Inizio con questo incredibile cortocircuito mentale lettiero (e peccato che non avessi a disposizione un sostantivo femminile, che ne sarebbe venuta fuori una lettiera, piena del materiale giusto)
Tutti sappiamo che con Putin abbiamo la luce e con l’Europa che emana sanzioni a Putin e spende i nostri soldi per armare i nazisti restiamo al buio, e questa gigantesca testa di capriolo marinato non trova di meglio per indurci a votarlo, che mettere il buio dalla parte di Putin e la luce da quella dell’Europa. E con in più quella faccia che già da sola dovrebbe costituire reato.
Ho poi visto in giro l’osceno sciacallaggio sulla faccia di Darya Dugina che non sarebbe abbastanza distrutta: cioè? Nella macchina non c’era lei? C’era lei ma la macchina non è esplosa? Lei è morta ma di influenza? O che altro? Mai sentito parlare dei lavori di ricostruzione degli operatori funebri? E se l’esplosivo era sotto l’auto, non è logico che la potenza dell’esplosione l’abbia assorbita il corpo prima che arrivasse a devastare la testa – peraltro con varie parti coperte e coi segni della ricostruzione parecchio visibili. Sembrerebbe che qualcuno, leggendo male, abbia capito “fatti foste a viver come bruti”, senza anima, senza coscienza, senza cervello, per non parlare di umana pietà, bestie naziste dal cervello marcio e l’anima putrefatta.
Anche a Sebastopoli, in Crimea, si è celebrata la festa dell’indipendenza dell’Ucraina. Col proprio inno nazionale, naturalmente: quello russo, che purtroppo non posso mostrarvi perché non è condivisibile.
In Svezia intanto sono iniziati i sacrifici umani sull’altare della NATO Ma dopo avere sacrificato i figli altrui, si preparino a sacrificare i propri.
Al contrario del cattivissimo Orban che si preoccupa invece di fare gli interessi dell’Ungheria
UNGHERIA E NUCLEARE RUSSO – L’Ungheria ha autorizzato la costruzione del 5° e 6° blocco della centrale nucleare Paks-2. Alla fine del 2014, Russia e Ungheria hanno firmato un accordo per la costruzione di nuovi reattori presso la centrale nucleare di Paks secondo il progetto russo VVER-1200. La Federazione Russa ha concesso all’Ungheria un prestito fino a 10 miliardi di euro per il progetto Paks-2 e il costo totale dell’opera è di 12,5 miliardi di euro. (Qui)
Un po’ meno i coglioni che governano l’Europa “giusta”:
EXPORT TEDESCO, PROFITTO RUSSO – Rispetto alla prima metà del 2021, le esportazioni tedesche verso la Russia sono diminuite del 34,5%. Ma grazie all’aumento dei prezzi delle materie prime, in termini monetari le importazioni dalla Russia sono aumentate del 51%, sebbene l’afflusso di merci russe in termini fisici sia diminuito di un quarto. Tali dinamiche hanno portato a un deficit della Germania negli scambi commerciali con la Russia di 14 miliardi di euro (solo 2 miliardi di euro nel 2021). Le importazioni tedesche dalla Russia dovrebbero diminuire nella seconda metà del 2022, a causa dell’embargo sul carbone russo dal 10 agosto e sul petrolio dalla fine di quest’anno. (Qui)
Tornando ai nostri geniali politici abbiamo questa gentil donzella
che evidentemente ignora, tra le molte altre cose, il significato del prefisso “ri” (e, oltre a questo, l’idea che col nostro gas possiamo arrivare all’autosufficienza…).
E magari mettiamoci anche questo, che tra la faccia da ebete che ha pochi eguali nel panorama politico internazionale, e gli “argomenti” che porta non è che ti chiedi come abbia fatto ad arrivare in parlamento: ti chiedi come abbiano fatto ad affidargli le bibite allo stadio
Ah, e poi c’è quella faccenda che se soffrite lo stato – sempre più stati – è pronto ad aiutarvi. Ad eliminare la sofferenza? No: a eliminare voi. E se voi non volete? Beh, tanto peggio per voi.
E a questo punto concediamoci almeno un po’ di elegia
A essere in vena di citazioni, verrebbe voglia di titolare “Pomeriggio di un giorno da cani”, ma non puoi, perché qui è mattina pomeriggio sera notte, tutti i giorni, da otto anni, anzi ormai un po’ di più.
Il video precedente è dell’altro ieri, in quello che segue la prima parte è di ieri mentre la seconda parte riprende quello dell’altro ieri, quindi non avete bisogno di riguardarlo.
Come si può vedere, più la guerra si mette male, più si accaniscono sui civili del Donbass, come se avessero paura di non fare in tempo ad ammazzarne abbastanza prima che la guerra finisca, esattamente come i nazisti con gli ebrei verso la fine della guerra quando ormai era chiaro che di speranze di vincerla non ce n’erano più e che il tempo era agli sgoccioli. Poi voglio mostrarvi questa foto, commentata dal solito micidiale “Osho”,
nella quale vedo due elementi particolarmente degni di attenzione: 1) tre signori in completo blu, camicia bianca, cravatta, scarpe nere di pelle ben lucidate, essendo tre primi ministri in visita a un capo di stato, e un buzzurro in pantaloni e maglietta simil-militari e scarpe da ginnastica perché “lui sta combattendo”. E miracolo che non si è messo anche il giubbetto antiproiettile e l’elmetto. 2) Draghi guarda Zelensky a cui sta stringendo la mano. Zelensky guarda Draghi a cui sta stringendo la mano. Scholz guarda Draghi e Zelensky che si stanno stringendo la mano. La guardia del corpo guarda i quattro della cui sicurezza è responsabile. Cicciobello, con la giacchettina (sbottonata) da Cicciobello e in posa da Cicciobello guarda in camera con un radioso sorriso da Cicciobello. Quanto a voi, se per caso stesse cominciando a venirvi a noia quel disco da cui state ascoltando sempre la stessa strofa, non avete che una cosa da fare: girarlo.
Ma comincio con una considerazione mia: possiamo essere ottimisti. Sul serio, possiamo davvero farcela, può davvero andare tutto bene; dopotutto non è che serva moltissimo, basta solo avere una visione chiara della situazione e un programma serio, tutto qui.
E giustamente il mitico Osho
Il ministro Disperazione auspicava di andare ancora oltre
ed è stato prontamente accontentato: vietato addirittura uscire di casa (io uscirò, naturalmente).
E arrivati a questo punto
Il muratore siamo noi, la gravità è il Covid, il cappio è Giuseppi + il PD (rubato qui)
Ma la colpa è chiaramente nostra
e giustamente verremo controllati per impedirci di combinare altri disastri
Se poi c’è bisogno di un aiuto supplementare
È certo, comunque, che quando il signor Conte scriverà le sue memorie
Fabio Bertoncelli
Blade Conte: “Io ho fatto cose che voi italiani non avreste immaginato. Flotte di clandestini al largo del porto di Lampedusa. E ho detto alla Lilli che eravamo prontissimi quando invece non avevamo fatto un tubo. Ma tutti quei momenti finiranno perduti nel tempo quando l’Italia colerà a picco. È tempo di ciurlare”
Una crisi di governo in un momento come questo sarebbe una follia, strillano PD e 5 stelle; e molti pseudo giornalisti di regime sembrano concordare. In Gran Bretagna ci fu una crisi di governo nella primavera del 1940, mentre le armate di Hitler dilagavano in Francia, il dittatore nazista diventava padrone dell’Europa continentale e la prospettiva di un’invasione dell’isola appariva molto realistica. Molti politici e i loro pennivendoli sembrano convinti che le costituzioni democratiche siano una sorta di lusso. Vanno bene nei periodi di vacche grasse, diventano carta straccia in quelli di crisi. Non è così. Fermo restando che in periodi eccezionali sono possibili alcune limitazioni di alcune libertà, democrazia, costituzione e diritti costituzionali fondamentali sono SEMPRE validi, nelle democrazie occidentali degne di questo nome. Ma nelle democrazie occidentali degne di questo nome i Giuseppe Conte non diventano primi ministri, né diventano ministri personaggi come Bonafede, Azzolina o Toninelli. Nelle democrazie occidentali degne di questo nome i fondi sono amministrati dai governi, sotto il controllo dei parlamenti, non dalle “cabine di regia” o dai “comitati di esperti”… Noi NON siamo una democrazia occidentale degna di questo nome… tutto qui.
Mai capita questa cosa che nel corso di un’emergenza non si possa affrontare una crisi di governo. Sarebbe come dire che finché sono in salute posso cambiare medico, ma se mi ammalo e il mio medico si rivela incapace di curarmi, allora no, quel medico me lo devo tenere fino a quando non guarisco per conto mio o schiatto.
Quanto alle regole deliranti, che in un Paese normale farebbero ricorrere al TSO per chi le ha elaborate, vi propongo questa riflessione
Da Angelo Michele:
Una coppia con un figlio di 15 anni deve tirare a sorte chi resta a casa, fra il padre, la madre e il ragazzino. In tre non possono muoversi. Se invece hanno 7 figli di non più di 14 anni possono spostarsi col pulmino. Se i nonni non sono automuniti e si vuole ospitarli, bisogna andare a prenderli, ma uno alla volta per evitare di essere in tre in auto. Due, tre, quattro, dieci coppie potrebbero spostarsi alla stessa ora per far visita alla stessa famiglia, le une all’insaputa delle altre. Ma giunti a destinazione, i loro amici non potrebbero riceverli tutti, ma solo due alla volta. Magari mettendo il numeretto davanti all’ingresso come nelle pasticcerie la domenica o negli uffici postali. Tutti devono comunque rientrare a casa entro le 22. Se qualche ospite, per un qualsiasi contrattempo, fa tardi bisogna farlo pernottare. E’ quindi consigliabile avere sempre pronta la stanza degli ospiti e se si prevede di ricevere parecchie visite allestire una camerata tipo ostello. Nei giorni feriali e non prefestivi ci si può spostare senza nessuna limitazione, ma solo tra comuni con popolazione inferiore a 5000 abitanti. Pertanto prima di mettersi in viaggio bisogna consultare un censimento aggiornato. Inoltre non si può andare verso i capoluoghi di provincia, per cui se ci si vuole spostare fra due piccoli comuni che stanno ai due estremi del capoluogo di provincia, bisogna aggirare l’ostacolo e allungare anche di molto il percorso, se il capoluogo è una metropoli. Stando attenti a tornare in tempo per il coprifuoco. Il prossimo che dice che “bisogna rispettare le regole” lo elimino dai miei contatti, social ed extrasocial, per manifesta insufficienza mentale.
E ancora, sempre in tema, questo interessante post.
Emergency!
La politica anti Covid del governo annega nelle contraddizioni.
A novembre ci erano stati imposti sacrifici con la prospettiva di salvare il Natale, adesso ci viene imposto di sacrificare il Natale per evitare la terza ondata a gennaio.
Due settimane fa si vaticinava di Italia tutta gialla a Natale, adesso che 16 regioni sono gialle e cinque arancio si azzera il metodo dei colori e si impone a tutti il rosso senza alcuna giustificazione “scientifica” ma solo per evitare presunti “assembramenti”.
Si era promesso per mesi di evitare misure nazionali e di procedere per zone e invece si fa una norma nazionale che prescinde completamente dalla situazione delle singole regioni;
Il mitologico indice Rt (ma c’è anche qualcuno che dubita sia un indice), di cui non esiste peraltro una formula rintracciabile su internet che consenta un minimo di verifica e di replica, era presentato come strumento scientifico infallibile quando aumentava ma, adesso che è sceso sotto a 1, i suoi esiti vengono disattesi a favore di altri parametri ovviamente avvolti nella nebbia.
Nell’ultima settimana si parlava addirittura di allentamento delle misure ma adesso una strambata improvvisa e immotivata pare condurci verso 15 giorni di zona rossa: possibile che Mutti Merkel abbia chiamato un’altra volta per imporre di non essere lasciata sola?
Il governo ha lanciato il cashback per rilanciare gli acquisti nei negozi fisici ma, appena il meccanismo dimostra un minimo di successo, si parte subito con la criminalizzazione dei consumatori che in quei negozi si recano per usufruirne.
Boccia, all’interno del governo, fa la parte dell’isterico urlatore a caccia di assembramenti. Gli ultras del lockdown sono lui, Franceschini e Speranza ed è strana la convergenza di due ex democristiani con un estremista ma tant’è, è il segno del rimescolamento politico nel segno del Great Reset. Boccia evidentemente non ha visto gli assembramenti di nuovi poveri in coda per una ciotola di zuppa ma ha messo a fuoco solo quelli dello shopping. Ma ha visto pure male perché quelli che stigmatizza non sono “assembramenti” ma “affollamenti”: non siamo di fronte ad una folla compatta che si muove in modo omogeneo ma alla casuale, ancorché prevedibile, concentrazione dei consumatori che si muovono individualmente nei luoghi dello shopping. Non è un corteo che marcia in modo univoco ma una massa di persone che si incrociano occasionalmente e per pochi istanti. L’app Immuni si basa sulla rilevazione della vicinanza ad un soggetto rivelatosi positivo per almeno un quarto d’ora, tempo che lascia ipotizzare un rischio di contagio: chi può ragionevolmente pensare che due persone estranee in fase di shopping stazionino a meno di un metro per oltre un quarto d’ora? Oltretutto le foto mostrano persone in tranquillo movimento che portano regolarmente le mascherine: si diceva, specie all’inizio quando forse c’era più paura ma meno ossessione ideologica, che le mascherine erano un rimedio all’impossibilità di mantenere la distanza di un metro dagli altri. E allora, se tutti portano la mascherina, dov’è il problema? E se invece la mascherina non è sufficiente, perché imporre di indossarla?
Il cittadino qualunque, che vorrebbe vivere almeno scampoli di vita, continua ad essere, come in estate, il bersaglio della costante criminalizzazione a scopo educativo, repressivo e giustificativo per una classe politica che ha ampiamente perso, a tutti i livelli, non solo il controllo della situazione ma anche il contatto con la realtà. Ma in questo caso siamo al di fuori della logica: per quanto fosse prevedibile l’affollamento, come poteva un individuo, che ha posto in essere comportamenti non solo leciti ma addirittura incentivati dalle politiche governative, coordinarsi con migliaia di sconosciuti? Ed una volta trovatosi nel mezzo della folla, pur munito di presidi sanitari, cosa doveva fare? Fuggire a casa? Per quale motivo? Se il rischio c’era, toccava ai pubblici poteri prendere provvedimenti per limitarlo: con i centri commerciali chiusi e gli orari contingentati, gli affollamenti erano davvero imprevedibili? Perché non ci sarebbe dovuto essere affollamento in pochi luoghi centrali? E se si temeva questo, perché i sindaci non hanno chiuso le strade “pericolose” o almeno regolamentato gli accessi? E poi, se si ha paura degli assembramenti e mentre si recrimina su poche migliaia di persone in movimento per un breve periodo, perché si pianifica di riaprire le scuole nel mezzo della stagione influenzale quando ormai è evidente a tutti che i movimenti scolastici, in tutti i loro aspetti, sono stati il motore della seconda ondata? Ma certo, basta dire che il problema non sono le aule piccole o i trasporti affollati ma le occasioni di socialità che la scuola crea: sempre colpa degli studenti che attendono l’apertura dei cancelli unico momento in cui evidentemente il virus si attiva, sempre colpa delle persone che ormai, a tutta evidenza, vengono considerate solo come un problema sanitario, una massa di untori ed appestati. [continua]
Concludo con un paio di cose su altri temi, come l’ennesimo delirio sulla regolamentazione dei rapporti sessuali
Il Parlamento unicamerale danese, con 96 voti a favore e nessun contrario, ha approvato la legge che penalizza il rapporto sessuale in assenza di un consenso esplicito delle persone coinvolte. Cosa vorrà dire non è poi così chiaro, si arriverà alla richiesta di una dichiarazione giurata sulla volontarietà di voler entrare in intimità. Come se ballare in mutande in una stanza con un uomo fosse uguale che essere aggredita al parco mentre stai facendo jogging. Questo lo si deve al combinato disposto tra femminismo di maniera che vede il maschio come un nemico, agli effetti devastanti dell’immigrazione musulmana ma questo non si può dire e alla pavidità dei conservatori. Ci hanno messo poco le Nazioni più libertarie del mondo a diventare la capitale del bigottismo, dell’ipocrisia e dello stupro. Citofonare Svezia. E lo scrive uno, cioè io, che crede che lo stupro andrebbe equiparato all’omicidio volontario ma quando una legge interviene arbitrariamente sulla morale e suo buon senso non risolve nulla, anzi genera orrori.
Poi c’è questa bella dichiarazione da parte di uno di quelli che combattono a spada tratta contro l’odio
una chicca di tre anni fa del nostro ineffabile mattarello
e lo commento con lo scambio completo fra me e la signora Graziella avvenuto qui, di cui qualche giorno fa avevo inserito il link.
«In questo senso, la riduzione generale della circolazione della popolazione giovanile … potrebbe essere stata effettivamente la chiave di volta della vicenda» È possibile che sia così, tuttavia, negare ai ragazzi una vita sociale, lo sport, un’istruzione vera (persino le lezioni singole nei conservatori!!!) e poi assistere ad “ammucchiate” di arzilli vecchietti che continuano allegramente a frequentare corsi “per il mal di schiena” a me proprio non va giù. Purtroppo invece devo vederlo tutti i santi giorni (ho una palestra sotto casa), e ascoltare anche commenti tipo: «… e tutto perchè i giovani non possono fare a meno dell’apericena». Da madre, le assicuro che avrei voglia di scendere e prenderli a schiaffi. Non sarebbe meglio mettere loro davanti al pc a fare videolezioni di “stiramento” e riaprire i conservatori?
Non sarebbe meglio dare a ogni vecchio una fiala di cianuro così si tolgono dai piedi una volta per tutte e non ci dobbiamo pensare più? Questa sì che sarebbe una botta di progresso di quelle toste.
Questa è un’idiozia uscita unicamente dalla tua tastiera. Ma la psicologia che ci sta dietro la conosco. Saluti
Visto che ci volete murati vivi, perché non completare il lavoro? Fra la morte sociale a cui volete condannarci e la morte totale non vedo grandissime differenze.
Vede (le do del Lei perchè ho capito che ha una certa età), la sua risposta indispettita è sintomatica di una generazione che di rinunce non vuol sentirne parlare… tranne che si tratta di farle fare ad altri. Il punto non è “murare qualcuno” come invece sta avvenendo ora (mal comune mezzo gaudio, giusto?), ma tutelare nei limiti del possibile le persone fragili senza devastare la società per intero. Che lo si voglia ammettere o meno, a sovraccaricare il sistema sanitario sono gli ultra ottantenni, ed anche ovvio. Quindi, in una società NORMALE e non gerontocratica, sarebbe ragionevole, prima di chiudere le scuole e le attività produttive, chiedere a loro un piccolo passo indietro; che poi non comporterebbe gravi privazioni, e sicuramente meno danni che “rinchiudere tutti”. Ad esempio, prevedere un servizio di consegna per evitare l’accesso ai supermercati, facilitazioni per quanto riguarda le poste ecc.. non sarebbe una privazione così grave. È ovvio che non sia piacevole, dover fare anche solo poche rinunce, ma il difficile momento lo impone. A lei forse sembrerà giusto e normale, continuare a frequentare la palestra in gruppo “per il mal di schiena” (badi bene che non parlo di riabiliazione!) e vietare ai ragazzi di correre nelle piste di atletica, ma è una cosa innaturale, sintomatica di una società in declino. Vede cara signora, nessun giovane vorrebbe veder “murati vivi” i propri nonni, qui si tratta di accettare di essere la categoria che sta rischiando di più e che di più dovrebbe proteggersi. Invece pare, che pur di non accettare la realtà dei fatti, siete disposti a far crollare tutto il resto. Questo non vi fa particolarmente onore.
Ah, oltre a tutto il resto vorrebbe impedirmi anche di andare a fare la spesa! Interessante. E potrebbe spiegarmi per quale bizzarra ragione se io esco i giovani non potrebbero andare a correre? O in palestra? O a scuola? Quanto a stabilire se le rinunce – quelle che lei chiama rinunce – siano gravi o no, lo lasci decidere a chi le deve subire. Il sistema sanitario, dice? Mai sentito parlare di difese immunitarie? Mai sentito dire che la reclusione le abbassa drammaticamente? Mai sentito dire che la mancanza di attività fisica all’aperto aggrava drasticamente tutte le patologie frequentemente presenti negli anziani con conseguente necessità di ricovero, non di rado in terapia intensiva? E’ questo che vuole? E la puttanata del mal comune mezzo gaudio per favore me la risparmi: cosa vorrebbe dire? Che se io ho il cancro ma vengo a sapere che lo ha anche lei allora il mio si dimezza? Che la mia aspettativa di vita si raddoppia? O che altro?
Sarei stata davvero curiosa di vedere Voi, della Vostra generazione di sessantottini, a subire quello che stanno subendo i ragazzi oggi: solitudine, isolamento (ma a Voi che vi frega no?), niente scuola nè sport. Oltretutto, l’accusa di essere untori per i poveri vecchietti, che andando e venendo da pronti soccorso e ospedali, sono forse una delle cause (non certo per colpa, s’intende) dell’epidemia. Voi, vi accanite con una ferocia assurda contro le più misere rinunce e ne chiedete di ENORMI a tutto il resto della popolazione. La vostra “vita sociale” non è paragonabile a quella dei giovani, della quale hanno ASSOLUTO BISOGNO. Avete la pensione, mentre la maggior parte della popolazione, se non lavora NON GUADAGNA. Non mi piace dover essere cinica, ma dopo mesi che tiriamo la cinghia e vedo i miei figli deperire nella solitudine, mantenere toni educati mi è faticoso. Sarò curiosa, una volta che tutto sarà andato in malora, vedere chi pagherà le Vostre pensioni e l’assistenza sanitaria di cui avete bisogno. Ora la chiudo, e non risponderò oltre, dico però che tra Voi e i “vecchi eschimesi” della storiella c’è un abisso. Probabilmente Voi sareste capaci di sacrificare i nipoti, per ingrassare l’orso (patrimoniale per pagare pensioni e sanità, per evitare di “vietarvi i supermercati”). Buona vita signora.
Sa qual è la cosa più sconvolgente? Il suo allucinante cinismo. In secondo luogo l’assoluto egocentrismo. In terzo luogo il vittimismo spinto. E qui passo e chiudo, perché il mio povero stomaco ha dovuto reggere anche troppo, e ha raggiunto il limite.
Davvero non ho parole per commentare i deliri di questa donna, che deve essere davvero molto ma molto disturbata. Sempre a proposito di covid e di emergenza sanitaria e di ospedali intasati e di terapie intensive al collasso e di numeri spropositati di morti…
Solo che allora non ne parlava nessuno e non si chiudevano le attività e non si assumevano pieni poteri per imprigionare la gente che in una sorta di delirio collettivo è in buona parte felice di essere imprigionata convinta che sia per il proprio bene. Meno che mai si delirava di vecchietti da prendere a schiaffi se hanno la vergognosa pretesa di voler ancora respirare. E poi guardate che spettacolo questo scoop in diretta per la maga merlina
E per oggi cerchiamo di fare il punto sulla situazione in merito al vaccino annunciato (scusate, ma un pelino di politica ce lo devo mettere) subito dopo che i mass media (loro e solo loro, NON gli organi competenti) hanno proclamato Biden vincitore e Trump sconfitto, cosa altamente apprezzata dalla signora Zampa, sottosegretario alla sanità
Giusto per dire in che mani si trova la nostra sanità. Bah. Ma passiamo alle cose serie.
Il vaccino della Pfizer per il COVID-19: lo stato attuale e i passi successivi
Il 9 novembre, la multinazionale farmaceutica Pfizer insieme alla tedesca BioNTech hanno annunciato di aver prodotto un vaccino contro il COVID-19 in grado di proteggere dalla malattia. Il vaccino si chiama BNT162b2 ed è basato sull’mRNA. Perché questo tipo di vaccino? E come funziona? Quella dell’mRNA è stata una scelta quasi obbligata, vista l’urgenza di produrre un vaccino: l’utilizzo dell’mRNA rappresenta infatti l’approccio più flessibile e rapido.
Il vaccino
Il vaccino ad mRNA consiste in istruzioni molecolari – sotto forma di RNA messaggero (si legga l’ultimo paragrafo per dettagli al riguardo) – affinché le cellule umane producano la proteina Spike del coronavirus, il bersaglio principale del sistema immunitario per questo tipo di virus. Lo sviluppo di un vaccino a base di mRNA fornisce vantaggi significativi rispetto agli approcci vaccinali più tradizionali. A differenza dei vaccini vivi attenuati, i vaccini a RNA non comportano i rischi associati all’infezione e possono essere somministrati a persone alle quali non è possibile somministrare virus vivi (ad esempio donne in gravidanza e persone immunocompromesse). I vaccini a base di RNA sono prodotti tramite un processo in vitro senza l’uso di cellule. Questo consente una produzione facile e rapida, e la prospettiva di produrre un numero elevato di dosi di vaccino in un periodo di tempo più breve rispetto a quello ottenuto con gli approcci vaccinali tradizionali. Questa capacità è fondamentale per consentire la risposta più efficace per fronteggiare la pandemia.
La sperimentazione clinica di fase 3
La sperimentazione clinica di fase 3 del vaccino BNT162b2 è iniziata il 27 luglio e ha coinvolto più di 40000 partecipanti, 38.955 dei quali hanno ricevuto una seconda dose entro l’8 novembre 2020. Una metà dei partecipanti ha ricevuto il vaccino, l’altra metà un placebo, ma nessuno sapeva a quale dei due gruppi apparteneva. I partecipanti hanno ricevuto due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra, dopodiché, una settimana dopo la seconda dose, si è iniziato a contare i casi di COVID-19 nei due gruppi. Ad oggi ne sono stati registrati 94, quasi tutti nel gruppo che ha ricevuto il placebo. Lo studio continuerà fino a quando non si saranno accumulati un totale di 164 casi confermati di COVID-19. Attualmente l’efficacia del vaccino è di più del 90%. Ripetiamo che lo studio non è ancora completato, e l’efficacia potrebbe diminuire, ma difficilmente scenderà sotto il 50%, che è la soglia stabilita dalla Food and Drug Administration per approvare un vaccino in caso di emergenza.
I dubbi che rimangono
Ciò che ancora non è noto sono i dettagli sulla natura delle infezioni da cui il vaccino può proteggere, sia che si tratti per lo più di casi lievi di COVID-19 o che includano anche un numero significativo di casi moderati e gravi. Ad esempio, sarebbe importante sapere se vi fosse almeno qualche caso di malattia grave nel gruppo placebo perché suggerirebbe che il vaccino ha il potenziale per prevenire tali casi. Un’altra questione spinosa riguarda l’infettività degli asintomatici. Al momento non è chiaro se il vaccino prevenga che le persone asintomatiche o con sintomi lievi diffondano il virus. Chiaramente, un vaccino in grado di bloccare la trasmissione del virus potrebbe accelerare la fine della pandemia, ma sarà difficile determinare questa proprietà per il vaccino Pfizer o per qualsiasi altro candidato, dal momento che comporterebbe test di routine per tutti i partecipanti alla sperimentazione, e non è possibile farlo per 45000 persone (chiaramente tutti i casi registrati sono sintomatici). Un altro dettaglio mancante riguarda l’efficacia del vaccino in diversi gruppi di partecipanti allo studio. Ad esempio non sappiamo se funziona nella categoria più a rischio, gli anziani. Nel comunicato stampa, Pfizer e BioNTech hanno riferito che il 42% dei partecipanti aveva “background razziali ed etnici diversi”, mentre nulla è stato riportato riguardo alla fascia d’età scelta.
Memoria immunitaria
Quanto durerà l’immunità garantita dal vaccino? Non è possibile saperlo. Sulla base di quando è iniziato lo studio e dei dati precedentemente pubblicati sulle risposte immunitarie nelle sperimentazioni in fase iniziale, è probabile che molti partecipanti allo studio abbiano ancora alti livelli di anticorpi nel sangue. Le risposte potrebbero arrivare per esempio dall’analisi delle risposte immunitarie delle persone che hanno preso parte alle sperimentazioni nella fase iniziale del vaccino, alcune delle quali potrebbero aver ricevuto il vaccino fino a sei mesi fa. Comunque, anche se la memoria immunitaria non dovesse durare, quello che serve adesso è un vaccino che possa dare anche solo una protezione temporanea, ma che possa permettere di ricominciare a vivere una vita normale.
La parte organizzativa: il ruolo dell’OMS
Tutti i Paesi del mondo hanno un programma di vaccinazione per i bambini, ma quelli per gli adulti sono scarsi: nel 2017, solo 114 dei 194 stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avevano programmi di vaccinazione degli adulti contro l’influenza stagionale. Ad esempio, in India, l’unico vaccino attualmente raccomandato per gli adulti è contro il tetano, per le donne incinte. Altre nazioni consigliano invece l’immunizzazione per l’influenza stagionale solo a gruppi specifici, come gli anziani. L’introduzione di un nuovo vaccino per gli adulti differisce in termini logistici di consegna, aspettative sociali, impegno della comunità, organizzazione dei fornitori e altro ancora. Quando i vaccini per COVID-19 saranno disponibili, circa il 40% dei Paesi affronterà queste differenze per la prima volta. Diversi ostacoli ritardano il processo di registrazione nazionale per i vaccini e altre tecnologie sanitarie nei Paesi a basso e medio reddito, in quanto i produttori preferiscono concentrarsi sulla distribuzione dei loro prodotti prima nei Paesi ad alto reddito, dove possono realizzare un profitto maggiore. Ad esempio, uno studio del 2016 ha descritto un tipico intervallo di 4-7 anni tra la prima commercializzazione di un nuovo vaccino e la sua distribuzione nell’Africa subsahariana. Questa sequenza temporale non è sostenibile per un vaccino contro il COVID-19. Per risolvere la questione, sarebbe più efficiente utilizzare il programma di prequalificazione dell’OMS. Questo valuta la sicurezza, la qualità e l’efficacia dei vaccini pronti per la distribuzione. Il programma è stato implementato nel 2001 per migliorare l’accesso ai medicinali per curare l’AIDS, la malaria e la tubercolosi e nel 2019 è stato utilizzato per accelerare l’adozione del vaccino contro l’Ebola nei paesi a rischio. L’OMS dovrebbe coinvolgere attivamente i Paesi appartenenti a tutti i livelli di reddito in un processo di prequalificazione progettato specificamente per i vaccini contro il COVID-19. L’OMS dovrebbe garantire che i fascicoli di presentazione e i risultati della sua valutazione siano resi completamente trasparenti e facilmente accessibili. Ciò sarà particolarmente importante per i prodotti controversi, come il vaccino COVID-19 della Russia, che ha aggirato alcuni dei soliti passaggi di sviluppo ed è ora in fase di preselezione. Idealmente, la registrazione di un vaccino COVID-19 approvato dall’OMS sarebbe automatica nelle nazioni aderenti, eliminando buona parte dei laboriosi processi burocratici. Ogni paese deve progettare il proprio processo deliberativo per la vaccinazione contro il COVID-19. La maggior parte delle nazioni (170) dispone già di gruppi consultivi tecnici per l’immunizzazione nazionale o organismi equivalenti per selezionare i vaccini, determinare le popolazioni target, stabilire piattaforme di somministrazione e così via. Questi gruppi consultivi sono solitamente formati da esperti del settore sanitario. Tuttavia, poiché l’implementazione dei vaccini COVID-19 riguarderà tanto le economie nazionali quanto i valori sociali come la salute, le nazioni dovrebbero considerare la creazione di una task force specifica che coinvolga anche rappresentanti dei ministeri delle finanze, del lavoro, dell’economia, della sicurezza e dell’istruzione. Ciò garantirebbe che tutte le questioni siano prese in considerazione, dalla sicurezza e l’efficacia del vaccino ai fattori economici, sociali, logistici ed etici. Ogni programma di vaccinazione dovrebbe essere valutato non solo in base al numero di persone immunizzate, ma anche se consente alle persone di vivere e lavorare in sicurezza. È probabile che ciò vari notevolmente tra Paesi, dal momento che i secondi parametri dipendono da fattori ambientali e sociali diversi. Per questo, i Paesi non dovrebbero fare affidamento alle misure adottate da altre nazioni, come fatto in passato, ma dovrebbero effettuare le proprie misurazioni dei tassi di infezione, malattia e mortalità tra la popolazione vaccinata e quella non vaccinata. I sistemi di monitoraggio e valutazione a livello nazionale saranno cruciali. Queste informazioni saranno necessarie per favorire l’allentamento delle politiche restrittive, come l’obbligo della mascherina o la quarantena dopo un viaggio. Il 9 novembre, la multinazionale farmaceutica Pfizer insieme alla tedesca BioNTech hanno annunciato di aver prodotto un vaccino contro il COVID-19 in grado di proteggere dalla malattia. Il vaccino si chiama BNT162b2 ed è basato sull’mRNA. Perché questo tipo di vaccino? E come funziona? Quella dell’mRNA è stata una scelta quasi obbligata, vista l’urgenza di produrre un vaccino: l’utilizzo dell’mRNA rappresenta infatti l’approccio più flessibile e rapido.
Il vaccino
Il vaccino ad mRNA consiste in istruzioni molecolari – sotto forma di RNA messaggero (si legga l’ultimo paragrafo per dettagli al riguardo) – affinché le cellule umane producano la proteina Spike del coronavirus, il bersaglio principale del sistema immunitario per questo tipo di virus. Lo sviluppo di un vaccino a base di mRNA fornisce vantaggi significativi rispetto agli approcci vaccinali più tradizionali. A differenza dei vaccini vivi attenuati, i vaccini a RNA non comportano i rischi associati all’infezione e possono essere somministrati a persone alle quali non è possibile somministrare virus vivi (ad esempio donne in gravidanza e persone immunocompromesse). I vaccini a base di RNA sono prodotti tramite un processo in vitro senza l’uso di cellule. Questo consente una produzione facile e rapida, e la prospettiva di produrre un numero elevato di dosi di vaccino in un periodo di tempo più breve rispetto a quello ottenuto con gli approcci vaccinali tradizionali. Questa capacità è fondamentale per consentire la risposta più efficace per fronteggiare la pandemia.
La sperimentazione clinica di fase 3
La sperimentazione clinica di fase 3 del vaccino BNT162b2 è iniziata il 27 luglio e ha coinvolto più di 40000 partecipanti, 38.955 dei quali hanno ricevuto una seconda dose entro l’8 novembre 2020. Una metà dei partecipanti ha ricevuto il vaccino, l’altra metà un placebo, ma nessuno sapeva a quale dei due gruppi apparteneva. I partecipanti hanno ricevuto due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra, dopodiché, una settimana dopo la seconda dose, si è iniziato a contare i casi di COVID-19 nei due gruppi. Ad oggi ne sono stati registrati 94, quasi tutti nel gruppo che ha ricevuto il placebo. Lo studio continuerà fino a quando non si saranno accumulati un totale di 164 casi confermati di COVID-19. Attualmente l’efficacia del vaccino è di più del 90%. Ripetiamo che lo studio non è ancora completato, e l’efficacia potrebbe diminuire, ma difficilmente scenderà sotto il 50%, che è la soglia stabilita dalla Food and Drug Administration per approvare un vaccino in caso di emergenza.
I dubbi che rimangono
Ciò che ancora non è noto sono i dettagli sulla natura delle infezioni da cui il vaccino può proteggere, sia che si tratti per lo più di casi lievi di COVID-19 o che includano anche un numero significativo di casi moderati e gravi. Ad esempio, sarebbe importante sapere se vi fosse almeno qualche caso di malattia grave nel gruppo placebo perché suggerirebbe che il vaccino ha il potenziale per prevenire tali casi. Un’altra questione spinosa riguarda l’infettività degli asintomatici. Al momento non è chiaro se il vaccino prevenga che le persone asintomatiche o con sintomi lievi diffondano il virus. Chiaramente, un vaccino in grado di bloccare la trasmissione del virus potrebbe accelerare la fine della pandemia, ma sarà difficile determinare questa proprietà per il vaccino Pfizer o per qualsiasi altro candidato, dal momento che comporterebbe test di routine per tutti i partecipanti alla sperimentazione, e non è possibile farlo per 45000 persone (chiaramente tutti i casi registrati sono sintomatici). Un altro dettaglio mancante riguarda l’efficacia del vaccino in diversi gruppi di partecipanti allo studio. Ad esempio non sappiamo se funziona nella categoria più a rischio, gli anziani. Nel comunicato stampa, Pfizer e BioNTech hanno riferito che il 42% dei partecipanti aveva “background razziali ed etnici diversi”, mentre nulla è stato riportato riguardo alla fascia d’età scelta.
Memoria immunitaria
Quanto durerà l’immunità garantita dal vaccino? Non è possibile saperlo. Sulla base di quando è iniziato lo studio e dei dati precedentemente pubblicati sulle risposte immunitarie nelle sperimentazioni in fase iniziale, è probabile che molti partecipanti allo studio abbiano ancora alti livelli di anticorpi nel sangue. Le risposte potrebbero arrivare per esempio dall’analisi delle risposte immunitarie delle persone che hanno preso parte alle sperimentazioni nella fase iniziale del vaccino, alcune delle quali potrebbero aver ricevuto il vaccino fino a sei mesi fa. Comunque, anche se la memoria immunitaria non dovesse durare, quello che serve adesso è un vaccino che possa dare anche solo una protezione temporanea, ma che possa permettere di ricominciare a vivere una vita normale.
La parte organizzativa: il ruolo dell’OMS
Tutti i Paesi del mondo hanno un programma di vaccinazione per i bambini, ma quelli per gli adulti sono scarsi: nel 2017, solo 114 dei 194 stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avevano programmi di vaccinazione degli adulti contro l’influenza stagionale. Ad esempio, in India, l’unico vaccino attualmente raccomandato per gli adulti è contro il tetano, per le donne incinte. Altre nazioni consigliano invece l’immunizzazione per l’influenza stagionale solo a gruppi specifici, come gli anziani. L’introduzione di un nuovo vaccino per gli adulti differisce in termini logistici di consegna, aspettative sociali, impegno della comunità, organizzazione dei fornitori e altro ancora. Quando i vaccini per COVID-19 saranno disponibili, circa il 40% dei Paesi affronterà queste differenze per la prima volta. Diversi ostacoli ritardano il processo di registrazione nazionale per i vaccini e altre tecnologie sanitarie nei Paesi a basso e medio reddito, in quanto i produttori preferiscono concentrarsi sulla distribuzione dei loro prodotti prima nei Paesi ad alto reddito, dove possono realizzare un profitto maggiore. Ad esempio, uno studio del 2016 ha descritto un tipico intervallo di 4-7 anni tra la prima commercializzazione di un nuovo vaccino e la sua distribuzione nell’Africa subsahariana. Questa sequenza temporale non è sostenibile per un vaccino contro il COVID-19. Per risolvere la questione, sarebbe più efficiente utilizzare il programma di prequalificazione dell’OMS. Questo valuta la sicurezza, la qualità e l’efficacia dei vaccini pronti per la distribuzione. Il programma è stato implementato nel 2001 per migliorare l’accesso ai medicinali per curare l’AIDS, la malaria e la tubercolosi e nel 2019 è stato utilizzato per accelerare l’adozione del vaccino contro l’Ebola nei paesi a rischio. L’OMS dovrebbe coinvolgere attivamente i Paesi appartenenti a tutti i livelli di reddito in un processo di prequalificazione progettato specificamente per i vaccini contro il COVID-19. L’OMS dovrebbe garantire che i fascicoli di presentazione e i risultati della sua valutazione siano resi completamente trasparenti e facilmente accessibili. Ciò sarà particolarmente importante per i prodotti controversi, come il vaccino COVID-19 della Russia, che ha aggirato alcuni dei soliti passaggi di sviluppo ed è ora in fase di preselezione. Idealmente, la registrazione di un vaccino COVID-19 approvato dall’OMS sarebbe automatica nelle nazioni aderenti, eliminando buona parte dei laboriosi processi burocratici. Ogni paese deve progettare il proprio processo deliberativo per la vaccinazione contro il COVID-19. La maggior parte delle nazioni (170) dispone già di gruppi consultivi tecnici per l’immunizzazione nazionale o organismi equivalenti per selezionare i vaccini, determinare le popolazioni target, stabilire piattaforme di somministrazione e così via. Questi gruppi consultivi sono solitamente formati da esperti del settore sanitario. Tuttavia, poiché l’implementazione dei vaccini COVID-19 riguarderà tanto le economie nazionali quanto i valori sociali come la salute, le nazioni dovrebbero considerare la creazione di una task force specifica che coinvolga anche rappresentanti dei ministeri delle finanze, del lavoro, dell’economia, della sicurezza e dell’istruzione. Ciò garantirebbe che tutte le questioni siano prese in considerazione, dalla sicurezza e l’efficacia del vaccino ai fattori economici, sociali, logistici ed etici. Ogni programma di vaccinazione dovrebbe essere valutato non solo in base al numero di persone immunizzate, ma anche se consente alle persone di vivere e lavorare in sicurezza. È probabile che ciò vari notevolmente tra Paesi, dal momento che i secondi parametri dipendono da fattori ambientali e sociali diversi. Per questo, i Paesi non dovrebbero fare affidamento alle misure adottate da altre nazioni, come fatto in passato, ma dovrebbero effettuare le proprie misurazioni dei tassi di infezione, malattia e mortalità tra la popolazione vaccinata e quella non vaccinata. I sistemi di monitoraggio e valutazione a livello nazionale saranno cruciali. Queste informazioni saranno necessarie per favorire l’allentamento delle politiche restrittive, come l’obbligo della mascherina o la quarantena dopo un viaggio.
Il ruolo di COVAX in un’equa distribuzione del vaccino per il COVID-19. Credit: Gavi, the Vaccine Alliance
Per impedire che solo i Paesi più ricchi abbiano accesso a un vaccino, l’OMS e i suoi organi collaboratori hanno lanciato un meccanismo globale per allocare le dosi una volta disponibili. Il servizio “COVAX” mira a garantire che ogni Paese possa vaccinare il 20% della sua popolazione, indipendentemente dal livello di reddito. Più di 170 nazioni sono impegnate a partecipare. Tuttavia questa collaborazione è circondata da incertezza: ad esempio, molte nazioni potrebbero non essere entusiaste della copertura al 20%, dal momento che le stime suggeriscono la necessità di una copertura superiore al 60-70% per ottenere l’immunità di gregge per il virus SARS-CoV-2 (la soglia alla quale un virus non può diffondersi in una popolazione perché la maggior parte delle persone è vaccinata). Ciò ha portato alcuni Paesi a stipulare già accordi indipendenti direttamente con le aziende. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno detto che non si uniranno a COVAX, e invece hanno investito miliardi di dollari nelle aziende produttrici in un programma chiamato “Operation Warp Speed”. Il Regno Unito si è impegnato con COVAX, ma ha anche acquistato 100 milioni di dosi del vaccino COVID-19 sviluppato dall’Università di Oxford e dall’azienda farmaceutica AstraZeneca. Questa tendenza suggerisce che i Paesi ricchi e i produttori opteranno per tali accordi bilaterali. Tuttavia, questo nazionalismo vaccinale provocherà guerre sui prezzi (che aumenteranno, come successo dopo che Regno Unito e USA fecero scorte di oseltamivir durante l’influenza aviaria del 2004) e porteranno a una ridotta copertura vaccinale in molte nazioni, a scapito di tutti. Anche se può essere difficile da credere, il nazionalismo dei vaccini potrebbe costare ai paesi ricchi circa 119 miliardi di dollari all’anno se i Paesi più poveri non dovessero averne accesso (leggasi questo articolo al riguardo).
Cos’è l’mRNA?
Davvero con il vaccino della Pfizer ci inietteranno del materiale genetico? Quindi diventeremo degli OGM?* È sicuro questo vaccino? Le risposte sono: sì, no, sì. Vediamo perché. (Continua)
DAVIDE BERTA
*La domanda, e relativa risposta, è resa necessaria da una sparata di quella sciroccata – o venduta, va’ a sapere – della Gismondo (quella che quando già eravamo sulla cinquantina di morti non si capacitava che un semplice raffreddore o giù di lì venisse spacciato per epidemia), che ha messo in guardia dal vaccino che ci trasformerebbe, appunto, in OGM, aggiungendo (cito a memoria) “avete paura dei pomodori OGM e volete trasformarvi in OGM voi?” – e stendiamo un velo pietoso sul fatto che può avere paura delle coltivazioni OGM unicamente chi non abbia la più pallida idea di che cosa sia un OGM.