Niente, non si sa più dove salvarsi. Del resto già migliaia di anni fa
barbara
Niente, non si sa più dove salvarsi. Del resto già migliaia di anni fa
barbara
(versione per credenti)
IN PRINCIPIO ERA L’ISTINTO DI CONSERVAZIONE DELLA SPECIE
(versione per non credenti e categorie affini)
(Buoni e tranquilli, che ormai mi ci sono fatta il dente avvelenato, e non ve la caverete tanto a buon mercato)
Pilastro imprescindibile per la moltiplicazione degli individui e la conservazione della specie, per la maggior parte delle specie animali fra cui quella umana, è il rapporto sessuale. Premessa fondamentale al rapporto sessuale per molte specie animali, fra cui quella umana, è il corteggiamento, la seduzione, il gioco di gesti, di movimenti, nella specie umana anche di sguardi, di parole, di abbigliamento. Da che esiste il mondo. A volte capita che un corteggiamento non sia gradito. Da che cosa dipende il non gradimento? Fondamentalmente dalla persona; per la precisione: dalla mia percezione della persona. Tizio, parlando, mi sfiora una spalla con la mano, e la cosa mi è gradita; Caio, parlando, mi sfiora una spalla con la mano, e la cosa mi lascia indifferente; Sempronio, parlando, mi sfiora una spalla con la mano, e la cosa mi dà fastidio. Con Tizio aumento di un infinitesimo la pressione della spalla sulla sua mano, con Caio rimango immobile, con Sempronio mi sposto di un infinitesimo: nove volte su dieci il messaggio arriva. Se con Sempronio non arriva, alla prossima occasione vedo di essere più esplicita. A volte capita che ancora non capisca, e insista: mi sta disturbando? Sì, indubbiamente. Mi sta usando violenza? NO! Un uomo che ci guarda le tette dà fastidio? Normalmente (tranne il caso che) sì; ma a noi, scusate, non capita mai, proprio mai mai mai che con loro ci sfugga un’occhiata in giù? Siamo porche? Siamo pervertite? Siamo criminali? Siamo da sbattere in prima pagina? (E pensiamo forse che, a differenza di noi che vediamo sempre perfettamente dove stanno guardando, loro non se ne accorgano? E non pensiamo che qualcuno, anziché gratificato ed eccitato, possa sentirsi imbarazzato? Magari, se lo sguardo dovesse farsi insistente, addirittura molestato?) L’unico discrimine è la mia libertà di dire no. Sono libera di dire di no al datore di lavoro che, se non lo accontento, mi licenzia, e fa girare la voce che sono una che pianta rogne e io resto senza lavoro e non posso mangiare? Molto poco. Sono libera di dire di no al vicino di casa al collega al negoziante al medico all’elettricista? Sì, naturalmente. Sono libera di dire di no al regista o produttore che potrebbe non darmi la parte? ASSOLUTAMENTE SÌ. (A Joan Fontaine era stata proposta la parte di Melania in Via col Vento; condizione imprescindibile però era passare per il divano del regista – per il quale TUTTE le attrici passavano – e lei ha rifiutato. Sua sorella Olivia de Havilland, evidentemente più accomodante, ha accettato e ha avuto la parte. Dopodiché la carriera di Joan Fontaine è brillantemente continuata anche senza Via col Vento). Qualcuno mi può spiegare perché un uomo non dovrebbe avere il diritto di mostrarmi interesse, desiderio e magari anche provarci? Per quante generazioni abbiamo combattuto, noi donne, per conquistare il diritto di mostrare a un uomo, anche esplicitamente, interesse, attrazione, desiderio, eccitazione senza essere considerate puttane? (Sì, anche eccitazione: le caste fanciulle di Hollywood, che la danno sempre e solo perché costrette, non so, ma a noi comuni mortali capita di eccitarci, e anche di brutto, lo si sappia). Qualcuno mi può spiegare perché diavolo questo diritto adesso lo dovremmo negare agli uomini? E, a parte la questione dei diritti, davvero desideriamo un mondo in cui un uomo, per paura di finire alla gogna su tutti i mass media, oltre che denunciato, eviti accuratamente di dirci che oggi siamo in forma, che quel vestito ci sta a meraviglia, che il nuovo taglio di capelli ci dona, che si privi e ci privi di uno sguardo, di una carezza, di un abbraccio, di ogni forma di calore e di tenerezza? È questo il mondo che vogliamo?
Poi le vergini cucce si presentano dimessamente vestite di nero, in lutto per il loro pudore offeso.
E nel frattempo impiegate operaie commesse, le VERE vittime di ogni sorta di abusi con ben poche vie di scampo, si fottano pure, che noi abbiamo le lacrime delle asie e delle guinnette e delle angeline da asciugare (magari con un panno speciale per quelle “costrette” a un rapporto orale che a me, scusate, ma la sola idea fa scompisciare) e non abbiamo tempo per queste sciocchezze.
POST SCRIPTUM: c’è una ex collega, a cui ogni tanto do un’occhiata su FB, che è scatenata di brutto su queste faccende, film dell’orrore, individuo schifoso, destituire, buttare fuori, licenziare [Bellomo] – ma non è previsto dalla legge – non importa, fuori! – ma non è mica ancora provato – il padre di una studentessa (post laurea) lo ha denunciato, che aveva sì avuto una relazione, ma era condizionata… Lei a scuola (media) adescava gli scolari, e quando ci riusciva se li portava a letto. Posso dire che fra le sbraitanti oche del Campidoglio la più pulita ha la rogna?
POST POST SCRIPTUM (pipiesse per gli amici): forse però un sistema c’è: se tutti gli uomini mettessero in atto, nei confronti di ogni tipo di attenzione verso di noi, la ricetta di Lisistrata? Le vorrei proprio vedere, le gallinelle del #anchioanchio a scoppio ritardato.
[E non è finita qui]
barbara
Abbiamo avuto un’intera generazione (dico una per semplificare) di è mia e me la gestisco io, con tanto di manifestazioni in piazza esibendo quell’orrido e volgarissimo gesto che sembrerebbe voler significare che le signore in questione si identificano con la propria passera (io no: ci si creda o no, oltre a quella ho anche una testa). Ora, è mia e me la gestisco io dovrebbe significare, fino a prova contraria, che la do a chi voglio io, e che la do quando mi pare, e che la do per il motivo che mi pare: posso darla per amore, per il piacere, per allegria, perché capita uno di quei momenti che gira così, per gratitudine o per solitudine. Posso darla in cambio di un favore. Posso darla per soldi. Sono affari miei e nessuno ha il diritto di metterci il becco. Ebbene, dopo decenni di lotte per rivendicare che è mia e che nessuno ha da sindacare su come la gestisco, succede che viene fuori che un certo numero di attricette l’hanno data a un potente magnate dell’industria cinematografica in cambio di una carriera che ha portato loro fama e soldi. E che cosa fanno le signore attricette? Ribadiscono che si tratta di roba loro e che gli altri si facciano gli affari propri? Ma neanche per sogno! Sono state abusate! denunciano. Lui è un maiale! Un essere schifoso! Un prevaricatore! Si è approfittato del loro ingenuo candore! Un incubo! Un segreto infernale tenuto dentro in silenzio per cinque, per dieci, per venti anni, forse addirittura, tanto erano candide e ingenue povere care, neanche si erano rese conto di quanto fossero state mostruosamente abusate da quel mostro. Solo lo scandalo improvvisamente esploso le ha indotte a riflettere e a rendersi conto di essere state violentate e non hanno perso un momento per fiondarsi sotto i riflettori strillando anch’io, anch’io, come bambini intorno alla zia che distribuisce le caramelle.
Ecco, quello che mi chiedo è: che fine hanno fatto decenni di liberazione sessuale, di rivendicazioni, di autodeterminazione, di guerra all’ultimo sangue contro ogni sorta di moralismi e bigotterie? Cosa facciamo, ripristiniamo la lettera scarlatta e stavolta la appiccichiamo al mostro maschio? E le signore porteranno al collo un bel cartello con su scritto “Non sono io che gliel’ho data, è lui che l’ha pretesa”? Potrebbe essere un’idea, così le povere vittime potranno finalmente recuperare la dignità fatta a brandelli dall’orco.
PS: io no, non ho mai detto che è mia e me la gestisco io, per un motivo molto semplice: nessuno si è mai sognato di contestarmene la titolarità, e rivendicare quello che nessuno mi contesta mi sembrerebbe un po’ scemo. Poi, sempre per via di quella faccenda che a pensare male eccetera, a me viene anche il dubbio che tutto quel proclamare avesse lo scopo di informare l’universo mondo che ce l’avevano, in assenza di pretendenti spontanei. Io, non essendo esattamente una cozza, la necessità di autopromuovermi non l’ho mai avuta.
barbara