In memoria di un grande artista che oggi avrebbe 72 anni compiuti da poco, e invece da 42 anni non c’è più.
E non posso non mettere questa, visto che è stata censurata per via dell’orrendissima parolaccia che contiene
(Col piccolo dettaglio che così sta prendendo per il culo il coglione – appunto – che vuole darsi un valore aggiunto col macchinone, mentre censurando la “parolaccia” la donna viene trattata da troia infoiata. Giusto per essere politicamente supercorrettissimi)
E concludo con la storia d’Italia in quattro minuti
Ciao Rino. Peccato che non ci sia stato uno scambio nelle date di morte.
Questo lavoro di dodici anni fa che ho trovato in rete mi sembra interessante per molti motivi, e perciò ve lo propongo. Interessanti le prime due parti in quanto utili a rinfrescare la memoria, e interessante in particolar modo la parte finale con le sue considerazioni cliniche.
Le réel n’est jamais une image de la réalité. Le réel est l’enigme. Le mot sanskrit qui dit l’enigme est le mot “brahman”. C’est un présent éternel et prodigiesusement actif. Il présente deux traits: il est incompréhensible, il est hallucinatoire. (Pascal Quignard, Les Ombres errantes, Grasset, Paris, 2002, pag. 70.)
Cosa ne pensereste voi di questo tipo di situazione? Con la cadenza di circa una o due settimane al massimo, degli attentati terroristici fanno centinaia di morti fra dei civili italiani, fra bambini che vanno a scuola, fra lavoratori che prendono l’autobus, fra giovani che ballano in discoteca, nelle strade più alla moda come Via Montenapoleone a Milano o Piazza di Spagna a Roma… Degli attentati colpiscono gli italiani ovunque si trovino, anche all’estero, in località turistiche le più diverse, con bombe negli alberghi, missili contro aerei civili in volo, lancio di granate nei check-in Alitalia dei più diversi aeroporti… Un gruppo di terroristi, individuato come tale e che ammette di esserlo, per sfuggire alla cattura prende in ostaggio dei civili innocenti, occupa San Pietro a Roma e si asserraglia insieme ai sacerdoti presi anch’essi in ostaggio
per quaranta giorni, minaccia di fare saltare per aria tutto e tutti se non ottiene l’impunità. La nostra polizia scende a patti con loro e tutto si risolve con la loro espulsione all’estero.
Negli ultimi due anni sono morti in attentati terroristici oltre 13.000 (!!!) Italiani. Lo stato italiano ha cercato di risolvere il problema in vari modi, sia politici che militari. Ha richiesto ai suoi interlocutori di isolare i terroristi, di non finanziarli, di controllarli, di creare le basi per una tregua. Con risultati molto modesti, se non addirittura opposti. Lo Stato è anche intervenuto militarmente contro le basi dei terroristi.
Tutte le volte che lo ha fatto, l’opinione pubblica mondiale è stata un coro di riprovazione o di critiche: non bisogna operare delle ritorsioni, la violenza è una spirale senza fine, etc. Naturalmente tutto ciò può apparirci assurdo… Tuttavia non è inventato, anzi, è tutto rigorosamente esatto, praticamente fino alla virgola. Dobbiamo solo sostituire il nome Italia con quello di Israele, la basilica di San Pietro con quella della Natività, i tredicimila morti in attentati suicidi con mille e quattrocento circa (ma Israele ha solo sei milioni di abitanti, dei quali un milione e ducentomila circa sono arabi).
Con questo non vogliamo dire che, necessariamente, i mass media abbiano mentito, nascosto, travisato, censurato (anche se certamente molte volte lo fanno), ma che semplicemente la nostra percezione della realtà è legata solo in parte ai contenuti del messaggio in quanto tale ed in massima parte alla nostra capacità di entrare in contatto affettivamente (e razionalmente) con esso. Alla base dell’ascolto, non solo in psicologia clinica, si trova l’empatia. Non essendoci empatia, capacità di immedesimarsi e di provare reazioni affettive condivise, è come se fossimo ciechi e sordi. Riportiamo un articolo che riguarda un penoso episodio di circa un anno fa, invitando i lettori a chiedersi se corrisponda oppure no ai loro ricordi. Siamo pronti a scommettere di no, nel senso che ad essere ricordata probabilmente è la notizia non vera, la propaganda. A proposito, quanti sanno che il nome Al Fatah è la parola speculare del termine arabo Al Ataf, che significa la Morte? E che nella bandiera dell’OLP l’intero stato di Israele è cancellato ed al suo posto compare (non solo al posto della Cisgiordania e Gaza) la Palestina? E che diversi capi dell’OLP sono anche a capo di Hamas? Che negli uffici di Arafat sono state trovate copie degli assegni da cinquantamila dollari che vengono pagati da Hamas alle famiglie dei terroristi suicidi?
La propaganda palestinese oscura il Natale a Betlemme 18 dicembre 2002 L’anno scorso avevano fatto credere a mezza Italia che Betlemme fosse “oscurata” dalla feroce repressione degli israeliani. Lo stesso Maurizio Costanzo, che in un primo tempo aveva dato credito alla campagna di propaganda palestinese “Una luce per Betlemme”, messo di fronte a inoppugnabili prove filmate si era dovuto ricredere e martedì 11 dicembre 2001 andava in onda annunciando che la raccolta fondi per dare luce a Betlemme era finita, che “chiedeva scusa a Israele” e che “sarebbero stati restituiti i soldi” a tutti coloro che avevano ingenuamente aperto il portafogli (si veda: Bufala palestinese per sottrarre soldi agli italiani). Questa volta i propagandisti palestinesi hanno pensato bene di portarsi avanti per tempo. Secondo quanto rivela al Jerusalem Post un alto funzionario della sicurezza israeliana, i dirigenti dell’Autorità Palestinese hanno deciso di sospendere o impedire tutte le celebrazioni natalizie a Betlemme eccetto la messa di mezzanotte. Ciò nel chiaro intento di sfruttare cinicamente le festività natalizie e la loro enorme risonanza sui media per suscitare indignazione a livello internazionale e far crescere le pressioni su Israele affinché ritiri le sue truppe dalla città palestinese prima che sia cessato l’allarme attentati. “A differenza degli anni scorsi – dice la fonte – a Betlemme non ci sono decorazioni natalizie e non c’è nemmeno l’albero di Natale che tutti gli anni veniva messo nella Piazza della Mangiatoia”. Già il 28 novembre, d’altra parte, lo stesso presidente dell’Autorità Palestinese Yasser Arafat aveva pubblicamente ordinato di cancellare tutte le celebrazioni del Natale a Betlemme. E questo nonostante le autorità israeliane si fossero impegnate a garantire la normale celebrazione delle feste cristiane, compatibilmente con la necessità di tenere sotto controllo le aree a più alto rischio terrorismo, come i campi palestinesi di Dehaishe e al-Aida alle porte della città. Le Forze di Difesa israeliane hanno spiegato alla popolazione che la loro presenza a Betlemme è dovuta unicamente al fatto che le forze di sicurezza dell’Autorità Palestinese non hanno fatto nulla per ostacolare le attività terroristiche, lasciando che diversi attentati contro Israele venissero organizzati nella città. Lo scorso agosto Israele aveva restituito il controllo della sicurezza e dell’ordine pubblico a Betlemme al servizio di sicurezza palestinese che fa capo a Haj Ismail, in accordo con i vertici dell’Autorità Palestinese, nel quadro delle misure previste dal piano “Giudea First” per il ritiro dei soldati israeliani dalle aree dove i palestinesi dimostrano la volontà e la capacità di mantenere la calma. “Ma le forze palestinesi non hanno mosso un dito”, accusa il funzionario israeliano. A ottobre Betlemme era già stata nuovamente trasformata in un covo di terroristi palestinesi. “A Betlemme i terroristi trovano rifugio – disse allora Shimshon Arbel, capo dell’unità di coordinamento dell’ufficio per le attività del governo israeliano nei territori – Da qui mandano ordini a terroristi in altre parti della Cisgiordania per commettere attentati”. Il 21 novembre undici israeliani, tra cui molti adolescenti, venivano assassinati su un autobus di Gerusalemme da un attentatore suicida proveniente da Betlemme. Quello stesso giorno le Forze di Difesa israeliane entravano di nuovo nella città palestinese e arrestavano alcune decine di palestinesi ricercati per terrorismo insieme ad almeno tre attentatori suicidi in procinto di colpire. “A causa dell’ordine dell’Autorità Palestinese di cancellare le feste, l’atmosfera generale nella città è molto triste – aggiunge il funzionario israeliano – soprattutto per quel 30% di cristiani che vi abitano. Ma nonostante le difficoltà economiche, nessuno vi soffre la fame perché Israele fa passare continuamente camion di alimenti, medicinali e altri beni necessari”. (Jerusalem Post, israele.net, 18.12.02)
Bufala palestinese per sottrarre soldi agli italiani 16 dicembre 2001 Maurizio Costanzo ci casca, poi si ravvede, annulla la campagna “Una luce per Betlemme” e chiede scusa a Israele. Tutte le più importanti agenzie di stampa italiane (AGI, ANSA e ADN Kronos) hanno tempestivamente lanciato la notizia, ma giornali e televisioni non l’hanno comunicata agli italiani, salvo poche eccezioni: Radio Radicale, il sito http://www.bresciasera.it, il giornale L’Opinione. Da quest’ultimo riportiamo di seguito l’articolo di Dimitri Buffa. “Poveri bambini palestinesi della città di Betlemme, ridotti a vivere senza acqua e senza luce dai cattivi israeliani!”, “Una luce per Betlemme”: si intitolava così la più tragicomica (e immotivata, come vedremo) delle raccolte di fondi promossa da Canale 5 tramite il “Maurizio Costanzo Show”. Adesso è stata sospesa, per pudore e carità di patria. E questo dopo che lo stesso Maurizio Costanzo ha potuto visionare un filmato da “candid camera” confezionato dal ministero degli esteri israeliano con una micro telecamera e constatare di persona come l’assunto da cui la raccolta fondi era partita fosse in realtà una bufala grossa come una casa. Si vedevano infatti nel video “pirata” bambini che giocavano in negozi illuminati, alberi addobbati con palline luminose, l’acqua potabile c’era in tutte le case e negli esercizi pubblici, e in nessuna abitazione di Betlemme sembrava mancare alcunché, tanto meno la luce. Più precisamente la bufala era stata confezionata dal rappresentante diplomatico dell’Autorità nazionale palestinese a Roma, l’ormai celebre (almeno in Tv) Nemer Hammad, che era andato al Costanzo Show lo scorso 16 novembre a strappare un po’ di lacrime di circostanza a congiuntive sempre disposte a versarne quando c’è di mezzo qualche bambino palestinese. […] Naturalmente Maurizio Costanzo, con un’onestà intellettuale davvero encomiabile (dato che altri anchorman ci avrebbero pensato due volte ad ammettere l’errore), tre giorni fa ha anche mandato in onda il video verità degli israeliani, dopo averlo visionato lunedì scorso privatamente all’ambasciata di Roma. E ha esordito la puntata di martedì 11 dicembre annunciando che “una luce per Betlemme” era finita, che chiedeva scusa a Israele e che “sarebbero stati restituiti i soldi a tutti i comuni italiani” che ne avevano già spediti a bizzeffe. Insomma un caso di solidarietà male intesa con risvolti comici tipici di un paese che ha fatto del “politically correct” anti israeliano e anti sionista una propria bandiera. Quello che però non si riesce a mandare giù di questa storia non è tanto la leggerezza di chi ha cominciato una campagna stampa e una raccolta di soldi semplicemente fidandosi della parola non veritiera di Nemer Hammad peraltro confermata, sempre da Costanzo una settimana dopo la trasmissione del 19 novembre, anche da quelle altrettanto bugiarde del sindaco di Betlemme Nasser Hanna (altro campione della malafede), quanto il silenzio della stampa italiana su questo episodio che dovrebbe invece fare vergognare tutta la categoria giornalistica e in special modo quella dei giornalisti televisivi. Mercoledì l’ambasciata di Israele aveva fatto visionare la cassetta alle tre principali agenzie di stampa italiane (Agi, Ansa, Adn kronos) e ovviamente erano usciti dei ricchi lanci di agenzia dove tutto veniva spiegato per filo e per segno. Ieri nei giornali quotidiani italiani mancavano quasi del tutto i riscontri a questa che pure è senz’altro una notizia, visto che quando si carpisce la buona fede di chi mette mano al portafoglio molto spesso i giornali scrivono paginate intere. Ma in questo caso l’anima sporca e la cattiva coscienza di un’informazione che odia Israele al limite dell’antisemitismo hanno fatto da freno a mano per la risonanza, strozzandola invece di amplificarla. C’è da giurarci invece che se un video avesse dimostrato che veramente i poveri abitanti di Betlemme rischiavano di passare il Natale senza le luci dell’albero e l’acqua potabile, i titoli di riprovazione anti Sharon si sarebbero sprecati e moltiplicati. Due pesi e due misure quindi. E anche questo episodio contribuisce a convincerci che la battaglia iniziata da L’Opinione (in beata solitudine almeno per ora, se si eccettua la costante presenza di Radio Radicale) per la corretta informazione su Israele era di quelle che andavano combattute a tutti i costi. (Dimitri Buffa su L’Opinione, 13.12.01)
Le riviste di psicologia si interessano allo studio dei meccanismi mentali, sia come ricerca relativa ai meccanismi delle funzioni mentali superiori e delle basi psicofisiologiche della relazione con l’esterno (percezione, memoria, coordinamento, etc.) che come indagine estesa al campo applicativo (clinica,
diagnostica, psicopedagogia, etc). Lo studio dello psichismo è anche, naturalmente, uno studio che investe l’immagine della realtà, in tutti i sensi di tale termine. Senza volerci troppo avventurare in una disamina filosofica di cosa intendiamo per realtà (ma Wittgenstein ci potrebbe essere di grande aiuto, specie ove confronta le regole nei processi di simulazione della cosiddetta Intelligenza Artificiale con le regole ed i criteri etici introiettati, alla luce del doppio criterio coscienza/libertà), appare chiaro che le ricerche
psicologiche sempre si applicano al mondo, anche quelle che possono apparirci le più astratte e di base.
Così, ad esempio, alcuni splendidi contributi di analisi delle strutture fisiognomiche del linguaggio ci introducono nei meandri dei meccanismi della persuasione attraverso la costruzione di risonanze affettive. Altri rilevanti lavori sulla destrutturazione del Sé nelle esperienze estreme dei Lager possono anche essere letti come esemplificazioni del meccanismo dell’isolamento affettivo e della costruzione di una realtà interiore, scissa e allucinata ma non patologica. Potremmo continuare a lungo con queste esemplificazioni. In breve, possiamo dire che ogni contributo di questa rivista ambisce essere un altro sguardo e un’altra voce sul mondo, una chiave di lettura. Innovativa. Gli esempi precedenti, quelli sul terrorismo contro gli Ebrei, costituiscono un caso limite della costruzione di un pregiudizio. Quello, per intenderci, che gli unici Ebrei positivi sono quelli morti (o convertiti, o assimilati). Ovviamente nessuno (con la sola eccezione del Gran Muftì di Gerusalemme alleato con Hitler, di Bin Laden e pochi altri) afferma tutto questo in modo esplicito. Molto più semplicemente si ribaltano le situazioni (difendersi e cercare di arrestare i terroristi vuol dire essere guerrafondai, uccidere degli innocenti vuol dire essere dei martiri…). Ovvero si presentano le informazioni in modo selettivo, con accostamenti allusivi, con censure, con un uso accorto degli aggettivi e delle immagini. D’altra parte tutto questo non è affatto nuovo: uno fra i dittatori più sanguinari e cinici che la storia umana abbia mai avuto, un uomo che ha fatto scoppiare la seconda guerra mondiale alleandosi con Hitler e che si rese responsabile della morte di oltre ottanta milioni di compatrioti- Joseph Stalin- inventò negli anni cinquanta i Comitati per la Pace… Peraltro anche la perversa ideologia di Hitler si richiamava al socialismo (nazional-socialismo)… Antonio Godino
Dicembre 2002 (qui)
Dell’uso del linguaggio in relazione a Israele mi ero già occupata io. Noi, comunque, sappiamo perfettamente da che parte stare.
Noi ci vediamo verso la fine della settimana. Ho programmato un post per il periodo in cui non ci sarò: qualcuno, forse, capirà il perché.