Ho seguito e sto seguendo centinaia di persone vaccinate con 2 o 3 dosi di vaccino che hanno il Covid. Ebbene queste persone hanno un raffreddore o una forma influenzale che dura 3-4 giorni. Nulla a che vedere con il Covid di un anno fa e con il Covid di chi non è vaccinato. Dobbiamo quindi continuare con la stessa metodologia di affrontarlo dello scorso anno? Tracciamento? Milioni di tamponi? Isolamento di tutti i contatti? Quarantene dalle durate variabili e diverse a seconda di chi le decide? Reparti Covid dedicati con personale sottratto alle altre attività sanitarie? Colori delle regioni decise sulla base degli ospedalizzati senza distinguere malati da colonizzati asintomatici? Non si può affrontare questa fase con le stesse regole. Abbiamo oltre l’80% della popolazione generale che è protetta. Chi non è vaccinato dovrebbe farlo presto, ma se non ha ancora capito o voluto capire l’importanza del vaccino difficilmente lo farà senza regole nuove. Vedere code chilometriche nelle farmacie in questi giorni per fare il tampone serve a qualcosa? Con oltre 50000 casi al giorno destinati a diventare molti di più nelle prossime settimane, dobbiamo vivere in maniera diversa la convivenza con il virus. Chi è malato deve stare a casa, come sempre si sarebbe dovuto fare per le malattie infettive contagiose e dobbiamo finire con il tracciamento. Non possiamo continuare a mettere in quarantena e in isolamento forzato decine di persone (i contatti) per ogni tampone positivo. Il rischio, continuando così e’ trovarci tra pochissimo con milioni di persone isolate e in quarantena. Chi farà il pane, chi guiderà gli autobus, chi svolgerà le lezioni a scuola, chi garantirà la sicurezza, chi batterà lo scontrino al supermercato, chi lavorerà in ospedale? Usciamo dalla visione del Covid come malattia devastante e entriamo nella fase endemica con una malattia più gestibile (nei vaccinati) costruendo regole diverse. Altrimenti sarà durissima.
Peccato solo che i signori lassù – quelli, per inciso, che da oltre due anni ci stanno imponendo governi uno più di merda dell’altro, incapaci, criminali, autori di politiche devastanti, e lontanissimi dall’orientamento attuale del Paese, pur di non lasciarci votare – abbiano tutt’altro tipo di interessi.
E se il lupo in quel momento si fosse realmente percepito come nonna, il cacciatore sarebbe comunque un salvatore o non piuttosto un perverso e pervertito nonnicida da sbattere in galera e buttare via la chiave? E di quel principe che va in giro con la scarpa in mano a fare catcalling, ne vogliamo parlare? E del body shaming sul brutto anatroccolo? E dell’ambiguità allusiva della principessa sul pisello? E del vergognoso sfruttamento della disabilità intellettiva del povero corvo da parte della volpe?
Queste e altre cazzate di moda al momento erano già state messe alla berlina, tanti anni fa, da uno spettacolare Ciccio Ingrassia:
Grazie a Enrico Richetti che ha ripescato questa chicca.
Ma ora basta con le favole, e passiamo alla drammatica realtà degli infami bianchi ricchi egoisti che lasciano morire i poveri negri africani.
No, il problema non è l’egoismo dei paesi ricchi: i governi africani lasciano scadere i vaccini anti-Covid
La causa Lgtb in Italia ha conquistato la scena, mettendo almeno momentaneamente in secondo piano altre battaglie. Così quasi nessuno si è accorto che diversi personaggi dello spettacolo oltre a Fedez sono scesi in campo in questi giorni in difesa di diritti secondo loro negati e torti da raddrizzare. Sono Fiorella Mannoia, Gerry Scotti, Giobbe Covatta, per citarne alcuni, che hanno aderito alla campagna lanciata da due organizzazioni non governative, Amref Italia e Auser, per garantire che l’Africa riceva quantità sufficienti di vaccini anti Covid-19.
Ben diversa è stata l’attenzione prestata negli Stati Uniti al concerto Vax Live, l’evento per un equo accesso ai vaccini in tutto il mondo ideato dall’organizzazione no profit Global Citizen e svoltosi il 2 maggio nel SoFi Stadium di Los Angeles, alla presenza di 10 mila spettatori tutti vaccinati. Hanno aderito all’iniziativa, tra gli altri, Jennifer Lopez, Ben Affleck, Sean Penn. In video sono arrivati messaggi dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden, da Papa Francesco, dal presidente francese Emmanuel Macron e dal primo ministro canadese Justin Trudeau. “Dosi e dollari” per i paesi poveri era l’appello e sono stati raccolti 53,8 milioni di dollari che saranno consegnati al Covax, il programma per assicurare vaccini a tutti nei paesi a reddito basso e medio-basso grazie al dono di dosi e fondi da parte dei paesi ricchi.
Con la cifra raccolta a Los Angeles si potranno acquistare quasi 10,3 milioni di dosi di vaccino. Sembrano tanti, ma è una goccia nel mare. L’Oms calcola che al Covax servano da 35 a 45 miliardi di dollari per fornire tutti i vaccini necessari ai paesi poveri.
La sola Africa, dicono all’Onu, ha bisogno da 1,4 a 1,6 miliardi di vaccini a doppia dose. Tutti sembrano convinti che tocchi ai paesi ricchi provvedere e, siccome i Paesi africani dovrebbero almeno assumersi l’onere della somministrazione dei vaccini, al G20 riunitosi all’inizio di aprile Banca Mondiale e Fmi hanno proposto ai Paesi membri una moratoria sul loro debito estero. Da mesi Oms e ong lanciano allarmi “a non lasciare indietro l’Africa” e appelli ai ricchi del pianeta a non essere egoisti, nell’interesse di tutti.
Tuttavia, finora in Africa pare siano arrivate solo circa 30 milioni di dosi. All’incontro dei ministri degli esteri dei G7 svoltosi il 4 maggio a Londra il responsabile africano del programma vaccini, la dottoressa Ayoade Alakija, osservando che finora solo pochi africani sono stati vaccinati, ha chiesto che si intervenga immediatamente, che si dichiari lo stato di emergenza mondiale. Al ritmo attuale di somministrazione ci vorrebbero tre anni per vaccinare il 60 per cento della popolazione. Quindi è urgente che il Covax consegni ai governi africani tutti i 600 milioni di vaccini già messi in conto.
Se non che persino quei 30 milioni di dosi già distribuiti in realtà sono troppi. Si sta infatti verificando quello che poche inascoltate voci vanno dicendo da mesi e cioè che in Africa il problema non è la mancanza di vaccini, ma di personale e centri sanitari, di infrastrutture, di condizioni di sicurezza in cui operare, oltre che di ministeri e amministrazioni capaci di organizzare le campagne di prevenzione e intenzionati a farlo.
La Repubblica democratica del Congo, che ha 0,07 medici ogni mille abitanti e tutto l’est in mano a gruppi armati, ha ricevuto dal Covax 1,7 milioni di dosi di vaccino il 2 marzo scorso. Ha avviato il programma di vaccinazione il 19 aprile. Il 24 aprile aveva vaccinato solo 1.265 persone. Vista la situazione, il 27 aprile è stato annunciato il trasferimento del 75 per cento dei vaccini, 1,3 milioni di dosi, ad altri stati africani, tra cui Senegal, Togo e Angola, nella speranza che siano più efficienti, che riescano a utilizzare tutte le dosi prima che scadano evitando che vadano sprecate come è già successo altrove, ad esempio in Malawi e nel Sudan del Sud.
Il 15 aprile il Ministero della sanità del Malawi ha deciso di distruggere 16.440 dosi di vaccini anti Covid-19 perché sono scadute, non si è fatto a tempo a somministrarle. Si tratta di dosi ricevute dall’Unione Africana, 102.000 in tutto. Sono arrivate anche 530.000 dosi fornite dal Covax. Ma finora sono state vaccinate solo 300.000 persone. Il 26 aprile anche il Sudan del Sud ha fatto sapere di dover distruggere ben 60.000 dosi, scadute prima di poterle usare. A gennaio il Ministero della sanità sud sudanese aveva chiesto cinque milioni di dosi. Avrebbe dovuto avviare la campagna di vaccinazioni il 29 marzo, nella capitale Juba, usando le prime 132.000 dosi ricevute, ma per “ragioni logistiche” non meglio specificate ne ha rimandato l’inizio. Al momento sono stati vaccinati 4.000 operatori sanitari e alcuni anziani. Si teme che anche tutte le altre dosi ricevute non vengano usate prima che scadano il 18 luglio.
Secondo l’Oms altri Paesi africani tra cui il Ghana e la Sierra Leone hanno lasciato scadere una parte delle dosi ricevute. A tutti ha chiesto però di aspettare a distruggerle e altrettanto ha fatto il direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie, John Nkengasong, secondo il quale i vaccini si possono ancora somministrare. “Quando si tratta di prodotti preziosi come i vaccini contro il Covid – ha spiegato il rappresentante dell’Oms per il Sudan del Sud, Wamala Joseph Francis – di solito si prende contatto con il produttore e si restituiscono i lotti scaduti affinché possa effettuare dei test, ad esempio per verificare per quanto tempo il vaccino rimane effettivamente stabile ed eventualmente prolungare la data di scadenza”. Ma sia il Sudan del Sud che il Malawi non hanno dato retta. Il ministro della sanità del Malawi Joshua Malango ha replicato che ormai le dosi sono state tolte dal ciclo del freddo e quindi sono comunque andate a male. Inoltre distruggerle è necessario per rassicurare la popolazione che non saranno usate, rivendute, riciclate nel mercato nero dei farmaci.
“Il ritardo dell’Africa mette milioni di vite in pericolo”, ha detto la dottoressa Ayoade Alakija al vertice G7. Intanto però l’Africa continua a essere il continente meno colpito dal Covid-19. Secondo i dati diffusi dall’Oms, il 4 maggio i casi accertati nell’Africa sub-sahariana (più della metà dei quali in Sudafrica) erano 3.325.467 e i morti 83.115: meno di quelli dell’Italia che ha superato i quattro milioni di casi e conta 121.738 morti. Sommando gli stati del Nord Africa, si sale a 4.627.444 casi e 123.210 morti).
È da considerare inoltre la situazione demografica del continente. Le persone a rischio di complicazioni se contraggono il coronavirus sono quelle anziane. È fondamentale che loro siano vaccinate. In Africa gli ultra sessantenni sono 73,5 milioni. Le persone di 65 anni e oltre sono 46,7 milioni. Per contro, gli africani giovani, di età compresa tra 0 e 19 anni sono 679 milioni, più di metà della popolazione (il totale è 1,34 miliardi). Quasi 200 milioni hanno meno di quattro anni, altri 181 milioni sono di età compresa tra 5 e 9 anni. Anna Bono, 7 Mag 2021, qui.
E infine godiamoci questo Matteo Bassetti da Oscar.
Parliamoci chiaramente: Israele ha tanti difetti – oltre che molti pregi – alcuni dei quali sotto traccia, e noti soltanto a chi ci vive da molto tempo ed è ottimamente integrato nella società. Fatta questa doverosa premessa, mettiamo da parte le statistiche e i numeri, e domandiamoci come mai Israele sta riuscendo ad affrontare in maniera decisamente migliore la pandemia di coronavirus rispetto all’Italia, mettendo in campo una campagna di vaccinazione portentosa, che a partire da domani permetterà a chiunque lo voglia, a partire dai 16 anni, di vaccinarsi. Io credo che per rispondere a questa domanda bisogna guardare a monte, e domandarci piuttosto come mai la classe dirigente italiana, a differenza di quella israeliana, si sta dimostrando così poco all’altezza della situazione. E di conseguenza, dovremmo chiederci in cosa differisce la selezione della classe dirigente in Israele e in Italia. Io, nato in Italia e diplomato al Liceo Classico, spesso rimprovero ai miei coetanei israeliani di essere molto ignoranti per quanto riguarda tutto il campo umanistico, in particolare in Storia e Filosofia l’ignoranza è davvero abissale. E qui mi fermo. Come mai? Perché la maturità, a parità di età, di un teenager israeliano è di gran lunga superiore a quella della stragrande maggioranza dei loro coetanei italiani. Cominciamo dal fatto che in Israele è molto raro trovare figli unici: le famiglie sono di media numerose, e si è portati ad avere più responsabilità ed autonomia fin da piccoli. Passiamo poi al fatto che grazie al servizio militare obbligatorio e universale, i diciottenni/diciannovenni israeliani sono impegnati a fare delle cose incredibili rispetto ai loro coetanei italiani. Trovatemi un fotoreporter militare, un analista di polizia, un tecnico aero-meccanico di f-16 e f-35 in Italia che abbia meno di vent’anni. Non lo troverete nemmeno se alzate l’asticella a 25, e probabilmente nemmeno a 30. L’esercito obbligatorio e universale è una grande palestra di cittadinanza, a base fortemente meritocratica, e per molti è un vero e proprio ascensore sociale, in grado di tirare fuori veri e propri talenti da situazioni di povertà e disagio talvolta anche estreme. Una palestra di vita che è aperta a pari modo tanto per gli uomini quanto per le donne. Esistono i raccomandati in Israele? Certamente. Ma per via della natura stessa dell’esercito, nessun ufficiale che abbia un minimo di senno si arrischierebbe al punto che la sua unità sia composta per la maggioranza da figli di papà: le conseguenze, in tempi di conflitto/emergenza sarebbero devastanti per tutti. Cosa fanno dunque nell’esercito i raccomandati? Il più delle volte incarichi di poco conto, dietro le linee, relativamente sicuri e la cui operatività è facilmente rimpiazzabile. Arriviamo dunque all’università. L’università israeliana è estremamente più selettiva e intensiva per carico di studio rispetto a quella italiana, fin a partire dai test di ingresso. È un mondo, quello accademico israeliano, che conosco benissimo al pari dell’esercito… essendo in procinto di laurearmi quest’anno (Laurea specializzata a ciclo unico di 4 anni in Comunicazione Fotografica). Sono anche stato iscritto in Italia a Storia Moderna e Contemporanea alla Sapienza e dunque posso fare un paragone tra le due esperienze, e dirvi che a livello di impegno e fatica quotidiana non c’è storia. Cosa voglio dire con questo? Che il successo di Israele nella sua capacità di far fronte alla pandemia è da attribuire al suo modo di selezionare la sua classe dirigente, a ogni grado e livello. Il virus lo stiamo sconfiggendo grazie ad efficienza, rapidità, competenza, coraggio, spregiudicatezza e meritocrazia. Tutti valori che sono alla base dell’Esercito e del mondo accademico israeliano, che a quanto pare, a differenza dell’Italia, è in grado di formare uomini e donne all’altezza della gestione di questa emergenza sanitaria. L’Unione Europea – e l’Italia con essa – è incapace di far fronte alla pandemia perché è fortemente decadente, e produce una classe dirigente che non è all’altezza né di una emergenza sanitaria né di una guerra. Da un lato, mortifica costantemente nel nome del multiculturalismo e di un buonismo ipocrita ciò di cui dovrebbe essere più fiera: il suo patrimonio storico/artistico, il suo passato imperiale (e perché no, imperialistico) e l’eredità classica. Dall’altro, ha smesso da tempo di essere meritocratica, bloccando ogni forma di ascensore sociale per tutelare ai massimi livelli i figli e i nipoti di una altissima borghesia che è sempre più parassitaria e improduttiva, impegnata in attività per lo più di tipo speculativo, sganciate dalla realtà concreta. Milioni di ragazzi e ragazze potenzialmente in grado di apportare linfa vitale alla dirigenza vengono puntualmente scartati perché nati nel posto “sbagliato” o dai genitori “sbagliati”. Totali imbecilli, “figli di”, li ritrovi già maturi a capo di importanti realtà imprenditoriali e complessi industriali che non hanno alcuna capacità di condurre, mentre veri e propri geni mancati, ma figli di impiegati e operai – talvolta laureati – a consegnare le pizze di Just Eat… A proposito: lo sapete che uno dei due figli maschi di Nethanyau … quello più intelligente … fa il cameriere in una tavola calda di Gerusalemme? Ricapitolando: Gerontocrazia oligarchica / istruzione per lo più scadente / assenza totale di ascensori sociali / raccomandazioni endemiche cosa manca per completare il quadro di questa catastrofe? una visione dell’adolescenza tipica dei paesi dell’europa occidentale sempre più distorta e malata, che si prolunga e prolunga fino ad arrivare ai 40 anni. Uomini e donne incapaci di affrontare le sfide che si trovano davanti con determinazione e coraggio. Uomini e donne isterici, profondamente infantili. O al limite bestie ferite, rabbiose e assassine… prive di ogni senso civico e asservite a una visione dell’esistenza basata sul sopruso quotidiano, unicamente muscolare. Davvero pensate che ne uscirete? Buona fortuna.
A proposito delle italiche adolescenze che arrivano a quarant’anni. Non molto tempo fa, parlando con una signora, mi ero lamentata di alcuni comportamenti estremamente sgradevoli e offensivi (non solo nei miei confronti) di un tizio di comune frequentazione, e lei ha ribattuto: “Ma perché è immaturo! Renditi conto che è un bambino!” “Un bambino?! Ha venticinque anni!” “Appunto. Mi sembra di vedere mio figlio”. A venticinque bambini, a quaranta adolescenti, a cinquanta-sessanta, quando ci governano, ancora devono raggiungere la maturità e l’assunzione di responsabilità.
Vedere che la Germania ha deciso di acquistare gli anticorpi monoclonali e che l’Italia è ancora ferma al bando per lo studio, non fa onore alla medicina italiana. Nonostante l’impegno di Giorgio Palù che ha cercato di spingere per accelerare la sperimentazione, ad oggi se io ne avessi bisogno per un mio paziente, non li potrei utilizzare. Ma noi li possiamo usare anche se sono prodotti proprio a Latina? NO Potevamo essere il primo paese in Europa a usarli e sperimentarli e invece qualcuno ha deciso di ignorare la strada dei monoclonali. Chi lo ha fatto ha sbagliato e dovrebbe assumersene la responsabilità facendo un passo indietro. Chi è stato l’esperto o gli esperti che hanno preso questa decisione o hanno fatto prendere questa decisione? Anche in questo caso non si sono ascoltati i numerosi medici e ricercatori che chiedevano da tempo di poterli utilizzare. Un’altra occasione persa. L’ennesima.
E quest’altra, opportunamente evidenziata da Mario Pacifici.
Sei un padre. Tuo figlio ti chiede di avallare un prestito che si accinge a chiedere alla Banca. La prima domanda che gli poni è: come intendi impiegare tutti quei soldi? È ovvio che, per quanto amore tu provi per tuo figlio, la sua risposta sarà decisiva per la tua decisione. Se intende comprare casa, firmerai la fideiussione a cuor leggero. Ma se intende regalarsi una bella vacanza, un suv di ultima generazione e una festa con centinaia di invitati, cercherai di farlo ragionare. L’Italia si trova nelle stesse condizioni. Il governo sta prendendo prestiti di straordinaria entità e noi stiamo inconsapevolmente firmando fideiussioni in conto nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Abbiamo il diritto di chiedere come saranno spesi tutti quei soldi. E il governo ha il dovere sacrosanto di vigilare su quella montagna di risorse prese in prestito, garantendone un uso responsabile e trasparente. È questo che sta accadendo? Leggo che i banchi scolastici sono costati mezzo miliardo e la lotteria degli scontrini quattro miliardi. Decine di milioni per incentivare l’acquisto di monopattini e biciclette dei cui ordini si avvantaggeranno solo i cinesi che ne sono i principali produttori mondiali. 400.000 euro per ogni padiglione di vaccinazione con la primula e nessuno sa quanti ne siano stati acquistati e chi li produca. Ma soprattutto nessuno sa a cosa servano quando alle stesse finalità potrebbero essere adibiti padiglioni fieristici, sale congresso in disuso causa Covid, grandi spazi museali [alberghi, palestre, piscine, scuole chiuse,caserme in disuso, nelle zone turistiche le colonie estive finché siamo fuori stagione, tende degli alpini…] Senza contare i vari aiuti a pioggia, assistenziali, fuori da ogni logica produttiva e di rilancio della crescita. Al di fuori di ogni piano strategico di ampio respiro. Al pensiero mi si accappona la pelle. Siamo nelle mani di una classe politica incapace e irresponsabile, decisa a cristallizzare in proprie mani un potere che usa come uno status personale, al di fuori di ogni regola di buon senso. Non sono un qualunquista e aborro i populisti. Nutro rispetto per il Parlamento e sono consapevole che la democrazia con tutte le sue possibili falle è pur sempre il migliore dei possibili sistemi di potere. Detto questo però mi sorge un pensiero. La più bella Costituzione del mondo, come amiamo chiamarla, fu redatta da uomini di grande cultura e di grande esperienza, forgiati dalle tragedie della guerra e di un regime asfissiante e criminale. Nel redigerla pensavano a un Parlamento popolato da gente della loro stoffa. Non potevano prevedere che sarebbe finito in mano a pupazzi del calibro di Di Maio e dei suoi adepti, a omuncoli del calibro dei nostri uomini di governo o agli esagitati che animano un certa sguaiata opposizione. Perfino Mameli oggi rabbrividirebbe. L’Italia che amava e che amiamo non s’è desta… si va piuttosto assopendo in un coma letargico.
Poi, fra gli infiniti sperperi (di soldi nostri) di faccia-da-porcellino, c’è la faccenda delle siringhe. E il povero Crisanti ormai in preda a delirium tremens che vuole impedirci di andare in spiaggia la prossima estate perché se andiamo a nuotare a luglio è ovvio che poi ci ritroviamo contagiati a ottobre, per non parlare dello spettacolare Ferruccio Sansa che vuole impedirci di scopare e di alleviare il dolore alle emorroidi per fare dispetto a Pfizer. E poi abbiamo gli sproloqui dello sciroccato fuori di senno Montagnier, convinto sostenitore dell’omeopatia, convinto sostenitore della cagata della memoria dell’acqua dopo che è stato stradocumentato che tutta la storia era nata da delle provette lavate male le cui pareti avevano conservato tracce del contenuto precedente, che da ogni pulpito disponibile continua a tuonare, insieme a Tarro e compagni di merenda vari misti, contro il vaccino (eccheccazzo, ma proprio tutti noi ce li dobbiamo ritrovare gli scappati dal manicomio?!) A proposito del vaccino, comunque, proviamo a leggere anche qualcosa di serio.
Domande sul vaccino anti-Covid: risponde il dottor Anthony Fauci
Il Dottor Fauci, medico ed immunologo laureato in Medicina alla Cornell University, ha lavorato per gli ultimi 6 presidenti statunitensi e svolto oltre 30 anni di ricerca accademica all’NIH. È inoltre uno dei membri di spicco della task force statunitense per far fronte alla pandemia di Covid. Insomma, se dici Covid, ti viene in mente lui. Recentemente ho guardato una sua intervista sull’argomento (in particolare sul vaccino) e ho pensato di tradurla in questo articolo.
Per produrre il vaccino così in fretta, sono stati sottovalutati o affrettati gli studi sulla sua sicurezza?
Non ci sono state scorciatoie, la sicurezza del vaccino non è stata compromessa. La sua velocità di produzione è dovuta esclusivamente all’evoluzione tecnologica della ricerca in campo biomedico avvenuta negli ultimi 10-15 anni. Grazie ad essa, in breve tempo si è riusciti a decodificare il codice genetico del virus, così da poter estrapolare la sequenza del gene che codifica per la proteina Spike e consegnarla alle nostre cellule tramite il vaccino. In questo modo il nostro organismo viene istruito su come codificare gli anticorpi necessari per combattere il virus. Infine la sequenza del gene viene distrutta, lasciando le cellule immunizzate contro il Covid-19. Per dimostrare che un vaccino funziona e non provoca effetti collaterali, quando si verificano pochi casi di infezione nella società possono essere necessari anche 7 anni di ricerca. Invece i test per il vaccino contro il Covid sono stati eseguiti nel mezzo di una feroce pandemia globale, il che ha praticamente azzerato i tempi di attesa, fornendo risposte nette ed immediate. Il test clinico di Moderna ha coinvolto 30.000 persone, quello della Pfizer 44.000, che sono state più che sufficienti per confermare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini testati.
Quindi non esiste la possibilità che si manifestino effetti collaterali a lungo termine dopo la somministrazione del vaccino?
La possibilità è incredibilmente bassa. Se guardassimo la storia di tutte le vaccinazioni e chi chiedessimo “qual è la tempistica degli effetti collaterali a lungo termine?“, scopriremmo che più del 90% di questi si verificano tra i 30 e i 45 giorni dalla somministrazione del vaccino. Ecco perché l’FDA richiede che passino 60 giorni dal termine del trial clinico prima di approvare il vaccino per la commercializzazione. Il dottor Fauci racconta “non ho mai visto una persona essere vaccinata nel 1982 e avere effetti collaterali nel 1986, con nessun tipo di vaccino“.
Posso essere ancora contagioso dopo essermi vaccinato? Dovrò continuare a indossare la mascherina?
Sì. È possibile essere infettati dopo la vaccinazione e essere asintomatici: anche se il vaccino protegge dalla malattia, non sappiamo ancora se protegge dall’infezione. Potremo metter via le mascherine solamente quando avremo una copertura vaccinale sufficientemente alta da raggiungere l’immunità di gregge. In questa situazione la quantità di virus circolante sarebbe così bassa che non rappresenterebbe più una minaccia. Ancora non sappiamo quale sia la percentuale di popolazione da vaccinare per raggiungere l’immunità di gregge, ma possiamo stimarla intorno al 70-85%.
Perché non possiamo raggiungere l’immunità di gregge lasciando il virus libero di circolare?
Il livello di immunità nella popolazione statunitense al giorno d’oggi è di circa il 10-12%. A New York è arrivata al 22% perché all’inizio della pandemia è stata colpita maggiormente. Negli USA contiamo ad oggi 352.000 morti per Covid. Se ipotizzassimo (esagerando) un grado di immunità nell’intera popolazione americana del 20%, significherebbe che per raggiungere l’immunità di gregge servirebbe sacrificare 1.200.000 persone nei soli Stati Uniti: una follia. L’unica strada per raggiungere l’immunità di gregge è la vaccinazione.
Dopo quanto tempo dalla somministrazione del vaccino sarò immune?
Entrambi i vaccini, Pfeizer e Moderna, richiedono due dosi per garantire l’immunità. Possiamo considerarci protetti a partire da 10-14 giorni dopo il richiamo (quindi dopo la seconda dose).
Posso vaccinarmi se sono immunodepresso?
Gli immunodepressi possono vaccinarsi. L’unica situazione in cui un immunodepresso non può vaccinarsi è quando il vaccino si basa su un virus vivo attenuato, perché in quel caso il virus potrebbe replicarsi nell’organismo, invece di essere eliminato come succede in una persona con un sistema immunitario funzionante. Per un immunodepresso è importante vaccinarsi contro il Covid, perché anche se la risposta immunitaria fosse debole, una debole risposta è comunque meglio di nessuna risposta.
Quando potranno essere vaccinati i bambini?
I bambini e le donne incinte sono più vulnerabili. Per questo, come da sempre nella storia dei vaccini, non si immunizzano bambini e donne incinte fino a quando non si è provato che il vaccino li protegge e induce su di loro la stessa risposta di quella provocata negli adulti. In questo periodo si stanno iniziando i test clinici sui bambini.
Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi mesi?
Quando saranno vaccinate tutte le persone a rischio, la situazione tornerà quasi alla normalità, con la riapertura di tutte le attività, ma mantenendo attive le misure di prevenzione. Quindi non saremo ancora pronti ad abbandonare le mascherine e il distanziamento, ma i bambini potranno sentirsi sicuri a scuola, potremo partecipare ad eventi sportivi, cenare al ristorante, eccetera. Il dottor Fauci stima che negli USA questo succederà a partire da Aprile. Se poi le vaccinazioni continueranno spedite, allora sarà possibile tornare all’assoluta normalità entro la fine dell’anno. [Chiaramente in questa previsione ottimistica non sono considerati ritardi nelle consegne da parte delle aziende produttrici e altri deficit organizzativi e per gli altri Paesi le tempistiche potrebbero variare considerevolmente.]
Cosa vorrebbe dire il Dottor Fauci a chi non vuole vaccinarsi contro il Covid?
Queste persone dovrebbero fare una riflessione per capire il motivo di tale scelta. Se questa si basasse solamente su fake news e presunti complotti, dovrebbero rivedere i rischi e i sacrifici che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi mesi. Lo scorso anno è entrato nella storia, una simile pandemia non si vedeva da 102 anni, e tutta questa insensatezza basata su fandonie e fake news porterà solo alla morte di molte più persone. Il vaccino è assolutamente sicuro ed efficace. Non ci sono motivi per non volerlo fare.
e lo commento con lo scambio completo fra me e la signora Graziella avvenuto qui, di cui qualche giorno fa avevo inserito il link.
«In questo senso, la riduzione generale della circolazione della popolazione giovanile … potrebbe essere stata effettivamente la chiave di volta della vicenda» È possibile che sia così, tuttavia, negare ai ragazzi una vita sociale, lo sport, un’istruzione vera (persino le lezioni singole nei conservatori!!!) e poi assistere ad “ammucchiate” di arzilli vecchietti che continuano allegramente a frequentare corsi “per il mal di schiena” a me proprio non va giù. Purtroppo invece devo vederlo tutti i santi giorni (ho una palestra sotto casa), e ascoltare anche commenti tipo: «… e tutto perchè i giovani non possono fare a meno dell’apericena». Da madre, le assicuro che avrei voglia di scendere e prenderli a schiaffi. Non sarebbe meglio mettere loro davanti al pc a fare videolezioni di “stiramento” e riaprire i conservatori?
Non sarebbe meglio dare a ogni vecchio una fiala di cianuro così si tolgono dai piedi una volta per tutte e non ci dobbiamo pensare più? Questa sì che sarebbe una botta di progresso di quelle toste.
Questa è un’idiozia uscita unicamente dalla tua tastiera. Ma la psicologia che ci sta dietro la conosco. Saluti
Visto che ci volete murati vivi, perché non completare il lavoro? Fra la morte sociale a cui volete condannarci e la morte totale non vedo grandissime differenze.
Vede (le do del Lei perchè ho capito che ha una certa età), la sua risposta indispettita è sintomatica di una generazione che di rinunce non vuol sentirne parlare… tranne che si tratta di farle fare ad altri. Il punto non è “murare qualcuno” come invece sta avvenendo ora (mal comune mezzo gaudio, giusto?), ma tutelare nei limiti del possibile le persone fragili senza devastare la società per intero. Che lo si voglia ammettere o meno, a sovraccaricare il sistema sanitario sono gli ultra ottantenni, ed anche ovvio. Quindi, in una società NORMALE e non gerontocratica, sarebbe ragionevole, prima di chiudere le scuole e le attività produttive, chiedere a loro un piccolo passo indietro; che poi non comporterebbe gravi privazioni, e sicuramente meno danni che “rinchiudere tutti”. Ad esempio, prevedere un servizio di consegna per evitare l’accesso ai supermercati, facilitazioni per quanto riguarda le poste ecc.. non sarebbe una privazione così grave. È ovvio che non sia piacevole, dover fare anche solo poche rinunce, ma il difficile momento lo impone. A lei forse sembrerà giusto e normale, continuare a frequentare la palestra in gruppo “per il mal di schiena” (badi bene che non parlo di riabiliazione!) e vietare ai ragazzi di correre nelle piste di atletica, ma è una cosa innaturale, sintomatica di una società in declino. Vede cara signora, nessun giovane vorrebbe veder “murati vivi” i propri nonni, qui si tratta di accettare di essere la categoria che sta rischiando di più e che di più dovrebbe proteggersi. Invece pare, che pur di non accettare la realtà dei fatti, siete disposti a far crollare tutto il resto. Questo non vi fa particolarmente onore.
Ah, oltre a tutto il resto vorrebbe impedirmi anche di andare a fare la spesa! Interessante. E potrebbe spiegarmi per quale bizzarra ragione se io esco i giovani non potrebbero andare a correre? O in palestra? O a scuola? Quanto a stabilire se le rinunce – quelle che lei chiama rinunce – siano gravi o no, lo lasci decidere a chi le deve subire. Il sistema sanitario, dice? Mai sentito parlare di difese immunitarie? Mai sentito dire che la reclusione le abbassa drammaticamente? Mai sentito dire che la mancanza di attività fisica all’aperto aggrava drasticamente tutte le patologie frequentemente presenti negli anziani con conseguente necessità di ricovero, non di rado in terapia intensiva? E’ questo che vuole? E la puttanata del mal comune mezzo gaudio per favore me la risparmi: cosa vorrebbe dire? Che se io ho il cancro ma vengo a sapere che lo ha anche lei allora il mio si dimezza? Che la mia aspettativa di vita si raddoppia? O che altro?
Sarei stata davvero curiosa di vedere Voi, della Vostra generazione di sessantottini, a subire quello che stanno subendo i ragazzi oggi: solitudine, isolamento (ma a Voi che vi frega no?), niente scuola nè sport. Oltretutto, l’accusa di essere untori per i poveri vecchietti, che andando e venendo da pronti soccorso e ospedali, sono forse una delle cause (non certo per colpa, s’intende) dell’epidemia. Voi, vi accanite con una ferocia assurda contro le più misere rinunce e ne chiedete di ENORMI a tutto il resto della popolazione. La vostra “vita sociale” non è paragonabile a quella dei giovani, della quale hanno ASSOLUTO BISOGNO. Avete la pensione, mentre la maggior parte della popolazione, se non lavora NON GUADAGNA. Non mi piace dover essere cinica, ma dopo mesi che tiriamo la cinghia e vedo i miei figli deperire nella solitudine, mantenere toni educati mi è faticoso. Sarò curiosa, una volta che tutto sarà andato in malora, vedere chi pagherà le Vostre pensioni e l’assistenza sanitaria di cui avete bisogno. Ora la chiudo, e non risponderò oltre, dico però che tra Voi e i “vecchi eschimesi” della storiella c’è un abisso. Probabilmente Voi sareste capaci di sacrificare i nipoti, per ingrassare l’orso (patrimoniale per pagare pensioni e sanità, per evitare di “vietarvi i supermercati”). Buona vita signora.
Sa qual è la cosa più sconvolgente? Il suo allucinante cinismo. In secondo luogo l’assoluto egocentrismo. In terzo luogo il vittimismo spinto. E qui passo e chiudo, perché il mio povero stomaco ha dovuto reggere anche troppo, e ha raggiunto il limite.
Davvero non ho parole per commentare i deliri di questa donna, che deve essere davvero molto ma molto disturbata. Sempre a proposito di covid e di emergenza sanitaria e di ospedali intasati e di terapie intensive al collasso e di numeri spropositati di morti…
Solo che allora non ne parlava nessuno e non si chiudevano le attività e non si assumevano pieni poteri per imprigionare la gente che in una sorta di delirio collettivo è in buona parte felice di essere imprigionata convinta che sia per il proprio bene. Meno che mai si delirava di vecchietti da prendere a schiaffi se hanno la vergognosa pretesa di voler ancora respirare. E poi guardate che spettacolo questo scoop in diretta per la maga merlina
Siamo fighissimi siamo bravissimi (pronti prontissimi fortunatissimi per verità) il mondo ci ammira il mondo ci invidia il mondo ci imita a tutto spiano (sole che sorgi libero e giocondo tu non vedrai nessuna cosa al mondo maggior di conte, maggior d’arcuri).
Il Worldometers.info ha aggiornato a ieri l’unico dato incontrovertibile su COVID-19 “morti per milione di abitanti” che spazza via le bufale di questi mesi. “Siamo i migliori al mondo” dicevano quelli al governo mentre i migliori di noi sapevano che sotto il Lebole ministeriale non c’era nulla. Purtroppo, i numeri non mentono, siamo undicesimi dei peggiori su 218 Paesi. Primo il Perù (1036), quindi il Belgio (962), poi Spagna (758), Brasile (744), Bolivia (742), Cile (732), Equador (711), Usa (703), Mexico (698), UK (672), Italia (627), e la reproba (lockdown esente) socialdemocratica Svezia (586). Seguono altri 206 Paesi. A bocce ferme occorrerà, mettere in parallelo a questi, i dati economici causati dal “Virus”: perdita PIL, indebitamento, etc. E allora ne vedremo delle belle. (qui)
E un commentatore annota:
condivido, anzi, faccio notare che diversi paesi davanti in classifica entrano nell’estate che, probabilmente come da noi, coinciderà con un affievolimento del covid, quindi quei paesi rallenteranno la conta dei morti e noi possiamo puntare ad entrare agilmente in top ten, forse pure top five!!
Aggiungiamo che il 6% della popolazione brasiliana vive nelle favelas: quale sarà l’incremento portato al numero dei morti dalle condizioni di vita di questi ammucchiamenti di baracche affollatissime, normalmente privi di fognature e di acqua potabile? Considerando poi che non solo da loro entra l’estate, ma da noi in più rimane il governo, direi che, anche senza favelas, sicuramente riusciremo a fare ulteriori progressi nella rincorsa alla maglia nera. A proposito della Svezia, che non ha mai chiuso e quindi ha conservato sostanzialmente stabile l’economia, si noti, in questo grafico che indica i morti per milione di abitanti, che non sta avendo la cosiddetta seconda ondata: per la serie
La reclusione (lockdown per quelli studiati) è dolorosa ma serve
E anche questo, grazie all’amico “myollnir”, medico ospedaliero:
Sono stati resi noti i dati della mortalità generale in USA quest’anno. Trecentomila in più dell’anno scorso, stesso periodo. E parliamo solo di sei mesi. Di questi, 200mila per Covid, e sappiamo che, se va bene, quelli veri sono 150mila. Cioè:TUTTO IL RESTO ha ucciso almeno quanto il virus! Non solo: i morti in più sono in massima parte nella fascia 25-44 anni, quella quasi esente da mortalità virale: quindi forse i 300 mila morti in più sono da ascrivere quasi per intero al lockdown, mentre la maggior parte dei deceduti anziani sarebbero morti lo stesso. Dati ufficiali, del CDC. È quello che qui ci siamo detti spesso. Ed a proposito: qui in Piemonte, dalla settimana prossima si chiude di nuovo tutto. Se sei malato, ma non di Covid, cazzi tuoi. https://www.usnews.com/news/national-news/articles/2020-10-20/cdc-report-finds-nearly-300-000-excess-deaths-during-coronavirus-pandemic-with-jump-in-adults-aged-25-44
E lo conferma anche il dottor Giorgio Palù
Così come pure il dottor Alberto Zangrillo
A proposito invece del Brasile, da noi (cioè dai sinistri, mica da tutti noi esseri umani!) sonoramente sbeffeggiato per via di Bolsonaro che ha la spudoratezza di non essere sinistro e come se non bastasse perfino filo israeliano, guardate un po’ come ci serve di barba e capelli!
(Piccola nota personale. Non ho studiato il portoghese; se lo sento parlato da un portoghese riesco a cogliere qualche sporadica parola qua e là, parlato da un brasiliano capisco buona parte e riesco sostanzialmente a seguire un discorso, parlato da un abitante delle ex colonie africane non mi sfugge una parola)
L’emergenza covid è un dato di fatto dimostrato dalla crescita esponenziale dei “casi”; chi lo nega è un infame negazionista (e fascista salvinista (hahaha! Word mi aveva corretto in calvinista!!) sovranista populista eccetera)
Sappiamo bene che il virus non è scomparso e fa le sue vittime. Ma siamo entro la fisiologia di un male che indubbiamente c’è. Ma non è né il solo e neanche più tanto importante. Osserva il bravo Miatello: le vittime da infarto e malattie cardiovascolari sono oggi più che dieci volte superiori. (qui)
Ed è dimostrato da tutta la gente che arriva al pronto soccorso in condizioni gravissime
Una considerazione sull’amatissima parola “casi”. Se uno legge “due casi di morbillo a Udine”, che cosa capisce? Che a Udine ci sono due persone malate di morbillo, giusto? Se io facessi il test per il morbillo risulterei positiva, perché l’ho avuto, come la maggior parte delle persone della mia generazione; fra i più giovani invece, risulterebbero positivi quasi tutti, perché sono stati vaccinati. Ebbene, a qualcuno potrebbe venire in mente di dire che in Italia ci sono 48 milioni di casi di morbillo? A qualcuno è mai venuto in mente di farlo? Alla neurodeliri lo porterebbero, uno che avesse un’idea del genere. Però per il covid i positivi si chiamano “casi”, anche se sono sani come un pesce, anche se non hanno mai fatto un colpo di tosse, anche se non sono minimamente contagiosi. CASI, a evocare lo spettro di terapie intensive affollate, pazienti intubati, morti portati a cremare altrove perché non si riusciva più a seppellirli: ecco, siete andati a ballare, siete andati a divertirvi e adesso per colpa vostra abbiamo i CASI, abbiamo i CASI che aumentano, stiamo tornando lì, per colpa vostra, all’orrore che credevamo, grazie ai sacrifici di noi cittadini virtuosi, di esserci lasciati alle spalle. E ANDATE AFFANCULO TUTTI QUANTI, VOI E I VOSTRI CASI.
Concludo con una visione consigliata a tutti quei cittadini ligi al dovere che aggrediscono, anche fisicamente (per l’occasione si può anche mandare al diavolo la pericolosità della vicinanza fisica) chiunque venga sorpreso con la mascherina abbassata se non addirittura, diocenescampieliberi, assente. E a tutti quei solerti cittadini che chiamano la polizia per avvertire che c’è uno che sta correndo nel parco. A tutti quei cittadini coscienziosi che quando dal balcone vedono una faccia sconosciuta si prodigano in interrogatori degni del KGB per verificare se non sia uno di un altro quartiere che abbia illegalmente sconfinato: BUON DIVERTIMENTO.
Post scriptum fuori tema. Io non sono mai riuscita a trovare Sean Connery affascinante, né da giovane né da maturo. Niente, zero, ormoni in coma profondo e apprezzamento estetico decisamente modesto. Come attore non so come sia perché non ho mai visto film suoi, quindi in quel campo non ho niente da dire, ma come uomo insomma proprio no.
Gli ospedali intasati Luigi Cavanna ci spiega perché sono intasati, e perché non dovrebbero esserlo.
«Il covid si cura e si cura a casa. Svuotate gli ospedali»
In maggio conquistò la copertina del Time per la cura domiciliare del covid. Oggi il dottor Luigi Cavanna dell’ospedale di Piacenza è in prima linea per dire che «dobbiamo svuotare gli ospedali». «Prima capiamo che il coronavirus va curato a domicilio, prima risolveremo questa pandemia. La risposta ospedalo-centrica è sbagliata». La Bussola intervista l’oncoematologo: «I malati abbandonati chiamano il Pronto soccorso e gli ospedali si riempiono. È l’errore da evitare». I 5 stadi del covid e fin dove può spingersi il medico a casa. «Oggi si ricovera per polmoniti lievi, ma fino a livello tre si può gestire nelle abitazioni. Il governo ripensi l’assistenza sul territorio subito se non vuole trovarsi a curare nelle chiese».
«Il covid si cura e si cura a casa. Il governo deospedalizzi i ricoverati, la situazione è critica perché si stanno riempiendo i reparti senza criterio e senza considerare che le stesse cure le possono ricevere a casa». Il dottor Luigi Cavanna, primario di oncoematologia all’ospedale di Piacenza fino a pochi giorni fa era un eroe. La copertina che gli aveva dedicato a maggio il Time per le sue cure domiciliari ai malati di covid lo proiettava nell’alveo dei “medici esemplari”. Ma è bastato che ricevesse le attenzioni stizzite del professor Burioni per essere coinvolto nelle stucchevoli polemiche tra scienziati. Ma Cavanna non è mai cambiato: ha continuato a fare quello che faceva dal 21 febbraio, da quando, come dirà in questa intervista alla Bussola «il covid ci ha sconvolto la vita». Ed è a Piacenza che la Bussola lo ha incontrato, col camice bianco e le chiavi della macchina pronte per partire da un nuovo malato. Rigorosamente a casa.
Professore, si è fatto un’idea della polemica con Burioni? Ma la polemica l’ha ingaggiata lui, non io. E comunque io non ho problemi, sono al mio posto a curare il covid, come sempre.
Perché ce l’aveva con lei? Senta, io faccio l’oncologo e Burioni è fuori dal mio ambito di comunità scientifica.
Eppure, si è lamentato per l’uso della idrossiclorochina perché lei non avrebbe – dice lui – mai pubblicato nulla. Sciocchezze. Nessuno ha pubblicato ancora nulla. La comunità scientifica ha bisogno di tempi lunghi, di verifiche, di follow up, di comparazioni. E noi stiamo parlando di un virus che qui in Occidente non ha neanche un anno di vita.
E quindi quello che si dice del covid a livello scientifico? Il 21 febbraio ci è arrivata in testa una condizione mai conosciuta prima, che ci ha stravolto la vita. Quindi applicare una metodologia di risposta ordinaria a una cosa straordinaria è assurdo e sbagliato dal punto di vista medico. Ma mi faccia dire una cosa sulle mie pubblicazioni scientifiche.
Prego. Nella mia vita professionale e lavorando non a Houston, ma a Piacenza, sono riuscito a produrre più di 250 lavori scientifici censiti. Ma per il covid ho scelto un’altra strada, più diretta e concreta utilizzando i media generalisti.
Per dire cosa? Che più velocemente ci rendiamo conto che il covid va curato a domicilio, prima risolveremo questa pandemia.
Veniamo allora alla sostanza. Primo: il covid è una malattia infettiva che provoca come complicanza la polmonite. Più precocemente viene curata, più si hanno risultati buoni e meno le persone peggiorano e questo lo abbiamo toccato con mano.
Lapalissiano… Non per tutti. In tv sento parlare di pronto soccorso e reparti che scoppiano.
I dati che ci forniscono sembrano quelli… Ma se di fronte a una malattia virale dai una risposta ospedalo-centrica sbagli tutto. Noi ce ne siamo accorti.
Quando? Già ai primi di marzo ci siamo resi conto che in ospedale arrivavano centinaia di malati e questi erano tutti – e dico tutti – con una storia di tosse, febbre e mancanza di fiato che durava da giorni. La gente era a casa, non guariva e poi ad un certo punto non resisteva più e andava al Pronto Soccorso disperata. Così veniva ricoverata, intubata e poteva capitare che morisse.
È la storia di marzo e aprile. Da lì per noi è scattato l’uovo di Colombo. Ci siamo chiesti: ma queste persone quando sono in ospedale che cura ricevono? Somministravamo inizialmente antivirale e idrossiclorochina mattina e sera, tre pastiglie e ci siamo detti: ma se noi queste pastiglie le diamo 15 giorni prima può cambiare qualcosa? Possono non intasare gli ospedali? Se portiamo queste cure a casa non è meglio? Così siamo partiti con una squadra.
Somministrazione precoce alla comparsa dei primi sintomi? Fon-da-men-ta-le! I cinesi dicono che se gli antivirali sono somministrati precocemente molto facilmente non si innesca quel processo infiammatorio che si chiama “tempesta citochinica”. Abbiamo visto che se si interviene precocemente si blocca la risposta iper-immunitaria e i polmoni non vengono devastati. E quando poi abbiamo scoperto i benefici dell’eparina abbiamo chiuso il cerchio.
Arrivati nelle case? Abbiamo cominciato ad andare nelle abitazioni a Piacenza con una metodica approvata: un medico e un’infermiera con un ecografo e il tampone: fatta la diagnosi di covid lasciavamo un saturimetro e i farmaci. In questo modo abbiamo curato tante persone con una risposta favorevole. Dopo 15 giorni, abbiamo rafforzato le equipe e siamo arrivati a sette su tutto il territorio di Piacenza.
Quanti pazienti avete raggiunto? 300.
E quanti morti? Zero.
Zero? Sì, stiamo monitorando il follow up dei 30 e 60 giorni per la pubblicazione scientifica, ma il risultato è quello.
Ha parlato dell’idrossiclorochina. A che punto è il blocco? Ho visto che Panorama ha promosso una raccolta di firme, sono già 8000, di medici che chiedono all’AIFA di rivedere le proprie posizioni.
Quanto è importante la clorochina nella cura del covid? Moltissimo perché ha anche una proprietà immunomodulante oltre che antinfiammatoria. Il nostro organismo reagisce al coronavirus provocando più anticorpi e questo crea la tempesta di cui parlavo prima ed è quella che porta all’aggravarsi della malattia, la clorochina aiuta a regolare la risposta autoimmunitaria del nostro corpo.
Perché allora l’hanno bloccata? Sulla base di uno studio che si riferiva a complicanze da sovradosaggio, ma qualunque farmaco sovradosato è un veleno. Lo dice la parola stessa. Il nostro dosaggio non ha mai portato a complicanze.
È vero che il virus è più debole? E’ verosimile, ma questo lo devo dire sottovoce perché non abbiamo ancora le prove. Però è un’evidenza che condividiamo tra medici e soprattutto tra radiologi. Quello che mi sento di dire è che oggi abbiamo una forma di covid che se curata in tempo con cortisone e antibiotico si guarisce.
Ecco, veniamo alle cure. Perché l’antibiotico se si tratta di un virus? Anzitutto per evitare le conseguenze di sovra infezioni batteriche, ma anche per un altro motivo.
Quale? Noi somministriamo azitromicina, che è un antibiotico con azione antivirale.
Veniamo alla domanda di questi giorni. Perché si arriva in ospedale? Perché manca una linea guida a livello centrale che dica: se il malato ha febbre fino a 38 chi lo va a visitare a casa? Nella nostra realtà ci vanno le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), ma non è così in tutt’Italia. I medici di base non hanno protocolli dato che cambiano tutti i giorni. Allora i malati chiamano il Pronto soccorso. È questo l’errore da evitare. Lo ripeto: bisogna curarli a casa. Andando al Pronto Soccorso sa che succede?
Cosa? Che vengono ricoverati mentre non andranno in ospedale quelli che hanno il cancro o l’infarto o l’ictus con gravi ripercussioni su una fetta di patologia umana.
Quanti malati avete in ospedale a Piacenza? Pochi, comunque gestibili perché cerchiamo di evitare che arrivino nei nostri reparti, non ce ne sono tanti. Il nostro Pronto Soccorso nello scorso fine settimana non ha ricevuto malati, è la fortuna di lavorare sul territorio.
Per curare a casa però ci vorrebbe un protocollo che non c’è. Non è vero. I decisori al governo devono smetterla di continuare a parlare di terapie intensive, devono cominciare a dire “curiamoli a casa” altrimenti dovremo riempire le chiese per curarli.
Come si fa a capire se uno può essere curato a casa? I cinesi hanno codificato cinque stadi. Il primo è quello di della forma asintomatica o paucisintomatica chiamata Mild (blanda).
Cura? Nessuna.
Il secondo stadio? Polmonite semplice. Qui si interviene con idrossiclorochina, quando finalmente tornerà possibile e spero presto. In più azitromicina e cortisone, che può essere desametasone o prednisone.
Niente ossigeno? No. Quello è previsto col terzo stadio, che è la polmonite di moderata gravità.
E si va in ospedale? No! Ossigeno a domicilio, è sufficiente avere un care giver che si prenda cura del malato a casa. Solo col IV e V stadio, rispettivamente forma severa e quella di pre-collasso, allora si va in ospedale. Come vede la diagnosi medica è fondamentale, non stiamo parlando di automedicazione.
Quindi lei cura a domicilio fino al terzo stadio? Sì.
E oggi in Italia a che stadio di arriva in ospedale? Già al secondo stadio. Capisce perché così non si può continuare? In ospedale arrivano malati che possono e devono essere curati a casa. Bisogna invertire immediatamente la tendenza e domiciliare il più possibile il malato.
Che cosa ha detto la comunità scientifica della vostra terapia domiciliare? I dati devono ancora essere pubblicati, ma posso solo dire che nel mio ambito, l’AIOM, l’associazione italiana di oncologia medica, mi premierà per aver fatto questa attività. È un premio che mi fa onore, alla memoria di un grande oncologo, Dino Amadori uno dei padri dell’oncologia italiana.
Come si giustifica questo incremento di contagi? Fisiologico, è la stagione.
Non c’entrano i nostri comportamenti di quest’estate? No
Perché? Perché i tempi di incubazione sono di massimo 15 giorni, deve essere stata un’estate molto lunga se i contatti di luglio e agosto si manifestano adesso, non trova?
Come diceva Bassetti già mesi fa, il governo ha fatto di tutto per terrorizzare la gente, e la conseguenza sarà che al primo raffreddore si precipiteranno tutti all’ospedale e in brevissimo tempo tutti gli ospedali saranno sull’orlo del collasso: fin troppo facile profeta. E a che livello possano arrivare gli effetti di questo terrorismo di stato accuratamente pianificato e meticolosamente attuato da mesi, lo possiamo vedere in questa testimonianza di Angela Francesca Molina, neuropsichiatra infantile, che ci dice anche alcune altre cose interessanti
QUINDI non è vero che la situazione sta ridiventando drammatica, e non è vero che gli ospedali si riempiono a causa di questa presunta drammaticità della situazione: si riempiono perché il governo, con la complicità dei mass media di regime, hanno terrorizzato la popolazione, e le personalità più fragili – come mostrato nel video della cartella verde – si lasciano portare dalla corrente (per quanto mi riguarda, se mi dovessi ammalare, fino a quando riuscirò a respirare da sola mi chiudo in casa, mi prendo le dosi adeguate di antibiotici e cortisone, non dico a nessuno che sono ammalata perché in quel tritacarne non ci voglio finire, e resterò qui fino a quando non sarò guarita. Per tornare a uscire userò il criterio che vale in tutto il mondo civile – e dunque non in Italia – e cioè dopo il quinto giorno senza sintomi mi considererò non più contagiosa e tornerò a uscire). E non solo non è vero che il divieto di praticare sport porterà un miglioramento della situazione sanitaria ma, al contrario, farà solo danni immensi.
Si riferisce agli idoli dei popoli pagani, statue di pietra o di legno, oggetti inanimati che, appunto, hanno parti a forma di occhi, di orecchie, di naso, ma non sono in grado di farne uso. Idoli fabbricati e messi lì da qualcuno affinché il popolo li adori, nonostante sia evidente che non sono in grado di fare alcunché di utile. La contemplazione dello sciagurato operato del governo, messo lì da un altrettanto sciagurato individuo per scopi tutt’altro che nobili, mi ha fatto venire in mente questi versi del salmo. E poi trovo in rete questo commento:
Ivana Guida io ho un contatto, che ha detto ad una sua amica, rispetto al governo, “devi avere fede”.
Ecco, appunto: fede (e magari sono quelli che sbeffeggiano coloro che hanno una fede religiosa). Fede in un branco di feticci ciechi, sordi, parestesici, asimpatetici. E la stessa percezione nei confronti di chi ci governa ho ritrovato in questo articolo, che chi ha almeno sessant’anni, sicuramente capirà fin troppo bene.
Spuntano i negazionisti della protesta
Scrivo a caldo, all’una di notte, dopo aver seguito l’ultima puntata di Quarta Repubblica e scrivo perché uno come me, che non fa altro nella vita, se non scrive non si calma, non prende sonno. Scrivo per dire che sono ancora inquieto, preda di fantasmi: c’era questo Rinaldo Satolli, questo sindacalista per me indecifrabile, scorrevano le immagini dei tumulti, a Milano, a Napoli, a Torino, vetrine in frantumi e auto incendiate e cariche di polizia, corso Buenos Aires lampeggiante di blindati, camionette in assetto di guerra e il nostro eroe, imperturbabile, polemizzava, ridacchiava, forse ricordando l’odore del Napalm della gioventù dei formidabili anni. [Il video ve lo risparmio, perché qualche briciola di misericordia mi è rimasta. Se proprio volete, lo trovate al link giù in fondo]
Sindacalista lunare
Lo guardavo e non capivo come potesse non capire ma lui sembrava preoccupato solo di fare il suo show da sindacalista influencer finalmente strappato al grigiore del funzionariato, circolari, tavoli, brioscine, sigarette e rivendicazioni surreali come il buono pasto per quelli del pubblico impiego che stanno a casa. Daniele Capezzone perfido gli ha ricordato che ormai è una macchietta, il personaggio più malsopportato d’Italia e mi è parso di scorgere nei suoi occhi sindacali un lampo di soddisfazione, si capiva che più dell’amato Marx gli passava davanti Oscar Wilde: sì, ma intanto io ce l’ho fatta, sono famoso, poi possono dire quello che vogliono. E magari si vedeva proiettato alla Camera o in qualche ministero. Questi davvero non capiscono. Questi davvero non si rendono conto. Sia nostalgia giovanile, irresponsabilità o cinismo, non gli passa per la testa che il paese, stremato e furibondo, si va avvitando per una spirale micidiale. Ma che dovrebbe pensare uno come me, cresciuto in via Monte Nevoso a Milano quando il commando del generale Dalla Chiesa irrompeva nel covo al pianoterra, di fronte alla mio balcone da cui vedevo in diretta la cattura dei nove brigatisti tra cui Azzolini e la Mantovani, che in preda al panico fuggivano stupidi infilandosi in trappola nel bar Franco d’angolo con via Porpora? E subito manine discrete mettevano le mani sul Memoriale Moro per farlo avere, prima che alla magistratura, ad Andreotti che ne purgava i passaggi più scabrosi come quello su Gladio. C’era di tutto in quel quartiere, i brigatisti come i servizi segreti, il bandito Vallanzasca come i fascisti che ammazzavano inspiegabilmente Fausto e Iaio, due innocui ragazzini del Leoncavallo. E c’era, nell’aria, sempre, sapore di polvere e piombo, di sangue rappreso e Napalm, di rabbia e di paura; ogni sabato un corteo e sprangate e pistolettate e roghi urbani, cariche della polizia. Adesso rivedo le stesse scene, risento lo stesso odore anche se vivo altrove, odore di Napalm, di qualcosa che non si capisce bene e penso che al governo ci stanno quattro avventizi che non hanno la minima idea di come fare; cercano di giocare l’unico gioco che conoscono, la distorsione dei fatti, della realtà: i contestatori tutti fascisti, tutti camorristi, ma a Torino ad assaltare le vetrine sono stati nordafricani in combutta coi balordi del famigerato Askatasuna che nessuno si decide a chiudere. Il solito modo degli struzzi per non vedere le cose come stanno, come si preparano. E non vogliono vederle perché non sanno come affrontarle. Anzi le causano e le aggravano, le complicano.
Piazze e cervelli in fiamme
Sapevano che con le loro misure tardive e velleitarie saremmo arrivati allo sbando sociale ma insistono, anche loro posseduti dallo spirito da influencer, dalla vanità suicida. Ma queste escandescenze sono solo un prodromo, non si spegneranno da sole e non si spegneranno presto. Qualcuno ha gettato il cerino acceso e la prateria ha preso fuoco. Anche i cervelli di molti sono in fiamme: la sinistra possibilista, complice morale delle barricate americane del Black Lives Matter contro Trump, vuole sparare sulla feccia, annuncia la militarizzazione dura e già i carabinieri si schierano con i dimostranti sapendoli brava gente disperata e infiltrata da facinorosi chissà quanto spontanei. C’è, anche se nessuno lo dice, un pericolo nel pericolo, la potenziale saldatura della sovversione interna col radicalismo islamista che è l’antico sogno brigatista, terrorista. Il calcolo è chiaro: più casini scoppiano e più abbiamo il destro per imporre un coprifuoco, uno stato autoritario con la scusa della sicurezza pubblica e sanitaria. Ma, essendo dilettanti, non hanno calcolato la forza dei venti una volta scoperchiato o lasciato scoperchiare il vaso di Pandora. Sì, uno come me, che scrive per riflettere, ricorda bene e sa che certi scenari sono inequivocabili, che certe derive sono inarrestabili e a questi scalcagnati Stranamore si sente di dire: state attenti, perché non avete idea di cosa state preparando. La situazione vi è già sfuggita di mano e chi deve saperlo lo sa. E mandare avanti i vostri fantocci con le solite provocazioni mediatiche non serve più, se continuate a dipingere morìe dove non ci sono, come in Svezia, se continuate a chiudere tutto, ad imporre veti e divieti demenziali, a prendere per il culo coi gerundi e con le furbate contabili dei bonus, dei crediti d’imposta chi non può pagare le imposte, perché sta perdendo pane e lavoro, e sono milioni, e non sanno perché, è la guerra civile. E nemmeno i Satolli che ridacchiano sotto i baffi, compiaciuti di trovarsi nel mirino di una telecamera ad impiccarsi da soli, ne usciranno salvi, non avranno più nessuno da tutelare. Nemmeno loro stessi. I buoni pasto non li prenderà più nessuno. Incredibile e agghiacciante è l’astrazione al potere, l’incomprensione degli eventi, la perdita di ogni senso di realtà, la rimozione di quanto si prepara e velocemente si prepara. A meno che non sia un copione preciso, da rispettare alla lettera, un copione cinese.
Comunque sia, non è più tempo di perdere tempo, di trastullarsi con la pornografia ludica e gossippara, con l’egocentrismo osceno. Fuochi si levano ovunque, ne spegni uno a Milano ne appiccano un altro a Roma, a Napoli, a Palermo. Odore del Napalm di notte e presto anche di mattina. Odore di perdita di sicurezza e di libertà, di democrazia. E una sensazione di tutto sospeso, precario, di totale incertezza su quello che verrà, ignoto ma spaventoso. Se hai l’età giusta, certi fantasmi li riconosci dal primo frusciare. Brutto, bruttissimo momento. Max Del Papa, 28 ottobre 2020, qui.
E non solo i boss, ma anche i gregari, gli scagnozzi, i picciotti:
Qui (Avete fatto caso a quanto assomiglia a Soleimani? Solo, con un’aria più da sfigato)
Strategia della tensione, governo che si sostiene tramite il terrore generalizzato e mantenuto a forza di menzogne. Qualcuno cerca di spiegare che dire la verità sarebbe più proficuo
(aveva avvertito già mesi fa, Bassetti, che col terrore isterico sistematicamente diffuso, con l’arrivo dell’autunno masse di cittadini terrorizzati si sarebbero precipitati al pronto soccorso al primo starnuto, e gli ospedali sarebbero andati in tilt)e qualcuno, come tristemente vediamo e sentiamo, fissato su un unico obiettivo, riesce a non capire quello che gli si sta dicendo nel modo più chiaro. Perché per molti, per troppi, come vediamo in questo video con un esempio sicuramente ingenuo ma ugualmente paradigmatico, andare controcorrente, anche se si vede chiaramente che la corrente sta andando nella direzione sbagliata, è qualcosa di troppo superiore alle proprie forze, al proprio coraggio
E, come si suol dire, quando si crede che abbiano toccato il fondo, hanno già cominciato a scavare, ed ecco quindi a voi il mirabile virologo Lopalco con una perla che voi umani non avreste mai potuto immaginare neanche con un’overdose di acidi:
Nel frattempo la ‘azzolina non si lascia scappare l’occasione di regalarci la sua ennesima gaffe (si scrive gaffe, si legge puttanata), di persona che più è ignorante e più pretende di mettere bocca. Vi toccherà sopportare la vista e l’udito di Fabio Fazio, ma ne vale la pena, credetemi
Sono profondamente indignato per il comunicato del Vaticano dopo la strage di Nizza: “È un momento di dolore, in un tempo di confusione. Il terrorismo e la violenza non possono mai essere accettati. L’attacco di oggi ha seminato morte in un luogo di amore e di consolazione, come la casa del Signore. Il Papa è informato della situazione ed è vicino alla comunità cattolica in lutto. Prega per le vittime e per i loro cari, perché la violenza cessi, perché si torni a guardarsi come fratelli e sorelle e non come nemici, perché l’amato popolo francese possa reagire unito al male con il bene”. E’ una dichiarazione talmente banale, priva di verità e di spina dorsale che avrebbe potuto uscire da un qualunque ufficio stampa. Oggi alle 15 le chiese francesi suonano a lutto. Perché è stato un attacco alla cristianità. Se non il giorno in cui decapitano fedeli cristiani nella cattedrale di Nizza, quando il Papa condannerà l’Islam radicale? Noi giudeocristiani siamo pecore al macello al grido di “Allahu Akbar”, non “Fratelli tutti”.
Papa al servizio della menzogna, dell’ipocrisia, dell’asservimento al padrone più forte, del vigliacco mescolamento, in un unico calderone, di carnefici e vittime. D’altra parte, da uno che ha fatto la sua carriera ecclesiastica sotto Videla, come potremmo aspettarci pietà per le vittime e condanna dei carnefici? Infame quanto il governo, colpevole quanto il governo, delinquente quanto il governo.
E cominciamo coi morti: se diventano troppo pochi per poter terrorizzare la gente, cosa si fa? Ci si organizza, logico!
E siccome i morti saranno anche pochi ma i positivi sono riusciti a farli aumentare, un po’ per il motivo spiegato nel post precedente e un po’ perché li importiamo a rotta di collo,
e poi vengono lasciati girare liberamente e si permette che nelle moschee si ammucchino anche senza mascherina, si coglie l’occasione per un bel giro di vite: chiuse le discoteche, perché si sa che è solo lì che la gente si ammucchia e si ammala
tanto i giornali mica lo scrivono che su 3000 discoteche italiane si è verificato un unico caso di contagio, così come eviteranno accuratamente di dirvi questo:
E poi un bel coprifuoco mascherato, anzi mascherinato, e visto che nessuno scende in piazza coi forconi, la prossima puntata riguarderà le elezioni, quelle già sospese prima e ora previste per settembre.
Il Covid è il nuovo spread
L’intuizione fulminante l’ha avuta su Twitter Matteo Brandi (@mat_brandi): “Covid is the new spread”. Sì, è proprio così: come nel 2011 l’operazione di creazione del panico – per conseguire un effetto politico – è avvenuta attraverso un indicatore che fino a qualche tempo prima era pressoché sconosciuto al grande pubblico, e che invece, d’un tratto, veniva sparato dai media in modo ansiogeno e martellante, allo stesso modo adesso (mutatis mutandis, naturalmente) il giochino si ripete con i dati dei contagi da Coronavirus.
Si badi bene: dati spesso non rilevanti, perché il puro e semplice conteggio dei semplici contagi, di per sé, non dice nulla. I dati significativi, invece, vengono regolarmente occultati: i ricoverati in terapia intensiva (secondo i dati costanti di molte settimane, si tratta di non più di 40-50 persone in tutta Italia) e i morti (sono in tutto 3 o 4 al giorno, contro gli oltre 600 morti quotidiani di infarto e gli oltre 500 per cancro).
Eppure il pallottoliere dei contagi gira vorticosamente, creando nuovi incubi e nuovi nemici: chi è andato a fare una vacanza all’estero, chi va in discoteca, i ragazzi della “movida”, che – apprendiamo – è una specie di Sodoma e Gomorra moderna, con inevitabile punizione biblica e imminente distruzione. I toni accalorati sui media, con rare eccezioni, sono gli stessi del 2011: allora lo spread “s’infiammava, s’incendiava, s’impennava”; adesso la medesima funzione è svolta dalla caccia agli untori, agli “irresponsabili”, a chi fa “calare la tensione”.
L’obiettivo politico di allora era far saltare un governo e imporre una giunta tecnocratica (gradita a Bruxelles); l’obiettivo politico di ora è mantenere vivo il pur traballante esecutivo esistente (gradito a Bruxelles). Governa male? L’economia è stata ridotta a pezzi proprio da un lockdown mal gestito? E allora tanto vale prospettare l’incubo della “seconda ondata”, tenere tesa la corda dell’emergenza, non dare mai il senso di un possibile ritorno alla normalità.
Con uno spiegamento di mezzi mediatici così massiccio, è inevitabile che molti italiani ci caschino. Ma tutti – chi la beve e chi non la beve – dovremo fare i conti con gli effetti economici di questo clima: uno tsunami di fallimenti e licenziamenti. Già conosciamo la prossima puntata, il prossimo capitolo del copione: a chi lo farà notare, a noi “cattivi”, si darà dei contabili senza cuore.
Loro, invece, i “buoni”, ci starebbero salvando la vita, dicono e diranno. È sempre più necessario smontare questo racconto falso, artificioso, che sfrutta le comprensibili paure delle persone per assuefarci a un sistema in cui la libertà tout-court, e la libertà economica che ne è il presupposto, sono in una posizione sempre più fragile e precaria.
Caos scuola e Caporetto elettorale: cosa c’è dietro la guerra alle discoteche
Con un’ordinanza scriteriata e passibile d’interpretazioni arbitrarie, il governo ha imposto la serrata delle discoteche e l’uso della mascherina negli orari della movida. Una mossa ridicola, che arriva dopo un’intera stagione – vivaddio – di balli scatenati, di cui a Roma si sono accorti, guarda caso, solo passato il Ferragosto. L’impressione è che l’esecutivo fosse in cerca dell’ennesima arma di distrazione di massa, ora che rischia di andare a schiantarsi su un autunno di clamorosi fallimenti. Insomma, dietro la misura draconiana assunta ieri e per la quale il giornale unico del virus ha preparato accuratamente il terreno, si celano motivi politicamente più subdoli della salute pubblica o del desiderio di «difendere i giovani», come ha dichiarato Roberto Speranza. Ed è proprio il ministro che, evocando il tema della riapertura delle scuole, ci suggerisce il primo.
Il problema è che, in vista del 14 settembre, data in cui i ragazzi dovrebbero rientrare negli istituti di ogni ordine e grado, il governo teme un flop memorabile. E allora deve cercare un colpevole – i giovani indisciplinati – cui imputarlo. I banchi a rotelle, cavallo di battaglia di Lucia Azzolina, non arriveranno in tempo per l’inizio delle lezioni. Le «aule nuove», promesse dal premier il 3 giugno scorso, rimangono una chimera. Così, il Comitato tecnico-scientifico, che si è capito essere uno specchietto per le allodole del BisConte, è andato in soccorso dei giallorossi, spiegando che, se proprio non si riesce a mantenere il famoso metro di distanza tra le «rime buccali» dei ragazzi, basta far indossare loro la mascherina. Per tutta la giornata scolastica. Cambiandola ogni 4 ore. Non c’è che dire, una soluzione agevole: immaginate che piacere stare stipati nelle solite classi pollaio, respirando per ore da dietro una chirurgica, con gli insegnanti ridotti a poliziotti sanitari, che controllano il corretto utilizzo dei Dpi. Dove gli alunni sono più piccoli e più difficilmente gestibili, si rischia il caos totale.
L’alternativa è la prosecuzione della didattica a distanza, che è sinonimo di nessuna didattica. Ma in quel caso, ai genitori che dovranno tornare a lavoro e si ritroveranno con i figli in casa tutto il giorno, di certo non si riuscirà a vendere la balla della «ripartenza». Il più evocativo simbolo del ritorno alla normalità, che è il rientro in aula, si potrebbe trasformare in una debacle storica per il governo dei peracottari. Perciò, l’esecutivo e la sua grancassa mediatica hanno individuato nel popolo della notte un utilissimo capro espiatorio. Come, in primavera, i morti erano colpa dei runner o di chi allestiva l’arrostata di Pasquetta, adesso, se Giuseppe Conte e l’Azzolina pasticciano con la scuola, la colpa è dei giovinastri festaioli e negazionisti.
La linea l’ha dettata, nel nome dell’indipendenza degli scienziati, Franco Locatelli, numero uno del Consiglio superiore di sanità. Il quale, per prevenire l’obiezione di chi nota che mentre qualcuno prova a rinchiudere di nuovo gli italiani, gli immigrati infetti continuano a sbarcare e fuggire dai centri d’accoglienza, specifica: il 40% dei nuovi casi dipende da italiani rientrati dalle vacanze, mentre agli immigrati si può imputare solo il 3% dei contagi [e il restante 57%?]. Giusto, dottor Locatelli: lasciamo liberi di scorrazzare per il Paese i nostri fratelli clandestini, punendo invece i connazionali che, dopo mesi di domiciliari, hanno ballato nei locali che il governo stesso ha riaperto, o che sono andati in villeggiatura all’estero, approfittando della possibilità di varcare frontiere che sempre il governo ha riaperto.
A questo scenario, va aggiunta la prospettiva che i giallorossi perdano 4-2 le elezioni regionali. Così, otteniamo il ritratto di un governo che rischia la bancarotta. Ci vuole tanta, troppa malizia per immaginare che la farsetta sulle discoteche serva a rinviare la data del voto. Ma di sicuro può essere usata per congelare la campagna elettorale, o per stemperare l’eco di una sconfitta netta alle urne. Bisogna ricreare le condizioni di un’emergenza che per ora, fortunatamente, non esiste, affinché, all’uopo, magari a macchia di leopardo, nelle zone economicamente meno centrali, si possa ricorrere a nuovi lockdown. È l’emergenza preventiva – che, come ripetono illustri giuristi, nel nostro ordinamento non sarebbe contemplata – come premessa dell’emergenza permanente.
Fermo restando che nessuno nega la pericolosità del Covid-19 né la necessità di essere prudenti, l’unica reazione a tale scempio della democrazia liberale sarebbe la disobbedienza civile. Ma a questo punto, va girata ai lettori e a noi tutti italiani una domanda: siamo pronti ad assumerci la responsabilità della resistenza al regimetto sanitario?
Nel frattempo la dittatura più bella del mondo ha provveduto, col favore delle tenebre, zitto zitto quatto quatto, a mettere le mani anche sui servizi segreti. E a ottobre, che cosa succederà a ottobre? Ce lo spiega il dottor Matteo Bassetti
e qui potete leggere l’articolo. Per fortuna c’è chi ha avuto una brillantissima idea per rimediare alla chiusura delle discoteche
E per doppia fortuna abbiamo almeno un premier che, a differenza del Truce che è un buzzurro fatto e finito, è un autentico signore. E con un italiano, un italiano ragazzi…