SENZA SPERONARE MOTOVEDETTE

Non sale nelle navi ong. Non fa politica radical chic in televisione. Non fa il fenomeno speronando la nostra guardia costiera. Non ha bisogno di andare a parlare nei parlamenti di mezzo mondo a raccontare quanto bravo è stato e quanto razzista è l’Europa che chiude i confini. Negli ultimi anni la sua fondazione ha aiutato oltre 1 milione di bambini in Africa con oltre 26 milioni di dollari di donazioni. Ha costruito 83 scuole tra Botswana, Malawi, sud Africa, Namibia e Zambia. Ha coinvolto, nei suoi programmi, migliaia di insegnanti ed oltre 1500 scuole.

Ma lui è Roger Federer. No Richard Gere, Rakete, Saviano o amenità varie. Altro mondo. Lui è un fenomeno in tutto.

Michele Sgariglia, 12 agosto

Roger Federer
Qui qualche altra notizia.

barbara

MIGRANTI ANCORA

(Sì, li amo alla follia, abbiate pazienza, non posso fare a meno di pensare continuamente a loro)
Oggi comincio con questa splendida carrellata di puttanate.

Le “frasi celebri” nella vicenda Sea Watch (e affini)

Ecco di seguito, in ordine sparso, una serie di luoghi comuni molto frequentemente utilizzati quando si verificano fatti come quelli che hanno riguardato la Sea Watch 3 nei giorni scorsi. Alcuni di essi sono quasi privi di fondamento ma vengono ripetuti incessantemente come un mantra, oltre che dai protagonisti, anche dai giornali e telegiornali asserviti alla sinistra confermando ancora una volta come sia efficace la manipolazione dell’opinione pubblica attraverso la diffusione di notizie inventate o quanto meno non verificate e l’uso terminologico distorto di alcuni concetti al fine di piegare la realtà alla narrazione mainstream. Così una netta minoranza politica tenta di imporre a tutti il proprio credo ideologico attraverso l’utilizzo di mass-media ben addestrati allo scopo con il sostegno della Chiesa di Bergoglio e di parte della Magistratura. La cosa interessante è che la quasi totalità degli elettori di sinistra (solo quelli, per fortuna) prendono per vere queste affermazioni senza controllarle, credendo in buona fede a ciò che viene loro raccontato e dando per scontato che i propri interessi (sicurezza sociale, livelli retributivi, mantenimento dei diritti acquisiti) coincidano con quelli dei loro partiti di riferimento i quali invece hanno purtroppo scopi diametralmente opposti (mantenimento delle posizioni di potere a scapito della sicurezza sociale, dei livelli retributivi e dei diritti acquisiti dai cittadini).

Questo post è dedicato a quegli elettori, sperando che un giorno possano rinsavire.

  1. “Sono dei disperati”: saranno anche disperati ma allora dove hanno trovato 6.000 dollari per la traversata? Questa cifra corrisponde a 5 anni di stipendi medi nei paesi di provenienza. In che senso sono disperati? Qualcuno me lo sa spiegare?
  2. “Sono profughi”: in Nigeria, Algeria, Tunisia, Marocco, Senegal, Costa d’Avorio, Iraq c’è la guerra? Mio Dio! e da quando?
  3. “Sono naufraghi”: secondo la Treccani “un naufrago è chi, passeggero o membro dell’equipaggio, caduto in acqua da una nave, è oggetto di operazioni di ricerca e di soccorso”. Se dal gommone o dal barcone degli scafisti vengo trasbordato in tutta sicurezza sulla nave di una ONG compiacente, sono un naufrago o sono semplicemente un cliente che ha pagato il biglietto ad una catena organizzata di mascalzoni? Cambiamo la Treccani, dai!
  4. “La Libia non è Paese sicuro, c’è la guerra”: eppure tutti i migranti volontariamente arrivano lì (dove c’è la guerra), volontariamente attendono lì per settimane prima di essere imbarcati dai criminali scafisti (dove c’è la guerra), volontariamente partono da lì (dove c’è la guerra). Ma poi quando vengono imbarcati da una ONG, da dove sono partiti non ce li puoi più riportare (perché c’è la guerra). Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere.
  5. “Erano in pericolo di vita”: peccato che Giulia Berberi (il medico della barca a vela Alex della ONG “Mediterranea” che ha violato il blocco del Viminale attraccando a Lampedusa) abbia candidamente affermato in un video che il gommone non stava affondando ed era in buone condizioni. Dello stesso autore “li abbiamo presi perché stava arrivando la motovedetta libica”. E bravi questi giovanotti delle ONG! vero?
  6. “I tremendi lager libici – parte prima – hanno subìto torture nei campi libici”: nessuno di loro ha documenti di riconoscimento (troppo facile bambocci creduloni europei, cosa credete che siamo così scemi da portarci dietro il passaporto senegalese così poi non ci date l’asilo?). Però hanno il cellulare con una SIM (intestata a chi?) e un credito attivo e un taglio di capelli alla moda. Davvero crudelissimi questi aguzzini libici.
  7. “I tremendi lager libici – parte seconda”: dove sarebbero esattamente? Qualcuno delle decine di giornalisti d’assalto di sinistra ha fatto qualche reportage? No? E come mai? Strano. Ci sono fotografie, magari da un drone? (le uniche foto che circolavano sono clamorosi falsi) Ci sono provedi maltrattamenti? I racconti che vengono fatti dai diretti interessati hanno riscontri oggettivi? O sono solo dichiarazioni di gente senza documenti e dalla fedina penale sconosciuta che ha interesse ad arrivare qui e quindi direbbe qualsiasi cosa specie se imbeccati da qualcuno? Perché dovremmo credere loro? E poi, se ci fossero le prove, queste non finirebbero sulle prime pagine di giornali e TG per intere settimane? Invece nulla di tutto questo. Davvero strano.
  8. “I tremendi lager libici – parte terza”: quindi ricapitolando pago 6.000 dollari per andare volontariamente in un campo libico sapendo che poi dovrei sopportare ogni tipo di angheria?
  9. “I tremendi lager libici – parte quarta – i migranti sono come i deportati ad Auschwitz”: infatti i deportati di Auschwitz spontaneamente pagavano il biglietto del treno per il campo di concentramento, spontaneamente arrivavano, entravano e poi liberamente se ne andavano quando volevano. Certo. Uguale uguale.
  10. “I tremendi lager libici – parte quinta”: ma se davvero esistono e sono così terribili, forse adesso che il flusso migratorio verso l’Italia si è praticamente arrestato rispetto all’era Monti/Letta/Renzi, non sarà che così c’è anche meno gente che viene sottoposta a torture? Che vogliamo fare? Era meglio prima? Ripristiniamo il traffico delle ONG e di conseguenza il numero dei “deportati” nei campi? Se smetto di importare schiavi forse anche i campi di “stoccaggio” dei medesimi si svuotano e – prima o poi –  chiudono. O no? Sbaglio?
  11. “La Tunisianon è porto sicuro”: davvero? La Tunisia ha firmato la Convenzione di Ginevra il 24 ottobre 1957, e nel 1968 ha firmato anche il Protocollo sullo status dei rifugiati, nel 1969 la Convenzione sullo status degli apolidi e la Convenzione dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) che regola gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa, nel 2000 la Convenzione sulla riduzione dell’apolidia. Ha votato persino il Global Compact che l’Italia fortunatamente ha rigettato. Infine, la stessa Costituzione tunisina del 2014 all’art. 26 recita: “Il diritto all’asilo è garantito secondo la legge; è vietato estradare persone che beneficiano di asilo politico”. Unhcr ha recentemente elogiato la politica delle porte aperte del governo tunisino per le persone in fuga dalla vicina Libia a causa del timore di violenze e persecuzioni.
  12. “Abbiamo forzato il blocco imposto dall’Italia per ragioni umanitarie”: invece tenere sulla graticola su un ponte al sole di giugno per due settimane decine di “passeggeri” quando nello stesso arco di tempo si sarebbe potuto raggiungere qualunque porto del Mediterraneo, è molto umano vero? Le ragioni umanitarie valgono solo quando garba a loro ma tanto alla fine c’è sempre qualche incantato che crede a questa gente.
  13. “Abbiamo forzato il blocco perché la situazione a bordo era diventata insostenibile”: ovvero? Soffrono il mal di mare? Non vengono nutriti? Non vengono dissetati? Sono arrivati Orfini e Fratoianni?
  14. “L’Italia apra i propri porti – parte prima”: che detto da Germania e Francia che i propri confini li hanno sigillati da un pezzo e che ci rimandano indietro i clandestini legati e sedati, fa un po’ ridere.
  15. “L’Italia apra i propri porti – parte seconda”: che detto da Bergoglio che vive in uno Stato circondato da mura alte 10 metri dove si incarcera immediatamente chi è privo di autorizzazione, fa ancora più ridere.
  16. “Sono allo stremo delle forze”: così a vederli, con 90 chili di peso corporeo, non sembrerebbe proprio. Quelli (pochi) magrolini che si vedono nei TG sono provenienti dal Corno d’Africa dove strutturalmente le popolazioni sono così. Sono magri di natura, mica per la traversata. Poi ci sono quelli che davvero in quei luoghi muoiono di fame e che perciò non possono neppure pensare di muoversi dalle loro terre. Loro qua non arriveranno mai e forse proprio di loro sarebbe invece il caso di preoccuparsi.
  17. “Sono muscolosi perché nei campi libici fanno i lavori forzati”: infatti la muscolatura umana notoriamente si sviluppa in poche settimane a livelli da Mister Universo anche in carenza di nutrimento specie nei lager libici, vero? Questa non la commento neanche. Roba da chiodi.
  18. “L’Italia se li deve prendere, c’è l’accordo di Dublino”: e se la nave ONG batte bandiera tedesca? È territorio tedesco, o no? Però la Germania non se li prende. E se batte bandiera olandese? È territorio olandese, o no? Però l’Olanda non se li prende. Se li deve prendere l’Italia. Logica incrollabile direi.
  19. “Abbiamo ritenuto giusto violare la Legge fascista di Salvini”: peccato che la Legge in questione sia stata approvata da un Parlamento democraticamente eletto, promulgata da un Presidente della Repubblica che non si direbbe un pericoloso estremista e vagliata favorevolmente dalla Corte Costituzionale. Non è una legge di Salvini. È Una legge del Popolo italiano. Cretini.
  20. “L’Italia è un porto sicuro – parte prima”: sì, e certe Procure italiane ancora di più.
  21. “Italia porto sicuro – parte seconda”: e Francia, Tunisia, Grecia, Malta, Croazia, Egitto, Albania, Spagna no?
  22. “In Italia c’è un governo fascista”: ma come? Non era un Paese sicuro?
  23. “Quando una Legge è ingiusta è consentito violarla”: il che, detto da 5 diportisti che di mestiere fanno i deputati del Parlamento della Repubblica, fa semplicemente rabbrividire. Corte Marziale immediata senza possibilità di appello.
  24. “Le ONG salvano le vite – parte prima”: chi è in difficoltà va salvato, senza dubbio. Però molte volte non si tratta di salvataggi di vite, ma di semplici trasbordi da una imbarcazione all’altra. In più se, come nel 90% dei casi, nel mio Paese non muoio di fame, se non scappo da guerre e persecuzioni e quindi se alla fin fine mi imbarco volontariamente consapevole dei rischi che corro (e li conosco benissimo quei rischi perché internet lo sanno usare tutti) e poi succede qualcosa di tragico è un po’ come quegli irresponsabili che fanno i fuoripista con gli sci e poi vengono travolti da una slavina.
  25. “Le ONG salvano le vite – parte seconda”: benissimo, bravi! Sareste leggermente più credibili se poi quelli che trasbordate li portaste subitoin uno qualunque delle centinaia di porti sicuri del Mediterraneo anziché sempre e solo in Italia dopo avere vagato per giorni in mare e ben sapendo che in Italia non si sbarca perché c’è un Ministro degli Interni cattivo. O solo se li portate in Italia poi gli si salva la vita? Ma chi ci crede? Ah già! Sempre i famosi elettori di sinistra. Un tremendo sospetto: non è per caso che i migranti in pericolo di vita ce li mettano proprio quelli delle ONG per ragioni esclusivamente politiche? Sicuri sicuri, vero?
  26. “Le ONG salvano le vite – parte seconda bis”: storiella: un bagnino di salvataggio della costa riminese vede un bagnante annaspare in acqua. Esce immediatamente con il suo pattìno a remi, lo raggiunge, lo carica a bordo. Poi, anziché tornare a terra, prende il largo. Dalla riva, allibiti, gli gridano di tornare indietro ma lui niente. Via radio gli chiedono di dirigersi almeno verso Riccione o Cesenatico. Lui niente. Dopo 5 giorni di voga arrivano stremati (lui e il bagnante “salvato”) a Pola, in Croazia.      Finale nr. 1: il bagnino di salvataggio viene acclamato come eroe nazionale, la Cooperativa Bagnini di Salvataggio gli dà un premio, l’Europa applaude, partono le raccolte fondi a suo favore, finisce in copertina su L’Espresso e su Der Spiegel.    Finale nr. 2: il bagnino di salvataggio viene licenziato, viene denunciato, viene rinchiuso prima in un ospedale psichiatrico e subito dopo in un carcere croato in attesa di essere estradato e processato in Italia.  Ciascuno scelga il finale più coerente in base alla propria capacità di discernimento logico.
  27. “Non ci sono prove che le ONG abbiano accordi con gli scafisti”: nel Mediterraneo in ogni momento ci sono centinaia di imbarcazioni (incrociatori, mercantili, navi da crociera, pescherecci) ma mai nessuna di queste incappa in alcun barcone sulla propria rotta neanche per sbaglio. Invece le navi delle ONG sono sempre al posto giusto e al momento giusto pronte a raccattare i “naufraghi” che casualmente e sorprendentemente vengono intercettati con precisione millimetrica in un punto preciso di un braccio di mare antistante i 1.770 chilometri di costa libica. Avete idea di quanti sono millesettecentosettanta chilometri di costa? Come minimo si tratta di coincidenze che hanno quasi del soprannaturale. Però come si dice: gente allegra il ciel l’aiuta.
  28. CONCLUDO ALLA GRANDISSIMA CON UN EVERGREEN “La demografia in Europa è in declino e quindi abbiamo bisogno di immigrazione”: peccato che 1) gli immigrati una volta arrivati qui tendono ad avere lo stesso tasso di natalità degli autoctoni; 2) degli 800.000 clandestini sbarcati negli ultimi anni il 90% erano maschi che notoriamente non si riproducono per gemmazione e che quindi non si capisce bene come possano partecipare all’incremento demografico e al progresso economico del Paese specie se non hanno una casa ed un lavoro. Questa è davvero la regina delle bufale. Non avevamo bisogno di afro-islamici dequalificati per popolare l’Italia. Avremmo avuto bisogno di aiuti di Stato per convincere le famiglie italiane a fare più figli. Solo che sfortunatamente gli aiuti alle famiglie non facevano arricchire le cooperative rosse vicine alla sinistra a colpi di 5 miliardi di euro prelevati dalle tasche dei contribuenti ogni anno per anni. Tutto qui. Facile vero? (qui)

E sulla questione salvataggio guardate che meravigliosa chicca: i negrieri vogliono chiamare la Sea-watch per informare che il gommone è partito ma sbagliano numero e chiamano la guardia costiera.
Poi c’è Federico Rampini che dice, senza ipocrisie politicamente corrette, pane al pane e vino al vino

e infine una delle conseguenze della Santa Accoglienza, predicata da Sua Santità don ciccio primero e da tutte le anime buone belle e sante, spiegata dal consigliere comunale di Castel Volturno Cesare Diana

Voi, nel frattempo, pregate e meditate.

barbara

PERCHÉ VOGLIAMO ACCOGLIERE I “MIGRANTI”?

Perché siamo buoni? Perché siamo generosi? Perché li vogliamo aiutare? Per offrire loro una vita migliore? MAPPEPPIACIERE! Li vogliamo perché ci servono!

Che infatti chi è qui da noi con questo white power che ci attacchiamo in questa Europa bianca morta, chi è che sa come si fa a coltivare il grano, eh? Voi per caso conoscete qualcuno che lo sappia fare? No, eh! E a questi nostri bambini rachitici perché noi non gli sappiamo fare i massaggi, ci pensate, voi? No, eh! Quanto ai mulini a costo zero su cui l’amico Marcoz ha scioccamente ironizzato in un altro blog (“Mulini a costo zero e massaggi per le ossa. Niente su moto perpetuo e su metodi naturali per sconfiggere il cancro?”), rispondo quello che gli ho già risposto di là: sono perfettamente fattibili: si attacca il negro alla macina e lo si fa girare girare girare. Dargli da mangiare non è necessario, tanto quando muore  le ONG te ne procurano un’altra carrettata. Poi il cadavere lo vendi alle industrie di cibo per animali, così ti rende anche da morto. Tutto come ai bei tempi antichi: trecento anni fa le navi negriere andavano in Africa a prelevare gli schiavi negri che i razziatori locali avevano già provveduto a fargli trovare pronti per coltivare il cotone (senza tuttavia dimenticare che in quanto a razzie e schiavitù i negri non hanno né l’esclusiva, né la preponderanza), oggi le navi negriere vanno in Africa a prelevare gli schiavi negri che i razziatori locali hanno già provveduto a fargli trovare pronti per raccogliere angurie (o altro) a poco più di un euro al quintale, o per ingrassare la mafia del traffico di droga, della prostituzione, o di traffici minori come quello del pizzo ai parcheggi per non far trovare le auto con le fiancate sfregiate eccetera. O per il traffico di organi. Poi magari a tempo perso ci facciamo anche insegnare come si fa a coltivare il grano, o come si fanno crescere i bambini con le ossa sane. L’unica cosa che non mi torna sono i Nobel che vengono tutti vinti dai sudamericani: io sapevo che a vincerne uno sfracello erano gli ebrei, che stiamo invece facendo scappare dall’Europa a decine di migliaia. Ah già, anche a questo effettivamente ci servono un sacco i “migranti”, che si stanno dando molto da fare a farli scappare.

Quanto a questa Europa bianca morta, bisogna effettivamente riconoscere che l’impegno a farla diventare sempre meno bianca e sempre più morta ha fatto un salto di qualità con la nomina al parlamento europeo delle criminali Christine Lagarde e Ursula von der Leyen e del delirante David Sassoli (“le ong sanno che la porta del Parlamento europeo è sempre aperta: la apriremo ancora di più”). E per quanto riguarda la nave negriera le cui vicende hanno tenuto banco nelle ultime settimane, lo sapevate che la signora (mi rifiuto di attribuirle titoli istituzionali) che ha messo in libertà senza alcun tipo di limitazione la deportatrice di schiavi negri è stata in passato accusata di calunnia, falso ideologico e abuso?

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!

Sic transit gloria mundi

barbara

MIGRANTI LA PAROLA ALL’ESPERTA

Anna Bono è stata docente di Storia e Istituzioni dell’Africa all’università di Torino.

“Bisogna scoraggiare gli africani a emigrare, ecco perché…“ – Anna Bono, africanista, svela verità scomode sulle migrazioni di massa, danno per tutti i popoli

Che i fenomeni migratori di questi anni dall’Africa rappresentano un dramma è ormai comprovato. Masse di persone si avventurano in viaggi disperati, affrontano lunghi e impervi percorsi a piedi, si riversano su barconi alquanto precari e, quando non finiscono negli ostili centri libici o inghiottiti dalle acque del Mediterraneo, giungono a destinazione senza trovare quell’Eldorado che avevano sognato. Ma se queste ondate migratorie svantaggiano i Paesi di emigrazione, quelli di immigrazione e soprattutto i migranti, bisognerebbe forse intervenire per porre un argine. Ma come? In Terris ne ha parlato con la prof.ssa Anna Bono, africanista ed ex ricercatore in Storia delle Istituzioni dell’Africa all’Università di Torino, autrice del saggio Migranti!? Migranti!? Migranti!? (ed. Segno, 2017). Secondo lei, per affrontare la questione, è fondamentale anzitutto sgombrare il campo dell’analisi da alcuni falsi miti che aleggiano ancora intorno a questo fenomeno.

Prof.ssa Bono, anzitutto chi sono gli immigrati che arrivano in Europa dall’Africa?
“Per lo più, oltre l’80 per cento, sono giovani maschi, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, che viaggiano da soli. Le coppie e le famiglie sono una minoranza. Provengono da una serie di Paesi dell’Africa subsahariana, anche se quest’anno c’è stato un picco di emigranti tunisini, con una prevalenza dall’Africa centrale e occidentale, da Paesi come Nigeria, Senegal, Camerun, Costa d’Avorio, Ghana…”.

Mediamente qual è la condizione sociale di queste persone?
“Non è facile dirlo perché ci sono situazioni anche molto diverse tra loro. Va detto, comunque, che esiste sul tema dell’immigrazione un falso mito: la maggioranza non fugge da situazioni di estrema povertà. In genere sono persone provenienti da centri urbani, ed è lì che maturano l’idea di lasciare il Paese. Dunque mi sembra corretto sostenere che il grosso dei migranti appartenga al ceto medio: persone non ricche, ma nemmeno povere, in grado di pagare profumatamente chi organizza i viaggi”.

E allora come matura l’idea di emigrare, se non si è in condizioni di povertà e non si vive in zone di conflitto?
“Per rispondere ritengo importante citare il ministro dei Senegalesi all’Estero, che un paio d’anni fa ha detto in un’intervista: ‘Qui non parte gente che non ha nulla, parte gente che vuole di più’. L’idea diffusa in Africa è che basta arrivare in Europa per godere del benessere, senza considerare però che dietro la ricchezza prodotta ci sono dei sacrifici”.

Come si alimenta questa illusione?
“Ad alimentarla sono vari fattori. Uno su tutti: i trafficanti, che come è noto gestiscono la gran parte dei viaggi verso l’Europa. Sono loro che rafforzano questa idea, lo fanno ovviamente per procurarsi clienti. È utile sottolineare che il 13 giugno è stato pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) un rapporto dal quale emerge che nel 2016 queste organizzazioni criminali hanno trasportato almeno 2,5milioni di persone, delle quali quasi 400mila verso l’Italia, ricavandone in tutto da 5,5 a 7 miliardi di dollari. Il rapporto spiega dettagliatamente come funziona l’avvicinamento ai clienti, l’opera di convincimento, nonché quali sono le varie tariffe”.

Esiste però un’opera di dissuasione da parte di chi è già arrivato in Europa e si è reso conto che il “Bengodi” era un’illusione?
“Al contrario, chi arriva in Europa per lo più non fa altro che alimentare verso i propri parenti e amici in Africa l’idea che sia giunto ad un traguardo per cui vale la pena spendere e rischiare. La tendenza è quella di descrivere situazioni positive, anche quando non lo sono, per giustificare la propria scelta. Ma va detto che spesso, in effetti, chi arriva non ha nulla di cui lamentarsi: siccome quasi tutti chiedono e ottengono asilo, almeno nei primi anni godono di un sistema di protezione e di assistenza da far invidia a chi non è ancora partito”.

D’accordo, ma le notizie delle traversate nel deserto, dei campi di detenzione libici, delle tragedie nel Mediterraneo non dovrebbero rappresentare un deterrente nei confronti di chi vuole partire?
“Il punto è che queste situazioni le conosciamo più noi che loro. L’accesso ai mezzi d’informazione degli africani, anche di coloro che vivono nelle città, è molto limitato. Detto ciò, molti conoscono i rischi e sono disposti ad accettarli, così come non si può escludere che molti altri, magari in un primo momento intenzionati a partire, desistano proprio alla luce di queste tragedie. A tal proposito vorrei sottolineare l’importanza del lavoro di controinformazione che stanno svolgendo alcuni soggetti in Africa”.

Prego…
“Alcuni governi, così come molte conferenze episcopali africane, si stanno spendendo per spiegare ai giovani quanto costa, quanto si rischia e quanto poco si ottiene nel lungo periodo ad emigrare in Paesi dove non c’è occupazione né possibilità concreta di integrazione economica e sociale”.

Quali governi stanno svolgendo questo lavoro?
“Quello del Senegal, del Niger, dal 2014 anche quello del Mali, il quale sta facendo una forte propaganda per dimostrare che un Paese dal quale emigrano i suoi cittadini più giovani e forti non crescerà mai. E ancora: quello della Sierra Leone a partire dall’anno scorso e in collaborazione con le autorità religiose, sia quelle cristiane che islamiche. Sono piccoli passi in avanti che incoraggiano i giovani non a fuggire ma a restare per migliorare il proprio Paese”.

E i rifugiati? Qual è il loro numero esatto?
“L’ultimo rapporto dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) parla di oltre 60milioni di profughi in generale. Se poi parliamo di rifugiati, ovvero di persone che fuggono all’estero da guerre e persecuzioni, la cifra è di circa 20milioni. Di questi soltanto una minoranza esigua arriva in Italia, chiede asilo e lo ottiene: per quantificare, nel 2015 sono stati 3.555, nel 2016 4.940 e nel 2017 6.578”.

Perché sono così pochi? L’idea diffusa è che i conflitti siano la principale causa delle emigrazioni…
“Perché la maggior parte di chi fugge da una guerra trova asilo appena varca il confine, del resto la Convenzione di Ginevra prevede che il profugo chieda tempestivamente asilo nel primo Paese che ha firmato la Convenzione in cui mette piede. C’è poi un secondo motivo: chi fugge sotto la minaccia di persecuzione e di guerra cerca di rimanere il più vicino a casa perché l’idea è quella di tornarci il prima possibile”.

Quanto incide sull’emigrazione anche lo sfruttamento delle risorse? Penso ad esempio al land grabbing, ossia l’accaparramento delle terre da parte di Paesi stranieri o industrie…
“Sicuramente sono fattori che hanno una loro incidenza. Le responsabilità vanno trovate anzitutto nei governi africani, i quali – per restare al tema del land grabbing – preferiscono vendere le terre ad industrie o a Paesi che hanno fame di terre coltivabili (Cina, India, Arabia Saudita) incassando subito del denaro piuttosto che incentivare l’agricoltura locale anche tramite investimenti. L’Africa è ricca di risorse minerarie, penso al cobalto ma soprattutto al petrolio, il quale viene acquistato e pagato dalle compagnie, ma il problema è capire dove vanno a finire i soldi”.

Dove?
“Le do un dato: nel 2014 su 77miliardi di dollari che avrebbe dovuto incassare l’ente nazionale del petrolio nigeriano, 14 non sono mai stati depositati. Sono finiti in qualche conto corrente, mentre sarebbero dovuti servire per lo sviluppo sociale del Paese. La Nigeria, pur essendo il primo produttore di petrolio del Continente, importa il greggio già raffinato dall’estero. Tenga conto che l’Africa da oltre 20 anni registra una crescita economica notevole, e in prima fila ci sono i Paesi da cui proviene la maggior parte dei migranti, solo che queste risorse vengono dilapidate o se ne giovano poche elite”.

Al recente Consiglio europeo gli Stati si sono impegnati a contribuire ulteriormente al Fondo Ue per l’Africa inviando altri 500milioni. È un modo per “aiutarli a casa loro” o per alimentare la corruzione di cui ha parlato?
“Questi 500milioni sono un ulteriore quantitativo, che si aggiunge ai miliardi che ogni anno vengono destinati all’Africa dalla cooperazione allo sviluppo di Stati Uniti ed Europa. Infatti quando sento invocare un ‘piano Marshall’ per l’Africa resto basita, perché di risorse ne vengono già inviate in modo ingente, ma i destinatari, cioè i governi, sono poco affidabili. Le faccio un esempio: in Somalia, che è uno dei Paesi maggiormente assistiti, la Banca mondiale qualche anno fa ha dimostrato che ogni 10dollari che vengono elargiti al governo, 7 spariscono nel nulla”.

Lei ha citato la Somalia, dove forte è la presenza del radicalismo islamico: è possibile che questi soldi che spariscono nel nulla finiscano ad arricchire i gruppi jihadisti?
“Eh, chi lo sa… Certo è che questi gruppi hanno fonti di reddito molto robuste e sponsor molto potenti. Inoltre sono spesso invischiati in traffici illegali: spaccio di droga, di armi, bracconaggio. Anni fa si è scoperto che gli Al Shabaad della Somalia ottengono circa il 40 per cento dei proventi dalla vendita di zanne di elefante. Consideri che in Kenya c’è un detto: ‘Oggi è stato ucciso un elefante, domani sarà ucciso un uomo’, proprio per sottolineare la correlazione tra bracconaggio e terrorismo”.

Una ricerca delle Nazioni Unite rivela che nel 2050 ci sarà un’ulteriore crescita demografica dell’Africa e un declino dell’Occidente. L’immigrazione di massa non sarà sempre più un fenomeno ineluttabile?
“Anzitutto si tratta di proiezioni, non di dati certi. Non è affatto detto che tra trent’anni la situazione rimarrà la stessa di oggi in termini demografici. Delle buone politiche familiari e un cambio culturale potrebbero invertire la tendenza demografica in Occidente, così come è possibile in primo luogo che la popolazione africana non aumenterà come l’Onu prevede (già si registra una piccola variazione verso il basso rispetto ai pronostici di pochi anni fa) e poi che l’Africa diventi finalmente un continente in grado di svilupparsi e di convincere i propri giovani a non fuggire alimentando i traffici clandestini di migranti”.

Parlando di Italia, come valuta le recenti polemiche tra il governo italiano e le ong?
“A mio avviso il modus operandi di molte ong è molto discutibile, perché entrano in contatto diretto con i trafficanti e prevedono il trasbordo quasi in acque territoriali libiche per poi dirigersi verso l’Italia, anche se battono bandiera di un altro Stato e se il porto più vicino sarebbe altrove. Già il precedente governo, con il ministro Minniti, aveva sollevato il problema e aveva pensato di prendere provvedimenti. Il nuovo governo si sta dimostrando solo più determinato, ma l’intento è rimasto quello di far rispettare la sovranità nazionale e le leggi internazionali”.

Non c’è il rischio, per mutuare il motto di una recente iniziativa, che chiudendo i porti “non si resti umani”?
“L’Europa in generale, ma nello specifico l’Italia sono molto lontane dalla fase più prospera della loro storia: gli ultimi dati ci parlano di 5milioni di italiani in povertà assoluta e centinaia di migliaia di italiani emigrano all’estero, l’Italia è 20esima tra i Paesi di emigrazione. In questa situazione, è solo giusto impedire a delle persone di raggiungere un Paese che può assisterli nel breve periodo, ma che non è in grado di garantire loro un futuro dignitoso. Chi arriva dall’Africa in Italia ha remotissime possibilità di costruirsi una vita: il più delle volte è destinato a vivere di espedienti, a lavorare in nero e in condizioni disumane magari in qualche campo di pomodori oppure ad ingrossare le fila della criminalità organizzata”.

Chiudere i porti dunque può essere un modo per scoraggiare i viaggi clandestini?
“Esattamente. È importante che si alimenti il passaparola tra migranti stessi. Esistono tantissime testimonianze di giovani che hanno iniziato il viaggio verso l’Europa ma che non sono riusciti ad arrivare a destinazione, i quali affermano che se lo avessero saputo non avrebbero speso soldi e sprecato anni della propria vita per un’impresa così aleatoria. L’unico modo per scoraggiare questi progetti senza futuro è proprio quello di dimostrare che il viaggio della speranza è un’illusione, che a destinazione non si arriva: e chiudere i porti è il messaggio più netto che possa giungere”.

Federico Cenci, 11 luglio 2018, qui.

Chiudo con alcune considerazioni mie.

  1. I fautori della cosiddetta accoglienza sono come i novax: “salvi” un bambino dal vaccino, lui ne infetta dieci e uno di quei dieci muore; “salvi” cento migranti, dietro a loro, sapendo che si viene “salvati”, ne partono altri diecimila e mille di loro muoiono (gli altri invece arrivano qui e vanno a raccogliere pomodori – per fare contenta la signora Bonino – a mezza lira al giorno per orari massacranti, o trovano accoglienza fra i boss della droga e criminalità varie miste. Poi magari la droga te la viene a chiedere una ragazzina di diciotto anni sbandata problematica forse un po’ fuori di testa e tu la torturi, la stupri, l’ammazzi e poi la fai in venti pezzettini, che a te la carne piace alla tartara, lo sappiamo).
  2. I fautori dell’accoglienza sono DI FATTO, come ha spiegato Kawtar Barghout, complici dei trafficanti di carne umana: qualunque favola bella vi raccontiate per sentirvi moralmente superiori, cari signori, LE VOSTRE MANI SONO SPORCHE DI SANGUE.
  3. Accoglienza delenda est. Andrebbe ripetuto come quella di Cartagine, alla fine di ogni discorso, sistematicamente, a proposito e a sproposito: accoglienza delenda est. Se non siete d’accordo siete complici dei trafficanti di carne umana e le vostre mani sono sporche di sangue.

barbara

L’INTERVENTO DI MATTARELLA: QUALCHE UTILE PUNTUALIZZAZIONE

POTERI

Qualcuno è convinto che, visto che la costituzione afferma che il capo dello stato è anche capo delle forze armate, lo stesso capo dello stato può stabilire se una nave militare può o non può attraccare nei porti italiani.
Un po’ come dire che il ministro dell’interno può stabilire se un commissario di polizia di Frosinone debba o non debba emettere un fermo a carico di Tizio. O che il ministro della pubblica istruzione può stabilire chi promuovere e chi bocciare fra i candidati alla maturità.
In quanto capo delle forze armate il presidente della repubblica presiede il consiglio supremo di difesa di cui fanno parte anche il presidente del consiglio, il ministro della difesa, il capo di Stato maggiore della difesa, nonché i ministri di interno, esteri, tesoro e industria e commercio.
La funzione presidenziale di capo delle forze armate si esplicita in una guida generale e collegiale delle operazioni relative alla difesa, e non dà, con tutta evidenza, al capo dello stato il potere di decidere, DA SOLO tra l’altro, se una nave militare carica di clandestini possa o non possa attraccare in un porto italiano.
Ormai però la sgangherata sinistra italiana vede nel capo dello stato un prezioso salvagente.
Prima hanno stabilito che, visto che il capo dello stato nomina il presidente del consiglio e, su proposta di questo, i ministri sarebbe possibile al capo dello stato ignorare il risultato elettorale e nominare chi gli pare e piace. A cosa diavolo servano le elezioni resta in questo modo un mistero.
Poi trasformano la facoltà di indirizzo generale delle forze armate in un potere discrezionale su tutto ciò che riguarda, direttamente o indirettamente le stesse.
Governo e parlamento non conterebbero una mazza e tutti i poteri reali sarebbero del capo dello stato, eletto da una maggioranza del tutto diversa dalla attuale e, non dimentichiamolo, frutto di una legge elettorale dichiarata incostituzionale.
E poi questi signori pretendono di essere autentici democratici garantisti.
Stanno scherzando col fuoco.

Come sempre, del Grande Saggio Giovanni Bernardini, che ha il coraggio di dire quello che è davanti agli occhi di tutti ma che nessuno osa dire, condivido anche le virgole. A questo faccio seguire un – – articolo (la doppia lineetta è dovuta al fatto che ho messo e via via levato almeno una mezza dozzina di aggettivi; levati perché mi sembra che non esistano aggettivi all’altezza di – – di questa roba) di Enrico Mentana, che pare si stia sempre più specializzando nell’arte di farla fuori dal vaso. Inserirò, come ormai mia inveterata abitudine, alcuni commenti in corsivo.

Enrico Mentana

13 luglio alle ore 11:44

Sulla vicenda Salvini-Mattarella-migranti sarebbe il caso di uscire dalla solita logica da stadio, quella del tifo a prescindere. E non sarebbe difficile farlo: basterebbe aspettare pochi giorni. Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e cognato di Giovanni Falcone,
? Perché questa aggiunta? Essere parenti di persone assassinate dalla mafia è un titolo di merito? Conferisce maggiore intelligenza? Maggiore acutezza? Maggiore lungimiranza? Maggiore equilibrio? Maggiore indipendenza di pensiero? Maggiore imparzialità? E, a parte questo, che cosa ha a che fare col merito della questione, ossia “quel che accadde davvero a bordo della nave italiana Vos Thalassa”?

è uno stimato
stimato è un valore assoluto? C’erano un sacco di persone che non stimavano per niente Falcone, per dire: questo significa che Falcone valeva di meno?

magistrato da sempre impegnato nella sua Sicilia.
E questo che cosa ha a che fare col merito della questione, ossia “quel che accadde davvero a bordo della nave italiana Vos Thalassa”?

È il procuratore di Trapani, e nelle sue mani sono le indagini su quel che accadde davvero a bordo della nave italiana Vos Thalassa dopo il salvataggio dei 67 migranti.
Che si sia trattato di salvataggio è una sua personale opinione, signor Mentana. E quei signori erano clandestini.

Non è in apparenza un’indagine proibitiva: il comandante e i dodici membri dell’equipaggio sono tutti italiani, esiste traccia e registrazione dei messaggi inviati alla nostra Guardia Costiera, sono a disposizione degli inquirenti anche gli uomini della nave Diciotti si cui sono stati trasferiti i migranti
clandestini

dalla Vos Thalassa. Ora sono a disposizione delle autorità giudiziarie anche gli stessi 67 migranti, infine sbarcati nel porto siciliano. Non era pensabile che una nave della Guardia Costiera italiana non potesse entrare in uno scalo portuale italiano per decisione del governo italiano,
non so se gliel’hanno detto, signor Mentana, ma Matteo Salvini è il ministro dell’Interno, non il capo del governo. Non è mica reato informarsi sulle cose di cui si intende scrivere, sa. A parte questo, davvero non è pensabile che a una nave italiana sia negato l’ingresso in uno scalo portuale italiano? E se, per dire, trasportasse qualche tonnellata di droga? Nessuno avrebbe il diritto di bloccarla?

né che qualcuno – migrante o membro di uno dei due equipaggi – potesse essere indagato o addirittura arrestato per diktat ministeriale.
Alla fine magari si scoprirà che i soli due sospettati (e allo stato nulla più)
ehm, no. Se lei avesse solo aspettato un po’ prima di scrivere questo cumulo di cazzate, avrebbe saputo che non è esattamente così che stanno le cose.

si saranno macchiati di reati terribili, e saranno processati e condannati di conseguenza. Oppure no. Ma le leggi e le pene non sono il frutto di paure o pulsioni.
Esatto, signor Mentana: non è che lei può far diventare sbagliato tutto quello che dice o fa Salvini solo perché Salvini le è antipatico.

Il diritto è freddo, nell’interesse di tutti.
Di tutti, bravo, non solo di negrieri e scafisti e Ong loro complici, a suon di miliardi di euro.

Dev’essere giusto, non esemplare. Le manette, il buttar via la chiave, di fronte a fatti specifici in pieno svolgimento, non dovrebbero mai essere evocati dai politici, di governo o di opposizione, e a maggior ragione da chi ricopre ruoli istituzionali. Se poi ci si vuole sfogare ci sono i social, dove si legge ogni tipo di nefandezza
di cui certi giornalistucoli approfittano a piene mani, vero Mentana?

(e tra qualche secondo ne leggerete anche sotto questo post, immancabilmente). Ma lo stato di diritto non è uno stato d’animo.
Ma lo stato di diritto non è uno stato d’animo. Concordo al cento per cento.

E passiamo a un articolo, che sembra un pelino smentire le idiozie sparate dal signor Mentana.

Vos Thalassa, fermati i due indagati

Fermati, Mentana, fermati: non “sospettati (e allo stato nulla più)”

Pubblicato il: 14/07/2018 20:33

Si aggrava la posizione dei due giovani migranti indagati per i tafferugli sulla nave Vos Thalassa, sbarcati due giorni fa dalla Nave Diciotti a Trapani. Il sudanese e il ghanese sono stati fermati dalla Procura di Trapani. Adesso non sono più accusati di violenza privata in concorso ma devono rispondere anche di resistenza, violenza e minaccia a pubblico ufficiale aggravata e continuata. I due sono anche accusati di concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
I due, si legge nell’atto di accusa della Procura di Trapani, “in concorso tra loro e con altre persone in numero complessivo maggiore di dieci allo stato non compiutamente identificate, usavano violenza e minaccia per opporsi al marinaio di guardia, al primo ufficiale, e al Comandante della Vos Thalassa Corneliu Dobrescu, mentre compivano un atto di ufficio e di servizio, quindi, usavano violenza e minaccia per costringere il comandante a compiere un atto contrario ai propri doveri o, comunque, per influire su di lui”.
In particolare, “dopo che il rimorchiatore Vos Thalassa (al cui comando vi era Corneliu Dobrescu) aveva proceduto al soccorso in area SAR Libica di 67 migranti di diversa nazionalità dandone comunicazione ad MRCC Roma che, a sua volta, interessava la Guardia Costiera Libica (competente in relazione alla zona SAR all’interno della quale era stato effettuato il soccorso) riservandosi di indicare ulteriori istruzioni e, dopo aver ricevuto direttive da parte della Guardia Costiera Libica di dirigersi verso le coste africane al fine di effettuare il trasbordo dei migranti su una motovedetta libica, gli indagati – unitamente ad altri soggetti allo stato non compiutamente identificati – dapprima accerchiavano, spintonavano, minacciavano ripetutamente di morte (mimando al contempo il gesto di tagliargli la gola e di gettarlo in mare) il marinaio di guardia al quale facevano notare che il rimorchiatore stava facendo rotta verso la Libia, quindi, reiteravano tale contegno violento e minaccioso nei riguardi del Primo Ufficiale”, scrivono i pm di Trapani nel decreto di fermo.
“Tali reiterate condotte costringevano il Comandante dapprima ad invertire la rotta e fare ritorno presso il punto di soccorso, quindi a richiedere con urgenza l’intervento delle autorità italiane onde evitare l’incontro con motovedette libiche e scongiurare la situazione di grave pericolo e, da ultimo, a fare senz’altro rotta verso nord (cioè verso le coste italiane) onde ricevere i soccorsi della nave militare Diciotti – spiegano i magistrati guidati da Alfredo Morvillo – Con l’aggravante dell’aver commesso il fatto in un numero superiore a dieci. A bordo del rimorchiatore Vos Thalassa (battente bandiera italiana), la notte tra l’8 ed il 9 luglio 2018”. (qui)

Vede, signor Mentana? Bastava aspettare solo un pochino, informarsi, ragionare con la testa e non con la pancia, e tutte quelle puttanate se le sarebbe risparmiate. Aggiungo ancora due parole di Kawtar Barghout, marocchina residente in Italia.

I pro – migranti un giorno dovranno rispondere per schiavismo e deportazione.
I gravi crimini contro l’umanità che state compiendo ai danni della meglio gioventù africana vi costeranno caro.
Non siamo nati ieri. Volete sradicare un popolo per continuare a rubare le sue ricchezze.
Ci guadagnate in Africa perché non ci saranno giovani che si ribelleranno ai vostri furti e ci guadagnate in Europa ad avere schiavi a basso costo.
Li mandate a morire in mare come i turchi mandavano gli armeni a morire nel deserto per poi godervi i loro averi.

Infine due parole su quella povera mamma morta in acqua insieme al suo figlioletto che tanto ha scosso le anime sensibili: non è vero niente, era una balla, non c’è stata nessuna mamma con figlio morta in acqua:

«Ne siamo sicuri, quando siamo andati via non c’era più nessuno in acqua». A parlare sono due giornalisti: Nadja Kriewald della tv tedesca N-tv e Emad Matoug freelance libico che nella notte di lunedì hanno assistito al salvataggio del gommone alla deriva. I due reporter erano sulla motovedetta libica e sostengono che quando le operazioni di salvataggio di 158 persone sono terminate non era rimasto più nessun corpo in mare.  (qui)

barbara

SU AQUARIUS E DINTORNI 4

(ultima, salvo imprevisti)

Inizio con qualche informazione su chi tira i fili e incassa i soldi del fenomeno migratorio, che trovate qui.

Proseguo con questo strepitoso video, che dimostra che forse qualcosa, in ambito giornalistico, sta cominciando a muoversi

e concludo con quest’altro video di tre anni fa con protagonista Gianluca Buonanno, prova vivente, anzi, ex vivente, dato che se n’è andato appena cinquantenne due anni fa, che è proprio vero che sono sempre i migliori che se ne vanno (mentre io sono ormai la prova vivente che è proprio vero che i peggiori restano, e qualcuno dovrà prima o poi farsene una ragione).

barbara

AGGIORNAMENTO: qui. (Posso farmi una grassa risata?)

NOTA: Per quanto riguarda il primo video mi si segnala, con annessa documentazione, che il montaggio non è del tutto rispettoso dell’esatta sequenza dei fatti.