STORIE DI CRIMINALI NAZISTI

Inizio con una storia vecchia. O meglio, cominciata tanto tempo fa. Se poi sia anche vecchia non lo so, e temo di no.

Nel 2003, la BBC denunciava in Ucraina un “fiorente commercio di organi umani”

In questi giorni sentiamo parlare costantemente dell’Ucraina con notiziari e riprese in diretta. Ciò che non si dice sono però i numerosi problemi di questo paese bellissimo e sventurato.
In particolare, la BBC nel 2006 ha acceso i riflettori sul traffico di neonati uccisi per rivendere gli organi e cellule staminali:

“Secondo le prove ottenute dalla BBC, i neonati sani potrebbero essere stati uccisi in Ucraina per alimentare un fiorente commercio internazionale di cellule staminali”.
Le inquietanti riprese video degli esami post mortem su minuscoli corpi smembrati sollevano seri interrogativi su cosa sia successo loro.
L’Ucraina è diventata la sedicente capitale mondiale delle cellule staminali.
C’è un commercio di cellule staminali da feti abortiti, tra affermazioni non provate che possono aiutare a combattere molte malattie.
Ma ora si afferma che le cellule staminali vengono raccolte anche da bambini vivi. (…) BBC

(fonte: http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/6171083.stm

Nel 2007, su questo argomento c’è stata anche una interpellanza parlamentare, che riporto qui di seguito:

Interpellanza parlamentare del 23 maggio 2007 di Hiltrud Breyer (Verts / ALE) per iscritto (E-2644/07) alla Commissione dell’Unione europea

Preoccupazioni: commercio di cellule staminali e organi di neonati ucraini uccisi

Secondo i rapporti della BBC, in Ucraina è in corso un commercio di cellule staminali e organi di neonati uccisi. Diverse madri ucraine hanno riferito che nel 2002 i loro bambini sono stati portati via dalla loro nascita in una clinica a Kharkiv e poi, sulla base di ragioni non confermate, hanno dichiarato la loro morte. Ai genitori non è stato permesso di vedere i corpi. Nel 2003, per ordine delle autorità, sono stati riesumati molti corpi di bambini sepolti nel cimitero dell’ospedale. Si è scoperto che ai neonati sono stati rimossi gli organi e forse anche le cellule staminali. Secondo l’ONG ucraina, nel 2001-2003 potrebbero essere stati uccisi oltre 300 neonati per le stesse ragioni. Nello stesso tempo, le indagini in materia sono svolte anche dal Consiglio dell’UE.

1. È la Commissione a conoscenza di questi casi? – È noto che cellule staminali e organi provenienti dall’Ucraina sono stati contrabbandati negli Stati membri? – Può la Commissione confermare che si effettuano scambi di organi e cellule staminali?

2. Il Consiglio d’Europa ha assicurato all’Ucraina il suo sostegno nelle indagini sull’accaduto. Intende la Commissione offrire il proprio sostegno anche alle autorità ucraine?

3. È la Commissione a conoscenza di casi simili in altri paesi europei? – Se sì, in quali paesi?

4. Ci sono state anche segnalazioni secondo cui cellule staminali di feti abortiti vengono contrabbandate fuori dall’Ucraina. Può la Commissione confermarlo?

5. Intende la Commissione – se sarà confermato che esiste un traffico di cellule staminali e organi – intervenire per porre fine a questa pratica?

https://en.wikipedia.org/wiki/Hiltrud_Breyer

https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-6-2007-2644_DE.html

Patrizio Ricci, 10/05/2022, VP News, qui.

Carini, vero? Non solo bambini concepiti su ordinazione e immediatamente dopo la nascita strappati dalla persona di cui per mesi hanno ascoltato e imparato a riconoscere la voce, il battito cardiaco, gli umori e i movimenti, ma anche bambini assassinati per fare soldi.

E ora parliamo dei giornalisti, quelli che Putin, se non si comportano bene, ha la brutta abitudine di fare sparire – come ho già ampiamente documentato nel mio blog, perché io la campana la suono per tutti, quindi non mandate a chiedere per chi suona: suona anche per voi, fatevene una ragione – perché la Russia è uno stato autoritario e Putin è uno che la sua autorità la usa tutta, senza risparmio. L’Ucraina invece, per fortuna, è una democrazia, ed è esattamente per questo – come ci hanno spiegato in lungo e in largo quelli che hanno capito tutto – che Putin l’ha invasa, altro che NATO, altro che Donbass, altro che i 14.000 morti: l’ha invasa perché ha il terrore che la democrazia, partendo dall’Ucraina, dilaghi e investa anche la Russia, decretando la fine del suo potere.

Myrotvoretz, la lista di proscrizione del governo ucraino che scheda i giornalisti indipendenti

Myrotvoretz è una lista di proscrizione ufficiale del governo ucraino, nella quale vengono resi pubblici i nomi, i cognomi, gli indirizzi, i numeri telefonici, dei giornalisti sgraditi al governo di Kiev. Costoro vengono definiti, tra le altre cose, “criminali”.
Andrea Rocchelli, il reporter assassinato nel 2014 durante un bombardamento in Donbass, è bollato nella lista come “liquidato”.https://it.insideover.com/reportage/guerra/andrea-rochelli.htmlNella scheda di Rocchelli è riportata una nota in cui si afferma che il fotoreporter aveva violato il confine di stato dell’Ucraina per penetrare nel territorio occupato da “bande terroristiche russe” e che stava “cooperando con organizzazioni terroristiche filo-russe”. 

https://www.radioradicale.it/scheda/617344/processo-dappello-per-lomicidio-del-fotoreporter-italiano-andrea-rocchelli-e-del-suo

Archiviato dall’url originale il 5 maggio 2020, scheda di Rocchelli: https://web.archive.org/web/20200505141102/https://myrotvorets.center/criminal/rokkelli-andrea/

Si tratta di sito web ucraino con sede a Kiev, gestito dal “Centro Myrotvorets” e curato dall’agenzia governativa di intelligence Servizio di sicurezza dell’Ucraina (SBU). Il sito è promosso dal consigliere del Ministero degli affari interni dell’Ucraina, Anton Herašhenko, ed ha lo scopo di schedare coloro che sono considerati “nemici dell’Ucraina”, le cui informazioni personali, come numeri di telefono, indirizzi di residenza, link dei profili social, nomi di eventuali figli e parenti, sono consultabili pubblicamente tramite una maschera di ricerca.

https://www.thedailybeast.com/ukraine-tries-to-terrify-journalists-who-cover-the-war

https://www.ibtimes.co.uk/ukrainian-hackers-leak-personal-information-thousands-journalists-1559923

Maschera di ricerca di Myrotvoretz: https://web.archive.org/web/20200818202424/https://myrotvorets.center/criminal/

Sul sito vengono caricate sia le informazioni raccolte dai servizi segreti che quelle fornite dai civili in maniera privata. Secondo l’attuale legge ucraina, il centro non utilizza le informazioni contenute nelle segnalazioni anonime. Le informazioni che il sito fornisce non sono controllate, quindi non è previsto alcun meccanismo di ricorso o reclamo per un individuo per richiedere la correzione o la rimozione dei dati.
Nell’aprile 2015, il sito ha pubblicato gli indirizzi di casa dello scrittore ucraino Oles Buzina e dell’ex parlamentare Oleh Kalašnikov, pochi giorni dopo sono stati assassinati.
Il 7 maggio 2016 il sito ha pubblicato i dati personali di 4.508 giornalisti e altri membri dei media di tutto il mondo che avevano dato copertura mediatica alla guerra del Donbass dal lato delle due repubbliche popolari ribelli, o che avevano semplicemente ricevuto l’accreditamento da queste ultime. Sul sito i giornalisti sono stati schedati come collaborazionisti dei “terroristi”.

https://www.rferl.org/a/ukraine-hackers-journalist-donbas-current-time/27728765.html

Qualche anno fa sono stati esposti numeri di telefono, indirizzi e-mail, nazione e città di residenza dei giornalisti ucraini e stranieri, ricavati dal database hackerato del Ministero per la sicurezza dello Stato della Repubblica Popolare di Doneck; In risposta a questa polemica, il servizi segreti ucraini hanno rilasciato una dichiarazione in cui sostengono di non aver riscontrato violazioni della legge ucraina da parte di Myrotvorets.

https://www.unn.com.ua/uk/news/1464143-tvortsi-saytu-mirotvorets-ne-porushili-zakonodavstvo-ukrayini-sbu

Ovviamente istituzioni e media occidentali non hanno nulla da eccepire rispetto a questa barbarie. Anzi, non ne hanno mai fatto cenno neanche quando Rocchelli è stato ucciso, neanche quando il giornalista Franco Fracassi non poteva più entrare in Ucraina per la sola colpa di fare il suo lavoro.
Si tratta di una vera e propria Lista di Proscrizione che minaccia la libertà di espressione e di stampa: una sorta di Ministero della Verità velato. Eppure, nonostante ciò, lo slogan del sito e del Centro Myrotvorets è il detto latino “Pro bono publico”, ovvero “per il bene di tutti”.
Il 24 maggio 2016 il Comitato per la protezione dei giornalisti ha scritto una lettera aperta all’allora presidente ucraino Porošenko esortandolo a “condannare le accuse infondate e dannose pubblicate su Myrotvorets e a chiarire pubblicamente che il Ministero dell’Interno ucraino si dedica alla protezione dei giornalisti e all’arresto dei responsabili delle minacce, in contrasto con le precedenti dichiarazioni del ministro dell’Interno Avakov”.

Il 2 giugno 2016, gli ambasciatori del G7 a Kiev hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui si esprime profonda preoccupazione per la divulgazione dei dati personali dei giornalisti sul sito web di Myrotvorets e ha invitato il team del progetto a ritirare i dati personali dall’accesso pubblico. Il giorno successivo il presidente ucraino Petro Porošenko, in una conferenza stampa, ha condannato la pubblicazione dei dati personali dei giornalisti, sostenendo però di avere scarsa influenza sulle decisioni del sito e del Centro Myrotvorets.

Nel 2018, Svjatlana Aleksievi?, Premio Nobel per la letteratura, ha dovuto annullare un incontro con i lettori nel Teatro Verde della città ucraina di Odessa dopo aver ricevuto minacce dai nazionalisti locali. Il Teatro Verde ha affermato che il nome della Aleksievi? era stato aggiunto a una lista di “nemici dell’Ucraina” dal sito web “Myrotvorets”, in quanto avrebbe “propagandato discordia interetnica e manipolato informazioni importanti per la società”.

https://www.repubblica.it/esteri/2018/08/09/news/ucraina_scrittrice_premio_nobel_aleksievic_costretta_a_cancellare_un_evento_dopo_le_minacce_dei_nazionalisti-203745188/

Nel 2019 il portavoce dell’ONU, Benjamin Moreau, si è schierato contro Myrotvorets, e ha dichiarato che le azioni svolte sul sito costituiscono una violazione del diritto alla privacy. Moreau lamenta inoltre la scarsa collaborazione delle istituzioni ucraine, le quali, nonostante le critiche internazionali, continuano a mantenere attivo il sito e il lavoro di schedatura.

http://diplomat.media/en/2019/02/16/benjamin-moreau-deputy-head-of-un-human-rights-monitoring-mission-to-ukraine/

Tutto questo dovrebbe far riflettere sul grado di omertà, indifferenza e libertà di espressione delle cosiddette democrazie liberali occidentali. Come ha dichiarato pochi giorni fa il fotoreporter Giorgio Bianchi sul suo profilo Facebook: “Provate per un attimo ad immaginare cosa si sarebbe detto, se fosse esistito qualcosa di simile, stilato però da Mosca.
Con i media russi silenziati, con i pochissimi giornalisti controcorrente schedati e intimiditi, quando non addirittura torturati e sottoposti a processi farsa come Assange, con un’opinione pubblica che accetta in silenzio compiacente tutto questo, c’è ancora qualcuno che ha il coraggio di dire che siamo in democrazia”.
Lorenzo Poli, 25/04/2022, qui.

Questo invece è l’ultimo bombardamento nazista

e questa la vera faccia delle belve naziste

Non ci credete? E perché, a che titolo, pretendete che si creda alle vostre chiacchiere, mai supportate da alcuna prova? Una signora ha scritto nei commenti

Ci vuole una commissione, anche per accertare le testimonianze, qualunque testimonianza. 

Ah sì? Accertare le testimonianze? E come mai non avete sentito il bisogno di commissioni per accertare le chiacchiere su Bucha? Come mai è stata addirittura respinta la richiesta russa di una riunione straordinaria del consiglio di sicurezza dell’Onu per accertare quanto accaduto? Come mai quando noi esprimiamo qualche dubbio su ciò che voi raccontate senza prove ci chiamate negazionisti? Sapete qual è la differenza fra “voi” e “noi”? Che voi avete prostituito il vostro cervello a un’ideologia – all’ideologia nazista, per la  precisione. Noi no.
E adesso basta, andiamo a guardare un po’ la televisione,va’.

barbara

GUERRA ALLA CLOACA POLITICAMENTE CORRETTA

richiesta di rimuovere Kant o Hegel dalle biblioteche perché razzisti
il termine ‘ebrei’ dovrebbe essere sostituito con ‘persone di fede ebraica’, cosa oltretutto sbagliata nella sostanza, poiché i nazisti non si occupavano della fede, ma della “razza”. (qui)

La patata è sessista. (qui)
“E grazie al pisello!” direte voi. No, non avete capito: non la patata nel senso di passera, no no, la patata nel senso di patata.

Marieke Lucas Rijneveld, la traduttrice olandese di Amanda Gorman, ha dovuto rinunciare al lavoro perché, da bianca, è stata giudicata indegna di tradurre un’autrice di colore. 
Lo scrittore francese Timothée de Fombelle è l’autore di “Alma”, la storia di una ragazza africana durante il periodo della schiavitù e ne evoca la lotta per l’abolizione. Ma a differenza di tutti i suoi lavori precedenti, questo non sarà pubblicato in Inghilterra o negli Stati Uniti. Sarà anche un grande scrittore, ma de Fombelle è bianco e in quanto tale non può affrontare il tema della schiavitù. (qui)
Da “il colore non è un crimine” scandito in onore del criminale ucciso da un poliziotto, siamo rapidissimamente passati a “il colore è il peggiore dei crimini”. Se sei del colore sbagliato, ovviamente, ossia uno sporco bianco, un bianco di merda e via dicendo. Quanto ad Amanda Gorman, è la ragazzina che ha letto quella ciofechina all’insediamento di Biden. Ho provato a leggerla sia in italiano che in inglese, ma mi sono dovuta fermare dopo una manciata di righe (mi rifiuto di usare il termine “versi”) perché di un’insulsaggine molto superiore a quella che il mio stomaco è in grado di reggere.

La matematica bianca è razzista, capitalista, imperialista. Quindi bisogna eliminare questa vergognosa supremazia bianca, rivoluzionando totalmente lo studio della matematica, partendo dal fatto che gli errori non esistono (ma quella che gli errori non esistono devono averla insegnata già ad Arcuri tanti anni fa) e lasciando spazio alla libera interpretazione (qui)

Potrei continuare per altre centinaia di fogli, ma penso che come esempi della follia che sta crescendo intorno a noi possa bastare. Ribellarsi non è facile, perché  il rifiuto del pensiero unico comporta automaticamente l’ostracismo, l’esclusione, non di rado anche la perdita del lavoro. Ma qualcuno il coraggio lo trova.

John McWhorter, intellettuale afroamericano: “Si può dividere l’antirazzismo in tre ondate. […] Questa terza ondata di antirazzisti è una religione e ha riorganizzato la definizione di razzismo dall’essere un’accusa onesta e utile a un randello retorico […] sfrutta la paura degli americani di essere ritenuti razzisti per promulgare […] un tipo ossessivo, totalitario e assolutamente inutile di riprogrammazione culturale […] al punto che stiamo iniziando ad accettare come normali i tipi di linguaggio, politiche e azioni di cui George Orwell aveva scritto come finzione”. (qui)

Beatrice Venezi: “Io sono direttore d’orchestra”, ha detto la Venezi sul palco del teatro Ariston ad Amadeus, che la stava presentando come direttrice. “La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra, non di direttrice“, “è importante quello che sai fare”.
Poi arriva la testa di cazzo che nei commenti scrive:
Finalmente una con i doppi attributi
No caro, una donna in gamba non è una donna coi coglioni: i coglioni, nel senso di pendagli, non sono un simbolo di superiorità e non danno superiorità. A te per esempio ti hanno fatto diventare una testa di cazzo.

Ma anche, nel loro piccolo

Maria Teresa:
– Lei è la segretaria del sindaco?
– NO! Io sono IL SEGRETARIO COMUNALE!

Giulia:
– Pronto.
– Pronto buona sera. Sono Giulia B., l’architetto.

Poi c’è la nostra oca preferita che si lancia in questa appassionata requisitoria

Quindi, ricapitolando: se sei un uomo e ti laurei ti chiamano dottore. Se non lo fanno tu dici: “Sono dottore.” E tutti ti chiamano subito dottore, scusandosi per l’equivoco.
Se sei una donna e ti laurei ti chiamano per nome, o al massimo “Signora”.
Se fai notare che sei dottoressa le reazioni sono: ”Eh ma il titolo non è importante.” “le discriminazioni vere sono altre dovresti occuparti di quelle.” “Ma non è maschilismo, è che siamo abituati così.” “Tanto anche se ti chiamassero dottoressa non cambierebbe niente.” “Eh però sei un po’ stronza a far notare il titolo di studio.” “Te la tiri troppo, ragazza.”
Ma non è maschilismo, no.

Premesso che io mi rifiuto categoricamente di chiamare dottore chi non è medico, uomo o donna che sia, e premesso che non solo non mi sono mai presentata come dottoressa Mella, ma mi dà fastidio essere appellata in questo modo, e non mi piace essere chiamata professoressa tranne che dagli alunni e dai loro genitori, che mi hanno conosciuta unicamente in questa veste, e premesso che se dottore è l’equivalente di laureato è esattamente come dire buon giorno laureato Bianchi, buona sera laureato Rossi, ma a questo punto sarebbe doveroso dire anche buon giorno diplomato Verdi, buona sera diplomato Neri (e perché non buon giorno licenziato Viola a chi ha la licenza media per distinguerlo da chi ha solo la quinta elementare, come moltissimi della mia età, quando la scuola dell’obbligo finiva lì?); premesso tutto questo, ma voi li avete mai sentiti discorsi di questo genere? Che poi l’oca in questione è la stessa che nel chiedersi “Ma che problemi ha la gente?” riferendosi a chi ha obiezioni a dire avvocata sindaca ministra ingegnera, nel rispondere a chi obietta che certi nomi sono una sorta di neutro che vale per entrambi i sessi ribatte seccata che “il neutro c’è in latino ma non in italiano”, poi due righe più in là, a chi fa notare che avvocata non esiste, replica altrettanto seccata “in latino c’è!” E non c’è niente da fare: come canta l’immortale maestro, “Quand on est con, on est con”.
E concludiamo con una nota amena e molto politicamente scorretta:

barbara

AMERICA, QUALCHE FATTO E QUALCHE RIFLESSIONE

Per partire dal principio bisogna ricordare la feroce guerra scatenata contro Trump fin dal momento in cui, nel 2016, ha annunciato di volersi candidare alle elezioni presidenziali: guerra senza quartiere, condotta con tutti i mezzi leciti e illeciti – soprattutto illeciti – da parte dei mass media, del mondo dello spettacolo (vogliamo ricordare la “marcia delle donne contro Trump” guidata da una signora che aveva promesso pompini a chi avesse votato la Clinton? Vogliamo ricordare l’intensa partecipazione di quell’altra signora che sul palco si fa agguantare la passera dagli spettatori? E si potrebbe continuare a lungo), mentre i politici hanno passato tutti interi questi quattro anni a fabbricare macchinazioni e inventare favole, per sostenere le quali hanno pagato testimoni e coinvolto innocenti a cui hanno distrutto carriera ed esistenza – al costo di decine di milioni di dollari – per poterlo esautorare. E bisogna ricordare come la metà abbondante dell’America che stava dalla sua parte è stata trattata da fascista, troglodita, ignorante, mentre il consenso per Trump aumentava di pari passo con l’aumento dell’occupazione nera e ispanica e dei loro salari. E bisogna ricordare come, per danneggiarlo, siano state scatenate le rivolte delle bande razziste e terroriste degli Antifa e dei Black Lives Matter. Bisogna ricordare, in poche parole, come la politica dem – e solo quella – abbia letteralmente spaccato l’America in due.

E come alla fine, sapendo benissimo che la maggioranza era per Trump, abbia messo in piedi la gigantesca macchina dei brogli che abbiamo visto, e come la magistratura e la pubblica amministrazione abbiano semplicemente rifiutato di prendere in esame tutte le documentazioni che in questi due mesi sono state presentate in merito ai brogli – cosa che non si spiegherebbe se non col fatto che tutti sapevano esattamente che cosa sarebbe successo se quei documenti fossero stati studiati in maniera onesta e se fosse stato verificato il funzionamento delle macchine di voto.
Alla fine la corda troppo tirata si è rotta. E come sempre, i mass media semplicemente capovolgono i fatti, o li addomesticano, come la famosa telefonata di un’ora dalla quale sono stati selezionati ed estratti quei quattro minuti da dare in pasto al pubblico – tipo noccioline alle scimmie dello zoo, che se le mangiano di gusto senza che venga loro in mente di chiedersi e chiedere da dove vengano quelle noccioline – sistema col quale è un gioco da ragazzi far dire a chiunque qualunque cosa. E uno splendido esempio di disinformazione e capovolgimento dei fatti lo abbiamo da Paolo Guzzanti sul Giornale:

I membri del Congresso e il presidente eletto hanno chiesto invano al Presidente di richiamare la folla. Si sa che il Presidente, ancora per pochi giorni, si sarebbe limitato ad un blando invito a «calmare gli animi». Lo stato delle cose purtroppo non consente di evitare il sospetto di una insurrezione armata contro lo Stato federale, sostenuta da un presidente che già viene dai media definito traditore [che i manifestanti NON fossero armati è, ovviamente, un dettaglio di nessuna importanza]. Biden ha implorato Trump di andare davanti alle telecamere e richiamare la rivolta, ma finora nulla del genere è accaduto. (qui)

E infatti

Per non parlare di Mentana

che come se non bastasse si compiace del bando decretato a Trump da FB, e qualcuno, giustamente…

Diciamo che il rapporto fra i fatti e la rappresentazione dei fatti che danno i mass media è sostanzialmente questo

Per quanto riguarda i fatti di sangue:

Cullà: è certo che a sparare sia stata la Capitol Police, la donna era una manifestante trumpiana, 14 anni nell’Areonautica, e disarmata.
Myollnir: Non so voi, io ho fatto in tempo a vedere il video dello sparo, prima che lo facessero sparire (forse si può ancora trovare su zerohedge o simili). Impressionante, un colpo al collo da un metro di distanza. Volontario, una cosa alla Jack Ruby. Impressionante.

Ma il pericolo viene da Trump e dai suoi sostenitori, naturalmente. E quanto all’irruzione in Campidoglio

Nino Pepe

Non credo che chiedere di ricontare i voti sia un atto eversivo. A Washington c’è stato il trappolone. Con quella marea impressionante di persone, mettere a guardia del Campidoglio soltanto una ventina di agenti, che poi si sono fatti da parte e hanno fatto entrare delle persone comunque disarmate, mi puzza di cosa organizzata dai democratici. Domanda retorica: a quale scopo?

E magari non sarà stata programmata e organizzata in anticipo, ma per puzzare puzza proprio, eccome se puzza.
Aggiungo una risposta di Giovanni Bernardini a una sua lettrice, ma che risponde anche a tanti altri.

Giovanni Bernardini

1) Le prove non si riducono affatto a semplici dichiarazioni di Trump e dei sui legali. Ci sono filmati, centinaia di affidavit, dichiarazioni scritte giurate (e chi mente in un affidavit finisce in galera) pareri di tecnici, testimonianze prestate di fronte ai parlamenti di vari stati (che hanno convinto tali parlamenti a non convalidare i voti per Biden). C’è l’incredibile andamento della notte elettorale, con il blocco dello spoglio in tutti gli stati contestati e la ancora più incredibile rimonta di Biden.

2) Ovviamente il rifiuto dei giudici di prendere in esame le montagne di materiale probatorio si basa su leggi e regolamenti, ma di certo i magistrati potevano interpretare leggi e regolamenti in maniera tale che si potesse entrare nel merito delle varie contestazioni. Nessuno era obbligato a fare il muro di gomma. Due giudici della corte suprema del resto si sono espressi affinché si entrasse nel merito delle contestazioni del Texas e di altri 19 stati. Se il materiale non è stato esaminato è solo, a mio parere, perché i giudici non volevano assumersi una responsabilità troppo grossa.

3) Se fossero entrati nel merito la soluzione sarebbe stata molto più soddisfacente per tutti, non ci sarebbe stata nessuna serie infinita di ricorsi. Se ad esempio le macchine dominium fossero state esaminate da un team di tecnici e trovate affidabili il discorso si sarebbe chiuso. E ora non ci sarebbe mezza America che si ritiene truffata.

4) Concordo sull’assalto al parlamento, un atto inqualificabile, ma di certo non è stato Trump ad organizzarlo. Tra l’altro gli si è rivoltato contro, cosa ampiamente prevedibile.

5) Un presidente dovrebbe esser garante della legalità, non assumere atteggiamenti eversivi. Beh…il primo attacco alla legalità è avvenuto nella notte fra il 3 ed il 4 novembre. Quanto ai toni accesi di Trump, come dimenticare che questi è da 4 anni costantemente sotto assedio? Che è stato fatto di tutto per impallinarlo? Che abbiamo assistito allo spettacolo questo si unico, di un presidente censurato, addirittura oscurato, da social e reti televisive? C’è molto poco di legale nel modo in cui per anni i dem hanno tentato tutto pur far fuori il loro nemico…

6) Non credo proprio che Trump avesse, o abbia in mente di tentare un golpe. Lo dimostra tra l’altro l’appello di oggi affinché i suoi seguaci tornino a casa. E poi, se vuoi un golpe organizzi per bene le cose, mobiliti l’esercito, non quattro imbecilli scalmanati.

Direi che basta… 

E una di

Flavio Gastaldi

In sintesi:

– il conteggio dei voti viene bloccato per ore e quando riprende i voti sono stati attribuiti al 100% ad uno solo dei candidati
– c’è il sospetto gravissimo di brogli elettorali
– il potenziale danneggiato chiede di verificare i voti, come dovrebbe avvenire in tutte le democrazie, vari tribunali non glielo concedono senza entrare mai nel merito e dichiarandosi tutti fondamentalmente incompetenti
– la gente si sente defraudata e protesta
– le autorità locali fanno entrare senza alcuna resistenza in Campidoglio chi protesta salvo freddare una giovane disarmata con addirittura accanto decine di militari con mitra spianati

Risultato:

– l’eversivo è quello che ha semplicemente chiesto di ricontrollare i voti.

(Alfonso Maria Avitabile, trovato e riproposto grazie a Betta Maselli)

In molti dicono: se aveva le prove doveva portarle in tribunale, non fare la rivoluzione. Giusto, ma se anche da Berlino sono spariti tutti i giudici, cosa si deve fare? Rassegnarsi a restare cornuti e mazziati?

Aggiungo ancora questa riflessione

Noi con Trump

LA NOSTRA RIFLESSIONE SULL’INCREDIBILE GIORNATA DI IERI

Abbiamo modificato il post che avevamo scritto a caldo perché la situazione nel frattempo si è evoluta, abbiamo riflettuto e al netto che confermiamo ciò che pensiamo, ci è sembrato doveroso riscrivere facendo delle distinzioni e delle precisazioni.
Come associazione

Noi con Trump 

abbiamo dato fin dal primo giorno il nostro supporto al presidente

Donald J. Trump

e alla sua amministrazione perché crediamo fermamente che la sua sia stata una politica straordinariamente rivoluzionaria e che i risultati ottenuti non sarebbero stati possibili con nessun’altra persona al posto di comando in USA.
Noi quindi ci occupiamo di politica e di proposte politiche rivoluzionarie, osservandone gli effetti nella più grande e antica democrazia del mondo. Quel che sta succedendo in queste ore, però, non ha nulla a che vedere con la politica. Questa è qualcosa che somiglia più ad una guerra.
Soprattutto, abbiamo la certezza di come questo scontro fosse incredibilmente difficile da evitare. Noi siamo convinti che ci siano stati dei brogli elettorali ma, anche prendendo per buoni i risultati, in America ci sono quasi 160 milioni di persone che hanno espresso il proprio voto, una percentuale incredibilmente alta, un numero mai raggiunto da nessun’altra elezione nella storia del paese, il tutto con dei dubbi che serpeggiano e spesso evidenziati da logiche di numeri. Il risultato è un’America spaccata a metà, lacerata, con oltre 70 milioni di persone che hanno visto il proprio sogno infrangersi nel giro di poche ore, quello di avere altri 4 anni di benessere e di crescita, di sicurezza e di opportunità, attraverso un secondo mandato del presidente Trump.
Quello di ieri è stato un evento catastrofico, mortificante per la democrazia americana, ma è comunque solo uno dei sintomi di questo malcontento diffuso in tutto il paese. Ci sono persone che hanno dato tutto quel che avevano fiduciosi nella rielezione di Trump, hanno lottato, hanno resistito agli attacchi e alle critiche. Trump ha rappresentato per loro l’unica vera salvezza in un panorama politico che ha perso sempre più interesse per i più deboli. Questo è successo perché Trump ha reso forti quei deboli, ha dato loro speranza, li ha fatti rialzare e reagire e lo ha fatto attraverso delle politiche di tutela del cittadino. Oggi quelle persone si sentono tradite, truffate, in pericolo e sono arrabbiate e sono pronte a combattere con la propria vita perché grazie a Trump hanno scoperto che non fa bene avere paura ma che bisogna “stand your ground”.
Trump ha emancipato un’intera fascia sociale completamente abbandonata dalla politica e queste persone sono prima tornate alle urne per la prima volta dopo decenni e oggi sono pronte a fare una rivoluzione.
Come associazione, vi invitiamo a non lasciare che sia solo la narrazione dei media mainstream a spiegarvi cosa stia davvero succedendo in America ma di provare a sentire anche altri punti di vista, cercando di schivare gli sciacalli delle fake news e chi oggi vuole sfruttare il sensazionalismo degli eventi in corso.
Stiamo assistendo ad una delle pagine più importanti, controverse ed articolate della storia contemporanea mondiale.
Noi ci impegneremo, come sempre, a riportare gli eventi dal punto di vista dei supporter di Trump perché mai come oggi siamo stati convinti che questo possa essere uno spunto di confronto necessario per tutti.

E un articolo di Fiamma Nirenstein

“Questo finale rovina tutta la storia di una presidenza diffamata per anni”. Intervista a David Wurmser

 Il Giornale, 08 gennaio 2021

Seduti uno di qua e uno di là dall’Oceano, da Washington e da Gerusalemme, contempliamo con la testa fra le mani, insieme a David Wurmser, il disastro di Capitol Hill, la parabola del presidente che ha trasformato la conclusione del suo mandato in un circo di leoni impazziti. David è uno dei migliori intellettuali conservatori degli Stati Uniti, è stato consigliere speciale al Dipartimento di Stato di John Bolton, e prima di Dick Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti, membro dell’American Enterprise Institute.
Cos’è successo a Capitol Hill? «E successo un disastro. Tutta la storia della presidenza Trump sarà ricordata soprattutto per questa conclusione, e la sua memoria ne sarà interamente compromessa».
Le critiche a Trump erano già insistenti, asfissianti… «Di più, ed è stata proprio la persecuzione totalizzante del personaggio e dei suoi che ha portato al discorso scandaloso di due giorni fa. Trump è stato sempre un’antenna dello stato d’animo della sua folla, non di violenti, ma di cittadini su cui il fatto di non essere di sinistra è diventato un’accusa di essere una sorta di “nazisti”. Una parola che non ammette replica, perché implica storicamente la sua totale indecenza. Trump e la sua gente in questi anni sono stati bombardati da accuse di ignominia: ci sono stati licenziamenti, fratture familiari, messe al bando di vecchi amici, odio, disgusto e shaming sui media, attacchi fisici al ristorante, per la strada ai trumpiani. La legittimazione appartiene a gruppi che per altro negli ultimi 8 mesi hanno distrutto migliaia di negozi, ferito cittadini, sparato ai poliziotti…».
La campagna elettorale ha peggiorato molto. «Non è stata nemmeno una campagna elettorale, ma un coro di diffamazione mentre agli altri tutto veniva condonato, la violenza, i rapporti del figlio di Biden coi cinesi».
Ma Trump ha sbagliato a reclamare ancora la vittoria e a chiederla alla folla. «Sì ha sbagliato, ha compiuto svariati errori, anche col Covid mentre faceva politiche giuste proclamava posizioni sbagliate. E induce oggi con gli ultimi fatti all’oblio dei molti errori storici che aveva curato con azioni giuste: aveva sgominato la paura paralizzante della Cina, l’ubbidienza ai no palestinesi promuovendo una serie di processi di pace; aveva posto fine alla pretesa che con l’Iran qualsiasi accordo sia migliore di un non accordo e alla passività di fronte all’ostilità di Onu ed Europa. E in politica interna ha promosso la riabilitazione in base alle regole di un mercato libero ma nazionalista di una larghissima classe sociale vilipesa. Da questa via Trump ha guadagnato sempre più consensi».
Adesso possiamo dire che siamo in mezzo a un disastro? «I disastri sono due: il primo è quello legato agli scontri, il secondo è quello della Georgia. E’ una tragedia per Biden non avere un Senato conservatore dietro cui nascondersi per bloccare l’estremismo del suo partito».
Il problema è la democrazia americana: si potrà ricostruire una situazione in cui governo e opposizione si confrontano serenamente? «C’è sempre stato molto in comune nelle due parti politiche, nell’idea che ogni individuo è un depositario di “diritti inalienabili” dati da Dio o dalla Storia o dalla natura, cda qualcosa di più grande di lui. Ma ora la sinistra si è staccata da questa sponda, la sua propensione è verso una deriva socialista alla Bernie Sanders».
Pensi che nei prossimi giorni Trump possa fare ancora qualcosa che possa sconvolgere il mondo? «Non direi. Trump ha abdicato all’interventismo Usa, lasciando a ciascuno i suoi guai e le sue scelte. Ha anche posto fine alla scelta politica di un inutile restraint internazionale. E così ha avviato parecchi cambiamenti positivi, ma…».
Ma ha rovinato tutto. «Diciamo danneggiato».

E infine la conclusione.

Gerardo Verolino

Attenzione, il famoso colpo di Stato messo in atto, a Washington, dai Village People, gli indiani Arrapaho di Ciro Ippolito, i trapezisti del circo Togni, i mandriani, gli hillibilly, Buffalo Bill e i guerrieri vichinghi con le corna di Bisonte, (come sostenevano tutti quelli che avevano preso un colpo di sonno o un colpo di Sole) è già finito. È durato la bellezza di cinque ore: meno del tempo di un reality show e più di una puntata di Dallas. Informiamo allora i telespettatori che non è stata istituita la corte marziale, non girano i carri armati per le strade, non esistono i dpcm di Conte né i proclama del generale Jaruzelsky, non c’è coprifuoco e non esiste la polizia politica a controllarti. Ieri, l’Aula ha lavorato come sempre e ha decretato l’elezione del presidente e della sua vice.
La notte nera della democrazia americana, l’ora più buia, la dittatura, la fine della democrazia liberale sono rinviate a data da destinarsi. Augh!

Ecco, sull’ultima frase ho purtroppo qualche dubbio: La notte nera della democrazia americana, l’ora più buia per l’America e per il mondo intero, stanno in realtà cominciando adesso. E chissà se dalle macerie, alla fine, sarà ancora possibile ricostruire qualcosa. (Se vi resta ancora un po’ di tempo e di energia e di pazienza, suggerirei di leggere anche questo e questo)

barbara

VACCINO E DINTORNI

Italia
27 dicembre 2020
Vaccino ai primi tre italiani allo Spallanzani

Israele
25 dicembre 2020
[…] Intanto prosegue a tutto ritmo la campagna vaccinale: solo ieri sono state circa 74 mila le persone immunizzate con la prima dose per un totale, ad oggi, di oltre 200mila soggetti.

E a proposito di numeri

Simbolo, appunto

E comunque

Ovviamente sappiamo già come andrà a finire: non arriveremo neanche al 10% del minimo degli altri, e non riusciremo a mandare a casa nessuno, come non siamo riusciti a mandarli a casa col massimo dei morti e il massimo del disastro economico e il massimo della cancellazione dei diritti costituzionali, della legalità e della libertà.
Oltre a questo, c’è anche la barzelletta del trasporto

Ma tranquilli: tutto il mondo ci ammira e ci prende a modello.

Ragione Critica

Sul Washington Post è uscito un reportage firmato dal corrispondente Chico Harlan sulla situazione di Roma. Il quadro che ne esce fuori è desolante.
Ciò che colpisce il giornalista è il contrasto tra un passato ricco di vita ed un presente fatto di povertà e disoccupazione. È l’Italia del lockdown: un Paese tenuto fermo, senza alcun aiuto.
Tintorie e negozi storici chiusi, boutique costrette a mettere il cartello “vendesi”, ristoranti una volta colmi di clientela ridotti a raccogliere qualche soldo con gli ordini d’asporto. Strade come Via dei Banchi Vecchi, da sempre traboccanti di vitalità, divenute silenziose e vuote.
E poi l’immagine più straziante: la fila di persone davanti ad una chiesa, in cerca di un posto per dormire e di un pasto caldo. Famiglie che hanno perso tutto: il lavoro, i soldi, la casa.
Questo racconto sembra essere ambientato nell’Italia del dopoguerra, invece ci troviamo nei giorni nostri. È la realtà che in molti non vogliono neppure vedere, per paura di veder crollare le proprie sciocche certezze.
D’altronde l’ISTAT ha già fotografato la situazione con la freddezza dei numeri: negli ultimi mesi, 73.000 imprese hanno dovuto chiudere e di queste ben 17.000 non riapriranno più. Capite questo cosa significa? Significa che intere famiglie saranno trascinate nel vortice della povertà e dei debiti.
È stato il Covid? No. Sono state le scelte criminali di un esecutivo che ha puntato a distruggere le piccole e medie imprese, ovvero il 95% del tessuto imprenditoriale italiano. Sono state le menzogne vendute come “potenza di fuoco”, aiuti mai giunti e soldi insufficienti. Sono state le bollette che hanno continuato a tartassare gli italiani, le limitazioni che hanno azzoppato gli esercizi, le chiusure insensate, le multe, le spese aggiuntive.
Andrà tutto bene? No. Non finché avremo a capo del Paese gente nemica dell’interesse nazionale. Non finché saremo privi della nostra moneta e di una Banca Centrale in mano allo Stato, prestatrice di ultima istanza come nel resto del mondo libero e sovrano. Non finché continueranno a rifilarci impunemente la storiella del “non ci sono i soldi.”
Fino ad allora, possiamo solo puntare a rimanere a galla.
Matteo Brandi, 27 DICEMBRE 2020

Sempre restando in materia di Covid, andiamo in America, dove, ci informa TGCOM24:

Covid, Trump non firma la legge per gli aiuti economici: milioni di americani senza sussidi

Terribile, vero? Mostro infame, delinquente, farabutto, affamatore del popolo! Solo cliccando ed entrando nella pagina – e non tutti lo fanno – apprendiamo che il motivo per cui non ha firmato è che

Il presidente insiste per innalzare gli assegni da 600 a 2mila dollari, ma sono gli stessi repubblicani ad opporsi mentre i Dem sono favorevoli

Non ha firmato perché gli aiuti proposti sono elemosina da fame. E sapete perché i soldi per chi ha avuto gravissime perdite a causa dell’epidemia, sono una tale miseria? Premesso che il motivo per cui è passato tanto tempo dai precedenti aiuti erogati è che i democratici ne hanno bloccato la discussione e l’andata in porto nella speranza di farla approvare in “era Biden” per attribuirne a lui il merito (tipo il vaccino, per intenderci), e che una parte dei democratici sono favorevoli alla revisione (e tocca addirittura trovarsi d’accordo con Alexandria Ocasio Cortez, roba da non credere) e una parte dei repubblicani è contraria, quindi anche il sottotitolo è almeno parzialmente falso, premesso questo, il motivo per cui per gli aiuti è stata approvata quella miserabile elemosina da fame è che il grosso dei fondi disponibili per il programma “aiuti per il covid” è stato stanziato per aiuti alla Cambogia, Burma, Egitto, Pakistan, Belize, El Salvador, Costa Rica, Guatemala, Honduras, Nicaragua, Panana, finanziamenti al Tibet per determinare il prossimo leader spirituale, per il Kennedy Center, per gallerie d’Arte, per la costruzione di edifici per l’FBI, per i pesci della barriera corallina e per la carpa asiatica, per contare le seriole del Golfo del Messico, per la riproduzione di pesci in incubatrici federali, per l’allevamento dei polli, per l’impatto degli alberi caduti, sconti fiscali aggiuntivi per i produttori di alcolici e per le piste di corse di automobili, cambiamenti della legge sul copyright, una riduzione delle penalità per il trasporto dei giacinti (cazzo, pare quasi di essere in Italia!) eccetera. Qui il video con dati completi (è una piattaforma nuova e non sono riuscita a trovare il modo di incorporarlo).
Qui altri dati interessanti sullo scenario che si prospetta se davvero alla fine il presidente risultasse Biden – e non mi sento di condividere la speranza dell’estensore sull’effetto benefico che il “moderato” Biden potrebbe esercitare sugli estremisti.
E per concludere, torno brevemente alla questione dei vaccini in casa nostra.

PS: non c’entra niente (un po’ però anche sì), ma se vi avanzano ancora due minuti, andate a leggere anche questo.

barbara

ALTRI COMMENTI RACCATTATI IN GIRO

Ma comincio con una considerazione mia: possiamo essere ottimisti. Sul serio, possiamo davvero farcela, può davvero andare tutto bene; dopotutto non è che serva moltissimo, basta solo avere una visione chiara della situazione e un programma serio, tutto qui.

E giustamente il mitico Osho

Il ministro Disperazione auspicava di andare ancora oltre

ed è stato prontamente accontentato: vietato addirittura uscire di casa (io uscirò, naturalmente).

E arrivati a questo punto

Il muratore siamo noi, la gravità è il Covid, il cappio è Giuseppi + il PD (rubato qui)

Ma la colpa è chiaramente nostra

e giustamente verremo controllati per impedirci di combinare altri disastri

Se poi c’è bisogno di un aiuto supplementare

È certo, comunque, che quando il signor Conte scriverà le sue memorie

Fabio Bertoncelli

Blade Conte: “Io ho fatto cose che voi italiani non avreste immaginato. Flotte di clandestini al largo del porto di Lampedusa. E ho detto alla Lilli che eravamo prontissimi quando invece non avevamo fatto un tubo. Ma tutti quei momenti finiranno perduti nel tempo quando l’Italia colerà a picco.
È tempo di ciurlare”

Passando alle cose serie

Giovanni Bernardini

LUSSO O CARTA STRACCIA

Una crisi di governo in un momento come questo sarebbe una follia, strillano PD e 5 stelle; e molti pseudo giornalisti di regime sembrano concordare.
In Gran Bretagna ci fu una crisi di governo nella primavera del 1940, mentre le armate di Hitler dilagavano in Francia, il dittatore nazista diventava padrone dell’Europa continentale e la prospettiva di un’invasione dell’isola appariva molto realistica.
Molti politici e i loro pennivendoli sembrano convinti che le costituzioni democratiche siano una sorta di lusso. Vanno bene nei periodi di vacche grasse, diventano carta straccia in quelli di crisi.
Non è così. Fermo restando che in periodi eccezionali sono possibili alcune limitazioni di alcune libertà, democrazia, costituzione e diritti costituzionali fondamentali sono SEMPRE validi, nelle democrazie occidentali degne di questo nome.
Ma nelle democrazie occidentali degne di questo nome i Giuseppe Conte non diventano primi ministri, né diventano ministri personaggi come Bonafede, Azzolina o Toninelli.
Nelle democrazie occidentali degne di questo nome i fondi sono amministrati dai governi, sotto il controllo dei parlamenti, non dalle “cabine di regia” o dai “comitati di esperti”…
Noi NON siamo una democrazia occidentale degna di questo nome… tutto qui.

Mai capita questa cosa che nel corso di un’emergenza non si possa affrontare una crisi di governo. Sarebbe come dire che finché sono in salute posso cambiare medico, ma se mi ammalo e il mio medico si rivela incapace di curarmi, allora no, quel medico me lo devo tenere fino a quando non guarisco per conto mio o schiatto.

Quanto alle regole deliranti, che in un Paese normale farebbero ricorrere al TSO per chi le ha elaborate, vi propongo questa riflessione

Da Angelo Michele:

Una coppia con un figlio di 15 anni deve tirare a sorte chi resta a casa, fra il padre, la madre e il ragazzino. In tre non possono muoversi. Se invece hanno 7 figli di non più di 14 anni possono spostarsi col pulmino.
Se i nonni non sono automuniti e si vuole ospitarli, bisogna andare a prenderli, ma uno alla volta per evitare di essere in tre in auto.
Due, tre, quattro, dieci coppie potrebbero spostarsi alla stessa ora per far visita alla stessa famiglia, le une all’insaputa delle altre. Ma giunti a destinazione, i loro amici non potrebbero riceverli tutti, ma solo due alla volta. Magari mettendo il numeretto davanti all’ingresso come nelle pasticcerie la domenica o negli uffici postali.
Tutti devono comunque rientrare a casa entro le 22. Se qualche ospite, per un qualsiasi contrattempo, fa tardi bisogna farlo pernottare. E’ quindi consigliabile avere sempre pronta la stanza degli ospiti e se si prevede di ricevere parecchie visite allestire una camerata tipo ostello.
Nei giorni feriali e non prefestivi ci si può spostare senza nessuna limitazione, ma solo tra comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti. Pertanto prima di mettersi in viaggio bisogna consultare un censimento aggiornato.
Inoltre non si può andare verso i capoluoghi di provincia, per cui se ci si vuole spostare fra due piccoli comuni che stanno ai due estremi del capoluogo di provincia, bisogna aggirare l’ostacolo e allungare anche di molto il percorso, se il capoluogo è una metropoli. Stando attenti a tornare in tempo per il coprifuoco.
Il prossimo che dice che “bisogna rispettare le regole” lo elimino dai miei contatti, social ed extrasocial, per manifesta insufficienza mentale.

E ancora, sempre in tema, questo interessante post.

Emergency!

La politica anti Covid del governo annega nelle contraddizioni.

  1. A novembre ci erano stati imposti sacrifici con la prospettiva di salvare il Natale, adesso ci viene imposto di sacrificare il Natale per evitare la terza ondata a gennaio.
  2. Due settimane fa si vaticinava di Italia tutta gialla a Natale, adesso che 16 regioni sono gialle e cinque arancio si azzera il metodo dei colori e si impone a tutti il rosso senza alcuna giustificazione “scientifica” ma solo per evitare presunti “assembramenti”.
  3. Si era promesso per mesi di evitare misure nazionali e di procedere per zone e invece si fa una norma nazionale che prescinde completamente dalla situazione delle singole regioni;
  4. Il mitologico indice Rt (ma c’è anche qualcuno che dubita sia un indice), di cui non esiste peraltro una formula rintracciabile su internet che consenta un minimo di verifica e di replica, era presentato come strumento scientifico infallibile quando aumentava ma, adesso che è sceso sotto a 1, i suoi esiti vengono disattesi a favore di altri parametri ovviamente avvolti nella nebbia.
  5. Nell’ultima settimana si parlava addirittura di allentamento delle misure ma adesso una strambata improvvisa e immotivata pare condurci verso 15 giorni di zona rossa: possibile che Mutti Merkel abbia chiamato un’altra volta per imporre di non essere lasciata sola?
  6. Il governo ha lanciato il cashback per rilanciare gli acquisti nei negozi fisici ma, appena il meccanismo dimostra un minimo di successo, si parte subito con la criminalizzazione dei consumatori che in quei negozi si recano per usufruirne.

Boccia, all’interno del governo, fa la parte dell’isterico urlatore a caccia di assembramenti. Gli ultras del lockdown sono lui, Franceschini e Speranza ed è strana la convergenza di due ex democristiani con un estremista ma tant’è, è il segno del rimescolamento politico nel segno del Great Reset. Boccia evidentemente non ha visto gli assembramenti di nuovi poveri in coda per una ciotola di zuppa ma ha messo a fuoco solo quelli dello shopping. Ma ha visto pure male perché quelli che stigmatizza non sono “assembramenti” ma “affollamenti”: non siamo di fronte ad una folla compatta che si muove in modo omogeneo ma alla casuale, ancorché prevedibile, concentrazione dei consumatori che si muovono individualmente nei luoghi dello shopping. Non è un corteo che marcia in modo univoco ma una massa di persone che si incrociano occasionalmente e per pochi istanti. L’app Immuni si basa sulla rilevazione della vicinanza ad un soggetto rivelatosi positivo per almeno un quarto d’ora, tempo che lascia ipotizzare un rischio di contagio: chi può ragionevolmente pensare che due persone estranee in fase di shopping stazionino a meno di un metro per oltre un quarto d’ora? Oltretutto le foto mostrano persone in tranquillo movimento che portano regolarmente le mascherine: si diceva, specie all’inizio quando forse c’era più paura ma meno ossessione ideologica, che le mascherine erano un rimedio all’impossibilità di mantenere la distanza di un metro dagli altri. E allora, se tutti portano la mascherina, dov’è il problema? E se invece la mascherina non è sufficiente, perché imporre di indossarla?

Il cittadino qualunque, che vorrebbe vivere almeno scampoli di vita, continua ad essere, come in estate, il bersaglio della costante criminalizzazione a scopo educativo, repressivo e giustificativo per una classe politica che ha ampiamente perso, a tutti i livelli, non solo il controllo della situazione ma anche il contatto con la realtà. Ma in questo caso siamo al di fuori della logica: per quanto fosse prevedibile l’affollamento, come poteva un individuo, che ha posto in essere comportamenti non solo leciti ma addirittura incentivati dalle politiche governative, coordinarsi con migliaia di sconosciuti? Ed una volta trovatosi nel mezzo della folla, pur munito di presidi sanitari, cosa doveva fare? Fuggire a casa? Per quale motivo? Se il rischio c’era, toccava ai pubblici poteri prendere provvedimenti per limitarlo: con i centri commerciali chiusi e gli orari contingentati, gli affollamenti erano davvero imprevedibili? Perché non ci sarebbe dovuto essere affollamento in pochi luoghi centrali? E se si temeva questo, perché i sindaci non hanno chiuso le strade “pericolose” o almeno regolamentato gli accessi? E poi, se si ha paura degli assembramenti e mentre si recrimina su poche migliaia di persone in movimento per un breve periodo, perché si pianifica di riaprire le scuole nel mezzo della stagione influenzale quando ormai è evidente a tutti che i movimenti scolastici, in tutti i loro aspetti, sono stati il motore della seconda ondata? Ma certo, basta dire che il problema non sono le aule piccole o i trasporti affollati ma le occasioni di socialità che la scuola crea: sempre colpa degli studenti che attendono l’apertura dei cancelli unico momento in cui evidentemente il virus si attiva, sempre colpa delle persone che ormai, a tutta evidenza, vengono considerate solo come un problema sanitario, una massa di untori ed appestati. [continua]

Concludo con un paio di cose su altri temi, come l’ennesimo delirio sulla regolamentazione dei rapporti sessuali

Lorenzo Capellini Mion

Danimarca

Il Parlamento unicamerale danese,
con 96 voti a favore e nessun contrario, ha approvato la legge che penalizza il rapporto sessuale in assenza di un consenso esplicito delle persone coinvolte. Cosa vorrà dire non è poi così chiaro, si arriverà alla richiesta di una dichiarazione giurata sulla volontarietà di voler entrare in intimità.
Come se ballare in mutande in una stanza con un uomo fosse uguale che essere aggredita al parco mentre stai facendo jogging.
Questo lo si deve al combinato disposto tra femminismo di maniera che vede il maschio come un nemico, agli effetti devastanti dell’immigrazione musulmana ma questo non si può dire e alla pavidità dei conservatori.
Ci hanno messo poco le Nazioni più libertarie del mondo a diventare la capitale del bigottismo, dell’ipocrisia e dello stupro. Citofonare Svezia.
E lo scrive uno, cioè io, che crede che lo stupro andrebbe equiparato all’omicidio volontario ma quando una legge interviene arbitrariamente sulla morale e suo buon senso non risolve nulla, anzi genera orrori.

Poi c’è questa bella dichiarazione da parte di uno di quelli che combattono a spada tratta contro l’odio

una chicca di tre anni fa del nostro ineffabile mattarello

e una comprensibile esternazione di Filippo Facci

E per oggi ho concluso.

barbara

COMMENTI RACCATTATI IN GIRO

Partiamo con i deliranti provvedimenti del nostro governo cialtrone e assassino.

Matteo Brandi

Puro terrorismo. Ecco a cosa sono sottoposti gli italiani da mattina a sera.
“Paura”, “Terrore”, “Catastrofe”, “Incubo”… Queste le parole ripetute nelle orecchie di milioni di lettori e spettatori, trascinati quotidianamente nel vortice dell’ansia, dell’ipocondria e dello scontro sociale.
In questo modo, i pennivendoli ottengono tre risultati: spaventano il pubblico che ancora gli da credito, rinnovano la fedeltà alla narrazione dominante e accusano preventivamente coloro che non si lasceranno intimidire.
Ma dov’erano questi zerbini della carta stampata quando veniva massacrato il nostro sistema sanitario nazionale? Dov’erano quando ospedali e posti letto venivano polverizzati? Ovviamente a lodare quei tagli come giusto sacrificio per compiacere Santa Europa.
Il giornalismo in Italia è un morto che cammina. Di questo dovremmo davvero avere paura.

Diciamo “anche” di questo, che di cose di cui aver paura, in giro ne vedo parecchie – e fra queste il covid, per me, è l’ultimissimo della lista.
E, perfettamente in tema:

Giovanni Bernardini

ETEROGENESI DEI FINI

Penso sia quasi impossibile per una persona normale seguire la rete intricatissima, super particolareggiata di norme e contro norme, deroghe e contro deroghe partorite da Conte e dai suoi sodali per le festività natalizie.
Il governo dei buoni a nulla capaci di tutto cerca di realizzare l’incubo di Orwell: controllare sin nei minimi dettagli TUTTA la vita dei cittadini. Si potranno ricevere due persone ma solo una volta al giorno. Le persone ricevute possono portare con se i figli, ma solo se inferiori ai 14 anni (infatti si può contagiare qualcuno solo dai 15 anni in su…). Il grande timoniere poi ammonisce: anche all’interno della case è bene che si mangi in tavole separate. Come tutti sanno le case degli italiani sono una sorta di ristoranti. Comunque, niente paura, si tratta di un paterno consiglio, non di un obbligo. Per ora la polizia non può fare irruzione nelle case degli italiani per controllare in quanti sono a tavola. E neppure ci sono degli apparecchi televisivi che ci controllano dentro le nostre abitazioni. Forse saranno introdotti col prossimo DPCM…
Queste misure, mortali per l’economia, liberticide ed incostituzionali, non solo non servono a nulla contro l’epidemia, sono addirittura controproducenti dal punto di vista sanitario.
Un sacco di gente si sta mettendo in viaggio per raggiungere le seconde case, o ricongiungersi a genitori e parenti prima che le misure del governo dei cialtroni diventino operative. Il solo risultato della follia di Conte e dei suoi compari è proprio il formarsi di enormi assembramenti che favoriscono lo sviluppo dell’epidemia.
Si chiama eterogenesi dei fini. Molte azioni umane hanno conseguenze non previste, diverse e spesso opposte a quelle che si intendeva raggiungere. Questo capita quasi sempre quando si cerca di imporre a enormi quantità di persone una regolamentazione minuziosa della loro esistenza. E’ un fenomeno studiato con attenzione da filosofi, psicologi ed economisti, da Mandeville a Von Hayek. Ne parla anche Solgenycin in “arcipelago gulag”, quando evidenzia come la minuziosissima programmazione del lavoro forzato non otteneva nessuno dei mirabolanti fini economici proclamati; si traduceva invece in la pigrizia, corruzione, spreco di enormi risorse.
Ma pretendere che Conte, Di Maio o Boccia abbiano letto Hayek, Mandeville o Solgenycin è davvero una esagerazione…
Il guaio è che questa banda di cialtroni semi analfabeti sta distruggendo l’economia, facendo a pezzi la costituzione senza garantire in alcun modo la nostra salute.
Vanno fermati, il più presto possibile.

Vero che molte azioni umane hanno conseguenze non previste, ma se chiudo tutto e poi riapro per un giorno, anche l’ultimo degli imbecilli può prevedere che tutta la gente che in condizioni normali si sarebbe spalmata in un mese, adesso è costretta a concentrarsi in un giorno.

Enrico Richetti

se ho ben capito,
vietata la Messa di mezzanotte
andrà anticipata
vietato uscire di casa il 24 dicembre
ma si potrà farlo autocertificando che si sta andando alla Messa.
e se voglio celebrare una funzione religiosa diversa?
se voglio invocare Budda?
ci diranno anche se la Messa andrà svolta col rito preconciliare o post conciliare?

Eh, ma vogliamo invocare addirittura la libertà religiosa? Non è che fra un po’ ti metterai a pretendere anche di respirare?
E a proposito di orari…

Chiudo questa parte con un bell’intervento di Enrico Ruggeri, che dice letteralmente, parola per parola, quello che io dico da sempre:

Non si può rinunciare a vivere per paura di ammalarsi! E non mi si venga a dire che si tratta di rinunce temporanee, perché nessuno sa se sarà vivo fra sei mesi, fra sei settimane, fra sei giorni, fra sei ore: pensate che fregatura se accetto di rinunciare a vivere per sei mesi, e fra due crepo di qualcos’altro. E, come dice Ruggeri, certamente la vita non è il film al cinema, non è il concerto, non è la cena con gli amici, ma tutte queste cose insieme SONO la vita, e lasciarsele portare via significa rinunciare a vivere, né più né meno.

E ora spostiamoci oltre oceano.

Giovanni Bernardini

GIORNALAI MEDIASET

Ascolto, mentre faccio colazione, “prima pagina” del TG 5. Lo faccio per sapere se durante la notte è successo qualcosa di importante. Sono gli unici 5 minuti di telegiornale che seguo in tutto il giorno.
E faccio male. Sarebbe bene rinunciare anche a quelli, vista la loro insopportabile faziosità.
“Liberati i pescatori italiani in Libia” annuncia con un gran sorriso un giornalaio Mediaset. “Pare che i negoziatori italiani siano stati aiutati dagli 007 di JOE BIDEN”, aggiunge giulivo.
Sì, ha detto proprio così: gli 007 di BIDEN!!!
Lo sa questo giornalaio (mi scuso con i giornalai) che fino al 20 gennaio 2021 il presidente degli USA è Donald Trump? Che lo era a maggior ragione 100 giorni fa, quando è iniziata la vicenda dei pescatori che il “nostro” governo ha lasciato per oltre tre mesi in mani libiche? Lo sa che ci sono centinaia di ricorsi negli USA contro la vittoria alquanto sospetta del grande Biden?
Se gli 007 hanno dato una mano a Conte e Di Maio, questi non sono gli 007 di Biden, semmai lo sono dell’orco Trump.
Per chiunque sia capace di articolare un pensiero, non per i giornalai Mediaset.

E quindi, se questo è l’andazzo, aspettiamoci anche che

Giovanni Bernardini

SUPER NEMBO BIDEN

Il grande Joe Biden deve ancora diventare presidente, qualche maligno osa dubitare che lo divenga davvero, ma già i suoi meriti si moltiplicano, giorno dopo giorno.
Joe Biden ed i “suoi” 007 hanno parte del merito per la liberazione dei pescatori italiani in Libia.
E’ merito di Joe Biden la scoperta negli USA del vaccino anti covid.
Fra un po’ saranno merito di Joe Biden:
La caduta del muro di Berlino ed il crollo del comunismo.
Lo sbarco sulla luna.
Lo sbarco di Normandia e la vittoria nella seconda guerra mondiale.
La fine della schiavitù.
La dichiarazione di indipendenza.
Superman Nembo Kid è un cucciolo se paragonato a super nembo Biden!
Almeno per i giornalai Mediaset…

E poi questa, che è carina un sacco.

Giovanni Bernardini

UNA TELEFONATA DAGLI USA

Ieri sera mia moglie ha ricevuto una telefonata da una sua amica che vive negli Stati Uniti.
E’ una gran brava persona, divorata però da un autentico odio nei confronti di Donald Trump.
Ieri sera, come fa di solito, ha iniziato ad angustiare mia moglie con un lunghissimo pistolotto sulle malefatte dell’orco Trump. Con lui gli USA sono diventati un inferno, diceva.
Sperando di interrompere la sua filippica mia moglie le ha detto: “dai, coraggio, il 20 gennaio subentra Biden e voi vivrete tutti felici e contenti”.
“Io ho paura” le ha risposto l’amica. “Sai, qui la gente è per Trump. Quasi tutti i giorni ci sono cortei e manifestazioni a favore di Trump e contro Biden e ci va un sacco di gente. Sono scemi, tutti scemi”…
Spesso chi spara cazzate ha una funzione positiva. Fornisce involontariamente informazioni preziose. Le stesse che i media di regime cercano in tutti i modi di tener nascoste.

Ed eccoli qui, infatti: buona visione!

barbara

MENTRE L’ATTESA SI PROLUNGA 1

Di materiale ce n’è molto, troppo per un post solo. Quindi ve ne do una parte, e nei prossimi giorni con calma vi darò il resto. E cominciamo dunque con un po’ di dati di fatto.

Guglielmo Picchi

Perché Donald Trump ha vinto
E come i democratici provano a rubare le elezioni.
Avrebbe dovuto essere la notte del riscatto dei Democratici quattro anni dopo la sconfitta di Hillary Clinton da parte dell’odiato e avversato Donald J. Trump. Joe Biden sarebbe dovuto essere acclamato 46esimo presidente USA a furor di popolo e la parentesi trumpiana chiusa per sempre.
Ma gli elettori americani si sono espressi in modo sorprendente secondo gli esperti, i sondaggisti, gli analisti e il MSM che si aspettavano e avevano predetto un trionfo per Biden.
Ebbene dopo la notte elettorale è chiaro a tutti che ancora un vincitore apparentemente non c’è o se proprio stiamo all’apparenza dei dati elettorali pubblicati quel vincitore potrebbe essere Joe Biden e non il presidente Trump.
Tuttavia analizzando bene quando sta avvenendo possiamo trarre alcune conclusioni che poi andrò ad argomentare:

1. Donald Trump ha vinto superando la soglia dei 270 grandi elettori del collegio elettorale
2. I Democratici stanno facendo di tutto per vincere. E per farlo si scoprono alcune gravi anomalie che meritano prima attenzione e poi azione per rimediarvi-

I risultati elettorali per Donald Trump dimostrano una grande capacità di mobilitazione della sua base elettorale a livelli elevatissimi e in modo molto superiore rispetto al 2016. Questo a dimostrazione che le sue politiche hanno saputo raccogliere consenso aggiuntivo nonostante la netta avversione di media, big tech, deep state, internazionale globalista e compagnia cantante.
Alla fine dell’election day (ED) Trump dimostra in modo autorevole di poter vincere la sun belt Texas, Georgia, Florida e North Carolina.
Primo intoppo: Georgia e North Carolina pur con considerevole vantaggio di Trump interrompono o rallentano il conteggio dei voti e addirittura si fermano e non vengono assegnate.
Secondo intoppo: nella Rust Belt Trump dimostra di avere numeri buoni e di essere tonico. Netto vantaggio in Pennsylvania Wisconsin e Michigan aldilà di ogni sondaggio. Anche qui si decide di interrompere la conta.
Terzo intoppo: senza troppi complimenti l’Arizona viene assegnata prima ancora di cominciare lo scrutinio a Biden anche se molti indicatori facevano presagire che Trump potesse essere competitivo. Precisiamo che alla chiusura del seggio il 70% del voto postale è stato annunciato. Per cui chiusura delle urne, rilascio dei risultati del voto postale e assegnazione sono avvenuti contestualmente.
A questo punto gli esperti e i commentatori vanno a dormire consapevoli che molti voti per posta dovessero essere scrutinati, ma il vantaggio di Trump fosse tale da essere rassicurante per l’esito finale
Poi
Quarto intoppo: nella notte poi succede qualcosa di inspiegabile sia in Michigan che in Wisconsin arrivano aggiornamenti di voti da alcune contee con Biden beneficiario del 100% dei voti e Trump ZERO.
Ecco in Michigan Biden riceve in un solo colpo un aggiornamento da 138.339 voti e Trump ZERO.
Circostanza e numero troppo evidente per sfuggire all’attenzione dei commentatori compreso il sottoscritto.
E così tra gli altri Sean Davis analista del The Federalist su twitter pubblica la sorpresa per i 138.339 voti attribuiti all’improvviso a Biden.
Quinto intoppo. Twitter censura Davis e tutti coloro che tentavano di riportare la stessa notizia affermando che il contenuto era controverso e poteva confondere un processo elettorale.
Dopo una analisi si è scoperto che si sarebbe trattato di un typo ovvero uno 0 in più aggiunto ai dati della Contea Shiawassee in Michigan [certo, un errore: chi mai potrebbe essere così malpensante da pensare a qualcosa di diverso?]. L’errore scoperto proprio da utenti di Twitter che avevano colto il balzo spropositato di Biden. Che si sia trattato di un maldestro tentativo di favorire Biden? L’errore è stato comunque poi corretto.
Sesto intoppo: nella Contea di Antrim sempre in Michigan nel 2016 Trump vinse con oltre 30% di vantaggio sulla Clinton e invece i dati del 2020 riportavano un dato di Biden che sopravanzava Trump di 29 punti. Anche qui il county clerk ha detto che avrebbe investigato l’anomalia e fornito una risposta.
Settimo intoppo; in Wisconsin all’improvviso un aggiornamento di dati mostra Biden recuperare e chiudere un gap di 4,1% nei confronti di Trump con il solito metodo del 100% voti Biden e ZERO Trump
Ottavo intoppo. Anche in Michigan una misteriosa linea verticale che chiude il gap tra Biden e Trump appare all’improvviso.
La campagna di Trump ha chiesto naturalmente il riconteggio dei voti sia in Wisconsin che in Michigan e in entrambi ha inviato la propria squadra di legali.
Nono intoppo: in Pennsylvania anziché usare il metodi dell’aggiornamento selvaggio di voti 100% Biden ZERO Trump, si ritiene legale di poter contare tutte quelle schede prive di un qualsiasi tipo di prova che siano state spedite prima dell’ED come prevede la legge dello stato.
Decimo intoppo: in Arizona ci sono schede elettorali votate con dei pennarelli denominati Sharpie Marker che rendono difficile la lettura delle schede da parte delle macchine per la conta. Naturalmente è avvenuta in sezioni elettorali molto favorevoli al GOP e che ha prodotto per ora l’invalidazione di molte centinaia se non migliaia di schede.
UnDecimo intoppo: conteggio fermo in Arizona dove mancano 500.000 schede dell’ED che vedono il GOP prevalere 2 a 1 sui Dem che potrebbero portare lo stato dalla parte di Trump che attualmente segue Biden di 100.000 voti.
I democratici hanno molto da spiegare ed è evidente che i voti reali confermino la vittoria di Donald J Trump e possa continuare il proprio mandato come Presidente degli Stati Uniti d’America.
La via è NC, GA, PA e AZ. Ecco i 62 voti che mancano per arrivare a 279. E Trump è presidente. Adesso ha 217 voti (3 Alaska inclusi)

E qui abbiamo un paio di cosettine successe a Detroit,

il bollettino dei morti aggiornato

e qualcuno ha giustamente pensato di costruirci su qualcosa

Aggiungo una breve considerazione di:

Giovanni Bernardini

COVID E CINA

1) Il Covid è nato a Wuan. Da li ha raggiunto Londra, Milano e New York, ma NON Pechino o Shangai.
2) Il mondo lotta col Covid da quasi un anno. Ci sono state prime e seconde ondate. Sembra che in Cina il Covid sia stato sconfitto in due, tre mesi.
3) L’Italia ha circa 60 milioni di abitanti. Il Covid ha fatto finora in Italia quasi 40.000 vittime. La Cina ha oltre 1300 milioni di abitanti. Il Covid ha fatto in Cina poco più di 4000 vittime.
4) L’economia cinese è l’unica al mondo ad essere in forte crescita.
5) Grazie al Covid è stata possibile negli USA la truffa del voto postale che potrebbe togliere dalla circolazione l’unico serio oppositore del governo comunista cinese.
Ogni commento è superfluo.

Come ho già ripetutamente avuto modo di dire, sono assolutamente convinta dell’origine naturale del virus. Non è però casuale l’eliminazione di tutti i medici e ricercatori e giornalisti che tentavano di denunciare l’esistenza dell’epidemia, e l’occultamento di ogni informazione da settembre a fine gennaio. E non è casuale la chiusura di tutti i voli interni e la prosecuzione di quelli verso l’estero. E non è casuale che l’ammissione dell’epidemia in atto sia avvenuta non prima che questa si fosse ormai diffusa in quasi tutto il mondo. Quindi direi che, anche per le persone più refrattarie al complottiamo, il ragionamento fila.

E concludo la parte scritta con alcune osservazioni di

Giulio Meotti

Pensavano che accusando Trump di razzismo, di fascismo, di suprematismo bianco, di aver spaccato il paese, avrebbero creato una “onda blu” da catapultare Biden direttamente alla Casa Bianca. Ora i Democratici si ritrovano a sperare in una scheda dopo l’altra. Vinceranno loro, perché la demografia e il cambiamento americano li avvantaggiano. Ma ci hanno raccontato una America che non esisteva, pronta a emendare l’errore morale del 2016. Non è stato così. Emerge un paese spaccato a metà e questo nel lungo termine favorirà i Democratici. Da un lato l’America sempre più urbana, sempre più uniforme, sempre più liberal, dove si va a vivere sempre di più e che tende alla omogeneità politico-culturale (27 delle 30 principali città americane sono solidamente democratiche). Dall’altro, l’America “profonda”. La prima che crede nell’uguaglianza. La seconda nella libertà. La vecchia distinzione fra gli “anywhere”, che potrebbero vivere ovunque, i “somewhere”, che vivono da qualche parte. Speravano che le minoranze tirassero la volata a Biden. Trump si è rivelato il candidato repubblicano che ha raccolto più voti fra i non-bianchi nella storia dei repubblicani. I Latinos, che non sopportano che la sinistra colorata dica loro che si devono chiamare “Latinx”, in omaggio alla mania del transgender. I cubani della Florida. I cattolici conservatori e tradizionali. E poi gli afroamericani, che non hanno fatto muro con i Dem. E soprattutto la classe operaia bianca, che ha di nuovo votato per Trump. “L’aspettativa di vita in gran parte degli Appalachi è inferiore a quella del Bangladesh”, ha spiegato il Nobel per l’economia Angus Deaton in riferimento alla regione americana tipicamente rurale e bianca. Mi ha sempre colpito questa frase. A Norton, nel West Virginia degli Appalachi, il Ground zero americano della dipendenza da oppiacei, Trump ha preso il 70 per cento. Come a Grundy, dove è più facile soffrire di cuore e diabete che avere un lavoro. Sono luoghi dove le lauree scarseggiano e ci si fanno domande semplici: il mio paese andrà in rovina? Avrò abbastanza carburante? Che vita avranno i miei figli? Sapremo difenderci e proteggere gli amici? Gli oligarchi della tecnologia, gli accademici e le “persone intelligenti” non li capiscono o al massimo li considerano “omofobi e razzisti”. E’ l’America dei “nuovi yuppie”, i produttori delle serie tv, i dipendenti delle organizzazioni non governative, gli sceneggiatori, i giornalisti, gli amministratori di università, i bioingegneri, i consulenti finanziari, gli avvocati…. Fisici ben curati, leggono tutti le stesse cose e discutono di diseguaglianza. La loro polizza assicurativa è l’istruzione e vogliono una America di alte tasse, egualitarismo ed ecologismo. Vogliono essere non solo ricchi, ma “migliori”. Non vanno per centri commerciali, ma su Facebook. E’ una élite impegnata in un progetto spietato di riproduzione della propria posizione sociale. Poi c’è l’America rauca, ruvida, chiassosa, dove l’ascensore sociale è rotto, delle “steel town” della Pennsylvania, dove si menano le mani, delle fabbriche e delle famiglie scalcinate, degli agglomerati di capannoni del Michigan, l’America ritratta nel film “Il cacciatore”, di un’ansia sociale, del “white trash” come lo chiamano i sociologi, delle comunità di origine scozzese e irlandese, economicamente in rosso e moralmente indifendibili, dove non ti fidi di nessuno e si fatica a trovare lavoro, la caricatura grammaticalmente scorretta e un po’ obesa di tutti i media, l’America che non vuole che la Cina distrugga quel che resta dell’economia americana, che ci tiene al patriottismo, che non vuole che le minoranze di estrema sinistra e Black Lives Matter processino la storia americana. Non si preoccupano di un grado in più, ma di estrarre gas. Non vogliono che lo stato dica loro come devono vivere e morire o quale bagno usare. E’ l’America che vuole ancora “fare” delle cose, coltivare, tirare su il petrolio, che ogni tanto va ancora in chiesa e osserva la stagnazione economica, la disintegrazione umana, il declino dei punti di riferimento culturali. Non seguono gli Emmy Awards. Sono inorriditi dal politicamente corretto. Se ne fottono delle prediche delle star di Hollywood. Non accettano la soluzione approntata per loro dalle élite: l’oblio. E’ quello che chiamano, banalmente, “populismo”. Ecco, trovo ancora una volta molto triste questa incapacità dei nostri sondaggisti, dei nostri media e dei nostri scrittori di comprendere l’America dei “deplorevoli”. Quella che ancora si domanda: chi siamo?

Probabilmente quando Meotti ha scritto questo pezzo non erano ancora accertati tutti i brogli di cui poi è arrivata conferma, e questo può spiegare alcune affermazioni che potrebbero apparire un po’ singolare.
Per oggi con la parte scritta mi fermo qui. Vi regalo ancora un piccolissimo campione delle performance del possibile prossimo presidente della massima superpotenza mondiale

e una testimonianza in diretta sul posto.

Per oggi basta, tanto la fine dei conteggi non avverrà prima del 12, è stato detto, quindi avrò tutto il tempo di smaltire tutto il malloppo.

barbara

PAESE DI MERDA

Con qualche giorno di ritardo, perché altre urgenze urgevano.

Matteo Brandi 

IL “PAESE DI MERDA” DELLA FERRAGNI

Non sono un estimatore di Chiara Ferragni, né del mondo che essa rappresenta. Tuttavia ho sempre ritenuto abbastanza basse le malelingue su di lei, spesso dettate dall’invidia sociale.
Fino a che il mio sguardo non si è posato sullo screen di una sua “storia” di Instagram, nella quale la Ferragni, parlando dell’omicidio di Willy Monteiro, affermava che: “Il problema lo risolvi cambiando e cancellando la cultura fascista sempre resistente in questo paese di merda.”
Paese di merda?
Mettiamo il caso che l’omicidio, efferato e brutale, del giovane Willy abbia avuto davvero un movente ideologico-politico (per ora escluso dalle indagini), cosa giustifica quel “paese di merda” buttato lì nel discorso?
Se è vero come è vero che un delitto compiuto da un immigrato non rende tutti gli immigrati criminali, perché un delitto a sfondo razzista compiuto da un italiano rende tutta l’Italia razzista? Perché le stesse persone che si strappano i capelli urlando che non si debba mai, mai, MAI generalizzare di fronte alle contraddizioni dell’integrazione straniera, non si fanno alcun problema ad infangare tutto il Paese per i casi isolati di violenza e intolleranza?
Lo sa, Chiara Ferragni, che in quel “paese di merda” ci sono anche migliaia di suoi fan e adulatori? Gente che spende soldi per le sue scarpe, inonda di like le sue foto, garantisce lei quella visibilità che sta alla base del suo successo economico?
La verità è che c’è una parte d’Italia che l’Italia, sotto sotto, la odia. È quella xenofilia, quell’autorazzismo su cui non ci si sofferma mai abbastanza. Perché spesso, a torto, lo si dà per scontato. Lo si accetta passivamente.
Così un “paese di merda” rivolto ad una nazione intera, in cui non esiste alcuna emergenza razzismo o fascismo, viene fatto passare come nulla fosse. E viene applaudito da quella porzione di politica italiana a cui, data la mancanza cronica di argomenti, non rimane che strillare all’esistenza di vecchi e nuovi fantasmi. A costo di inventare interviste, falsare notizie, scatenare assurdi allarmismi.
Conosco le problematiche dell’Italia. La sua classe politica infima, la sua magistratura corrotta, i suoi media asserviti, la criminalità e il clientelismo. Nonostante questo, non mi farete mai dire, scrivere o pensare “che paese di merda”. Perché so cos’altro è l’Italia e, soprattutto, cos’altro può essere.
Un popolo che si odia e che si schifa sarà sempre facile preda degli interessi altrui. Quando lo capiremo?
Matteo Brandi

Una cosa vorrei chiedere a questo genere di persone: mi sembra evidente che, quando si dice un Paese di merda (Paese, maiuscolo: Trebaseleghe è un paese, l’Italia la Francia la Spagna sono Paesi. Quando si fa un mestiere che consiste nel comunicare, la lingua in cui si comunica sarebbe opportuno studiarla), a meno che non si parli di qualche inospitalissima località oltre il circolo polare artico, nel qual caso però l’espressione più adeguata sarebbe “un posto di merda”, ci si riferisce non al paesaggio o al clima bensì alle persone che ci vivono. Ecco, la cosa che vorrei chiedere è: ma se TU sei consapevole di essere una persona di merda, perché non parli al singolare, perché non parli per te invece di tentare di coinvolgere un intero Paese in base alla logica, inaugurata da Craxi, del “merda tutti, merda nessuno, e quindi neanche io”?

Poi c’è anche quest’altra signora che ritiene giusto parlare di razzismo fascista perché “non si può escludere a priori la matrice razzista”

che poi, a parte l’idiozia assoluta di affermare con certezza una cosa con l’argomento che non la si può escludere a priori, se c’è un caso in cui si può veramente escludere a priori è proprio questo: lui si è buttato in mezzo per difendere l’amico, e lui è stato pestato a morte. Si fosse buttato in mezzo uno bianco, giallo, ciclamino, a pois, quello era l’avversario del momento e quello sarebbe stato pestato – beh, fosse stato il negro Mike Tyson magari no. E verrebbe quasi voglia di rispolverare il vecchio mantra di Bona ma oca. Verrebbe. Se non fosse che io sono stata la più gran gnocca mai comparsa sull’orbe terracqueo e, contemporaneamente la mente più brillante mai vista sotto il cielo (sì, lo so, poi ci sarebbe anche Hedy Lamarr e un botto di milioni di altre bellissime e geniali, ma adesso non stiamo a sottilizzare, dai).

barbara

REFERENDUM: LE RAGIONI DEL NO

Comincio con alcune considerazioni.

Giovanni Bernardini 

SENATORI A VITA

La pseudo riforma costituzionale su cui saremo chiamati a votare aumenta il peso dei senatori a vita riducendo di conseguenza il tasso di rappresentatività democratica del parlamento.
Attualmente i senatori a vita in carica sono sei su 321 senatori (315 eletti + 6 a vita. Percentualmente l’1,86% del totale)
Le pseudo riforma sul taglio dei parlamentari riduce a 200 il numero dei senatori e fissa il numero massimo dei senatori a vita: non potranno essere più di 5 (CINQUE).
Avremo quindi 5 senatori a vita (più gli ex presidenti della repubblica) su un senato di 200 membri. I senatori a vita sarebbero pari al 2,5% del totale. Un numero non esiguo, di fatto la rappresentanza di un piccolo partito in grado di fornire un aiuto prezioso, o addirittura determinante, a maggioranze risicate.
Non solo: visto che i senatori a vita sono tutti, stranamente, schierati da una certa parte il maggior peso che la pseudo riforma accorda loro si risolverà di fatto in un appoggio al PD ed ai suoi alleati, tanto per cambiare.
E c’è ancora chi spaccia questa riforma truffa per una “razionalizzazione” della democrazia!!!!


Giovanni Bernardini 

VOTIAMO NO!!!

Lo ammetto. Fino a poco tempo fa, pur essendo per il NO, ritenevo che il referendum sul taglio dei parlamentari fosse qualcosa di assolutamente irrilevante. Avevo una mezza idea di non andare a votare.
Sbagliavo. Certo, il numero dei parlamentari non è il nostro problema principale, ma l’esito del referendum non è affatto privo di importanza.
In primo luogo un parlamento in formato ridotto sarebbe molto più facilmente controllabile dalle consorterie di partito. Oggi, specie su alcuni temi sensibili, ad esempio una autorizzazione a procedere, sono possibili i casi di coscienza, le dissociazioni di parlamentari intellettualmente onesti nei confronti degli ordini di scuderia. Domani, con un minor numero di parlamentari, casi simili sarebbero molto più difficili. Il parlamento potrebbe diventare la cassa di risonanza delle segreterie di partito. Non a caso i 5 stelle sono i più convinti sostenitori di questa pseudo riforma.
La vittoria del SI inoltre, val la pena di ripeterlo fino alla noia, regalerebbe ai grillini la prima “vittoria” dopo una serie interminabile di sconfitte, rafforzerebbe gli abusivi buoni a nulla, ma capaci di tutto, che ci “governano” (si fa per dire) e renderebbe molto probabilmente impossibili elezioni anticipate. Dovremo tenerci Conte nella migliore delle ipotesi fino al 2022, forse fino al 2023.
Capisco sempre meno la posizione del centro destra che continua ad invitare i suoi elettori a votare SI.
Comunque, siamo tutti persone adulte e vaccinate, libere e ragionevoli direi. Possiamo votare con la nostra testa, ignorando le indicazioni di partito.

VOTIAMO NO!!!!


Giovanni Bernardini 

SVEGLIA OPPOSIZIONI!!!

Se vincono i SI al prossimo referendum bisognerà fare una legge che ridisegni i collegi elettorali. Questo avrà tre conseguenze:
1) Renderà impossibile anche solo ipotizzare elezioni politiche anticipate.
2) Darà ai cialtroni che ci “governano” (si fa per dire) la possibilità di disegnare collegi per loro vantaggiosi.
3) Darà loro ulteriori possibilità di varare l’ennesima legge elettorale che in qualche modo li favorisca quando, se Dio vuole, si tornerà a votare.
Ci sono molte altre buone ragioni per votare NO, ma a mio modesto parere questa potrebbe bastare.
Proprio non capisco l’atteggiamento dei partiti di centro destra che insistono nel dirsi favorevoli al SI.
Ammettano il loro errore e chiedano ai loro elettori di votare NO! Temono di andare contro corrente? In primo luogo non c’è nulla di male, a volte, nell’andare contro corrente.
In secondo luogo, siamo tanto sicuri che la maggioranza del paese condivida la demagogia da quattro soldi dei grullini?
Le opposizioni farebbero bene a svegliarsi!

Proseguo con questo appello di docenti e studiosi di diritto costituzionale, e concludo con questo ottimo video, chiaro ed esauriente

barbara