HANNO OCCHI E NON VEDONO, HANNO ORECCHI E NON ODONO

E qualunque cosa gli si metta davanti, continueranno e non vedere e non sentire. Mi viene in mente un’amica che a ogni attentato particolarmente feroce in Israele diceva: stavolta non possono non capire, stavolta devono vedere di chi è la colpa. E invece no, non capivano, non vedevano, non si accorgevano. Zero. E ricordo Lamberto Dini che dopo l’attentato del Dolphinarium, il primo giugno 2001, mentre gli israeliani erano ancora intenti a raccattare brandelli di carne e pezzi di cervello dei ragazzini fatti a pezzi spiaccicati su per muri, marciapiedi, finestrini di automobili, invitava entrambe le parti alla moderazione. Questi qui di oggi sono se possibile ancora peggio: questi armano chi da otto anni massacra e bombarda civili innocenti (oltre il 10% dei morti sono bambini) e intimano lo stop alla controparte. Ma veniamo agli ultimi fatti. Per cominciare vi affido al nostro Vittorio Rangeloni che vi porta a vedere l’ospedale pediatrico bombardato

Poi a Patrick Lancaster che vi ci porta dentro, nel rifugio in cui sono ammassate 200 donne tra puerpere coi bambini e prossime partorienti.

E infine ancora  a Lancaster per il  bombardamento successivo.

Anche chi non dovesse cavarsela troppo bene con l’inglese, potrà notare che quando i suoi interlocutori dicono che a bombardarli sono gli ucraini, regolarmente lui spiega che in America e in Europa dicono che a fare questo sono i russi, e la reazione degli interpellati è sempre la stessa, identica per tutti.

A proposito di Lamberto Dini, ho ripescato questo mio post di sedici anni e mezzo fa, che contiene diversi spunti interessanti.

Sul Corriere della Sera di oggi Gianna Fregonara un po’ intervista e un po’ racconta Lamberto Dini, l’uomo che possiede la risposta a tutte le domande. Innanzitutto Dini non crede che siano risolutivi «atti unilaterali da parte degli Stati Uniti o di Israele dopo le odiose dichiarazioni del presidente iraniano». Anzi, è convinto che chiedere sanzioni all’Iran da parte del Consiglio di Sicurezza «rischierebbe di spaccare la comunità internazionale di fronte a un problema così complicato come è l’Iran di Ahmadinejad». Lamberto Dini è un pragmatico, ci spiega la signora Fregonara, e ha sempre perseguito la via del dialogo con i Paesi islamici del Medio Oriente, ed è convinto che anche oggi il dialogo rimanga la migliore via d’uscita: e fin qui siamo nel campo delle opinioni, balorde finché si vuole, pericolose, quando a nutrirle è persona con responsabilità di governo, finché si vuole, ma pur sempre opinioni. Poi però il signor Dini pretende di passare ai dati di fatto: «Quando cominciammo la collaborazione economica c’era Khatami che pubblicamente riconosceva l’esistenza dello Stato di Israele e si dichiarava disposto ad accettare una pace purché andasse bene ai palestinesi» e qui non ci siamo proprio, perché il nostro, a quanto pare, ignora che Khatami, esattamente come Ahmadinejad, non ha mai pronunciato la parola Israele, ha continuato a costruire il nucleare, ha sempre scritto sui missili delle parate militari che erano destinati a Israele, ha sempre finanziato i gruppi terroristici attivi in Israele. E che dire di quando a Roma, durante una conferenza stampa, si rifiutò di rispondere a una domanda di un giornalista perché israeliano? A questo poi va aggiunto che il vero padrone dell’Iran, oggi con Ahmadinejad come ieri con Khatami, è Khamenei, la Suprema guida, e Khamenei si è sempre detto favorevole all’eliminazione di Israele e ha detto più volte che quando avranno i missili nucleari li utilizzeranno, perché se anche Israele dovesse rispondere, varrebbe comunque la pena di perdere milioni di vite islamiche in cambio della fine dello Stato di Israele. Ma di tutto questo il nostro lungimirante ex ministro degli Esteri non ha mai avuto sentore, e dunque «Abbiamo fatto un grande sforzo anche a livello di Unione Europea di convincere il governo iraniano che va bene il nucleare civile ma non hanno alcuna necessità di sviluppare ordigni nucleari. Abbiamo avuto alterni successi» anche se, bontà sua, «il dubbio sulle reali intenzioni dell’Iran non è mai cessato». Ciononostante «Durante i governi del centrosinistra i rapporti con l’amministrazione del presidente Khatami incrementarono i rapporti economici […] Finanziammo molti progetti per le infrastrutture […]». Ma adesso che Ahmadinejad ha detto quello che ha detto e nessuno si può più permettere di chiudere gli occhi, qual è la soluzione? Niente paura, all’immarcescibile la risposta non manca: «Se le parole di Ahmadinejad sono sconcertanti e tali da generare forti tensioni in Medio Oriente e nei rapporti con l’Europa e gli Usa, porre sanzioni potrebbe essere più pericoloso delle parole del presidente iraniano». Chiaro, no? E vediamo come si sia costruito quell’abito di “pragmatico” che la signora Fregonara gli attribuisce. Vi ricordate Camp David, luglio 2000? Già allora oltre il 90% della popolazione palestinese di Gaza e Cisgiordania viveva sotto amministrazione palestinese e non più sotto occupazione israeliana, e in quell’occasione Israele aveva proposto la consegna del 97% del territorio palestinese, la compensazione del 3% mancante con territori israeliani più densamente popolati da arabi e Gerusalemme est come capitale. La risposta di Arafat, come sappiamo, era stata la guerra. E che cosa suggerisce il nostro per uscire da questa situazione? Israele sta sbagliando tutto, dice: dovrebbe smettere di combattere e fare qualche proposta concreta. Vi ricordate l’attentato alla discoteca “Delfinario” di Tel Aviv, brandelli di ragazzini di tredici quattordici anni spiaccicati su per i muri? L’attentato è stato «un’atroce manifestazione di odio» scrive Dini nel suo messaggio di condoglianze al suo omologo israeliano Shimon Peres. E ora «È necessario un coraggioso e lungimirante sforzo da entrambe le parti in causa, per porre fine alla spirale di lutto e violenza, frutto di fanatismo ed esasperazione». E un anno più tardi, in un’intervista al Corriere: «Il governo Sharon sbaglia se pensa di mettere fine agli attacchi suicidi con la forza e l’occupazione militare. Finché i carri armati israeliani continuano a distruggere uomini, cose e infrastrutture, finché continuano a bruciare il futuro dei palestinesi, gli attacchi continueranno e potrebbero intensificarsi anche al di fuori della regione»Peccato che quando l’ondata di attentati era cominciata non ci fossero né carri armati, né occupazione. Anche in quel caso l’ineffabile aveva la soluzione pronta: «Una conferenza internazionale guidata da Usa, Europa e Russia, come a Oslo [che ha portato a un’impennata del terrorismo]. Alla presenza degli Stati arabi dovrà fissare confini sicuri per Israele e creare uno Stato palestinese, con regole che ne garantiscano il rispetto». Assolutamente perfetto: peccato che questo sia esattamente ciò che le risoluzioni Onu 242 e 338 chiedevano già dal tempo delle guerre dei Sei giorni e del Kippur, e che gli arabi le abbiano categoricamente respinte. E bisogna inoltre «ripartire dall’ultima risoluzione dell’Onu e dal piano di pace del principe saudita Abdallah, approvato all’unanimità da tutti i Paesi arabi». Assolutamente perfetto anche questo: peccato solo che fosse esattamente ciò che era stato proposto a Camp David, e che Arafat aveva rifiutato. Risparmio il resto dell’intervista, perché qualcuno potrebbe non avere una sufficiente scorta di Maalox sottomano, e aggiungo solo un’ultima perla: «Israele non ha mai fatto una proposta di pace». Ecco: questo è l’uomo che oggi ci offre la propria sapienza per risolvere la crisi iraniana.

E, a proposito di sanzioni: come mai a nessuno sono venute in mente negli otto ani in cui L’Ucraina massacrava e bombardava gli abitanti del Donbass?

E poi, quando gli anni saranno passati, e i capelli imbiancati, e le forze disperse…

barbara

LE COSE DI CUI NON CI SI CAPACITA

Qualcuno ha scritto questo articolo.

Nel 1936 la Germania – nel pieno del suo espansionismo politico ed economico – organizzò i giochi olimpici.
Il leader dell’epoca (innominabile oggi in democrazia pena la censura) aveva le sue idee – molto chiare – sia su paesi amici e nemici sia, soprattutto, su pigmentazioni ed analoghi segni caratterizzanti le varie etnie. Ma, nonostante le sue idee chiarissime, non gli passò neppure per la mente di boicottare paesi o pigmentazioni non gradite. Tant’è che le Olimpiadi di Berlino sono ricordate – con un po’ di ovvia retorica dei vincitori – come le Olimpiadi del trionfo dell’afroamericano Jesse Owens, il quale fra l’altro strinse nell’occasione una fortissima e duratura amicizia pubblica con Luz Long, il biondo atleta emblema della Germania di allora, senza alcun ostacolo da parte del regime. Se pensiamo che oggi la “democrazia occidentale” è riuscita ad escludere – per l’unica colpa di essere nati in un determinato paese – perfino le squadre dei ragazzini disabili russi, oltreché tutte le nazionali, i campioni, i musicisti, i direttori d’orchestra, i cantanti e gli artisti, perfino quelli come Dostoevskij morti da un secolo e mezzo, forse qualche domanda sull’essenza della democrazia dovremmo farcela…

Sembrerebbe perfetto, vero? Pienamente condivisibile da qualunque persona di buonsenso, vero? Ma evidentemente il buon senso non è un bene comune, e non tutti vi hanno accesso. Ed ecco dunque quest’altro articolo che lo commenta, e che io a mia volta commenterò tra le righe.

Semplicemente incredibile il post che riporto sotto! Val la pena di leggerlo, cercando di non incazzarsi troppo.- [Ecco, anche voi che vi accingete a proseguire la lettura, cercate di non farvi venire troppi rigurgiti acidi]

Hitler nel 1936, si dice, “permise” a neri americani ed ebrei di gareggiare alle Olimpiadi di Berlino, addirittura, aggiungo io, il tiranno nazista acconsentì che nella squadra nazionale tedesca ci fossero alcuni ebrei. [FALSO! Partecipò una sola “ebrea” tedesca, Helene Mayer, in realtà ebrea solo per parte di padre e quindi, per inciso, per la legge ebraica non era ebrea per niente. Fu richiamata dagli Stati Uniti dove si era rifugiata per sfuggire alle leggi razziali, unicamente perché si sapeva che senza di lei la squadra tedesca non avrebbe mai potuto vincere. Quanto agli ebrei di altre nazionalità (pochi) che parteciparono alle olimpiadi, nei documenti non era certo riportata l’indicazione “di razza ebraica”, quindi questa affermazione è un’emerita cazzata] Oggi invece il cattivissimo occidente discrimina ad ogni livello i russi. Li esclude da manifestazioni sportive e culturali di ogni tipo. Conclusione: l’attuale occidente di oggi è peggio della Germania nazista. Siamo dei “liberal nazisti”. Più o meno le conclusioni del filosofo di corte Alexandr Dugin. Perfetto.
Brevi considerazioni.
In primo luogo nel 1936 l’allentamento delle discriminazioni fu una condizione posta ad Hitler per poter ospitare le Olimpiadi a Berlino. [FALSO! Nessuna condizione è mai stata posta da chicchessia. Il fermare le persecuzioni per due settimane è stata un’iniziativa di Hitler per poter fare bella figura di fronte al mondo. La prova? L’assegnazione delle olimpiadi a Berlino era stata fatta nel 1931, due anni prima che Hitler fosse nominato cancelliere] Il tiranno nazista considerava molto importante dal punto di vista propagandistico questo evento ed accettò di mettere fra parentesi per un paio di settimane le persecuzioni contro chi considerava “inferiore”.
In secondo luogo nel 1936 NON era in corso nessuna guerra che vedesse impegnata la Germania, meno che mai era in corso una guerra fra Germania ed USA. Quelle di Berlino furono le ultime Olimpiadi di ante guerra. Passarono 12 anni, dal 1936 al 1948, prima di vedere nuovi giochi olimpici. Non credo che se nel 1942 si fosse disputata una grande manifestazione sportiva, ad esempio negli USA gli atleti tedeschi sarebbero stati invitati.

Evidentemente sfugge, all’esimio signore, che la Russia non ha dichiarato guerra all’Italia, alla Francia, alla Germania come la Germania l’aveva dichiarata all’America, non ha bombardato le nostre case, le nostre fabbriche, i nostri ponti, le nostre ferrovie, le nostre navi, e non ha deportato nei campi di sterminio una parte dei nostri connazionali. Quindi posso dire che questo signore sta facendo discorsi del cazzo? A noi da bambini è stato detto che dovevamo amare Gesù e odiare il diavolo e noi abbiamo amato Gesù e odiato il diavolo senza porci domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande. A questa gente è stato detto che deve amare il guitto nazista e odiare Putin, e loro amano il guitto nazista e odiano Putin senza porsi domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande.
Poi c’è quest’altro articolo interessante.

Forse non tutti sanno [bello l’incipit, vero?] che per tre anni dalla sua indipendenza nel 1991, l’Ucraina fu la terza potenza nucleare del mondo, detenendo all’incirca 4000 ordigni nucleari. Le testate nucleari tattiche, circa 2400, vennero consegnate alla Federazione Russa tra il gennaio e il maggio del 1992 [ovvio: le testate appartenevano all’Unione Sovietica, non all’Ucraina!]. Le testate nucleari strategiche, circa 1600, rimasero all’Ucraina fino al 1994. In quell’anno durante il summit di Budapest, le grandi potenze nucleari del tempo: Stati Uniti, Gran Bretagna e Federazione Russa, decisero di garantire per la sicurezza dell’Ucraina che in cambio avrebbe consegnato interamente il proprio arsenale nucleare alla Federazione Russa, erede unica dell’Unione Sovietica. Questa decisione venne formalizzata con il Memorandum di Budapest con il quale Stati Uniti, Gran Bretagna e Federazione Russa si impegnarono nel preciso rispetto dei seguenti punti (segue testo del Memorandum)

“- to respect the independence and sovereignty and the existing borders of Ukraine
– to refrain from the threat or use of force against the territorial integrity or political independence of Ukraine
– to refrain from economic coercion designed to subordinate to their own interest the exercise by Ukraine of the rights inherent in its sovereignty
– to provide assistance “if Ukraine should become a victim of an act of aggression or an object of a threat of aggression in which nuclear weapons are used”
– not to use nuclear weapons against any non-nuclear-weapon state party to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons, except in the case of an attack on themselves, their territories or dependent territories, their armed forces, or their allies, by such a state in association or alliance with a nuclear weapons state.”

Traduzione

“- a rispettare l’indipendenza e la sovranità ei confini esistenti dell’Ucraina
– ad astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica dell’Ucraina
– ad astenersi da coercizioni economiche volte a subordinare al proprio interesse l’esercizio da parte dell’Ucraina dei diritti inerenti alla sua sovranità
– a fornirle assistenza se l’Ucraina dovesse diventare vittima di un atto di aggressione o di un oggetto di una minaccia di aggressione in cui vengono utilizzate armi nucleari
– a non usare armi nucleari contro qualsiasi Stato che non sia dotato di armi nucleari e sia parte del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari, salvo il caso di attacco contro se stesse, i loro territori o territori dipendenti, le loro forze armate, o i loro alleati, da tale stato in associazione o alleanza con uno stato dotato di armi nucleari.”

La Federazione Russa ha palesemente violato non solo lo Statuto delle Nazioni Unite ma anche gli accordi diretti assunti con la prima parte del Memorandum attuando l’annessione della Crimea nel 2014, svolgendo attività di sedizione nel Donbass e invadendo l’Ucraina oggi.

Cioè secondo questa emerita testa di cazzo fra il 1994 e il 2014 non è successo niente. Sarebbe come dire che siccome io nel 2015 ho firmato un contratto con il quale mi impegno a pagare ogni mese tot euro di affitto al proprietario dell’appartamento in cui vivo, se viene un terremoto e butta giù la casa, io devo lo stesso continuare a pagare l’affitto perché c’è un contratto in cui mi sono impegnata a farlo. O, meglio ancora, un bel giorno il  padrone di casa si mette qui davanti con un cannone e butta giù la casa, e io dovrei continuare a pagargli l’affitto. A noi da bambini è stato detto che dovevamo amare Gesù e odiare il diavolo e noi abbiamo amato Gesù e odiato il diavolo senza porci domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande. A questa gente è stato detto che deve amare il guitto nazista e odiare Putin, e loro amano il guitto nazista e odiano Putin senza porsi domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande.
E poi c’è ancora quest’altro fenomeno.

In Italia non possiamo scegliere nessuna delle cinque cariche più importanti dello Stato
Non possiamo scegliere i parlamentari, ma solo i partiti. I parlamentari vengono scelti dalle segreterie dei partiti.
Parte della magistratura è marcia
La giustizia è talmente lenta da non essere giustizia.
C’è molta corruzione
Quanto livello di libertà di stampa, occupiamo un posto molto basso tra i Paesi democratici.
Pensate che per questo la Russia, la Cina o la Francia farebbero bene a invaderci, a distruggere Genova e Vercelli, a fucilare civili italiani dopo averli torturati?
Chi cita i gravissimi difetti dell’Ucraina, e per questo rifiuta di definire criminale Putin, è convinto di sì

Forse sfugge all’emerito proprietario dell’emerito cervello che ha defecato questa genialata che:
a) In Italia non ci sono milioni di russofoni da noi bombardati e massacrati per otto anni.
b) In Italia non ci sono stati russofoni chiusi in un edificio e bruciati vivi come facevano i nazisti con gli ebrei nelle sinagoghe e come fanno oggi i nazislamici coi cristiani nelle chiese.
c) Anche se i nazistofili fingono di non saperlo, le città russofone sono state bombardate dagli ucraini.
d) Anche se i nazistofili fingono di non saperlo, assassini e stupri e torture documentati sono stati commessi dagli ucraini: quelli attribuiti ai russi devono ancora essere provati. Questa cosa, in psicanalisi, si chiama proiezione. Ne sono maestri per esempio i palestinesi (maestri non a caso dei nazisti ucraini) che attribuiscono agli israeliani tutte le proprie più infami attitudini. E tanto i nazistofili di casa nostra si sono immedesimati col loro beniamino, da attribuire anch’essi alla controparte ogni sorta di crimini commessi dai loro beneamati.
e) A tutto questo va aggiunto che nei dieci giorni prima del 24/2/22 i colpi di artiglieria sul Donbass erano passati da 50/g a 2000/g – fonte OSCE, non disinformatsija putiniana.
A noi da bambini è stato detto che dovevamo amare Gesù e odiare il diavolo e noi abbiamo amato Gesù e odiato il diavolo senza porci domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande. A questa gente è stato detto che deve amare il guitto nazista e odiare Putin, e loro amano il guitto nazista e odiano Putin senza porsi domande, perché un cervello di due anni non ha la capacità di porsi questo genere di domande.

Vediamo ora qualche testimonianza dei poveri invasi dal kattivissimo Putin.

Diario di Ariel Shimona Edith

Intervista registrata a Volnovaha, sottotitoli in italiano.
Al di là delle comparsate in tutti i parlamenti e i televisori del mondo occidentale, Zelensky non solo non si è più occupato degli ucraini, ma li ha abbandonati completamente a se stessi.
Cibo, acqua, soccorsi medici, linee di comunicazione. Niente.
Nemmeno il pane. Nemmeno l’acqua.
I proiettili invece sì che li ha messi in mano alle milizie. Quelli, ha destinato alla popolazione, grazie ai paesi occidentali che gliele continuano a fornire.
Inoltre, se le testimonianze coincidono ovunque, non significa anche che le strategie sono state decise ai vertici?
E il presidente non è stato informato su come avrebbe agito il suo esercito?
Ovunque i generi di prima necessità li hanno distribuiti i russi, nel giro di poche ore.
Ne hanno distribuiti già tonnellate, ed è tutto documentato da video e da ciò che dicono i sopravvissuti.

E ancora due parole sulle persone bruciate vive

Più che un invasore e un invaso, mi sembra che ci siano un cosiddetto invasore e un invasato, incensato da una massa di invasati.

Concludo con la bambina dal cappotto rosso, interpretata da Yulia Lipnitskaya (cognome ebraico, credo, e non a caso quando ha avuto un problema è stata curata per tre mesi in una clinica in Israele), all’epoca non ancora sedicenne.

barbara