Laassùùù nellee montaagneeee… (3)
Il monte Hermon, al confine fra Israele, Siria e Libano,
coi suoi 2814 metri, è il più alto di Israele. Lungo la strada per arrivarci si incontra questa fortezza
(sì, questa volta sono storte le foto, perché le ho prese al volo dall’autobus cercando di beccare l’attimo dello spazio fra un gruppo di alberi e l’altro – e non sempre riuscendoci), che ha la particolarità di essere l’unica costruita dai musulmani e non dai crociati. Alla cima si arriva poi con la seggiovia,
di cui ho già parlato (e una volta arrivati c’è chi passa il tempo a raccattare da terra decine di bossoli – perché in quest’area si effettuano le esercitazioni militari). Da lassù si possono ammirare postazioni militari, sparse in tutta l’area e che è vietatissimo fotografare,
e panorami mozzafiato,
anche con vista sull’orsacchiotto che ci ha accompagnati per tutto il viaggio.
E questo è un osservatorio e centro ricerche.
Scendendo verso sud si incontra il monte Bental,
sul quale i caschi blu dell’Onu fanno finta di guadagnarsi il pane posando di tanto in tanto una mano distratta sul cannocchiale puntato verso il Libano, chiacchierando e frequentando, soprattutto nella stagione fredda, il vicino bar.
Anche da qui si gode una magnifica vista sulle superbe coltivazioni più a valle,
e, anche qui, strepitosi panorami.
Queste sono sculture costruite con pezzi dei missili che arrivano dal Libano;
questa hanno detto che sono io in cattedra, e quindi non potevo fare a meno di farmi immortalare al suo fianco.
Quello che si vede lì dietro è il bar, dall’interessante nome che si può leggere sulla mappa, in cui non solo tocca fare file chilometriche per poter godere di una sana pisciata, ma addirittura, quando sono andata io, in una delle due toilette toccava fare alla cieca perché non c’era luce (e voglio vedere gli uomini!). E poi, scendendo, si incontrano questi giocattolini
con cui si farebbe molto volentieri a meno di giocare, ma abbassare la guardia, da queste parti, è un lusso che non ci si può permettere, e le difese devono essere sempre pronte.
barbara