TORNERANNO LE SERE

Torneranno le sere a intepidire
nell’azzurro le piazze, ai bianchi muri
la luna in alto s’alzerà dal mare
e nella piena dei giardini il vento
fitto di case, d’alberi, di stelle
passerà per la grande aria serena.
Torneranno nel sogno anche le voci
delle famiglie illuminate a cena,
la rapida ebrietà del loro riso.
O finestrelle, pozzi, logge, vetri
affacciati alla vita, allo spiraglio
delle fresche delizie e dei rimpianti,
o luna nuova sulla mia memoria,
tornate ad albeggiare con quel canto
di parole perdute, con quei suoni
struggenti, con quei baci morsi al buio.
Siate la polpa rossa dell’anguria
spaccata in mezzo alla tovaglia bianca.

Alfonso Gatto

LA MIA FESTA

Ossia quella che mi ha fatto la seconda A, che è stata un’assoluta sorpresa, perché non me l’aspettavo proprio. Prima hanno suonato

poi mi hanno recitato la poesia

Poi è stato il suo turno

(non ancora proprio così, ma ci arriverà: la stoffa c’è)

Poi è arrivata la canzone preannunciata,

anch’essa opera loro, come la poesia

Poi ha cantato lei

 
(ho scelto questa cover, perché è quella che assomiglia di più alla sua interpretazione. Non proprio uguale, però: lei ha una sorta di semifalsetto che rende le sue interpretazioni straordinariamente suggestive).

Dopo la musica, il teatro: hanno messo in scena una mia lezione, e la prof

mi ha imitata talmente bene che ridevano quasi quanto nelle lezioni vere (sì, nelle mie ore si ride molto, e questa è la cosa di cui sono in assoluto più orgogliosa.


E infine “the voice”:

È ancora una bimba, e naturalmente ha bisogno di maturarla e coltivarla ancora un po’, ma già si sente che ha doti vocali davvero straordinarie. La sua interpretazione era praticamente identica a questa:

E, insieme a una scatola di cioccolatini che ho terminato in un quarto d’ora, la loro foto per ricordo (vero che sono belli?)

che, conoscendo le mie attitudini, mi hanno simpaticamente presentato così

Poi qualche giorno dopo c’è stata anche la festa organizzatami dalle altre due classi, II e III B (altra scatola di cioccolatini…), con musiche, aprendo con questa

che mi sembra davvero un’ottima scelta per la circostanza, e varie altre, e canzoni composte per l’occasione, e danze, ma di quest’altra festa purtroppo non sono state fatte foto.
Quello che posso dire, in conclusione, è che tutte e tre le classi mi hanno regalato due anni praticamente senza stress. Ogni tanto qualcuno mi ha fatto un po’ incazzare ma – e l’ho detto anche a loro – tutte le volte che mi è capitato di fare supplenza in qualche altra classe (cioè quasi sempre almeno una volta alla settimana, e qualche volta anche due), ne sono uscita dicendo: “Dai, che mi è andata bene di avere loro”.
Grazie, ragazzi, grazie davvero di tutto.

barbara

L’ESODO

Dedicato a tutti i martiri, di ieri e di oggi.

L’esodo

Super flumina Babylonis

Gli dei hanno ordinato la morte
di questi uomini per essere soggetti
di canti per le generazioni a venire

Omero

                                                     E VOILÀ!

Prefazione in prosa

È a voi che parlo, uomini degli antipodi,
parlo da uomo a uomo,
con il poco che mi rimane di umano,
con il poco di voce che mi resta in gola,
il mio sangue è sulle strade: possa, possa
non gridare vendetta!
L’hallali è dato, le bestie sono braccate,
lasciate che vi parli con quelle stesse parole
che ci trovammo a condividere –
resta così poco di comprensibile!

Verrà un giorno, chiaramente, in cui la sete sarà placata,
e noi saremo al di là del ricordo, e la morte
avrà ultimato i lavori dell’odio,
e io sarò un mazzo di ortiche sotto i vostri piedi,
– ebbene, allora sappiate che avevo un volto
come voi. Una bocca che pregava, come voi.

Quando un granello di polvere, oppure un sogno,
mi entrava nell’occhio, quest’occhio piangeva un po’ di sale. E quando
una spina fastidiosa mi graffiava la pelle,
ne usciva un sangue rosso proprio come il vostro!
Certo, proprio come voi ero crudele, avevo sete
di tenerezza, di potenza,
d’oro, di piacere e di dolore.
Proprio come voi ero cattivo e pieno d’angoscia
sicuro nella pace, inebriato nella vittoria,
e titubante, scosso nell’ora della sconfitta!

Sì, sono stato un uomo come gli altri uomini,
nutrito di pane, di sogno, di disperazione. Eh, sì,
ho amato, ho pianto, ho odiato, ho sofferto,
ho comprato dei fiori e non ho sempre
pagato ciò che dovevo. La domenica andavo in campagna
a pescare, sotto lo sguardo di Dio, dei pesci irreali,
mi immergevo nel fiume
che cantava nei giunchi e mangiavo patatine fritte
di sera. Dopo, dopo tornavo a casa a dormire
stanco, col cuore stremato e pieno di solitudine,
colmo di pietà per me stesso,
colmo di pietà per l’uomo,
cercando, cercando invano in un grembo femminile
quella pace impossibile che avevamo appena
perso, in un grande frutteto al cui centro
fioriva l’albero della vita…

Ho letto come voi tutti i giornali, tutti i libri,
e non ho capito niente del mondo
niente dell’uomo,
per quanto mi sia capitato spesso di sostenere il contrario.
E quando la morte, la morte è arrivata, forse
ho fatto finta di sapere cos’era ma ora
vi posso davvero dire
che mi è entrata negli occhi stupiti,
stupiti di capire così poco –
magari voi avete capito meglio di me?

Eppure, no!
non ero un uomo come voi.
Voi non siete nati sulle strade,
nessuno vi ha gettato nella fogna i vostri piccoli
come gatti ancora senz’occhi,
voi non avete errato di città in città
braccati dalla polizia,
voi non avete conosciuto i disastri all’alba,
i vagoni bestiame
e il singhiozzo amaro dell’umiliazione,
accusati di un delitto che non avete commesso,
di un assassinio in assenza di un cadavere,
cambiando nome e volto,
per non portar con sé un nome deriso
un volto usato da tutti
come una sputacchiera!

Verrà un giorno, senza dubbio, in cui queste righe
saranno davanti ai vostri occhi. Questa poesia non domanda
nulla! Dimenticatela, dimenticatela! È solo
un grido che non si può mettere in una poesia
perfetta, mica avevo il tempo di finirla!
Ma quando calpesterete questo mazzo di ortiche
che ero stato io, in un altro secolo,
in una storia per voi ormai trapassata,
ricordatevi solo questo: ero innocente
e, proprio come voi, mortali in quel giorno
avevo avuto anch’io un volto segnato
dalla rabbia, dalla pietà e dalla gioia,

un volto d’uomo, semplicemente!

In realtà, Alcinoo dice ad Ulisse che “gli dei filarono la rovina per gli uomini perché avessero anche i posteri il canto”.
Vichy e il collaborazionismo stanno ancora ben chiusi nei libri, mentre sulle targhe non lasciano ancora segno: scritture sul ghiaccio.
Voilà quoi.
6 rue Rollin, Parigi


Credo non si possa trovare commento migliore alla tragedia che in questi giorni ha sconvolto tutti noi. Qui anche il testo originale.

barbara