Il nonno lo ha rapito perché, ha detto, non ha fiducia nella giustizia italiana. Ora la giustizia israeliana ha stabilito che, essendo cresciuto in Italia, deve tornare in Italia: c’è giustizia finalmente, per dirla Tramaglino-style. Lui comunque ha detto che non si arrende e darà battaglia, vale a dire che continuerà a tenere il bambino in bilico, a farlo sballottare di qua e di là, senza certezze, senza stabilità, senza pace. C’è qualcuno che voglia ancora raccontare e raccontarsi che a quell’uomo interessa il bene del bambino? Quello che è certo è che, purtroppo, il trauma subito a causa di quell’uomo, lo sradicamento, il lavaggio del cervello, il girotondo di persone intorno a lui, le tensioni, difficilmente lo lascerà indenne.
barbara