QUEL MURO CHE NON ERA COME GLI ALTRI MURI

Un po’ in ritardo, perché altre urgenze urgevano.

Luigi Conti

9 novembre

Visto che per motivi difficilmente comprensibili un numero non irrilevante di giovani (diciamo di under 35) segue le fesserie che dico su questo social, ne approfitto (e non lo faccio mai) per dare un consiglio non richiesto, una raccomandazione a costo zero.
Approfittate dei TANTI programmi che oggi, in occasione del trentennale, parleranno del muro di Berlino e della sua caduta. La storia del muro e della Germania Est è tutta da conoscere, le storie di quelli che hanno tentato con ogni mezzo (talvolta con successo e genio) di evadere da quella galera sono istruttive, ed è bene che quelli che non c’erano sappiano bene cosa è davvero accaduto.
LA cosa che mi spinge a scrivere queste righe, però, è il sostanziale travisamento, che vedo in questi giorni nei discorsi pubblici sulla REALE NATURA di quel muro.
La retorica di moda oggi sta trasformando quel muro in un simbolo della chiusura e dell’intolleranza, e una metafora della volontà di proibire la libera, irrefrenabile circolazione di persone e idee.
BEH, È FALSO
Non è vero che quel muro è un muro tra tanti muri, una metafora delle chiusure della mente umana, non è vero che la caduta di quel muro sia una profezia o almeno un indizio della caduta di altri muri, e non è vero che i muri siano una cosa cattiva e sbagliata.
La realtà è che quel muro era particolare E UNICO proprio perché era DIVERSO, in certo modo OPPOSTO a tutti gli altri muri. I muri sono una cosa umana e normale, l’uomo non impara a costruire per fare templi agli dei o piazze per gli incontri, l’uomo inventa l’edilizia per difendersi, con i muri, dagli animali e dagli altri uomini. La storia è piena di “normali” muri di difesa, è normale che ogni giorno se ne facciano altri, e se chiedete a un astronauta vi dirà che l’unico manufatto umano che si può vedere dallo spazio, l’unica cosa che dice, per chi guarda da lassù che la Terra è abitata, beh, quella cosa è un muro.
MA il muro che sfregiava Berlino, la vergogna del nostro XX secolo, era un MURO INVERSO, un muro al contrario. Era una barriera pensata NON PER DIFENDERE chi volesse rifugiarsi dietro il muro (come tutte le mura, anche quelle della nostra città che noi giustamente amiamo), MA INVECE PER IMPEDIRE ai prigionieri del regime di uscire e fuggire da quella galera a cielo aperto che era l’est Europa e Berlino.
Al momento della divisione della città, imposta dalle particolari condizioni di fine guerra, quando si vide che gli americani non se ne sarebbero andati, i russi provarono a chiuderli in assedio e a prenderli per fame. Nel 1949 gli americani organizzarono un incredibile ponte aereo che si dimostrò in grado di sfamare, scaldare, collegare Berlino Ovest al mondo, l’assedio dovette finire. La autorità dell’est proibirono allora gli spostamenti nella parte libera, sempre ribadendo che “nessuno voleva fare un muro”, e che anzi si attendevano che gli schiavi della tirannide capitalista venissero loro, a rifugiarsi nel paradiso della giustizia sociale; buffonate.
Poi, un giorno, il muro, poi quasi trenta anni di muro.
Poi Giovanni Paolo Secondo, il vento nuovo della libertà che scuote l’Europa, poi il castello di carte comunista (che però allora sembrava un bunker d’acciaio) che crolla su sé stesso dovunque in Europa, in un breve attimo di non molte settimane.
Vi prego, se potete, ascoltate i programmi di oggi, ma, mi raccomando, col cervello acceso.

E infatti i cari compagni, presso i quali la memoria non è mai stata la dote più spiccata, nel trentennale della caduta del muro hanno avuto la grottesca idea di esibire questo cartello
muri
dimenticando che erano stati loro a costruirlo, e i loro nemici a buttarlo giù. E ancora non sono riusciti a capire come mai, dopo essere stati il secondo partito italiano, stanno via via scivolando verso valori da albumina.

barbara

NEL CUORE NERO DI UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO

Come si vede nella barra in alto, è scritto “فلوق في كيرفور “غزة, che col traduttore automatico dà vlog al Kerfour [non escluderei che possa essere la trascrizione di Carrefour] “Gaza”, e se ascoltate la ragazza, alla fine della prima frase dice “assa” (con la s dolce di rosa), che vuol dire Gaza. Cioè, non è propaganda sionista, è proprio una vlogger di Gaza che sta mostrando un supermercato di Gaza, là dove è in atto la più terrificante crisi umanitaria che mai occhio umano abbia visto.

barbara

RAMADAN IN UNA PRIGIONE A CIELO APERTO

Cosa dico prigione: campo di concentramento! Cosa dico campo di concentramento: campo di sterminio! Quello dove è in atto un autentico genocidio. Quello dove si sta perpetrando la soluzione finale del popolo palestinese. Quello dove è in corso la peggiore catastrofe umanitaria a memoria d’uomo. Quello in cui manca tutto e si muore letteralmente di fame. Quello. Nessuno di noi, credo, conosce l’arabo, ma penso che possiamo serenamente rinunciare a capire quello che dicono.

POST SCRIPTUM: sempre in tema di Ramadan può essere interessante dare un’occhiata a questo
Ramadan 21
POST POST SCRIPTUM: qualcuno mi saprebbe cortesemente indicare dove si trova la Valle delle Comunità Palestinesi Perdute nel corso del genocidio perpetrato dai sionisti? Grazie.

barbara

AVETE MAI VISTO UNA PRIGIONE A CIELO APERTO?

Un campo di concentramento? Un campo di sterminio? Un luogo in cui gli abitanti si trascinano laceri e macilenti perché i sionisti stanno perpetrando uno sterminio, un genocidio, un olocausto, una shoah, una soluzione finale del popolo palestinese? No? Niente paura: vi ci faccio fare un giro io.

Poi già che ci siete potreste anche andarvi a riguardare questo vecchio video a cui ho intensamente lavorato con l’aiuto di due amici, e magari dare un’occhiata a quest’altro documento: GAZA AFFAMEE.

barbara

ADESSO VI SPIEGO COME FUNZIONA

E non dimenticate mai mai mai mai mai che quella prigione a cielo aperto, quell’autentico campo di concentramento, quel vero e proprio campo di sterminio che va sotto il nome di Gaza è il posto più densamente popolato della terra
densità
come del resto vi avevo già mostrato qui.
Se poi non avete ancora deciso dove andare in vacanza…

 

Se vi resta ancora un po’ di tempo, potrete trovare altre cosine simpatiche qui.

Ah, stavo quasi per dimenticare: secondo Al Jazeera il 75% dei palestinesi uccisi sono dei combattenti. Chissà come mai i nostri mass media invece continuano a dire che sono in maggioranza donne e bambini.

barbara

SASSI

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APTOPIX Mideast Israel Palestinians
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Sì, lo so, è tutta colpa dell’occupazione, e questa è una legittima forma di resistenza non violenta. Per non parlare di quella prigione a cielo aperto, per non dire ghetto di Varsavia, per non dire campo di concentramento, per non dire campo di sterminio che è quella povera, disperata Gaza, in cui sta andando in scena la soluzione finale del popolo palestinese.

barbara