Riepilogando: la sinistra, usando una signora anziana, con un drammatico passato sulle spalle, molto ingenua e totalmente digiuna di politica, decide di istituire una sorta di psicopolizia per gli psicoreati, che consistono nel non essere d’accordo con la suddetta sinistra. Nonostante il nome della signora, cinicamente trasformata ormai in un santino, la decisione non raccoglie unanime consenso. A questo punto qualcuno si inventa che la signora – che non è presente in alcun tipo di social – riceverebbe 200 messaggi di insulti e minacce al giorno. Nonostante la signora dichiari di non saperne niente, si decide di “prendere sul serio” le minacce inventate, e le viene assegnata una scorta – con grande gioia dei criminali, che hanno un po’ di carabinieri in meno a dare loro la caccia – e a questo punto il gioco è completato: il fatto che la signora abbia bisogno della scorta è la prova evidente della necessità della psicopolizia che persegue gli psicoreati. Ma adesso ve lo faccio dire meglio da Nicola Porro, da 06:09 a 08:30:
Poi abbiamo un Emanuele Fiano in grande spolvero:
“La Meloni racconta panzane. Nel dispositivo di mozione non c’è scritto da nessuna parte che si voglia perseguire chi parla di nazionalismo e sovranismo.” (qui, grazie a Simone per la segnalazione)
Evidentemente un po’ distratto, il ragazzo, a cui è sfuggito questo passaggio:
“…più in generale l’intolleranza, ma anche i nazionalismi e gli etnocentrismi, gli abusi e le molestie, gli epiteti, i pregiudizi, gli stereotipi e le ingiurie che stigmatizzano e insultano…”
Ignorante, propenso a parlare a vanvera e sommamente maleducato: guardiamolo qui come interrompe Capezzone mentre sta parlando e come schizza su istericamente appena si nominano le aggressioni alla Brigata ebraica. Atteggiamento abbondantemente condiviso, del resto, se qualcuno ha ritenuto di dovergli dedicare una vignetta:
Restando in casa comunista, cedo la parola al Manifesto
… con la guerra dei sei giorni e con l’ascesa al governo delle destre dopo il conflitto del Kippur [ma se il “problema” comincia con la guerra dei sei giorni, come la mettiamo con i due successivi governi di sinistra, il secondo dei quali durato per altri quattro anni dopo la guerra del kippur? E degli altri quattro governi di sinistra successivi alla guerra del kippur? Siamo sicuri di sapere di che cosa stiamo parlando?], Israele, con qualche interludio, ha cominciato a essere governato da destre ultra sioniste [sicuri di sapere che cosa significa “sionista”? Studiare e informarsi prima di sparare cazzate no, eh?] reazionarie alleate con il fanatismo religioso che lo ha progressivamente portato a diventare la nazione segregazionista, colonialista e razzista che è ora. Israele facendosi campione di violenza e rappresaglia ha trovato sempre più amici fra gli ex fascisti, i neo fascisti, i populisti della peggior specie.
…
A noi che siamo incorruttibilmente democratici [posso farmi una grassa risata? E comunque fareste bene a non dimenticare “l’Incorruttibile” per antonomasia] non resta che porci [senza offesa (per loro, beninteso), “porci” mi sembra effettivamente la parola giusta] una terribile domanda. Ma se gli ebrei del tempo di Hitler fossero stati come gli israeliani alla Nethanyahu, i nazisti avrebbero progettato la Endlösung? La mia risposta è: non credo. I nazisti odiavano l’ebreo ubiquo, apatrida, cosmopolita, dall’intelletto critico, attivatore di rivoluzioni, distruttore di idolatrie.
Io direi che la risposta non dipende da come erano gli ebrei dell’epoca e come è Netanyahu, bensì dall’esistenza o no di Israele: se Israele ci fosse stato, a mettere in atto la soluzione finale probabilmente avrebbe provato, ma non ci sarebbe riuscito perché Israele gli avrebbe fatto il culo, tutto qui. I nazisti odiavano “l’ebreo ubiquo, apatrida, cosmopolita, dall’intelletto critico, attivatore di rivoluzioni, distruttore di idolatrie”? I nazisti odiavano l’ebreo, punto, in gas ci sono finiti ebrei non solo talmente assimilati da ignorare quasi di essere ebrei, ma anche ebrei decorati della prima guerra mondiale. Come dice il pur non amato Sgarbi: CAPRE CAPRE CAPRE! E come commenta l’amico “Parsifal”:
I nazisti avranno odiato l’ebreo cosmopolita, i comunisti oggi odiano l’ebreo a casa sua.
La domanda, in ogni caso, non è “terribile”: è semplicemente idiota, formulata da una persona idiota, ignorante, e soprattutto antisemita fino alle budella.
Magnifico anche Riotta su Twitter:
Prima si chiamarono sovranisti.
Poi nazionalisti.
Infine apparve chiaro che erano razzisti antisemiti.
Si stupisce solo chi non conosce, o dimentica, la Storia.
Dove impariamo che Hitler e Mussolini hanno iniziato la loro carriera politica facendosi chiamare sovranisti e riciclandosi in seguito come sovranisti, e che presto Salvini farà costruire delle camere a gas. Vedi un po’ come ci si accultura a girare per la rete! (Manifesto e Riotta citati nei commenti qui)
L’articolo che segue mostra invece le dirette conseguenze del pesante clima che si sta sempre più diffondendo.
L’odio dei “buoni”
di Max Del Papa , 3 Novembre 2019
Se c’è una cosa che i regimi autoritari e totalitari ci hanno insegnato è che le parole risuonano. Hanno una eco, il più delle volte (di) sinistra. Prendiamo “commissione”, ad esempio: già evoca foschi scenari, controlli, guardie in divisa che ti bussano alla porta, ti portano via, verso un processo kafkiano. Se poi una commissione la si battezza col nome di chi queste esperienze ha vissuto davvero, la faccenda si fa oltremodo sgradevole: “Commissione Segre”, davvero non si può sentire, almeno per chi certi spettri li rispetta, non li inflaziona, non si tira per il lenzuolo. È troppo lugubre, è perfino offensiva – quella sì.
Per cui salviamoci con un pizzico di ironia, che non fa mai male, buttiamola in ridere, tanto per alleggerire, e chiamiamola “Kommissione Doubtfire”, dal personaggio del film che secondo qualcuno somiglia irresistibilmente alla senatrice a vita; per scherzo, non per odio, sia chiaro. Ebbene, la Kommissione Doubtfire appena inaugurata è sembrata sdoganare una sorta di furioso furore per chi non si è affrettato a votarla all’unanimità, scetticismo rimarcato dall’interessata con una frase inconsapevolmente agghiacciante: “Sono rimasta stupita, io facevo una operazione etica”. Ecco, già l’etica per via parlamentare è qualcosa di preoccupante, specie se ad incarnarla è uno solo.
Ma andiamo avanti. Chi non ha fatto la ola a Liliana subito in fama di nazista, inchiodato dai giornali dell’amore, messo all’indice (a senso di marcia invertito, si potrebbe parlare tranquillamente di odio, ma si sa che odiare un “fascista” non è reato, anzi è doveroso in quanto tutela democratica). Tra gli effetti collaterali: il vignettista Vauro, strenuo difensore delle frange palestinesi più esagitate contro Israele, che con gli occhi fuor dalle orbite ordina a un parlamentare leghista di alzarsi in piedi al nome della Segre; blocchi e censure sui social per quanti in odore di sovranismo o di critica alla Kommissione, come l’editore Francesco Giubilei, misteriosamente bloccato su Facebook, e la giornalista del Primato Nazionale Francesca Totolo, bersaglio di una virulenta campagna su Report, un cui sgradevole consulente si vanta su Twitter, tra un insulto e l’altro, di poter censurare chi vuole; sempre la Totolo subisce ambigue situazioni di boicottaggio telematico, con il profilo semioscurato e la perdita arbitraria di follower; stessa sorte per il sito satirico Arsenale K.
Quanto a Giubilei, contestualmente alla sua ospitata a LineaNotte fioriscono appelli a sfasciargli la testa con una mazza, memori del trattamento riservato a Sergio Ramelli quasi 45 anni fa (pessimo sangue non mente); su Repubblica, d’altro canto, l’altra vignettista organica, ElleKappa, raffigura l’elettore medio di Salvini come un porco, mentre Erri de Luca impartisce lezioni di economia globalista: “La rinuncia all’impiego di manodopera immigrata a basso costo è atto di autolesionismo” (esterrefatti i lettori, o a Erri gli è scappata o era su di giri); fino al parossismo dell’ebreo Franco Bechis, linciato in fama di ebreo dai difensori dell’ebrea Liliana Segre. A contorno, le solite effervescenze all’università di Trento se appena si azzardano a invitare il cronista del Giornale Fausto Biloslavo, le immancabili escandescenze dell’Anpi a 360 gradi, dove c’è casino ci sono gli arzilli nonnetti, tra i quali possiamo annoverare senz’altro Natalia Aspesi, la serena vegliarda di Repubblica che sogna di mitragliare con precisione, come nella canzone di Finardi: “Pian piano, ho maturato la fantasia di sparare a loro (…) Nessuno può più negarmi di imbracciare un kalashnikov. Sono vecchia. Sono sola. Sono gravemente turbata dalla condizione disperata degli italiani. Ho tutto il diritto di fare una strage”. Se non altro a parole, visto che dà della kapò alla Meloni, dei bugiardi patentati ai vari Porro, Capezzone, Belpietro, eccetera.
Il tutto nel giro di pochissime ore dal varo della Kommissione Doubtifre (“Capovaro, vadoooo? Vadi, senatrice, vadiii!”). Di materiale, ce ne sarebbe. Ma, dalla Kommissione, finora neanche un fiato. Forse Mrs Doubtfire non ha saputo niente, non l’hanno informata, del resto lei stessa confessa candidamente di avere appreso per conto terzi dei fatidici “200 insulti al giorno” che la bersagliano sui social: “Nemmeno io lo sapevo, l’ho appreso dai giornali, io non frequento i social”. Ma chi li frequenta, viceversa, si spolmona nel chiedere prova di questi 200 insulti a tassametro e non ottiene risposta. Qualcuno non volendo produce smentite boomerang, ne citiamo uno alla lettera: “Volevo dire a Liliana Segre e ai suoi cialtroni a rimorchio che gli unici che mi hanno attaccato con i bastoni chiamandomi ebreo di merda, mentre sfilavo con la Brigata Ebraica a Roma, sono stati quelli dei centri sociali e dell’Anpi. Quelli che lei difende: gli antifa-propal!”.
Dove facilmente si evince che, tuttalpiù, l’invettiva è non per la Segre, ma per i cialtroni a rimorchio. Ma forse è la sostanza a offendere, e su quella è dubbio che la Kommissione Doubfire interverrà, posto che è stata concepita per tutt’altri motivi: controllo delle idee, di pensieri e parole, messa all’indice di tutto quanto non si allinei al pensiero unico di stampo politicamente corretto progressista. Basta leggerlo, il documento che la insedia, questa insidia per la libertà. All’osso, il varo della Kommissione “sugli stati d’animo”, come la definisce Giancristiano Desiderio, pare avere impresso, come primo effetto, una accelerazione all’amore di chi vuole appendere gli odiatori a testa in giù, ovviamente dopo avergliela spaccata con una mazza. Ma, come si diceva nel ’68, “è solo l’inizio”: come potrà finire, lo scopriremo solo morendo. (qui)
Infine una saggia riflessione del saggio Giovanni.
Non voglio fare programmi, ma ho l’impressione che prima o poi toccherà continuare ancora perché il delirio, lungi dal placarsi con l’approvazione della folle mozione, sembra, nutrendosi di se stesso, montare senza fine. Mettendo in serio pericolo la democrazia e tutte le libertà per le quali le generazioni che ci hanno preceduto hanno combattuto.
barbara