DI QATAR, DI UN PICCOLO SQUALLIDO INFANTE, E DI ALTRO VARIO LIQUAME

Le cose da dire sarebbero molte, ma dato che ho trovato qualcuno che le ha dette molto meglio di quanto potrei mai dire io, rubo le parole a lui.

Giovanni Bernardini

3000 ANNI

Il presidente della Fifa Infantino ha affermato, difendendo il mondiale in Qatar, che l’occidente dovrebbe chiedere scusa per 3.000 anni per ciò che ha fatto negli ultimi 3.000 anni.
Negli ultimi 3.000 l’occidente ha “prodotto” Platone ed Aristotele, Newton e Kant, Dante e Shakespeare, Leonardo e
Michelangelo, Mozart e Beethoven [Louis Jenner e Albert Sabin, Christian Barnard e Pincus-Rock-Garcia]… si potrebbe continuare per ore.
Ed ha “inventato” i diritti umani, la democrazia politica, le libertà personali, la tolleranza, lo stato di diritto, la razionalità scientifica, l’emancipazione della donna, l’economia di mercato, di nuovo, si potrebbe continuare per ore.
In occidente c’è stato anche lo schiavismo, ma solo in occidente è sorto il movimento abolizionista della schiavitù. Siamo stati imperialisti, ma anche critici nei confronti dell’imperialismo. In occidente sono sorti i grandi totalitarismi, ma anche chi li ha saputi affrontare, combattere ed alla fine sconfiggere.
Purtroppo non è stato ovunque così fuori dall’occidente.
Nel mondo ci sono ancora oggi, OGGI, NON 3000 ANNI FA, paesi in cui i fondamentali diritti umani vengono calpestati. In cui nei tribunali la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo, vige la pena della fustigazione, esiste la polizia morale, l’adulterio è un reato, non un semplice peccato, a volte punito con la lapidazione. Ancora una volta, si potrebbe continuare per ore.
Il Qatar è uno di questi paesi. Ma per il presidente della FIFA tutto questo non conta. Il Sud Africa è stato tenuto fuori da tutte le competizioni sportive per decenni a causa della apartheid e della conseguente violazione dei diritti umani. Di certo le violazioni dei diritti umani non sono in Qatar meno gravi che nel Sudafrica della apartheid. Eppure proprio in Qatar viene organizzato questo assurdo mondiale invernale, ampliato a dismisura, pieno di squadrette il cui tasso tecnico non supera quello di squadre italiane di serie B o C.
Posso anche capire le ragioni finanziarie che stanno dietro a questo affare colossale, ma, per piacere, evitateci almeno i discorsetti politicamente corretti.
Tenetevi i miliardi, risparmiateci almeno l’ipocrisia.

Che poi, fosse anche vero che per 3000 anni abbiamo perpetrato unicamente nefandezze, sarebbe una buona ragione per suonare la fanfara a chi ne commette di almeno altrettanto gravi?
Risolleviamoci un po’ col ricordo di un mondiale vero.

(PS: Maradona mi ha sempre provocato il più profondo disgusto, e ancora me lo provoca al solo vedere quelle brevi inquadrature tanti decenni dopo)
(PPS: Maqquanto maqquanto maqquanto era bello Beckenbauer! E ancora gradevole da guardare oggi, a 77 anni suonati)

barbara

QUELLE VERITÀ CHE I BUFALARI DI PROFESSIONE TENTANO DI SPACCIARE PER BUFALE

Il famoso portatile.

New York Post – La storia del famigerato computer portatile di Hunter Biden è stata confermata da un rapporto completo del New York Times

Un rapporto completo sull’indagine federale in corso sui documenti fiscali di Hunter Bidenpubblicato dal New York Times ha confermato l’esistenza del famigerato computer portatile del figlio di Joe Biden.
Nell’ottobre del 2020, il New York Post aveva riportato in esclusiva il contenuto di questo laptop di Hunter Biden che aveva lasciato abbandonato in un negozio di riparazioni del Delaware nell’aprile del 2019.
Il disco rigido del portatile conteneva una carrellata di e-mailmessaggi di testo, foto documenti finanziari condivisi tra Hunter Biden, la sua famiglia ed i suoi soci in affari – dimostrando come il figlio di Joe Biden avesse usato i suoi legami con la politica per gestire i suoi affari all’estero.
Il proprietario del negozio di riparazioni aveva segnalato la giacenza del portatile all’FBI, che aveva sequestrato sia il dispositivo che il disco rigido.
Come parte della propria indagine su Hunter Biden, il New York Times riporta che i procuratori federali hanno esaminato le e-mail tra il “first son” ed i suoi ex-soci in affari che sono state recuperate dal portatile.

(Dovessi trovarmi davanti questa faccia di notte in una strada deserta, non oso immaginare quanto mi cagherei addosso)

Una parte della corrispondenza di posta elettronica esaminata riguardava le comunicazioni tra Hunter Biden e Devon Archer, che aveva servito con Hunter Biden nel consiglio di amministrazione della società energetica ucraina Burisma, secondo il rapporto.
Devon Archer, che è stato condannato il mese scorso in un caso di frode non legato a questa questione, ha “collaborato pienamente” con gli agenti federali nella loro indagine su Hunter Biden, ha riferito il New York Post.
Secondo il New York Times, le e-mail tra Hunter Biden, Archer ed altri riguardanti la loro attività negli affari internazionali provengono dagli stessi file che la testata aveva ottenuto e che “sembrano provenire da un computer portatile abbandonato dal signor Biden in un negozio di riparazioni del Delaware“.
Persone che sono a conoscenza del contenuto di queste e-mail e dello svolgimento delle indagini ne hanno confermato la loro autenticità al New York Times.
La conferma dell’esistenza del portatile è stata inclusa in un rapporto del New York Times che ha anche rivelato come Hunter Biden abbia saldato un debito fiscale di oltre 1 milione di dollari – un anno dopo aver annunciato di essere stato messo sotto inchiesta per aver frodato il fisco.
Hunter Biden è sotto inchiesta per non aver pagato le tasse sin da quando suo padre era Vicepresidente di Barack Obama, ma l’inchiesta si è allargata nel 2018 per esaminare come i suoi affari internazionali si fossero intersecati con la carriera politica del padre Joe Biden.
Luca Maragna, qui.

I famosi laboratori biologici.

Mosca: “La Rosemont Seneca di Hunter Biden tra i finanziatori dei laboratori biologici in Ucraina”

Per chi controlla il tribunale della verità sull’etere in italiano “non esistono” nemmeno e sono comunque oggetto di disinformazione. Da quando è iniziata l’operazione militare in Ucraina, tuttavia, il ministero della difesa russo ha aggiunto sempre più evidenze e documenti sulle attività che svolgevano i 13 laboratori biologici militari presenti nel territorio ucraino e finanziati direttamente dagli Stati Uniti. 
In una nuova conferenza stampa di oggi, Igor Kirillov, generale alla guida del reparto dell’esercito russo per la difesa radioattiva, chimica e biologica, ha pubblicato giovedì uno schema che mostra il legame tra diverse entità ucraine, georgiane e americane con i laboratori biologici in Ucraina.
In particolare, secondo la versione dell’esercito russo, il funzionamento delle strutture di ricerca era direttamente finanziato e controllato da una serie di organizzazioni statunitensi, tra cui il fondo di investimento Rosemont Seneca, gestito da Hunter Biden, figlio del presidente degli Stati Uniti, o il background di George Soros. Kirillov, nello schema presentato, ha dichiarato come l’attività fosse supervisionata dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) e dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC). Lo riporta RT che riprende le parole della conferenza stampa.
In totale, ha proseguito, 30 laboratori erano coinvolti nel programma di “attività militare-biologica su larga scala”.
Al Consiglio di Sicurezza di lunedì, Mosca ha accusato formalmente Washington di aver sviluppato armi biologiche in strutture situate sul suolo ucraino. E anche la Cina ha chiesto ripetutamente agli Stati Uniti di chiarire i dettagli sul presunto programma.
L’8 marzo, il sottosegretario di Stato americano Victoria Nuland ha riconosciuto che ci sono laboratori biologici in Ucraina, ma ha confutato che Kiev avesse sviluppato armi biologiche. Due giorni dopo, il direttore dell’intelligence nazionale statunitense Avril Haines ha dichiarato che poco più di 12 laboratori biologici operavano in Ucraina per garantire “la biodifesa dell’Ucraina e la risposta della salute pubblica”.  
All’inizio non esistevano nemmeno per i censori della verità nel web. Oggi gli Stati Uniti sono costretti ad ammetterne l’esistenza, domani chissà… (Qui)

Quella gente legata ai pali.

Donne e bambini legate ai pali dal regime di Kiev. Sull’incredibile giustificazione de la Stampa

Per giorni abbiamo ricevuto queste immagini di bambini, donne, famiglie intere legate ai pali, denudati, picchiati, umiliati alla gogna.
Poiché abbiamo sempre controllato mille volte ogni fonte, rinunciando a pubblicare se non confortati da molteplici verifiche, (è arduo districarsi tra mille bufale di guerra), oggi, finalmente, La Stampa ci offre la conferma ufficiale.
Mentre Zelensky fa il suo show al Parlamento italiano, tra comparse plaudenti all’ingresso in guerra dell’Italia “per difendere l’Europa dall’invasione russa e difendere i valori della democrazia occidentale”, nelle città ancora in mano alle truppe ucraine cosa sta succedendo?
La tecnica di inversione semantica della manipolazione linguistica chiama “deportati” i bambini, le donne, le famiglie che riescono a usufruire dei corridoi umanitari russi, sfuggendo al blocco delle brigate neonaziste che, secondo moltissime testimonianze dei rifugiati, ne stanno facendo scudo umano. Molti altri video mostrano civili ucraini uccisi brutalmente alle periferie delle città da cui stavano fuggendo.
Chi sono, quindi, i bambini e le ragazzine, legati ai pali avvolti dalla plastica, fissati da grossi nastri adesivi gialli (in altre foto e video che evitiamo di pubblicare – ma che mette proprio la Stampa – vengono abbassati i pantaloni e i volti deturpati)?

Scrive la Stampa mostrando un video “che contiene immagini sensibili”:

“Il pugno duro dell’Ucraina contro i saccheggiatori, il consigliere del ministro degli Interni: “Uccisi sul posto o legati a pali”
Il consigliere del ministro degli Interni dell’Ucraina Vadim Denisenko ha affermato di non considerare “selvaggio in tempo di guerra il maltrattamento dei saccheggiatori che vengono colti in flagrante, legati ai pali, filmati e i cui video vengono pubblicati su Internet”.  Denisenko ha dichiarato: “Non credo che legare e mettere alla gogna un predone sia considerato selvaggio in tempo di guerra. Purtroppo le forze di polizia non bastano. La polizia non può arrivare sempre in tempo”. Secondo il consigliere del ministro degli Interni dell’Ucraina, il saccheggiatore dovrebbe capire che “otterrà ciò che merita”. “Prima sarà legato a un palo, poi sarà imprigionato per 15 anni. Tali azioni hanno un effetto maggiore sui saccheggiatori rispetto alla minaccia di una punizione penale. La punizione ‘qui e ora’ è un sistema preventivo che funziona”, ha detto ai giornalisti.  Sul tema era intervenuto anche l’ambasciatore ucraino a Londra, Vadim Pristaiko, in un’intervista al Times agli inizi di marzo. Come riporta il quotidiano inglese “i saccheggiatori nelle città ucraine saranno fucilati sul posto per il timore che la Russia utilizzerà tattiche d’assedio e innescare rivolte e far morire di fame il paese”. La paura del governo di Kiev è che i cosiddetti saccheggiatori siano in realtà sabotatori russi infiltrati in Ucraina già prima dell’inizio dell’invasione per mettere in ginocchio la popolazione e l’approvvigionamento di beni di prima necessità”.

Quindi questi bambini legati ai pali e fucilati sul posto sarebbero “rom o saccheggiatori di beni di prima necessità”?
Anche se questa versione fosse corretta, stiamo parlando di bambini e ragazze che hanno fame o che sono perseguitati per ragioni etniche.
Non vi fa orrore? Lo capite cosa avete applaudito ieri in Parlamento?
E se questi ragazzini invece di rubare un tozzo di pane stessero tentando di scappare dal sequestro delle truppe neonaziste per farne scudi umani? 

Agata Iacono, qui.

O forse sono, molto semplicemente, quelle persone che, come loro stesse ci raccontano qui, quando finalmente riescono a fuggire dai soldati ucraini che li trattenevano come scudi umani, prima di scappare rientrano nelle proprie case o in qualche negozio bombardato per procurarsi un po’ di cibo.

Quel nazismo sistematicamente negato, documentato in questo articolo che dovrete andare a leggere in loco perché non è copiabile, a cui aggiungo quest’altra cosa, estremamente interessante

Suggerisco anche l’ottima ricostruzione dei fatti presentata in questo articolo, aggiungendo questo video esplicativo, tanto per chiarire le idee.

Infine voglio mostrarvi quanto la Germania sia superiore all’Italia: mentre noi accogliamo tutti e poi li abbandoniamo, a tendere la mano al supermercato o a spaccarsi la schiena nei campi per una manciata di euro al giorno, loro no: loro li accolgono e immediatamente gli trovano un lavoro

Clic per leggere meglio.

E per concludere, visto che vogliono imporre alla Russia “sanzioni da fine del mondo”, io vi regalo un profumo di fine del mondo con, in omaggio, il primo uccello del dopoguerra, che le persone che hanno conservato la testa sulle spalle e il cervello dentro la testa, si augurano di sentire al più presto.

barbara

AVETE MAI VISITATO UN BORDELLO?

No? Allora ve ne mostro io uno bellissimo, si trova in Piazza Colonna, 370, 00186 Roma RM
Palazzo Chigi
Visto che spettacolo? Allora adesso guardatevi questo, non è cortissimo, ma vale la pena di guardarlo perché vi spiega tutto per bene.

E poi magari leggete questo commento.

Gerardo Verolino

Adesso che è scoppiato lo scandalo. Adesso che si è scoperto che il presidente del Consiglio ha mentito agli italiani (per una cosa del genere, in altre nazioni, sarebbe stato portato a processo mentre la stampa avrebbe condotto una campagna di stampa per indurlo a dimettersi) ci dicono, attraverso Fiorenza Sarzanini sul Corriere della sera, che esisterebbe un “documento segreto” del 10 Marzo, cioè dopo il decreto di Conte che è dell’8, secondo il quale, il comitato tecnico scientifico, avrebbe approvato la decisione del premier di istituire la zona rossa a tutto il Paese. Anzitutto: che vuol dire “documento segreto” (da non confondersi con “documento desecretato)? È un documento che custodiva in casa Brusaferro pronto da esibire, nel caso, ce ne fosse stato bisogno? E, poi, non è ridicolo cercare di esibire a propria discolpa un “documento segreto” del 10 quando le decisioni già sono state prese e quando, i buoi, in pratica già sono scappati dalla stalla? Insomma, siamo di fronte ad un imbroglio tipico da giocatori delle tre carte, di quelli che si vedono alla stazione di Napoli: alza la carta e trova il documento, documento vince documento perde, zona rossa sì zona rossa no. Stanno cercando solo di confondere le acque nel, goffo, tentativo di salvare la poltrona. Ma chi pensano di prendere in giro? Credono, davvero, che, gli italiani, abbiano tutti l’anello al naso?

Sì, caro Verolino, credono proprio davvero che gli italiani abbiano l’anello al naso. E fanno benissimo a crederlo, visto il da fare che si danno un sacco di italiani a dargli ragione.

Perché l’ho chiamato bordello? Perché così si chiama il posto in cui operano le prostitute, e prostituta è il nome di chi si vende in cambio di benefici concreti: contante, carriera, o una poltrona. Con la differenza che la signora che si vende in cambio di contante o di una carriera (che so, cinematografica per esempio) non toglie la libertà a nessuno, non viola, almeno nelle democrazie, la Costituzione, non esautora il parlamento e soprattutto non fa, in quattro mesi, più del doppio dei morti che ha fatto Pinochet in diciassette anni.

barbara

MI CHIEDO 2

Hanno distrutto, annientato, cancellato con un tratto di penna la nostra vita sociale, hanno stabilito chi ci viene graziosamente concesso di incontrare e chi no, hanno decretato che cosa possano fare  due fidanzati quando finalmente dopo due mesi è stato graziosamente concesso loro di incontrarsi (per la precisione: non possono toccarsi), ci hanno vietato di avvicinarci, abbracciarci, toccarci, stringerci la mano – ma veramente esiste qualcuno che creda che ci si ammala abbracciando un amico o stringendogli la mano? E hanno cancellato i nostri volti. Ci hanno trasformati in monadi senza finestre. Ma veramente dopo che tutti questi superesperti non ne hanno azzeccata una che sia una c’è ancora qualcuno disposto a dare loro credito? E, soprattutto, a decidere, sulla base delle fantasie di questi signori, della nostra vita? E io

Mi chiedo

Quousque tandem abutere governo patientia nostra?

Vedo questo grafico
chiusura
in cui leggiamo che dopo la chiusura (fermiamoci per due settimane – tempo massimo di incubazione del virus – così quello non circola più e possiamo riprendere senza rischi) nelle cinque settimane e mezzo successive il numero dei malati è aumentato di 11 volte (1100%, per chi preferisce i dati in termini percentuali); poi dopo che era sceso, tra l’altro in maniera lenta e discontinua, di poco più del 5%, si è deciso di riaprire e lì, indovina un po’, con la riapertura e gli sconsiderati incoscienti che ne approfittavano e si ammucchiavano dappertutto e la criminale movida che tanto ha fatto piangere il povero sindaco Giuseppe Sgabuzzino eccetera eccetera, in venti giorni il numero dei malati si è dimezzato. Ma il governo continua a minacciare una nuova chiusura, una nuova messa agli arresti di 60 milioni di cittadini, pardon, di sudditi, avvertendo che se non obbediamo alla lettera arriva la seconda ondata.  E io

Mi chiedo

Quousque tandem abutere governo patientia nostra?

E a proposito di seconda ondata:

Stefano Burbi

LA SECONDA ONDATA DEL COVID? MA SE NON VEDEVANO NEMMENO LA PRIMA…
piazza deserta
Un anziano seduto su una panchina per riposarsi prima di andare al supermercato in pieno lockdown: multato. Un disoccupato a cena dai genitori percorre 400 metri e sconfina nel Comune vicino: multato. Un operaio, prima di recarsi al lavoro si abbassa la mascherina per fumare una sigaretta all’aperto: multato. Non continuo la lista delle amenità che mettono in dubbio l’intelligenza dell’uomo, ma vi dico che in un altro paese sarebbe scoppiata una rivolta per molto meno e ve lo dice, credetemi, un uomo mite e non violento per principio.
Visto che si sono resi conto dei danni che ha provocato questa chiusura selvaggia e prolungata (fermi lì, non tirate ancora in ballo i morti per covid, perché nessuno li discute), adesso, comprendendo che il gettito fiscale sarà molto povero, le amministrazioni (tutte, nessuna esclusa) vedono nelle multe assassine e vigliacche l’unico sistema per fare cassa. Chi lo nega è in malafede o non si rende conto della realtà (uso degli eufemismi, i termini corretti sarebbero altri).
Non lo fanno certo per il nostro bene o per la nostra salute, e se qualcuno pensa davvero che queste regole siano la panacea di tutti i mali, beh, allora abbiamo un problema grossissimo.
Sarebbe più facile, in realtà, riportare tutto alla quasi normalità, e far ripristinare il flusso degli introiti nell’economia reale, ma prima di rivedere i turisti qui, ben poco vogliosi di venire in un lager a cielo aperto, fatto di regole assurde ed oppressive, credo che passi un bel po’ di tempo, per cui ormai le entrate in Italia, per il 2020, saranno limitatissime, e con esse le tanto amate tasse. (A Firenze il 99% delle prenotazioni alberghiere è stato cancellato, dato ufficiale riportato stamattina da “La Nazione”). Cercare di ripristinare il buon senso, però, sconfesserebbe l’operato di questo governo, che qualcuno addirittura ringrazia (sic!) per quello che ha fatto. Nessuno ammetterà i propri marchiani errori, per cui, non illudiamoci, il regime di terrore che il gregge sta accettando, quasi ringraziando i suoi carnefici, non finirà così presto. Troppo comodo gridare alla “seconda ondata del virus” per tenere tutti sul chi vive (fermi lì, di nuovo, non ho detto che non ci vuole prudenza, ma, appunto, prudenza, mica ossessione), quando gli stessi che allarmano e terrorizzano, non avevano visto nemmeno la prima ondata, che era già vicino a loro. Per quanto mi riguarda, certi personaggi hanno per me credibilità zero. Sto finendo in questi giorni il mio musical sulla “Fattoria degli Animali” di Orwell, in cui la cricca dei maiali si impossessa del potere togliendolo al fattore, il signor Jones, che viene cacciato, ed instaura un vero regime, che ogni tanto le bestiole osano mettere timidamente in discussione, ma che Piffero (o Clarinetto, secondo altre versioni) riesce a difendere sempre così: “Volete discutere quello che facciamo? Volete davvero che torni il signor Jones?”

Nel Covid hanno trovato un perfetto signor Jones.

P.S. Non ho alcun interesse personale ad esprimermi in questo modo, se non quello di essere di aiuto a far vedere le cose sotto un’altra luce. Ah, dimenticavo, non sono e non sono mai stato un negazionista del virus, ma a tutto c’è un limite.

Nella foto: le piazze come qualcuno le vorrebbe. Ma il cielo è sempre più blu… Auguri.

E io

Mi chiedo

Ma perché siamo sempre i soliti quattro gatti ad accorgerci di ciò che è chiaro come il sole?

E poi ci sono tutte queste orde di paranoici isterici nevrotici ossessionati fanatici che chiedono la chiusura sine die o giù di lì di scuole uffici negozi bar ristoranti pizzerie discoteche cinema teatri palestre piscine eccetera fino a quando non si raggiungerà il rischio zero, e io

Mi chiedo

ma perché allora, se l’obiettivo è il rischio zero, non pretendono l’abolizione di qualunque mezzo di trasporto, dall’aereo al monopattino, di qualunque macchinario artigianale o industriale che possa essere causa di incidenti, di tutti gli elettrodomestici o meglio, per andare ancor più sul sicuro, della corrente elettrica, del fuoco, delle posate (o almeno di forchette e coltelli), il divieto di nuotare, scalare montagne, intraprendere spedizioni speleologiche, distruzione di tutti i farmaci (c’è sempre qualcuno che è allergico a questo o a quello), divieto di avere rapporti sessuali, che potrebbero trasmettere malattie… L’unica sarebbe di riunirsi in qualche caverna isolata, e vivere lì tranquilli al riparo di ogni pericolo. Loro, beninteso: così almeno la finiscono di scassare il biatomico e ci lasciano finalmente vivere in pace.

E poi vedo questo video allucinante

in cui la signora Botteri considera altamente positivo, sia pure con qualche, peraltro abbastanza trascurabile, effetto collaterale, l’enorme campo di concentramento, perfino peggio che ai tempi di Mao, in cui è stata trasformata la Cina, e ci racconta che con questo sistema la Cina ha completamente domato il virus (maavaaa?). E, leggo altrove, l’inviata Rai del Tg1, signora Giovanna Botteri, ha definito i manifestanti di Hong Kong “terroristi secessionisti”. Ricordo anche, la sera del 12 ottobre 2000, a poche ore dal linciaggio di Ramallah – i due riservisti israeliani che avevano sbagliato strada portati in una caserma dell’autorità palestinese, scaraventati giù dalla finestra e fatti letteralmente a brandelli dalla folla sottostante – la signora Botteri parlare in tono esaltato di questi nostri magnifici ragazzi, eroi che resistono al potere sionista… E io

Mi chiedo

Fino a che punto può arrivare l’abiezione umana? Fino a che punto un essere appartenente purtroppo alla specie umana può arrivare a prostituirsi al padrone, senza neppure l’attenuante della fame?

E passando a uno scempio diverso ma dopotutto non molto minore, vedo questa specie di incrocio fra una medusa gigante e un calamaro altrettanto gigante
Leonardo
installato nella piazza del municipio di Pavia e

Mi chiedo

quanta perversione ci vuole per oltraggiare fino a questo punto una delle massime glorie della specie umana? (Ma anche se fosse un anonimo contadino analfabeta, guarda)

E infine, dopo tante schifezze,

Mi chiedo

Quanta passione, quanto impegno, quanta dedizione, oltre a uno straordinario talento naturale, ci vogliono per raggiungere, a undici anni, un risultato come questo?

barbara

I NOSTRI POVERI MIGRANTI

Migranti 1: dobbiamo accoglierli perché sono in cerca di una vita migliore.

Migranti 2: dobbiamo accoglierli perché fuggono da guerre e miseria, hanno fame, stanno morendo di fame

Davanti al centro d’accoglienza nel Municipio IX di Roma il cibo destinato agli immigrati gettato nell’immondizia.

barbara

IL VIDEO CHE INCHIODA IL MAIALE WEINSTEIN

Io, il video, lo leggo così.

Dunque, c’è questa signorina che ha un servizio da proporre a Weinstein (quindi si suppone, anche se non è esplicitamente detto, che sia stata lei a contattarlo e chiedergli un incontro). Dato che tutti sanno che razza di maiale sessuomane assatanato sia quel losco figuro, la signorina si prepara: si mette un vestitino che mette in risalto tutte le sue deliziose curve, per non parlare di quel culetto da sballo, e mette in azione una videocamera collegata (o incorporata) al computer. Lui bussa, entra, lei gli porge la mano, lui l’abbraccia in maniera contenuta, lei gli si slancia addosso schiaffandogli le tette sul petto e lui a questo punto (non un secondo prima) le accarezza un po’ la schiena. Poi lui le chiede se può flirtare con lei (“am I allowed?” Mi è permesso?); risposta (sorridendo, con aria rilassata): “Ummm… vedremo, un po’”. Se fossi maligna, quel “vedremo” lo interpreterei come “dipende da cosa mi dai in cambio”, ma dovrei esserlo davvero molto, e potete credermi che assolutamente non lo sono. Lui risponde: “Un po’, non molto, giusto? Va bene, allora non lo farò”. Ad un certo punto lui si sporge in avanti, presumibilmente le accarezza una gamba o una coscia: lei sorride, non si sottrae, non protesta, non mostra il minimo disagio. Lei gli espone la sua idea: un banalissimo trucchetto per avere un sacco di like su FB che si moltiplicano a catena (in giro vedo blogger e feisbuccaioli che ne mettono in atto di molto migliori) per meglio pubblicizzare il film. Lui commenta con un wow esattamente nel tono in cui uno potrebbe dire mi prude il naso o su quel muro c’è una mosca – se fossi maligna mi verrebbe da dire che proprio la cretinitudine dell’idea proposta rivela quanto questa non sia stata altro che un pretesto per attirare il danaroso orco in una trappola nella quale si aveva la certezza che sarebbe caduto in pieno, per provocarlo e infine, dopo la sua prevedibilissima risposta alla provocazione, sfilargli un pacco di soldi, ma dovrei esserlo davvero molto, e potete credermi che assolutamente non lo sono – e le comunica che accetta il suo servizio. Poi lei, senza una sola ragione al mondo, si sporge in avanti e lo tocca, pronunciando in tono allusivo una frase contenente la parola “hot”: provocazione che lui non si lascia sfuggire, replicando: “Tu sei hot”, a cui lei reagisce ridacchiando. Infine lui passa alla richiesta esplicita di fare “un po’ di più”, e lei di nuovo dice “un po’”, ammonendolo a non esagerare (ovvio: quando ho a che fare con un porco schifoso ti pare che gli dico no scusa io ti ho chiamato per parlare di lavoro? Ma quando mai! Ridacchio, faccio svolazzare con le mani i miei lunghi capelli e lo invito alla moderazione, come fa qualunque buon imbonitore che vuole alzare il prezzo – o qualunque prostituta di lusso, che non vuole rischiare di passare per una prostituta da due soldi che la molla subito lì sul marciapiede). Verso la fine del video lui le chiede che cosa fa dopo, dice che adesso ha da fare ma poi la vuole incontrare per un drink (con la fama che ha, dopo che ha mostrato il suo apprezzamento fisico verso di lei, dopo che ha chiesto di “fare un po’ di più”) e lei chiede: “A che ora?” Lui glielo comunica e lei risponde “OK”.

Poi, dice l’affranta fanciulla violata, una volta lì lui le ha proposto di salire in camera. E lei, attrice e imprenditrice ventottenne? Ci va. Totalmente ignara di che cosa mai potrebbe succedere in quella camera. E lì lui l’ha violentata. Ed è un vero peccato che non si sia portata dietro anche lì la videocamera, che avrebbe inesorabilmente documentato come lui le sia saltato addosso e lei abbia detto no ti prego e lui non se ne sia dato per inteso e le abbia strappato il vestito e lei abbia lottato con tutte le proprie forze ma sia stata costretta a soccombere alla superiore forza fisica del nemico e abbia ancora tentato di gridare e lui le abbia tappato la bocca con la sua lurida manaccia schifosa e alla fine non abbia potuto fare altro che arrendersi e soggiacere, infin che’l mar fu sovra lei richiuso.

POST SCRIPTUM: non avevo mai sentito prima la voce di Weinstein, l’ho sentita per la prima volta in questo video. Ebbene, lasciatemelo dire: ha una voce di un erotismo pazzesco. E, non essendo giovane, casta, innocente, candida e ingenua come le sue vittime, mi azzarderei a definirla una voce da cavamutande, nel senso che le mutande proprio vanno giù da sole – parlo per me, beninteso, perché io, quando devo incontrare un uomo, a qualunque titolo e con qualunque aspettativa, le mutande le porto, io.

POST POST SCRIPTUM: sarà mica per il fatto che oggi la bambolona sexy è così,
melissa-thompson
che a sette anni dall’episodio ha pensato bene di tirare fuori quel vecchio video accuratamente conservato in tutti questi lunghi anni, come un certo vestitino blu con macchie biancastre conservato nel freezer di casa?

barbara

barbara

UN’EBREA ITALIANA CITA PER DANNI MORALI MONI OVADIA E IL MANIFESTO

Alla cortese attenzione del direttore de Il Manifesto

Le scrivo riguardo al Commento di Moni Ovadia pubblicato ieri, 26 aprile, sul suo giornale.
Non le scrivo il merito al contenuto dell’articolo. Il libero arbitrio è alla base della fede ebraica, ognuno è libero di vivere e pensare come preferisce, ognuno può andare incontro al proprio destino come meglio crede.
Ma è sulla forma di uno scritto pubblicato sulla sua testata che dovrebbe, in quanto direttore, riflettere.
L’articolo di Moni Ovadia non spiega al lettore cosa sia successo, cosa gli abbia causato di svegliarsi al mattino del 26 aprile in preda a un tale cattivo umore.
E così senza una introduzione né spiegazione che contestualizzino gli eventi, si viene annegati fin dalle prime righe da aggettivi violenti, da descrizioni nervose, da frasi grondanti di rabbia e paragrafi sovrabbondanti di furore.
La scena si apre con la parola ‘pantomima’ accostata alle azioni e decisioni delle comunità ebraiche. Pantomima è definita come ‘esibizioni false, con le quali convincere, impietosire o commuovere’. E’ questo il giudizio che il giornale dei comunisti, quale viene definito Il Manifesto, esprime su chi la pensa in maniera diversa?
A questa pantomima Ovadia fa seguire ‘deliranti motivazioni’ degli ebrei che non desiderano sfilare accanto a chi inneggia alla loro morte. Delirante è uno stato di alterazione mentale di chi immagina realtà inesistenti. Il Manifesto ritiene deliranti le motivazioni dei parenti di Mireille Knoll, dei genitori dei quattro ragazzi uccisi nell’Hypercasher, delle famiglie distrutte dall’attentato alla scuola ebraica di Tolosa, della madre di Ilan Halimi torturato e assassinato nelle periferie di Parigi? Pensa che sia delirante chi teme per la propria vita quando accompagna i figli alla scuola ebraica ogni giorno?
Moni Ovadia prosegue raccontando che Netanyahu fa una ‘propaganda pagliaccesca’, facendo dimenticare al lettore che questo premier è stato eletto democraticamente da milioni di persone o forse pagliacci.
Le comunità ebraiche non vogliono sfilare accanto ai palestinesi. ‘E perché no?’ si domanda l’attore. ‘Per pedissequo ossequio allo scellerato progetto segregazionista e razzista del premier israeliano Netanyahu’. E’ possibile definire scellerato un progetto che prevede un milione di arabi integrati all’interno dello stato? E’ segregazionista un progetto secondo il quale nel parlamento siedono arabi accanto ad ebrei? Oppure scellerato e segregazionista è il progetto che ha reso quasi tutti gli stati arabi judenfrei?
Il Manifesto desidera che il lettore si faccia l’idea che in Israele ci sia ‘un’alleanza con i peggiori fanatici religiosi’ come dice Ovadia, che si immagini un regime teocratico mentre Israele è una democrazia come l’Italia?
Il Manifesto è d’accordo con il definire gli ebrei che si rifiutano di sfilare accanto a persone che urlano ‘a morte gli ebrei’, ‘ufficio stampa e propaganda del governo ultrareazionario e segregazionista oggi in carica in Israele’?
No, Moni Ovadia, non pensiamo che ‘questi siano i pensieri del solito estremista, veterocomunista, ebreo antisemita solo perché condanna la politica di Netanyahu e dei suoi fanatici alleati colonizzatori compulsivi’ come lei conclude nell’articolo.
Pensiamo che se Il Manifesto si considera ancora una testata giornalistica e crede nel confronto civile tra parti che la pensano in maniera diversa, i suoi direttori dovrebbero delle scuse agli ebrei italiani.
Non siamo ‘degli imbecilli che scambiano critiche politiche ed etiche per antisemitismo’. Siamo persone che crediamo nella libertà di pensiero, nel libero arbitrio di pensarla diversamente da lei, da voi, persone che hanno verso il proprio vissuto, verso la storia e gli eventi recenti, una opinione e dei sentimenti diversi. Non siamo imbecilli. E sappiamo ancora distinguere tra un pezzo degno di venire pubblicato su un giornale che si definisca tale e un insieme di righe dettate dall’odio, dalla rabbia e dalla mancanza di rispetto assoluta.

Gheula Canarutto Nemni

qui di seguito l’articolo di Moni Ovadia

Il Manifesto 26 aprile 2018

Moni Ovadia

La pantomima delle comunità ebraiche (di Roma e non solo) che non partecipano alla Manifestazione unitaria del 25 aprile, giorno della liberazione dal nazifascismo, si ripete mestamente. Uguale il gesto sdegnato, uguale la delirante motivazione.
E la delirante motivazione è che «nella manifestazione sfilano le bandiere di coloro che settanta anni fa furono alleati dei carnefici nazisti». Quali? Quelle dei risorgenti partiti neonazisti est europei polacchi, ungheresi, ucraini?
No, quelle dei palestinesi, che secondo la pagliaccesca propaganda di Benjamin Netanyahu avrebbero convinto il «mansueto» Führer Adolf Hitler, contro la sua volontà e disponibilità verso gli ebrei, a sterminarne invece sei milioni.
Anche 500.000 Rom e Sinti, tre milioni di slavi, decine di migliaia di disabili (inferiori rispetto alla «razza pura»), di antifascisti, migliaia di omosessuali, testimoni di Geova e di socialmente emarginati, senza dimenticare milioni e milioni di civili sovietici. Ma costoro poco interessano ai dirigenti delle comunità ebraiche. Che accetterebbero volentieri i vessilli di ogni altro popolo oppresso che volesse sfilare nelle manifestazioni del 25 aprile per rivendicare i propri diritti. Ma i palestinesi no! E perché no? Per pedissequo ossequio allo scellerato progetto segregazionista e razzista dle premier israeliano Netanyahu.
Che in alleanza con i peggiori fanatici religiosi intende far sparire i palestinesi in quanto popolo e nazione, per dare legittimità alla grande Israele fondata sul logoro mitologema della «Terra promessa» e poi ridurli in minuscoli bantustan concessi dall’effendi israeliano.
Ho già scritto a questo proposito, proprio sul manifesto in occasione della stessa manifestazione dello scorso anno.
Ma in questo anniversario vorrei aprire una prospettiva altra. Gli organizzatori dell’evento del 25 aprile dovrebbero disinteressarsi delle decisioni della comunità ebraica di Roma o di altre comunità ebraiche. Dichiarino la piena e naturale apertura alla partecipazione del mondo ebraico ma non si facciano condizionare da esso su chi debba partecipare o meno al corteo. Il 25 aprile è soprattutto e più di tutto il giorno degli antifascisti di qualsivoglia orientamento.
Le comunità dell’ebraismo siano le benvenute in quanto tali, ma se non tali e se si comportano da ufficio stampa e propaganda del governo ultrareazionario e segregazionista oggi in carica nello stato di Israele, non hanno motivo di sfilare con l’antifascismo.
Un governo antifascista non opprimerebbe mai un altro popolo, non lo deprederebbe delle sue legittime risorse, non ruberebbe il futuro ai suoi figli, non colonizzerebbe le terre assegnategli dalla legalità internazionale come sistematicamente e perversamente fa il governo Netanyahu sorretto dal presidente americano Trump che si appresta all’affronto di spostare l’ambasciata Usa a Gerusalemme (occupata a Est).
E se qualcuno pensa che questi siano i pensieri del solito estremista, veterocomunista, «ebreo antisemita», si legga le dichiarazioni del presidente del Congresso Mondiale Ebraico, Ronald Lauder, ebreo americano aderente al partito repubblicano, pubblicate dal New York Times in questi giorni con questo titolo: Israel’s self inflicted wounds (le ferite autoinflitte di Israele), nel quale cui dopo una premessa fatta di dichiarazioni d’amore legittimo per Israele e captazio benevolentiae, condanna la politica di Netanyahu e dei suoi fanatici alleati colonizzatori compulsivi come suicidaria e invisa alla vasta maggioranza di ebrei della diaspora.
Alla faccia degli imbecilli che scambiano critiche politiche ed etiche per antisemitismo. (qui)

Aggiungo il commento che ho lasciato al post di Gheula.

Veterocomunista ideologizzato? No, niente del genere. Che cos’è M.O. l’ho capito la volta che, parlando dei miei eterni drammatici problemi finanziari, mi ha suggerito di trovarmi un amante ricco. Non credo di avere attitudine alla prostituzione, ho detto. No, ha risposto, quale prostituzione, intendevo un amante fisso. Avevo capito che intendeva un amante fisso, ovviamente, solo che per me darmi a un uomo in cambio di qualcosa che non sia amore o piacere, è prostituzione: che sia su un marciapiede a dieci uomini per sera, o in un appartamento a uno solo, sempre lo stesso, una volta la settimana, non vedo differenze. E’ stato allora che ho capito: se non è prostituzione andare a letto con un settantenne decrepito repellente ricco per farmi mantenere, allora non è prostituzione neanche svendere il proprio popolo, svendere la verità, svendere la dignità in cambio di un ricco ingaggio e di un applauso in più. Questo è moni ovadia: un prostituto in vendita al miglior offerente. E se gli offerenti sono quelli che sgozzano i neonati nella culla, pazienza: Parigi val bene qualche messa nera.
Ah, dimenticavo: vorrei che fosse chiaro che non ho assolutamente niente contro le oneste prostitute che si guadagnano onestamente il pane su un onesto marciapiede, senza atteggiarsi a maestre di virtù, senza spacciarsi per combattenti per la giustizia, senza vomitare veleno su chi, avendo già avuto il piacere, a lasciarsi un’altra volta giustiziare non ci pensa proprio.

Aggiungo ancora un’annotazione, a proposito della cosa che porta in testa. È stato un po’ più di vent’anni fa che, vedendola, ho notato la stranezza di quella kippà: no no, ha risposto, non è una kippà, è una berretta da integralista islamico. Se lo cercate in google immagini, potrete vederne almeno una quindicina di esemplari.
E concludo riportando una mail inviata a Deborah Fait diciassette anni fa

Intanto ti racconto questa. In luglio tutti gli anni c’è il festival di musica klezmer di Ancona, presidente onorario Moni Ovadia, e io ci vado sempre. Quest’anno il festival era dedicato alla pace, e lui, che si esibiva l’ultima sera, ha dedicato tutta la sua serata alla pace: gruppo musicale arabo e cantante palestinese. E io mi sono preparata all’incontro: mi sono comprata una sciarpa bianca, un barattolino di colore per stoffa azzurro, un pennello …
Lo spettacolo poi è stato il perfetto emblema di quello che lui intende per pace: una decina di canzoni arabe, in una delle quali lui ha rivendicato l’onore di cantare in arabo, tre canzoni sefardite e due ebraiche, nelle quali il cantante palestinese NON ha rivendicato l’onore di cantare in ebraico o in giudeo-sefardita. L’ultima era una canzone di Simchat Torah: lui ha cantato in ebraico e il palestinese ha cantato – suppongo le stesse cose – in arabo. Solo che il palestinese aveva la voce otto volte più potente della sua e così l’ebraico è stato totalmente sommerso dall’arabo. Fine della serata e applausi scroscianti per il politically correct Moni Ovadia e per i suoi amici. E io sono andata a salutarlo, con al collo la mia doppia bandiera israeliana (l’ho dipinta ad entrambe le estremità) raccogliendo un’infinità di sguardi tra lo schifato e il furibondo da parte del pubblico che andava in senso contrario per uscire – manifestare così spudoratamente simpatia per Israele è decisamente politically incorrect! Poi avevo una stella di David di strass appuntata alla scollatura del vestito e da mettermi al collo ho scelto quella che mi ha portato la mia amica Paola da Parigi perché ha i colori giusti: in argento smaltato, fondo azzurro e stella bianca. Per un attimo gli si è vetrificato lo sguardo, poi ha diplomaticamente ignorato il tutto, ma almeno un crampo allo stomaco sono sicuramente riuscita a farglielo venire.

barbara

LETTERA APERTA ALLA RESPONSABILE ESTERI DELL’UNIONE EUROPEA, SIGNORA FEDERICA MOGHERINI

Gentilissima signora Federica Mogherini
Per lo show di insediamento, e la vergognosa storia dei suoi selfi con gli autori della repressione e del terrorismo internazionale, il regime degli ayattollah aveva momentaneamente sospeso le esecuzioni riprendendo subito dopo. Ieri abbiamo ricevuto la triste notizia delle esecuzioni di massa incluso un giovanissimo ragazzo che all’epoca dei fatti aveva soli 15 anni. ( alireza Tajik. Shiraz).
Signora Mogherini il suo viaggio in Iran non solo [non] ha prodotto vantaggi a favore dei diritti umani bensi ha prolungato la sofferenza di 35 detenuti, condannati a morte, che hanno dovuto sopportare 5 giorni di isolamento in attesa dell’esecuzione.
In poche parolea se lei non ci fosse andato avrebbe risparmiato loro 5 giorni interminabili di sogni, incubi, sofferenze e qualcos’altro. [che cosa sia il “qualcos’altro” che tutti i prigionieri devono subire nelle prigioni iraniane, lo sappiamo fin troppo bene. Soprattutto le donne ancora vergini, perché secondo l’islam una donna che muore vergine va automaticamente in paradiso, e quindi devono evitare che una condannata a morte abbia questa gratificazione almeno post mortem, ndb]
Signora Mogherini lei e la sua politica chamberliniana porterà sicuramente una macchia nera nella storia contemporanea. Lei avrà sulla sua coscienza, premesso che ne abbia un briciolo nel suo portafoglio, la sofferenza e la morte di chi resterà vittima di queste barbarie fatte nel nome dell’islam.
Sappi che fin quando non manderemo il regime degli ayattollah nella pattumiera della storia non la perdoneremo mai e mai.
Resteremo la voce dei soldati italiani uccisi a Nassiria da coloro con cui lei si è divertita con i selfi!
Resteremo la voce dei senza voce
Resteremo la voce di Atefeh Rajabi, impiccata il 15 agosto del 2004 quando lei si stava prendendo il sole da qualche parte di questa terra!
Signora Mogherini per fare bene il suo lavoro ci vogliono uomini col cuore DONNA e non donne col cuor UOMO!
Sono sicuro che l’ambasciatore Giulio Terzi avrebbe declinato l’invito e l’avrebbe rimandato al mittente.
davood karimi, presidente dell’associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia

Voglio aggiungere due parole su Atefeh Rajabi, del cui assassinio ricorrerà fra pochissimi giorni il tredicesimo anniversario. Rimasta orfana di madre molto piccola, un fratello annegato (pare), padre drogato, si prende cura dei nonni ottantenni, che da parte loro invece la ignorano. Stuprata da un uomo di cinquantun anni, viene processata per crimini contro la castità; sottoposta per tre mesi a stupri e torture di ogni sorta (al punto da doversi muovere a quattro zampe per il dolore causato dalle torture che le impedisce di camminare), “confessa” di avere avuto ripetuti rapporti sessuali con il cinquantunenne. Quando si rende conto che non ha alcuna speranza di scampare alla condanna a morte, si toglie in segno di sfida l’hijab, poi si toglie anche le scarpe e le scaglia contro il giudice. Il 15 agosto 2004 viene impiccata. Non aveva ancora compiuto diciassette anni.
(clic per ingrandire)

atefeh 2
atefeh 3
Buon anniversario, signora Mogherini (già ricordata in questo blog qui e qui)

barbara

E DOPO CHE LE DONNE SVEDESI

si sono prostituite all’islam dei macellai iraniani
svedesi-in-iran
(con tutto il rispetto per i macellai onesti che ci riforniscono costantemente di tutti quei bocconi paradisiaci), l’Iran accusa la Svezia di essere al servizio di Stati Uniti e Israele. Che dire? Non dovrebbe volerci molto a capire che se ti metti a pecorina devi aspettarti di venire inculato, ma a quanto pare non tutti ci arrivano. E chissà se a forza di venire sonoramente e ripetutamente inculati arriveranno mai a imparare la lezione. A me viene solo da dire: cara Svezia, che hai svenduto la tua libertà, la tua laicità, la tua dignità, la tua uguaglianza, la tua pace, il tuo culo e quello dei tuoi figli alla più infame delle cause, ti sta bene. Ma proprio tanto tanto tanto bene.

barbara

ECCO, ADESSO È TUTTO CHIARO

Roma, 31 lug. – (Adnkronos) – «L’attacco della notte del 29 luglio contro una scuola elementare della Striscia di Gaza, che ha causato almeno 20 morti e decine di feriti, può costituire un crimine di guerra e dev’essere oggetto di un’indagine indipendente». Lo sostiene Amnesty International.
[…]
«Se l’attacco alla scuola fosse il risultato dell’azione dell’artiglieria israeliane, si tratterebbe di un attacco indiscriminato e come tale di un crimine di guerra – denuncia Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty – L’artiglieria non dovrebbe mai essere usata contro obiettivi situati in zone densamente abitate […]

Perfetto. Se invece fosse il risultato dell’azione dell’artiglieria palestinese, NON si tratterebbe di un attacco indiscriminato e NON vi sarebbe alcun crimine di guerra. Lo dice chiaramente il direttore stesso.

barbara