E TORNIAMO ALLE COSE SERIE

Cioè alla nostra guerra contro la Russia con cannoni nostri e carne da cannone ucraina. Il post è scandalosamente lungo, ma d’altra parte non si può fare informazione con quattro frasette tipo “Non vedo l’ora di ballare sul cadavere di Putin” come fa la controparte. Quindi armatevi di pazienza e cominciate a leggere.

Un grafico rivelatore sui fondi dei contribuenti statunitensi inviati all’Ucraina nel 2022

A quanto ammonta l’aiuto finanziario degli Stati Uniti al regime di Kiev che agisce come operatore sul campo nella guerra mossa alla Russia?
Quanti sono i dollari dei contribuenti statunitensi che finiscono all’Ucraina, come evidenzia Zero Hedge?
Il grafico sottostante illustra in un video di due minuti l’ammontare totale degli aiuti statunitensi promossi o proposti per l’Ucraina nel 2022, a dieci mesi dall’avvio da parte della Russia di un’operazione militare speciale per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev. 

(Mi raccomando: guardatelo fino alla fine)

Nel video, che negli ultimi giorni è stato ampiamente condiviso, ogni punto rappresenta 100.000 dollari dei contribuenti statunitensi ed è suddiviso in base al tipo di sostegno, con gli aiuti militari (in rosso) che rappresentano di gran lunga la spesa più consistente, specifica Zero Hedge. 
Ancora lo scorso venerdì l’amministrazione Biden ha reso noti altri 275 milioni di dollari in armi ed equipaggiamenti di difesa per l’Ucraina, tra cui in particolare altri sistemi missilistici antiaerei, che verranno forniti tramite l’autorità presidenziale di drawdown, il che significa che il Pentagono preleverà armi dalle proprie scorte per soddisfare il pacchetto.
Per comprendere alcune delle cifre sopra riportate, è importante ricordare che il modo in cui la Casa Bianca annuncia quasi di routine i pacchetti di aiuti può creare confusione. Questi annunci hanno più che altro lo scopo di descrivere come l’amministrazione intende utilizzare il denaro già stanziato dal Congresso. 
Come si vede nel grafico seguente, c’è anche la distinzione chiave tra ciò che è stato proposto e ciò che è già stato promulgato.
I miliardi aggiuntivi “proposti” nel grafico precedente sono stati approvati con la recente approvazione del National Defense Authorization Act per l’anno fiscale 2023.
Prima dell’approvazione del NDAA, “il Congresso ha già approvato 65,9 miliardi di dollari per l’assistenza all’Ucraina attraverso tre distinti pacchetti di finanziamenti supplementari dall’invasione della Russia a febbraio”, secondo Defense News.
“Se il Congresso finanziasse la quarta richiesta, l’importo totale degli aiuti all’Ucraina approvati dai legislatori raggiungerebbe i 104 miliardi di dollari in meno di un anno”. 
Nel frattempo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una telefonata di domenica, ha “ringraziato” il presidente Joe Biden per “l’assistenza finanziaria e di difesa senza precedenti che gli Stati Uniti forniscono all’Ucraina”, secondo quanto si apprende. Ma nonostante i miliardi inviati e le decine di altri miliardi promessi, ha chiesto di più e ha “sottolineato l’importanza” soprattutto di rafforzare le difese aeree dell’Ucraina. La Casa Bianca starebbe attualmente valutando l’invio di sistemi di difesa antiaerea Patriot, come annunciato ieri dalla CNN, che se approvati segnerebbero una significativa escalation con la Russia.
I repubblicani sono sul piede di guerra e lo scorso novembre hanno polemicamente chiesto alla Casa Bianca se l’Ucraina fosse diventata il “51° Stato degli USA”. 
A tal proposito hanno infatti presentato alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti una risoluzione per realizzare un audit sui mastodontici fondi che il Congresso ha assegnato all’Ucraina. 
La repubblicana Marjorie Taylor Greene aveva affermato: “Dobbiamo controllare ogni dollaro dei contribuenti statunitensi inviato in Ucraina. Gli americani meritano di sapere perché l’ amministrazione Biden e il Congresso sono così interessati a finanziare la sicurezza dei confini dell’Ucraina e non quella del loro Paese”, per poi aggiungere che “il popolo statunitense merita di sapere dove vanno i soldi delle loro tasse guadagnate duramente per una nazione straniera che non è membro della NATO”. 
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il senatore del Kentucky Rand Paul, il quale ritiene che gli Stati Uniti non dovrebbero spendere miliardi per l’assistenza militare all’Ucraina. In un articolo apparso su The Federalist, il senatore ha osservato che l’economia USA non è nelle migliori condizioni e l’assistenza militare e finanziaria al regime di Kiev colpirà ancora più duramente i contribuenti. 
La Redazione de l’AntiDiplomatico, qui, con le immagini dei grafici.Fine modulo

Ma non facciamoci prendere dal complesso di inferiorità: ci siamo anche noi!

Armi italiane in Ucraina. Il “segreto di stato” aggirato dall’annuncio dell’ambasciatore francese a Kiev

Il governo italiano ha posto il segreto di stato sulle nuove armi che verranno inviate in Ucraina. Per fortuna l’ambasciatore francese a Kiev Etienne de Ponsin non è tenuto a rispettare il segreto di stato italiano e ha dichiarato ieri che uno dei due sistemi antiaerei SAMP-T in arrivo in Ucraina sarà inviato dall’Italia.
Il sistema antiaereo SAMP-T è un sofisticatissimo sistema missilistico dal costo (cadauno) di circa 800 milioni di euro (circa 3 ospedali, di primissimo livello) prodotto dalla francese MBDA e dall’italiana Thales Leonardo. Anche gli USA si apprestano ad inviare due sistemi Patriot per dire.
Io spero che qualcuno non abbia la pretesa che se inviamo per esempio armi nucleari all’Ucraina la Russia non ci consideri “non belligeranti” tanto a spararle sarebbero gli ucraini. No, perchè tra i nostri politici “sacchettisti” (riempitori di banconote in sacchette) ci sarebbe qualcuno in grado di sostenerlo.
Del resto, sempre più soldati appartenenti ai Paesi NATO stanno combattendo contro i russi in Ucraina. Si tratti di mercenari o di truppe regolari poco importa. L’Occidente è direttamente coinvolto nel conflitto che, ogni giorno, appare sempre più indirizzato verso l’internazionalizzazione. Il metodo per assuefare l’opinione pubblica europea all’inevitabilità e alla normalità dell’innesco di un conflitto mondiale NATO-Russia è, come al solito, quello della rana bollita.
L’asticella dell’escalation viene alzata gradualmente, poco alla volta, per fare in modo che non ci si accorga di stare irrimediabilmente scivolando nel baratro senza possibilità di ritorno. Spero di sbagliarmi ma l’impressione è che solo un miracolo possa riportare indietro le lancette della Storia. L’obiettivo della NATO è quello di smembrare la Federazione Russa in vari protettorati etnici da porre sotto controllo occidentale. I media europei e americani parlano apertamente di un futuro smembramento della Russia e sono già state pubblicate delle bozze di carte geografiche con la Russia divisa in 6-7 tronconi. La NATO non rinuncerà a questo piano, che coltiva da molti decenni e che, nel 1991, con lo smembramento dell’URSS, è riuscita in parte a realizzare. Il 1991 è stato il primo tempo, il 2022 il secondo. Naturalmente, la NATO ha fatto i conti senza l’oste. Vedremo come andrà a finire…
Giuseppe Masala, qui.

Gli effetti? Eccoli.

Donbass. La lista completa di tutti i massacri con armi NATO sui civili

La NATO ha dato il via libera alla distruzione mirata degli obiettivi civili e degli abitanti delle Repubbliche mediante le sue armi ad alta precisione

Il primo utilizzo dell’Himars MLRS sul territorio del Donbass è stato documentato il 28 giugno nell’insediamento di Pereval’sk (LNR).
Da quel giorno fino al 10 dicembre 2022 (5 mesi), sono stati effettuati un totale di 185 attacchi missilistici dall’Himars MLRS esclusivamente su obiettivi civili:

  • 34 attacchi mirati a obiettivi d’infrastrutture sociali, industriali e civili sul territorio della DNR
  • 151 attacchi mirati a obiettivi d’infrastrutture sociali, industriali e civili sul territorio della LNR:

 L’M-142 “Himars” (High Mobility Artillery Rocket System) è un avanzato sistema di lanciarazzi, dotato di un modulo con sei missili di precisione GMLRS, basato su un camion FMTV da cinque tonnellate dell’esercito americano.
Per l’“Himars” sono stati creati più di 20 tipi di munizioni, il cui raggio di tiro, a seconda del tipo, può variare da 30-80 chilometri in modalità MLRS (Multiple Launch Rocket System ndr.), fino a 300 o più chilometri (missile ATACMS), come tattica operativa di un sistema missilistico (Army Tactical Missile System ndr.).
L’“Himars” appartiene alla classe delle armi ad alta precisione, i missili hanno un sistema di guida inerziale e sono in grado di raggiungere qualsiasi bersaglio alle coordinate trasmesse dal raggruppamento satellitare statunitense.
Secondo i dati dell’intelligence, indirettamente confermati da fughe di notizie nel segmento pubblico ucraino, sul territorio ucraino è presente personale militare straniero, apparentemente per assistenza tecnica. Questi specialisti coordinano l’implementazione delle informazioni di intelligence ricevute dai satelliti e caricano precise coordinate nel software MLRS, oltre a monitorare l’efficacia dell’installazione.
Da fonti accessibili è noto che gli Stati Uniti forniscono all’Ucraina solo: missili unitari HIMARS M30 GMLRS e la sua modifica M30A1, nonché M31 GMLRS.
Il presidente degli Stati Uniti nelle sue dichiarazioni pubbliche sostiene che gli americani presumibilmente non forniranno alle Forze Armate ucraine missili a lungo raggio in grado di raggiungere il territorio della Federazione Russa (per gli Stati Uniti s’intende il territorio prima dell’annessione delle regioni DNR/LNR, Zaporozhye e Kherson) al fine di evitare il coinvolgimento diretto della NATO in un conflitto militare.
Il divieto degli americani all’uso degli “Himars” MLRS in Russia è stato confermato anche dal ministro della Difesa ucraino Reznikov in un’intervista al servizio ucraino della BBC. Funzionari americani affermano che le autorità ucraine hanno dato garanzie che questi sistemi non saranno usati contro il territorio russo.
Il 1° giugno 2022, il presidente degli Stati Uniti ha annunciato la fornitura di un pacchetto di aiuti militari da 700 milioni di dollari all’Ucraina. Era in questo pacchetto che, in particolare, erano inclusi i primi sistemi di razzi a lancio multiplo “Himars”.
Secondo informazioni provenienti da fonti accessibili, al momento sono state consegnate all’Ucraina 20 di queste installazioni.

Chi gestisce il funzionamento dell’Himars MLRS?

Quindi, abbiamo già capito che si tratta di armi NATO ad alta tecnologia che richiedono un addestramento tecnico speciale da parte dei loro operatori. È logico supporre che, come minimo, almeno nella fase iniziale, i militari delle formazioni armate ucraine non possedessero un tale addestramento.
Secondo dati attendibili, gli equipaggi delle installazioni arrivate ????in Ucraina in estate erano composti da militari della NATO in congedo. È inoltre noto che la guida sull’obiettivo, che fornisce un attacco estremamente preciso, viene effettuata utilizzando i satelliti militari statunitensi.
Allo stesso tempo, il gruppo di hacker ucraini “Beregini” ha pubblicato informazioni secondo cui dal 10 ottobre al 23 ottobre, 90 militari delle Forze Armate ucraine sono stati addestrati all’uso in combattimento, al funzionamento e alla riparazione degli “Himars” MLRS nei campi di addestramento della Bundeswehr in Germania.

Cosa si sa della tattica dell’uso degli “Himars” nella zona dell’Operazione Speciale Militare?

Analizzando i fatti sull’uso degli “Himars” MLRS nel territorio del Donbass, si possono fare alcune osservazioni.
Spesso il lavoro  di collocazione è coperto da delle scariche di sistemi più semplici (artiglieria o MLRS di stile sovietico), il cui compito è distrarre ed esaurire la difesa aerea con bersagli “collaterali” al momento del lancio degli “Himars”.
Ad esempio, questo è stato il caso del primo bombardamento sull’edificio dell’Amministrazione del Capo della DNR quando all’inizio il nemico ha sparato due serie di sistemi di artiglieria da 155 mm contro questa posizione e, pochi minuti dopo, i missili “Himars”.
Secondo gli specialisti della difesa aerea, dopo ogni lancio l’installazione viene operativamente spostata in un riparo e il lancio successivo viene effettuato da una posizione diversa.
Di norma, il movimento e il funzionamento degli impianti avviene di notte.
Pertanto, il territorio della Repubblica Popolare di Donetsk è stato attaccato 21 volte di notte, 13 volte di giorno, il territorio della Repubblica Popolare di Lugansk è stato attaccato 81 volte di notte, 70 volte di giorno.
Vi sono tutte le ragioni per ritenere che tali tattiche vengano utilizzate esclusivamente per ridurre al minimo i rischi di distruzione dell’installazione e non per scopi “umanitari”. A riprova di ciò, di seguito presentiamo un impressionante elenco dei fatti documentati, più eclatanti, delle tragiche conseguenze dell’uso degli “Himars” MLRS su infrastrutture sociali, civili, industriali e su infrastrutture critiche.
E nonostante l’Ucraina affermi che tutti i missili “Himars” raggiungono il loro obiettivo distruggendo solo depositi militari, punti di direzione e di ammassamento di uomini ed equipaggiamento dell’esercito russo nel Donbass – la verità è tutt’altra.
Sì, certo, tra gli obiettivi degli “Himars” MLRS ce ne sono di abbastanza selettivi: strutture militari e oggetti convenzionalmente “a doppio uso”: depositi di carburante, strutture del sistema di alimentazione energetica, strutture ferroviarie.
È il momento di ricordare che ad iniziare la guerra contro le infrastrutture critiche, per l’appunto, è stata l’Ucraina. Più precisamente ha continuato. Sono le formazioni armate dell’Ucraina che molto prima dell’inizio dell’operazione di liberazione speciale, precisamente dall’aprile 2014, distruggono intenzionalmente e metodicamente le infrastrutture dell’indomito Donbass con un unico obiettivo: terrore, intimidazione, attuazione di condizioni di vita insopportabili per i civili del Donbass. Per l’ottavo anno, gli abitanti del martoriato Donbass sopravvivono per migliaia di ore senza acqua, gas, riscaldamento e luce.
Considerando l’elevata precisione del sistema “Himars”, l’elenco seguente indica l’uso mirato e indiscriminato di armi, che l’Ucraina dichiara come impiegate per scopi militari.
Ecco l’elenco dei fatti, documentati dagli uffici di rappresentanza della DNR e LNR nel JCCC (Centro Congiunto per il Controllo e il Coordinamento sul cessate il fuoco e la stabilizzazione della linea di demarcazione ndr.) con le tragiche conseguenze dell’uso degli “Himars” MLRS su infrastrutture produttive, sociali, civili e su infrastrutture critiche: 

28 giugno, centro abitato di Pereval’sk (LNR), a seguito del bombardamento non sono state registrate vittime o danni;
4 luglio, centro abitato di Snezhnoe (DNR), sono stati registrati danni all’impresa statale “Snezhnyanskkhimmash”, alla scuola materna n. 6 e n. 2, e ad edifici abitativi;
9 luglio, centro abitato di Alchevsk (LNR), sono stati danneggiati 6 edifici abitativi, l’impresa per lavori di costruzione e d’installazione “Kommunarskstroj”;
10 luglio, centro abitato di Stepano-Krynka (DNR), durante il bombardamento di un centro di volontariato, 7 civili sono stati uccisi e 39 feriti;
12 luglio, centro abitato di  Stakhanov (LNR), a seguito del bombardamento 2 civili sono morti e 2 civili sono rimasti feriti; i vetri di 11 edifici abitativi a più piani, l’asilo “Skazka” e la scuola di specializzazione n. 10 di Stakhanov sono stati danneggiati;
17 luglio, centro abitato di  Alchevsk (LNR), 2 civili sono stati uccisi, 6 edifici abitativi a più piani, un deposito di autobus e filobus e il sanatorio-profilattico “Druzhba” sono stati danneggiati;
24 luglio, centro abitato di  Krasnij Luch (LNR), a seguito dei bombardamenti, l’amministratore dell’hotel “Krasnij Luch” è rimasto ferito, lo stesso hotel “Krasnij Luch” è stato distrutto; 7 edifici abitativi, una farmacia, 4 strutture di vendita al dettaglio, un mercato cittadino, e delle linee elettriche sono state danneggiate;
29 luglio, centro abitato di  Elenovka (DNR), bombardamento su una colonia penale nel villaggio di Elenovska, dove erano detenuti i prigionieri di guerra del battaglione nazionalista “AZOV”, risultato: 47 morti e 74 feriti;
23 agosto, Donetsk (DNR) è stato distrutto un edificio amministrativo;
23 agosto, centro abitato di  Gorskoe (LNR), 4 edifici abitativi, l’edificio del Ministero delle Situazioni di Emergenza e la Casa della Cultura cittadina sono stati distrutti; 28 edifici abitativi, la sottostazione elettrica “Gorskaya” e una farmacia sono rimasti danneggiati;
25 agosto, Donetsk (DNR), è stato registrato un danno al terminal doganale “Donetsk”;
12 settembre, centro abitato di  Dokuchaevsk (DNR), sono stati registrati danni critici alla filiale n. 3 dello Stabilimento “Dokuchaevskij Flux-Dolomite” e alla società “DMZ”;
13 settembre, centro abitato di  Lisichansk (LNR), 2 civili sono stati uccisi e uno è rimasto ferito; 6 edifici abitativi multi-appartamento, una centrale termica e una struttura commerciale sono stati danneggiati;
16 settembre, centro abitato di  Nizhnyaya Duvanka (LNR), la Casa della Cultura e un granaio sono stati distrutti; 5 edifici abitativi, la scuola materna “Zvonochek”, una scuola secondaria, i vigili del fuoco, una farmacia sono rimasti danneggiati;
21 settembre, centro abitato di  Novoajdar (LNR), un civile è stato ucciso e uno è rimasto ferito. Un edificio abitativo, un edificio scolastico, il convitto del College “Novoajdar agro”, un granaio, un magazzino per fertilizzanti e macchine agricole, 8 unità di macchinari agricoli, 2 auto e un camion sono stati distrutti; 4 edifici abitativi sono rimasti danneggiati;
27 settembre, centro abitato di  Bryanka (LNR), 4 civili sono stati uccisi e due sono rimasti feriti, la sezione Bryankovskij dell’impresa statale “Luganskgaz” è stata distrutta; 12 edifici abitativi multi-appartamento, il “Bryankovskij Electromechanical College”, la scuola d’arte per bambini n. 1 e un negozio di alimentari sono rimasti danneggiati;
3 ottobre, Donetsk (DNR), è stato registrato un colpo diretto sul tetto del complesso commerciale “Continent”; la vetrata della sala dell’impresa municipale di controllo del traffico “Donelektroavtotrans”, la farmacia centrale “Ol’viya”, un edificio abitativo multi-appartamento sono rimasti danneggiati;
4 ottobre, centro abitato di  Dokuchaevsk (DNR), sono stati registrati danni alla filiale n. 3 del “DFDK”, a una serie di strutture sociali, e ad edifici abitativi privati ??e multi-appartamento;
16 ottobre, Donetsk (DNR), a seguito dei bombardamenti, 5 civili sono rimasti feriti; un edificio amministrativo, oltre a una serie di negozi e a 4 edifici abitativi multi-appartamento sono rimasti danneggiati;
19 ottobre, centro abitato di  Makeevka (DNR), a seguito dei bombardamenti, sono stati registrati danni ad un edificio privato;
28 ottobre, centro abitato di Pervomaisk (LNR), una ragazza è stata uccisa, un edificio abitativo è stato completamente distrutto, altri 8 edifici abitativi e 3 auto sono rimasti danneggiati;
3 novembre, centro abitato di Gorlovka (DNR), a seguito di un bombardamento sono stati registrati gravi danni agli edifici dell’impresa operativa unitaria statale DNR “Stirol”, una delle principali imprese chimiche della Repubblica impegnata nella produzione di fertilizzanti minerali e di prodotti in polimero;
4 novembre, centro abitato di  Makeevka (DNR), a seguito dei bombardamenti una donna nata nel 1954 è stata uccisa, un uomo nato nel 1954 è rimasto gravemente ferito. Sono stati registrati danni a 4 edifici abitativi;
5 novembre, Donetsk (DNR), sono stati registrati danni multipli ad edifici abitativi e ad infrastrutture civili;
6 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), un civile è stato ucciso, 2 edifici abitativi sono stati distrutti e 16 sono rimasti danneggiati, così come la scuola di Stakhanov n. 3, la piscina “Delfin”, una linea elettrica, un gasdotto e un sistema di approvvigionamento idrico sono stati danneggiati;
7 novembre, Donetsk (DNR), è stato registrato un colpo diretto su un edificio amministrativo seguito da un incendio, la vetrata del Hotel “Central” e 2 edifici abitativi sono rimasti danneggiati;
10 novembre, centro abitato di Gorlovka (DNR), a seguito di un bombardamento è stata registrata la distruzione dell’edificio amministrativo della KP “Società di gestione di Gorlovka” e il danneggiamento di un edificio abitativo multi-appartamento;
11 novembre, centro abitato di  Krinichnaya (LNR), 2 dipendenti della miniera “Krinichanskaya” sono stati uccisi, altri 4 civili sono rimasti feriti; le strutture della miniera sono state danneggiate;
11 novembre, centro abitato di  Rozovka (DNR), a seguito di colpi diretti, sono stati registrati gravi danni alla “Scuola secondaria dei minatori del villaggio di Rozovka” e all’editore “Unione culturale-ricreativa”;
11 novembre, centro abitato di  Dokuchaevsk (DNR), sono stati registrati colpi diretti sugli stabilimenti produttivi della filiale n. 3 dello stabilimento “Dokuchaevskij Flux-Dolomite”;
12 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), 3 dipendenti di una pasticceria sono rimasti feriti, un ristorante, un club sono stati distrutti e 8 edifici abitativi, un negozio di alimentari e una pasticceria sono stati danneggiati;
12 novembre, centro abitato di  Gorlovka (DNR), a seguito di un bombardamento è stato registrato un colpo diretto al Palazzo della Cultura “Shakhter”, sono stati danneggiati i vetri del “Gorlovka Motor Transport College”, 4 edifici abitativi multi-appartamento e un negozio di alimentari;
16 novembre, centro abitato di  Yasinovataya (DNR), a seguito di un bombardamento sono stati registrati danni alla facciata e alla vetrata del Palazzo della Cultura “Mashinostroitelej”;
16 novembre, centro abitato di  Zimogor’e (LNR), un civile è stato ucciso e 2 sono rimasti feriti. Un edificio abitativo a più piani, i locali industriali del punto di ricezione del grano di Zimogoryevsk, una scuola secondaria intitolata all’Eroe dell’Unione Sovietica I.S. Mal’ko, la scuola materna “Ivushka”, la stazione ferroviaria, e le linee elettriche sono state danneggiate.
17 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), 2 civili nati rispettivamente nel 1950 e nel 1951 sono stati uccisi e 3 sono rimasti feriti; un edificio abitativo multi-appartamento è stato distrutto;
18 novembre, centro abitato di  Bryanka (LNR), una donna nata nel 1949 è rimasta ferita; un edificio abitativo multi-appartamento è stato distrutto e 2 danneggiati. Un edificio residenziale e 7 costruzioni annesse sono stati danneggiati, danneggiati anche l’edificio dell’organizzazione pubblica DOSAAF, un gasdotto e una linea elettrica;
20 novembre, centro abitato di  Kremennaya (LNR), 2 edifici abitativi, 4 annessi, 2 negozi e una linea elettrica sono stati danneggiati;
21 novembre, centro abitato di  Alchevsk (LNR), 2 civili sono stati uccisi e uno è rimasto ferito, 2 edifici abitativi sono stati distrutti e 5 sono stati danneggiati;
24 novembre, centro abitato di  Stakhanov (LNR), sono stati distrutti un edificio residenziale, uno studio d’arte per bambini e in parte l’edificio di una società di trasmissione radiofonica, radiocomunicazione e televisione; sono stati danneggiati un edificio residenziale, il cinema “Mir”, un centro culturale e una torretta televisiva e radiofonica;
4 dicembre, centro abitato di Alchevsk (LNR), l’Istituto industriale “DonGTI” (Istituto Tecnico Statale del Donbass ndr.) e il rispettivo convitto sono stati danneggiati;
5 dicembre, centro abitato di Alchevsk (LNR), 7 persone sono state uccise, 27 ferite; il padiglione didattico, il convitto e la biblioteca dell’Istituto Tecnico Statale del Donbass, il ristorante “Krugozor” e 5 edifici abitativi sono rimasti danneggiati;
6 dicembre, centro abitato di Starobel’sk (LNR), 3 dipendenti dell’impresa municipale “Starobelskij Elevator” sono rimasti feriti; magazzini e un impianto di pesatura sono stati danneggiati;
8 dicembre, centro abitato di Pervomajsk (LNR), un edificio abitativo multi-appartamento e due distributori di benzina sono stati danneggiati;
10 dicembre, centro abitato di Svatovo (LNR), danneggiato un collegio scolastico.

Invece di una sintesi, ricordiamo che in una riunione del Consiglio permanente dell’OSCE, la Russia ha già dichiarato che è l’Alleanza e, in particolare, gli Stati Uniti, ad avere la personale responsabilità delle vittime civili, della popolazione e della distruzione delle infrastrutture sociali e civili.
Buyakevich (vice rappresentante permanente della Russia presso l’OSCE ndr.): “Dall’inizio dell’Operazione Militare Speciale, i militari americani sono stati attivamente coinvolti nella pianificazione e nella effettiva gestione delle ostilità. I rappresentanti ucraini hanno riconosciuto che non un solo colpo, ad esempio, dall’Himars MLRS avviene senza il consenso degli americani. Di recente, questo, infatti, è stato ufficialmente riconosciuto dal Pentagono, a conferma che in Ucraina si trovano truppe americane.
È abbastanza ovvio che i curatori occidentali, che sponsorizzano l’Ucraina per il nono anno e, di fatto, la governano, sono pronti a combattere la Russia esclusivamente sul suolo straniero e fino all’ultimo ucraino, utilizzando i mezzi più sporchi e senza regole, violando tutte le norme del diritto umanitario internazionale, le convenzioni internazionali, che regolano le questioni relative alla condotta della guerra e alla protezione della popolazione civile in tempo di guerra.

Fonte: Centro Congiunto per il Controllo e il Coordinamento sul cessate il fuoco e la stabilizzazione della linea di demarcazione 

Traduzione di Eliseo Bertolasi, qui.

E in attesa che il sole torni a splendere sul nostro fosco futuro

barbara

LORO, COMUNQUE, NON CI BOICOTTANO

e continuano a regalarci di questi spettacoli di inestimabile bellezza

musica di Ennio Morricone per il film 72 metri, immagino ispirato alla vicenda del sottomarino affondato e diventato la tomba dell’intero equipaggio

E infine sboicottiamo il grande, superboicottato, Ciaikovsky con questo delizioso Pas de deux, piccolo anticipo sul balletto che andrò a vedere questa sera a teatro.

Aggiungo questo strepitoso articolo dell’osannatissimo politologo Edward Luttwak del 27 Febbraio 2022

“Putin cadrà”: la rivelazione sulla fine della guerra in Ucraina [giustamente: le religioni coi dogmi sono, appunto, quelle rivelate]

Edward Luttwak prevede che la Russia perderà la guerra a causa dei pochi mezzi di Mosca: sul Cremlino aleggia anche l’ombra di un colpo di stato

Il politologo americano Edward Luttwak ha esposto le sue teorie sulla fine della guerra in Ucraina, spiegando che il cessate il fuoco sarebbe molto vicino. A premere su Vladimir Putin non sarebbero tanto le sanzioni dell’Occidente, quanto problemi strutturali dell’esercito della Russia, troppo poco numeroso e potente per conquistare davvero Kiev e instaurare un nuovo ordine.

Perché la Russia potrebbe perdere la guerra in Ucraina

L’esperto ha dichiarato che i russi “sono destinati a inciampare” in Ucraina. Il numero uno del Cremlino avrebbe dato vita a un’operazione su larga scala senza averne i mezzi. La campagna in Ucraina è destinata a finire molto presto. Vladimir Putin “è stato un bravo giocatore di poker”, ma adesso “sta giocando alla roulette”.
Questo perché da Mosca è partita l’invasione di un Paese più grande della Francia con un “numero bassissimo di truppe”, circa 120 mila. Circa la metà di quelle di cui si è parlato negli scorsi giorni, prima dell’attacco. In un’intervista pubblicata su Il Giorno ha spiegato che la Russia “non può permettersi una guerra di logoramento, lunga, città per città. Non la reggerebbe economicamente e politicamente”.
Per questo molte zone dell’Ucraina non potranno essere, secondo Edward Luttwak, controllate dai russi, che finiranno “per cadere vittime delle imboscate” dei militari locali e addirittura dei civili armati, che sono in possesso di “100 mila fucili” [il superesperto signor Luttwak evidentemente ignora che se sono armati e combattono NON SONO CIVILI, non possono essere considerati tali da nessun punto di vista] e hanno l’appoggio logistico della Nato, e possono dunque contare sulle armi occidentali.

Vladimir Putin cadrà? Lo scenario per porre fine alla guerra

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sarà bloccata, prevede il politologo, su più fronti. Sul campo a opera della resistenza, con il governo di Kiev che potrebbe dirigere le operazioni da Ovest, in esilio. E anche a Mosca, dove gli oligarchi russi, appesantiti dalle sanzioni, potrebbero organizzare un colpo di stato, o comunque deporre Vladimir Putin.
C’è “solo un modo” per fermare la distruzione economica della Russia, ha cinguettato su Twitter. Ovvero “la rimozione di Vladimir Putin da parte di Sergej Naryshkin”, direttore del Servizio di intelligence internazionale russo, “e altri funzionari che si sono opposti alla guerra”. (Qui)

Per favore, qualcuno provveda a informare Putin che è inutile che continui a combattere, perché sono nove mesi e dodici giorni che ha perso la guerra. Sembra anche ignorare, il superesperto signor Luttwak, che c’è, effettivamente qualcuno che potrebbe decidere di estromettere (se ci riesce, beninteso) Putin con la forza: i falchi, che fin dall’inizio continuano a fare pressione su di lui affinché si decida a combattere sul serio e a farla finita una volta per tutte con quella banda di nazisti, e alle cui pressanti richieste Putin sta continuando strenuamente a resistere. Se Putin cade, la guerra la prendono in mano loro, e saranno cazzi acidi per un bel po’ di gente. Caro Luttwak, faccia una bella cosa: vada a cagare.

Nel frattempo ieri, giornata mondiale del calcio dell’Onu…

https://t.me/letteradamosca/10932

barbara

CONTINUANO INESORABILI,

implacabili, insaziabili, i crimini ucraini contro la popolazione civile del Donbass. Ero partita con l’idea di farne una rassegna, ma mi servirebbero almeno dieci ore per metterli insieme e sistemarli, per cui mi limito a questo articolo.

Il centro di Donetsk è quasi completamente crivellato

Da settimane, quasi quotidianamente, le unità ucraine sparano indiscriminatamente contro i distretti Voroshilovsky e Kievsky. I bombardamenti effettuati casualmente non perseguono alcuno scopo militare, poiché i proiettili colpiscono spesso hotel, edifici residenziali, uffici, ospedali, fermate dei trasporti pubblici, un’impresa di pompe funebri, lo stadio Donbass Arena e dintorni e altri oggetti civili come il mercato (colpito due volte, come si vede nel video del reporter Rangeloni).
Gli arrivi di missili e artiglieria si verificano più volte al giorno. Gli attacchi si verificano al mattino, pomeriggio, sera e notte. In qualsiasi momento possono arrivare i razzi Grad MLRS o i proiettili da 155 mm forniti dai paesi occidentali. Nello stesso tempo, è difficile dire che gli artiglieri ucraini stiano mirando in modo specifico. La sensazione è che non ci sia un obiettivo specifico dove i soldati delle Forze Armate dell’Ucraina vogliano colpire. È come se l’ordine fosse di sparare in direzione di Donetsk ma non importi dove i proiettili colpiscano esattamente.
Ad esempio, la notte del 5 dicembre, i proiettili ucraini sono caduti nel distretto di Voroshilovsky. Sono stati danneggiati l’edificio del “salone dei servizi rituali”, locali per uffici all’indirizzo di via Artem 7, così come è stata anche colpita la Chiesa della Natività di Cristo nell’area del centro città vicino al centro commerciale Continent. E la sera del 4 dicembre, le forze armate ucraine hanno nuovamente sparato su Pushkin Boulevard e 25 RKKA Street. Due giorni prima, i militari ucraini avevano già colpito lo stesso posto, poi hanno colpito il negozio di alimentari Moskva. Diversi proiettili da 155 mm sono caduti vicino allo stadio Donbass Arena.
Non c’è dubbio che i combattimenti continueranno l’anno prossimo. Donetsk rimarrà ovviamente nella zona di distruzione dell’artiglieria delle Forze armate ucraine, e gli scontri vicino alla città continueranno, ma è probabile che la linea del fronte inizi ancora a cambiare, ma molto probabilmente ciò accadrà dopo le Vacanze di Capodanno.
Non è noto quanto durerà Donetsk in questo stato. Dubito che i bombardamenti si fermeranno nel prossimo futuro, dal momento che le unità ucraine sono ancora vicine alla città e ci sono modi per colpire non solo nel centro della capitale della DPR, ma anche nella parte posteriore profonda dell’ex confine con la Federazione Russa. Di conseguenza, non sarà sufficiente riconquistare gli insediamenti adiacenti a Donetsk dalle forze armate ucraine, l’esercito ucraino sarà comunque in grado di colpire la DPR sfruttando i lanciarazzi occidentali.
Al momento, le battaglie principali si stanno svolgendo intorno ad Artemovsk. Le forze armate ucraine non sono ancora circondate, i militanti ucraini possono continuare a fornire al loro gruppo tutto ciò di cui hanno bisogno e la città sta diventando sempre più simile a Mariupol, ma Artyomovsk non può essere presa così rapidamente come la città portuale, a causa di 8 anni di opere di trinceramento e fortificazione. Inoltre, sono in corso scontri a Maryinka e nelle vicinanze di Avdiivka, da dove le forze armate ucraine sparano più spesso su Donetsk. Ma è troppo presto per dire che questi insediamenti saranno presto liberati.
Una soluzione negoziale del conflitto continua ad essere scartata categoricamente da parte occidentale. Il presidente Macron che nel recente viaggio negli USA ha incontrato Biden ed ha ottenuto piccole aperture, è fortemente ostacolato dalla dirigenza europea ed ha ricevuto le critiche di Kiev.

La verità sparisce dai radar, se la cronaca diventa teologia

Ricordo che il contributo più grande che tutti noi possiamo dare per la pace, è informarci. Ovvero esercitare la nostra libertà di giudizio. Perciò riporto una citazione di un pezzo di Giorgio Cattaneo, “Teologia della guerra, ieri come oggi” che mi sembra significativo:

“Più ancora che i missili, a spaventare – francamente – è il non-pensiero che sovrasta ogni possibile disamina, ogni sguardo proteso ad esplorare aspetti necessariamente sfaccettati della realtà, in cui – come sappiamo – le responsabilità degli eventi storici sono sempre largamente distribuite. Qualsiasi essere umano non può che ripudiare il ricorso alla guerra: che può essere eventualmente comprensibile, ma mai giustificabile. Eppure: piuttosto che sforzarsi di comprendere, per poi disinnescare i conflitti, si preferisce criminalizzare la controparte, fino a demonizzarla. Ed è proprio qui che sembra riaffiorare una tentazione antica: travisare la “testualità” fattuale della storia e sostituirla con una sorta di distorsione quasi teologica, un’interpretazione sommaria e basata su una narrazione invariabilmente unilaterale, spesso minacciosa, sempre restia a confrontarsi con l’altrui verità“.

VPNews

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nota a margine: siccome la conoscenza dei fatti è fondamentale, per vedere in modo specifico cosa succede a Donetsk, consiglio i reportage di Rangeloni che trovate su Youtube (vedi qui) o su Telegram (vedi qui). Per quanto riguarda la cronaca della parte ucraina, questa è riportata molto efficacemente dai grandi media, anche se spesso inquinata dalla propaganda di guerra.
Patrizio Ricci, qui.

Aggiungo un paio di cose di alcuni giorni fa.

FUCILAZIONI – La Russia non ha ancora ricevuto alcuna risposta dagli organismi internazionali per i diritti umani rispetto all’esecuzione di prigionieri di guerra russi da parte dei soldati ucraini. Lo ha sottolineato Gennady Gatilov, rappresentante permanente della Russia presso le Nazioni Unite a Ginevra. “Aspettiamo di vedere come valuteranno gli appelli e le note che abbiamo inviato. Finora non abbiamo ricevuto alcuna risposta”. (Qui)

KIEV – Manifestazione a Kiev dei parenti dei soldati ucraini che risultano ufficialmente “dispersi”. I parenti chiedono notizie, sospettando che i “dispersi” siano in realtà morti ma che le autorità, nel tentativo di rendere meno pesante il bilancio delle operazioni, non vogliano dichiararlo.

https://t.me/letteradamosca/10511

ATTENZIONE IMMAGINI IMPRESSIONANTI – Dopo le sollecitazioni di parte russa (https://t.me/letteradamosca/10509), e una settimana dopo, le Nazioni Unite hanno reagito alla fucilazione dei prigionieri russi da parte degli ucraini e hanno chiesto un’indagine sui fatti. L’Alto Commissario per i diritti umani Volker Türk ha detto che le circostanze dell’esecuzione dei soldati russi a Makiivka dovrebbero essere indagate e i responsabili puniti. Türk inoltre ha affermato di ritenere che le immagini dell’esecuzione siano autentiche. La missione di monitoraggio delle Nazioni Unite nel campo dei diritti umani è giunta alla stessa conclusione, ha osservato. E in precedenza, anche il New York Times aveva scritto di ritenere autentico il video.

https://t.me/letteradamosca/10516

UCRAINA – A Vinniza la strada prima intitolata al grande scrittore russo Lev Tolstoj è stata reintitolato a Stepan Bandera (foto), leader del movimento nazionalista ucraino e collaboratore delle SS.

https://t.me/letteradamosca/10526

Qui la prova che l’Ucraina sta vincendo la guerra e la Russia è ormai in ginocchio

Qui.

https://t.me/letteradamosca/10494

E infine un emulo di John Lennon

Qui.

Loro, comunque, non ci boicottano!

barbara

E NOI?

Sempre più numerosi i segnali che suggeriscono che l’obiettivo sembra proprio essere quello, dal generale inglese fortemente intenzionato a far combattere l’esercito in Europa alla pesantissima provocazione lituana su Kaliningrad: provocazione con tutta probabilità messa in atto non per iniziativa propria bensì per ordini “superiori”: a quanto pare gli stati sotto l’ala “protettrice” statunitense non sono più sovrani di quanto lo fossero quelli a suo tempo sotto l’ala sovietica. La mia impressione è che il trauma subito dai Paesi dell’ex Patto di Varsavia ad opera dell’Unione Sovietica sia stato tale da rendere loro difficile distinguere lucidamente fra la vecchia Unione Sovietica e l’attuale Russia, in particolare la Russia che Putin, dopo averne raccattato i brandelli a cui l’aveva ridotta Yeltsin, ha rimesso in piedi facendone qualcosa di sensibilmente diverso dalla vecchia Unione Sovietica. Per questo motivo non mi riesce facile immaginare che uno stato dell’ex orbita sovietica possa pensare, di propria iniziativa, a sfidare la Russia con una provocazione gravissima come il blocco degli approvvigionamenti, che rappresenta un autentico atto di guerra. E chiaramente l’obiettivo dei padroni della Lituania è proprio quello di scatenare da parte della Russia l’unica logica risposta in una situazione del genere, ossia la guerra. E dato che la Lituania fa parte della NATO, se Putin risponde, il resto diventa storia scritta – alla fine della quale chissà se noi ci saremo. Forse i prossimi giorni ci porteranno la risposta.
E ora vediamo un po’ di cose, cominciando con l’assedio di Azot.

Ucraina: l’assedio delle Azot e la cattura di due soldati Usa

Resistono gli ucraini assediati nell’impianto di Azot, a Severodonetsk,  dove si sta ripetendo il copione già visto alle Azovstal di Mariupol, con miliziani e soldati ucraini assediati nell’impianto industriale insieme a un numero imprecisato di civili (che è davvero arduo pensare che vi si siano barricati volontariamente, ma tant’è).
I russi stanno tentando di chiudere la morsa sui resistenti, sia a Severodonesk che nella attigua Lysychansk, separata dall’altra cittadina da un fiume, ma le operazioni militari proseguono con estrema lentezza: per i russi si tratta di risparmiare vite al proprio esercito; per gli ucraini di resistere in attesa delle nuove armi Nato.
Nel frattempo, ha avuto grande rilievo la notizia della cattura di due soldati americani, anche perché negli Usa hanno paura che possano subire la stessa sorte dei due britannici catturati dai russi di recente insieme a un marocchino, i quali sono stati condannati a morte da un tribunale di Donetsk.
La Russia aveva dichiarato fin dall’inizio della guerra che i combattenti stranieri catturati non sarebbero stati trattati da prigionieri di guerra e la condanna dei due “volontari” segue quella dichiarazione.
Detto questo, a seguito delle proteste britanniche, Mosca ha invitato Londra a contattare la Repubblica di Donetsk per avviare negoziati per la loro liberazione (BBC), cosa che Londra non vuol fare per una ragione di principio: teme di esser costretta in tal modo a riconoscere de facto la Repubblica indipendente. Per questo, ha contattato il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba, incaricandolo di risolvere la cosa.
In realtà, trattando con Donestk non riconoscerebbe affatto la Repubblica in questione, riconosciuta finora da Mosca e pochi dei suoi alleati, ché il riconoscimento di un’entità politica come statuale è tutt’altro da un negoziato con un nemico.
La verità è che Londra teme di perdere di prestigio, abbassandosi a chiedere la liberazione dei propri prigionieri, da qui l’incarico all’Ucraina, anche se, sottotraccia, le trattative le sta facendo, eccome (si spera anche per il marocchino…).
Così, la storia dei due soldati britannici – ufficialmente volontari, di fatto forze speciali incognite in servizio attivo – insegna che anche per i due americani non ci sarà una condanna a morte, che avrebbe solo l’effetto di dare nuovi argomenti alla propaganda avversa, ma si avvierà un negoziato.
Interessante notare la storia di uno dei due americani catturati. Sul New York Post, un’intervista drammatica della madre del soldato, che spiega che il figlio si era arruolato come volontario per “salvare vite ucraine e non solo ucraine” (?) ed era pronto a morire (non sembra: certe cose si dicono, poi…).
La mamma, che è sempre la mamma, racconta che non era andato per combattere, ma solo “per addestrare i soldati ucraini’”. Fin qui la donna, che siamo alquanto certi che prima o poi rivedrà l proprio ragazzo, al contrario di tanti altri che stanno morendo in questa stupida guerra.
C’è un passaggio obbligatorio da fare, cioè il ragazzo deve dichiarare alle telecamere russe che è contro la guerra e che ha sbagliato ad andare in Ucraina, come hanno fatto i due britannici e come ha fatto anche lui.
Come si legge su Oda Tv, appena catturati, i soldati stranieri che combattono in Ucraina “in un solo giorno si trasformano in ‘figli dei fiori’, dichiarandosi contro la guerra”. Se citiamo questa Tv turca non è tanto per questa ironia, cinica eppur vera, quanto perché ci ha colpito una rivelazione di tale emittente.
In un articolo, infatti, Oda Tv spiega che il simbolo che campeggia sull’uniforme di uno dei due soldati americani catturati, Alexander John-Robert Drueke, lo rivela come membro dell’US Armed Forces Chemical Warfare Corps, cioè la forza militare Usa dedicata alle armi chimiche.
Infatti, il distintivo dorato, all’interno del quale si distinguono un tronco d’albero e un drago, è inequivocabile, Non avremmo creduto alla notizia, se non fosse che la stessa foto, e lo stesso distintivo, illustra il servizio dell’articolo del Nyp succitato.

Se si ingrandisce la fotografia in questione, si vede perfettamente che il distintivo è quello indicato, come si riscontra anche su un sito specializzato delle forze armate Usa (https://www.usamm.com).
Nel presentare il militare, il Nyp spiega che Drueke era andato due volte in missione in Iraq, forse alla ricerca delle famose armi di distruzione di massa di Saddam. Ma che ci è andato a fare in Ucraina? Non ha competenze in fatto di addestramento per una battaglia di terra, dato che le sue competenze sono le armi chimiche.
Oda Tv ricorda che solo alcuni giorni fa il Pentagono ha rivelato di aver supportato 46 biolaboratori sparsi sul territorio ucraino, ma questo non spiega granché, dal momento che il ragazzo è partito da poco per la guerra. Così resta la domanda: che diavolo ci è andato a fare? Resterà inevasa. (Qui)

Ho idea che a metterle in fila, le domande che resteranno per sempre inevase, facciamo da qui al sole e ritorno. E ora ascoltiamo una voce particolarmente interessante.

La guerra Usa – Russia in Ucraina vista da un ex dirigente della Cia

 “Contrariamente alle dichiarazioni trionfalistiche di Washington, la Russia sta vincendo la guerra e l’Ucraina ha perso la guerra. Sui danni a lungo termine prodotti alla Russia il dibattito è aperto”. Così Graham E. Fuller, ex vicepresidente del National Intelligence Council presso la CIA, il quale dettaglia le conseguenze di questa “guerra americano-russa combattuta per procura fino all’ultimo ucraino”.
Nella nota, Fuller spiega che “le sanzioni americane contro la Russia si sono rivelate molto più devastanti per l’Europa che per la Russia stessa. L’economia globale ha subito un rallentamento e molte nazioni in via di sviluppo devono affrontare gravi carenze alimentari e il rischio di una fame dilagante”.
La devastazione subita dall’Europa sta creando criticità nel rapporto tra questa e Washington, che sta costringendo i propri clienti a supportare a proprie spese la sua linea di “politica estera erratica e ipocrita, basata sul disperato bisogno di preservare la ‘leadership americana’ nel mondo”. Ed è da vedere se acconsentirà a intrupparsi senza riserve anche nella guerra “ideologica” contro la Cina, dalla quale il Vecchio Continente dipende più che dalla Russia.
“Una delle caratteristiche più inquietanti di questa lotta tra USA e Russia in Ucraina è stata l’assoluta corruzione dei media indipendenti. Washington ha vinto a mani basse la guerra dell’informazione e della propaganda, coordinando tutti i media occidentali e costringendoli a cantare lo stesso libro di inni che sta caratterizzando la guerra ucraina. L’Occidente non ha mai assistito a un’imposizione così totale di una prospettiva geopolitica ideologicamente guidata […] Stretti in questa virulenta raffica di propaganda anti-russa, che non ho mai visto neanche durante i miei giorni da Guerriero Freddo, gli analisti seri devono scavare in profondità per avere una comprensione oggettiva di ciò che sta effettivamente accadendo in Ucraina”.
La presa sui media ha avuto l’effetto di tacitare “quasi tutte le voci alternative”. “Ma l’implicazione più pericolosa è che mentre ci dirigiamo verso future crisi globali, assistiamo alla scomparsa di una vera e propria stampa libera e indipendente”, mentre l’opinione pubblica è preda “di media dominati dalle multinazionali vicine ai circoli politici, che godono del supporto dei social media elettronici; tutti attori che manipolano la narrativa secondo propri fini. Mentre andiamo incontro a un’instabilità prevedibilmente più grande e più pericolosa prodotta dal riscaldamento globale, dai flussi di profughi, dai disastri naturali e dalle probabili nuove pandemie, il rigoroso dominio statale e corporativo dei media occidentali diventa davvero molto pericoloso per il futuro della democrazia” (bizzarrie di questa sedicente lotta tra democrazia e autocrazia…).
Per quanto riguarda i cambiamenti geopolitici dettati dalla crisi ucraina, Fuller registra che “le massicce sanzioni statunitensi contro la Russia, tra cui la confisca dei fondi russi nelle banche occidentali, sta inducendo la maggior parte del mondo a riconsiderare l’idea di puntare interamente sul dollaro USA nel futuro. La diversificazione degli strumenti economici internazionali è già in atto e indebolirà la posizione economica un tempo dominante di Washington e la sua ‘arma unilaterale’, il dollaro”.
Inoltre, lo spostamento della Russia verso l’Asia appare ormai destino irreversibile, producendo quell’asse Cina-Russia che Washington da tempo paventa come minaccia esistenziale. Tale processo è arrivato a un punto tale che l’idea di disarticolare tale asse, avanzata da tanti analisti e politici occidentali, è ormai una pura “fantasia”.
“Purtroppo per Washington, quasi tutte le sue aspettative su questa guerra si stanno rivelando errate”, conclude Fuller, secondo il quale in futuro questo tempo potrebbe rivelarsi come il momento in cui l’Occidente ha preso coscienza dell’errore insito nella condiscendenza verso la pretesa americana di “preservare il suo dominio globale”, che inevitabilmente creerà “nuovi confronti, sempre più pericolosi e dannosi con l’Eurasia”. Mentre “la maggior parte del resto del mondo – America Latina, India, Medio Oriente e Africa – non vede alcun interesse nazionale in gioco in questa guerra fondamentalmente americana contro la Russia”.
Se riferiamo tali opinioni, non nuove per questo sito, è perché sono enunciate da una fonte autorevole e non certo tacciabile di filo-putinismo, accusa peraltro abusata durante le guerre infinite dalla propaganda occidentale, che di volta in volta ha tacciato le voci critiche di essere filo-Saddam, filo-Assad. filo-iraniani, filo-terroristi e quanto altro. Nihil sub sole novum.
L’unica novità è che in passato, durante i precedenti passi di questa guerra infinita – che necessariamente doveva rivolgersi contro Russia e Cina (e contro l’Europa, in maniera più o meno indiretta) -, è che mentre morivano gli arabi e gli africani non importava nulla a nessuno (come nulla importa ora dello Yemen). Ora che la guerra incide sul prezzo della benzina e degli alimenti, interessa, eccome. Anche sotto questo profilo, nihil… (Qui)

E se vuoi comunque dire la verità,occhio a non fare la fine di Alina Lipp:

E chiudiamo con un bel tango.

barbara

QUALCHE CONSIDERAZIONE PERSONALE

Sento spesso accusare di ipocrisia quelli che, come Orsini, a ogni considerazione sulla guerra e su che cosa l’ha provocata premettono regolarmente la condanna dell’aggressione russa all’Ucraina: ebbene, di questa colpa, dell’ipocrisia, posso in tutta onestà considerarmi innocente: mai mi sono sognata di condannare l’aggressione della Russia, così come mai mi sono sognata e mai mi sognerei di condannare l’aggressione israeliana all’Egitto e alla Giordania nel ’67. L’unico errore che imputo a Putin è lo stesso degli alleati nel ’38: non essere intervenuti subito, concedendo alla Germania nazista un intero anno per armarsi fino ai denti. Allo stesso modo Putin ha concesso ben otto anni alla cricca Obama-Biden-Clinton-Nuland-Pelosi (e ora anche Harris) di armare fino ai denti l’Ucraina nazista. Nessun aggressore e nessun aggredito dunque? Beh no, non proprio: l’aggressore è stato, per otto lunghi anni, l’Ucraina nazista e l’aggredito la popolazione del Donbass, bombardata e massacrata per otto interi anni.

Poi c’è l’altra cosa buffa, dei mass media che mostrano orripilati il Donbass in macerie, scenario che ci riporta al Libano del 1982: dopo il famoso Settembre Nero, la sanguinosa repressione messa in atto da re Hussein di Giordania contro i palestinesi di Arafat, che avevano creato un vero e proprio stato nello stato, con una propria polizia, propri posti di blocco che esigevano il pizzo per lasciar passare i viaggiatori, e violenze di ogni genere, e si accingevano a provocare un colpo di stato per rovesciare la monarchia e prendere il potere, dopo questo, dicevo, la maggior parte di loro si sono rifugiati in Libano, all’epoca lo stato più ricco, moderno, libero e, insieme a Israele, l’unico democratico del Medio Oriente (Beirut era chiamata la Parigi del Medio Oriente). Arrivati qui hanno immediatamente scatenato una guerra civile che ha provocato, si calcola, 160.000 morti, su una popolazione di meno di due milioni e mezzo, e ridotto lo stato in macerie. Dodici anni dopo Israele, per fermare lo stillicidio di attacchi terroristici sul proprio territorio da parte dei palestinesi con base in Libano, si sono finalmente decisi a intraprendere una guerra contro di loro. A questo punto si sono improvvisamente svegliati un sacco di giornalisti che si sono precipitati lì, hanno trovato il Libano ridotto in macerie da dodici anni di terrorismo palestinese e guerra tra le varie fazioni, e hanno detto cazzarola, guarda che razza di macello hanno fatto sti fetenti di Israeliani. Già, la storia si ripete, praticamente identica, con interi quartieri del Donbass ridotti in macerie, abitazioni scuole asili ospedali dai bombardamenti ucraini, e i nostri mass media venduti ci mostrano le distruzioni “causate dai bombardamenti russi”, e poco contano le decine, se non centinaia, di ore di filmati che, a partire dal 2014 documentano le sistematiche distruzioni operate dagli ucraini e le testimonianze delle vittime – e magari non sarà proprio esattamente una farsa questa ripetizione della storia, ma col comico in guêpière e tacco dodici, anche se la tragedia sicuramente non manca, direi che non ne siamo troppo lontani.

Una delle cose più oscene che ho letto da parte dei filonazisti è lo sbeffeggiamento delle testimonianze sui crimini degli ucraini “fatte da russofoni in territorio russofono a giornalisti russi”. Ora: le vittime dei crimini ucraini sono i russofoni: chi altro dovrebbe testimoniarle? I russofoni vivono in territorio russofono: dove altro dovrebbero renderle le testimonianze? Quanto ai giornalisti, sia io che tutti gli altri che se ne sono occupati abbiamo pubblicato interviste di Giorgio Bianchi, italiano, Vittorio Rangeloni, italiano, Patrick Lancaster, americano. Quindi questi signori oltre che deficienti sono anche in palese malafede: non solo negano ciò che avviene sul territorio, ma falsificano anche quello che hanno visto coi propri occhi e sentito con le proprie orecchie. Oppure non hanno guardato nessuno di queste decine di video perché tanto “si tratta di propaganda russa” ma ne parlano come se li avessero visti inventandone i contenuti. Feccia immonda, e la qualifica di osceni la meritano tutta.

Una cosa che ho capito con sette anni di ritardo. La prima signora che ho avuto per pulire la casa quando sono venuta ad abitare qui mi era stato detto che era ucraina, sennonché una volta che l’ho sentita parlare al telefono mi è venuto un dubbio e le ho chiesto: “Ma lei è ucraina o russa?”, e lei ha risposto: “Ucraina, ma parlo russo”. Avevo pensato che intendesse dire che stava parlando russo in quel momento; solo adesso ho capito che intendeva tutt’altro.

Poi ci sarebbe Israele. Che da sempre quando ha bisogno di colpire armi iraniane o terroristi in Siria si fa il suo bel bombardamento, e la Russia guarda da un’altra parte. Poi arriva la guerra, Israele si accoda al gregge e fa la sua brava “condanna dell’aggressione”, e va bene, manda tonnellate di materiale sanitario, ambulanze antiproiettile, un attrezzatissimo ospedale da campo, e va bene – al guitto no però, al punto che vi sbraita addosso, dice che dovete fare di più, fa paragoni con la Shoah, cosa che ha sollevato ovviamente critiche, ma niente di paragonabile al putiferio scatenato dalle dichiarazioni di Lavrov, che sicuramente non erano più gravi di quelle. Vabbè. Poi un bel giorno vi mettete a mandare anche armi – anche combattenti, sembra, ma di quelli non è detto che il governo sia responsabile – e la musica, in Siria, ovviamente cambia. E tutti i filoisraeliani in giro per il mondo si incazzano con Putin. Ma grandissime teste di cazzo, voi e il governo israeliano, dopo che per anni vi ha lasciato fare in Siria tutto quello che volevate, dovrebbe ringraziarvi che mandate armi a quelli che gli sterminano la sua gente? Tutti contenti del nuovo governo frutto del “chiunque tranne Netanyahu” – gemello del “chiunque tranne Trump” – e da una parte come dall’altra i risultati si sono visti. Ho sentito gente entusiasta: “Per la prima volta siedono vicino destra, sinistra e arabi”, col bel risultato che si sta scatenando un livello di terrorismo come non si vedeva da un pezzo, e non potete reagire se no gli arabi si incazzano e vi fanno cadere il governo. E come se non bastasse vi mettete anche ad armare i nazisti, ma andate affanculo, mastodontiche teste di cazzo! Vi siete sempre rifiutati di riconoscere il genocidio armeno per non fare incazzare la Turchia che era l’unico stato mediorientale a non essere in guerra con voi perché la morale è una bella cosa ma le esigenze dello stato vengono prima, e adesso vi andate a sputtanare coi nazisti? E riandate affanculo, va’.

Comunque sembra che si stia cominciando ad accorgersi che la guerra per l’Ucraina è persa e non vi sono possibilità di recupero, il che era chiaro fin dall’inizio ed è, oltre che logico, anche giusto, e dunque, a meno che qualcuno non si illuda, come quegli altri nazisti 77 anni fa, che sia in fase di messa a punto una super arma segreta che sbaraglierà il nemico in men che non si dica, il comico non ha altra scelta che la resa. Non è che sia la scelta più ragionevole: è proprio l’unica, non ce ne sono altre. E il massimo che potrà ottenere sarà esattamente quello che Putin aveva chiesto per vent’anni, e ancora, per l’ultima volta, quattro giorni prima della guerra. Ma qualcuno, preso da delirio di onnipotenza, ha preferito puntare più in alto e giocare al tavolo della roulette svariate migliaia di vite, come già ricordato qui. Ma qualcuno, come dicevo, sta forse cominciando a svegliarsi.

NYT: urge un ritorno al realismo sulla guerra ucraina

Il comitato editoriale del New York Times, organo di riferimento del partito democratico, chiede a Biden di chiudere la crisi ucraina. Si tratta forse dell’intervento più autorevole in tal senso apparso sui media americani, da cui la sua importanza.
“La guerra in Ucraina si sta complicando e l’America non è pronta” è il titolo dell’editoriale del giornale della Grande Mela che, pur elogiando il sostegno che l’America ha fornito a Kiev, chiarisce che ora la guerra è entrata in una fase nuova e gli obiettivi dell’amministrazione Biden stanno diventando sempre meno chiari.
I suoi esponenti, infatti, in più occasioni si sono profusi in improvvide dichiarazioni che rendono nebulosi gli obiettivi di tale aiuto, che non possono essere identificati con la sconfitta della Russia, perché ciò è irrealistico e rischia di scatenare escalation, anche nucleare.
Tali obiettivi devono essere rivisti anche nel più ristretto ambito del conflitto ucraino. Così il Nyt: “Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina sulla Russia, che vedrebbe l’Ucraina riconquistare tutto il territorio che la Russia ha conquistato dal 2014, non è un obiettivo realistico. Sebbene la pianificazione e le capacità militari della Russia siano stati sorprendentemente modesti, la Russia rimane troppo forte e Putin ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro”.
“Gli Stati Uniti e la NATO sono già profondamente coinvolti, militarmente ed economicamente [nella guerra]. Ma aspettative irrealistiche potrebbero trascinarci sempre più in profondità in un conflitto lungo e costoso. La Russia, per quanto ferita e incapace, è ancora in grado di infliggere distruzioni indicibili all’Ucraina ed è ancora una superpotenza nucleare”.
“[…] Recenti dichiarazioni bellicose da Washington: l’affermazione del presidente Biden secondo cui Putin ‘non può rimanere al potere’, il commento del segretario alla Difesa Lloyd Austin secondo il quale la Russia deve essere ‘indebolita’ e la promessa del presidente della Camera, Nancy Pelosi, che gli Stati Uniti sosterranno l’Ucraina ‘fino alla vittoria’ possono riecheggiare come proclami travolgenti, ma non avvicinano ulteriormente i negoziati”, che oggi appaiono un miraggio lontano, essendo il dialogo tra le parti precipitato al punto più basso dall’inizio della guerra.
Le trattative invece urgono, per i motivi suddetti e perché le conseguenze globali della crisi diventeranno sempre più disastrose, sia a livello economico che sociale, dal momento che il conflitto (e le sanzioni anti-russe, ma questo il Nyt non lo può scrivere) sta impoverendo il mondo. E il popolo americano, che presto proverà i morsi di tali conseguenze, non continuerà a sostenere indefinitamente il supporto a Kiev, mentre gli ucraini continueranno a morire e il conflitto porrà rischi crescenti alla “pace e alla sicurezza a lungo termine nel continente europeo”.
Certo, la decisione di trovare un compromesso con Mosca deve essere presa dalla leadership ucraina, continua il Nyt. Sarà loro compito, infatti, “prendere le dolorose decisioni riguardo i territori che il compromesso richiederà“. Ma anche tale leadership deve fare i conti con la realtà.
Il Nyt non lo scrive, ma si può tranquillamente aggiungere che Zelensky appare come drogato dal supporto politico, economico e militare che sta ricevendo (come denotano anche certe derive venate da delirio di onnipotenza).
Queste, infine, le conclusioni del Nyt: “mentre la guerra continua, Biden dovrebbe chiarire al presidente Volodymyr Zelensky e al suo popolo che c’è un limite al grado di intensità con il quale gli Stati Uniti e la NATO si impegneranno nello scontro con la Russia e limiti alle armi, al denaro e al sostegno politico che possono ricevere. È imperativo che le decisioni del governo ucraino siano basate su una valutazione realistica dei suoi mezzi e di quanta distruzione può sostenere l’Ucraina“.
“Confrontarsi con questa realtà può essere doloroso, ma non si tratta di un appeasement [col nemico]. Questo è ciò che i governi sono tenuti a fare, non inseguire una illusoria ‘vittoria’. La Russia subirà le ferite dell’isolamento e delle sanzioni economiche per gli anni a venire e Putin passerà alla storia come un macellaio. La sfida ora è scrollarsi di dosso l’euforia, fermare gli scherzi e concentrarsi sulla definizione e sul completamento della missione. Il sostegno dell’America all’Ucraina è una prova del suo posto nel mondo nel 21° secolo e il signor Biden ha l’opportunità e l’obbligo di aiutare a definire ciò che sarà tale futuro”.
Si nota che quello del Nyt è un grido di vittoria, non certo un cedimento a Putin. Si tratta di trovare un accordo che possa consentire anche a Putin di rivendicare la sua vittoria, seppur non ampia come da aspettative.
Quanto all’Ucraina, se la guerra finisce qua, ha già ottenuto la sua vittoria, al di là della conservazione o meno dei territori oggi controllati dai russi, avendo conquistato un posto di primo piano nel mondo e potendo contare su un sostegno internazionale che gli consentirebbe non solo per ricostruire il Paese, ma anche di rilanciarsi ulteriormente. Vincerebbero tutti e il dolore per i morti sarebbe compensato con la consapevolezza di averne risparmiati ulteriori. 

Ps. Zelensky, oggi: solo la “diplomazia” può porre fine alla guerra ucraina. È la prima volta che lo dice in maniera così assertiva…. occorre superare le pressioni di quanti finora ha lavorato attivamente per contrastare il dialogo tra le parti, portando al collasso delle trattative intraprese all’inizio del conflitto.
21 maggio 2022, qui.

Ma in ogni caso…

E adesso guardate un po’ i russofoni come bombardano

Gli ucraini invece preferiscono il fosforo

tanto, chi si azzarderà ad accusarli di crimini di guerra, loro che sono dalla parte giusta? E pensare che otto anni fa il coraggio di dire le cose e chiamarle col loro nome c’era

E già che ci siamo, continuiamo a sparare…

barbara

COME FARE PER NON ESSERE UN CIARLATANO

Istruzioni per l’uso.

1. Devi chiamarti Vittorio Emanuele Parsi.
2. Devi odiare Israele più di quanto tu odi assassini pedofili mafiosi terroristi messi insieme, e non perdere occasione per dimostrarlo.
3. Devi riuscire a sparare in tre minuti più fregnacce (e falsità, e inesattezze – per usare un eufemismo – storiche, e contorcimenti che neanche la migliore contorsionista mondiale) che qualunque comune mortale medio in otto anni.
4. Non obbligatorio ma estremamente utile: esseve un fighetto che pavla con la boccuccia stvetta che fa tanto tanto avistocvatico.

Fatto?

https://www.la7.it/omnibus/video/finlandia-nella-nato-il-prof-parsi-dopo-laggressione-russa-ad-una-paese-neutrale-i-paesi-neutrali-13-05-2022-438129

Bene, a questo punto ti sarai meritato questo entusiastico commento

E pensare che quelli che chiamiamo “gli antichi saggi” erano convinti che il dubbio fosse alla base della conoscenza e quindi della saggezza, e adesso scopriamo che invece non erano che dei volgari ciarlatani, ma pensa tu.
E mi verrebbe da dire che mi  cadono le braccia se non fosse che in questi tre mesi scarsi mi è caduta tutta la scorta che avevo e finché non me ne arriva un’altra partita non posso più farmi cadere niente.

Ma sembra che oltre a me, anche qualcun altro veda nella mossa di Svezia e Finlandia un pericolo mortale.

Svezia e Finlandia nella NATO innalzano il pericolo di un conflitto nucleare

Il presidente finlandese Sauli Niinistö ha informato Putin sui piani del paese di aderire alla NATO.

Secondo il servizio stampa del leader finlandese, Niinistö ha parlato al telefono con Putin. Viene riferito che la conversazione è stata “chiara e diretta” e che le parti “hanno cercato di evitare tensioni”. Niinistö ha osservato che qualsiasi stato indipendente cerca di rafforzare la propria sicurezza. Il presidente finlandese ha ricordato che anche durante il primo incontro con Putin nel 2012 lo disse. Niinistö ha anche sottolineato che l’operazione speciale russa in Ucraina “ha cambiato la situazione della sicurezza in Finlandia”.

Come si è arrivati all’adesione alla NATO

La Finlandia scarsamente popolata per molti decenni, dopo la seconda guerra mondiale, ha vissuto bene grazie al vicinato, prima con l’URSS, e poi con la Federazione Russa, approfittando della sua posizione geografica e della sua situazione geopolitica. La cantieristica navale, l’elettronica, la lavorazione del legno, l’energia e altri settori fiorirono in questo paese scandinavo, rendendolo uno dei più ricchi e sviluppati d’Europa.
Poi è avvenuta la guerra con l’entrata delle truppe russe in territorio ucraino. È curioso che le ragioni che Svezia e Finlandia hanno addotto per il loro ingresso nella NATO – ovvero la propria sicurezza – è proprio una delle motivazioni che la Russia ha usato per giustificare per la propria operazione speciale in Ucraina.
Infatti il desiderio ucraino di entrare alla NATO non ha allontanato la guerra ma ne è stata la concausa insieme alle problematiche territoriali irrisolte.
Quindi che il timore che il conflitto in corso, avrebbero convinto Svezia e Finlandia di entrare nella NATO non ha senso.
Semplicemente, l’iniziativa di questi due paesi è stata presa perché adesso, se si vuole nuocere alla Russia, è il momento più propizio per farlo.
Infatti, grazie all’ingresso di Svezia e Finlandia, la NATO potrà isolare maggiormente la Russia ed in caso di un possibile conflitto diretto, l’Alleanza Atlantica può contare di agire lungo i 1500 km di confine finlandese.
Per quando riguarda poi, l’entrata della Finlandia nella NATO, questo paese da tempo ha iniziato a riequipaggiare le sue truppe con armi della NATO e partecipare alle esercitazioni e ad aderire a programmi NATO. In una parola, da tempo Helsinki apparteneva già alla NATO, anche se non ancora formalmente.
Del resto, già con il gesto di spedire armi sofisticate all’Ucraina e aderendo alle sanzioni contro la Russia, la Finlandia aveva rinunciato alla sua neutralità
In questo contesto, l’inizio della guerra in Ucraina è stato solo il ‘timing’ per dichiarare l’adesione. Ovviamente, la leadership del paese ha usato un momento molto propizio per convincere completamente la popolazione senza passare per un passaggio referendario e per superare le resistenze in Parlamento.

Pressioni esterne

Il Parlamento Finlandese è stato persuaso dagli eventi in corso ed a causa delle forti pressioni esterne. E’ interessante che la pubblicazione finlandese Uusi MV-Lehti ha raccontato come sia stata presa la decisione dei deputati del parlamento finlandese sull’ingresso del Paese nella NATO. Le udienze preliminari si sono svolte in condizioni di riservatezza sui risultati delle consultazioni di esperti con specialisti specializzati e nel contesto perentorio dell’attacco russo alla Finlandia.
È molto plausibile che il Centro europeo per la lotta alle minacce ibride, con sede a Helsinki, sia stato coinvolto nella formazione del parere dei deputati del parlamento finlandese. Si tratta di un’organizzazione internazionale che promuove la cooperazione tra l’UE e i paesi della NATO nel campo della lotta alle minacce ibride.
Il Centro stesso e il suo personale godono dell’immunità legale in Finlandia. Nello stesso tempo, secondo la legge finlandese, tutte le informazioni raccolte dal Centro sono secretate. La corrispondenza indirizzata al Centro o ai suoi dipendenti non può essere oggetto di screening o vigilanza preliminare.

Reazione della Russia

Il primo vice rappresentante della Federazione Russa presso l’ONU Dmitry Polyansky ha minacciato la Finlandia e la Svezia, che intendono aderire alla NATO.

Ha rilasciato questa dichiarazione il 12 maggio: “Non appena Finlandia e Svezia diventeranno membri della NATO e le unità dell’alleanza saranno lì, questi territori diventeranno un possibile obiettivo per l’esercito russo”, ha detto Polyansky.
Inoltre, il ministero degli Esteri russo ha avvertito che se la Finlandia si unirà all’alleanza, Mosca “adotterà misure di ritorsione di natura tecnico-militare e di altra natura”.
È la stessa dichiarazione che la Russia ha fatto prima di attaccare l’Ucraina.
Più precisamente, il viceministro degli esteri russo Alexander Grushko ha elencato le conseguenze dell’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato:

  • Questo è un cambiamento strategico. Questo cambiamento non può rimanere senza una reazione politica, così come senza un’analisi approfondita delle conseguenze della nuova configurazione di forze che potrebbero emergere a seguito del prossimo ampliamento dell’alleanza. È chiaro che la decisione non sarà presa sulla spinta delle emozioni.
  • Questa è la nuova realtà, che, siamo convinti, non è nell’interesse di Svezia e Finlandia, né nell’interesse del mantenimento della sicurezza e della stabilità europea, ma porterà solo alla militarizzazione del Nord, che, militarmente, è stata fino a poco tempo fa la zona più pacifica d’Europa.
  • Nel discorso al parlamento finlandese, il presidente e il primo ministro finlandesi hanno affermato che questo passo rafforzerà la sicurezza sia della Finlandia che della NATO. È abbastanza ovvio per qualsiasi persona sana di mente che il risultato sarà esattamente l’opposto, la sicurezza militare della Finlandia sarà notevolmente indebolita.
  • Abbiamo un’idea approssimativa di come si svolgeranno gli eventi al momento della approvazione dell’adesione. I paesi della NATO dichiareranno immediatamente che il fianco settentrionale è molto vulnerabile, che il confine con la Russia è di 1300 km. Ora il confine tra Nato e Russia è aumentato di circa 1.300 km. Questo confine deve essere difeso, quindi ulteriori contingenti di forze devono essere schierati lì e così via.
  • Tutto ciò si inserisce nella famigerata ricerca di un nemico, che si esprime in senso pratico politico militare nella demonizzazione della Russia, attribuendole intenzioni ostili nei confronti di paesi che la Russia semplicemente non può neanche essere sospettata di avere.
  • Ci sono molte domande relative all’effettiva rinuncia di questi paesi allo status di paese denuclearizzato. Di recente, ci sono state sempre più affermazioni che la NATO è pronta ad abbandonare questa misura. In particolare, Jens Stoltenberg ha affermato che le armi nucleari potrebbero essere trasferite più vicino ai confini della Federazione Russa, i leader polacchi si sono dichiarati pronti ad accettarlo. Se queste affermazioni verranno rese operative , ovviamente, sarà necessario rispondere da parte nostra adottando adeguate precauzioni che assicurino l’affidabilità della deterrenza. Fonte @dimsmirnov175 (https://t.me/dimsmirnov175/33414)

Come vedete, quelle della Russia sono dichiarazioni molto dure ed esplicite.  Sono fatte da chi si sente tradito mentre è relativamente debole. La Federazione Russa nel suo stato attuale non può minacciare la Finlandia. Aprire un secondo fronte non è nel proprio interesse e La Russia sa bene cosa significa. Nello stesso tempo, Mosca avverte che per disperazione, di fronte alla prospettiva del cedimento completo e alla distruzione del paese, non esisterebbe – come ultima ratio – ad usare l’arma nucleare.

Precedenti storici

Ci sono precedenti storici -anche se non l’odierna Russia, l’URSS attaccò la Finlandia nel 1939-40
Voglio solo ricordarvi come finì la guerra sovietico-finlandese del 1939-40:

  • 127mila morti dall’URSS con 26mila finlandesi morti (5 a 1)
  • l’espulsione dell’URSS dalla Società delle Nazioni come Paese aggressore
  • ma soprattutto, a causa dell’aggressione sovietica, la Finlandia si schierò dalla parte della Germania nella seconda guerra mondiale, che nel 1941-44 portò alla morte di altri 67mila soldati sovietici sul fronte finlandese.

Se parliamo del dopoguerra però, la Finlandia non è mai stata minacciata.

Considerazioni

Come ho già detto, la Finlandia non corre alcun pericolo dalla Russia, che al contrario cerca costantemente di arginare il pericolo proveniente da Ovest. Del resto anche il Generale Tricarico ha detto: ‘mi auguro che Svezia e Finlandia non entrino nella Nato. Non credo che la Russia, debilitata e scarsamente capace dal punto di vista militare, possa aggredire nessun Paese di quelle dimensioni’ (Imola Oggi)

I paesi membri dell’Unione Europea e della NATO sono del tutto concordi all’ingresso di Svezia e Finlandia (l’ingresso della Finlandia nella NATO è cruciale perché ha i confini direttamente condivisi con la Russia). Solo Turchia si è detta contraria all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. In particolare, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha detto che il suo Paese non vede con favore l’entrata dei due Paesi nordici nella Nato, ventilando dunque l’ipotesi che la Turchia possa usare il suo potere di veto
Tra i politici italiani, è da segnalare Giorgetti che si è espresso contro l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato: “Non aiuta ad abbreviare il conflitto con la Russia” https://www.rassegneitalia.info/anche-giorgetti-contro-lingresso-di-finlandia-e-svezia-nella-nato-non-aiuta-ad-abbreviare-il-conflitto-con-la-russia/.
Ovviamente, la chiave di lettura di tutti questi eventi non sono gli interessi nazionali dei singoli paesi europei, ma interesse degli Stati Uniti che di fatto si sentono in guerra contro la Russia, ed in linea agiscono.
Questo è dimostrato da serie di dichiarazioni molto chiare, dalla dichiarazione del segretario di Stato Blinken (che sostiene che bisogna indebolire la Russia) a quella più recente del capo della maggioranza democratica alla Camera dei rappresentanti, Steny Hoyer, che oggi ha detto che gli Stati Uniti sono in guerra (evidentemente, con la Russia), e quindi, durante il “tempo di guerra”, i repubblicani non dovrebbero criticare Biden. https://twitter.com/greg_price11/status/1525161726643257344?t=EZCOHyJd7Khx-o7H5iUGdA&s=19

Patrizio Ricci, VPNews, qui.

E non sarebbe male ricordare che tutte le volte che Putin ha avvertito che avrebbe fatto una determinata cosa, l’ha sempre fatta. Magari dopo avere portato pazienza per anni, ma alla fine l’ha fatta. E quelli che preferiscono ignorare questa verità, assomigliano a quei bambini che si mettono due dita sugli occhi e poi trillano giulivi “Non mi vedi più! Non mi vedi più!”

Ma occupiamoci ora un momento del comico “ebreo”, quello che bisogna per forza essere dalla sua parte perché è ebreo, quello che l’Ucraina non può essere nazista dal momento che ha “democraticamente” (HAHAHA) eletto in “libere elezioni” (HAHAHAHA) un presidente ebreo. Ecco, ammiratelo, con tanto di kippah in testa, e godetevi anche le sguaiate e sgangherate risate del pubblico ucraino alle spassosissime battute del “comico”.

Neanche il guitto di casa nostra è mai arrivato a simili livelli di becerume e di volgarità.
Quest’altra invece è l’ospite della Polonia all’Eurofestival, che alla fine del suo discorso urla “Slava Ukraina” e tende il braccio destro in un bel saluto nazista.

Quanto a noi, se qualcuno ancora si illude che l’Italia non sia in guerra, dia un’occhiata a questi bei giocattolini, e si faccia due conti.


Per il gas invece non ci sono problemi: abbiamo chi ce lo fornisce:

E ora, dopo l’osceno spettacolo antisemita del comico ebreo (com’era la storia dello scandalo di Lavrov messo in croce per avere detto che sono ebrei alcuni fra i peggiori antisemiti?) godiamoci questo spettacolo autentico di due pattinatori russi che danzano su musica russa.

barbara

QUEL FAMOSO ARTICOLO 11

I pacifisti coglioni senza se e senza ma sono soliti ripetere come pappagalli le prime cinque parole dell’articolo: “L’Italia ripudia la guerra”, punto. Solo che l’articolo continua, e i coglioni guerrafondai senza se e senza ma aggiungono anche l’altro pezzo: “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.E qui si fermano anche loro, senza preoccuparsi di verificare se la situazione attuale rientra fra quelle previste, e volutamente scelgono di ignorare che no, la nostra partecipazione alla guerra a fianco dell’Ucraina non è giustificata dall’articolo 11.

Armi all’Ucraina: cosa dice davvero il decreto del governo

Il Parlamento italiano ha convertito in legge il decreto-legge n. 14 del 25 febbraio 2022, denominato “Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”. La legge di conversione è la numero 28/2022 ed è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 aprile 2022. Decreto-legge e successiva legge di conversione prevedono la partecipazione del nostro personale militare al potenziamento di dispositivi Nato sul fianco Est dell’Alleanza. Il Parlamento ha autorizzato dunque l’invio di mezzi ed equipaggiamento militari di protezione, a titolo gratuito, a mero scopo difensivo.
Non abbiamo conoscenze militari, ma osserviamo che nella legge di conversione all’art. 2 si parla espressamente dell’invio di mezzi militari di difesa “non letali”, anche se all’art. 2 bis la legge prevede che con uno o più decreti il Ministro della difesa – di concerto col Ministro degli esteri – definiscano “l’elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” sarebbe contraddittorio ritenere che il 2 bis autorizzi quanto viene escluso dall’art. 2. Su tali decreti e sulla situazione generale, sempre ai sensi dell’art. 2 bis, il ministro della Difesa e quello degli Esteri devono informare le Camere almeno con cadenza trimestrale. Il tutto, per ora, fino al 31 dicembre 2022, data in cui scade (salvo proroghe) il nuovo stato di emergenza dichiarato dal governo per la crisi in Ucraina. Questa la situazione: potevamo prendere queste decisioni sulla base della nostra Costituzione?

Cosa dice l’art. 11 della Costituzione

L’art. 11 della Costituzione afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Pertanto, non sono ammesse guerre di “aggressione” contro altri popoli ma esclusivamente guerre “difensive” per il nostro popolo. La guerra, insomma, a rigore è ammessa dalla nostra Costituzione solo se siamo attaccati militarmente da un altro Stato.
Ma l’art. 11 dice anche: l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Le limitazioni di sovranità cui fa riferimento il secondo periodo della disposizione costituzionale devono rispettare il principio secondo cui “l’Italia rinuncia alla guerra come strumento di conquista e di offesa alla libertà degli altri popoli. Stato indipendente e libero, l’Italia non consente, in linea di principio, altre limitazioni alla sua sovranità, ma si dichiara pronta, in condizioni di reciprocità e di eguaglianza, a quelle necessarie per organizzare la solidarietà e la giusta pace fra i popoli […], nel rispetto dei valori internazionali”. Questa l’interpretazione offerta dalla relazione del presidente della sottocommissione all’Assemblea costituente, Meuccio Ruini, al progetto di redazione dell’art. 11 agli inizi del 1947: ripudio della guerra; limitazioni di sovranità verso organizzazioni internazionali solo in condizioni di reciprocità e solo per fare la pace; mai guerre di aggressione. Il succo delle intenzioni dei Costituenti fu questo.

Onu e Nato

Quali sono queste organizzazioni internazionali nei confronti delle quali l’Italia è disposta a “limitare” la propria sovranità per garantire – in condizioni di parità con gli altri Stati – “la pace e la giustizia fra le Nazioni”? Nei verbali dell’Assemblea costituente – compresi quelli di fine 1947 quando la disposizione costituzionale venne approvata dall’Aula in via definitiva – si parla esclusivamente dell’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite), fondata nel 1945 al posto della precedente Società delle Nazioni. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu – l’organo direttivo che adotta gli interventi militari – è composto di 15 membri, di cui 5 permanenti e con diritto di veto (Stati Uniti d’America, Francia, Cina, Regno Unito e Unione Sovietica), pertanto – nel caso in questione – considerato che la Federazione Russa conserva ancora il diritto di veto all’interno del Consiglio, non si può parlare di un intervento militare a sostegno dell’Ucraina da parte dell’Onu.
La Nato, invece, che in questa situazione è quella che chiede l’invio delle armi, è costituita da un  trattato firmato a Washington nel 1949 che istituisce un’organizzazione internazionale (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) per la collaborazione nel settore della difesa nei confronti dei medesimi Paesi che ne fanno parte, con a capo gli Stati Uniti d’America. Si tratta della cosiddetta “Alleanza Atlantica” che si contrapponeva al successivo Patto di Varsavia del 1955 tra i Paesi che facevano capo all’Unione Sovietica. [“si contrapponeva al successivo”, cioè a qualcosa che al momento della sua nascita non esisteva, non è un tantino-ino-ino schizofrenico?]
È evidente, dunque, che le “limitazioni di sovranità”, per ragioni temporali, non potevano riferirsi anche alla Nato in quanto organizzazione internazionale successiva all’approvazione della nostra Costituzione. Tuttavia, avendo l’Italia sottoscritto quel Trattato nel 1949, ne accetta i relativi obblighi e impegni internazionali; pertanto, eventuali partecipazioni militari al fianco della Nato rientrano nelle “limitazioni di sovranità” di cui all’art. 11. Ma per fare che cosa? Entro quali limiti? Con quali finalità?
Il trattato Nato prevede operazioni a scopo difensivo in caso di attacco esterno nei confronti dei Paesi aderenti o dei territori facenti parte dell’Alleanza Atlantica, ma nella situazione in esame l’Ucraina non fa parte né della Nato né dell’Unione europea. L’Ucraina ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al 25 dicembre 1991, poi è diventata Stato indipendente a causa della caduta dell’URSS. Sta di fatto che la regione ucraina del Donbass, per la quale Putin ha scatenato il conflitto, si trova geograficamente a ridosso della Russia, e la sua popolazione è di lingua russa e subisce una persecuzione quasi decennale da parte del potere centrale ucraino.
L’intervento russo in Ucraina ha spinto la Nato – sotto l’egida degli Stati Uniti d’America – a chiedere ai Paesi che ne fanno parte di inviare armi all’Ucraina, ma si noti senza neppure entrare nel territorio ucraino, perché la Nato stessa non può intervenire in Ucraina, o meglio un suo diretto coinvolgimento sarebbe un atto di guerra nei confronti della Russia. Ma per quale motivo dovevamo accettare questa richiesta dal momento che l’Ucraina non fa parte dell’Alleanza? Per difendere i confini di uno Stato che opprime al suo interno una minoranza di lingua russa (che nel Donbass peraltro è maggioranza) e che non vuole più essere sottomessa? Chi è l’aggressore e l’aggredito nel Donbass? Siamo intervenuti negli ultimi otto anni in difesa della minoranza di lingua russa perseguitata nel Donbass dal potere centrale ucraino? Chi vuole oggi veramente la prosecuzione del conflitto in Ucraina e perché?

Solo armi di difesa “non letali”?

E ora la domanda più inquietante: basta quel decreto-legge convertito in legge dal Parlamento per autorizzare il governo a fare quello che vuole? Pare proprio di no, anche perché quella legge di conversione (art. 2) consente di inviare in linea di principio solo armi di difesa “non letali”, con relativo obbligo da parte dei ministri della difesa e degli esteri di informare le Camere – almeno con cadenza trimestrale – sulle armi da inviare e sulla situazione generale (art. 2 bis). Abbiamo al momento inviato solo questo tipo di armi difensive? Oggi non lo sappiamo perché il ministro della Difesa, per il momento, ha secretato questa informazione. Forse ce lo dirà tra tre mesi, chissà.
Certo è che se sul campo di battaglia si trovassero resti di nostre armi non previste dalla legge di conversione sarebbe un atto gravissimo in quanto il governo avrebbe violato una legge dello Stato e l’art. 11 della Costituzione. A questo punto sarebbe il caso che il premier Draghi riferisse al più presto in Parlamento, sia in ordine all’incontro avuto con il presidente USA Biden in questi giorni, sia su che tipo di armi stiamo inviando all’Ucraina. La riservatezza per ragioni militari sarebbe giustificata solo se il Paese fosse investito direttamente nel conflitto, non se il conflitto – cui peraltro siamo (ancora) estranei – si svolge tra due Stati che non appartengono né alla Nato né all’Unione europea. Le Camere non servono soltanto a ratificare le decisioni del governo, come peraltro è accaduto negli ultimi due anni con l’emergenza sanitaria; ad esse spetta anche – e soprattutto – il potere di controllo e di indirizzo politico cui il governo deve attenersi.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma

E dunque continuando a citare come pappagalli l’articolo che in alcuni casi consente la guerra, fanno proprio la figura dei coglioni. E, andando a sostenere uno stato criminale, oltre che coglioni sono anche criminali. E visto che amate sbeffeggiare Capuozzo che “parla dal suo comodo divano”, eccovene uno che parla di quello che ha visto al fronte.

Adrian Bocquet, volontario francese in Ucraina: “Bucha è una messa in scena. Ho visto personalmente cameramen americani inscenare riprese distorte”

di Vittorio Rangeloni

Dichiarazioni di Adrian Bocquet un volontario francese in Ucraina:

“Mi assumo totalmente la responsabilità di ciò che dico. In Ucraina, ho assistito a crimini di guerra: Tutti questi crimini sono stati commessi dall’esercito ucraino. Ma in Francia non ne parliamo!”
Bocquet è un ex militare francese, autore di un libro.
Dopo tre settimane trascorse in Ucraina, ai microfoni di SUD Radio, ha deciso di raccontare la sua esperienza. Ecco qualche estratto della sua intervista:
“Quando sono tornato in Francia dall’Ucraina, sono rimasto scioccato: i canali televisivi invitano esperti che non sono stati in Ucraina e non sanno nulla di ciò che sta accadendo lì. Tra quello che sento dallo schermo televisivo e quello che ho visto con i miei occhi, c’è un abisso.”
“Ho visto l’esercito ucraino sparare alle ginocchia dei soldati russi catturati e sparare alla testa degli ufficiali.”
“Ho visto personalmente i cameramen americani inscenare riprese distorte dai luoghi degli eventi.”
“Tutti gli edifici civili distrutti presentati dall’Ucraina come bombardamenti su civili, non sono altro che il risultato di sparatorie imprecise degli ucraini su installazioni militari.”
“Le forze armate ucraine nascondono munizioni negli edifici residenziali di notte, senza nemmeno informare gli abitanti. Questo si chiama usare le persone come scudo.”
“Bucha è una messa in scena. I corpi dei morti sono stati spostati da altri luoghi e deliberatamente posizionati in modo tale da produrre riprese scioccanti”.

Versione completa dell’intervista in francese: 

Qui. NOTA: non sapere il francese NON è un alibi per invocare l’ignoranza in buona fede. Poi volendo ci sarebbe anche questa cosa qui – da prendere ovviamente con le molle, esattamente come quella degli alpini (salvo il fatto che queste sono anche state denunciate e non solo raccontate sui social) – ma certamente non da liquidare come chiacchiera da mercato. E magari mettiamoci anche questa

Sergio Alaimo

Quel fiorellino cerchiato è una delle mogli delle Waffen SS rinchiusi nell’acciaiera. E’ andata dal Papa. Non è nazista e questi sono i valori occidentali (quelli di cui si parlava nelle birrerie bavaresi di un secolo fa giusto giusto). A quando Auschwitz come semplice carcere minorile?

Se poi vi restano due minuti, andate a vedere questo sfolgorante esempio di giornalismo informativo.
E per concludere direi che ci sta bene una bella Mascherata.

barbara

TORNIAMO UN MOMENTO IN VIETNAM

Protestò contro la richiesta giunta da Washington di ridurre le vittime civili: nel 1968 il ritmo mensile delle sortite dei B-52 contro gli obiettivi in Vietnam del Sud e nel Laos quasi raddoppiarono, salendo a millecinquecento, e nel marzo del 1969 i giganteschi aeroplani scaricarono centotrentamila tonnellate di bombe. […] Ciò nonostante, nell’aprile del 1969 Abrams disse a un giornalista: «Quando abbiamo tenuto l’iniziativa… il nostro tasso di uccisioni è stato spettacolare». Il più aggressivo dei suoi subordinati, e il più notoriamente indifferente agli interessi vietnamiti, era il maggior generale Julian Ewell, un ferino veterano della divisione aviotrasportata nella seconda guerra mondiale. Nel 1968-1969 Ewell comandò la 9ª divisione nel delta del Mekong, quindi assunse il comando della II Field Force. Scrisse: «Sarebbe ora di finirla con l’approccio “cuori e menti”. Nel delta l’unico modo per avere la meglio sul controllo e il terrorismo VC è la forza bruta». Ewell non accettò i dati raccolti dall’ispettore generale del MACV, ovvero che durante i sei mesi dell’operazione Speedy Express, compiuta dalla sua formazione, fossero morti settemila civili. Nell’aprile del 1969, il drenaggio illegale di carburante dall’oleodotto dell’esercito a nord di Phu Cat raggiunse i ventitremila ettolitri al mese, e a livello nazionale le perdite toccarono i centosettantamila ettolitri. Durante la riunione settimanale del MACV si discusse di punire qualche ladro a mo’ di esempio. Un ufficiale obbiettò: «Non si può sparare alla gente per qualche furtarello». Ewell rispose: «Stron-za-te». Abrams espresse il proprio disagio per le uccisioni indiscriminate. Ewell disse: «Non sono d’accordo, generale. Trovi un’unità di guastatori che sta minando la strada e ne uccidi due o tre, e quelli la piantano. Questa gente sa contare. E diamine, quando li metti in fila [i corpi] il loro entusiasmo cala parecchio. È così che abbiamo sgomberato la Route 4: facendoli fuori». Abrams fece ridere tutti i presenti al tavolo dicendo: «Va bene, esamineremo la proposta». A ogni modo esortò a prestare attenzione ai civili: «Non vogliamo un tasso di terrorismo statunitense superiore a quello VC». Ma Ewell continuò a fare a modo suo. Il pilota di un elicottero d’assalto Huey si trovò a lavorare per un generale di brigata della 9ª divisione, John “Mal Hombre” Geraci: «I suoi ordini erano: uccidi tutto quello che si muove». Geraci portava con sé un bastone da ufficiale che era solito puntare al petto degli altri ufficiali per sottolineare: «Voglio dei morti». La 9ª divisione perfezionò una tecnica che prevedeva di isolare una zona con la fanteria per poi tempestare con l’aviazione e l’artiglieria tutto ciò che conteneva. Il numero dei morti era certamente notevole, ma esageratamente maggiore rispetto a quello delle armi sequestrate, l’indicatore più plausibile del fatto che stessero morendo le persone giuste. Il 12 novembre 1969, i cablogrammi dell’Associated Press riportarono il primo resoconto del giornalista d’inchiesta freelance Seymour Hersh, secondo cui alcuni uomini della 23ª divisione di fanteria “Americal” avevano perpetrato un massacro di civili a My Lai, a pochi chilometri dal mare nella provincia di Quang Ngai, per il quale massacro sarebbero finiti davanti alla corte marziale. Nei mesi e negli anni che seguirono, emerse che il 16 marzo 1968 almeno 504 contadini di tutte le età e di entrambi i sessi erano stati assassinati senza motivo dalla compagnia C, 1° battaglione del 20° reggimento di fanteria – per la maggior parte a “My Lai 4”, una borgata che in realtà si chiamava Tu Cung. Si ritiene che My Lai – nota come Pinkville fra alcuni grunts – abbia visto il maggior numero di uccisioni ingiustificate fra le molte avvenute durante la guerra, anche se c’è chi sostiene che le truppe stanziate in Corea del Sud abbiano combinato cose ancora peggiori. Il capitano Ernest Medina, che comandava la compagnia C, aveva in precedenza ordinato di sparare a sangue freddo a due marinai al largo, e gli uomini dell’unità massacrarono altri civili senza incorrere in provvedimenti. Chi stuprava non era soggetto ad azioni disciplinari. […] Nei mesi successivi a My Lai, ancora più scioccante del massacro fu il suo insabbiamento istituzionalizzato. I comandanti ignorarono il vivido rapporto a caldo del pilota di elicottero warrant officer Hugh Thompson, che il giorno stesso sollevò coraggiosamente un putiferio su quello che aveva visto, e continuò a sollevarlo anche in seguito. Il comandante dell’unità operativa, il tenente colonnello Frank Barker, liquidò le manifestazioni di disagio dovute alle affermazioni del 1° battaglione del 20° reggimento, che sosteneva di aver ucciso 128 nemici senza aver catturato una sola arma, dicendo: «È una tragedia aver ucciso queste donne e bambini, ma è successo in una situazione di combattimento». Nel marzo del 1969 Ronald Ridenhour, mitragliere di elicottero, scrisse a trenta membri del Congresso, descrivendo le atrocità che i suoi compagni gli avevano raccontato in modo credibile, suscitando in patria una piccola ondata di sconcerto che in seguito diventò un’alluvione. Tuttavia, l’ufficiale di stato maggiore della 23ª divisione, il maggiore Colin Powell, poi segretario di Stato degli Stati Uniti, produsse un memorandum per l’aiutante generale che costituiva la più totale copertura della vicenda. […] Dalle indagini su My Lai emersero le prove di altri crimini di guerra perpetrati nello stesso periodo dalla compagnia Bravo del 4° battaglione del 3° reggimento di fanteria, per i quali non fu mai condannato nessuno. Quando il tenente generale William Peers condusse un’indagine completa e tardiva nel novembre del 1969, le sue conclusioni citavano ventotto ufficiali, compresi due generali e quattro colonnelli, che egli accusava di 224 reati militari gravi, dalla falsa testimonianza all’omissione di denuncia di crimini di guerra alla cospirazione per insabbiare le informazioni possedute, e per aver partecipato a crimini di guerra o per non averli impediti. Si scoprì che più di quaranta dei centotré uomini della compagnia C avevano preso parte al massacro, e non uno dei soldati di fanteria aveva provato a impedirlo, né a fermare gli stupri collettivi. Anche se il comandante della 23ª divisione, il maggior generale Samuel Koster, fu, seppur tardivamente, degradato a generale di brigata, la corte marziale non inflisse condanne per nessun crimine grave, eccezion fatta per il comandante del 1° plotone, il tenente William Calley, il 29 marzo 1971. Benché Calley fosse stato condannato alla reclusione, il presidente intervenne immediatamente per ordinare che fosse semplicemente «confinato nei suoi alloggi». Quando il capitano Medina fu assolto, il giudice gli augurò buon compleanno. Dei cinquemila telegrammi inviati alla Casa bianca sulla condanna a Calley, quelli a favore del tozzo tenente erano circa cento contro uno, e il dirigente nazionale dei Veterans of Foreign Wars disse: «Per la prima volta nella nostra storia abbiamo processato un soldato per aver eseguito il suo dovere». Nel novembre del 1969, quando la stampa dedicava le prime pagine alla vicenda di My Lai, Nixon esclamò più volte a un addetto militare della Casa bianca: «Ci sono dietro quegli stramaledetti ebrei di New York». Le reclute che marciavano a Fort Benning intonavano: «Calley… Calley… È uno dei nostri». AFN Saigon trasmise più volte una ballata registrata da un gruppo vocale dell’Alabama che si faceva chiamare C Company: «Mi chiamo William Calley, sono un soldato di questa terra / avevo giurato di fare il mio dovere e di avere la meglio, / ma hanno fatto di me un cattivo / mi hanno appiccicato un’etichetta». Alla fine il MACV ordinò alla stazione radio di cessare la messa in onda del disco, che pur vendette duecentomila copie, ma non poté eliminare le scritte come «Uccidi un gook per Calley» tracciate dai grunts a Saigon.

Hastings, Max. Vietnam: una tragedia epica 1945 -1975, Neri Pozza, pagg. 656-660.

Questa la dedico a quelli che “e l’Holodomor”, “e Katyn”, “e Stalin” per dimostrare che a tutti i massacri e stupri e crimini di guerra e crimini contro l’umanità di cui il cicciobello in mimetica accusa la Russia dobbiamo credere ciecamente, per via dei “precedenti”. Ecco, qui abbiamo l’America del Vietnam, e della Corea, e di tutto il resto che sappiamo: quindi è fuori discussione che quanto viene detto sul fatto che l’America sta combattendo la sua guerra da “Russia delenda est” per interposta Ucraina è meritevole di essere creduto ciecamente, giusto? Soprattutto ora che il pupazzo sembrerebbe disposto a concedere la Crimea e concludere la pace ma la NATO – ossia ovviamente chi regge i fili di tutto il teatrino – ha detto che non se ne parla neanche (com’era quella storiella dello stato sovrano?), e così come Ifigenia deve morire affinché le navi possano salpare, così devono morire gli ucraini affinché l’America possa continuare a combattere la Russia. E poi magari teniamo anche presente che loro le nefandezze della Russia stanno continuando a raccontarle, noi quelle dell’Ucraina le documentiamo.

A proposito, visto che molti sostenitori dell’Ucraina sono anche sostenitori di Israele e naturalmente oppositori del terrorismo palestinese, che cosa mi dite di questo?

E questo?

Poi vediamo questo, di due giorni fa

E beccatevi anche questo

(Campanello d’allarme ancora niente? Due domandine ancora niente?)

Aggiungo un suggerimento che, anche se le api per me significano pericolo di morte, condivido:

Claudia Premi

Per aiutare le api servono aiuole così… il costo è basso… semi di fiori misti di campo!
Aiutate le api, non aiutate Zelensky.
Comunque, anche se le provocazioni nei confronti della Russia dovessero arrivare a un punto tale da indurla a usare un’arma atomica, noi possiamo dormire i nostri sonni tranquilli perché

anche se qualcuno fa notare che

Vabbè, adesso è il momento di fermarci con la cronaca e regalarci una bella polka.

barbara

TUTTA LA GUERRA MINUTO PER MINUTO

Ho evidenziato alcuni passaggi che mi sembrano particolarmente significativi.

Breaking News dai fronti in Ucraina – 05.05.2022

00:11. Nell’ambito del corridoio umanitario Mariupol, il 4 maggio le autorità ucraine hanno evacuato 344 persone, lo ha affermato il vice primo ministro ucraino Irina Vereshchuk. Secondo la stessa, stiamo parlando di donne, bambini e anziani di Mariupol, Mangush, Berdyansk, Tokmak e Vasilyevka. Tutti sono arrivati ​​a Zaporozhye.
00:26. Dal 24 febbraio al 3 maggio, le Nazioni Unite hanno registrato 6.635 vittime civili in Ucraina: 3.238 uccisi, di cui 227 bambini; 3.397 feriti, di cui 322 bambini, principalmente a causa di bombardamenti e attacchi aerei. L’ONU rileva che le perdite reali sono molto più elevate.
00:55. Washington è attualmente concentrata sull’aiutare l’Ucraina, non su quello che potrebbe accadere in Russia il 9 maggio, ha detto il portavoce del Dipartimento della Difesa John Kirby in una regolare conferenza stampa.
01:08. Le autorità statunitensi stanno cercando di fare tutto il possibile per rafforzare il potenziale militare dell’Ucraina e per rafforzare la posizione di Kiev nei negoziati, ha affermato il segretario stampa della Casa Bianca Jen Psaki in un briefing.
02:02. A Berlino e nella Germania orientale, potrebbe esserci una carenza di benzina in caso di embargo sulle forniture petrolifere russe, ha dichiarato il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck al canale televisivo RTL.
02:42. L’ONU ha confermato l’evacuazione avvenuta il 4 maggio di oltre 300 civili da Mariupol e da altre aree. Secondo Osnat Lubrani, il coordinatore umanitario delle Nazioni Unite per l’Ucraina, gli sfollati stanno attualmente ricevendo assistenza umanitaria a Zaporozhye.
03:09. La Gran Bretagna stanzierà 57 milioni di dollari per aiutare le persone più vulnerabili colpite dal conflitto in Ucraina, ha affermato il Foreign Office del Regno. Come specificato nel messaggio, i fondi saranno inviati alle agenzie delle Nazioni Unite e alle organizzazioni umanitarie.
04:30. Il primo vice capo dell’amministrazione presidenziale della Federazione Russa Sergei Kiriyenko e segretario del Consiglio generale della Russia Unita, il primo vicepresidente del Consiglio della Federazione Andrei Turchak hanno visitato Mariupol, ha affermato il capo del DPR Denis Pushilin.
05:42. Il Giappone non sarà in grado di interrompere “immediatamente” l’importazione di petrolio dalla Russia, ha affermato il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria del Paese, Koichi Hagiuda, durante un viaggio negli Stati Uniti. Secondo l’agenzia, la dipendenza del Giappone dalla Federazione Russa per le forniture di petrolio è del 3,6%, per le forniture di GNL – 8,8%.
06:59. Nello stabilimento di Azovstal, l’esercito ucraino trattiene ancora più di 200 civili. Lo ha riferito all’agenzia di stampa russa RIA Novosti un rappresentante in loco impegnato nell’ dell’operazione di liberazione dell’acciaieria. Secondo lo stesso, si tratta di donne, anziani e bambini.
07:19. Il tribunale amministrativo lettone ha deciso di autorizzare la trasmissione dei canali televisivi russi: THT-Comedy, TNT4 International, Friday, KHL TV Channel e TNT Music. Secondo la corte, il Consiglio nazionale dei media elettronici (NEPLP) non ha prove che questi canali rappresentino una minaccia per la sicurezza nazionale del paese. La NEPLP contesterà questo verdetto.
07:31. Un residente civile della Repubblica popolare di Luhansk è morto ieri a causa dei bombardamenti da parte delle forze armate ucraine. Secondo l’ufficio di rappresentanza della LPR presso il Centro congiunto per il controllo e il coordinamento del cessate il fuoco, Pervomaisk e Irmin sono stati bombardati.
07:41. I dipendenti del comitato investigativo russo hanno trovato i resti di un uomo nel seminterrato del teatro drammatico di Mariupol, riferisce RIA Novosti. Le autorità del DPR hanno precedentemente affermato che militanti ucraini hanno fatto saltare in aria il teatro. Il Comitato Investigativo della Federazione Russa continua a ispezionare le scene degli incidenti.
08:04. Il Ministero della Difesa canadese ha negato l’informazione secondo cui gli istruttori canadesi avrebbero addestrato i combattenti del battaglione nazionalista “Azov” e altre organizzazioni estremiste in Ucraina. A questo proposito, come informa RIA Novosti, e riferito il canale CTV, secondo un rapporto del dipartimento della difesa, non è stato trovato alcun materiale che colleghi un gruppo di soldati ucraini addestrati in Canada a neonazisti.
08:33. In relazione all’Ucraina sarà attuato il “Piano Marshall europeo”. Questo parere è stato espresso in un’intervista ai media ucraini dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alla vigilia della “conferenza dei donatori”, che si aprirà oggi a Varsavia. Ha osservato che sostenere l’Ucraina a parole non è sufficiente, “abbiamo bisogno di soluzioni, abbiamo bisogno di soldi, abbiamo bisogno di un forte coordinamento, abbiamo bisogno di volontà politica”.
08:52. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky si è congratulato con il primo ministro israeliano Naftali Bennett nel Giorno dell’Indipendenza, informandolo allo stesso tempo della “situazione critica a Mariupol”. Lo ha scritto lui stesso sul social network giovedì sera.
09:23. I residenti di Mariupol, che sono riusciti a lasciare Azovstal, non sapevano nulla dell’imminente evacuazione. Come ha detto a RIA Novosti un rappresentante del quartier generale dell’operazione per liberare l’impianto, i militanti hanno nascosto loro queste informazioni. Inoltre, secondo il funzionario, i militari ucraini che si sono stabiliti nell’impresa ora accettano solo di “scambiare” civili per cibo e medicine.
I membri del reggimento AZOV asseragliati nello stabilimento di Azovstal si sono offerti di scambiare lì i civili con cibo e medicine, ha detto all’agenzia RIA Novosti un rappresentante del quartier generale russo impegnato in Mariupol.
“Dobbiamo mantenere i contatti con i nazisti Azov che si sono stabiliti lì (contro i cui militanti è stato avviato un procedimento penale in Russia) e rappresentanti della SBU nell’interesse di salvare i civili che sono rimasti lì. Durante i negoziati, ci hanno offerto di scambiare ostaggi civili con cibo e medicine – quindici ostaggi per tonnellata di cibo, oltre a medicinali. Hanno avvertito che non avrebbero più permesso a nessuno di andare in Ucraina, – ora verranno solo scambiati. ed ha aggiunto: “Ci siamo già trovati con tali metodi, in particolare, in Siria, quando negoziavamo con l’Isis. Si sono offerti anche di scambiare medicinali e prodotti per le persone rilasciati da loro ‘a peso’. In questo modo dimostrano che non sono “eroi” come li chiama Zelensky, ma sono normali terroristi”.
Le forze armate russe hanno comunicato che “il 5, 6 e 7 maggio aprono un corridoio umanitario per l’evacuazione dei civili ivi situati dal territorio dello stabilimento metallurgico Azovstal di Mariupol: operai, donne e bambini. Lo afferma il coordinamento interdipartimentale. Il corridoio umanitario, in accordo con la decisione della leadership russa, opererà per tre giorni dalle 8:00 alle 18:00 ora di Mosca e potrà essere utilizzato dai civili che, secondo le autorità di Kiev, sono ancora nelle strutture sotterranee imprese. Per questi tre giorni, le Forze Armate della Federazione Russa e le formazioni del DPR cessano unilateralmente ogni ostilità…” (https://www.vesti.ru/article/2724239)
09:43. Il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica Rafael Mariano Grossi ha parlato dell’incontro a Istanbul con il capo della preoccupazione di stato Rosatom Alexei Likhachev sulla centrale nucleare di Zaporozhye, controllata dall’esercito russo. Come ha scritto su Twitter, durante il dialogo ha sottolineato che “l’AIEA è pronta a svolgere il suo ruolo insostituibile” nel garantire la sicurezza delle centrali nucleari.
09:59. In Ucraina, dopo la fine delle ostilità, sarà completata la “decomunizzazione e derussificazione” [cioè sterminare tutti i russofoni come programmato fin dal colpo di stato e l’instaurazione del governo fantoccio nel 2014?] . Questa opinione è stata espressa in un’intervista ai media ucraini dal capo dell’Istituto di memoria nazionale Anton Drobovich. Secondo lo stesso, le “falci e martelli” sul ponte Paton e lo scudo della Patria non possono essere conservati, “anche se questi luoghi hanno un valore artistico”.
10:15. Oleg Kryuchkov, consigliere del capo della Crimea, ha detto a RIA Novosti che non c’era più un blocco dei trasporti della penisola da parte dell’Ucraina . Secondo Kryuchkov, nelle regioni occupate dall’esercito russo è iniziato il ripristino del traffico passeggeri e merci.
10:20. Il capo della regione di Belgorod, Vyacheslav Gladkov , ha riferito che due insediamenti erano stati presi di mira. Secondo il governatore, le riprese di Zhuravlevka e Nekhoteevka vengono effettuate dall’Ucraina. Nel secondo villaggio, “la casa e il garage sono stati distrutti”, i residenti non sono rimasti feriti. Il punto di fuoco non è stato ancora soppresso.

Forze armate ucraine:

Continua la controffensiva delle Forze armate ucraine a nord di Kharkov . Le forze armate della RF stanno resistendo a Tsirkuny e Cherkasskiye Tishki , ma si sono ritirate da Stary Saltov per evitare l’accerchiamento.
Il battaglione “Kraken” del reggimento nazionale “Azov” è entrato nell’insediamento, da fonti russe viene riferito che gli stessi hanno sparato ai prigionieri di guerra russi.
• Le forze ucraine proseguono pesanti combattimenti in tutta la direzione nord-est.
• A Dnepropetrovsk , il ponte dell’Amur è stato distrutto.
• Le Riserve delle Forze Armate ucraine vengono schierate vicino a Izyum: 2.500 persone e oltre 100 pezzi di equipaggiamento stanno tentando senza successo di attraversare il fiume Seversky Donet (è un fiume dell’Ucraina nord-orientale) .

La Guardia nazionale che di solito rimane solo nelle regioni di appartenenza è trasferita nelle zone più calde. Sembra inoltre che si sia passati alla coscrizione obbligatoria.
Il Parlamento ucraino, la Verkhovna Rada, con 338 voti a favore, ha deliberato di inviare la Guardia nazionale (milizie territoriali) in prima linea in altre regioni dell’Ucraina. Si tratta di coloro che, durante la distribuzione gratuita delle armi, hanno ricevuto una mitragliatrice. Ora tutte queste persone sono considerate facenti parte della Guardia Nazionale, quindi dovranno andare al fronte.
Le azioni delle autorità mostrano che la mobilitazione non sta andando molto bene nell’Ucraina occidentale. Il capo dell’amministrazione militare regionale di Chernivtsi, Sergei Osachuk, ha firmato un’ordinanza secondo cui durante la legge marziale, gli uomini in età militare devono portare con sé documenti, compreso un documento d’identità militare, e presentarsi alla polizia.
Tali iniziative legislative confermano le pesanti perdite degli ucraini al fronte. Il comando delle Forze armate ucraine spera di inviare al fronte circa 17.000 riservisti, che potranno rinforzare la fanteria insieme alle nuove armi fornite da Europa e Stati Uniti.
Ci si può aspettare che il prossimo passo inasprisca le regole sulla migrazione per gli ucraini in Europa, il che costringerà molti a tornare in patria. Secondo le Nazioni Unite, circa 5 milioni di persone hanno lasciato l’ Ucraina entro il 19 aprile. E questo è un enorme potenziale di mobilitazione.
VP News, Patrizio Ricci, qui.

Sbaglio o questa roba si chiama crimini di guerra? Comunque non preoccupatevi: gli ucraini stanno vincendo su tutti i fronti e l’esercito russo, anzi, la Russia intera è ormai sull’orlo del collasso. E adesso state a sentire quest’altra storiella.

I russi arrestano un (ex?) generale della Nato

I russi hanno arrestato l’ex generale canadese Trevor Cadieu mentre cercava di lasciare le acciaierie di Mariupol. Evidentemente l’accordo che ha permesso alle forze straniere (in particolare americane) di lasciare indenni l’acciaieria non lo riguardava (vedi Piccolenote).

Qualche fonte indica che era a capo di uno dei biolaboratori che sarebbero incistati nelle Azovstal, ma le smentite sono plausibili dal momento che era arrivato in  Ucraina da troppo poco tempo.

Anzitutto va sottolineato che il tenente generale Cadieu non è ufficiale qualsiasi. Infatti, nell’autunno del 2021 era stato nominato comandante in capo dell’esercito canadese, carica alla quale ha dovuto rinunciare perché inseguito da accuse di molestie sessuali avanzate dalla polizia militare.
La sue tristi vicissitudini sono riferite da Cbc news che spiega come, per sottrarsi all’inchiesta, il graduato si sia dimesso dall’esercito, come avevano fatto altri alti ufficiali in precedenza. Nonostante l’escamotage, Cadieu rischiava di essere perseguito anche da civile, nonché di finire davanti alla Corte marziale.
L’epilogo di questa storia è narrato da un altro media canadese, l’Ottawa news, che indica sia la data delle sue dimissioni, il 5 aprile scorso, sia la sua partenza per l’Ucraina, presumibilmente avvenuta in quei giorni.
Una fuga e, insieme, una missione, dal momento che “secondo fonti, alti dirigenti militari canadesi sono stati informati della decisione di Cadieu di recarsi in Ucraina”.
D’altronde, come riferisce la Cbc, il generale godeva grande stima nell’esercito canadese (non l’avrebbero scelto come comandante in capo), così che la sua partenza appare sia un modo per salvarlo che per inviare in Ucraina uno dei migliori generali Nato (che quindi non appare tanto ex…).
Di certo, Cadieu non era andato in Ucraina a ingrossare la folla dei mercenari (cioè delle truppe speciali Nato in incognito) che affiancano le truppe ucraine, ma probabilmente per coordinarne l’azione.
La storia di Cadieu indica il livello di ingaggio della Nato nel conflitto, che non si limita solo all’invio di armi e all’assistenza tecnologica e di intelligence, da cui il rischio di risposte russe.
Resta il mistero del perché il generale sia stato arrestato, a differenza di altri soldati e graduati stranieri presumibilmente esfiltrati negli stessi giorni dalle Azovstal in accordo coi russi.
A dipanare il mistero forse aiuta la tempistica. Ieri mattina l’intelligence Usa ha annunciato trionfalmente, tramite il New York Times, di aver fornito alle forze ucraine assistenza per realizzare gli “omicidi mirati” che hanno falcidiato gli ufficiali russi.
Un annuncio che, come spiega Dave DeCamp su Antiwar, suonava come “una grande provocazione nei confronti di Mosca” (si può immaginare, analogamente, la reazione Usa se i russi avessero dichiarato di aver aiutato gli iracheni a far fuori i generali americani invasori…).
Oggi l’annuncio dell’arresto del generale canadese, che suona come una risposta alla provocazione (sarà processato a Mosca, ci sarà modo di liberarlo). Un arresto che non è stato confermato dalle fonti ufficiali russe perché è e resta solo un segnale indirizzato alla controparte.
A proposito di stupidità, da registrare quella del presidente americano Joe Biden, il quale, visitando una fabbrica di Javelin, i missili anti-carro forniti agli ucraini, ha affermato: “Essere l’arsenale della democrazia significa anche lavori ben pagati per i lavoratori americani in Alabama e negli altri stati d’America che producono armi per la Difesa” (dal sito ufficiale della Casa Bianca).
Il fatto che la guerra ucraina sia un affare lucroso per gli Usa, sia per i dirigenti dell’apparato militar industriale che per i lavoratori dello stesso, è indubbio, ma una qualche forma di igiene verbale dovrebbe essere comunque preservata, anche se si è alla ricerca di voti per le imminenti elezioni di midterm.
Anche perché l’accusa che l’America stia vanificando possibili soluzioni diplomatiche del conflitto perché vuole che prosegua (a scapito degli ucraini che dice di voler difendere) diventa sempre più credibile.
Significativo, in tal senso, un articolo di Tom Mockaitis su The Hill, dal titolo: “La retorica anti-russa di Washington è un ostacolo per la pace”. La nota spiega appunto come negli ultimi giorni “Washington ha amplificato la retorica anti-russa, rendendo più difficile una soluzione negoziata e più probabile una guerra più lunga e/o più ampia”.
Quindi spiega come l’operazione militare russa, per la resistenza ucraina e gli aiuti Nato, si sia raffreddata raggiungendo un relativo stallo.
“Uno stallo strategico spesso offre opportunità per una soluzione negoziata. In tali condizioni, Washington avrebbe dovuto fare ogni sforzo per riportare i negoziati in carreggiata”.
“Invece, il Segretario alla Difesa  Lloyd Austin  ha rilasciato una dichiarazione inutilmente provocatoria, che cambia la percezione della guerra e potrebbe aggravare la crisi. In una conferenza stampa in Polonia dopo la sua visita a Kiev, Austin  ha dichiarato : ‘Vogliamo vedere la Russia indebolita’”.
Washington, prosegue la nota, non ha trattato tale dichiarazione come “un’osservazione a braccio di un funzionario poco allineato, ma come indicativa di una nuova direzione nella politica degli Stati Uniti e della NATO“. Infatti, è stata accolta con soddisfazione dal Capo del Dipartimento di Stato Tony Blinken e da altri.
Finora, il sostegno Nato agli ucraini era stato giustificato come necessario a difendere il paese dall’invasore. “Il commento di Austin descrive il conflitto in un modo più cinico, cioè come una  guerra per procura tra Stati Uniti e Russia, condotta a costo del sangue ucraino”.
Peraltro, prosegue The Hill, “le osservazioni di Austin rafforzano la narrativa di Putin sulla guerra. Il giorno dell’invasione, infatti, Putin ha pronunciato un discorso in cui descriveva in dettaglio le rimostranze russe contro gli Stati Uniti e i suoi alleati della NATO dalla fine della Guerra Fredda. Queste lamentele si riducono a una semplice affermazione: gli alleati occidentali hanno colto ogni opportunità per indebolire la Russia ed espandere il loro potere a sue spese“. Cioè quel che ha ribadito Austin…
Le affermazioni del Segretario della Difesa Usa hanno suscitato reazioni in Russia, rendendo più arduo il negoziato, che resta l’unica prospettiva per chiudere il conflitto, altrimenti destinato a durare anni, con i tanti imprevisti del caso.
“Mosca potrebbe non essere disposta a negoziare se vede una possibilità di vittoria sul campo di battaglia – conclude The Hill -, ma l’accesa retorica dell’Occidente renderà i colloqui di pace ancora meno probabili. Gli Stati Uniti hanno messo l’orso russo in un angolo. Colpirlo con un bastoncino è una cattiva idea”. 

Ps. A proposito di disinformazione… Ieri l’intervista papale, nella quale Francesco apriva a un incontro con Putin. Così Dagospia sintetizzava un articolo della Stampa di oggi: “Putin dice no al papa – La mano tesa di Bergoglio a un viaggio a Mosca viene rifiutata dal Cremlino”. Seguivano fumose spiegazioni.

Sempre oggi, sul Corriere della Sera, le parole dell’ambasciatore russo in Vaticano, Aleksandr Avdeev: “In qualsiasi situazione internazionale, il dialogo con il Papa è importante per Mosca. E il Pontefice è sempre un gradito, desiderato, interlocutore”. (Qui)

E poi c’è ancora questo.

The Prime Minister of Israel 

Il primo ministro Naftali Bennett ha parlato con il presidente russo Vladimir Putin.
Il premier ha presentato al Presidente una richiesta umanitaria per esaminare varie opzioni per l’evacuazione dall’Azovstal a Mariupol. La richiesta è arrivata a seguito della conversazione tra il primo ministro Bennett ieri con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
Il presidente Putin ha promesso di consentire l’evacuazione dei civili, compresi i civili feriti, attraverso un corridoio umanitario ONU e Croce Rossa.
Inoltre, i due hanno discusso le osservazioni del ministro degli Esteri russo Lavrov. Il premier ha accettato le scuse del presidente Putin per le osservazioni di Lavrov e lo ha ringraziato per aver chiarito il suo atteggiamento nei confronti del popolo ebraico e la memoria dell’Olocausto.
Il primo ministro Bennett ha ringraziato il presidente Putin per gli auguri fatti in occasione della 74a Giornata dell’Indipendenza dello Stato di Israele.

Poi c’è questa incredibile perla:

Cioè c’è gente per cui opprimere per anni una parte dei propri connazionali, massacrarli a migliaia, bruciarli vivi, distruggere le loro case, scuole, asili, ospedali è l’esatto equivalente del portare la minigonna. Ma che speranze vogliamo coltivare per il futuro, con gente così in circolazione?!
E infine ancora un video di Patrick Lancaster, che abbiamo già incontrato qualche giorno fa.

E torno a ripetere la domanda: a voi, proprio non è ancora suonato un campanello d’allarme? Due domandine non ve le volete porre? No, eh? La verità la sapete già tutta e non avete più niente da imparare, più niente da guardare, più niente da ascoltare. Soprattutto più niente da chiedere. Vabbè, meglio che ce ne andiamo un po’ in Russia, va’.

barbara

UN PICCOLO MEMENTO E ALTRE STORIE

Il Tet impose una tremenda devastazione, distruggendo quarantottomila abitazioni vietnamite e creando quasi mezzo milione di nuovi profughi. La citazione attribuita da un giornalista a un anonimo ufficiale statunitense («È stato necessario distruggere la città per salvarla») la si ritiene ora inventata di sana pianta; la frase sembra tuttavia riflettere accuratamente l’atroce contraddizione insita nella guerra portata dall’America «per preservare la libertà sudvietnamita». Weyand aveva parlato con orgoglio della «difesa riuscita» della capitale discorrendo con Abrams, ma costui, andando via in elicottero dal quartier generale di Westmoreland, vide che «a Saigon si levava il fumo, le fiamme si innalzavano fino al cielo. Ho calcolato che possiamo riuscire a difendere Saigon altre sette volte, e poi ci troveremo di fronte all’imbarazzante situazione che, di città, non ne sarà rimasta più nessuna». (Hastings, Max. Vietnam: una tragedia epica 1945 -1975, p.611, Neri Pozza)

Anche loro, gli americani, per sconfiggere il Nord comunista, erano pronti a battersi fino all’ultimo vietnamita (ma anche fino all’ultimo americano, per la verità, visto l’ingentissimo numero di perdite che continuavano a subire senza che mai li sfiorasse il sospetto di avere sbagliato qualcosa) e a distruggere fino all’ultima casa vietnamita. Alla fine comunque hanno perso, così come hanno perso in Afghanistan, e mi auguro caldamente che sia davvero valido il detto che non c’è due senza tre. Il problema è che un conto è avere a che fare con comandanti cinici, lucidamente cinici, altro è sapere i codici nucleari in mano a un demente che sempre più spesso non sa neppure quello che dice, non sa dove si trova, non sa quello che fa e porge la mano ai fantasmi.
E ora torniamo all’attualità.

“Tutto questo l’hanno fatto i neo-nazisti dell’Azov!” La Rai torna servizio pubblico per una sera con un servizio di testimonianze da Mariupol

La Rai torna servizio pubblico per una sera e apre uno squarcio di verità nel mare di propaganda filo Nato di questi mesi.
E’ bastato che Manuele Bonaccorsi di Report facesse il suo lavoro, telecamera in spalla, e settimane di fake news si sono sciolte all’improvvisto come neve al sole. 
Nel servizio, di cui è altamente consigliata la visione completa [guardatelo: è meno di un quarto d’ora], fatto a Mariupol e nel resto del Donbass emergono le testimonianze dirette dei cittadini.
Ascoltatele, diffondetele e iniziate a porvi alcune domande. Coltivate il dubbio. 
Come l’AntiDiplomatico vi proponiamo due stralci per noi molto significativi. Buona visione.

Primo stralcio.

“I militari ucraini mettevano dei barattoli rossi per segnalare dove mettere le armi sul tetto. Noi lo abbiamo tolto e ci siamo salvati. Chi non l’ha fatto si è trovato il palazzo distrutto.”
“Hanno fatto saltare le rotaie era impossibile lasciare Mariupol prima”.
“Il battaglione Azov ha sparato contro casa mia. Sono sicura che erano loro. Avevano la bandiera ucraina sulla divisa”.
Fonti ucraine hanno parlato di deportazione, chiede il giornalista alle persone in arriva a Donetsk da Mariupol. “Ma smettetela. Nessuno ci ha deportato stiamo lasciando l’inferno. Hanno messo l’artiglieria nei palazzi anche se c’era scritto bambini sui muri. Ci hanno trattato come scudi umani”.
“I militari hanno messo i carri armati al primo giorno di guerra e non era possibile più partire. Solo quando la Russia ha conquistato tutta la costa è stato possibile”.  

“E’ stata l’Ucraina che ci ha bombardato. Tutto questo l’hanno fatto i neo-nazisti dell’Azov. Abbiamo lavorato e vissuto tranquillamente fino al 2014. Poi ci hanno vietato di parlare in russo”.

Secondo stralcio.

Che dire? La Rai è tornata servizio pubblico almeno per una sera e complimenti da tutta la redazione de l’AntiDiplomatico per il coraggioso Manuele Bonaccorsi. (Qui)

E a voi, proprio non è ancora suonato un campanello d’allarme? Due domandine non ve le volete porre?

E sbufaliamo un’altra leggenda.

Il “Fantasma di Kiev” che uccide i russi? Non è mai esistito: svelata la bufala

Si sgonfia la leggenda sul pilota che avrebbe abbattuto 40 aerei russi in combattimento

Chissà se il nuovo “Ministero della Verità” di Joe Biden si interesserà anche di questo caso. E di tante altre leggende che in questi due mesi abbondanti di guerra hanno riempito le cronache mondiali. Dopo i martiri dell’isola dei Serpenti ancora vivi e vegeti, dopo le fosse comuni di Mariupol che fosse comuni pare non fossero, dopo le foto dei macellai di Bucha che non erano mai stati a Bucha, adesso arriva l’ultimo capitolo delle “fake news dei buoni“: il fantomatico Fantasma di Kiev, il pilota eroe dei cieli, non esiste. Alla faccia delle bufale.
Lo avevano chiamato così perché pareva fosse in grado di abbattere ogni cosa indossasse una bandiera russa. L’eroe in grado di evitare la supremazia aerea di Mosca sull’Ucraina. Una storia meravigliosa, degna di un film di Hollywood. Peccato che il comando dell’aviazione militare ucraina, passate settimane e settimane, alla fine ha capitolato e ha raccontato su Facebook che questo mito dei cieli tale era. Un mito. Cioè non esiste proprio.
“Il Fantasma di Kiev è un supereroe leggendario creato dalla fantasia degli ucraini”, si legge nel post per smentire le notizie circolate sui media britannici, a partire dal The Times, e poi riprese da buona parte dei giornali italiani. “Esortiamo il nostro popolo a controllare le fonti di informazione, prima di fare circolare una notizia. Più che il record di un singolo uomo, il Fantasma di Kiev è l’immagine collettiva dei piloti della 40esima Brigata Aerea che difendono il cielo sopra la capitale”. Allo spasmodico desiderio di dare un volto a questo “fantasma”, i grandi media internazionali avevano avanzato l’ipotesi che potesse portare il nome di Stepan Tarabalka, decorato come “Eroe dell’Ucraina”. Ma l’Aviazione smentisce: “Non è il ‘Fantasma di Kiev’ e non ha colpito 40 aerei. Il 13 marzo 2022, il maggiore Stepan Tarabalka è stato eroicamente ucciso in un combattimento aereo con le forze degli occupanti russi. Il Fantasma di Kiev invece è un supereroe-leggenda il cui personaggio è stato creato dagli ucraini”. Il comando ucraino ci ha tenuto a precisa anche che i piloti militari di Kiev non si stanno affatto addestrando sugli F-16 all’estero e soprattutto non ci sono caccia Usa che sorvolano l’Ucraina. Di fake news, invece, ne volano eccome. A stormi. (Qui)

E ancora un Paolo Liguori da manuale

(E che spettacolo un intervistato che parla pacatamente, un’intervistatrice che lo lascia parlare, e che esibisce la sua professionalità e non le sue tette e le sue cosce)

E dopo il tango dell’altro ieri, oggi un bel valzer, sempre da quei russi che gli amanti della giustizia escludono dalle gare per vincere più facile.

POST SCRIPTUM molto molto OT (ma non posso aspettare che finisca la guerra per raccontarvelo): oggi ho inaugurato la faccia (ero uscita anche ieri, ma unicamente per cose mediche e quindi con obbligo di bavaglio), e per l’occasione ho messo uno dei miei rossetti più sfolgoranti (la foto allo specchio del bagno non rende granché, ma almeno un’idea la dà):

Mi guardavano tutti stralunati come se stessero vedendo un marziano – e la stragrande maggioranza ancora mascherati.

barbara