lui sa sempre come fare
lui con una penna in mano fa barattoli… (piermanzoniani, per la precisione)
Per la ‘Repubblica’ 2.0 i ribelli neri sono l’Isis
Me ne infischio se qualche zoticone [è chiaro? Se non sei d’accordo con lui sei uno zoticone. E giustamente un appartenente ai moralmente superiori se ne infischia di ciò che pensa la plebe] mi accuserà di fare il censore o il sacerdote del “politicamente corretto’: Trasecolo ugualmente imbattendomi sulla prima pagina di Repubblica, con seguito nel suo paginone culturale, di un testo che in altri tempi su quel giornale mai sarebbe stato pubblicato senza prenderne le dovute distanze [sappiamo caro, sappiamo com’era Repubblica, sappiamo cos’era Repubblica quando regnava il suo fondatore, antisemita fino alle budella e mentitore seriale: abbiamo buona memoria, non preoccuparti. Ma tu che, a macello siriano ampiamente avviato, ti sei fatto raccomandare presso Assad con la nota “è ebreo, ma odia Israele”, non ti lasciavi certo impressionare da un po’ di antisemitismo, vero?]; magari tra i commenti e sottoposto a contraddittorio [eh già, il contraddittorio, questo illustre sconosciuto quando a essere pubblicati in prima pagina erano i deliri filo terroristi]. Il titolo suona vagamente spengleriano [dai, su, diamoci una pennellata di cultura], sulla scia del tramonto dell’Occidente: “Dalla mia finestra osservo New York cancellare la Storia” A cancellare, niente meno, la storia americana sarebbe il movimento di protesta antirazzista Black lives matter. [Quelli che non esitano ad assassinare seduta stante una donna che si permette di obiettare che “All lives matter”] E la finestra da cui viene osservato cotanto scempio è quella del designer Gaetano Pesce, autore delle “riflessioni d’artista” [naturalmente non è Pesce a definirle così, bensì il buon gaddino, a scopo manifestamente derisorio e denigratorio] che seguono. Pesce manifesta ribrezzo nei confronti della “prepotente protesta di certa minoranza afroamericana”, [ma che assurdità! Come può venirgli in mente di definire prepotente una giusta protesta tanto tranquilla e pacifica?!] fomentata da “bande di professionisti della ribellione” [mentre sappiamo benissimo che sono tutti dilettanti della ribellione, che hanno abbandonato i propri posti di lavoro per andare a protestare] – poteva mancare? “probabilmente finanziati da misteriosi sostenitori: Manca il solito nome di Soros, [e lo sai perché manca, caro? Perché è del tutto superfluo: lo sanno tutti – tranne i fallocefali come te – che fra i finanziatori di questa guerra terroristica contro la civiltà quell’autentico signore delle tenebre non poteva mancare, e infatti non manca] agitato continuamente a mo’ di spauracchio da Trump, [e figuriamoci se non saltava fuori il kattivissimo Trump, e pazienza se c’entra peggio dei cavoli a merenda] ma l’insinuazione basta e avanza. Pur riconoscendo deprecabile l’omicidio di George Floyd ad opera di “un poliziotto con gravi problemi psicofisici” (poverino, ndr) [mentre i “problemi psichiatrici” dei terroristi islamici, tutti senza eccezione quelli che vengono a seminare morte in casa nostra, sono serissimi e soprattutto autentici], Pesce non esita a far suo un paragone infamante: “Le gravi proteste-sommosse e relative distruzioni accomunano i loro fautori ai reazionari dell’Isis… e ai talebani quando fecero esplodere le grandi statue di Buddha’ [invece di mettere un aggettivo del tutto privo di senso (infamante per chi? infamante in che senso?) non sarebbe stato meglio spiegare che cosa c’è che non va, secondo la tua eccelsissima mente, in questo paragone?]: Un bel modo di etichettare sulla progressista Repubblica nuovo movimento per i diritti civili [devastare è un diritto civile? Rubare è un diritto civile? Incendiare è un diritto civile? Rapinare è un diritto civile? Stuprare è un diritto civile? Assassinare è un diritto civile?]. Accusato di abbattere monumenti eretti in onore non solo degli eroi americani, ma anche di Gesù Cristo e di Santa Maria [? Non lo hanno fatto?]. Lanciato in un’ardita contrapposizione tra “i malanni e le ingiustizie” che colpiscono la minoranza afroamericana e la sopraffazione maschile sulle donne, Pesce rincara la dose: la componente femminile è oppressa anche nella minoranza afroamericana e “sicuramente nel continente Africa’: Come dire: a che titolo protestate voi neri, proprio voi che in Africa opprimete le donne? Ennesimo stereotipo di matrice colonialista travestito da denuncia sociale [L’oppressione delle donne stereotipo? Ma sai di che cosa stai parlando, ne hai una qualche vaghissima idea, grandissimo pezzo di residuo di alimenti digeriti che viene espulso?]. Non manca, ovviamente, la più diffusa storpiatura del pensiero di Pier Paolo Pasolini che avrebbe scelto [HA scelto] di stare dalla parte dei poliziotti contro “le orde di giovani europei’ [in che senso è una storpiatura?]; dei quali “la stragrande maggioranza trovava un passatempo nel bruciare, rompere, demolire, rubare, ecc.’: Roba da neurodeliri [cioè non è da neurodeliri che della gente passi il proprio tempo a bruciare, rompere, demolire, rubare, ecc., no, ci mancherebbe: da neurodeliri è denunciare tutto questo]. Orbene. Qui non si contesta al nuovo corso di Repubblica di mettere in pagina simili corbellerie [caro ragazzo, finora hai messo giù una robusta ammucchiata di parole, ma ancora non hai spiegato perché sarebbero corbellerie. Capisco che comunisti e realtà non sono mai andati troppo d’accordo, ma almeno inventare una qualche spiegazione, per quanto farlocca, giusto così per provare almeno a salvare la faccia, no, eh? Ok, no], se le ritiene interessanti nel contenuto o per l’autorevolezza del firmatario. Ma che senso ha farlo così, alla chetichella? [? Alla chetichella? Ma non hai appena detto che è stato messo in prima pagina? E poi proseguito nel “paginone” culturale? O forse ignori il significato dell’espressione “alla chetichella”, tu che non esiti a sbeffeggiare e perculare con pesante sarcasmo tuo padre che, avendo avuto ben altre priorità e necessità, non si è potuto permettere di studiare e il suo italiano, lingua straniera appresa alla meno peggio insieme a mille altre, è sempre rimasto un po’ approssimativo e impreciso?] Siamo al corrente delle aspre polemiche seguite alla pubblicazione nella (più adatta) pagina delle opinioni del New York Times di un intervento del senatore Tom Cotton che invocava l’uso dell’esercito contro i manifestanti. Tale scelta portò alle dimissioni del responsabile di quella pagina e, in seguito, di un’editorialista filo-Trump [emmipare giusto, mi pare! Uno filo-Trump che pretende di poter parlare? Pubblicare? Lavorare? Ma quando mai! E la sentite, la toccate con mano la soddisfazione di gaddino nostro per la giusta messa al bando degli eretici?]. Un grande quotidiano d’opinione definisce il suo profilo non solo con quel che pubblica, ma anche per come lo pubblica. Per intenderci, dubito che La Repubblica che conoscevo io avrebbe messo in pagina le tesi islamofobe di Oriana Fallaci [ah già: l’osservazione della realtà si chiama “tesi”. E va doverosamente confutata] senza sottoporle a obiezioni di pari rilievo. Pregherei di non invocare a difesa di quella che spero di poter considerare solo una (grave) leggerezza il recente manifesto di 150 intellettuali americani contro il conformismo censorio della cosiddetta cancel culture [cosiddetta? COSIDDETTA?]. Per carità, nel mio piccolo, lo avrei firmato anch’io. Ma tra il rivendicare la libertà d’espressione con la sua inevitabile, scomoda ma necessaria pluralità dei linguaggi [scomoda, non dimentichiamolo mai: la pluralità dei linguaggi – anche se non ho la più pallida idea di che cosa sia una pluralità di linguaggi, non in questo contesto per lo meno – è spaventosamente scomoda. E tanto tanto fastidiosa,oserei dire], e lasciare libero sfogo a farneticazioni grossolane [notiamo che il signor Lerner ha ricevuto mandato divino di etichettare le opinioni altrui] elevate alla dignità della pagina culturale, ce ne corre [Hai ragione! Censura! Guarda come funzionava bene sotto il compagno Stalin! E soprattutto guarda come funziona tuttora a meraviglia in Cina, con lo straordinario vantaggio di fare centinaia di migliaia di morti in tutto il mondo e mettere in ginocchio l’intera economia mondiale! Quelli sì che sanno come si vive, altro che le nostre ridicole pretese di libertà di pensiero e di espressione!]. Grazie al cielo possiamo condannare l’abbattimento delle statue pur riconoscendo che Black lives matter non è cancellazione bensì passaggio fondamentale della storia americana (qui). [E ora con permesso, che devo andare un momentino a vomitare]
NOTA: DI Gad Lerner si era già parlato anche qui.
Aggiungo, prima di chiudere il post, una breve documentazione di quanto sta accadendo in queste ore a Portland.
Stati Uniti: la città di Portland è ormai fuori controllo e l’arrivo dei federali ha peggiorato la situazione.
Negozi dati alle fiamme, dai ristoranti ai supermercati, danni per milioni di dollari.
La vera peculiarità? I manifestanti Antifa e Black Lives Matter fanno irruzione ovunque alla ricerca di bandiere americane e di Bibbie da bruciare. Decine i roghi appiccati ogni giorno, decine i negozi vandalizzati, pochi gli arresti.
Portland come Seattle, in tutti gli Stati Uniti stanno nascendo zone grigie fuori dal controllo statale in mano alla sinistra radicale.
barbara