QUEL FAMOSO ARTICOLO 11

I pacifisti coglioni senza se e senza ma sono soliti ripetere come pappagalli le prime cinque parole dell’articolo: “L’Italia ripudia la guerra”, punto. Solo che l’articolo continua, e i coglioni guerrafondai senza se e senza ma aggiungono anche l’altro pezzo: “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.E qui si fermano anche loro, senza preoccuparsi di verificare se la situazione attuale rientra fra quelle previste, e volutamente scelgono di ignorare che no, la nostra partecipazione alla guerra a fianco dell’Ucraina non è giustificata dall’articolo 11.

Armi all’Ucraina: cosa dice davvero il decreto del governo

Il Parlamento italiano ha convertito in legge il decreto-legge n. 14 del 25 febbraio 2022, denominato “Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”. La legge di conversione è la numero 28/2022 ed è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 13 aprile 2022. Decreto-legge e successiva legge di conversione prevedono la partecipazione del nostro personale militare al potenziamento di dispositivi Nato sul fianco Est dell’Alleanza. Il Parlamento ha autorizzato dunque l’invio di mezzi ed equipaggiamento militari di protezione, a titolo gratuito, a mero scopo difensivo.
Non abbiamo conoscenze militari, ma osserviamo che nella legge di conversione all’art. 2 si parla espressamente dell’invio di mezzi militari di difesa “non letali”, anche se all’art. 2 bis la legge prevede che con uno o più decreti il Ministro della difesa – di concerto col Ministro degli esteri – definiscano “l’elenco dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari” sarebbe contraddittorio ritenere che il 2 bis autorizzi quanto viene escluso dall’art. 2. Su tali decreti e sulla situazione generale, sempre ai sensi dell’art. 2 bis, il ministro della Difesa e quello degli Esteri devono informare le Camere almeno con cadenza trimestrale. Il tutto, per ora, fino al 31 dicembre 2022, data in cui scade (salvo proroghe) il nuovo stato di emergenza dichiarato dal governo per la crisi in Ucraina. Questa la situazione: potevamo prendere queste decisioni sulla base della nostra Costituzione?

Cosa dice l’art. 11 della Costituzione

L’art. 11 della Costituzione afferma che “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Pertanto, non sono ammesse guerre di “aggressione” contro altri popoli ma esclusivamente guerre “difensive” per il nostro popolo. La guerra, insomma, a rigore è ammessa dalla nostra Costituzione solo se siamo attaccati militarmente da un altro Stato.
Ma l’art. 11 dice anche: l’Italia “consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Le limitazioni di sovranità cui fa riferimento il secondo periodo della disposizione costituzionale devono rispettare il principio secondo cui “l’Italia rinuncia alla guerra come strumento di conquista e di offesa alla libertà degli altri popoli. Stato indipendente e libero, l’Italia non consente, in linea di principio, altre limitazioni alla sua sovranità, ma si dichiara pronta, in condizioni di reciprocità e di eguaglianza, a quelle necessarie per organizzare la solidarietà e la giusta pace fra i popoli […], nel rispetto dei valori internazionali”. Questa l’interpretazione offerta dalla relazione del presidente della sottocommissione all’Assemblea costituente, Meuccio Ruini, al progetto di redazione dell’art. 11 agli inizi del 1947: ripudio della guerra; limitazioni di sovranità verso organizzazioni internazionali solo in condizioni di reciprocità e solo per fare la pace; mai guerre di aggressione. Il succo delle intenzioni dei Costituenti fu questo.

Onu e Nato

Quali sono queste organizzazioni internazionali nei confronti delle quali l’Italia è disposta a “limitare” la propria sovranità per garantire – in condizioni di parità con gli altri Stati – “la pace e la giustizia fra le Nazioni”? Nei verbali dell’Assemblea costituente – compresi quelli di fine 1947 quando la disposizione costituzionale venne approvata dall’Aula in via definitiva – si parla esclusivamente dell’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite), fondata nel 1945 al posto della precedente Società delle Nazioni. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu – l’organo direttivo che adotta gli interventi militari – è composto di 15 membri, di cui 5 permanenti e con diritto di veto (Stati Uniti d’America, Francia, Cina, Regno Unito e Unione Sovietica), pertanto – nel caso in questione – considerato che la Federazione Russa conserva ancora il diritto di veto all’interno del Consiglio, non si può parlare di un intervento militare a sostegno dell’Ucraina da parte dell’Onu.
La Nato, invece, che in questa situazione è quella che chiede l’invio delle armi, è costituita da un  trattato firmato a Washington nel 1949 che istituisce un’organizzazione internazionale (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord) per la collaborazione nel settore della difesa nei confronti dei medesimi Paesi che ne fanno parte, con a capo gli Stati Uniti d’America. Si tratta della cosiddetta “Alleanza Atlantica” che si contrapponeva al successivo Patto di Varsavia del 1955 tra i Paesi che facevano capo all’Unione Sovietica. [“si contrapponeva al successivo”, cioè a qualcosa che al momento della sua nascita non esisteva, non è un tantino-ino-ino schizofrenico?]
È evidente, dunque, che le “limitazioni di sovranità”, per ragioni temporali, non potevano riferirsi anche alla Nato in quanto organizzazione internazionale successiva all’approvazione della nostra Costituzione. Tuttavia, avendo l’Italia sottoscritto quel Trattato nel 1949, ne accetta i relativi obblighi e impegni internazionali; pertanto, eventuali partecipazioni militari al fianco della Nato rientrano nelle “limitazioni di sovranità” di cui all’art. 11. Ma per fare che cosa? Entro quali limiti? Con quali finalità?
Il trattato Nato prevede operazioni a scopo difensivo in caso di attacco esterno nei confronti dei Paesi aderenti o dei territori facenti parte dell’Alleanza Atlantica, ma nella situazione in esame l’Ucraina non fa parte né della Nato né dell’Unione europea. L’Ucraina ha fatto parte dell’Unione Sovietica fino al 25 dicembre 1991, poi è diventata Stato indipendente a causa della caduta dell’URSS. Sta di fatto che la regione ucraina del Donbass, per la quale Putin ha scatenato il conflitto, si trova geograficamente a ridosso della Russia, e la sua popolazione è di lingua russa e subisce una persecuzione quasi decennale da parte del potere centrale ucraino.
L’intervento russo in Ucraina ha spinto la Nato – sotto l’egida degli Stati Uniti d’America – a chiedere ai Paesi che ne fanno parte di inviare armi all’Ucraina, ma si noti senza neppure entrare nel territorio ucraino, perché la Nato stessa non può intervenire in Ucraina, o meglio un suo diretto coinvolgimento sarebbe un atto di guerra nei confronti della Russia. Ma per quale motivo dovevamo accettare questa richiesta dal momento che l’Ucraina non fa parte dell’Alleanza? Per difendere i confini di uno Stato che opprime al suo interno una minoranza di lingua russa (che nel Donbass peraltro è maggioranza) e che non vuole più essere sottomessa? Chi è l’aggressore e l’aggredito nel Donbass? Siamo intervenuti negli ultimi otto anni in difesa della minoranza di lingua russa perseguitata nel Donbass dal potere centrale ucraino? Chi vuole oggi veramente la prosecuzione del conflitto in Ucraina e perché?

Solo armi di difesa “non letali”?

E ora la domanda più inquietante: basta quel decreto-legge convertito in legge dal Parlamento per autorizzare il governo a fare quello che vuole? Pare proprio di no, anche perché quella legge di conversione (art. 2) consente di inviare in linea di principio solo armi di difesa “non letali”, con relativo obbligo da parte dei ministri della difesa e degli esteri di informare le Camere – almeno con cadenza trimestrale – sulle armi da inviare e sulla situazione generale (art. 2 bis). Abbiamo al momento inviato solo questo tipo di armi difensive? Oggi non lo sappiamo perché il ministro della Difesa, per il momento, ha secretato questa informazione. Forse ce lo dirà tra tre mesi, chissà.
Certo è che se sul campo di battaglia si trovassero resti di nostre armi non previste dalla legge di conversione sarebbe un atto gravissimo in quanto il governo avrebbe violato una legge dello Stato e l’art. 11 della Costituzione. A questo punto sarebbe il caso che il premier Draghi riferisse al più presto in Parlamento, sia in ordine all’incontro avuto con il presidente USA Biden in questi giorni, sia su che tipo di armi stiamo inviando all’Ucraina. La riservatezza per ragioni militari sarebbe giustificata solo se il Paese fosse investito direttamente nel conflitto, non se il conflitto – cui peraltro siamo (ancora) estranei – si svolge tra due Stati che non appartengono né alla Nato né all’Unione europea. Le Camere non servono soltanto a ratificare le decisioni del governo, come peraltro è accaduto negli ultimi due anni con l’emergenza sanitaria; ad esse spetta anche – e soprattutto – il potere di controllo e di indirizzo politico cui il governo deve attenersi.
Paolo Becchi e Giuseppe Palma

E dunque continuando a citare come pappagalli l’articolo che in alcuni casi consente la guerra, fanno proprio la figura dei coglioni. E, andando a sostenere uno stato criminale, oltre che coglioni sono anche criminali. E visto che amate sbeffeggiare Capuozzo che “parla dal suo comodo divano”, eccovene uno che parla di quello che ha visto al fronte.

Adrian Bocquet, volontario francese in Ucraina: “Bucha è una messa in scena. Ho visto personalmente cameramen americani inscenare riprese distorte”

di Vittorio Rangeloni

Dichiarazioni di Adrian Bocquet un volontario francese in Ucraina:

“Mi assumo totalmente la responsabilità di ciò che dico. In Ucraina, ho assistito a crimini di guerra: Tutti questi crimini sono stati commessi dall’esercito ucraino. Ma in Francia non ne parliamo!”
Bocquet è un ex militare francese, autore di un libro.
Dopo tre settimane trascorse in Ucraina, ai microfoni di SUD Radio, ha deciso di raccontare la sua esperienza. Ecco qualche estratto della sua intervista:
“Quando sono tornato in Francia dall’Ucraina, sono rimasto scioccato: i canali televisivi invitano esperti che non sono stati in Ucraina e non sanno nulla di ciò che sta accadendo lì. Tra quello che sento dallo schermo televisivo e quello che ho visto con i miei occhi, c’è un abisso.”
“Ho visto l’esercito ucraino sparare alle ginocchia dei soldati russi catturati e sparare alla testa degli ufficiali.”
“Ho visto personalmente i cameramen americani inscenare riprese distorte dai luoghi degli eventi.”
“Tutti gli edifici civili distrutti presentati dall’Ucraina come bombardamenti su civili, non sono altro che il risultato di sparatorie imprecise degli ucraini su installazioni militari.”
“Le forze armate ucraine nascondono munizioni negli edifici residenziali di notte, senza nemmeno informare gli abitanti. Questo si chiama usare le persone come scudo.”
“Bucha è una messa in scena. I corpi dei morti sono stati spostati da altri luoghi e deliberatamente posizionati in modo tale da produrre riprese scioccanti”.

Versione completa dell’intervista in francese: 

Qui. NOTA: non sapere il francese NON è un alibi per invocare l’ignoranza in buona fede. Poi volendo ci sarebbe anche questa cosa qui – da prendere ovviamente con le molle, esattamente come quella degli alpini (salvo il fatto che queste sono anche state denunciate e non solo raccontate sui social) – ma certamente non da liquidare come chiacchiera da mercato. E magari mettiamoci anche questa

Sergio Alaimo

Quel fiorellino cerchiato è una delle mogli delle Waffen SS rinchiusi nell’acciaiera. E’ andata dal Papa. Non è nazista e questi sono i valori occidentali (quelli di cui si parlava nelle birrerie bavaresi di un secolo fa giusto giusto). A quando Auschwitz come semplice carcere minorile?

Se poi vi restano due minuti, andate a vedere questo sfolgorante esempio di giornalismo informativo.
E per concludere direi che ci sta bene una bella Mascherata.

barbara

TUTTO IL PERSONAGGIO IN DUE VIDEO

Undici anni fa al Got Talent di non so quale Paese si sono presentati questi due signori con questa, lasciatemelo dire, squallida e anche un po’ schifosa esibizione.

Cinque anni più tardi tale signor Zelenzky, di professione marionetta, si è esibito in una prestazione apparentemente uguale

Notiamo tuttavia che
1) i primi due abbassano i pantaloni e le mutande, il signor Z. solo i pantaloni
2) nel primo video ritmo e note corrispondono ai movimenti, nel secondo no
3) nel caso restasse qualche dubbio, arrivano poi gli altri due per i quali viene allungata una tavola verticale, dietro la quale ovviamente non c’è tastiera, e come se non bastasse, ai movimenti dell’ultimo della fila, a cui dovrebbero corrispondere note altissime spaccatimpani, fanno invece seguito le note più basse (e stendiamo un velo pietoso sulla penosa scena delle sghignazzate all’indirizzo del nuovo arrivato, facendolo intendere come portatore di dotazione contenuta).
Quindi il signor Z. non sta producendo alcun suono, bensì si sta esibendo in playback: in altre parole, sta millantando attributi che non ha. Come adesso, che lancia gran proclami di resistenza al nemico, mandando a morire i padri di famiglia. Che invoca armi per allargare il conflitto, invoca la no fly zone perché la guerra diventi mondiale e i morti si contino a milioni. Solo che qui non siamo su un palcoscenico dove ogni dramma è un falso: qui siamo nella realtà, la guerra è guerra vera, le distruzioni sono distruzioni vere, i morti sono morti veri. Quell’uomo va fermato.

Nel frattempo sentiamo levare alti lai sull’ospedale pediatrico bombardato; da più fonti tuttavia ho letto che l’ospedale era stato evacuato dieci giorni fa per farne una base militare, come stanno facendo un po’ dappertutto, esattamente come i terroristi palestinesi

cosa che in base alle convenzioni di Ginevra, rende tali edifici legittimi obiettivi militari. E magari si potrebbe anche parlare dei laboratori di armi batteriologiche gestiti dall’America (clic, clic, clic), cosa ne dite?
Poi sembrerebbe esserci anche questa cosa qui su cui non mi pronuncio perché i testi sono troppo rimpiccioliti per poterli leggere, ma ad ogni buon conto segnalo.

Se poi qualcuno dovesse documentarmi che è una palla la toglierò.

Quello che segue è un articolo dedicato a quelli che già immaginano un Putin nell’angolo, abbandonato dal mondo intero: bello sognare, se fa star bene, ma estremamente pericoloso confondere i propri sogni con la realtà.

Perché Putin non è affatto isolato

La linea anti-Russia di Usa, Uk e Ue? Non è proprio condivisa in tutto il resto del mondo. Anzi…

L’India ha confermato che non condanna o mette sanzioni o altre misure contro la Russia. Il Pakistan pure e anzi questa settimana ha fatto un accordo per il petrolio russo e gas russo. Come noto, Putin si è incontrato a Pechino con Xi qualche giorno prima di iniziare l’azione in Ucraina ed è ovvio che ne abbiano parlato insieme. La Cina ha annunciato che costruirà un gasodotto per avere più gas direttamente dalla Russia. Il Brasile non condanna la Russia e Bolsonaro dice che resta neutrale. Il Messico idem, non condanna e resta neutrale. Per quanto riguarda i Paesi Arabi del Nordafrica e del Medio Oriente, alcuni sono stati bombardati e anche invasi per anni da Usa e Uk per cui non si impressionano quando questi dichiarano che i russi commettono crimini (le stime di 20 anni di intervento militare angloamericano in questi paesi viaggiano sui 400mila civili morti). Nel resto dell’Asia, dal Giappone all’Indonesia, non si ha notizia di sanzioni di alcun genere verso la Russia. Apple ha bandito le vendite dei suoi prodotto in Russia, e Samsung è molto contenta di non aver più concorrenza. Anche la Turchia ha ribadito che non può mettere sanzioni alla Russia con cui ha troppi legami economici importanti. In Europa la Serbia ricorda i due mesi di bombardamento Nato di Belgrado del 1999 che fecero più di 500 vittime civili e si chiede come mai la separazione dei russi di Crimea, Donbass o Donestk dall’Ucraina sia trattata in modo opposto da quella del Kosovo dalla Serbia.
Complessivamente quindi, sembra che l’80% del pianeta non condivida, nei fatti, la politica di USA, UK ed Europa contro la Russia. Va ricordato, inoltre, che, oltre ovviamente a Mosca e alla Bielorussia, Eritrea, Corea del Nord e Siria hanno votato contro la risoluzione di condanna della Russia da parte dell’Onu, mentre Cina, India, Iran, Sudafrica e Cuba sono alcuni dei 35 Paesi che si sono astenuti.
Secondo il New York Times 120 mila ucraini di origine russa sono ora profughi in Russia. Questo perché venivano in casa propria bombardati, nonostante ora la presenza di truppe russe. Queste sono poche (130mila in totale) perché il Cremlino non mira ad occupare militarmente il Paese ma a far cadere il governo. A questo proposito, si veda qui la mappa militare dell’Ucraina aggiornata a ieri e si nota che i russi controllano il 10 o 15% del Paese a est.

I 500mila ucraini che sono ora rifugiati in Polonia per allontanarsi dal fronte hanno percorso 1,000 km o anche 2,000 km attraversando l’intera Ucraina, controllata da forze ucraine per attraversare la frontiera a ovest.  Si potrebbe pensare che per evitare i combattimenti bastasse spostarsi di 100km ed erano al sicuro, in zone senza russi e senza guerra. Sembra quindi logico pensare che se attraversano tutto il paese da est a ovest per arrivare in Polonia, in molti casi sia presente una motivazione più di migrazione che di rifugio dalle bombe.
I russi invece nella parte est che si sono rifugiati in Russia non avevano scelta perché il fronte era a pochi km e per allontanarsi dalle bombe potevano solo passare la frontiera russa vicina. Di questi per ora però non si ha menzione sui media. Tuttavia, dall’insurrezione-rivoluzione o colpo di Stato, a seconda dei punti di vista, del 2014 di Piazza Maidan, la minoranza russa ha lamentato appunto di violenze e bombardamenti nelle zone est e ovviamente il governo e maggioranza ucraina hanno parlato al contrario di loro violenze. Il fatto però che anche 120mila circa di questi russi dell’Ucraina siano ora profughi in Russia mostra che probabilmente non venivano trattati molto bene in Ucraina. Insomma, l’Ucraina è un paese diviso, come mostra, ad esempio, la seguente mappa elettorale.

Tutto questo non sfugge ai Paesi che hanno deciso di non mettere sanzioni alla Russia, come non sfugge il fatto che gli Usa hanno pubblicamente riconosciuto di aver speso 5 miliardi di dollari per rovesciare il legittimo governo ucraino (chi abbia dubbi può controllare qui il video in cui lo rivendica).

Spendere 5 miliardi in un paese povero come l’Ucraina per far cadere il governo Yanukovich nel 2014 può essere considerato una ingerenza, specie se poi il nuovo governo chiede di far parte della Nato. Ma questo gli europei non lo hanno mai voluto riconoscer vedere.
Di Victoria Nuland è apparsa all’epoca sui media una conversazione intercettata con l’ambasciatore a KIev in cui discutevano la composizione del nuovo governo decidendo in pratica chi dovesse governare (per chi volesse, ecco una ricostruzione della vicenda ad opera dell’ex sottosegretario al Tesoro di Reagan David Stockman che con “translate” può essere letta in ottimo italiano). Per Draghi come per molti altri politici che guidano i paesi della Ue nel 2014 c’è stata una rivoluzione popolare e basta. I fatti tuttavia lo smentiscono, come del resto lo hanno smentito nella gestione fallimentare della pandemia. E questi fatti spiegano perché nel  resto del mondo, dalla Turchia alla Cina, dall’India al Brasile, la linea anti-Putin di Usa, Uk e Ue non sia condivisa.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, qui.

E qui possiamo vedere concretamente quanto sia isolato.

Occhio, che a forza di wishful thinking rischiamo di diventare noi la barzelletta del “Nebbia sulla Manica, il continente è isolato”.

Quanto alla visione del mondo occidentale che ha obbedito compatta all’ordine di odiare il nemico comune del momento, ho trovato questo commento che presenta alla perfezione i meccanismi pavloviani che presiedono a certi comportamenti:

Sono OTTO ANNI che le milizie ucraine stanno massacrando civili nel Donbass, ma i media mainstream si sono svegliati solo adesso che la Russia si è decisa a rispondere per le rime.
E’ la stessa identica cosa che succede a Israele da decenni: i media non parlano dei missili di hamas, degli attentati islamici in Giudea e Samaria, ma si svegliano solo quando Israele risponde. E mandano foto di scuole bombardate, di antenne TV distrutte, di bambini morti ecc. mettendo in campo tutte le risorse di Pallywood.
Disgraziatamente, Ucrainwood è molto più potente di Pallywood perché tiene a capo un esperto della comunicazione che è diventato miliardario proprio facendo serie TV, film, sceneggiature e spettacoli televisivi, compreso Danzando con le Stelle.

Concludo la rassegna odierna con una notizia importantissima che ho trovato in rete:

Elodie aiuta i bambini in Ucraina con ‘Bagno a mezzanotte’ FOTO e VIDEO

Non ho la più pallida idea di chi sia questa Elodie, ma penso che riusciremo a sopravvivere entrambe. Curiosa comunque di vedere in che modo concretamente li stia aiutando, ho cercato il video, vedi mai che se non è qualcosa di troppo difficile magari posso provare a fare qualcosa anch’io, e ho trovato questo breve trailer

(Qui la canzone completa, nel caso vi interessasse) I bambini li aiuterà dando in beneficienza il ricavato del disco, e quindi no, temo proprio che i bambini ucraini non li potrò aiutare: chi mai potrebbe riuscire a scrivere una canzone così!

E infine un po’ di spazio a chi altrove se lo vede negare

Не отрекаются любя – nie otrekayutsya lyubya: non rinunciare all’amore. Un meraviglioso messaggio dalla Piazza Rossa, Mosca.

barbara

I CONTAGI E LE BALLE

#Crisanti: “a Padova decine e decine di malati in terapia intensiva”.
Fact checkng: sono 6 in tutto il #Veneto [dall’altro ieri scesi a 5]

#Lopalco: “5 ventenni gravi in #Puglia”
Fact checking: 1 ottantenne pluripatologico a Bari.

E vediamo, sulla favola del signor palchetto, questi due significativi spezzoni di notiziari:

e il preciso rendiconto che segue.

Giorgio Bianchi

Rilancio questa segnalazione di Davide Viterbo con video annesso (vedi allegato), in quanto la ritengo paradigmatica della situazione paradossale che stiamo vivendo.

“Ciao Giorgio scusami ti disturbo con questa ulteriore contraddizione evidente della narrazione.
Tg3 regionale Puglia delle 19:30 del 15/08 e tg3nazionale delle 23:30 del 15/08.
per il primo i cinque giovani ricoverati in Puglia stanno bene per il secondo sono in condizioni gravissime.
grazie per il lavoro che fai. Un caro saluto”
La notizia è riportata su molti quotidiani e un po’ ovunque le condizioni dei giovani sono indicate essere “gravi”, “severe”, “critiche”.

Il Corriere del Mezzoggiorno che le indica come “severe” si affretta ad aggiungere che
“Il dato conferma che anche la giovane età non mette al sicuro da sintomi importanti”

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/italia/1243123/covid-puglia-5-giovani-condizioni-severe.html

Tuttavia il punto veramente sconvolgente riguardo a questa notizia non è tanto il fatto che tutti i giornali calchino la mano sulle condizioni di salute dei cinque giovani per lasciar intendere che il virus sia pericoloso anche per loro, cosa che effettivamente non è, quanto piuttosto che i suddetti organi di (dis)informazione, TUTTI, omettano di dire che dei cinque giovani, quattro fossero immigrati appena trasferiti dalla Sicilia in Puglia.

Dalla rassegna stampa di Porro di ieri (minuto 3:37)

https://www.youtube.com/watch?v=5t9R_786Dl0

Il perché di questa clamorosa omissione ce lo spiega benissimo un articolo de Il Giornale:

Polizia e migranti in fuga: “L’ordine è di non fermarli”
non fermarli
I migranti, in sostanza, secondo quanto risulta da alcune ordinanze delle varie questure, debbono essere trattati «con umanità» qualora fuggano dai centri e debbono essere «invitati a rientrare». Insomma, tu malato di Covid o meno, tenti la fuga e io poliziotto non posso fermarti perché non ho chiare regole di ingaggio, ma anzi devo «invitarti a rientrare». Clandestini trattati coi guanti bianchi, in sostanza. «Perché la verità che nessuno dice – spiega un agente – è che siccome dal Viminale non sono arrivate regole chiare da seguire e siccome siamo in numero di molto inferiore rispetto agli ospiti dei centri, dalle questure i nostri superiori ci dicono chiaramente di lasciarli andare se dovessimo trovarci in difficoltà. Altrimenti potrebbe accadere come a Vicenza, dove un nostro collega ora si troverà punito per aver fatto il suo lavoro».

Ad Agrigento ci sono 400 aggregati provenienti dai reparti mobili di tutta Italia e con loro 6 funzionari. Ieri a Villa Sikania, una delle strutture, c’erano 231 ospiti con solo 20 poliziotti a far da guardia. A Casa dei gabbiani 60 persone sempre con 20 agenti e alla Mano di Francesco una settantina di migranti con poche divise. Gente allo stremo, che non può fare neanche bene il suo lavoro perché «in caso di rissa – prosegue uno di loro – prima di entrare perdiamo tempo a indossare tute e dispositivi di protezione». La paura di ammalarsi? «C’è e non solo di Covid – racconta un poliziotto – ma nessuno fa niente e noi stiamo mesi lontani da casa per questa stratosferica presa in giro che mette a rischio le nostre vite con immigrati che alla fine fanno ciò che vogliono, mantenuti da quegli stessi italiani che ora rischiano di essere infettati».

https://www.ilgiornale.it/news/politica/polizia-e-migranti-fuga-lordine-non-fermarli-1883598.html?fbclid=IwAR2tvpMDjtG5kEAv0Dj5_CWK00JRVtBzbDRsAEjZiW_gzU8b1e9rP53bTIM

Tornando alla questione iniziale dobbiamo constatare con amarezza che l’informazione pubblica si sta sempre di più allineando alle truppe cammellate di Cairo, quelle che ogni giorno ci tartassano per mezzo del Corriere delle tenebre, Kikko il Terribile e i loro sodali della cricca del Fatto.
Ieri il Corriere del tenebre titolava in prima pagina, ripeto in PRIMA PAGINA:
“Su i contagi, ma si balla”
nell’occhiello sotto il titolone rincarava la dose:
“impennata nuovi MALATI 574”
Infine nel sommario arriva la verità che confuta la fake news riportata appena una riga sopra:
“impennata nuovi CONTAGI 574”.

Sempre Porro nella sua rassegna stampa di ieri lo riassume benissimo:

https://www.youtube.com/watch?v=5t9R_786Dl0 (minuti iniziali)

Mi sembra evidente che l’operazione subdola e scriteriata che si sta portando avanti, direi anche con un certo successo, è quella di equiparare i cosiddetti “casi”, “positivi”, “contagiati” o come dir si voglia, ai “malati”.

Qualche altra utile spiegazione sui “casi”

Eugenio Capozzi (via Maria Teresa Leone)

L’incremento dei casi di Covid diagnosticati in Italia e in altri paesi europei nelle ultime settimane è determinato in massima parte da screening e tracciamenti sistematici effettuati su immigrati e viaggiatori di ritorno dall’estero, che portano alla luce residui di infezioni già esaurite da tempo e/o del tutto asintomatiche.

In pratica con questi monitoraggi mirati emerge una piccola parte di quella famosa massa sommersa dell’iceberg Covid di cui in Italia parlava il report Istat/Css nelle settimane scorse: quegli “entrati in contatto col virus” che sarebbero stati almeno 6 volte gli ufficialmente contagiati.
Ciò è dimostrato ampiamente dal fatto che sia in Italia che altrove la nuova crescita dei positivi diagnosticati coincide con il crollo della mortalità e della letalità del virus (nelle figure sotto, i dati di Regno Unito e Francia, fonte Worldometer).
Fr casi
Fr morti
GB casi
GB morti
In Italia, come risulta dalle tabelle giornaliere del ministero della sanità, all’aumento dei positivi corrisponde una stabilità o addirittura un calo di ricoverati in ospedale e in terapia intensiva (ci sarebbe peraltro da chiedersi quanti dei ricoverati attualmente abbiano davvero sintomi: vengono sospetti specialmente in regioni dove essi appaiono chiaramente sovradimensionati, come nel Lazio).
Quindi montare l’ennesima campagna terroristica su queste cifre, additare gli ennesimi untori (stavolta i turisti e i giovani che, orrore, vanno a ballare) e minacciare le ennesime chiusure – come sta facendo immancabilmente il governo italiano con i soliti scienziati intellettualmente autistici e media servili al seguito – non è soltanto politicamente criminale per una società già in ginocchio per le controproducenti restrizioni passate, ma è totalmente sconclusionato dal punto di vista scientifico.
Ovviamente anche adesso, come quando si allentarono le misure di lockdown, parte il coro dei professoroni e dei ministri menagramo: vedrete tra quindici giorni che succede! Avremo i reparti di terapia intensiva al collasso! Tutta colpa di quelli che non mettono la mascherina! Tutta colpa di quelli che si ostinano a vivere e non vogliono essere delle larve… [ve li ricordate i 153.000 ricoverati in terapia intensiva previsti per giugno a causa della cessazione della reclusione e degli sconsiderati che ne avrebbero approfittato?]
Le altre volte sappiamo come è andata. Ora facciamo i debiti scongiuri. Ma se è questo quello che temete, cari signori, allora, visto che DUE TERZI dei morti per Covid hanno beccato il contagio in ospedali, cliniche e Rsa, la cosa principale che dovreste fare sarebbe tenere queste strutture al sicuro dalle infezioni (che già senza Covid ammazzano in Italia decine di migliaia di persone all’anno, dato scandaloso … ) e smetterla di rompere le scatole a discoteche, turisti, movide, gente che si bacia e abbraccia. E che non ci si sogni per carità di tenere ancora chiuse scuole, università, eventi pubblici, cinema, teatri e simili. Sarebbe un naufragio totale per il nostro futuro. Se poi proprio si vuole proteggere il più possibile le categorie a rischio, allora si faccia una bella campagna informativa in cui si RACCOMANDA, oltre alle ovvie misure di igiene, ai giovani che hanno contatti sociali di stare lontani da nonni o genitori con patologie croniche e immunodepressi, di non sbaciucchiarli se li si va a trovare o di indossare in quel caso la famosa mascherina. Per il resto, per favore, basta con le psicosi pilotate, che vi conservano un altro po’ la poltrona ma uccidono una società intera.
In conclusione, i dati di queste ultime settimane, e la parziale emersione dell’iceberg di cui sopra, dimostrano sempre più quanto avesse ragione nella sostanza sir Patrick Valance, il consulente scientifico del governo britannico che a marzo scorso sosteneva come la politica meno peggiore fosse quella di lasciar circolare moderatamente il virus, proteggendo strettamente solo le fasce più a rischio, per arrivare alla immunità di gregge, raggiungibile se il 60% della popolazione fosse entrato in contatto con esso. O riesci a bloccare l’infezione sul nascere – come hanno fatto in Corea del Sud, a Taiwan, in Giappone – o è inevitabile che essa circoli, e si può solo con pragmatismo prendere misure che appiattiscano la curva, a meno di non avere un vaccino pronto ed efficace a portata di mano.
Ora che il virus mostra una carica virale così bassa misure di forte restrizione delle attività sociali ed economiche, oltre ad avere gli effetti collaterali disastrosi che sappiamo, sono anche del tutto inutili alla lotta al virus. Molto meglio sarebbe invece approfittarne per lasciarlo correre moderatamente nella popolazione under 50-60, in modo da aumentare considerevolmente e stabilmente il tasso di immunizzazione della società, e andare verso una risoluzione vera del problema.
Certo, ci vorrebbero classi politiche coraggiose, decise o (vedi Italia) non in malafede. Difficile. Ma l’alternativa è molto peggio: un’emergenza indefinita, società trasformate in prigioni piene di disadattati sociopatici, lacerazioni sociali senza precedenti, democrazie al collasso.

E infatti…

Piergiorgio Molinari

Solamente un coglione o un comunista – chiedo venia per il pleonasmo – può credere che l’obbligo di mascherina dalle ore 18 alle 6 possa avere una qualche valenza sanitaria. Il provvedimento da poco emanato dai criminali al potere ha piuttosto tre funzioni:
la prima, ovvia, di far bullescamente capire che comandano loro;
la seconda, di preparare i sudditi con questo coprifuoco mascherato (o meglio, mascherinato) al futuro regime di vero coprifuoco – la scelta degli orari non è casuale – e di controllo totale;
la terza e più interessante, capire fin dove possono spingersi con provvedimenti assurdi e polizieschi. Perché è evidente che se neppure adesso si manifesta una ribellione diffusa a questa dilagante follia orwelliana, allora è la fine della libertà per come l’abbiamo teorizzata e conosciuta nel mondo occidentale.
(Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini, assieme ai magistrati eversivi e golpisti.)

E sembra che i savonarola della movida abbiano qualche difficoltà a capire che se per i ragazzi bar, ristoranti, discoteche e affini possono anche (molto anche) essere considerati uno sfizio, per proprietari e gestori di bar, ristoranti e discoteche, questo è pane quotidiano. La nostra superesperta in gaffe e cazzate varie miste ha suggerito che cambino mestiere, ma temo non sia facilissimo: tutti i settori di marciapiede disponibili se li sono già spartiti, e provare a inserirvisi è parecchio pericoloso, e altri mestieri, con attività che chiudono a rotta di collo e perdita percentuale del PIL a due cifre, non ne vedo all’orizzonte.

Proseguo con due considerazioni che condivido.

AGOSTO DUEMILAVENTI

Riceviamo e pubblichiamo da Paolo Becchi:

Che strana sensazione, sottile, quasi da “velo impalpabile” in questo mese di agosto duemilaventi. Spaesamento o forse solo un  senso pervasivo di smarrimento e di incertezza. Eppure il caldo e l’afa di questi giorni non sono niente di nuovo. È tutto normale. Ma non vi sembra singolare che nessuno si lamenti di questo, del caldo da “bollino rosso” intendo? Si continuano a contare i morti da Covid-19 e i contagiati, d’accordo, ma non si dà neppure notizia di coloro che stanno avendo dei malori per le alte temperature.
Nessun messaggio viene rivolto agli anziani, invitandoli a  non uscire di casa nelle ore più calde o in previsione dell’anticiclone africano. Non si poteva uscire di casa per il virus cinese, ma il caldo africano è un toccasana. A  differenza degli anni passati quest’anno il caldo non è un problema sanitario e viene anzi sopportato bene da tutta la popolazione.
Lo si ritiene benefico perché il virus non sopravvive ai raggi del sole e dunque ben venga anche la calura estiva. Questo è vero, però è strano che solo in questo mese di agosto duemilaventi non esista l’emergenza del caldo eccessivo, della siccità, dei danni all’agricoltura, degli incendi boschivi, dei colpi di calore. Insomma, di quello che succede normalmente tutte le estati in Italia.
No, oggi l’unica emergenza è quella epidemiologica. Ciò che conta è la vita del virus, quello nostro e quello degli altri. Sì perché se da noi è ancora sotto controllo siamo accerchiati dal nemico. Nemico? Forse ”oscuro oggetto del desiderio”, sì perché ormai si è creata una relazione tormentata di odio e amore tra noi e lui e in fondo, per quanto assurdo possa sembrare, non ne possiamo quasi più fare a meno. Sono mesi che non parliamo d’altro dalla mattina alla sera, senza pausa. Mascherina e guai a toccarsi, ma che dico a sfiorarsi, ma che dico a guardarsi. Potresti infettare il tuo prossimo anche con uno sguardo.
Che tristezza questo agosto duemilaventi. Non ci sono neppure le tradizionali feste parrocchiali nei paesi, e anche le grande città senza i turisti che le animano sembrano delle nature morte. Alla radio non si sentono neppure le solite effimere canzonette estive che rallegravano anche le spiagge di giorno e le discoteche di notte. Solo i giovani stimolati dagli ormoni brillanti continuano scatenati a ballare.
Ma come, ballano senza mascherina e strusciandosi un po’? E no e no, non si può. Per questo sono già stati annunciati dal governo nuovi dpcm che regoleranno danze e movida. Che irresponsabili questi giovani che non hanno paura di morire e vogliono vivere. La cultura del governo della morte  non ha ancora fatto effetto su di loro. Bisogna al più presto intervenire. Qualche psicoanalista ha già dato la sua disponibilità per sedute gratuite.
E intanto  siamo a ferragosto duemilaventi. Sia che abbiate deciso, nonostante tutto, di partire, sia che abbiate deciso di non farlo, non dimenticate il preservativo antiCovid, la mascherina. Si può di nuovo anche arrivare a Genova. C’è il ponte, ma “il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è”. Non è un mese spensierato, sereno come dovrebbe essere almeno un mese all’anno, siamo angosciati, afflitti da pensieri cupi. Ecco, questo non è normale. Il mese di agosto, per tradizione, in Italia è il mese “sacro” delle ferie e delle vacanze.
Tutto si ferma, si stacca dal lavoro, persino il tuo panificio e il verduraio di fiducia staccano, e la sosta è vissuta come la felicità tanto attesa da mesi. C’è finalmente il tempo per divertirsi, riposarsi, svagarsi, annoiarsi, innamorarsi e cazzeggiare. Tempo libero per stare più in famiglia e con gli amici in allegria di fronte ad una grigliata e ad un bicchiere di vino, tempo libero anche per cercare “un centro di gravità permanente”, partendo dalla lettura di un buon libro.
Tutto si ferma, si stacca dal lavoro, e già ma questo è l’anno in cui siamo già stati fermi abbastanza, chiusi in casa, a lavorare “da remoto” e con l’autocertificazione per uscire in casi eccezionali.
Ne abbiamo passate tante in questi mesi di clausura, ci sarebbe bisogno ora di un po’ di ottimismo, di buon umore, di gioia di vivere, invece restiamo dominati dalle “passioni tristi” che ci portano a rinchiuderci in noi stessi e a vivere il rapporto col prossimo come una minaccia, l’altro come il potenziale infetto, con l’attesa quotidiana del bollettino dei morti che – per fortuna – non ci sono, ma che ci saranno di sicuro tra poche settimane e del numero dei contagiati – peraltro in larga parte sani – che ogni giorno sembra essere invece fuori controllo.
E così invece di vivere “gelassen”, sereni e tranquilli, abbandonandosi al flusso dei ricordi e godendo delle giornate di sole che il buon Dio ci sta regalando, ci arrovelliamo con quello che, stando agli esperti di ‘sto cazzo, succederà tra poche settimane.

Giancristiano Desiderio 

L’ho detto fin da febbraio (si dovrà pur tirar via un diario alla fine di questa brutta storia): non ho paura del virus, ho paura del governo. Autoritario senza autorevolezza, supponente senza sapienza, non garantisce ciò che deve e si rivale sui cittadini colpevolizzandoli i quali, a loro volta (una parte non irrilevante, almeno) sono disposti al turpe scambio tra Parigi e la messa, a barattare la libertà per la sicurezza, perdendo libertà, sicurezza e dignità. Il combinato disposto ideale di quell’individualismo statalista che è la radice dei nostri mali.

Concludo con questa spettacolare genialata della fiorellina nostra, che da quando non può più fare la portavoce delle cazzate di giulietto chiesa, causa defungimento del suddetto, è costretta a inventarle in proprio. Guardate che spettacolo!
elefanti
Sarà il caso che glielo diciamo che la gravidanza degli elefanti dura 22 mesi, che 22 mesi fa non c’era l’epidemia e che la gente viaggiava liberamente in lungo e in largo? Ma magari è anche inutile provare a dirglielo: chissà se sarà capace di contare fino a un numero così stratosferico come il 22.

barbara

AGGIORNAMENTO


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