neanche con mezzo etto di LSD buttato giù in una botta sola arrivereste a immaginarvi.
Per esempio ho visto immagini di un attacco aereo israeliano a Gaza del 2021 spacciato per un attacco russo in Ucraina oggi

E ho visto una pattuglia dell’aeronautica militare russa che sorvola Mosca durante una festa nazionale del 2020 spacciata per un volo attuale sull’Ucraina

E ho visto immagini della polizia ucraina che getta gli scudi antisommossa durante le rivolte del 2014 spacciate per un episodio di adesso

E ho visto immagini del videogame “Arma 3” spacciate per un attacco russo contro l’Ucraina

E ho visto cose pubblicate su TikTok a gennaio e recuperate ora come prova dei terribili attacchi russi sull’Ucraina

E ho visto ucraini pregare per il loro Paese in ginocchio sulla neve… in una foto che circola almeno dal 2019

E ho visto una foto presa durante un’esibizione per la giornata nazionale della bandiera russa nell’agosto del 2015 spacciata per la prova di un aereo russo abbattuto dagli ucraini

E ho visto un caccia libico colpito nei cieli di Benghazi nel 2011 presentato come immagine relativa alla guerra russo-ucraina di oggi

E ho visto un’esplosione verificatasi in Cina nell’agosto 2015 usata per “documentare” la guerra in atto

E ho visto un pilota lanciarsi da un aereo in fiamme a Fairford, a un centinaio di chilometri da Londra, nel 1993, venduto come aereo russo in Ucraina

E ho visto un’immagine di paracadute postata su Instagram nel 2015 che ha avuto un milione e mezzo di visite (al 25 febbraio) come foto di paracadutisti russi sull’Ucraina (qui tutte le immagini con le didascalie e qui l’articolo con i commenti in italiano).

E ho visto uno spezzone del videogioco War Thunder presentato alla televisione come bombardamento russo sull’Ucraina
E mi pongo la stessa domanda che mi pongo di fronte alle montagne di cadaveri bambini siriani iracheni afghani spacciati per bambini palestinesi ammazzati dagli israeliani: ma se hanno fatto tutti questi sfracelli di morti, se hanno fatto tutte queste nefandezze, se hanno perpetrato tutti questi crimini di guerra, perché non ci mostrate le immagini dei veri morti palestinesi? Ma andiamo avanti.
Ho visto da diverse parti la “notizia”, divulgata da Zelensky che Erdogan – diventato, per molti, improvvisamente buono – avrebbe chiuso il Bosforo al passaggio delle navi russe. Ovviamente è l’ennesima messinscena. La Turchia non può impedire alle navi russe di accedere al Mar Nero attraverso il suo stretto perché esiste un patto internazionale, la Convenzione di Montreux, che obbliga a garantire alle navi russe di tornare alla loro base. La chiusura del passaggio rappresenterebbe una dichiarazione di guerra, e infatti la notizia è stata immediatamente smentita sia dalla Russia che dalla Turchia. Contemporaneamente la Russia informa che Zelensky sarebbe fuggito e si sarebbe nascosto (sarà andato a scuola dai Savoia?); l’Ucraina smentisce e come prova della falsità della notizia data da Mosca viene pubblicato questo video
Ma dite un po’, quello sfondo non vi sembra bidimensionale? E non vi sembra strano che in 40 secondi non passi nessuno, nessuno si affacci a una di tutte quelle finestre, addirittura le nuvole rimangano perfettamente immobili?
E poi guardate questa chicca di video, presentato come un uomo che scava una trincea per difendere la propria patria!
Una trincea in mezzo alla strada? Per combattere contro uno degli eserciti più potenti del mondo con ogni sorta di armamenti di terra e di aria compreso un consistente arsenale nucleare? Chiusa da una parte e aperta dall’altra? Di una lunghezza in cui possono stare non più di quattro uomini magri? Ma chi pubblica queste boiate ha mai visto almeno qualche foto delle trincee della prima guerra mondiale? Scavata da un vecchietto da solo? In mezzo alla gente che passeggia tranquillamente? Ma veramente c’è gente che riesce a bersi simili puttanate?
Propongo ora questo articolo, particolarmente interessante.
Togliete l’Ucraina a Biden
II vecchio Joe Biden se ne vantò tre anni dopo apertamente: «Li guardai negli occhi e dissi: “Sentite, ragazzi: io me ne vado fra sei ore e se quando dovrò andar via quel procuratore non sarà stato licenziato, voi ucraini non beccherete un solo dollaro del fondo che abbiamo creato per voi. Ci credereste? Quel figlio di puttana fu licenziato». Il figlio di puttana in questione non era un procuratore, ma il Procuratore Generale dell’Ucraina, Viktor Shokin che indagava sul conti del consiglio d’amministrazione della società Burisma Holdings, fra cui c’era anche Hunter Biden, assunto con uno stipendio di 50mila dollari al mese senza sapere una parola di ucraino o intendersi di gas business. Era stato assunto dagli ucraini quando il presidente Obama varò un programma di aiuti all’Ucraina. La storia era saltata fuori quando i giornalisti avevano scoperto che le fortune del giovane Biden erano cominciate durante un viaggio col padre in Cina dove aveva incontrato uomini d’affari ucraini. L’attuale presidente degli Stati Uniti ha dunque un figlio che sulla scia degli incarichi ricevuti dal padre allora vicepresidente, era di colpo diventato un milionario americano in Ucraina. La faccenda puzzava di marcio ma quando fu portata alla ribalta dai giornali era il momento in cui tutta l’attenzione dei media era dedicata all’impeachment di Donald Trump. Biden si difese alla meno peggio alzando le spalle, sostenendo che lui non sapeva nulla degli affari del figlio e irritando il presidente Barack Obama, il quale scoprì sui giornali e non da Biden padre, che il giovane Hunter Biden si arricchiva grazie alla posizione del padre. Obama si infuriò e gli echi della sfuriata lambirono i giornali per qualche giorno. Donald Trump fu invece messo in stato d’accusa per aver tentato di estorcere a Kiev notizie sulle ipotetiche malefatte di Hunter Biden. Poi lo scandalo si spense. Ma oggi riemerge: il Procuratore generale ucraino ci aveva rimesso la testa e la carriera proprio in seguito al discorsetto agli amici di Kiev di cui abbiamo detto all’inizio: levatemi dalle palle quel procuratore che infastidisce mio figlio altrimenti io chiudo il rubinetto del contributo che non era da poco: un miliardo di dollari. I soldi per l’Ucraina non erano soltanto americani ma facevano parte di una tranche stanziata anche dall’Unione europea e gestita in comune da Washington e Bruxelles. Governava a Kiev il presidente Viktor Yanukovich, il quale peraltro faceva il gioco di Putin: dopo aver fatto ammazzare centinaia di manifestanti durante i mesi della rivoluzione arancione, salì di notte su un elicottero e si rifugiò in Russia Ma il ragazzo Hunter era entrato nominalmente nel consiglio di amministrazione della Burisma Holdings nel maggio del 2014 dopo l’incarico che Obama affidò a Biden, oggi Presidente, di “seguire la transizione politica in Ucraina”, una transizione già travolta proprio dagli scandali del Yanukovich, il quale faceva il doppio gioco: era l’uomo di Putin che mentre simulava uno sfrenato europeismo bloccò all’ultimo momento l’adesione del Paese all’Ue sorprendendo il Parlamento e provocando moti di piazza. Quindi lo scandalo che coinvolgeva il figlio dell’attuale presidente Biden (che aveva avuto l’incarico di seguire e proteggere la transizione dell’Ucraina) avveniva all’ombra di un governo a fianco del quale gli amici di Putin godevano del denaro che l’Unione Europea e gli Stati Uniti erogavano per la transizione che fu poi strozzata dal tradimento del presidente, dalla rivolta popolare e, mentre scriviamo. dai cani armati di Mosca. Hunter Biden capì che era meglio dimettersi quando suo padre si candidò formalmente come successore di Trump, ma era troppo tardi perché la notizia trapelò e Trump cercò di sfruttarla per danneggiare il suo opponente. Sui media fu una brutta storia, ma di breve durata perché prevalsero sulle prime pagine le vicende dell’impeachment di Trump. Ma anche in campo democratico serpeggiò un fortissimo malumore: la senatrice Elizabeth Warren disse che se fosse stata eletta lei non avrebbe mai permesso ai figli del suo vicepresidente di occupare ruoli in aziende straniere, una circonvoluzione per indicare il figlio Biden senza nominarlo. Quanto a Kamala Harris che correva in ticket con Joe, e che oggi è la vicepresidente degli Stati Uniti d’America, non emise un fiato. E persino l’angelo moralista e socialista Bernie Sanders, amato dai giovani per la sua purezza, fu colpito da afasia. Grazie al silenzio ufficiale del suo partito e ai clamori delle ultime imprese di Donald Trump questa storia non fece mal troppo clamore e venne insabbiata. L’ordine di Biden di cacciare il procuratore ucraino serviva ovviamente a togliersi dai piedi un uomo scomodo che avrebbe potuto danneggiare sia il proprio figlio che sé stesso e nessuno disse una parola nella nuova Casa Bianca. E oggi Biden minaccia sanzioni terribili all’autocrate di Mosca che gioca col suo mappamondo da ridefinire a sua immagine e somiglianza. Biden è stato un testimone privilegiato delle vicende ucraine di cui guidava la transizione e oggi i repubblicani lo accusano di essere stato molto debole insinuando che conosca fin troppo bene i suoi polli ucraini e russi È apparsa subito notevole la differenza di reazione all’attacco russo, tra quello del presidente degli Stati Uniti e quello del Primo ministro del Regno Unito Boris Johnson, il quale dichiarandosi un seguace di Winston Churchill ha prospettato l’ipotesi di rispondere alle mosse armate di Putin con una minaccia non economica ma militare del Regno Unito: quello che con disprezzo Putin chiama “l’isola”. C’è dunque sulla guerra in corso una biforcazione fra gli anglosassoni delle due sponde dell’atlantico che non è una novità perché anche ottanta anni fa mentre Churchill da solo resisteva alle annate hitleriane, l’inquino della Casa Bianca di allora, Franklin Roosevelt parlava, parlava, ma senza alcuna intenzione di entrare in guerra con la Germania nazista. Non pensiamo che la storia si ripeta, tuttavia va preso nota del fatto che l’attuale presidente degli Stati Uniti non sembra la persona più indicata per una linRicea realmente intransigente e fra Biden e Johnson sempre meno corre buon sangue.
Paolo Guzzanti, qui.
Allo stesso link c’è un altro articolo, di Riccardo Nencini dal titolo: “Churchill non c’è più, Hitler forse sì”, e già l’oscenità del titolo dice tutto, di cui voglio proporre un passaggio.
Anni fa lo scrittore Milan Kundera sostenne che “la guerra in Europa era diventata antropologicamente impossibile”. Sanate le ferite tra Francia e Germania, di guerre continentali non avremmo più sentito parlare. E invece il baratro si è spalancato a oriente. Prima la Cecenia, poi la Crimea, poi la Georgia, poi il conflitto tra Armenia e Azerbajan, infine l’Ucraina. Ovunque c’è Putin. E tempo per l’Occidente di porsi una domanda: fino a quando?
Io invece ho una domanda da rivolgere al signore: nei dieci anni di guerra in Jugoslavia con oltre centomila morti, qual è stato esattamente il ruolo di Putin? Aggiungerei che la guerra della Cecenia contro la Russia dura esattamente da 205 anni: è vero che Putin non è molto giovane, ma non ho l’impressione che sia proprio così tanto vecchio. Fino a quando continuerà questo vergognoso stravolgimento della storia e della cronaca?
barbara