VI PIACCIONO I FILM HORROR?

Questo è ancora più bello di tutti quelli che avete visto, perché è tutto reale, tutto autentico. E con una dose di delirio che neanche Dario Argento.

Consumare di meno e “tutto tornerà come prima” è un castello di carte che crolla

Avendo creato artificialmente una situazione di isteria e fobie di massa nella società, le élite iniziano a pubblicizzare grossolanamente la loro obsoleta “macchina dell’obbedienza” proponendola come una panacea (prima per il covid ed ora per la guerra). Ma come possiamo vedere, i costi dei giochi politici sono così enormi e gli effetti collaterali possono avere un effetto storico così lungo che nessuno è in grado di determinare nemmeno approssimativamente il prezzo che il “mondo civile” alla fine dovrà pagare per tutto questo.
Gli “elitemen “per il momento sono sicuri di essere loro stessi a dirigere il loro grande spettacolo – mentre la logica di questo disgustoso spettacolo li sta controllando sempre più. Il sonno della ragione, come sapete, fa nascere mostri. La pratica storica mostra che i mostri che emergono dall’oscurità sono generalmente molto affamati e completamente privi di sentimenti calorosi per chiunque, compresi i loro stessi creatori. 
Ora stiamo assistendo al lancio non sistematico e ridicolo da parte delle élite di un castello di carte che crolla, che sembrava loro una “nuova realtà” in costruzione.
29/06/2022, Deutsche Welle (DW) Il risparmio energetico è diventato un obiettivo nazionale in Germania, Francia e Giappone.
Cosa serve oggi per sostenere la crescita del PIL? Più risparmio energetico! Questa è la situazione paradossale in cui si sono trovati nel 2022 alcuni dei principali paesi industriali dell’Occidente. Il loro sviluppo è minacciato dall’eccessivo costo dell’energia e l’ulteriore riduzione e la cessazione ancora più completa delle forniture di gas russe potrebbero spingerli in una profonda crisi. Sullo sfondo di una tale minaccia in Germania, Francia e Giappone, sono iniziate campagne su larga scala per risparmiare energia…
Le compagnie energetiche TotalEnergies, EDF ed Engie chiedono ai francesi di risparmiare
A Berlino e Tokyo i governi hanno lanciato un appello alla popolazione e alle imprese per ridurre i consumi energetici, a Parigi lo hanno fatto i vertici delle tre principali compagnie energetiche del Paese, due delle quali sono in parte di proprietà dello Stato francese….
Una pausa nella citazione a questo punto, è appropriata. “Risparmio energetico per sostenere la crescita del Prodotto Interno Lordo” – questa tesi sembra essere una feroce assurdità. In realtà, questa non è una sciocchezza, ma una conseguenza del fatto che il PIL del XXI secolo non ha nulla a che fare con un prodotto realeIl PIL è diventato una cifra di culto che caratterizza la crescita della superficie delle bolle finanziarie gonfiate da emissioni monetarie a tassi di prestito di investimento < 0%. Tassi negativi significano una produttività oggettivamente negativa del sistema economico, che è supportata da un calo dei consumi reali. Un’economia così è capovolta.
Continuiamo a citare DW:
…”L’energia migliore è quella che non consumiamo”, si legge in una lettera aperta pubblicata il 26 giugno sul settimanale francese Journal du Dimanche. È stata firmato rispettivamente da Patrick Pouyanne, Jean-Bernard Levy e Catherine MacGregor, CEO di TotalEnergies, gigante dell’elettricità Électricité de France (EDF) e Engie, partner di lunga data di Gazprom.
Rivolgendosi a “ogni consumatore, ogni impresa”, i capitani delle grandi imprese francesi li esortano a “cambiare linea di condotta e limitare immediatamente il consumo di energia, elettricità, gas e prodotti petroliferi”.Il risparmio energetico è necessario per prepararsi al meglio al prossimo inverno e, prima di tutto, per ricostituire le riserve di gas naturale ( DW).
Questo non sarà raggiunto senza un’azione “urgente, congiunta e su larga scala” da parte di tutti i francesi, sottolineano gli autori dell’appello e avvertono che altrimenti l’aumento dei prezzi dell’energia diventerà una minaccia per la “nostra coesione sociale e politica”.
Lo stesso giorno, il 26 giugno, per la seconda volta questo mese, il Ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria del Giappone ha emesso un appello per risparmiare elettricità.
La situazione nell’industria elettrica giapponese è già criticacon alcune centrali nucleari ancora chiuse dopo l’incidente di Fukushima nel 2011 e una serie di centrali termiche obsolete chiuse per ridurre le emissioni nell’atmosfera di gas serra dannosi per il clima. Pertanto, già ad aprile, il governo giapponese ha avvertito di possibili problemi con l’approvvigionamento energetico nel prossimo inverno, se il Paese fosse stato coperto da un’ondata di freddo anomalo per il secondo anno consecutivo.
Decine di milioni di tedeschi e francesi seguiranno un percorso simile quest’estate e il prossimo inverno.
Il 23 giugno Robert Habek ha dovuto letteralmente dare l’allarme: a causa di un forte calo delle forniture di gas russo tramite Nord Stream, il suo ministero ha introdotto la seconda di tre fasi di un piano di emergenza in caso di emergenza nel settore del gas. Il 26 giugno la presidente del Bundestag Bärbel Bas ha riferito sul quotidiano Bild am Sonntag di aver incaricato il dipartimento economico del parlamento di presentare il piano di risparmio energetico al più alto organo legislativo del paese  al più tardi entro il 4 luglio. (DW)
37/07/2022 Scholz ha definito “esplosivo sociale” l’aumento dei prezzi in Germania. “Se improvvisamente la bolletta del riscaldamento aumenta di diverse centinaia di euro, allora questo sarà un importo che molti non saranno in grado di affrontare. Questo rappresenta un potenziale esplosivo sociale”, ha detto Scholz su ARD, sottolineando di essere molto preoccupato per l’aumento dei prezzi dell’energia. Per questo il cancelliere ha avviato un dialogo con gli esperti e la Bundesbank, durante il quale verranno discusse le misure per combattere l’inflazione. Tuttavia, al momento, non è stata presa alcuna decisione su ulteriori misure concrete per fornire assistenza. Il Cancelliere ha indicato solo precedenti misure di aiuto per 30 miliardi di euro. (DW)
In effetti, un tale risultato del governo delle élite era evidente 18 anni fa. Non poteva succedere niente di differente, è il non sorprendente esito di questa mentalità irrazionale: le elites amano il potere ma non amano l’occidente.
Patrizio Ricci, qui.

Cioè, siccome molti di noi non sono in grado di spendere il doppio, dobbiamo scaldarci la metà, lavarci la metà, cucinare la metà, lavare stoviglie e biancheria la metà. E le fabbriche, naturalmente, dovranno produrre la metà e vendere la merce al doppio per starci dentro, unicamente a una fetta di popolazione in grado di pagare il doppio. E la plebe si fotta. Volete un altro po’ di horror, di altro tipo? Eccovelo.

Donetsk. Assassinata a 10 anni con le armi Nato

Una bambina di 10 anni nel Donbass fatta a pezzi dalle armi mandate dalla NATO all’Ucraina.
Ieri in uno dei tanti bombardamenti del governo ucraino, nel centro di Donezk è rimasta uccisa una bambina di 10 anni che era seduta alle 3 del pomeriggio sulla panchina fuori casa insieme alla mamma, la quale è rimasta viva per puro miracolo. Era l’unica figlia che aveva. Possiamo solo immaginare il dolore di questa donna, il corpo della bambina è stato letteralmente tagliato in due dai proiettili della NATO, altre parti del corpo sono volate intorno, sparse le gambe, lo stomaco .. è fatica pure scriverlo… 
Ieri i nazisti ucraini hanno sparato su Donezk 15 proiettili calibro 155 – Nato, che hanno ucciso altri due civili.
Oggi a Makeevka, rep. di Donezk, i nazisti ucraini hanno sparato di nuovo sui bambini, hanno centrato una piazzola per i giochi, dove giocavano dei ragazzini, due di loro sono morti, tre bambini sono rimasti pesantemente feriti, inoltre ci sono anche due donne ferite.
I paesi occidentali continuano a sponsorizzare il terrorismo ucraino, uccidendo la popolazione inerme del Donbass. Questo è il nazismo ucraino che la Russia vuole sconfiggere, ma invece di aiutarla, l’Occidente aiuta i nazisti. Il governo italiano quando ne prenderà atto e rinsavirà? Zelenskij è da condannare come criminale di guerra, non da glorificare come eroe!
Ieri in totale sono morte ammazzate dalle armi occidentali date a Kiev 6 persone nella Rep. di Donezk, 3 bambini, 3 adulti, 19 civili feriti. E Zelenskij ha così commentato:”finalmente si sente che ha cominciato a lavorare potentemente l’artiglieria occidentale, che abbiamo ricevuto dai partner occidentali. La sua precisione è davvero quella  che ci serve”!
MARINELLA MONDAINI, qui.

Stiamo parlando di civili ucraini assassinati dall’esercito ucraino con le nostre armi. Naturalmente quelli buoni ne saranno fieri. Ma come diceva il buon Tramaglino, c’è giustizia finalmente! Ed ecco, il deposito di armi NATO nel porto di Odessa fatto secco dai russi: centinaia di milioni di dollari di armi mandati in fumo in un attimo, guardate che spettacolo!

Volete ancora un po’ di horror, molto meno sanguinolento (ma non per questo poco schifoso) stavolta? Eccovelo servito.

Valerio Zappi

I rappresentanti americani alla Festa nazionale francese del 14 luglio presso l’ambasciata francese negli USA.
Uno/a è l’ammiraglio transgender Rachel Levine attualmente sottosegretario alla Sanità dell’amministrazione Biden.
L’altro è Sam Brinton, attualmente sottosegretario nell’ufficio dell’Energia nucleare dell’amministrazione Biden.
Chissà come mai NESSUN media mainstream ha osato pubblicare questa foto. Eppure è gustosa: rende perfettamente l’idea di dove vogliono portarvi.
Ma se tu hai dubbi sei un dannato complottista.

Il fatto è che mentre parecchi travestiti hanno oggettivamente lineamenti abbastanza femminili, segno che se i cromosomi sono quello che sono, gli ormoni invece qualche bizzarria in senso femminile la dimostrano, questi due di femminile non hanno proprio niente di niente, sono due uomini fatti a forma di uomini (uno dei quali anche decisamente brutto, e se è brutto come uomo, figuriamoci come donna). E sono stati mandati come rappresentanti ufficiali della prima (per ora) superpotenza mondiale a una importantissima manifestazione internazionale. Avessero mandato due tenutarie di bordello avrebbero fatto migliore figura.

Ultima della serie, tutto sommato abbastanza in tema nella serie horror: qui in tutta la provincia ci sono tre “pazienti covid” in terapia intensiva: nessuno malato di covid. L’ultimo dei tre è stato portato dentro l’altra sera per emorragia cerebrale. Fatto come d’obbligo il tampone e risultato positivo, è stato ricoverato come paziente covid e aggiunto alle statistiche degli “allarmanti ricoveri in aumento” che presto costringeranno a imporre nuovamente delle restrizioni. Se non dovesse farcela, lo troveremo nei prossimi giorni fra i morti per covid.

E dopo tanto horror, raccontiamoci almeno una bella fiaba per addormentarci, come questa danzata al grande ballo di beneficenza degli ufficiali di Sebastopoli.

Di Sheherazade mi ero già occupata qui.

barbara

E BOMBA SU BOMBA

noi, abbiam distrutto il Donbass, il Donbass,
insieme a voi (che ce le regalate)

Ucraina: «Fiat iustitia, pereat mundus»

“Non cederemo il Sud dell’Ucraina alla Russia”. Così Zelensky ieri, mettendo una pietra tombale sulle possibilità di avviare a breve un negoziato con i russi. In tal modo ha voluto rispondere, in maniera pubblica e inequivocabile, alle richieste di Macron e Scholz, i quali, nel corso delle visita a Kiev (insieme a Draghi) [non è un bijou quel Draghi fra parentesi?], gli avevano chiesto di riprendere i negoziati.
Nulla di fatto, il presidente che ostenta la magliettina verde dell’esercito in ogni circostanza, non può smarcarsi dall’America, che non gli consente alternative alla guerra. A rafforzare il rilancio di Zelensky, la parallela dichiarazione del Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il quale ha affermato che la guerra “potrebbe durare anni“.
Se nei giorni scorsi il “partito della pace” aveva avuto un sussulto in Occidente, aprendo spiragli, si può registrare con certa tristezza che tale accenno di vitalità è stato prontamente tacitato. D’altronde era abbastanza evidente anche nei report del viaggio della speranza (per usare un termine in uso ai pellegrinaggi religiosi) di Scholz e Macron: ben pochi media importanti avevano riferito della richiesta avanzata dai leader (e chi ne ha riferito lo ha fatto con la distrazione del caso), limitandosi a ribadire il mantra dell’ingresso dell’Ucraina nella Ue.
La definizione “partito della pace” l’abbiamo ripresa da Steven Erlanger, cronista del Times e premio Pulitzer, il quale, interpellato da Yana Dlugy per il New York Times, ha detto che sull’Ucraina in Occidente si registra il conflitto tra il “partito della pace” e il “partito della giustizia”.
“Il partito della giustizia – spiega Erlanger -, formato fondamentalmente dall’Europa dell’Est, gli Stati baltici e la Gran Bretagna [e gli Usa, ovviamente], ritiene che c’è in ballo qualcosa di più dell’Ucraina, che è a tema la sicurezza europea. E che se Putin non si sente sconfitto, se non si ferma qui, allora, in qualche modo, proseguirà” nella sua assertività.
“Il partito della pace teme che gli obiettivi del partito della giustizia siano l’estensione della guerra, fino a rischiare un’escalation, al coinvolgimento dei paesi della NATO nella guerra, con il fine di mettere Putin all’angolo”.
C’è qualcosa di vero in queste righe, ma ancora più corretta la considerazione conclusiva, cioè che se l’America non sostenesse più l’Ucraina, la guerra finirebbe rapidamente, se non subito.
La cessazione delle ostilità vedrebbe non tanto Mosca invadere Kiev – mossa che minaccerebbe del caso solo per forzare la mano all’avversario – quanto la leadership ucraina aprirsi subito al negoziato, che i russi accoglierebbero con favore, potendo dichiarare chiusa la guerra e proclamare la vittoria.
In realtà, lo scontro in atto non è solo tra un’asserita “giustizia” e una irenica “pace”, ma soprattutto tra una politica estera improntata al realismo e quella, dominante in America (e, in subordine perché subordinata, in Europa), forgiata dall’ideologia iper-liberista e/o neoconservatrice.
Tale scontro è descritto molto bene in un articolo di Sumantra Maitra sul National Interest, al quale rimandiamo. In questa sede ci limitiamo a riportare una riflessione di Hans Morgenthau ivi riportata sulla necessità del realismo in politica.
“Il realismo sostiene che i principi morali universali non possono essere applicati alle azioni degli Stati nella loro formulazione universale astratta, ma che devono essere filtrati attraverso le circostanze concrete del tempo e del luogo. L’individuo può dire: “ Fiat iustitia, pereat mundus (Sia fatta giustizia, anche se il mondo perisce),” ma lo Stato non ha il diritto di dirlo in nome di coloro che sono sotto la propria tutela”.
“Sia l’individuo che lo stato devono giudicare l’azione politica in base a principi morali universali, come quello della libertà. Tuttavia, mentre l’individuo ha il diritto morale di sacrificarsi in difesa di un tale principio morale, lo Stato non ha il diritto di far sì che la sua disapprovazione morale per la violazione della libertà ostacoli un’azione politica di successo, a sua volta ispirata dal principio morale di una sopravvivenza nazionale. Non può esserci moralità politica senza prudenza; cioè, senza considerare le conseguenze politiche di un’azione apparentemente morale” .
Riflessione che il cronista del NI commenta spiegando che se certo il realismo non è alieno da aspetti negativi, “non è paragonabile alle crociate per la democrazia degli ultimi trent’anni”.
Commento precipuo, dal momento che anche il sostegno all’ucraina e alla sua lotta “fino all’ultimo ucraino” contro l’invasore, se pure all’inizio poteva identificarsi come un doveroso sostegno verso l’aggredito, oramai, caduta tale foglia di fico, ha assunto l’aspetto di una crociata per la libertà e la democrazia proprio delle guerre infinite.
Tale natura religiosa, che non consente dissidenza (la dissidenza è eresia), fa di questa guerra un conflitto esistenziale e insanabile, escludendo a priori non solo il negoziato, ma la stessa idea del negoziato. Tanto che nelle disquisizioni degli esperti e degli analisti che parlano a nome e per conto del potere dominante, il negoziato non è neanche evocato se non come vago residuo colloquiale per rassicurare le masse.
Nulla importa che il mondo sia flagellato dalle conseguenze della guerra e soprattutto delle sanzioni: inflazione e rischio stagflazione in Occidente, fame in Africa, turbolenze e violenze di piazza diffuse all’orizzonte, rischio di nuove ondate migratorie, incremento della destabilizzazione globale… solo per parlare delle conseguenze certe, che all’incerto non c’è limite.
Già, nulla importa: Fiat iustitia, pereat mundus. Dove, ovviamente, la giustizia è Cosa loro.
20 giugno 2022, qui.

Sì, direi che il richiamo alla mafia ci sta tutto.

Nuovo comandante esercito inglese: “Prepariamoci a combattere nuovamente in Europa”

Dal Regno Unito giungono le roboanti dichiarazioni di un pezzo grosso dell’esercito a scaldare ulteriormente il clima e le tensioni politiche internazionali.
Dichiarazioni che non lasciano preludere a niente di buono, con una distensione sempre più lontana sul fronte del conflitto che vede schierati da una parte i russi e dall’altra gli ucraini, dietro la regia degli Usa che si stanno spendendo tanto in termini di finanziamento militare e appoggio di intelligence a Kiev; accanto a Washington, un ruolo di primo piano hanno poi i fidi alleati britannici.
L’annuncio è stato dato qualche ora fa da THE SUN, secondo quotidiano in lingua inglese più venduto al mondo: il generale Sir Patrick Sanders, il nuovo comandante dell’esercito, – scrive il tabloid britannico – ha affermato che “l’assalto sanguinario di Putin all’Ucraina ha scosso le basi della sicurezza globale”. In un primo messaggio rivolto a ogni soldato in servizio, ha detto che “il mondo è cambiato da quando il dittatore russo aveva invaso l’Ucraina il 24 febbraio”. [A me veramente sembra che “il mondo” sia cambiato da quando Biden ha decretato le sanzioni e imposto a mezzo mondo di seguirlo, e ad armare sempre più pesantemente l’Ucraina imponendo parimenti a mezzo mondo di seguirlo. Carina poi la cosa di chiamare dittatore Putin mentre viene chiamato universalmente “presidente” Abu Mazen]
Sanders ha promesso di forgiare un esercito in grado di battere la Russia in battaglia e ha avvertito le coraggiose truppe britanniche che ora devono prepararsi “a combattere ancora una volta in Europa”.
Il generale, nel suo nuovo ruolo da lunedì scorso – continua The Sun- ha dichiarato: “Ora c’è un imperativo ardente di forgiare un esercito in grado di combattere al fianco dei nostri alleati e sconfiggere la Russia in battaglia”.
Ancora, “L’invasione russa sottolinea il nostro scopo principale: proteggere il Regno Unito essendo pronti combattere e vincere guerre sulla terraferma”. [Nel senso che il Regno Unito sta rischiando di essere invaso dalla Russia? Ganzo!]
Sanders, 56 anni che ha condotto operazioni militari in Irlanda del Nord, Kosovo, Iraq e Afghanistan, ha promesso inoltre che avrebbe accelerato i piani per modernizzare l’esercito e renderlo funzionale a dispiegarsi all’estero per rispondere più rapidamente alle crisi.
Affermazioni forti che si aggiungono a quelle del primo ministro, Boris Johnson, che reduce dalla sua recentissima visita a Kiev ha annunciato: “sarebbe una catastrofe se Putin vincesse” e ha assicurato a Zelensky che “il Regno Unito è pronto a lanciare un’importante operazione per addestrare le forze armate ucraine, addestrando fino a 120.000 soldati ogni 120 giorni per prepararli al combattimento contro i soldati di Putin”.
FRANCESCO FUSTANEO, qui.

Una piccola domanda: da quando in qua sono i militari e non i parlamenti a decretare le guerre? Un’altra piccola domanda: tot soldati ogni 120 giorni cioè ogni 4 mesi: per quanti turni? Ossia per quanti anni hanno già deciso che questa guerra CHE NON LI RIGUARDA ma che distruggerà tutti noi dovrà continuare?

Assedio di Kaliningrad: nient’altro che una provocazione per l’estensione del conflitto

Le ferrovie lituane porranno delle limitazioni alle merci che transiteranno nella regione di Kaliningrad e ciò è riferito ad un ampio elenco di merci soggette a sanzioni. Le modifiche sono entrate in vigore sabato 18 giugno. Lo ha annunciato il governatore Anton Alikhanov nel suo canale telegram: “… Ci siamo semplicemente confrontati questo pomeriggio con il fatto che da domani queste merci non saranno accettate per il trasporto. Secondo le stime preliminari, si tratta dal 40 al 50% della gamma di merci trasportate tra la regione di Kaliningrad e altre regioni della Russia … “
Secondo Alikhanov, i materiali da costruzione e prodotti finiti esportati dalla regione di Kaliningrad a altre regioni della Russia rientrano nel divieto.
La posizione dell’exclave di Kaliningrad è la sua vulnerabilità critica. A rigor di termini, è impossibile in linea di principio detenere un tale territorio, quindi la questione del suo status, prima o poi, sarebbe sorto. C’è un deja vu piuttosto persistente: proprio questo territorio divenne la causa immediata della seconda guerra mondiale, quando Hitler consegnò un ultimatum alla Polonia per un corridoio extraterritoriale verso la Prussia orientale. Oggi la storia si ripete.
Il problema è evidente: oggi l’ultimatum alla Lituania sarà presentato in condizioni incommensurabilmente più difficili. L’esercito russo si sta dissolvendo nelle steppe ucraine e sarà molto problematico aprire un altro fronte, anche se si trattasse solo di fronteggiare la Lituania. E lei è un membro della NATO, e quindi tutto è molto più serio.
Il blocco di Kaliningrad è in realtà una risposta al conflitto ucraino, alla sua internazionalizzazione. E dato che l’insieme dei paesi baltici, come tutta la “giovane Europa”, è sotto il patrocinio degli Stati Uniti e, in primis, della Gran Bretagna, questa è la mossa degli anglosassoni nella lotta contro l’Europa continentale . La Russia qui e solo il tramite.
Non ha senso discutere che la Russia ha un’enorme numero di potenziali territori di conflitto lungo tutti i confini. I suoi avversari hanno una ricca scelta di risposte e di eventuali escalation lungo la maggior parte del perimetro dei confini russi, dall’Artico all’Asia centrale.
Qual è il prossimo? In generale, il blocco di Kaliningrad pone una scelta ovvia: la regione non è nella posizione migliore in una situazione di blocco, dovrà affrontare la questione della sopravvivenza nel vero senso della parola. Anche il problema è chiaro: l’invasione dei paesi baltici può tecnicamente terminare con la sua occupazione e la sua occupazione sarà la sua vittoria diventerebbel’obiettivo della “comunità mondiale” .
Al momento in realtà esiste un accordo bilaterale per cui questo il blocco sarebbe illegittimo. Ma si sa nel mondo delle regole, le regole valgono solo all’esterno. Quindi nascono tensioni e la Russia ha risposto già che non accetterà lo status quo.
Aspettiamoci un mondo molto diverso ed un modo di vivere molto diverso da quello a cui eravamo abituati.
Forse vedremo l’inverso dei nostri padri, che hanno visto dopo la guerra un miglioramento della loro vita e delle loro speranze e la prospettiva ideale di un mondo migliore.
È ormai certo che in futuro sarà una estensione del conflitto, con mezzi economici o militari.
La situazione per noi comincia ad essere più vicina, ma nelle repubbliche autonomiste del Donbass hanno mobilitato già dai 15 ai 65 anni al fronte. Questa è la misura della serietà di ciò che sta succedendo. Quindi come risponderà la Russia per Kaliningrad potrebbe essere una sorpresa. Perché è una questione di sopravvivenza. C’è un bias cognitivo in questo da parte della nostra dirigenza, attenta solo che quadrino i numeri e le alleanze, per aprire carriere di successo.
La probabilità di un conflitto armato nel Baltico non è molto alta, ma esiste. “L’Unione Europea deve correggere la situazione con il blocco di Kaliningrad, altrimenti la Russia avrà mano libera per risolvere la questione del transito con ogni mezzo”, ha affermato il capo della commissione del Consiglio della Federazione per la protezione della sovranità Andrey Klimov. Da parte loro, i paesi occidentali comunque cercheranno uno scontro diretto attivamente, non appena la Russia sarà resa più debole dal conflitto in corso.
Per ora la Russia comunque avrà l’opzione marittima per portare i materiali, ma la situazione sarà sempre più tesa e soprattutto, resa deliberatamente più tesa.
Patrizio Ricci, VPNews, qui.

Nulla die sine povocatione.

Colpite le piattaforme di gas in Crimea: l’Ucraina punta all’escalation del conflitto

L’attacco di Kiev alle piattaforme di trivellazione della società di gas Chernomorneftegaz nel Mar Nero, in Crimea, ha sciolto le mani alla Russia, nel più breve tempo verrà data la risposta. “La Russia colpirà i centri decisionali dell’Ucraina”, ha annunciato il deputato della Duma di Stato Mikhail Sheremet.
L’attacco degli ucraini alle piattaforme, dove erano presenti 109 persone, ha provocato 3 feriti, che si trovano nel reparto grandi ustionati dell’ospedale di Sebastopoli, inoltre 7 persone sono disperse, evacuate 94 persone.
Ora in Russia aspettano con ansia la tanto attesa risposta della Russia, la gente è stanca delle azioni sfacciate e continue di Kiev. Da sottolineare che i satelliti commerciali americani Worldview-1, Worldview-2 e Worldview-3 hanno fotografato l’area del Mar Nero, dove si trovano le piattaforme di perforazione di Chornomorneftegaz, una settimana prima che le truppe ucraine le colpissero. 
Il Ministero della Difesa russo ha confermato di aver colpito con i missili “Kalibr2 il centro direzionale dell’esercito ucraino nella regione di Dnepropetrovsk e di aver eliminato oltre 50 generali e ufficiali ucraini. 
Alcune divisioni dell’esercito ucraino hanno abbandonato i combattimenti nella zona di Lisicjansk a causa della “bassa condizione morale e psicologica e mancanza di proiettili”.
Alcuni nazisti ucraini dalla fabbrica “Azot” cominciano a chiedere le trattative e hanno alzato le bandiere bianche… la terra sta letteralmente bruciando loro sotto i piedi.
La Russia ha dato l’ultimatum alla Lituania, la quale ha posto il blocco al transito delle merci tra Kaliningrad ed il resto della Federazione Russa. Se la Lituania non revocherà immediatamente il blocco commerciale, la Russia si riserva il diritto di intraprendere le azioni necessarie per difendere i propri interessi nazionali.
L’azione provocatoria della Lituania che infrange i propri obblighi internazionali, è considerata dalla Russia come un atto ostile. In sostanza è un casus belli … cercano disperatamente la terza guerra mondiale.
Biden intanto ha annunciato che nei tempi prossimi non andrà in Ucraina.
MARINELLA MONDAINI, qui.

Mi è capitato spesso di leggere diari di ragazzini ebrei iniziati poco prima della guerra, che dicono corrono voci di guerra ma speriamo di no, la guerra è scoppiata ma speriamo che duri poco, non sta durando poco ma speriamo che non sia troppo tremenda, si sta rivelando veramente tremenda ma speriamo che per noi ebrei non vada a finire troppo male, ci hanno rinchiusi nel ghetto ma speriamo di poter almeno andare avanti in qualche modo, hanno cominciato a deportare ma speriamo di sopravvivere… E noi che leggiamo sappiamo fin dall’inizio come andrà a finire e che nessuna speranza, neppure l’ultima, si realizzerà. Sempre più spesso ho la sensazione di vivere dentro uno di questi libri, in cui si direbbe che qualcuno – più di qualcuno: perché a differenza di allora, quando la volontà di annientamento era di un uomo solo, oggi sembra che il demone della volontà di distruzione totale ne stia possedendo tanti, e con tantissimi a fare il tifo – ne abbia già scritto la conclusione.

barbara

CHE BRUTTA BESTIA OSTINATA CHE È LA VERITÀ!

Puoi sotterrarla quanto vuoi, ma prima o poi finisce per riemergere.

La Russia avanza nel Donbass, l’esercito ucraino è allo sbando

Una rara intervista del Washington Post al comandante di una compagnia di volontari ucraini in prima linea nel Donbass svela la realtà drammatica della guerra. «Non abbiamo armi né cibo. Ci mandano incontro a morte certa»

«Stiamo facendo tutto il possibile, ma la Russia è in vantaggio». Nell’ultima settimana l’avanzata russa nel Donbass ha avuto un’accelerata come mai accaduto negli ultimi tre mesi e anche il generale ucraino Oleksiy Gromov è costretto ad ammetterlo. La regione di Luhansk è al 95 per cento in mano a Mosca, l’accerchiamento di Severodonetsk è quasi completato e anche la presa di Slovyansk e Kramatorsk appare ora più probabile. Soprattutto perché le divisioni dell’esercito ucraino che combattono al fronte, molte delle quali composte da semplici volontari, sono demoralizzate, male equipaggiate, poco addestrate e soverchiate dalla superiore potenza russa.

L’esercito ucraino è allo sbando nel Donbass

Lo hanno dichiarato al Washington Post in una rara intervista, che potrebbe costare loro un processo davanti alla corte marziale, il comandante Serhi Lapko e il suo luogotenente Vitaliy Khrus, a capo di una compagnia del quinto battaglione di fucilieri composta da 120 uomini e dislocata a Toshkivka, villaggio chiave per impedire il totale accerchiamento di Severodonetsk, nella regione di Luhansk.
I due ufficiali descrivono in modo realistico e drammatico le carenze dell’esercito ucraino e le enormi perdite che ha già subìto, anche se simili informazioni non vengono rilasciate ai media né dall’esercito né dal ministero della Difesa ucraino. Il battaglione di Lapko contava 120 uomini tre mesi fa, oggi ne sono rimasti appena 54. Molti sono morti, altri feriti, altri ancora sono fuggiti.

«Ci mandano incontro a morte certa»

«Il nostro comando non si prende alcuna responsabilità, non ci sostiene. Si prende solo il merito dei nostri successi», dichiara Lapko al Washington Post, descrivendo come i suoi uomini vivano stesi nelle trincee giorno e notte, con solo una patata al giorno da mangiare da due settimane, poca acqua e ancora meno armi, «mentre i russi ci attaccano con artiglieria, mortai, razzi, qualunque cosa».
I due ufficiali, entrati volontariamente nell’esercito, si sentono abbandonati e per questo si sono ritirati dal fronte con i loro uomini per sfuggire a un massacro che giudicano certo. E non sono gli unici. Il 24 maggio un plotone del terzo battaglione della 115esima brigata, vicino alla città di Severodonetsk, ha diffuso un messaggio su Telegram spiegando di non essere più disposto a combattere in mancanza di armi e adeguate istruzioni militari da parte dei superiori. «Ci mandano incontro a una morte certa. E non siamo solo noi in questa situazione, siamo in tanti».

«Ci hanno abbandonato. Non siamo disertori»

I vertici dell’esercito hanno definito gli uomini che hanno girato il video «disertori» e lo stesso hanno fatto con Lapko e Khrus: i due ufficiali e molti dei loro uomini sono già stati arrestati con la stessa accusa. «Ma non siamo noi i disertori», spiegano, «sono loro che ci hanno voltato le spalle».
Entrambi raccontano che il loro addestramento militare è durato appena mezz’ora. Il tempo di sparare trenta colpi con un AK-47 e subito sono stati inviati sul fronte nel Donbass. Alcuni volontari si sono rifiutati di essere scaraventati così in prima linea e sono stati arrestati.
Nelle trincee la compagnia di Lapko aveva appena qualche kalashnikov, una manciate di granate e quattro lanciarazzi che nessuno sapeva come utilizzare. «Non abbiamo difese di fronte all’esercito russo», continua, lamentando anche di non essere stato provvisto nemmeno di una radio per chiedere aiuto ai superiori.

«Nessuno dice la verità»

Nonostante questo hanno eliminato un centinaio di soldati russi, organizzando imboscate contro le loro unità mobili: «Khrus è un eroe», spiega. «La nostra fortuna è che dopo le imboscate i russi non ci hanno mai seguito. Se lo avessero fatto ci avrebbero sconfitto facilmente e ora non saremmo qui a raccontarlo».* Le perdite tra i suoi uomini però sono già tante e dovute per la maggior parte a ferite da guerra non curate prontamente: «Sulla televisione ucraina non si parla delle nostre perdite. Nessuno dice la verità».
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è quando la scorsa settimana, arrivato al quartier militare di Lysychansk, Lapko ha scoperto che il comandante del suo battaglione era stato spostato in un’altra città, portandosi via tutti i rifornimenti e senza dirgli niente. «Ci hanno abbandonati senza spiegazione. Ci hanno inviati qui per tappare un buco, a nessuno importa se viviamo o moriamo».
Per questo Lapko e Khrus, con molti membri della sua compagnia, sono andati via dal fronte per prendersi qualche giorno di riposo, convinti però a ritornare a combattere: «Proteggeremo ogni centimetro del nostro paese, ho giurato di difendere il popolo ucraino e lo farò. Ma abbiamo bisogno di comandanti adeguati, non di ordini irrealistici». Entrambi però sono stati arrestati con l’accusa di essere dei disertori. Al fronte, nel Donbass, regna il caos.

@LeoneGrotti, qui.

* Ma come? Ma cosa dice?! Dai, lo sanno tutti che i russi sono quelle belve assetate di sangue che sparano a tutto quello che si muove, che massacrano e stuprano e ammazzano gli ucraini a migliaia e li seppelliscono nelle fosse comuni! Avanti su, smettetela di raccontare balle!

Dice, ma come senza armi? Con tutti quei miliardi di tonnellate di armi di ogni sorta che gli stiamo mandando? Ma come sarebbe a dire? Beh, ecco, una spiegazione forse c’è, e ve la faccio dire da un comico – perché esistono anche i comici veri, quelli che fanno divertire e in mezzo al divertimento ci mettono anche un po’ di sana satira. E che soprattutto non soffrono della sindrome del demiurgo.

Conforta, comunque, sapere che le teste di cazzo in Italia non superano il 25%: sempre troppi, per carità, ma pur sempre molto meno di quello che quelle amebe immaginano di essere. Peccato che siano quelli che scrivono sui giornali, che parlano alla televisione, gli “intellettuali”, gli “opinion maker”, che però più di quel tanto non ce la fanno a convincere. Quanto al filmato di Report, ne è stato pubblicato uno in questo blog, che credo sia lo stesso, e non ho voglia di andarlo a cercare.
Poi c’è un altro motivo per cui l’Ucraina sta perdendo e alla fine perderà la guerra: come i tedeschi, quando non c’erano abbastanza treni per portare armi e rinforzi al fronte e carichi di ebrei ai campi di sterminio, davano la precedenza a quest’ultimo obiettivo, così i nazisti ucraini, anche mentre si trovano in guerra con l’esercito russo, scelgono di continuare ad ammazzare i civili del Donbass, come hanno fatto in tutti gli scorsi otto anni.

Donbass, chi sono i carnefici? La verità da censurare

Cinicamente i traditori scrivono che per i prigionieri dell’Azovstal la Russia prepara un “processo farsa stile Norimberga” (!!) e valuta il trattamento da riservare ai combattenti dell’acciaieria dalla forca al tribunale internazionale per fugare l’accusa di genocidio” – come se la penna traditrice non sapesse che da 8 anni gli ucraini stanno compiendo un genocidio nel Donbass!
Tali pseudo giornalisti eseguono gli ordini: l’Occidente esige indulgenza verso i sadici, assassini e violentatori nazisti dell’Azov. Scholz e Macron vogliono che siano messi in libertà!
E invece il popolo del Donbass vuole un giusto tribunale per chi ha le mani imbrattate di sangue, anche dei bambini. E tuttora nel Donbass la guerra dei nazi ucraini continua. Ma ovviamente tacciono di questo, come in tutti questi 8 anni. Con l’aiuto delle armi occidentali, Kiev continua a uccidere civili, donne, anziani, ci sono molti bambini feriti. I genieri russi hanno trovato mine anticarro tedesche. Nella cittadina Avdeevka: nella foto un’automobile brucia, colpita da una bomba ucraina, è morto così bruciato vivo il suo conducente.
L’altro ieri una donna di 73 anni colpita a morte e un uomo ferito, sotto una pioggia di 8 proiettili da 122 mm..
Sotto il fuoco anche la periferia di Donezk stanotte e oggi: nel quartiere Kujbyshevskij è morta una ragazza di appena 27 anni. Altri morti e feriti nel quartiere Petrovskij. 47 bombardamenti in 1 giorno, anche con i missili Grad. Nelle altre foto case e finestre già distrutte svariate volte vengono centrate ogni giorno.
Sono 125 morti negli ultimi 3 mesi.
Ciò dimostra la volontà degli ucraini di uccidere proprio i civili.
Una verità da nascondere, o la fanno passare per “propaganda russa” oppure scrivono che sono i russi a bombardare il Donbass.
Marinella Mondaini, qui con le immagini.

La menzogna, però, combatte senza esclusione di colpi, soprattutto là dove è più facile vincere: fra i meno preparati, fra i meno corazzati, fra i meno attrezzati. Ma che potrebbero essere ancora abbastanza aperti da poter accogliere la verità: in questo caso l’arma migliore è quella di impedire a questi soggetti di venire a contatto con la verità, per non rischiare che possano accorgersi che quella è davvero la verità, e non quella che raccontano loro.

Fulvio Del Deo

L’altroieri l’amico Giorgio Bianchi doveva parlare presso un Istituto Tecnico milanese (che non nomino per carità di patria) dove era stato invitato.
E’ accaduto che, prima dell’incontro, 50 docenti dell’istituto abbiano firmato un documento per chiedere che l’incontro stesso non avesse luogo.
Nonostante ciò l’evento programmato si è tenuto egualmente, tuttavia ad esso hanno partecipato soltanto due classi, mentre l’incontro veniva funestato da “incidenti tecnici” (blackout, impossibilità di usare l’amplificazione [e di mostrare le immagini raccolte in loco], – cose che – a detta di un docente – non erano mai avvenute prima).
Durante l’evento i docenti presenti (si suppone inclusi quelli che avevano espresso la propria censura) si sono limitati a criticare nelle retrovie, guardandosi bene dall’intervenire pubblicamente.
Ecco, il quadro che qui emerge è un’immagine abbastanza rappresentativa della società e cultura italiana odierna.
Essa si presenta come caratterizzata da tre fattori dominanti:
1) il più assoluto conformismo: ci si informa su cosa è permesso pensare e cosa no da canali sorvegliati e bollinati dal padrone di turno, politico o economico;
2) l’impreparazione più totale sia in termini di formazione che informazione, che non mette in grado davvero di affrontare mai discussioni nel merito (quando lo si fa ci si limita alla retorica e agli attacchi personali);
3) il desiderio di far tacere ogni voce dissenziente o eccentrica attraverso un fuoco di sbarramento a priori.
A guidare la formazione (docenti) e l’informazione (giornalisti) sono oggi con rimarchevole frequenza personaggi privi di qualunque formazione o informazione che non sia stata accuratamente fltrata e manipolata, e simultaneamente privi di ogni coraggio intellettuale, quel coraggio che anche a fronte della disinformazione consentirebbe di ampliare l’orizzonte e di accedere, magari per gradi, ad una visione critica.
Di fronte ad una potenza di fuoco come quella mediatica odierna – con la sua ulteriore capacità di innalzare a modelli culturali e intellettuali delle figurine di pongo – ogni cittadino può trovarsi in una posizione di sviamento e accecamento.
E’ una disgrazia, ma non è ancora una colpa.
La colpa, la tara morale, emerge però nel debordante conformismo censorio, quell’atteggiamento che non solo cerca sempre soltanto di incistarsi – allineati e coperti – sotto l’ombrello del potere di turno, ma che soccombe al terrore, incapace di reggere alcuna verità inattesa, e che perciò si sbraccia e sforza in tutti i modi per censurare gli altri, per denigrare, per impedire ad ogni difformità non prefiltrata di venire alla luce.
L’ignoranza non è una colpa, non necessariamente; la disinformazione non è una colpa, non necessariamente; ma la vigliaccheria che si erge a censura, questa sì che è una colpa, una colpa imperdonabile per chi di mestiere forma le menti altrui.
Andrea Zhok

Però, a pensarci bene, magari la guerra potrebbero anche vincerla, essendo stato documentato che qualcuno è anche capace di fare miracoli.

E ora godiamoci la tredicenne Sofia Titova.

barbara