GLI EROI DELLO SCUOLABUS

Per cercare di mettere un po’ a posto le cose, che di cose da mettere a posto ce ne sono signora mia, altroché se ce ne sono. E partiamo da come le cose sono state inizialmente raccontate: un cittadino italiano (“ex senegalese”. Avete mai sentito parlare di un ex italiano, ex russo, ex vietnamita? No, eh? Beh, l’ex senegalese invece c’è) o forse no, forse è un africano ma con cittadinanza italiana – quindi italiano, ovvio – che guidava un autobus con una cinquantina di bambini a bordo ha dato fuoco all’autobus a scopo dimostrativo, per protesta, ma prima ha fatto scendere tutti i bambini. Poi no, non è vero, non li ha fatti scendere, voleva bruciarli vivi, a salvarli è stato Ramy, egiziano, che ha nascosto il cellulare e ha chiamato i carabinieri. Ehi, però la voce della telefonata non è quella di Ramy! E un po’ alla volta saltano fuori altri protagonisti che hanno consentito il salvataggio; e come mai erano stati nascosti? Per un motivo tanto semplice quanto squallido: quelli sono italiani, non sono utili a nessuna narrativa, a nessuna politica, a nessuna strumentalizzazione. In conclusione: un italiano tenta una strage e un immigrato la sventa, ergo, bisogna riaprire i porti e fare spazio alle risorse. E allora ripartiamo dall’inizio, inserendo ordinatamente tutti i tasselli che mano a mano sono emersi.

Dunque c’è questo senegalese che, con precedenti penali per guida in stato di ebbrezza e violenza sessuale su minore, è stato opportunamente assunto come autista di uno scuolabus. E che per vendicare le morti in mare causate dai nostri respingimenti – e poco importa che da quando Salvini ha deciso la chiusura dei porti le morti siano drasticamente diminuite – decide un’azione clamorosa: dare fuoco allo scuolabus con tutti i bambini dentro. Si organizza per bene, si procura tutto il necessario, coltello per minacciare, benzina e accendino per il rogo, e quando decide che è arrivato il momento devia dal percorso previsto, si ferma e annuncia quanto si accinge a fare. Una donna – qualificata una volta come insegnante e una come bidella, tanto è italiana, mica una della cui identità ci si debba curare – viene incaricata di legare i polsi dei ragazzi con delle fascette di plastica e sequestrare i cellulari. Pur sapendo che cosa rischia se il terrorista se ne dovesse accorgere, non li lega troppo stretti, per lasciare una possibilità di tentare di liberarsi e pare che abbia suggerito a cenni di nascondere un cellulare. È Ramy, egiziano, a farlo. Poi però il cellulare gli cade, e a questo punto interviene Riccardo, italiano, che riesce a strapparsi la fascetta e a raccoglierlo.

Poi, forse perché teme che l’autista lo possa vedere (ipotesi mia, non ho trovato da nessuna parte spiegazioni su questo dettaglio), lo passa ad Adam, marocchino. Le notizie iniziali dicono che è stato Ramy a chiamare, ma la voce non è quella di Ramy, è quella di Adam. Ad un certo punto il terrorista chiede che un bambino si vada a sedere vicino a lui, come ostaggio superspeciale, evidentemente, da avere proprio sottomano. Con incredibile coraggio, abnegazione e nervi d’acciaio (stiamo parlando di bambini di 12 anni) si offre Niccolò, italiano e siamo al terzo italiano che le cronache iniziali hanno tentato di occultare. E dunque Adam, col cellulare di Ramy, chiama i carabinieri che si precipitano, bloccano l’autobus, spaccano i vetri e fanno uscire i bambini, prima che il terrorista dia fuoco al mezzo.

ALT, FERMI TUTTI. Avevo raccolto un certo numero di link per inserire nel testo di questo post la documentazione ai vari pezzi, man mano che ci arrivavo. Sette, per la precisione. Poi mi è venuto un dubbio su un dettaglio e ne sono andata a cercare una verifica. E con l’ottava documentazione mi sono ritrovata esattamente come nella scena finale di La vita, istruzioni per l’uso di Georges Perec (capolavoro capolavoro capolavoro). Vabbè, ora riparto con quello che ho in mano, ma la messa a posto preannunciata all’inizio non ve la dovete aspettare più.

Dunque, dicevamo, tutti i cellulari sono stati sequestrati, è rimasto solo quello di Ramy che è riuscito a nasconderlo, poi caduto, raccolto da Riccardo e passato ad Adam. Adam chiama i carabinieri, i quali evidentemente hanno registrato la telefonata, che possiamo perciò sentire:

Ma allora come la mettiamo con queste dichiarazioni, sempre dello stesso Adam e confermate dai genitori?

A quanto pare le cose sono state talmente ingarbugliate che neanche una squadra composta da Sherlock Holmes Maigret tenente Colombo Marlowe e miss Maple messi insieme ne verrebbe a capo.

Ma proseguiamo. Dato l’eroico comportamento di Ramy che tutto da solo ha salvato mezzo centinaio di compagni, da ogni parte si chiede a gran voce la concessione immediata della cittadinanza (versione laica del santo subito). Matteo Salvini risponde che “non ci sono gli elementi per concedere la cittadinanza […] Le cittadinanze non le posso regalare e per dare le cittadinanze ho bisogno di fedine penali pulite. Non parlo dei ragazzini di 13 anni ma non fatemi dire altro […] Se qualcuno la cittadinanza non l’ha chiesta e non l’ha ottenuta dopo 20 anni fatevi una domanda e datevi una risposta sul perché”. A chiederla, sembrerebbe, è anche il padre, che però ad un certo punto si stufa della commedia e chiede di parlare di fronte a un microfono e a una telecamera

e stendiamo un velo pietoso sull’atteggiamento dell’eroe. Velo che diventa coperta matrimoniale pietosa quando lo vediamo in atteggiamento da bulletto sbruffoncello spiegare che se adesso tutti ringraziano Salvini è merito suo, in sostanza, è a lui che Salvini è debitore del suo quarto d’ora di notorietà – a fronte di Niccolò, ostaggio volontario, che nega risolutamente di essere un eroe. E se l’atteggiamento fa probabilmente parte della sua personalità, le parole pronunciate e la scelta di pronunciarle sarà tutta farina del suo sacco?

E giungiamo infine alla decima bolgia dell’ottavo cerchio. Qualche immigrato, inconsapevole di essere ripreso, afferma che non potrebbe mai uccidere dei bambini innocenti: casomai ucciderebbe Salvini. Grande indignazione di tutti tranne uno, l’immarcescibile Vauro che spiega che no, che bisogna capire, che non si sta mica giustificando, ci mancherebbe! Si sta solo dicendo che volendo uccidere qualcuno si ucciderebbe Salvini. E dunque godetevelo, in tutta la sua sfolgorante bellezza, da intendersi ovviamente come bello dentro e bello fuori.

barbara