SE PERFINO UNA SESSANTOTTINA TUTTA D’UN PEZZO

Paternità imposta   

Leggo con interesse un articolo uscito qualche giorno fa su La Repubblica, in cui si racconta di una sentenza del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che concede a una donna separata l’impianto di un embrione congelato fecondato dell’ex marito. Il quale però si oppone alla nascita di un figlio ora che il matrimonio non sussiste più, e lui si è fatto un’altra famiglia. Ma sarà comunque tenuto a riconoscerlo, e a mantenerlo, se la nascita andrà a buon fine.
“Tra il non nascere e il nascere in una famiglia di genitori separati, deve ritenersi prevalente la seconda opzione”, sostiene la giudice Giovanna D’Onofrio nell’ordinanza. Una visione molto cattolica, in cui l’embrione avrebbe un “diritto di nascere”, che personalmente mi lascia molto perplessa. “Una vittoria per tutte le donne” sostiene la protagonista. Ma ne siamo sicuri? O è la vittoria dell’egoismo di una donna, che non ha in nessuna considerazione la volontà dell’altra parte in causa, ovvero l’ex marito, che sarà costretto a fare da padre a un figlio che non desidera, e la felicità del bambino stesso, rifiutato già prima di vedere la luce?
Premetto che sono una femminista convinta, se femminismo significa rispetto, pari opportunità, organizzazione sociale studiata per consentire la carriera delle donne fino ai più alti vertici, distribuzione equa del lavoro domestico. Non lo sono, se femminismo vuol dire rivalsa, arbitrio, guerra all’altro sesso. Le pari opportunità devono valere anche per i padri, e mi sembra che un embrione congelato appartenga a entrambi i membri della coppia e debba vedere la luce solo se entrambi sono d’accordo. Più che una vittoria a me sembra una violenza.
Le donne si sono conquistate, per fortuna, il diritto di abortire.* Gli uomini non hanno nemmeno il diritto di rifiutare un figlio che non hanno cercato -conosco parecchi casi di donne che si sono fatte mettere incinta** con l’inganno e anche una che, quando il figlio aveva già sedici anni, decise -dopo non essersene mai preoccupata- di rintracciare il padre chiedendo l’esame del DNA a tutti gli amanti dell’epoca in cui fu concepito (trovato il colpevole lo obbligò a pagare tutti gli alimenti pregressi). Anche questa una vittoria per tutte le donne?

Viviana Kasam, qui.

* Sulla “fortuna” di avere il diritto di assassinare il proprio figlio, come ben sa chi mi conosce, il mio dissenso non potrebbe essere più radicale.
** Curiosa questa abitudine, invalsa da qualche anno, di usare “incinta” come invariabile. A volte trovo anche “in cinta”, come se fosse lo stesso di “in gravidanza” o “in stato interessante” come si diceva una volta perché i bambini non capissero (convinti tra l’altro che l’incapacità di capire proseguisse fin oltre la pubertà).
Stabilito questo, fa piacere constatare che anche una femminista di sinistra si rende conto di queste aberrazioni spacciate per conquiste.

barbara

DIPENDE

Avrete sicuramente letto tutti quella storia che se si va a fare l’esame del DNA viene fuori che il 10% dei bambini non sono figli del padre legale. Il che è vero, solo che, detta così, manca un piccolo dettaglio: l’esame del DNA non viene fatto di routine a tutti i bambini che nascono ma unicamente, su richiesta, a quei bambini per i quali il padre legale nutre dubbi, che evidentemente ritiene fondati, sulla reale paternità. Quindi, guardando tutta la questione e non solo un ritaglio, ne possiamo concludere che fra tutti i casi in cui un marito ritiene di avere buoni motivi per dubitare di essere il padre del figlio partorito dalla moglie, in ben il 90% dei casi tali dubbi risultano essere infondati.

Cioè i dati sfornati non sono veri o falsi di per sé: vero e falso dipendono dal punto di osservazione. Più o meno come per Lombardia e coronavirus. O meglio, Lombardia, coronavirus e informazione pataccara, di cui avevo già parlato ieri. Oggi il bollettino annuncia trionfalmente:

Dei 270 tamponi positivi rilevati oggi, la maggior parte restano in Lombardia, con 142 nuovi positivi (il 52,5% dei nuovi contagi)

E cliccando il link leggiamo:

I nuovi positivi sono 142, contro i 402 di ieri. Ma è diverso anche il numero dei tamponi effettuati: 13.696 contro gli oltre 19 mila di ieri.

Per sapere come sono realmente andate le cose bisogna fare una divisione; le divisioni a più cifre si imparano in terza elementare, se ricordo bene, e facendo questa divisione troviamo che in Lombardia è risultato positivo un caso ogni 96,45 tamponi eseguiti, cioè quasi esattamente la metà di ieri, e contro uno ogni 125 in tutta Italia.

Evidentemente qualcuno ha tutto l’interesse a tentare di farci guardare le cose dal punto di vista sbagliato che ci darà un’informazione sbagliata, come per gli sbandierati ammucchiamenti sui Navigli e altrove. E questa cosa dobbiamo sempre ricordarcela, dobbiamo stare attenti a non lasciarci indurre a guardare le cose dal punto di vista sbagliato, perché, come già più di vent’anni fa ci spiegava Jarabe De Palo

Depende
Depende ¿de qué depende?
De según como se mire, todo depende

barbara