VEDI ALLA VOCE MESSIA

Per l’ebraismo il messia – che  letteralmente significa “unto” (in greco christos, in ebraico mashiach) – è un re (umano) ebraico, discendente fisicamente dalla stirpe di Re Davide, che riscatterà Israele nella “Fine dei giorni” e che la condurrà verso un’era messianica di pace e prosperità sia per i vivi che per i morti, che governerà e unirà il popolo di Israele e che lo condurrà verso l’Era Messianica di pace globale e universale.

Per il cristianesimo il messia è Gesù (Yeoshua) di Nazareth, figlio di Dio, che riscatta l’uomo dal peccato (lui, personalmente, soffrendo in prima persona, morendo in prima persona) e predica amore, tolleranza, perdono per portare la pace nel mondo.

Per il gretinismo il messia è una piccola commediante isterica telecomandata che predica rabbia, odio e rifiuto del perdono per arrivare a una palingenesi che ridurrà l’intera umanità alla miseria e alla fame (più o meno tipo Pol Pot, solo che noi dovremo fare tutto da soli)

L’ecologismo? Pericoloso: mira a controllarci tutti

Professor Carlo Lottieri, giurista d’ispirazione liberale e pensatore del «Bruno Leoni» che idea s’è fatto del fenomeno Greta e della svolta ecologista?
«Partiamo da una premessa: dell’ambientalismo ho una opinione negativa. Certo, il rispetto dell’altro è anche rispetto della natura, ma c’è una antica vocazione anti-umana e antisociale che viene fuori in questi filoni che attraversano il nostro tempo».

Si spieghi meglio.
«L’ecologismo è l’ultimo stadio dell’egualitarismo. Dopo aver affermato che tutti gli uomini hanno diritto alla stessa condizione economica e sociale, ecco che si approda al di là dell’umano. C’è l’animalismo e ora è spuntato anche un movimento di liberazione dei vegetali. Mi sembra si stia andando un po’ oltre».

E di Greta cosa pensa?
«Chi di noi aveva la possibilità di andare a parlare all’Onu a 16 anni? È chiaro che c’è un enorme elemento di artificiosità nella costruzione di questo personaggio che però risponde a una domanda diffusa di miti e di riferimenti oltre il quotidiano».

Ma qual è il pericolo dietro la tanto predicata svolta ecologica?
«Ci sono alcuni scienziati che mettono in discussione l’origine antropica del cambiamento climatico. Ma ammettiamo che abbia ragione chi scarica le colpe sull’uomo. Ebbene, il rischio è di una deriva scientista e tecnocratica: siccome i climatologi dicono questo, allora…»

…allora?
«Allora si attivano meccanismi di controllo che intervengono in maniera dettagliata sulla vita della gente. Una specie di superpotere, abilitato, lui solo, a discernere bene e male. Politicamente, il rischio è da brividi».

Ed economicamente?
«Mi sembra che l’idea sia quella di fermare la macchina ignorando ogni considerazione economica. Le energie alternative, che gli ecologisti preferiscono agli idrocarburi, non sono redditizie, riescono a sopravvivere solo attraverso i sussidi».

Quindi non la convince nemmeno il piano di investimenti varato dalla Merkel?
«Loro vogliono “reindirizzare” ma quello è un altro modo per tirare il freno. È il ragionamento dei bobo parigini, dei ragazzini viziati che tanto stanno benissimo. Per altri reindirizzare vuol dire non mangiare».

Larga parte del mondo finanziario, BlackRock in testa, si sta attrezzando per investire nello sviluppo sostenibile. Ci sono rischi anche qui?
«Ce ne sono due. Il primo è il rischio di una bolla, cioè una crescita artificiosa a cui non corrisponde una crescita reale, che poi scoppia quando finiscono i sussidi. E il secondo è la corruzione della vita economica e politica. Accade sempre, regolarmente, quando si disegnano piani fantasiosi da 100 o 1000 miliardi in cui cercano di intrufolarsi tutti». (qui)

“The propagandist’s purpose is to make one set of people forget that certain other sets of people are human.”

Aldous Huxley, The Olive Tree (1936)

Poi se avete un po’ di tempo ci sarebbe da leggere questo; è piuttosto lungo, ma merita.

E mentre la cialtroncella Greta all’ONU insulta e accusa tutti e ne riceve in cambio entusiastici applausi, la piratessa negriera criminale tentata omicida Carola insulta e accusa tutti alla UE e ne riceve in cambio una strepitosa standing ovation.

barbara

LA PECORA NERA

Pecora nera poi si fa per dire: mica che sia un delinquentello, un bullo o chissà che cosa; in una famiglia qualunque sarebbe semplicemente un bambino come tanti altri, vivace il giusto, curioso il giusto. Ma che il figlio di un pio (se piissimo non suonasse così brutto mi azzarderei a dire anche piissimo) rabbino si diverta di più a carezzare il muso ai cavalli che a studiare la Torah, che preferisca la compagnia di operai e ancor più di vagabondi e mendicanti, che hanno un sacco di storie fantastiche da raccontare, a quella dei devoti e studiosi amici di suo padre, che nel tempo libero scappi a scorrazzare coi bambini più straccioni del villaggio invece che immergersi nei libri, che addirittura adotti un cane randagio e lo ammaestri insegnandogli a porgere la zampa, è davvero scandaloso (anche se il titolo originale yiddish è, molto più opportunamente, Fun a velt vos iz nishto mer, “Di un mondo che non c’è più”). Per non parlare di quando suo padre, in base all’osservazione di quanto sta accadendo nel mondo e ad accuratissimi calcoli annuncia, con assoluta sicurezza, che entro la fine dell’anno arriverà il Messia, e allora tutti lì ogni momento con la testa per aria per essere i primi ad avvistare la nuvola con la quale il Messia scenderà a terra e con la quale poi porterà tutti in Terra d’Israele (e nessuno che si chieda cosa ne sarà degli ebrei che vivono negli altri villaggi, nelle altre province, negli altri stati, negli altri continenti…) e quello che ha il tetto sfondato ma non si preoccupa di ripararlo perché tanto all’arrivo dell’inverno sarà già in Terra d’Israele insieme al Messia, e tutti a chiedere dettagli che il saggio e sapiente rabbino fornisce senza risparmio – e poi la fine dell’anno arriva ma il Messia no. Al che il bambino comincia a maturare una serie di dubbi su un bel po’ di cose.
Se La famiglia Karnowski era un potente affresco di un’intera epoca, e Yoshe Kalb ci mostrava, anche nei suoi aspetti peggiori, il mondo dello shtetl, quest’altro piccolo gioiello ci racconta quello stesso mondo ma in toni molto più leggeri, oserei quasi dire sbarazzini, e sempre con immenso amore per quell’umanità destinata, di lì a pochi decenni, a scomparire, prima decimata nei ghetti, poi sterminata nelle camere a gas.

Israel Joshua Singer, La pecora nera, Adelphi
la pecora nera
PS: e non avete idea di quante famiglie fanno dieci figli e poi rimangono con due o tre: gli altri tutti morti da piccoli. Di che cosa? Di morbillo. Di difterite. Di scarlattina. Eccetera. Perché facevano parte di quella fortunata generazione che è riuscita a nascere prima che i poveri bambini fossero condannati a diventare autistici per colpa dei pericolosissimi vaccini.

barbara

ALTROVE

Un “bastardo” in cerca di un padre e di un’identità. Un “regolare” convinto di possedere entrambe le cose. Un rabbino pazzo fermamente deciso a clonare il Messia per salvare l’umanità e forse ci riuscirà per via di un rene che bisogna trovare con urgenza. O forse no. Una disputa su un necrologio che forse non è per il necrologio. E forse neanche per la cattedra. E quell’identità ebraica che ti fa sentire sempre altrove: in Israele perché il Paese ti sta stretto e appena arrivi già ti senti soffocare e vorresti scappare; negli altri Paesi perché Israele è casa, lontano da lì non è possibile vivere e appena ne esci ti senti squassare dalla nostalgia. E il grande uomo che è morto, che prima di morire ha registrato quella sorta di testamento spirituale in cui ha detto praticamente tutto. Tranne la cosa più importante. E la Shoah, finita e passata da tanto tempo, ma i graffi che ha lasciato nel corpo e nell’anima continuano a fare male, non solo in quelli che l’hanno vissuta ma anche nei loro figli. E insomma con tutte queste cose viene fuori un gran bel libro, di quelli che prima li leggi tutto d’un fiato e poi quando li hai finiti ti fermi a pensarci su. Perché ce ne sono, qui, di cose su cui riflettere, altroché se ce ne sono.

Doron Rabinovici, Altrove, Giuntina
Altrove
barbara