti

SE NON ARRIVA SANGUE AL CERVELLO…

Roma, 29 lug. (askanews) – “Se non arrivano tutti i banchi richiesti… vorrà dire che l’offerta non ha raggiunto i livelli qualitativi e quantitativi rispetto alla nostra domanda”

SEARCH & REPLACE

“banchi” con “mascherine”

E se l’uva non vuole saperne di maturare, è evidente che la colpa è unicamente dell’uva.

Fabio Rampelli

LAMORGESE SCARICA CLANDESTINI NEL LAZIO E ZINGARETTI NON BATTE CIGLIO. PULLMAN ELUDONO TEST SOTTO NASO RAGGI. È EMERGENZA NELL’EMERGENZA

Oltre agli sbarchi incontrollati sulle coste italiane, con i Cara e gli hotspot in sofferenza, partono anche i trasferimenti dei clandestini da una regione all’altra.
Il ministro dell’Interno Lamorgese scarica 334 migranti dalla Sicilia alla Regione Lazio, di cui 15 positivi al Covid mentre 9 risulterebbero addirittura irreperibili. Il governatore Zingaretti non batte ciglio e accoglie, in un territorio dove la situazione potrebbe non reggere per stessa ammissione dell’assessore alla Sanità: ‘così il meccanismo non può funzionare, si rischia di sovraccaricare il sistema sanitario già sotto pressione da mesi’.
Il Lazio è già contaminato da focolai d’importazione estera, in particolare dal Bangladesh e dall’Est Europa. Una situazione che non sembra proprio sottocontrollo, come dimostra il mistero dei pullman spariti che sotto il naso della sindaca Raggi sfuggono al controllo dei test sierologici sulla Tiburtina per chi arriva a Roma. Ed il sospetto – come riportato oggi sulla stampa – è che molti viaggiatori si facciano lasciare altrove dagli autisti per eludere i tamponi. Siamo all’emergenza nell’emergenza, e il Governo Conte spalanca le porte all’immigrazione irregolare.

E tuttavia, nonostante l’intenso impegno a riempire l’Italia di clandestini positivi, distribuendoli accuratamente per tutta la penisola, lasciando loro la libertà di allontanarsi incontrollatamente dalle zone di quarantena, allo scopo evidente di scatenare la promessa seconda ondata, in previsione della quale è stato prorogato il regime di dittatura e dello stato di polizia, pare che la natura abbia deciso di frustrare i loro progetti
covid-clandestini
E chissà dunque che cosa si inventeranno ancora per provocare una nuova epidemia che permetta loro di tenersi ben salda la poltrona sotto il sedere.

Mutarella

Chiamiamolo Mutarella, Sergio Mutarella. Unico paese europeo, coi tassi attuali più bassi di ricoverati e deceduti per il virus, l’Italia subisce dal governo in carica un provvedimento che non ha precedenti nella nostra storia repubblicana, nemmeno al tempo più acuto del terrorismo: il prolungamento dello Stato d’emergenza. Non pochi costituzionalisti si espongono a dire che è una violazione della Costituzione, un abuso, un’inutile restrizione. Non c’è alcuna ragione sanitaria, confermano i medici e i virologi non allineati al potere politico-sanitario. In caso precipiti la situazione, si proclama lo stato d’emergenza. Ma tanti tacciono.
Su tutti, tace lui, il Garante della Repubblica, il Custode della Costituzione, il Capo dello Stato Mattarella. I suoi silenzi sono la vera polizza di sopravvivenza per il governo cialtronesco del nostro Paese. Quella polizza lui la firmò quando disse, minacciando non solo grillini e sinistre ma anche berlusconiani e renziani, che se fate cadere Conte non c’è che il voto. Paura, il voto. Allora, la paura del voto si combatte con la paura del virus.
Il Parlamento ha così votato con l’emergenza l’autoconservazione del posto per molti di loro; l’annunciato soccorso dei berlusconiani si configura nella stessa specie. Poi c’è l’inefficacia dell’opposizione, l’assenteismo sospetto alla Camera.
Ma la cosa più grave è il silenzio della Massima Carica prima che Conte portasse al voto sull’emergenza; il silenzio della Corte Costituzionale, e magari dell’Europa e le sue corti. Mattarella e la presidente della Corte Suprema Cartabia tacciono; sono le Zittelle, e non nel senso del romanzo di Tommaso Landolfi.
Ma tutti stanno zitti se non dice nulla lui, il Presidente, che è anche un giurista. E il Presidente lascia che un improvvisato premier, dal curriculum taroccato, mai eletto in parlamento e in altra assemblea elettiva, mai annoverato tra i tecnici e le risorse della Repubblica, che ha guidato due governi opposti, che porta a profitto individuale una tragedia nazionale, che governa a colpi di decreti, vanterie e conferenze stampa one-man-show, possa impunemente ridurre in cattività un Paese, mettere sotto tutela la Democrazia e la Libertà, violare i diritti (altro che Orban) e firmarsi una proroga allo sfratto da Palazzo Chigi. Perché altra ragione non c’è all’emergenza, che tende a farsi stato d’eccezione, anticamera delle dittature. E se viene proclamato quando non c’è virulenza epidemica, figuriamoci cosa accadrà quando ci sarà davvero qualche avvisaglia. Non dite che lui magari dispone di informazioni a noi ignote; perché quei dati allarmanti non li hanno nemmeno Merkel e Macron, se non hanno proclamato lo stato d’emergenza, figuriamoci se ce li ha solo lui.
La sua è una dittatura temperata dalla cialtroneria, finalizzata a conservarsi il posto più che a stravolgere il paese. Ma è una dittatura strisciante, come si dice dei vermi e delle forme implicite.
Il silenzio di Mattarella è davvero assordante. È il silenzio sull’indecente gazzarra della magistratura e del Csm; il silenzio sullo scempio scolastico, unico paese in Europa a chiudere per primi e a non aprire ancora le scuola; il silenzio sugli sbarchi di clandestini, e di infetti, con cui saltano tutti i rigori invece pretesi per gli italiani. È il silenzio sul Parlamento esautorato a lungo, e a lungo oltraggiato, silenzio sulle esternazioni debordanti del premier o davanti a decreti che gridano vendetta davanti a Dio e alla Costituzione, alla logica e alla grammatica. Lui si palesa solo per premiare scrittori negazionisti delle foibe, per celebrare quasi ogni giorno la Shoah e magari qualche strage su cui si può imbastire la solita lettura.
Qualcuno dice: ma lui è sobrio e taciturno, è siculo, non esterna, fa le cose nell’ombra, al riparo dalla ribalta. Vorrei crederci, me lo auguro, ma quando poi vedi che nulla cambia e nulla succede, quando vedi che Conte annuncia di voler prolungare l’emergenza e nessuno lo ferma, lui va in Parlamento e chiede il voto, allora hai l’impressione che la moral suasion di Mattarella, le sue pressioni sotterranee o sottocutanee siano inefficaci o addirittura inesistenti.
Ci stiamo avvicinando alla sua scadenza al Quirinale e ci auguriamo che non gli rinnovino il mandato; ma quando si sentono i nomi alternativi, le manovre in corso, e il vuoto spinto del centro-destra sui nomi e le strategie, capisci che accadrà quel che accade ormai da decenni: sarà eletto un Presidente voluto dalla sinistra, non super partes; non un PdR ma un Pd, o paraggi. Diciamo un Pd filo-grillino, magari frutto di un patto obliquo con Berlusconi.
Negli ultimi cinquant’anni è andata così: gli unici due presidenti che non obbedivano al coro guidato dalla sinistra, vale a dire Giovanni Leone e Francesco Cossiga, sono stati massacrati con un linciaggio mediatico-politico-giudiziario. Tutti gli altri, compreso il Presidente bigotto che veniva dalla Dc più conservatrice, Oscar Luigi Scalfaro, sono stati dalla parte opposta e non per la sola messaggeria istituzionale: hanno operato e manovrato in quella direzione, pilotando la nostra democrazia e i verdetti elettorali. Sandro Pertini fu più vicino ai comunisti che agli stessi socialisti da cui proveniva; Ciampi, almeno, fu corretto e infatti con lui un governo di centro-destra non fu rovesciato per ben cinque anni. Poi venne il gran manovratore Giorgio Napolitano e il gran silenziatore Mattarella. Il Quirinale è appannaggio della sinistra & C. Ed essendo la prima carica dello Stato, diventa il parametro per tutte le cariche decisive e l’arbitro di tutte le operazioni politiche e trame istituzionali. Infatti sono anni che il Pd perde le elezioni ma poi vince il governo, da un decennio c’è sempre un ribaltone e dopo un giro ce lo ritroviamo lì, al potere. Nel momento più difficile della nostra repubblica, al Quirinale hanno tolto il sonoro, ed è comparso Mutarella.

MV, La Verità 31 luglio 2020, qui.

Già, il figlio di Bernardo.
figlio di Bernardo
Vi regalo ancora Jonathan Isaac,
Jonathan Isaac
cristiano, nonostante nome e cognome ebraici, nero come tutti gli altri, sicuramente non meno antirazzista degli altri, ma con una dignità che gli altri, che si prestano alla consueta e ormai di moda pagliacciata (ma con un consistente ammortizzatore per terra, non sia mai che si facciano la bua ai ginocchietti) neanche si sognano.

E infine un avviso per chi ha bambini che vanno a scuola: preparatevi:
gender scuola
(ma voi, da uno con questa faccia, comprereste un’auto usata?)

barbara

SPIGOLATURE 6

Ancora una volta parto con un antipastino leggero, anzi due, uno in Italia, dove per fortuna il senso dell’umorismo non è ancora del tutto morto
brioches
e uno in Israele, dove le mascherine sono obbligatorie
mascherina IL
Passiamo al consommé che, come facilmente comprensibile anche da chi non conosca il francese, significa consumato. Resta da decidere chi o che cosa sia il consumato: il signor Arcuri, consumato attore specializzato in ruoli di fotti-popolo italiano? Il popolo italiano consumato fino all’esaurimento da un governo di cialtroni e farabutti? I farmacisti, coi nervi consumati dall’infinita richiesta di mascherine che non sono stati messi in condizione di poter fornire? Le mascherine, consumate in due ore a causa di un esperto incapace di mantenere le promesse? A voi la scelta.

 

E ora, per riprenderci dalla batosta delle mascherine e di tutto il bordello che vi gira intorno, una bella carbonara, ricca, saporita, nutriente, la meravigliosa notizia che ci ripagherà di tutte le sciagure e di tutte le amarezze: dopo tanti “esperti” da strapazzo abbiamo finalmente un’esperta vera, a prova di bomba
greta-covid
(qui l’articolo)

È arrivato il momento del secondo. Ci sarebbe un arrostino, che però si è cucinato un po’ troppo e si è seccato: è un po’ duro da masticare, ma magari, mentre mastichiamo, abbiamo il tempo di riflettere un po’.

“QUELLO CHE SILVIA ROMANO FACEVA IN KENYA NON AVEVA NESSUN IMPATTO SU NESSUNO” – EDWARD LUTTWAK

Da “la Zanzara – Radio24”

“Anni fa una brava persona è morta per salvare una donna andata in Iraq per scrivere male dei soldati italiani in Iraq. Vorrei dire che gli operativi dell’Aise sono operativi sul serio e chiunque critichi queste cose, non deve criticare loro. I loro colleghi di altri servizi sono molto operativi nei film, ma in pratica non sono operativi. Il peggior aspetto di questo è la collaborazione con i servizi turchi, gli agenti di Erdogan e dell’islamismo. Gli italiani avrebbero dovuto sputargli in faccia, a questi del servizio turco. Questa è una cosa terribile”.

Lo dice Edward Luttwak, politologo americano, a La Zanzara su Radio 24. “Queste persone italiane che si auto nominano Ong – dice Luttwak –  e che vanno a mettersi nei guai, non hanno diritto di esigere questi grandi sforzi. Più dei soldi c’è il rischio per il personale, che non sono lì per fare le bambinaie di queste disgraziatissime persone che vanno proprio lì dove c’è il pericolo. Vi assicuro che quello che questa signora faceva in Kenya non aveva nessun impatto su nessuno.

Io vi do una lista di quartieri a Napoli dove c’è un enorme bisogno di lei… invece lei va a fare  un’avventura personale e poi si fa salvare dallo Stato italiano, e poi com’è successo quella volta con quelle due disgraziatissime Simone, il padre diceva che se vogliono poi tornare in Iran, non è che le blocco. Hanno il diritto di farlo. E così ogni volta lo Stato italiano va lì e paga milioni”.

“Queste  Ong – aggiunge Luttwak –  sono ragazze e ragazzi che vanno in giro con Toyota Land Cruiser da 70.000 dollari, parlano a vanvera, non parlano la lingua, non sanno fare sono alcune ong importanti accreditate? La parola ong vuol dire non governativa. Vuol dire cioè che non è sorvegliata da nessuno. Questi sono giovanotti e giovanotte che non hanno una collocazione nella loro società, e sotto il nome di ong vanno a vanvera nel mondo. Ero in Bolivia e nell’Amazzonia boliviana, ho la mia fattoria di mucche. E vedo questi sbandati delle ong che vanno in giro a fare programmi cretini e poi scompaiono. Raccolgono soldi da qualche cretino e poi scompaiono. Sono una piaga”.

Silvia Romano si vuol far chiamare Aisha: “Un po’ di rispetto, Aisha è la moglie di Mohammed. L’ha sposata quando Aisha aveva sei anni, ma nella biografia ufficiale spiegano che non ha consumato fino all’età di nove anni. Quindi è un glorioso nome Aisha. Un orrore?  No, è una cosa bellissima. Adesso sento che questa vuole ritornare lì per farsi catturare di nuovo per essere liberata di nuovo. E magari c’è un genitore in giro, come ha fatto con le due disgraziatissime, che dice se mia figlia vuole ritornare io non è che la blocco.

Se dovremmo impedire a queste persone di tornare lì? No, no, bisogna pubblicare una notizia oggi, in giro per il mondo, che se tu sei un cittadino italiano, che ti chiami ong o non ti chiami ong, Ciro o Giro, tu devi contattare il consolato italiano più vicino, e se il consolato ti avvisa che è pericoloso essere dove sei, se tu non ritorni a casa il consolato italiano non può più tutelarti”.

Molti italiani sono rimasti infastiditi nel vedere la Romano vestita in maniera islamica? Tu sei un razzista del peggior tipo, sei un anti islamico. Lei si chiama Aisha che era la moglie di Mohammed. Che ha sposato a sei anni, consumato a nove. Questa è una parte importante. Io sto citando la biografia ufficiale del mondo religioso islamico. Lui ha detto guarda che non sono un pedofilo perché non ci ho fatto niente fino all’età di nove anni. Ma a me preoccupa solo un fatto, di aver collaborato coi puzzolenti turchi, i peggiori turchi del mondo, ci sono turchi belli e brutti. I più brutti sono quelli del servizio turco”. (qui)

Come ha ricordato qualcuno, lei era lì per intrattenere bambini (e, come ha ricordato Silvana De Mari e come tutti noi possiamo verificare girando per google immagini, farsi i selfie col negretto), perché sicuramente non si sono donne africane capaci di badare a un gruppetto di bambini. E siamo arrivati al dessert, per il quale propongo una bella torta alla panna, ben sostanziosa.

Urgono uomini seri

C’è aria di guerra civile in Italia. Una brutta aria di odio e d’insofferenza. Si sta scavando un fossato incolmabile tra italiani. Riassumo gli ingredienti o le stazioni che portano all’odio radicale. In primis le restrizioni e i divieti anche assurdi hanno lasciato un segno e una scia sul corpo e la mente degli italiani; poi le carenze sanitarie più elementari unite alle clamorose cialtronerie di commissari, ministri e task force; aggiungi la mancanza assoluta di strategia, prevenzione e test per governare il futuro ma tutto è affidato ai cittadini e alle loro limitazioni. Poi la drammatica situazione economica e sociale per famiglie e imprese, le tante aziende che non apriranno, i tanti che non riavranno il lavoro, l’impossibilità di far rinascere esercizi con quelle restrizioni, quei costi e quelle cadute. Intanto una legge libera fior di delinquenti dalle carceri e persino criminali in cella d’isolamento, che non erano a rischio di contagio; proprio mentre venivano inseguiti sulle spiagge come criminali innocui bagnanti, sporadici avventori o isolati corridori. Unisci questo quadro alla vanesia, fanfarona, irritante esibizione del governo, gli show inconcludenti su aiuti che non arrivano mai.

Se a tutto questo unisci vicende dell’assurdo come la liberazione di Silvia Romano, con pagamento ai terroristi per finanziare le loro imprese e le loro armi, il ritorno dell’ostaggio da moglie di uno di loro e credente nella religione dei suoi stessi carcerieri nella versione più feroce e antioccidentale, insieme all’autoincensarsi del governo che sfrutta l’occasione per farsi uno spot e una passerella, col premier e il ministro degli esteri che sgomitano per prendersi la vetrina, il codazzo di media allineati e vescovi inclusi, ti accorgi che la polveriera sta per esplodere. Non c’è più dissenso ma disprezzo, livore.

Su quest’ultimo caso ho letto giudizi sprezzanti che trasudano odio tra due Italie che non si parlano più ma si sputano, si schifano, si disprezzano. Agli uni pare civile, umano e misericordioso gioire per il ritorno a quelle condizioni dell’ostaggio e pare invece bestiale, infame e incivile chi ne mostra il conto, il rischio, la beffa. Agli altri, e ci sono anch’io tra questi, magari con toni e argomenti un po’ diversi, pare assurdo che una prigioniera torni con la divisa dei suoi carcerieri, che vanti il trattamento ricevuto, che ostenti anche nelle vesti il disprezzo per il mondo in cui è tornata e che ha pagato il riscatto e rischiato vite umane per riportarla a casa. Ma poi leggi i commenti dell’altro versante, anche di persone fino a ieri abbastanza equilibrate che provano schifo per chi fa queste elementari considerazioni, per chi ricorda le vittime del terrorismo e le volte che non abbiamo voluto pagare riscatti per non cedere ai terroristi, lasciando morire anche leader nazionali. A vergognarsi, per costoro, dovrebbe essere chi lo denuncia…

Allora ti accorgi che qualcosa si è rotto, il malessere sta facendo saltare i nervi a tutti e ci sono due vulcani pronti a eruttare, l’un contro l’altro armati. C’è un’aria terribile. Lo vedo anche nel mio caso personale, lo riconosco: non riesco più neanche ad ascoltare programmi come quello della “vipera tirolese” o simili, a vedere i tg filogovernativi o ad ascoltare, solo ad ascoltare, la voce del gagà di governo, di gigino, di fofò, della sinistreria assortita. Sono stato spesso all’opposizione, in aperto dissenso, non mi sono mai risparmiato nelle polemiche. Ma non mi era mai capitato di scendere a questi livelli d’insofferenza radicale e vedo che sta capitando anche dall’altro versante. Ed entrambi riteniamo di avere piena ragione.

Ma che ci sta succedendo? Dove ci porterà questo clima se si aggraveranno, come temono in tanti, le condizioni sociali ed economiche del paese e la depressione diffusa muterà in rabbia? Il dissenso verso questo governo ormai va ben oltre la critica e la richiesta di farlo cadere. La gente vorrebbe vederli sparire, mandarli a casa a calci nel sedere, se non in galera, perlomeno nello stesso carcere in cui è stato confinato il popolo italiano oltremisura. Penso alla sventura di un paese che sta attraversando il peggior momento della sua storia repubblicana col peggior governo che potesse capitare. Con più incapaci, cialtroni, quaquaraquà, ignoranti e presuntuosi mai avuti nella sua pur assortita storia.

Come pensate che si possa ricucire questo paese e riportare nella normale vita di una democrazia i dissensi e le divergenze? So che molti di voi sognano una svolta radicale, una sterzata elettorale, un’inversione di marcia. Lo capisco, d’istinto lo dico anch’io. Ma lasciate che vi dica una cosa: siamo arrivati a un punto che non si tratta più di destra e sinistra, di sovranisti e globalisti, di populisti e no. Urge affidare il paese nelle mani di persone serie. Abbiamo un elementare assoluto bisogno di gente seria. Seria, non dico altro. Una parola semplice e complicata. Serietà. Persone consapevoli della loro responsabilità, che non vendono fumo, che spengono gli odii, che mantengono gli impegni assunti, non vogliono raggirare nessuno. Voi direte sì, ma devono essere capaci, competenti, adeguati. Basta che siano seri. Perché una persona seria se capisce di non essere all’altezza non si assume il compito di guidare un paese, e in questo momento poi; e una persona seria nei campi in cui non ha competenza, si affida a persone serie, li investe di serie responsabilità. I buffoni, i mestatori e i dilettanti al potere sono gente priva di serietà.

Noi abbiamo bisogno di gente seria, il coraggio della serietà. Altrimenti quelli “seri” arriveranno da fuori. Poi ragioniamo sul resto, ma è necessario che al più presto si concordi un cambio di guardia per un governo autorevole composto da gente seria. Perché la situazione, come si usa dire, è grave ma non è seria.

MV, La Verità 13 maggio 2020, qui.

Aria da guerra civile. Ed ecco questa scena ripresa a Salerno, dove una donna è stata sorpresa dalle forze dell’ordine senza mascherina, diciamo una grappa ad almeno 50° buttata giù nello stomaco in un’unica sorsata e fatta lì esplodere:

 

Sì, l’esasperazione è ormai arrivata a un punto tale che non si ha neppure più paura delle possibili conseguenze. E non è interessante constatare che se si ribellano decine di persone tutte insieme, quei vigliacchi non hanno il coraggio di fare niente, esattamente come non fanno niente agli africani che spacciano, capaci di scatenarsi solo con il singolo, tanto più impreparato a difendersi quanto più consapevole di non avere commesso alcun illecito, per non parlare di reato? Prendiamone nota, e facciamone buon uso.

barbara

QUANDO I POLITICI SI DANNO ALL’ITTICA 2

Quelli che sono convinti di avere inventato una novità.

Folle d’Italia, o della cronologia di un fallimento annunciato

Nel 2007 c’è il primo V day, abbreviazione di “vaffanculo day”, in cui Travaglio (che Beppe Grillo “vorrebbe come ministro di grazia e giustizia”) recita alla folla liste di corrotti come fosse Savonarola. È un momento storico, sono supportati da migliaia, milioni di semplici cittadini né di destra né di sinistra che si sono organizzati dal basso per “mandare affanculo i politici”.
È così che nasce il Movimento 5 stelle, destinato a ripristinato la legalità, aprire il parlamento come una scatoletta di tonno e rendicontare anche gli scontrini del caffè. Peccato poi glie li abbiano rubati (oh nooo), poi li abbiano falsificati, poi sticazzi degli scontrini e oggi combattono per tenersi case che non gli spettano.

Nel 2009 c’è il “No B. day”

Ben 300.000 persone si riuniscono in piazza San Babila per chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi dopo la bocciatura del lodo Alfano. Organizzati via Internet, dal basso, semplici cittadini né di destra né di sinistra, è un momento storico. L’anno dopo si ritroveranno al teatro Vittoria con Di Pietro e Vendola via webcam, sul palco PCI, Verdi, Radicali, PDCI e PD mentre in platea ci saranno a malapena cento persone. Oggi il sito è in vendita, ma va ricordato il climax quando a gran voce si chiede se a Veronica Lario di diventare segretaria del PD in quanto donna capace di divorziare.

Nel 2010 c’è Raiperunanotte

Il 25 marzo centinaia di piazze d’Italia guidate da Michele Santoro si riempiono per aggirare la sospensione di messa in onda di Talk show politici. Organizzati via Internet, dal basso, semplici cittadini né di destra né di sinistra hanno trasmesso in diretta streaming un momento storico, proiettandolo su megaschermi in collaborazione con altre emittenti.
Raiperunanotte è stato “il primo sciopero degli abbonati RAI”, “una scossa tellurica alla TV italiana”, con Vauro e Santoro che pronunciano un solenne giuramento. Quale? Boh, chi se lo ricorda. Oggi Vauro “è felice di andare a pranzo con un fascista” e Santoro vorrebbe tornare in Rai.

Nel 2011 è “Senonoraquando”

Il 13 febbraio le piazze si riempiono di donne che pretendono le dimissioni di Silvio Berlusconi, indignate dalle feste eleganti, le olgettine e la dura legge del Bunga. Organizzate via Internet, dal basso, semplici cittadine né di destra né di sinistra volevano un mondo morale per le loro figlie. Era un momento storico, una data che avrebbe cambiato l’Italia. Oggi si scannano tra di loro dopo essersi scisse in ottotremila fazioni su questioni che sostanzialmente vertono su “tutte le donne dovrebbero X”.
Lo stesso anno, causa spread fuori controllo, Berlusconi si dimette.

Arriva Mario Monti

Nel 2012 c’è il NO MONTI DAY, a cui segue il Movimento 9 dicembre detto “dei forconi”. Semplici cittadini da nord e sud Italia, né di destra né di sinistra, coordinati via Facebook, si organizzano dal basso per organizzare uno sciopero a oltranza con blocchi stradali finché “qualcuno dei politici farà qualcosa”. È un momento storico, a migliaia paralizzano il paese finché salta fuori che il leader è un allevatore di pesce bancarottaro che ha la brillante idea di presentarsi in Jaguar e sorriso smagliante.
Complice la scoperta che all’interno del movimento né di destra né di sinistra ci sono svariati esponenti di Forza Nuova, tutto finisce nel nulla a macchia di leopardo, con sparuti gazebi qui e lì che vengono irrisi dai passanti. Da allora si scindono in “9 dicembre forconi per la sovranità” (22,000 like), “Movimento dei forconi” (63.000) e “Coordinamento nazionale per la rivoluzione 9 dicembre”.

Perché non hanno mai funzionato?

Bè, perché la folla non è geneticamente in grado di essere propositiva e men che meno costruttiva. È come il monossido di carbonio. Infinitamente potente e altrettanto volatile, sprovvista di memoria od organizzazione, si concentra, esplode e scompare senza lasciare traccia di sé se non i danni a case, macchine e cestini.
Costruire un partito (o leggere i curriculum dei candidati), trovare soluzioni efficaci (o credere al realismo invece che alle promesse facili) richiede uno sforzo intellettuale perdurante, cioè richiede impegno e fatica costanti senza divertimento. E questo la folla non lo può, non lo sa, non lo vuole fare; è contro la sua natura. La folla si riunisce per antagonismo, perché solo nel nemico trova la propria identità. Non importa se coi sassi e i bastoni che ha a disposizione potrebbe ricostruire Notre Dame; la folla preferirà sempre usarli per lapidare chi reputa l’abbia incendiata.

È questa la sua forza, e anche la sua condanna.

Nicolò Zuliani (qui)

Qui lo vediamo in una prospettiva diversa, ma la sostanza non cambia molto.
sardine 1
Credo sia interessante leggere la parte finale di questo articolo di Marcello Veneziani, che risponde a una domanda che si pongono in molti: ma in che modo le sardine impedirebbero di andare a sentire Salvini? Ve lo spiega molto bene lui.

La svolta ittica della sinistra ha poi un pericoloso contorno. Sono i centri sociali che autonomamente scendono in piazza ogni volta che si affaccia Salvini o la Meloni. E vorrebbero impedire coi loro modi facinorosi di esprimersi. Voi direte: ma le sardine, le innocue, dietetiche sardine, cosa c’entrano con gli estremisti dei centri sociali? Nulla, per carità, marciano divisi anche se poi colpiscono uniti lo stesso obiettivo, e magari cantano da ambo le parti Bella Ciao.
Ma vorrei far notare cosa succede quando Salvini va in piazza. È uno schema fisso, naturalmente casuale, che però si ripete puntuale. Si mobilitano le sardine da una parte e le murene dall’altra. Le une presentano una piazza dalla faccia pulita e senza curriculum politico; c’è un popolo, er valoroso popolo de sinistra, a piede libero, non di partito, non di corrente, se non marina. E le altre, le murene, servono a intimidire coloro che hanno intenzione di andare ad ascoltare Salvini. Si temono scontri, assalti, incidenti, lanci di roba, picchetti, così ti passa la voglia di andarci, soprattutto se sei una persona mite, un moderato, uno che non ha alcuna voglia di trovarsi coinvolto in qualche scontro tra polizia e manifestanti. Insomma s’innesca una tenaglia perversa in cui le sardine hanno il compito di persuasori, le murene fungono da dissuasori.
Ero in tour di conferenze tra l’Emilia e Romagna, e mi sono trovato nei luoghi in cui avrebbe parlato Salvini e in cui sarebbero usciti dalle scatole le sardine; i giornali locali tappezzavano le città di locandine sul pericolo di centri sociali in rivolta contro l’arrivo di Salvini. Si alimentava una psicosi, e naturalmente la colpa era di Salvini che con la sua presenza provoca e profana una terra antifascista.
Insomma vedi i ragazzi-sardina, pensi che siano merce nuova e poi ti ritrovi in versione marina, proprio nelle zone che furono il triangolo rosso della guerra civile, il vecchio fantasma dell’Anpi e dei nuovi partigiani fosco-emiliani. Vuoi vedere che la i finale dell’Anpi sta ora per partigiani ittici?
E il Pd come risponde alle sardine? Si fa piatto come una sogliola, per non farsi notare. Ma rischia di finire in padella. Indorato e fritto.

MV, La Verità 21 novembre 2019 (qui) 

E ricordatevi: se vuoi suonerete le vostre sardine, noi suoneremo i nostri gattini
gattini
Che poi alla fine comunque andrà a finire così
lotta
Continua

barbara

I CONTI IN TASCA + VARIE ED EVENTUALI

Conti legali, dico. In tasca alla piratessa.

Breve e sicuramente incompleto – non sono giurista e non credo di conoscere tutti i fatti – dei reati commessi dalla sopracitata criminale internazionale:

– violazione delle acque territoriali libiche
– interferenza con l’azione della guardia costiera libica
– sottrazione a quest’ultima di decine di persone che sarebbero state di sua competenza
– partecipazione attiva nella tratta dei negri in combutta con organizzazioni negriere internazionali
– tenuta in ostaggio di decine di prigionieri per due settimane
– violazione delle acque territoriali italiane
– speronamento di una motovedetta della Guardia di Finanza italiana
– tentato omicidio delle persone a bordo della motovedetta

Credo che un bel po’ di decine di anni di galera lì dentro ci siano (e si guardi bene il signor Avvocato dal venirmi a dire che sbaglio) e spero proprio che almeno un bel po’ se li faccia, anche se la Germania ha la faccia da cunicolo di venirci a dire che l’arresto è sbagliato perché salvava vite. È proprio vero che la Germania che prima deportava ebrei adesso ha cambiato ramo e si è messa a deportare negri. E forse qualcuno dovrebbe informare il Signor Presidente della Repubblica Tedesca che l’occupazione tedesca del territorio italiano è terminata da quasi settantacinque anni, anche se forse il suo cuore dice di no. D’altra parte sembrerebbe esserci una bella botta di tedeschi che sulla loro antigonessa nazionale  non sembrano nutrire sentimenti di grandissima solidarietà (nei commenti; chi non conosce il tedesco li metta in un traduttore automatico).

Che poi, a proposito di Antigone, chissà se le pasionarias dell’identificazione sono al corrente del fatto che in quella originale, quella di Sofocle, la storia si conclude col palcoscenico pieno di cadaveri; la circostanza potrebbe dare spunto a interessanti considerazioni psicanalitiche nei confronti dei fautori dell’accostamento fra le due donne, non trovate?

Per concludere aggiungo alcune interessanti osservazioni di Marcello Veneziani, un Nicola Porro incazzato di brutto,

quello che è stato giustamente definito il migliore commento dell’anno
commento
e infine il peggiore, in assoluto, fra tutti i disastri provocati dalla signora Carola:
gretacarola
barbara

LE TENDINE ANTICRISTO E IL DIO ANTIFASCISTA

Non mi sono ancora ripreso dal video di Alessandra Moretti, esponente telegenica del Pd, che giustifica la decisione del sindaco del Pd di Pieve di Cento, Sergio Maccagnani, di coprire con le tendine i simboli cristianiche appaiono in cimitero per non turbare la sensibilità di chi non è credente. Il progetto, spiega il sindaco, “prevede di montare un sistema di oscuramento motorizzato con teli di tessuto che consentiranno di coprir temporaneamente le immagini sacre e le tombe di famiglia, così da permettere la celebrazione di riti laici”. Pensavo fosse una fake, una gag, una caricatura fatta ai danni del pd, della sinistra e dei laici. Invece, l’esponente nazionale del Pd la riprende sul serio e con favore, nel programma televisivo di Paolo Del Debbio, sottolineando che si tratta di tendini “amovibili”. Non ci posso credere.

Temo che una tendina inamovibile, dura come una cataratta di demenza, sia scesa a oscurare quelle menti. Proviamo a ragionare seppur in presenza di sragione. Una civiltà che da secoli, da millenni, segue dei riti religiosi, adotta i simboli religiosi, vive tra segni della cristianità in ogni luogo (chiese, piazze, ospedali, scuole, palazzi civici, cimiteri comunali, ecc.), a un certo punto dovrebbe occultare i suoi simboli per non recare turbamento a chi non crede. Premesso che ciascuno è libero di credere o no, ma che fastidio, che turbamento, che problema può dare un simbolo cristiano a chi cristiano non è? Se non annette alcun significato a quei simboli, se li declassa a puro arredo funebre, che tormento o affronto subisce? Che sofferenza può avere se è nato e cresciuto in un paese, in una civiltà, in una storia, in cui quei simboli sono e restano prevalenti nei secoli? Capisco che a Notre-Dame il prode Micron, cognome più realista di Macron, dimentichi la “ragione sociale” della cattedrale e la tratti come un monumento laico, statale e repubblicano. Capisco che i cristiani per Obama e per la Clinton siano ridotti a una setta primitiva di “adoratori della Pasqua”. Ma con le tendine AntiCristo abbiamo raggiunto l’Idiozia Perfetta, inarrivabile, che ce la invidieranno i laici e gli anticristiani di tutto il mondo, dallo Sri Lanka al Canada, per toccare tutti i gradi dell’arcobaleno.

E se qualcuno a sinistra si dissocerà da questa idea, come finora non ho sentito, il problema di fondo resta: c’è un rigetto di civiltà, un rifiuto in forma di vomito, di delirio, di odio, verso tutto quello che ricorda la nostra storia, la nostra fede, la nostra cultura. Vergognarsi dei simboli e delle radici nostre, questo è il problema, oltre la buccia alterata di queste posizioni forsennate. E la triste consolazione sarebbe che queste cose accadono solo in Italia dove l’aspetto grottesco, comico, teatrale e surreale, ha sempre avuto uno spazio speciale. E invece no, purtroppo, al di là di questi episodi di folclore e paranoia, il rifiuto della nostra civiltà cristiana è radicale e si inserisce nel più vasto rifiuto della storia, della natura, oltre che del soprannaturale. E si inscrive in una tendenza che con pari fanatismo attacca la famiglia e la nascita, la natura umana e i legami comunitari, la sovranità nazionale e l’amor patrio, quasi a dimostrare che la vera battaglia in corso, passano i secoli ma è una: contro Dio, patria e famiglia, comunque definiti. Un insieme che viene icasticamente rappresentato da un’altra esponente di quella sinistra come “vita di merda”: bisognerebbe fare un’analisi per scovare le feci occulte che si nascondono nelle loro teste.

Questo delirio di civiltà crea nella pancia grande delle nostre città, delle nostre nazioni, dei nostri villaggi globali, un senso imbarazzante di schizofrenia, di delirio, di rimozione, di parricidio e di matricidio, che ci fa vivere da estranei, da clandestini senza permesso di soggiorno, tra le nostre case, i nostri centri storici, i luoghi di culto, i simboli che sono poi l’alfabeto elementare in cui siamo cresciuti e in cui riconosciamo il nostro lessico famigliare. E alle ali estreme o esterne questo delirio di civiltà motiva, giustifica la persecuzione dei cristiani nel mondo, gli eccidi come quello di Colombo, l’odio verso chi espone un crocifisso e non in un paese islamico ma a Roma nel cuore millenario della civiltà cristiana, cattolica, apostolica, romana. O all’opposto giustifica il delirio di qualche “suprematista bianco” che pretende di rispondere all’odio con l’odio, al sangue col sangue, e fa strage. Ma a questo si arriva quando si lasciano le briglie sciolte all’odio e alla pazzia.

Nel catalogo quotidiano di intellettuali da vetrina, nel book con le loro immagini, le loro omelie, non trovo un cenno per criticare questa Imbecillità Militante, non un’analisi se non le consuete contumelie contro Salvini, i fascisti, i sovranisti. Anzi, nei pochi tentativi di giustificare al mondo, l’esistenza di Dio, un teologo che prosegue da privatista, come Vito Mancuso, definisce Dio coi tratti di un partigiano: Dio è antifascista, ha detto l’anima bella, citando don Gallo. Dio non sta nei cieli ma in piazza, possibilmente a piazzale Loreto, e non da martire. Dio non si celebra a Natale o a Pasqua, quando nasce o quando rinasce Gesù Cristo, ma il 25 aprile.

Una boutade, certo, non posso pensare che sia detta sul serio, ma se Dio è antifascista, e nessuno obietta niente, allora è normale che si adottino le tendine per occultare la croce. Perché non gli occhiali bifocali che si oscurano alla vista di un simbolo cristiano? Perché non le croci reclinabili come i sedili, che si abbassano al passaggio di cortei laici o estraibili come i letti dai divani? C’è vita sul pianeta Italia, nella galassia Europa, nel sistema solare umanità, che si ribella a questo corso accelerato di barbarie e di demenza?

MV, La Verità 30 aprile 2019

Poi la signora Alessandra Moretti “chiarisce”:
tendine
Peccato che non abbia potuto far sparire il video 

barbara