NOMI

Toni Francesco Adriano Marcello Elena Massimo David Luca Sharon Ester Fiamma (Nirenstein) Sandra Giacomina Dana Odelia Giampaolo Marco Piero Fabrizio Maria Teresa Flavio Salvatore Rachel Giovanni Vittoria Letizia un altro Marco Adriana Eyal Davide Manuel Patrizia Alberto Simone Giulio (Meotti) Elio Carla Chicca Gheula Emanuele (Ottolenghi) Johnny Enrico Mirella Dario Roberto Ugo (Volli) Laura Giorgio Gaetano Giuseppe un altro Roberto Fabio Sigrid Angelica Donatella Angelo Giorgia Gian Antonio (Stella)

Questi – spero di non avere dimenticato qualcuno. Se sì me ne scuso con gli interessati e li prego di segnalarmelo, che provvederò a rimediare – sono i nomi delle persone conosciute via web, e principalmente tramite blog – che ho poi conosciuto anche di persona. Con la maggior parte di loro sono poi nate delle bellissime amicizie (con qualcuno anche qualcosa di più), da un discreto numero di loro sono stata generosamente ospitata a Milano, Torino, Imperia, Pavia, Roma, Ostia, Bari, Gerusalemme, Netania, Tel Aviv, Akko, Naharia. Altri non li ho (ancora) incontrati ma mi sono stati preziosi in diverse circostanze (poi c’è chi inorridisce a sentirmi dire che siete praticamente la mia famiglia e provvede a farmelo sapere nonché, per questo fatto, a mandarmi a cagare. Che dire? Niente, se non ricambiare cordialmente, che una buona cagata fa sempre un gran bene alla salute). E dunque, miei cari, grazie, e poi grazie, e poi ancora grazie a tutti voi.

barbara

CHI VIENE PRIMA

nomi…

In vista della suddivisione della terra d’Israele, la Torah elenca i capifamiglia di ogni tribù, e per ognuno di loro mette il nome della famiglia, derivato dal nome del capofamiglia al quale viene aggiunta una “he” all’inizio ed una “yod” alla fine. Anche se grammaticalmente la cosa è necessaria (ad es. in italiano, da Levì abbiamo “i Leviti”, aggiungendo l’articolo, ossia la “he”, ed un suffisso di appartenenza), Rashì nota che la “he” e la “yod” fanno parte del Nome d D.o, cosa che giustifica il midràsh secondo il quale Ha-Qadòsh Barùkh Hu ha voluto associare loro il Suo Nome per testimoniarne la discendenza legittima.
Ma il Kelì Yaqàr nota un’apparente incongruenza: nel Nome di D.o la “yod” viene prima della “he”, mentre nei nomi delle famiglie è l’opposto!
La “yod” è parte della parola “ish”, uomo, mentre la “he” si ritrova in “ishà”, donna. Spiega il Kelì Yaqàr che nelle questioni inerenti la famiglia, e soprattutto la sua santità, la donna è più attenta dell’uomo; perciò è giusto che nei nomi delle famiglie la “he” preceda la “yod”.

Elia Richetti, rabbino (Moked, 13 luglio 2017)

Qualcuno è convinto che l’ebraismo sia una religione (cultura, organizzazione, sistema di vita…) straordinariamente maschilista: si sbaglia clamorosamente. Naturalmente ogni società è influenzata dall’ambiente in cui è inserita, e non è quindi difficile trovare ebrei maschilisti, e neanche società del passato maschiliste, ma l’ebraismo, così come è codificato nelle Scritture, ne è l’esatto contrario. Un esempio? La donna ha meno obblighi relativi alle preghiere, soprattutto per quelle legate a orari precisi (attenzione: ci sono preghiere che la donna non è tenuta a recitare, NON preghiere che le sia vietato recitare): in parte perché ha più impegni dell’uomo, ma in parte anche perché la preghiera serve a santificare, e la donna è già santa di suo. E chi avesse voglia di leggere con attenzione le Scritture, di esempi ne troverà in abbondanza.

barbara

IL PRIMO MIRACOLO DI GESÙ

Ricevo, traduco e pubblico

Secondo il Vangelo, Gesù è nato a Betlemme, in Palestina: un Paese in cui le persone si chiamano Mohammed, Abdel, Mounir, Aziz, Farid, Omar, Youssouf, Mouloud, Moktar ecc. E, ciononostante, questo ragazzo è riuscito a trovare 12 amici che si chiamavano Giovanni, Pietro, Giacomo, Tommaso, Matteo, Andrea, Filippo, Giuda, Simone… e che bevevano vino! Non è un miracolo?

barbara

SHEMOT – NOMI

Tuttora

Dentro i piombati vagoni
attraversano i nomi
il paese. Dove andranno,
e se mai scenderanno,
non chiedete, non dirò, non so.

Il nome Natan contro il ferro picchia,
il nome Izaak demente canticchia,
il nome Sara un po’ d’acqua chiede
per il nome Aaron che muore di sete.

Nome David, non saltare in corsa.
Sei un nome che vuol dir sconfitta,
non dato a nessuno, senza forza,
che è duro avere in questa terra afflitta.

Il figlio abbia un nome slavo,
perché qui contano i capelli,
scindono il buono dall’ignavo
secondo il nome e gli occhi di quelli.

Non saltare. Sia Lech il figlio.
Non saltare. Non è il momento questo.
La notte risuona come un ghigno
e alle ruote rifà il verso funesto.

Il fumo umano è spinto dal vento,
da un gran dolore – solo un lamento,
una lacrima, il cuore leggero.
Corre il treno nel bosco nero.

Taratran sui binari. Il bosco è senza uscita.
Taratran. Nel bosco il trasporto delle grida.
Taratran. Di notte ascolto tra le ruote,
taratran, come il silenzio il silenzio scuote. (traduzione sua)

(Wisława Szymborska, premio Nobel per la letteratura nel 1996, scomparsa il 1° febbraio 2012)

Perché questo blog non aspetta il segnale del calendario per ricordare. E ogni giorno è un giorno della memoria.

barbara