CRISI UCRAINA, ALTRE DUE PAROLE

Chi ha un po’ di anni sulle spalle ricorderà sicuramente le famose marce per il Vietnam in tutto il mondo, America compresa: i cartelli, gli slogan, yankee go home, non è casa vostra… Magari ricorderà anche questa canzone appassionata e bruttina, come quasi sempre le canzoni “impegnate”:

Beh, ora la musica è cambiata. In questo specifico momento il pacifismo non è più di moda, in questa stagione non si porta, il yankee stay home non suona bene alle orecchie politicamente corrette in questo primo quarto dell’anno sotto il regno di quel famoso nonno giovanile di cui ha bisogno l’America – e il mondo ancor di più.

Lauren Chen – Se sei americano e ti opponi alla guerra con la Russia, aspettati di essere bollato come “antipatriottico”

I falchi pro-guerra in Occidente hanno fatto ricorso a tutta la loro ostilità nei confronti di coloro che si oppongono ad un conflitto in Ucraina.

Tratto e tradotto da un articolo di Lauren Chen e pubblicato sul sito Russia Today che spiega come i “falchi” (da lei definiti anche Neo-Con) definiscano “antipatriottici” colore che non vogliono un confronto armato con la Russia, che siano essi Democratici o Repubblicani.

Martedì scorso, dopo settimane di incertezza internazionale e di timori di un conflitto, la Russia aveva annunciato che avrebbe ritirato le sue truppe dal confine con l’Ucraina. Questa notizia era arrivata dopo ripetute rassicurazioni da parte del presidente Vladimir Putin e dei suoi funzionari, secondo cui Mosca non avesse alcun desiderio di guerra e che i movimenti e lo schieramento delle truppe fossero “solo esercitazioni”.
I mercati avevano immediatamente risposto a questo sviluppo con un rinnovato ottimismo, poiché il Dow Jones era balzato di 400 punti, le azioni europee avevano chiuso in positivo ed i prezzi del gas naturale e dell’energia erano scesi. Tuttavia, un gruppo rimasto curiosamente silenzioso alla luce di quella svolta apparentemente positiva degli eventi è stato quello dei “falchi della guerra“, stimolati dai media occidentali (qui qui), dall’intelligence e dai politici, che nelle ore precedenti avevano quasi assicurato all’opinione pubblica che un’invasione ed un conflitto armato fossero ormai “imminenti” ed “inevitabili“.
Ma anche se i Neo-Con e i Neo-Liberals dell’establishment potranno sempre dire che i loro avvertimenti fossero semplicemente la “conclusione logica” – date le informazioni disponibili in quel momento – è importante ricordare che durante tutta questa recente isteria ci sono state delle voci che hanno tentato di rigettare indietro le crescenti richieste di una guerra.
Tuttavia, piuttosto che affrontare i loro ragionamenti, il campo di quelli favorevoli ad una guerra ha fatto ricorso a diffamazioni per giustificare il loro peculiare bisogno di alimentare le tensioni con un’altra superpotenza globale.
In particolare, in un tentativo di contestualizzare le rassicurazioni delle Comunità dell’Intelligence che le azioni delle truppe russe fossero una preparazione all’aggressione contro l’Ucraina, il membro del Partito dei Verdi ed ex-candidato presidenziale Jill Stein ha ricordato ai suoi seguaci sui social media come i funzionari non solo si siano già sbagliati sui conflitti precedenti, ma che avessero anche ed effettivamente mentito al pubblico per ottenere il sostegno all’azione, sia in Vietnam che in Iraq. Allo stesso modo, molti di questi stessi addetti ai lavori sono stati tutt’altro che sinceri sulle recenti storie che coinvolgono Julian Assange ed il Russiagate.
La risposta generale al post di Jill Stein è stata complessivamente positiva, in linea con i sondaggi  che suggeriscono come il pubblico americano non abbia interesse a coinvolgere il proprio paese in nuovi impegni all’estero. Tuttavia, la reazione del campo favorevole ad una guerra è stata quella di accusare la dottoressa Stein di essere una “filo-russa“. Perché, ovviamente, quale altra ragione potrebbe esserci dietro a qualcuno che si oppone ad un costosissimo intervento militare basato su di un’intelligence traballante, se non la slealtà verso il proprio paese?
E su questa stessa lineaTulsi Gabbard, un’altra sostenitrice del movimento che si oppone agli interventi militari all’estero degli Stati Uniti e che ha più volte e ferocemente criticato la politica estera americana, ha passato settimane a mettere in guardia sugli interessi contrastanti che motivano coloro che suonano i tamburi della guerra. Spesso, come la Gabbard ha sottolineato, i funzionari che sono più favorevoli all’azione militare americana all’esterosono poi anche quelli che si trovano a guadagnare monetariamente attraverso contratti e spese per la difesa.
Per di più, la Gabbard è arrivata a suggerire che, incoraggiando l’Ucraina ad unirsi alla NATO, alcuni attori americani potrebbero voler effettivamente cercare di innescare una nuova Guerra Fredda“, non per beneficiare gli interessi alla sicurezza degli Stati Uniti, ma piuttosto per il suo complesso industriale militare.
Dopo tutto, storicamente, anche la politica americana ha considerato le violazioni delle sue sfere di influenza, che si sono verificate anche in paesi a lei vicini, come Cuba, come “atti di aggressione“. Cosa rende l’invasione occidentale in Ucraina diversa?
Come con la dottoressa Jill Stein, tuttavia, purtroppo le critiche a Tulsi Gabbard sono state accolte con le solite accuse di essere un “agente straniero” – con poco o nessun tentativo di affrontare la reale sostanza della sua posizione.
Dall’altra parte dello schieramento della politica, a Destra, una delle voci più prominenti contro la guerra è sicuramente quella di Tucker Carlson, conduttore del programma di punta della rete Fox News, che è stato allo stesso modo attaccato per le sue opinioni. Tucker Carlson ha spesso dedicato del tempo nel suo programma a mettere in discussione se, indipendentemente dalle intenzioni della Russia, coinvolgere gli Stati Uniti negli affari ucraini fosse nell’interesse dell’America stessa, specialmente in un momento in cui i problemi interni abbondano. Inoltre, Tucker Carlson è stato scettico sui tentativi dei politici di dipingere l’Ucraina come una “democrazia in stile occidentale”, al fine di raccogliere il sostegno pubblico per qualsiasi potenziale alleanza od intervento.
Per i suoi sforzi, Tucker Carlson ha ricevuto una condanna particolarmente feroce da persone come David Frum, che nel 2003 ha accusato coloro che erano contrari all’azione militare in Iraq di essere “antipatriottici“. In un feroce articolo su The Atlantic, David Frum ha accusato Tucker Carlson ed altri a Destra contrari ad una guerra di “vomitare i punti di conversazione di Vladimir Putin”, ed ironicamente ha paragonato la sua posizione a quella di “isolazionisti che speravano di trarre un profitto politico da quella passività“.
Il ritiro delle truppe russe poteva aver temporaneamente neutralizzato lo “slancio pro-guerra” che si stava costruendo nel discorso dell’opinione pubblica occidentale. Tuttavia, l’ostilità palese verso coloro che sostengono posizioni contrarie ad un escalation delle tensioni con la Russia può segnalare come sia solo una questione di tempo prima che le forze dell’establishment sostengano, ancora una volta, che non sia solamente benefico, ma piuttosto anche necessario, che i militari occidentali colpiscano prima che le forze russe possano fare lo stesso.
Marco Loriga, qui.

E ora una, saggia come sempre, riflessione di Giovanni Bernardini

Giovanni Bernardini

PIEDI NEL PIATTO

Mi permetto una considerazione estemporanea.
Le guerre sono orribili, ma hanno almeno un merito: mettono all’ordine del giorno le cose davvero importanti.
Cosa dicevano dai nostri teleschermi tanti “intellettuali” sino a poco tempo fa?
I confini sono inutili, le patrie non esistono. Il mondo è la nostra patria.
Oggi tutti parlano, più o meno bene, di patrie, difesa dei confini, diritto delle nazioni all’autodecisione.
Transizione ecologica! Energie “rinnovabili”! NO carbone, NO petrolio, NO gas, NO nucleare! Lo strillavano in tanti. E molti ne parlavano con aria seria, come se si trattasse cose serie.
Oggi le bollette sono alle stelle e la crisi ucraina le farà alzare ancora di più. E tutti se la fanno sotto pensando a Putin che ci potrebbe chiudere il rubinetto del gas.
E poi, sinceramente, se si pensa ad un possibile guerra in Europa a qualcuno frega qualcosa del “grande centro”? O se Conte continuerà ad essere il leader dei 5 stelle?
E, sempre pensando all’orrore di una guerra, a qualcuno frega qualcosa se negli eserciti ci saranno o meno le quote rosa? O le quote gay?
A volte la realtà mette i piedi nel piatto delle idiozie ideologiche o del chiacchiericcio politico.

Ed allora sono guai…

Aggiungo ancora una riflessione: Francia e Gran Bretagna avevano dei precisi accordi con la Polonia, e quando questa è stata aggredita dall’esercito tedesco, erano formalmente obbligate a intervenire. Nessuno è invece intervenuto in occasione dei massacri d’Ungheria, dei carri armati a Praga, delle sanguinose repressioni nei Paesi baltici e tanto altro ancora, per un motivo molto semplice: non avevamo alcun titolo per farlo, non c’erano trattati con quei Paesi che giustificassero un intervento. Eravamo dispiaciuti per le vittime e furibondi contro l’aggressore, abbiamo pianto per Jan Palach, ma non avevamo alcun titolo per intervenire. Ora chiedo: esiste un trattato che regoli un intervento armato della NATO a difesa di un Paese non appartenente alla NATO che qualcuno sostiene essere in procinto di essere aggredito e che potrebbe forse magari può darsi chissà trovarsi ad avere un contenzioso di tipo militare con un altro Paese non appartenente alla NATO?

barbara

ISRAELE ANCORA

Inizio riproponendo un vecchio post di otto anni fa, che aiuta a dare un’idea degli atteggiamenti e delle posizioni dell’Intelligencija sinistroide nei confronti di tutto ciò che riguarda Israele, attitudini purtroppo drammaticamente attuali.

In ricordo di Margherita Hack

Per ricordare degnamente la Grande Scienziata recentemente scomparsa, ripropongo questa lettera aperta scritta nel dicembre del 2007.

Lettera aperta a Margherita Hack

Gentile Signora Hack conoscendo la sua formazione scientifica, constatiamo con stupore come, assieme a noti antisemiti, lei abbia firmato l’appello “Gaza vivrà”, si veda il sito “www.gazavive.com”, pubblicato su un dominio registrato a nome di un noto militante dell’estrema destra nazifascista. In quell’appello si afferma testualmente che lo Stato di Israele sta compiendo un supposto “genocidio” ai danni dei palestinesi della striscia di Gaza “come nei campi di concentramento nazisti” e si domanda al governo Prodi di rifiutare la definizione, riconosciuta universalmente, di organizzazione terrorista, per Hamas. Da anni ormai la propaganda antisemita dipinge il governo di Gerusalemme ed il suo popolo come genocida, tralasciando di specificare come questo Stato viva, dal momento della sua fondazione, sotto minaccia di costante distruzione mediante guerre, azioni terroristiche, lancio di missili Qassam, rapimenti ed uccisioni di militari e di civili, e senza considerare la fine che Israele avrebbe da lungo fatto, se non avesse saputo o potuto difendersi.
La compassione per il popolo ebraico che ha visto cessare la minaccia dello sterminio per mano nazista nel momento stesso in cui è cominciata quella dell’annientamento per mano araba non può che associarsi al biasimo per quei dittatori arabi che, dopo aver mandato al macello i palestinesi contro Israele, si sono rifiutati di accoglierli come esuli e li hanno costretti a vivere nell’ignoranza, nel sottosviluppo e nella miseria dei campi profughi. Per fare in modo che sia gli israeliani che gli arabi abbiano un’opportunità di vivere nella sicurezza e nella pace, il contributo della comunità internazionale è senz’altro auspicabile. Ma la pace non può essere in alcun modo raggiunta sostenendo un’organizzazione terrorista come Hamas, un gruppo che compie stragi di civili e che nel suo Statuto dichiara espressamente la sua volontà di distruggere uno Stato internazionalmente riconosciuto, che impone al suo stesso popolo una sottomissione forzata ai dettami del più bieco fondamentalismo religioso e che usa i fondi degli aiuti internazionali per acquistare armi e ricompensare le famiglie dei terroristi suicidi.  Il sostegno fattivo alla pace richiede perseveranza, mediazione, comprensione e rispetto per chi ha duramente lottato e lavorato per inverare il sogno sionista e realizzare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico, per un popolo che dopo millenni di persecuzioni è riuscito a costruire l’unico Stato democratico del Medio Oriente, pagando con ingenti sacrifici la sua volontà di resistere all’annientamento, alla colonizzazione araba e al terrorismo. Le abbiamo scritto questa lettera aperta per domandarle come si possa firmare un documento di così dubbia provenienza e che contiene così orribili menzogne, arrivando a paragonare Israele – il paese edificato dai sopravvissuti all’Olocausto – alla bestialità infame del nazismo. Un regime d’ispirazione nazista che di certo non avrebbe aspettato più di mezzo secolo per risolvere i problemi coi paesi ostili che minacciano i suoi confini, né restituito gran parte dei territori occupati vincendo delle guerre di aggressione, né tanto meno sobbarcandosi per anni il rifornimento energetico di un nemico che invece di sedersi al tavolo delle trattative continua ad aggredire le località di confine con quotidiani lanci di missili Qassam. Restiamo in attesa di conoscere come abbia trovato il coraggio di sottoscrivere un appello tanto ingiusto e menzognero.

Distinti saluti
Abu Ibrahim Kalim
Seguono 3400 firme
(qui un’altra presa di posizione)

Ecco,  a noi hanno sempre venduto la storia che la signora Hack sarebbe una scienziata, e noi sappiamo che  se c’è una cosa tipica dello scienziato, non dico di un grande scienziato, non dico di uno scienziato di medio calibro, dico anche dell’ultimo borsista neolaureato, è la VERIFICA. Lo scienziato, se mentre sta per uscire la mamma gli dice prendi l’ombrello che piove, guarda dalla finestra, verifica che sta effettivamente piovendo, e ALLORA prende l’ombrello. Non perché non si fidi della mamma, ma perché la verifica è nel suo DNA.  Ora, qui abbiamo una signora che secondo la vulgata dovrebbe essere una scienziata, addirittura una Grande Scienziata; qualcuno le racconta l’amena storiella del genocidio del popolo di Gaza,  le racconta che gli israeliani stanno facendo morire di fame i poveri innocenti palestinesi e lei che cosa fa? SE LA BEVE. Sarebbe bastato un semplice giro in internet per trovare documentazione dei mercati di Gaza pieni di ogni bendidio, centri commerciali con ogni sorta di merci, compresi beni di lusso, e strade piene di auto (= abbondanza di carburante) anche di grossa cilindrata, e giardini e ville e alberghi di lusso con giardini e terrazze e piscine, i parchi giochi per bambini che non hanno niente da invidiare ai nostri, le decine di camion che ogni giorno da Israele portano a Gaza cibo, medicinali e ogni genere di beni di prima e seconda necessità, le centinaia di persone che lasciano Gaza per andarsi a curare negli ospedali israeliani.  Sarebbe  bastato un quarto d’ora in internet per verificare (mentre è sufficiente un’occhiata ogni tanto ai quotidiani per sapere dei massacri perpetrati dai suoi amati palestinesi in ristoranti, pizzerie, autobus, discoteche, scuole, fino ai neonati sgozzati nella culla), ma la Grande Scienziata non lo ha fatto, non ha ritenuto opportuno farlo, non ha sentito la necessità di VERIFICARE. Quanto al “genocidio”, non posso fare altro che auto citarmi, riportando un mio pezzo di quattro anni e mezzo fa.

Gli armeni della Turchia hanno subito un genocidio: prima erano tre milioni, dopo breve tempo erano uno e mezzo. Gli ebrei d’Europa hanno subito un genocidio: prima erano 12 milioni, pochi anni dopo erano diventati 6. I cambogiani hanno subito un genocidio: prima erano quattro milioni e mezzo, dopo erano tre. I tutsi hanno subito un genocidio: erano un milione e mezzo e in brevissimo tempo si sono ridotti a mezzo milione. I palestinesi da sessant’anni stanno subendo un genocidio: nel 1947 erano un milione e duecentomila, oggi, dopo sessant’anni di ininterrotto genocidio, sono, a quanto pare, un po’ più di dieci milioni: due e mezzo in Cisgiordania, uno e mezzo a Gaza, uno e tre in Israele, e circa cinque milioni di cosiddetti profughi. Qualcuno, un giorno, ce la dovrà spiegare questa cosa.

Gli scienziati, in teoria, dovrebbero andare abbastanza d’accordo coi numeri, ma la signora Hack questi calcoletti semplici semplici da quinta elementare non li ha saputi fare. Non sarà che è stata così pronta a sposare la causa che le veniva proposta – quella di un feroce terrorismo genocida – perché così bene si sposava con quei sentimenti che l’avevano spinta, a suo tempo, a iscriversi al Partito Nazionale Fascista e a interrompere ogni rapporto con la sua insegnante ebrea cacciata dalla scuola con le leggi razziali?

(Poi, più o meno in tema, vai a dare un’occhiata anche qui e qui).

Per la cronaca attuale vi mando a leggere questo articolo di Sharon Nizza, questo di Marco Loriga, questo ancora di Sharon Nizza e questo di autore palestinese, che non ci sta mai male di sentire anche la controparte. Poi facciamo due conti, che un ripassino di matematica fa sempre bene,

Secondo me, per la verità, dovrebbe fare l’80%…

e la prossima volta che andate al supermercato,

o prendete un autobus

provate a immaginare…

La situazione è nera, nerissima, ma Israele sta reagendo bene, e siamo sicuri che ne uscirà a testa alta ancora una volta. Nel frattempo, per non rischiare di demoralizzarci troppo, godiamoci questa chicca,

e poi anche questa e questa.

barbara

ARRIVA BIDEN E TERMINANO LE DIVISIONI

Sei trumpista? Allora non puoi lavorare! La Disney caccia Gina Carano da The Mandalorian

[io avrei detto trumpiano, ma non ha importanza]

La serie “The Mandalorian” perde la sua protagonista. L’ennesima intolleranza della Sinistra americana che doveva “unire il paese”.

Gina Carano, a vederla, sembra una di quelle persone che non ha problemi a dire le cose come stanno. E, in più, oltre ad avere le spalle larghe per andare avanti, ci mette tutta la sua sicurezza nel saper trovare un “Piano B” per fregare suoi avversari.
L’attrice, texana, esperta di arti marzialigià campionessa MMA (la Mixed Martial Art) e protagonista di film come Knock out – Resa dei conti e soprattutto per la sua partecipazione nella Serie TV The Mandalorian della saga di Star Wars in cui recita la parte dell’ex-soldatessa e mercenaria Carasynthia “Cara” Dune, è stata licenziata dalla produzione – Lucasfim e DisneyPlus – per un post sui social considerato “ripugnante e inaccettabile”.
La Carano ha infatti paragonato l’attuale clima politico che si respira negli Stati Uniti con quello della Germania nazista… e voi direte “e che c’è di nuovo? Sai quanti hanno paragonato l’America di Trump al nazismo”… ebbene No, perché stavolta a beccarsi il paragone con i seguaci del signor Adolf Hitler non sono stati quei “beoti” dei Repubblicani, bensì i Democratici, ed esattamente riferito al loro “modo di fare”, simile se non identico – secondo la Carano – a quello del Partito Nazional-Socialista che salì al potere in Germania negli anni Trenta:

“Gli ebrei venivano picchiati per le strade, non dai soldati nazisti ma dai loro stessi vicini… anche dai bambini”.
“La maggior parte delle persone oggi non si rende conto che, per arrivare al punto in cui i soldati nazisti hanno potuto facilmente deportare migliaia di ebrei, è che prima il Governo ha fatto in modo che i loro vicini li odiassero semplicemente perché erano ebrei“.
“In che modo questo è diverso dall’odiare qualcuno per le sue opinioni politiche?”

Il commento della Carano mette in effetti in evidenza quello che è il clima di tensione verso chi è Repubblicano, indossa il cappellino rosso di Trump e manifesta il suo essere pro-family e pro-life.
Per fare un esempio, qualche giorno prima, l’attrice Sophia Bush della serie Chicago P.D. ha definito tutti i 74 milioni di americani che hanno votato per Trump come dei “terroristi“. Ma la sua opinione è passata del tutto inosservata. Eh, lei può!
Su Twitter è diventato subito di tendenza l’hashtag #FireGinaCarano e la produzione si è subito messa in moto per licenziare l’attrice con un comunicato, non vedendo assolutamente l’ora di piegarsi alla paura delle possibili “rappresaglie” dai potenti mezzi di comunicazione, dagli sponsor ed in generale dell’ opinione pubblica liberal:

“Gina Carano non è attualmente impiegata alla Lucasfilm e non ci sono piani per lei in futuro.”

L’attrice era da qualche tempo nel mirino delle sentinelle politicamente corrette per il supporto verso l’ex presidente Donald Trump, per le considerazioni sui possibili brogli alle ultime elezioni presidenziali, per l’inutilità dell’obbligo di indossare le mascherine all’aperto (famoso un suo post su Instagram dove si vede una persona con diverse mascherine sul viso ed il commento “Nel frattempo in California”) e per l’accusa di “transfobia“.
Ma la nostra Gina non si è persa d’animo e ha subito fatto sapere, nel giro di 24 ore, ai suoi fans ed ai suoi detrattori, dell’esistenza un progetto cinematografico, sicuramente in cantiere da qualche tempo, con il sito di news conservatore “The Daily Wire” di cui fanno parte i commentatori politici Ben Shapiro (co-fondatore della testata) e Michael Knowles.

In un post su Instagram ha voluto ringraziare chi le è stata al suo fianco:

Vorrei ringraziarvi tutti dal più profondo del cuore per l’amore che ho ricevuto nelle ultime 24 ore. Non sarei qui senza il vostro sostegno. Grazie a @realdailywire @officialbenshapiro per aver aiutato a realizzare uno dei miei sogni: sviluppare e produrre il mio film. Ho gridato e la mia preghiera è stata esaudita. Sto inviando un messaggio diretto di speranza a tutti coloro che vivono nella paura di essere cancellati dalla mafia totalitaria. Ho appena iniziato a usare la mia voce che ora è più libera che mai, e spero che ispiri altri a fare lo stesso. Non possono cancellarci se non glielo permettiamo. Restate uniti. Io sono con voi.

La stessa Carano sarà sviluppatrice, produttrice e protagonista del film che sarà in esclusiva per i membri del Daily Wire, il quale offre uno sconto del 25% per quelli nuovi con un codice promozionale “GINA”.
Per ora dobbiamo attendere, in quanto i dettagli sono tenuti riservati. Daily Wire sta cercando da tempo di rafforzare il settore per l’intrattenimento, proponendosi come alternativa alla liberal Hollywood, come ha spiegato Ben Shapiro:

“Non potremmo essere più entusiasti di lavorare con Gina Carano, un incredibile talento scaricato da Disney e Lucasfilm per aver offeso la Sinistra autoritaria di Hollywood. Ecco perché esiste il Daily Wire, per fornire un’alternativa non solo ai consumatori, ma ai creatori che rifiutano di piegarsi alla mafia”.

“Siamo ansiosi di portare il talento di Gina agli americani che la amano, e siamo altrettanto ansiosi di mostrare ad Hollywood che se vogliono continuare a cancellare quelli che la pensano diversamente, ci stanno solo aiutando a costruire lo X-Wing per distruggere la loro Morte Nera

in riferimento ovviamente all’arma di distruzione di massa dell’Impero Galattico nella saga di Star Wars.

Anche il Senatore del Texas, Ted Cruz, ha preso le sue difese, da buon repubblicano texano, con una dichiarazione molto efficace:

“La texana Gina Carano ha rotto le barriere nell’universo di Star Wars: non una principessa, non una vittima, non una Jedi emotivamente torturata. Ha interpretato una donna che spaccava i culi e che le ragazze ammiravano. E’ stata determinante nel rendere Star Wars di nuovo divertente. Naturalmente la Disney l’ha cancellata…”

Diritto di esistere, non di boicottare

Come detto, molti si sono schierati dalla parte dell’attrice e l’hastag #CancelDisneyPlus è subito diventato tra i top su Twitter nel giro di mezza giornata. Ma, come scrive il corrispondente del Daily Wire, Ian Haworthin un suo articolo intitolato “Invece di boicottare Disney, i conservatori dovrebbero rivendicare il loro diritto a esistere“:

“E’ importante – nel breve termine – per i conservatori impegnarsi in questo spazio e competere con i media di Sinistra. È fantastico, per esempio, vedere The Daily Wire che si impegna nell’industria dell’intrattenimento e fornisce al pubblico la possibilità di esplorare argomenti controversi, ritenuti “offensivi” dalla Sinistra”.

“Mentre queste piattaforme alternative dovrebbero essere parte di una più ampia spinta a favore delle pari opportunità e di esistere nello spazio dell’intrattenimento. Parte di questo, è vero, comporta la competizione con la Sinistra sotto forma di media “conservatori”. La necessaria controparte che dobbiamo abbracciare, però, è quella di chiedere anche un posto al tavolo dei media “mainstream” se vogliamo vincere la battaglia nel lungo termine per il nostro diritto a coesistere ideologicamente”.

“Accettare semplicemente la premessa della Sinistra che i conservatori non meritano di essere coinvolti nei “loro” media e costruire le nostre alternative isolate non farà che favorire la segregazione politica a cui stiamo assistendo. Dobbiamo competere per espandere la gamma delle scelte dei contenuti per il pubblico e riportare il pensiero conservatore nel “mainstream”, non per accettare l’opinione della Sinistra ma occupare gli spazi che ci appartengono“.

“L’obbiettivo è quello di unire il paese sui principi fondamentali americani e può essere raggiunto solo lavorando e combattendo per il nostro diritto ad un posto nel tavolo“.

Fa l’esempio del social conservatore Parler, alternativa conservatrice a Twitter, cancellato senza pietà ed in tempi record dagli store Apple e Google:

“Come abbiamo visto il mese scorso, tali risposte “fai da te” sono sia inefficaci – come dimostrato da Parler – che ideologicamente sciocche“.

Per Ian Haworth si rischia l’auto-segregazione in questo modo, con il rischio di ottenere come risultato due società separate.

Il solito doppio standard: “Due Pesi e Due Misure”

Una donna, per giunta conservatrice e che dice quello che pensa non può trovare spazio nella narrazione ideologica progressista e del “pensiero unico”. A parti invertite si sarebbe parlato di “sessismo“.
E’ il caso Pedro Pascal, l’attore cileno divenuto famoso per le parti in Game of Thrones della HBO e in Narcos di Netflix, co-protagonista nella stessa serie The Mandalorian in cui ha lavorato Gina Carano.
Tempo fa, sempre su Twitterparagonava l’Amministrazione Trump – anche lui – alla Germania nazista, mettendo a confronto le foto dei prigionieri nei campi di concentramento nel 1944 con quelle dei figli dei migranti clandestini rinchiusi nelle recinzioni dei centri al confine, usando l’hashtag #ThisIsAmerica – Eh, lui può!
Ignorava però che proprio quelle strutture esistevano anche all’epoca dall’amministrazione Obama-Biden! Il fatto che poi abbia osannato sua sorella transgender Lux per il suo coming out lo ha fatto entrare definitivamente nell’Olimpo di “quelli che contano”. A breve sarà protagonista dell’adattamento cinematografico del video game The Last Of Us.
Ma mentre associare la Germania nazista con l’Amministrazione Trump è considerato “giusto” – anche se è una stupidaggine pazzesca – guai però a fare lo stesso verso un’amministrazione democratica! Le donne con idee conservatrici, come i maschi bianchi e neri conservatori, semplicemente non contano.
Ma come dice Gina “non possono cancellarci se non glielo permettiamo!”
Marco Loriga, qui.

Ecco quindi il risultato di decenni di intenso – e quattro anni di intensissimo – lavoro dei progressisti: una società nettamente spaccata in due, spaccatura che arriva al punto di avere – dato che non tutti sono disposti a sottomettersi al regime del terrore – agenzie di informazione “progressiste” e agenzie di informazione conservatrici, social “progressisti” e social conservatori, case di produzione “progressiste” e case di produzione conservatrici, perché i primi non riconoscono il diritto alla libertà di opinione, parola e stampa.
Nel frattempo nell’organo ufficiale di quel branco di dementi, oltre che analfabeti funzionali, dell’UCEI possiamo leggere perle di questo genere:

Demenza digitale. L’attrice Gina Carano, tra i protagonisti della serie The Mandalorlan, è stata licenziata da LucasFilm per un post sui social, definito ripugnante dalla casa di produzione, in cui ha paragonato chi vota in Usa per il partito repubblicano agli ebrei perseguitati dal nazisti.

E per leggere le frasi “Gli ebrei venivano picchiati per le strade, non dai soldati nazisti ma dai loro stessi vicini… anche dai bambini”.
“La maggior parte delle persone oggi non si rende conto che, per arrivare al punto in cui i soldati nazisti hanno potuto facilmente deportare migliaia di ebrei, è che prima il Governo ha fatto in modo che i loro vicini li odiassero semplicemente perché erano ebreiseguite dall’osservazione che i democratici stanno usando la stessa tecnica di far sì che la gente arrivi a odiare chiunque la pensi diversamente, e vederci un paragone fra i repubblicani e gli ebrei, bisogna essere tanto analfabeti, tanto ritardati e tanto tanto pieni di bachi ideologici nel cervello. E di conseguenza non vedere quello che è sotto gli occhi di tutti: prima l’istigazione all’odio, poi la cancellazione pura e semplice

Quanto all’ultimo soggetto dell’immagine, non vorrà per caso fare concorrenza

alla signora Lewinsky? A proposito della quale io mi sono sempre chiesta: ma voi vi sareste fidati?

barbara