Anzi correttissime. Comincio con la gravissima emergenza omofobia, che ci sta togliendo il sonno
ll
E infatti
Una splendida lezione di correttezza al malefico BoJo:
E anche il mondo dei motori si adegua alla correttezza politica:
e quello delle favole
e dei rapporti famigliari
(ma com’è che a nessuna vedova o ragazza madre è mai venuto in mente di chiedere l’abolizione della festa del papà?)
per non parlare delle manifestazioni sociali,
dei giochi dei bambini
dei criteri per concedere le interviste
(certo che anche con le cozze vale il detto che Dio le fa e poi le accoppia)
e nella politica americana
Poi vi mostro un magnifico esempio di educazione politicamente corretta
di emoticons politicamente corretti
di diritto alla difesa politicamente corretto
Proseguo con quattro importanti lezioni
(giusto e sbagliato non dipendono dai numeri)
e le profezie dei nostri due migliori profeti
(in Italia abbiamo circa 9000 posti in terapia intensiva; il 28 maggio i posti occupati erano 1142; il 29 maggio 1095; il 30 maggio 1061; il 31 maggio 1033; il 3 giugno 989)
Concludo con una lezione sui sintomi del covid
un’esibizione di striptease estremo
un saluto molto molto politicamente corretto, inclusivo e zaniano (zanoso? zanesco? azzannato?)
e una pazza scriteriata talmente folle da credere che solo le donne abbiano il ciclo, al punto da metterlo addirittura nel titolo
Quella orrendissima, tremendissima, orribilissima spaventosissima gaffe, che adesso sicuramente passerà i prossimi sette anni nascosto sotto il letto a vergognarsi. Talmente tremenda che mi vergogno perfino io a dirla.
Morandi: “Maneskin bravissimi”. Ma scatta l’ironia: che gaffe – VIDEO
Gianni Morandi ha fatto i complimenti ai vincitori del Festival, i Maneskin. La gaffe su Facebook non è passata inosservata: il video Capito? Non è passata inosservata, tutto il mondo ne parla, Gianni Morandi alla gogna! E poi l’ironia, attenzione! Non bastava la gaffe, no, anche l’ironia bisognava metterci! Con un breve video, intorno alle 2,50 di ieri notte, anche Gianni Morandi ha voluto omaggiare i vincitori di Sanremo, i Maneskin. Che sarebbero questa roba qua
Da sinistra: Spavento, Maiocosacifaccioquainmezzo, Agonia, Tristezzaperfavorenonandarevia
Acclamati dalla critica, amatissimi dai telespettatori, per il gruppo forgiatosi sulle reti Sky e che ha trionfato in Rai, è stata una vittoria anche inaspettata. Non certamente per mancanza di talento, quanto per un genere che a Sanremo non ha spesso avuto fortuna. Nemmeno Gianni, ? Nemmeno Gianni in che senso? Nemmeno cosa? molto sorpreso e divertito dal verdetto, Divertito in che senso? ha con il sorriso voluto immortalare il momento della premiazione, con un video su Facebook. Strepitosa costruzione della frase! A parte questo, l’ha immortalata col sorriso o col video? La “gaffe” Però, è di qualche giorno fa. Dai, facciamoci coraggio che adesso arriva. Prepariamoci a veder cadere dal piedistallo uno dei cantanti italiani più amati da quasi sessant’anni. L’artista aveva infatti fatto partire, nelle scorse puntate di Sanremo, un sondaggio con le sue tre canzoni preferite, bella anche questa costruzione qui, vero? e il nome del gruppo rock romano non era presente. Capito? La loro canzone non era fra le tre che gli piacevano di più! Vero che adesso non ascolterete mai più una sua canzone? Che non pronuncerete mai più il suo nome? Che vi farete installare nel cervello un microchip che vi cancelli dalla memoria tutto ciò che lo riguarda? Una vittoria meritata, finalmente contro le ovvietà di un Festival che spesso si è trascinato verso lo scontato e il mainstream. Eh, di un’originalità guarda, na roba che ‘n te dico. Basta dare un’occhiata ad alcuni dei finalisti, e ai potenziali vincitori dei sondaggi. Sondaggi che Morandi ha completamente tappato, ehm… E con che cosa li ha tappati questi sondaggi? Con un dito? Con un tappo? Col sedere sedendocisi sopra? del resto le sue erano delle preferenze personali. Maddai! Non erano state elaborate con Draghi Mattarella e l’esecutivo tutto? Concordate col CTS? Discusse con Ursula e Christine? Contenute in un dpcm? Ha detto mi piacciono queste tre ed erano le sue preferenze personali? Sono sempre più allibita. In ogni caso, l’assenza dei vincitori dal suo sondaggio, più che una gaffe Ah cioè era sì una gaffe, ma non proprio una gaffe gaffe (tipo durante la guerra che bevevano sì il caffè, ma non era “caffè caffè”, che quello se qualcuno ogni tanto riusciva a procurarsene una manciatina, veniva riservato alle occasioni solenni) sta a dimostrare ancora una volta ancora una volta in che senso? Non si tratta di una cosa straordinaria, sorprendente, inaspettata, più unica che rara? la sorpresa, di una vittoria che sembra aria fresca per la musica italiana. Di un fresco guarda, che mi è toccato alzare il riscaldamento. E si noti la virgola. Nelle scorse ore, durante le serate del Festival, il noto cantautore aveva proposto ai suoi fan i nomi di Ermal Meta, (quello che raglia) Annalisa e Colapesce-De Martino.(mai sentiti nominare) Ecco il video in cui Gianni si immortala durante la premiazione della finale. (qui)
Ecco, godeteveli
E dunque questi qui sono quelli che non ci si aspettava che potessero vincere perché sono di un’originalità pazzesca, mentre il signor Meli, oltre a dire cose intelligentissime, brilla anche per la competenza lessicale, come dimostra la perfetta conoscenza del significato sia di “gaffe” che di “tappare” e forse anche di “ironia”. Per non parlare delle virgole. Probabilmente anche lui ha preso lezioni di vocabolario da lui (al minuto 1.00)
Grazie all’amico Erasmo che ha ripescato questa chicca. PS: nel frattempo ci siamo giocati anche Debussy. Mi sa che i responsabili dell’accoglienza dei rifugiati politici dovranno allargare le proprie competenze
richiesta di rimuovere Kant o Hegel dalle biblioteche perché razzisti il termine ‘ebrei’ dovrebbe essere sostituito con ‘persone di fede ebraica’, cosa oltretutto sbagliata nella sostanza, poiché i nazisti non si occupavano della fede, ma della “razza”. (qui)
La patata è sessista. (qui) “E grazie al pisello!” direte voi. No, non avete capito: non la patata nel senso di passera, no no, la patata nel senso di patata.
Marieke Lucas Rijneveld, la traduttrice olandese di Amanda Gorman, ha dovuto rinunciare al lavoro perché, da bianca, è stata giudicata indegna di tradurre un’autrice di colore. Lo scrittore francese Timothée de Fombelle è l’autore di “Alma”, la storia di una ragazza africana durante il periodo della schiavitù e ne evoca la lotta per l’abolizione. Ma a differenza di tutti i suoi lavori precedenti, questo non sarà pubblicato in Inghilterra o negli Stati Uniti. Sarà anche un grande scrittore, ma de Fombelle è bianco e in quanto tale non può affrontare il tema della schiavitù. (qui) Da “il colore non è un crimine” scandito in onore del criminale ucciso da un poliziotto, siamo rapidissimamente passati a “il colore è il peggiore dei crimini”. Se sei del colore sbagliato, ovviamente, ossia uno sporco bianco, un bianco di merda e via dicendo. Quanto ad Amanda Gorman, è la ragazzina che ha letto quella ciofechina all’insediamento di Biden. Ho provato a leggerla sia in italiano che in inglese, ma mi sono dovuta fermare dopo una manciata di righe (mi rifiuto di usare il termine “versi”) perché di un’insulsaggine molto superiore a quella che il mio stomaco è in grado di reggere.
La matematica bianca è razzista, capitalista, imperialista. Quindi bisogna eliminare questa vergognosa supremazia bianca, rivoluzionando totalmente lo studio della matematica, partendo dal fatto che gli errori non esistono (ma quella che gli errori non esistono devono averla insegnata già ad Arcuri tanti anni fa) e lasciando spazio alla libera interpretazione (qui)
Potrei continuare per altre centinaia di fogli, ma penso che come esempi della follia che sta crescendo intorno a noi possa bastare. Ribellarsi non è facile, perché il rifiuto del pensiero unico comporta automaticamente l’ostracismo, l’esclusione, non di rado anche la perdita del lavoro. Ma qualcuno il coraggio lo trova.
John McWhorter, intellettuale afroamericano: “Si può dividere l’antirazzismo in tre ondate. […] Questa terza ondata di antirazzisti è una religione e ha riorganizzato la definizione di razzismo dall’essere un’accusa onesta e utile a un randello retorico […] sfrutta la paura degli americani di essere ritenuti razzisti per promulgare […] un tipo ossessivo, totalitario e assolutamente inutile di riprogrammazione culturale […] al punto che stiamo iniziando ad accettare come normali i tipi di linguaggio, politiche e azioni di cui George Orwell aveva scritto come finzione”. (qui)
Beatrice Venezi: “Io sono direttore d’orchestra”, ha detto la Venezi sul palco del teatro Ariston ad Amadeus, che la stava presentando come direttrice. “La posizione ha un nome preciso e nel mio caso è quello di direttore d’orchestra, non di direttrice“, “è importante quello che sai fare”. Poi arriva la testa di cazzo che nei commenti scrive: Finalmente una con i doppi attributi No caro, una donna in gamba non è una donna coi coglioni: i coglioni, nel senso di pendagli, non sono un simbolo di superiorità e non danno superiorità. A te per esempio ti hanno fatto diventare una testa di cazzo.
Ma anche, nel loro piccolo
Maria Teresa: – Lei è la segretaria del sindaco? – NO! Io sono IL SEGRETARIO COMUNALE!
Poi c’è la nostra oca preferita che si lancia in questa appassionata requisitoria
Quindi, ricapitolando: se sei un uomo e ti laurei ti chiamano dottore. Se non lo fanno tu dici: “Sono dottore.” E tutti ti chiamano subito dottore, scusandosi per l’equivoco. Se sei una donna e ti laurei ti chiamano per nome, o al massimo “Signora”. Se fai notare che sei dottoressa le reazioni sono: ”Eh ma il titolo non è importante.” “le discriminazioni vere sono altre dovresti occuparti di quelle.” “Ma non è maschilismo, è che siamo abituati così.” “Tanto anche se ti chiamassero dottoressa non cambierebbe niente.” “Eh però sei un po’ stronza a far notare il titolo di studio.” “Te la tiri troppo, ragazza.” Ma non è maschilismo, no.
Premesso che io mi rifiuto categoricamente di chiamare dottore chi non è medico, uomo o donna che sia, e premesso che non solo non mi sono mai presentata come dottoressa Mella, ma mi dà fastidio essere appellata in questo modo, e non mi piace essere chiamata professoressa tranne che dagli alunni e dai loro genitori, che mi hanno conosciuta unicamente in questa veste, e premesso che se dottore è l’equivalente di laureato è esattamente come dire buon giorno laureato Bianchi, buona sera laureato Rossi, ma a questo punto sarebbe doveroso dire anche buon giorno diplomato Verdi, buona sera diplomato Neri (e perché non buon giorno licenziato Viola a chi ha la licenza media per distinguerlo da chi ha solo la quinta elementare, come moltissimi della mia età, quando la scuola dell’obbligo finiva lì?); premesso tutto questo, ma voi li avete mai sentiti discorsi di questo genere? Che poi l’oca in questione è la stessa che nel chiedersi “Ma che problemi ha la gente?” riferendosi a chi ha obiezioni a dire avvocata sindaca ministra ingegnera, nel rispondere a chi obietta che certi nomi sono una sorta di neutro che vale per entrambi i sessi ribatte seccata che “il neutro c’è in latino ma non in italiano”, poi due righe più in là, a chi fa notare che avvocata non esiste, replica altrettanto seccata “in latino c’è!” E non c’è niente da fare: come canta l’immortale maestro, “Quand on est con, on est con”. E concludiamo con una nota amena e molto politicamente scorretta:
Siccome in Italia il virus di Wuhan era stato finalmente arginato e boccheggiava, era necessario accogliere tanti bengalesi e immigrati positivi per poter continuare imperterriti a terrorizzare e controllare i cittadini. Ce ne sono centinaia che scorrazzano ovunque e le forze dell’ordine non possono usare la forza per costringerli alla quarantena (droni, elicotteri, pattuglie e multe erano ovviamente riservati solo agli italiani su cui non c’era nemmeno la prova della positività). Meno male che la carica virale pare al momento ridotta, perché sennò eravamo già tutti di nuovo ai domiciliari.
Naturalmente non è l’unica ad averlo capito, e infatti l’osservazione viene fatta anche da
In Italia l’emergenza è passata. all’estero dilaga. Per prolungare i super poteri di Conte fanno arrivare centinaia di clandestini. Criminali criminali criminali. I clandestini? No, Giuseppe Conte e la sua squadra, dalla Lamorgese in poi.
A proposito dei quali clandestini, poi:
E c’è chi osa andare anche oltre.
“Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini.” Contemplavo poco fa l’onirica astrazione del plenilunio all’alba, e mi chiedevo per quale motivo fossi costretto in un sogno tanto stupido. Perché non è possibile che nessuno ricordi cosa è avvenuto non più tardi di quattro mesi fa, quando:
– il sanguinario regime comunista cinese nascondeva la diffusione di un virus forse da esso stesso creato; [questo sappiamo per certo essere falso: i virus fabbricati in laboratorio sono chiaramente riconoscibili per il fatto che sono stati “montati” con parti di virus esistenti, e quindi conosciuti, mentre questo era totalmente sconosciuto. E non trovo sia una cosa sana insistere con questi ridicoli complottismi, che secondo me hanno l’unico effetto di distogliere l’attenzione dai reali crimini della Cina] – Conte andava in televisione con la tinta fresca ai capelli, l’abitino della festa da bifolco arricchito e la pochette cafonetta a dire che eravamo “brontissimi”;
– il governo PD/Cinque Stelle mandava in onda spot con anziani rintronati al ristorante cinese per dire che “il contagio è molto difficile”;
– i virologi di partito sconsigliavano vivamente l’uso della mascherina perché inutile;
– il PD organizzava manifestazioni sardinesche contro il razzismo e diceva no alla chiusura di frontiere;
– il governatore PD della Toscana Rossi (nomen omen) irrideva i primi contagiati affermando che era solo un “virus fascioleghista” ;
– il segretario PD Zingaretti organizzava spritz ai Navigli per dimostrare che non c’era alcun pericolo, e poi confessava di essersi ammalato di Coronavirus;
– il sindaco PD di Milano Beppe Sala (quello che legge i propri stessi libri), il sindaco PD di Bergamo Giorgio Gori e altri si facevano fotografare tronfi, tonti e progressisti nei ristoranti cinesi;
– il “popolo di sinistra”, dopo essersi tolto le magliette rosse e i Rolex, si faceva ritrarre con libri mai letti (e se letti, mai capiti) al posto delle mascherine affermando che l’unico virus era il razzismo;
– i formigli, gli pseudointelettuali, e quelle che ora si inginocchiano per praticare nuove fellatio ideologiche, ingollavano avidamente involtini primavera in diretta per sfottere chi chiedeva di mettere in quarantena i viaggiatori provenienti dalla Cina;
– Di Maio inviava gratuitamente in Cina tonnellate di materiale sanitario che poi la Cina ci ha rivenduto a prezzo pieno;
– infermieri e medici venivano lasciati senza mascherine né camici, né indicazioni chiare – così poi una volta morti ne avremmo potuto fare degli eroi – e intanto Conte si faceva un ospedale privato per sé e gli amici;
– quando la gente ha incominciato a morire, la Consip iniziava a fare le gare d’appalto per l’acquisto urgente di attrezzature sanitarie, e ancora non ha finito di farle;
– Conte, sostenuto da PD e Cinque Stelle, si arrogava i pieni poteri e sospendeva dall’oggi al domani i diritti costituzionali con un semplice atto amministrativo di quelli con cui al massimo si organizzano i turni dell’umido;
– imponevano la raccolta figurine delle molteplici versioni di “autocertificazione”, necessarie anche per andare a fare la spesa;
– facevano inseguire podisti e multare pisciatori di cani, vecchi sulle panchine, eremiti in riva al mare nonché accompagnatori di disabili, usando anche droni ed elicotteri;
– alla gente ormai alla canna del gas promettevano una “botenza di fuogo” da 750 miliardi che si è dimostrata essere un petardo bagnato;
– cercavano di svendere il paese alle care amiche jene della UE in cambio di un posto da usciere a Bruxelles;
– Come risultato, dopo aver imposto il lockdown più lungo, rigido e insensato di tutto il mondo, riuscivano a fare dell’italia uno dei paesi con più vittime e a distruggere un terzo delle attività economiche / produttive.
Non mi aspetto, come pure sarebbe auspicabile, di scorgere folle febbrilmente impegnate a erigere patiboli per queste carogne criminali. Ma non posso neppure credere che dopo 34.000 morti, e mentre ancora ci costringono all’oscena pagliacciata della mascherina e del “distanziamento sociale” perché hanno capito che solo un’emergenza ormai fittizia può giustificare la loro permanenza al potere, tutto questo (e molto altro) sia già stato dimenticato. Devono renderne conto, e devono pagare le loro colpe.
Pertanto, come Catone il Censore riguardo alla distruzione di Cartagine, da questo momento in poi concluderò tutti i miei post con questa frase:
“Inoltre, penso che Conte, il PD e i Cinque Stelle debbano essere trascinati a processo per i loro crimini.”
Attentato alla Costituzione, attentato alle istituzioni dello Stato, violazione dei diritti umani e delle libertà costituzionalmente garantite, strage colposa, non so se rientri nell’interesse privato in atti d’ufficio il vero e proprio ospedale che si è fatto in casa, addirittura con defibrillatori, bombole di ossigeno, respiratori, mentre mancavano i dispositivi perfino ai medici ospedalieri, ma da qualche parte sicuramente rientrerà: ce n’è abbastanza per un bell’ergastolo?
Poi c’è questo signore qui
di cui già più di una voltami sono occupata, e ci metto il video segnalatomi dall’amico Myollnir
a cui aggiungo i suoi commenti
non solo gli piace che i negretti gli saltino in grembo [in relazione a un passaggio del post precedente], gli piace anche che gli accarezzino i peli delle gambe.
Per non parlare dell’uso del termine “cockroaches” (scarafaggi) in quel contesto!
Avrai notato che il discorso è completamente sconclusionato e balbettante, sembra una parodia ma non lo è. Cosa avrà voluto dire con il riferimento agli scarafaggi? E chi lo sa, nessuno lo ha capito, come spesso gli succede. Come quando ha detto ad una sua sostenitrice: “You’re a lying dog-faced pony soldier”: l’epiteto non ha alcun senso in nessuna lingua conosciuta.
E poi ci metto questo NOTA: il sito israeliano che ha pubblicato la foto, ha pubblicato solo quella; la scritta è stata aggiunta in seguito in altra sede.
E questo augurio, che condivido: Poi questa è tanto carina
e a proposito di comici, sembra che ogni primo ministro abbia il comico che si merita
Sempre che non siano i comici a scegliersi i primi ministri alla propria altezza.
E adesso questo
30 gennaio 2020 “Siamo prontissimi, abbiamo adottato misure cautelative all’avanguardia rispetto agli altri, ancora più incisive.”
10 luglio 2020 “Alcuni esperti ragionano sulla possibile nuova ondata di contagi, è un dibattito pubblico. Io non so se arriverà, anche perché non sono uno scienziato, e mi pare capire che essendo questa pandemia un nuovo virus le previsioni son difficili. Dico solamente che se ci dovesse essere una nuova ondata l’Italia è attrezzata per mantenerla sotto controllo”. (qui)
L’ho già detto in più di un’occasione: l’invidia del pene è un puttanata inventata da uno psicopatico col cervello spappolato dalla cocaina, e se anche esistesse sarebbe davvero l’ultima cosa che potrebbe venirmi in mente di invidiare. Chiarito questo, devo confessare che in questo momento un paio di pendagli – cinque secondi, eh, mica di più – da toccare per scaramanzia mi farebbero comodo. (“essendo questa pandemia un nuovo virus”. Non so se mi sono capita)
Aggiungo questa
che spero tanto che sia ironica, ma di questi tempi la mano sul fuoco non ce la metterei. E infine, dato che nella vita ogni tanto ci vuole anche qualcosa di bello, vi offro l’uomo più intelligente del pianeta. barbara
In margine alle proteste per l’uccisione di George Floyd
In margine al confronto politico
In margine all’orrido razzismo schiavista dei bianchi
terminato oltre un secolo e mezzo fa
In margine al razzismo
Ditemi: secondo voi che cos’è il razzismo? Rifiutarsi di avere a che fare con un negro? Rifiutarsi di dare la mano a un negro? Rifiutarsi di stare vicino a un negro? Ignoranti! Imbecilli! Teste di rapa! Capre capre capre! Razzismo è uno zio bianco che tiene sulle ginocchia il nipotino negro e lascia che si diverta a salire e scendere, questo è razzismo, ignoranti! Intanto guardate il video, così finalmente imparate qualcosa
e poi leggete l’articolo. Se non sapete il francese mettetelo in un traduttore automatico.
In margine ai diritti umani
e alla commissione Onu sulla condizione della donna, di cui l’Iran è stato membro: accoltella la donna che lo ha denunciato, in tribunale, di fronte al giudice: il giudice scappa, le guardie giurate non si muovono e lui ha agio di colpirla 21 volte prima che riesca a raggiungerlo e a fermarlo la sorella di lei. Sopravvissuta a stento, le telefona per informarla che è uscito di prigione e che completerà il lavoro. Lei si rivolge al tribunale, ma viene cacciata in malo modo (qui).
In margine alla cosiddetta rivolta degli intellettuali
contro la dittatura del politicamente corretto e la cancellazione della libertà di parola. Premettendo che loro sono progressisti a tutto tondo. Precisando che le nefandezze della “destra radicale” non sono tollerabili. Chiarendo che le violenze della polizia non sono accettabili. Denunciando le ingiustizie sociali. Non dimenticando di attaccare il populismo di Donald Trump. Preoccupandosi di includere tutte le minoranze culturali… Per carità, non voglio dire che sarebbe stato meglio se fossero stati zitti, ci mancherebbe, ma forse un pelino di coraggio in più non avrebbe guastato. Tanto, anche con tutti questi materassi di political correctness con cui si sono corazzati, li hanno massacrati di critiche e di accuse lo stesso. Almeno potevano farsi massacrare per qualcosa che ne valesse la pena. (qui)
TOTALITARISMO LINGUISTICO
A soli ventiquattro anni, Coleman Hughes, dimostra di essere uno dei più acuti e intelligenti commentatori di colore sulla scena americana oggi.
Rifiuta senza fallo lo stigma di vittima e di oppresso dal sistema.
Nel 2019 diede la sua testimonianza davanti al comitato dell’US. House Judiciary in merito al Reparation Act, la campagna progressista che ha come obbiettivo quella di offrire un indennizzo a tutti i discendenti degli schiavi africani portati negli Stati Uniti.
Si espresse contro l’idea di imporre a chi, come lui la respinge, lo stigma di vittima.
Non si può essere considerati vittime senza il proprio consenso.
L’idea aberrante di imporre agli altri una ben precisa agenda ideologica in base alla quale è stato deciso quale è la tua identità, è tipico dei regimi totalitari.
La Vittima è il sigillo apposto a una specifica categoria, in questo caso la comunità di colore, da parte di una minoranza estremista che, in questo modo, imporrebbe a un’altra categoria quella di oppressori, segmentando il mondo in modo manicheo.
Innocenti e colpevoli, fedeli e infedeli, puri e impuri, virtuosi e viziosi.
I feticismi dicotomici necessari a suggellare la propria supremazia.
E quanto sia insensata l’idea di un risarcimento ai negri da parte dei bianchi per la schiavitù, lo dice nel modo più chiaro questo signore
(ma forse sarà un adepto del famigerato suprematismo bianco, e quindi non vale). E qui c’è un altro pezzetto della storia in questione, sempre minoritario rispetto al tutto, ma comunque più grande di quello relativo alla schiavitù dei negri ad opera dei bianchi – espressione che peraltro è abbastanza fuorviante, dato che le razzie per catturare le persone da vendere come schiave erano messe in atto dai capitribù, i quali poi vendevano gli schiavi ai mercanti arabi che a loro volta li vendevano a europei e americani. E non dimentichiamo che i mercati degli schiavi sulle pubbliche piazze esistono tuttora in alcuni paesi africani, e i mercanti continuano ad essere in prevalenza arabi.
Ed eccone un altro che decide di non tacere:
Nina Ricci
@NinaRicci_us
9 giu
“Sto vedendo cose che mi disturbano come americano e come membro della comunità nera. Vedo gente bianca inginocchiarsi e chiedere perdono per non avere fatto nulla. È disgustoso. Sono i media che hanno tutto l’interesse di creare una divisone tra razze”.
“Sto vedendo cose che mi disturbano come americano e come membro della comunità nera. Vedo gente bianca inginocchiarsi e chiedere perdono per non avere fatto nulla. È disgustoso. Sono i media che hanno tutto l'interesse di creare una divisone tra razze”. ♥️ pic.twitter.com/JBb0hmlcCt
E qui una parte del discorso, tradotta da Nina Ricci:
E ora un altro fanatico suprematista bianco:
“Lo sapete che i neri rappresentano il 10% della popolazione di St. Louis e sono responsabili del 58% dei suoi crimini? Dobbiamo affrontare questo. E noi abbiamo avuto modo di fare qualcosa per i nostri standard morali.
Sappiamo che ci sono molte cose sbagliate nel mondo dei bianchi, ma ci sono molte cose sbagliate anche nel mondo dei neri. Non possiamo continuare a dare la colpa all’uomo bianco.
Ci sono cose che dobbiamo essere noi a fare per noi stessi.”
Martin Luther King Jr. (Qui rivolgendosi ad una congregazione nel 1961 ribadendo un concetto già espresso a New York nel 1957 – grazie a Lorenzo Capellini Mion, via Flavio Gastaldi).
Comunque è un dato di fatto che i bianchi sono cattivi e i negri sono buoni. La prova? Eccola qua:
Una foto emblema delle vere Fake news di sistema nelle quali siamo quotidianamente immersi per il solo fatto di accendere una TV, ascoltare una radio, leggere un giornale.
Un nero, armato.
La CNN lo ha SCOLORITO, sovraesponendo le parti di pelle esposte e lo ha SPACCIATO per un bianco suprematista.
E questo è solo uno dei mille esempi.
Leonardo Santi
Per una sintesi degli eventi e delle loro conseguenze passo la parola a
1) I tagli alle forze dell’ordine produrranno più delinquenza e più discriminazione sociale: i giovani dei quartieri disagiati, afroamericani e non solo, saranno abbandonati alle gang dei violenti e degli spacciatori. Ma in un mondo petaloso e liberato dal razzismo (!!!) la realtà dei fatti cede all’ideologia, naturaliter cieca.
2) Il sindaco di Londra Sadiq Khan istituisce una “Commissione per la diversità”, incaricata di cambiare i nomi delle strade secondo criteri multiculturali e di eliminare monumenti e testimonianze del passato razzisti e/o imperialisti. Risultato? Dittatura culturale e psicologica, ostile all”Occidente imperialista, da superare per un pot pourri ostile alla storia e adoratore del totem dei diritti umani. E’ già “1984”, riemerso nel XXI secolo come dittatura del nulla.
3) HBO elimina dal catalogo della sua piattaforma “Via col vento”, forse il film più celebre e più visto della storia del cinema, in quanto portatore di pregiudizi etnici e razziali, censurato in nome di una dottrina psicotica che corregge il passato, la stessa che censura o emenda Ovidio, Shakespeare, Mark Twain che hanno la colpa di non essere conciliabili con i modelli che una élite (che farà la stessa fine di quella tardo ellenistica) vuole oggi imporre alle masse. E’ il ministero della verità di Orwell superato di slancio, in un’operazione totalitaria che farà tabula rasa di cinema, letteratura e arte occidentali, spaventosa tanto da andare oltre le peggiori dittature del Novecento. Se questa deriva non si ferma il patrimonio della cultura occidentale sarà desertificato. Sopravviveranno i “cinegiornali” dell’ortodossia “diversitaria”.
Da anni affermo che Il politicamente corretto non è un buffo “tic” culturale che esagera giuste rivendicazioni di diritti, ma un’ideologia, feroce come tutte le ideologie, che vuole imporre come verità sacre e indiscutibili gli idoli del relativismo assoluto: multiculturalismo, ambientalismo anti-umano, soggettivismo totale dei diritti, “identity politics”. Ci si dovrebbe ricordare che quando le ideologie prendono il potere cominciano a uccidere: storia, tradizione, linguaggio, cultura, libertà di pensiero e di parola. Prima o poi anche le persone.
p.s. Mi permetto di chiosare: dipinte in queste rive son le magnifiche sorti e progressive
A proposito del politicamente corretto, mi è capitato recentemente di leggere una violenta sfuriata per l’uso del termine “afroamericano”: perché si vuole a tutti i costi ricordare a queste persone la loro origine, come se non fossero americani a pieno titolo, come chiunque altro? Memoria corta, eh? Perché una volta queste persone venivano chiamate “negri”, ma un bel giorno qualcuno, alla faccia di Léopold Senghor e della sua “negritudine”, ha deciso che negro è offensivo e si è passati a nero. Poi è diventato offensivo anche nero (logico: anche se dici neri si sa benissimo che stai parlando dei negri!), e si è passati a “persona di colore” che io ogni volta che lo sento chiedo: scusa, di quale colore? Perché io non conosco persone prive di colore, quindi l’espressione “persone di colore” si applica solo ai negri, che a me sembra decisamente razzista, comunque sta di fatto che ha finito per diventare offensiva anche questa roba qua, e si è passati a “afroamericano”, e un imbecille adesso trova che non va bene, e oltre a essere imbecille e di memoria corta, ignora anche che sono proprio loro, gli afroamericani, a sentirsi cittadini di serie A!
E a proposito di serie:
Cittadini di serie A e di serie B
Pensavo di non dover più scrivere su quanto è avvenuto e sta avvenendo in America perché quello che avevo da dire l’avevo già scritto nell’articolo pubblicato da “Moked” la settimana scorsa (“Il mito degli Stati Uniti”). Devo invece tornare su questo argomento a causa di David Horn. Credo che la grande maggioranza di chi legge questo articolo non l’abbia mai sentito nominare. Certamente non è potuto venire a conoscenza della sua vita e in particolare della sua morte per mezzo della grande stampa d’informazione o delle televisioni.
David Horn era un afroamericano di 77 anni, ufficiale della polizia in pensione, che è stato ucciso da una folla di manifestanti mentre cercava di difendere dal saccheggio il negozio di un suo amico bianco a St. Louis.
In mezzo ai grandi cortei per l’uccisione di George Floyd nessuno ha sentito la necessità di ricordare questo morto, anch’egli afroamericano. Ma si obietterà che una cosa è l’uccisione di un uomo da parte della polizia e un’altra è quella di un altro uomo da parte di un folla inferocita. È vero, sono d’accordo sul fatto che un reato commesso da chi è incaricato di far rispettare la legge è più grave di quello commesso da un semplice cittadino, in questo caso addirittura da una folla anonima.
Ma – e mi riferisco alla grande stampa d’informazione italiana e alle grandi reti televisive – almeno ricordare il gesto di David Horn, quello sì ce lo potevamo aspettare. In fondo un linciaggio è pur sempre un linciaggio, anche se compiuto da una folla di afroamericani contro un altro afroamericano. Ma di David Horn non si è parlato perché la logica della grande stampa d’informazione è la stessa delle televisioni, andare dietro a ciò che fa spettacolo; e quale maggiore spettacolo può essere quello delle folle di giovani che, dopo tanto silenzio, ritrovano gli stessi slogan dei loro padri e in certi casi dei loro nonni? Di fronte ai pugni chiusi e ai simboli da anni ‘70 che peso mediatico può avere la morte di un povero negro, pardon, di un povero afroamericano di 77 anni? Ma allora Black Lives Matter funziona solo a corrente alternata?
Eh già, cittadini di serie A e di serie B, e morti di serie A e di serie B, come si vede in uno, due, tre, video, che non pubblico in chiaro, con l’uccisione di David Horn e di un altro uomo, che non hanno suscitato né sdegno né proteste, casomai avessimo bisogno di ulteriori conferme del fatto che le “proteste” sono state accuratamente organizzate, come ricorda anche
E’ assolutamente vero che un poliziotto bianco ha ammazzato un arrestato nero.
Tutto il resto è stato costruito a tavolino, e all’inizio ci siamo cascati tutti [beh no, tutti tutti no!]. Altri fingono ancora di non vedere la realtà.
I poliziotti spesso sono brutali, che siano bianchi o che siano neri, e uccidono circa mille arrestati all’anno negli Stati Uniti. La maggioranza delle vittime ha la pelle bianca…quindi si tratta di brutalità della polizia, non di razzismo.
Hanno nascosto per un po’ il fatto che George Floyd, sia pace all’anima sua, fosse un violento,e il fatto che, essendo al momento dell’arresto strafatto di droga, la droga sia stata forse una concausa della morte, insieme naturalmente alla manovra brutale e disumana.
Chauvin l’omicida, se fosse stato razzista oltre che violento, non avrebbe lavorato facilmente con altri tre colleghi, di cui almeno due appartenenti a diverse etnie. E non avrebbe sposato una ragazza originaria del Laos.
E’ infine probabile questo: non credo che un agente, sia pure di indole violenta come Chauvin, tratti in quel modo un arrestato che non abbia opposto la minima resistenza. Non mi stupirei che George Floyd avesse reagito al momento dell’arresto, e che questo abbia scatenato la furia omicida di Chauvin. Verosimile che abbiano tagliato una parte del filmato dell’arresto [tipico: quante volte li abbiamo smascherati con questi trucchetti nelle cose che riguardano Israele?].
Chauvin è un omicida e deve pagare per quello che ha fatto. Anche gli altri tre agenti devono pagare per averlo lasciato fare. Ma tutto il resto, l’allarme razzismo a livello mondiale, è stato costruito a tavolino. Come affermare che già in marzo un altro afroamericano fosse stato assassinato dalla polizia. Non mi stupisce, visto che in media tre arrestati al giorno vengono uccisi dai poliziotti, e due di loro hanno la pelle bianca, ma non fanno notizia.
E veniamo alla distruzione dei simboli e alla messa al bando di tutto ciò che è stato decretato come politicamente scorretto.
George Washington era proprietario di alcuni schiavi. La città di Washington cambi nome. D’ora in avanti sia chiamata George Floyd town.
Si cambino le banconote. Al posto dei presidenti su queste dovranno essere stampati i volti di George Floyd, Malcom X, Muhammad Alì eccetera.
Si elimini il giorno del ringraziamento che ricorda l’arrivo in nord America dei colonialisti europei.
Si abbatta il Colosseo. Al suo interno morivano gli schiavi.
Si distruggano le statue di Augusto, Marco Aurelio e di tutti gli imperatori schiavisti.
Si Abbattano l’arco di Costantino e la colonna traiana, simboli dell’imperialismo schiavista dei romani.
Si brucino le opere di Aristotele, notoriamente schiavista.
Si faccia lo stesso con le opere di Dante, islamofobo.
Si faccia lo stesso con le opere di Shakespeare, antisemita e sessista.
Si proceda ad una attenta censura della Bibbia.
Si ristabilisca a verità storica sui Vangeli. Cristo era palestinese, San Pietro nero e San Matteo omosessuale.
Si potrebbe continuare. Aspetto suggerimenti.
Del passato facciam piazza pulita (ma solo di quello dell’occidente)
E questa è, oggi, la “statua di Churchill”,
che faccio commentare da
La statua di Churchill a Londra, l’uomo di “combatteremo sulle spiagge, sui luoghi di sbarco, nei campi, nelle strade e nelle montagne. Da questa battaglia dipende la sopravvivenza della civiltà cristiana. Non ci arrenderemo mai…”. Il nostro Occidente… Forse è davvero finita. Forse siamo già ai titoli di coda.
Aggiungo l’invito a leggere ancora questo; proseguo con un esempio di come si può e si deve opporsi al razzismo in tutte le sue forme
e uno di quante difficoltà si incontrino quando si vuole essere davvero coerentemente antirazzisti,
ma niente paura: siamo fermamente decisi a combattere il cancro del razzismo, e niente ci fermerà:
E infine alcune perle di Enrico Richetti: Concludo con un nostalgico ricordo del tempo in cui la parola “negro” non faceva paura
Difficile il lavoro per questo post, perché per non farne un’opera delle dimensioni dell’Enciclopedia Britannica bisogna scartare almeno il 90% dei liquami che si trovano in giro, e la scelta del “meglio” è tutt’altro che facile. Insomma, questa è la mia selezione La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta. (Pura propaganda e captatio benevolentiae, naturalmente, perché lo sanno tutti che quando annoio e quando rompo e quando provoco e quando faccio incazzare lo faccio sempre apposta, oh se lo faccio apposta!)
E cominciamo con questa foto, per la quale l’unico aggettivo che mi viene in mente è “imbarazzante”.
E la faccio commentare da Fulvio Del Deo.
Il poveretto è attonito e resta con le mani in tasca. Probabilmente si sente preso per il culo.
Invece le tre stronzette pensano di fare cosa gradita, come quando danno le noccioline alla scimmietta. Il loro, è un razzismo peggiore di quello palese.
Che poi in effetti no, ci starebbero benissimo anche patetica, demente, squallida. Se mi ci metto ne trovo sicuramente anche delle altre.
Passo alla deturpazione dei monumenti all’uomo che ha contribuito a liberare l’America dalla schiavitù e che per questo è stato assassinato, volontariamente e premeditatamente, lui,
e a quello che ha contribuito a liberare l’Europa dal nazismo
E proseguo con questo gioiello
che sembra effettivamente il modo migliore per rendere giustizia a questo individuo
E proseguiamo con questa toccante e ispirata scena evangelica
così commentata da
La distruzione del senso della realtà, della proporzione delle cose procede implacabile, per tappe.
La nuova religione laica dei Diritti Umani e dell’Antirazzismo continua a chiedere fedeli e… penitenti. Prima ci si inginocchia. Poi si lavano i piedi. E’ successo a Cary, nel North Carolina. Due uomini e una donna sono inginocchiati per lavare i piedi a due pastori di colore, un uomo e a una donna. C’è una piccola folla. Vengono raggiunti da alcuni ufficiali di polizia che si inginocchiano a loro volta. Mentre uno dei due lavatori chiede perdono attraverso un megafono, si sentono singhiozzi e pianti.
L’uomo chiede perdono a Dio, davanti a due pastori di colore a cui sono stati lavati i piedi come Gesù fece agli Apostoli prima della sua Passione. Chiede perdono per il colonialismo, per il pregiudizio, per l’ingiustizia.
Con voce accorata chiede perdono per la segregazione e per avere messo le ginocchia sul collo di George Floyd simbolo di tutti coloro ai quali sono state messe le ginocchia sul collo. A questo punto il megafono passa a una donna bionda la quale dice che è un onore e un privilegio per lei trovarsi inginocchiata lì.
Mancano solo le processioni dei flagellanti. Forse, a qualcuno, verranno in mente.
Quando si tocca il fondo, in realtà non lo si tocca mai, perché sia apre una botola e si sprofonda ancora ulteriormente.
E la botola si è infatti aperta a Londra, dove il sindaco musulmano ha approvato l’abbattimento delle statue di personaggi non più rispondenti ai “canoni attuali” – ossia quelli relativi alla sua, chiamiamola così, cultura – e provvederà a farne rimuovere molte altre ancora.
E veniamo al razzismo nostrano con un recente fatto di cronaca.
[…] Un’altra conferma di questo rapido ritorno alla normalità viene da Mario Balotelli, licenziato dal Brescia per giusta causa. Il motivo? Non partecipava alle riunioni con i compagni. Prima a quelle online su Zoom o WhatsApp. Poi a quelle, meno virtuali, sul campo. Mal di pancia, indisposizioni varie giustificate con certificati, ai quali il presidente Cellino ha risposto con il licenziamento. Ora i due si vedranno in tribunale. Un duello tra giganti perché anche Cellino, con i suoi 32 esoneri di allenatori in carriera, è un bel fenomeno. Qui la novità è che, al posto di un altro allenatore, il presidente abbia licenziato Balotelli, eterna promessa naufragata tra mille cretinate da adolescente incompreso. Solo che ormai Mario ha 30 anni, e di super gli resta poco.
Ed ecco il commento:
Restando in casa nostra, questa è la vergognosa sceneggiata che ha avuto come palcoscenico la camera dei deputati:
Anche a uno sguardo frettoloso e superficiale appare chiara la sapiente corografia della scena: il popolo che si protende plasticamente verso la salvifica giustizia
(per la verità avevo in mente anche un altro quadro, ma non riesco a ricordare quale) e davanti a loro l’eroina, la pulzella senza macchia e senza paura che combatte intrepida contro il tiranno e lo affronta seria ma serena, con lo sguardo dritto e aperto nel futuro,e anche un po’ commossa – compostamente commossa – perché consapevole dell’importanza della missione che le è stata affidata da Dio in Persona
D’altra parte sappiamo che la boldrinessa è usa a cambiare le proprie maschere a comando:
Per fortuna in casa nostra abbiamo ancora qualcuno che conosce il significato delle parole decenza e dignità
Quanto invece all’indegna sceneggiata boldriniana, rubo ancora una volta le parole a Niram Ferretti:
IL PENOSO SHOW
Il penoso show di Laura Boldrini alla Camera, in cui dopo avere detto,
“Io non respiro perché sono donna, non respiro perché sono disabile, immigrata, perché sono ebrea, perché sono musulmana, perché sono gay, perché ho la pelle nera”, dimenticando dall’elenco “Perché Sono cristiana, perché sono nordcoreana, perché sono tibetana, perché sono venezuelana, perché sono cubana, perché sono iraniana, ecc”
il penoso show della Boldrini che dopo avere pronunciato queste marmoree parole si è inginocchiata marmorea insieme ad altri parlamentari ci dice come sia terrificante e nemica dell’intelligenza e del pensiero critico, la demagogia, la maleodorante, asfittica demagogia,
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come sia facile essere parlati invece di essere parlanti, attori che recitano un copione scritto da altri con parole banali, grondante una retorica ripugnante
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come il totalitarismo del pensiero unico ci voglia tutti sudditi, inginocchiati, davanti alle medesime parole confezionate per fare apparire chi vi aderisce, nobile, giusto, migliore, dalla parte delle vittime
il penoso show di Laura Boldrini ci dice come sia disinvolto lo sprezzo assoluto del ridicolo
Ci dice come sia necessario, assolutamente necessario, ribellarsi a questa melassa, a questa capitolazione cerebrale, a questa inaudita violenza intellettuale.
E ancora in casa nostra abbiamo un ministro dell’educazione (dovrete passare sul mio cadavere per farmi usare l’orrendo neologismo imposto dall’aberrante moda del politicamente corretto) signora Azzolina, membro (membro, sì: non è una membra) di un governo che non è stato capace di vedere un’epidemia che già stava impazzando tra di noi, che non è capace di vedere che adesso se n’è andata, ma sa con certezza che a ottobre ritornerà e sarà più cattiva e feroce che pria, e che di conseguenza ha programmato la riapertura a settembre con le mascherine, coi banchi distanziati e le gabbie in plexiglas ma poi ha cambiato idea e adesso sostiene di non avere mai programmato niente del genere, il che mi ricorda quella compagna di università che essendo di formazione cattolica viveva il sesso con un notevole senso di colpa, soprattutto nel periodo in cui scopava con tre contemporaneamente, e nelle sue confidenze scendeva anche in dettagli sulle dimensioni di suo gradimento, e poi quando si è sposata, a 34 anni, mi ha raccontato che si è sposata vergine. Ma questa è un’altra storia. La reinverginata signora Azzolina, dicevo. Che non solo replica stizzita a chi protesta per il plexiglas, ma impartisce anche delle strepitose lezioni di inglese:
E concludo con questo autentico delirio.
Che epoca meravigliosa… J. K. Rowling, la donna che ha inventato Harry Potter, è finita nel bel mezzo di una bufera di sciroccati. Commentando su Twitter un articolo intitolato “Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni”, ha scritto: “Le persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?”. Naturalmente la parola esatta è “women”, donne. Per aver osato sostenere che le mestruazioni sono cose da donne è stata insultata in ogni modo (strega, puttana, transfobica, nazifemmina, ecc.). Al che lei ha pure rincarato la dose: “Se il sesso non esiste, non ci può essere attrazione per lo stesso sesso”. Adorabile. Perché in fondo femministe da trincea, odiatori, antirazzisti del piffero, oppressi di ogni tipo e tutta la compagnia dei fiocchi di neve di questi tempi sciagurati può essere (deve essere) demolita con la cosa che a loro proprio manca. La logica.
Va detto che l’abominevole Rowling è recidiva in questo genere di nefandezze: meno di sei mesi fa una ricercatrice aveva sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che quindi le transessuali non sono vere donne, e naturalmente è stata licenziata, e la Rowling, indovinate un po’: si è schierata dalla sua parte! E anche in quell’occasione si è scatenato il finimondo. D’altra parte come stupirsi se, sempre nel Regno Unito, la portavoce dell’associazione delle levatrici è stata costretta a dimettersi per avere detto che a partorire sono solo le donne? (Effettivamente, come ha a suo tempo ricordato l’amico Enrico Richetti, a rigor di termini ciò è falso: partoriscono anche le mucche, le pecore, le gatte, le tope…) E a questo punto dobbiamo arrenderci all’evidenza: finiremo male, perché, come ricorda Schiller – giusto nella Pulzella d’Orleans, per riprendere un altro tema di questo post (sì, certo, ho googlato) – Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano.
Quella che invita la famosa giornalista Rula Jebreal. Quella che si indigna quando qualcuno preferirebbe che lei non intervenisse. Quella che alla fine la farà partecipare per parlare di donne – e ovviamente possiamo prevedere che non parlerà della condizione delle donne musulmane, sposate a dieci, o sette, o cinque anni, lapidate se vengono stuprate perché non sono più vergini e quindi portano disonore alla famiglia, loro, non il padre o lo zio o il fratello che le ha stuprate. Parlerà sicuramente delle donne vittime dei nostri maschi sessisti, perché i problemi sono tutti qui da noi, non certo a Gaza dove si può tranquillamente essere gay, e sopravvivere (ibidem). Quella che si infuria quando arriva l’orrenda notizia che parteciperà Rita Pavone, notoria sovranista – e lo sanno tutti che essere sovranisti è molto peggio che essere ladri falsari spacciatori stupratori pedofili assassini tutto insieme – e come se non bastasse non prova neppure simpatia per Santa Greta dei Dolori Climatici. Quella Sanremo lì. Ecco. A quella Sanremo lì parteciperà un tale Junior Cally, un rapper per ragazzini/e che ha nel suo repertorio roba come questa (i testi sono “asteriscati” per evitare la feroce censura di FB, dove li ho trovati, e li ho lasciati così):
«Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia.
Balla mezza nuda, dopo te la da.
Si chiama Gioia, perché fa la tr*ia, sì, per la gioia di mamma e papà».
«Questa non sa cosa dice. Porca tro*a, quanto ca**o chiacchera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera».
«state buoni, a queste donne alzo minigonne»;
«me la chi*vo di brutto mentre legge Nietzche»;
«ci scopi*mo la Ferreri [la cantante ndr]»;
«lo sai che fotti*mo Greta Menchi [una influencer, ndr];
«lo sai voglio fott*re con la Canalis [la conduttrice ndr]»;
«queste put**ne con le Lelly Kelly non sanno che fott*no con Junior Cally»
Chi volesse fare un estremo tentativo per fare escludere da Sanremo questa fogna, può provare a scrivere alla commissione rai della camera: com_rai@camera.it indicando
Una domenica di ottobre tiepida, l’ottobre che a Roma piega anche la più tenace delle resistenze con la mitezza. All’Auditorium Parco della Musica c’è la 14esima edizione della Festa del Cinema. Quest’anno il cartellone è particolarmente ricco, anche di eventi collaterali, come l’incontro con Bret Easton Ellis, lo scrittore americano che ha dato forma a capolavori come “Meno di Zero”, “American Psycho” e “Le regole dell’attrazione”. Ellis oggi è una voce scomoda (pure se non scrive romanzi dal 2010, dai tempi di “Imperial Bedrooms”). Felicissima la scelta di Antonio Monda di invitarlo a parlare di cinema, certo. Ma lo scrittore è venuto a Roma anche per presentare “Bianco” (Einaudi), il suo nuovo pamphlet d’accusa contro la piaga del politicamente corretto che sta infestando gli Stati Uniti ormai da diversi anni e, per riflesso, il resto del mondo occidentale.
In conferenza stampa appare vivace e determinato. Il cinema, appunto. Gli anni ’70. Gli anni in cui, da quanto scrive su “Bianco”, vedeva uno o più film al giorno; era un adolescente cresciuto con American Graffiti, con I Cancelli del Cielo, Il Cacciatore, ma soprattutto con l’horror. L’horror che lo ha aiutato a crescere, come ha provocatoriamente suggerito, in una sorta di rito di passaggio solipsistico (non a caso fra i film scelti per parlare con Antonio Monda di cinema americano c’è Carrie di Brian De Palma tratto da Stephen King). Il cinema che è cambiato come tutta la cultura pop occidentale. Come la società. Una delle sue tesi del libro è che negli anni ’70 non eravamo ancora entrati nella fase infantile della società. I figli/bambini non erano il centro del mondo familiare/istituzionale. Non si cresceva necessariamente ‘viziati e iperprotetti’, ognuno i suoi riti di passaggio se li faceva un po’ come capitava; la strada; la scuola, gli amici. Senza troppi piagnistei. (Aggiungo io: ti sfottevano, ti menavano? Reagivi. Si faceva a botte. Oppure stavi zitto e facevi pippa. Pure così si cresce.)
Si parla anche delle diverse generazioni di cinefili e/o autori cinematografici. I registi Martin Scorsese e Francis Ford Coppola che oggi attaccano i film della Marvel. Bret che non fa una piega.
“Coppola ha 80 anni e i suoi migliori film li ha fatti 40 anni fa. Triste, ma questo è. È ovvio che disprezza i film della Marvel. Perché, essendo anch’essi dei sogni, si stanno sostituendo ai suoi. Nel suo sogno degli anni ’70, e in quello della vecchia Hollywood, c’era la convinzione che i suoi sogni e il capitalismo potessero coesistere. Il Padrino ne è un esempio; un grande film d’autore diventato anche un blockbuster. In realtà quella sua convinzione non è si verificata affatto. Nella tendenza a sminuire i film della Marvel, che sono appunto sogni, vedo un certo snobismo. Alla gente piacciono, tutti corrono a vederli. E non sono sicuro che il pubblico abbia sempre torto. A me non piacciono però; mi sembrano noiosi e molto conservatori. Tutti i protagonisti sono ricchi, potenti, governano paesi. Non mi sembra che quello descritto dalla Marvel sia un perfetto mondo democratico. Non sono nemmeno film d’autore. Nessuno si preoccupa più di tanto di chi possa dirigerli; i registi a Hollywood vengono ormai licenziati dopo un film se non va bene al botteghino”.
A me però interessa parlare del libro. L’ultima domanda della conferenza stampa prima dell’incontro ristretto cui avremo accesso ci apre la strada. “Bianco”? Perché quel titolo controverso?
“Il titolo non dovrebbe essere affatto controverso. È il mio lavoro, perché dovrebbe essere controverso? Ed è molto noiosa come risposta. Pensavo a una mia amica giornalista, Joan Didion, che ha scritto un bellissimo libro di racconti chiamato The White Album (pubblicato in Italia da Il Saggiatore, nda) e che ho recensito. Il mio editor voleva che dessi un titolo al libro e io volevo qualcosa con bianco. Così me ne sono uscito con un titolo scherzoso, Bianco, ricco e privilegiato, pensavo fosse ironico e divertente, rifletteva un certo punto di vista. Il mio editor ha però obiettato che forse, rispetto al registro del libro, fosse troppo scherzoso e così ha suggerito di togliere ricco e privilegiato ed è rimasto bianco. Ecco come è nato il titolo. In fondo quello che si dice nel libro è che bisogna calmarsi, non bisogna dare un colore a tutto. Rosso come scontro, arancio di rabbia, verde d’invidia o nero. Raffreddiamo e riportiamo al neutro ogni cosa; pensiamo in bianco.”
L’incontro ristretto si svolge in sala stampa. (Nota personale, ringrazio profondamente l’ufficio stampa della Festa del Cinema di Roma, sono stati splendidi). Ci sediamo, io, il ragazzo dell’Huffington Post e un’altra ragazza di cui non ricordo la testata (sorry!).
Lui, imponente nella sua Lacoste nera, ci raggiunge. Si parla subito di Millenials. Non li ha risparmiati in “Bianco”, povere creature fragili. “Non sono un esperto di Millenials, quando ho twittato su di loro stavo semplicemente prendendomi gioco di certe loro cose, ma la gente ha iniziato a stranirsi. Su di loro ho scritto un articolo e molti si sono arrabbiati (nda, li ha accusati di essere dei narcisisti, stupidi e vittime di se stessi e della mania tutta progressista di vittimizzarsi; li ha definiti Generation Wuss, lì dove Wuss è un sinonimo di Wimpy – rammollito – termine, Wuss, coniato per la prima volta nel 1964 in una scuola media di San Diego). Io sono più vecchio e vengo da un’altra generazione (chiamata X negli anni ’90, nda) e non sono un esperto. Dico solo che verso di loro sono, oggi, più comprensivo, soprattutto per il fardello della crisi economica che portano ma mi infastidiscono, che volete farci? Non è la fine del mondo. In fondo hanno fatto solo quello che sono capaci a fare: reagire in maniera isterica”.
E i genitori?
“I genitori in un certo senso sono più attenti, hanno più cura dei figli e questo li ha resi più sensibili, troppo. I miei non lo erano affatto, ma credo che questa generazione non li prepari abbastanza per affrontare la durezza della vita. Sono, questi ragazzi, così fragili a livello nervoso, c’è questo alto tasso di suicidi, di farmaci consumati. Ti dico, quando io ero a scuola non c’erano le sparatorie di adesso, eppure avevamo lo stesso accesso alla compravendita di armi. Sono deboli, i Millenials. Forse la soluzione sta nel mezzo fra i metodi dei miei e di questi nuovi genitori. I miei non mi chiedevano mai: vuoi vedere questo film? Cosa vuoi per cena? Questi invece chiedono in continuazione cosa vuoi? Cosa vuoi? Sono iperprotettivi e non li preparano ad affrontare la vita”.
Parliamo del politicamente corretto. Che cosa si può fare per bloccare questo nuovo totalitarismo?
“Rispondere, difenderci. In qualità di artista e scrittore io mi esprimo e mi aspetto che la gente voglia che io mi esprima liberamente. Qui non si parla di discorsi d’odio. Qui si parla della possibilità di scrivere ciò che penso su una certa cosa, così come si ha la possibilità di non leggere ciò che scrivo, non guardare quel quadro, non vedere quel film. Nessuno però deve avere il diritto di censurare solo perché una cosa non piace. Invece tutto ciò negli Stati Uniti sta succedendo. Coi quadri, con i libri, con i film. E in particolare sta influenzando i social, dove tutto si censura. E sta succedendo pure nel mondo dell’editoria e la cosa è piuttosto allarmante. Se il romanzo non è sufficientemente corretto politicamente, se lo scrittore, dicono, si è appropriato di un’altra cultura, allora è censurato; arriva una lettera di protesta e l’editore o lo scrittore stesso bloccano il libro. Viviamo un momento folle, folle davvero. Viviamo in una società in cui nessuno sa cos’è un artista, non solo, nessuno sa cosa farci dell’arte, come vivere l’esperienza artistica. Il grande scontro, oggi, di cui parlo nei miei podcast radiofonici, è fra l’ideologia e l’estetica. È scioccante vedere gente nell’industria culturale che si autocensura. C’è gente come Sarah Silverman che dice che bisogna autocensurarsi perché viviamo in un’era diversa e dobbiamo adattarci. No, io non mi adatto nemmeno per il cazzo a questa stupida era. Cioè io dovrei cambiare il mio modo di scrivere storie perché la gente si offende? No, mi spiace. Adesso, a questo punto della mia carriera, non cambio. Io ho sempre offeso qualcuno e non so come fare il contrario. Non saprei nemmeno come cominciare a non offendere. Fa paura questa cosa, l’artista si autocensura, teme di dire delle cose, dar voce alle sue opinioni. Credo però che abbiamo raggiunto un punto di non ritorno e c’è gente che comincia a sentirsi quel cappio intorno al collo da cui io sono sfuggito”.
Si parla poi di serie tv e del nuovo film di Tarantino. Del fatto che non necessariamente le serie sono migliori dei film e che Tarantino, nel suo ultimo “C’era una Volta Hollywood” gli ha detto che voleva fare un film solo per il cinema, un film dove la gente non poteva che guardarlo su grande schermo; non a casa, non sul divano; ma lì come ai vecchi tempi. E che il film sarebbe potuto durare nove ore e non tre. C’è un’ultima domanda. Non la faccio io. Ma merita di essere riportata per la risposta.
Lei si sente contento di essere americano in questo particolare momento?
“Sì, sono molto contento di essere americano in questo particolare momento. O meglio, posso essere anche triste e scontento di ciò che sta avvenendo ma penso che oggi più che mai bisogna sentirsi fieri di essere americani, proprio per stemperare ciò che sta avvenendo. Non mi vergogno di essere americano, sono fiero di essere americano, anzi un maschio bianco americano, e tuttavia io prima di tutto sono uno scrittore”. Cos’altro aggiungere? (qui)
Aggiungo io una cosa. Leggo in Wikipedia
Omosessuale dichiarato, critica duramente l’atteggiamento adulatorio tenuto dai media nei confronti dei gay successivamente al loro coming out, del quale ritiene principalmente responsabile la propaganda del movimento LGBT.