ISRAELE DIECI (10)

La valle di Hula 2

La carrellata di immagini di quell’autentico paradiso che è la Valle di Hula prosegue con alcuni scorci del lago
lago 1
lago 2
lago 3
lago 4
lago 5
lago 6
lago 7
lago 8
lago 9
e un piccolo assaggio della fauna locale, tenendo conto che non siamo nel periodo delle migrazioni, che portano circa mezzo miliardo di uccelli a transitare e sostare in questa valle: due esemplari di pavoncella spinosa,
pavoncella spinosa
un airone cinerino,
airone cinerino
pellicani,
pellicani
tartarughe,
tartarughe
cormorani,
cormorani
un’avocetta
avocetta
(notare che è posata sul fondo del lago, il che dà un’idea di quanto poco profondo sia in questo punto) e un gheppio che fa lo spirito santo
gheppio
(per l’identificazione di tutto il bestiario, tranne le tartarughe e i pellicani, si ringrazia lui per la preziosa consulenza).
A disposizione dei visitatori c’è anche questo delizioso punto di ristoro immerso nella natura.
rifugio 1
rifugio 2
Poi purtroppo, sia pure accolti dalle bandiere di Israele e del KKL,
arrivo
siamo arrivati al termine del nostro percorso e siamo dovuti uscire dal paradiso.

barbara

ISRAELE DIECI (9)

La valle di Hula 1

La valle di Hula
Valle di Hula 2
si trova in Alta Galilea, nel nord di Israele, fra le alture del Golan a est, il monte Hermon a nord, i monti di Naftali a ovest e il mar di Galilea, o Kinneret (altrimenti conosciuto come lago di Tiberiade) a sud, ed è attraversata dal fiume Giordano, che del lago è immissario ed emissario.
Valle di Hula 1
Fino agli anni Cinquanta gran parte del terreno intorno al lago di Hula era paludoso; poi, come in tante altre parti di Israele, grazie al durissimo lavoro degli israeliani le paludi sono state drenate e il terreno reso coltivabile e abitabile. Noi abbiamo visitato una parte di questo paradiso a bordo di un carro dotato di tre file di sedili e aperto su un fianco, tirato da un trattore
carro 1
carro 2
– ma è possibile percorrere i sentieri della valle anche in bicicletta.
biciclette
E dopo essere stati immortalati dalla nostra bellissima Martina,
Martina
siamo partiti.
Le foto sono quello che sono, essendo state prese al volo, sempre in movimento e senza il tempo di regolare le distanze. Scartate dunque le più storte, le più sfocate, le più disastrate (molte decine), cercherò di illustrare la valle con le foto un po’ meno storte, un po’ meno sfocate, un po’ meno disastrate. Insomma, accontentatevi.
Nel nostro giro abbiamo visto i campi coltivati,
campo
grandi distese di prati, con o senza alberi,
prato 1
prato 2
prato 3
canne palustri,
canne 1
canne 2
canne 3
soprattutto in prossimità del lago e dei canali,
canale 1
canale 2
canale 3
canale 4
canale 5
che percorrono la valle per un totale di cento chilometri, e i piccoli, graziosi ponti che uniscono le sponde. (continua)
ponte
barbara

ESTATE

E continua questa lunghissima, caldissima, meravigliosa estate (di là a quest’epoca per fare la doccia occorre accendere la stufetta elettrica), che sembra non voler finire mai.


E mentre cammino con le onde che lentamente, dolcemente, ritmicamente mi battono sui polpacci, davanti l’ultima luce che arriva dal sole già da un pezzo tramontato, il cielo una fantasmagoria di colori che sfrangiano uno nell’altro, e quando faccio dietrofront una sfolgorante luna piena su un cielo blu cobalto che diventa di attimo in attimo più scuro, il pensiero corre a quando, mentre camminavo con le onde che lentamente, dolcemente, ritmicamente mi battevano sui polpacci mi dicevo ancora tre giorni e poi finito, ancora due giorni e poi finito, e adesso invece dico fra due giorni avrò ancora le onde che mi battono sui polpacci, e fra tre giorni avrò ancora le onde che mi battono sui polpacci, e se verrà un giorno di pioggia prima o poi tornerà un giorno di bel tempo e io avrò di nuovo le onde che mi battono sui polpacci, per sempre, per sempre, per sempre, in un paradiso senza fine…
(Io adesso vado in Israele, noi ci vediamo fra una decina di giorni)

barbara

AMABILI RESTI

Che poi, se vogliamo essere precisi, dovrebbe intitolarsi “Amabile resto” perché il resto in effetti è uno solo: un gomito, per la precisione, scappato fuori dal sacco del pedofilo assassino che l’aveva violentata, uccisa e poi fatta a pezzi, per meglio liberarsi delle ingombranti prove del delitto.
A raccontare la storia è Susie, la vittima: ci narra di come è stata intrappolata e tutto il resto, e poi continua a raccontarci quello che è successo dopo la sua morte, le reazioni dei suoi familiari, le indagini, che nonostante le prove che via via emergono non arrivano a incastrare l’assassino, la decisione del padre di farsi allora giustizia da solo. Parla anche di se stessa, del posto provvisorio in cui si trova, e dal quale, per il momento, può vedere ciò che accade sulla terra, e nel quale incontra anche tutte le altre vittime del suo assassino.
Potremmo aspettarci qualcosa di macabro, da una storia così, o di greve, e invece non lo è, neanche un po’. È una storia bella, avvincente, un po’ triste ma neanche poi tanto; ed è profonda indagine psicologica delle reazioni di persone normali di fronte a una vicenda che di normale non ha nulla, ed è descrizione e racconto di relazioni umane, di sentimenti, ed è anche un cercare di entrare nella mente dell’assassino – e questa è una cosa che Alice Sebold conosce bene, vittima, al tempo dell’università, di un brutale stupro. Che potrebbe sembrare un pleonasmo, perché come potrebbe mai uno stupro non essere brutale? E invece ci vuole, perché il suo è stato davvero uno stupro eccezionalmente brutale, al punto che il libro autobiografico in cui narra la vicenda si intitola Lucky, fortunata: fortunata ad essere uscita viva da una cosa come quella, come le dice anche l’agente di polizia che raccoglie la denuncia. E insomma è un libro bello, che si legge bene, che non crea incubi né crampi allo stomaco, e vale davvero la pena di leggerlo (ma la copertina dell’edizione italiana, lasciatemelo dire, è veramente orrenda).

Alice Sebold, Amabili resti, edizioni e/o
amabiliresti
barbara

07424

Sapete che cos’è? No? Embè, che problema c’è, lo sapete, no, che io sono qui apposta per riempire le vostre lacune. Ebbene, sappiate che quello che vedete qua sopra è il prefisso telefonico del paradiso. No, non vi sto coglionando, c’è scritto sul cartoncino che ho trovato oggi nella cassetta della posta:

Ascolta
LA PAROLA DI DIO
al telefono

Poi c’è anche scritto che tutta la baracca è disponibile giorno e notte, e questa è indubbiamente una ulteriore conferma del fatto che è proprio la divinità in persona a rispondere al telefono, perché quale umano potrebbe avere una simile resistenza? 
                     
barbara

ORA, PROVATE A IMMAGINARE

una cittadina sul mare

di medie dimensioni; un’area tra la fine del centro e l’inizio della periferia, tutta palazzoni tutti uguali, anonimi, di cinque, sei, sette piani; e in mezzo ai palazzoni un’oasi


                      

E in mezzo all’oasi la casa dei miracoli

e due angeli che mi hanno accolta come una sorella
                           
Ecco: questo è il paradiso in cui ho vissuto per due settimane.

barbara