POI IERI SERA

ho interpretato Sylvia Plath morta e sepolta ai piedi di un fiore e di un albero e quando le radici dell’albero hanno accarezzato il mio corpo ho mormorato oh, finalmente vi accorgete di me e poi mi è scappata fuori una poderosa risata a pernacchia e ho rovinato tutto l’effetto drammatico.

Io sono verticale

Ma preferirei essere orizzontale.
Non sono un albero con radici nel suolo
succhiante minerali e amore materno
così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
né sono la beltà di un’aiuola
ultradipinta che susciti di meraviglia,
senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
Confronto a me, un albero è immortale
e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
dell’uno la lunga vita, dell’altra mi manca l’audacia.

Stasera, all’infinitesimo lume delle stelle,
alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
A volte io penso che mentre dormo
forse assomiglio a loro nel modo più perfetto –
con i miei pensieri andati in nebbia.
Stare sdraiata è per me più naturale.
Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.

Niente, sono una catastrofe (però è così bello divertirsi).

barbara

ALLA RICERCA DEL NEURONE PERDUTO

Nel senso che almeno uno in teoria dovrebbe esserci, solo che io, ecco…

Dopo due mesi e rotti di trattamento laser per rafforzare la saldatura della vertebra fratturata e per incrementare la produzione di connettivo, comincio finalmente a fare anche fisioterapia, con una fisioterapista che vanta due lauree – fisioterapia e osteopatia – ed esibisce il titolo di dottoressa. Vabbè. Inizio facendo tecar alla schiena e ginnastica posturale. Poi mi viene in mente che una mia cugina che ha un’ernia del disco se la fa periodicamente rientrare dalla sua fisioterapista, mediante manipolazione dolce. Ovviamente non posso chiederle se anche lei ne è capace, e le chiedo se non sia possibile, mediante manipolazione, farla rientrare. Sì, dice, cioè non rientrare – e qui mi fa un gran spiegone di cui non capisco assolutamente niente – ma riallineare, mediante l’osteopatia, e provvede subito a farmela: dopo un po’ di mosse strane, come premere le mani sulla testa, tipo imposizione delle mani, pranoterapia o diavolerie del genere, e un’altra specie di imposizione delle mani su un fianco (“ti apro il fianco, così poi ti puoi appoggiare”), mi fa una specie di abbraccio incrociato, preme con tutte le sue forze strattonandomi e io mi sento come se mi si stessero frantumando tutte le ossa, urlando dal dolore. Mezz’ora dopo comincia: un dolore lancinante alla schiena, che aumenta e aumenta e continua ad aumentare. E la sciatica, che torna come prima di iniziare le infiltrazioni. E soprattutto la testa: esattamente gli stessi sintomi di una commozione cerebrale, vertigine, nausea, capogiri, senso di confusione, impossibilità di concentrazione, estrema difficoltà a leggere, per strada mi vedo tutte le case che si inclinano e mi cadono addosso. Il giorno dopo peggio. Il terzo peggio ancora. Cinque giorni prima che cominci a diminuire, settimane prima che passi del tutto. All’incontro successivo dico cosa è successo; tanto per cominciare dice che è normale che faccia un po’ male un giorno o magari anche due, ma se mi fa ancora male dopo così tanto tempo vuol dire che ci sono tante infiammazioni in atto e dunque bisognerebbe rifarlo. Dico che preferisco buttarmi da un treno in corsa, e aggiungo che l’ortopedica ha fortemente disapprovato (per la precisione si è proprio arrabbiata di brutto) che mi sia stato praticato quel tipo di intervento con un processo infiammatorio in atto. Non si prende la briga di replicare in base a quanto ha appena detto, ossia che andrebbe fatto – contrariamente a quanto afferma l’ortopedica – proprio perché ci sono delle infiammazioni, ma dice che comunque era necessario perché prima avevo la gobba (avevo la gobba? Parecchi degli amici che passano di qui mi conoscono anche di persona: mi avete visto una gobba?) e adesso lei con quella manovra mi ha raddrizzata, vero che adesso infatti respiri meglio? No, dico, io veramente sento ancora una pressione in zona dorsale che mi impedisce di espandere completamente i polmoni. Certo, dice, perché ci sono ancora infiammazioni, servirebbe ripetere ancora alcune volte la manovra. Poi dice anche: ma l’ortopedica ci conosce, perché non mi ha telefonato? E come no, lo sanno tutti che quella non ha un cazzo da fare dalla mattina alla sera e non aspetta altro che di poter chiamare la fisioterapista per dare un senso alle sue inutili giornate, ma vaffanculo, va’ (visto di persona: ambulatorio dalla mattina presto fino alle due, e trenta minuti per mangiare e raggiungere l’altro ambulatorio, più famiglia e tutto il resto, più le volte che ci sono emergenze in sala operatoria, e di orari non ce ne sono proprio). Poi le dico che comunque la ginnastica posturale è servita molto ad allungarmi i muscoli, e per chiarire quanto si sono allungati le racconto che l’esercizio che mi aveva dato la fisioterapista di Brunico dopo che mi ero spaccata tutte e due le zampe, due mesi in sedia a rotelle ecc., consistente nello stare in ginocchio e seduta sui talloni col busto eretto, quando ho tolto il busto riuscivo a farlo solo stando col busto tutto in avanti fino ad appoggiare la fronte per terra, perché i muscoli delle cosce si erano talmente accorciati che non riuscivo a raddrizzare il busto neanche di un millimetro, mentre adesso con la posturale si sono allungati e sono riuscita via via a raddrizzarlo fino ad averlo quasi eretto. E lei: prima non potevi stare eretta perché avevi la gobba e adesso riesci a stare eretta perché ti ho raddrizzata. Poi mi è anche venuto in mente di dirle che dopo l’incidente, oltre a non potermi inginocchiare (quello non posso farlo tuttora, né potrò mai più) non potevo neanche, in alternativa, accucciarmi, perché oltre alle grosse cicatrici cordoniformi avevo tutto un reticolo di piccole cicatrici, la maggior parte neanche visibili, che mi rattrappivano la pelle riducendone la superficie, così che non ne avevo abbastanza da riuscire a coprire l’aumentata superficie del ginocchio quando mi accucciavo. E lei: non ci riuscivi perché avevi la gobba, adesso ci riesci perché ti ho raddrizzata.
Dopo avere fatto una serie di accertamenti diagnostici, si chiarisce che oltre alla sciatica ho anche un’artrosi all’anca e una borsite al gran trocantere: ma sciatica, artrosi all’anca e borsite al gran trocantere, mi spiega lei, è tutta la stessa cosa perché è tutto collegato in quanto è la sciatica che provoca le altre due cose.
Siccome ho da una vita le gambe che sono tutta una contrattura, tanto che solo a sfiorarle strillo dal dolore, le chiedo se non sia il caso di fare un po’ di tecar anche a quelle; lei le guarda (le guarda! Per sapere se ho contratture le guarda!) e poi dice no, hai un po’ di edema alle cosce (sic!), ma non tanto. Provo altre tre volte a parlare delle contratture, e per tre volte lei mi parla dell’edema. Poi si è anche stupita che alle caviglie non abbia neanche un po’ di edema nonostante la presenza di numerosi capillari.
Una sera prendo per la prima volta un antidolorifico che mi ha prescritto l’anestesista (sì, lui, quello bellissimo e dolcissimo eccetera eccetera che un altro uguale non lo trovate su tutta la terra); la mattina dopo mi sveglio grattandomi furiosamente; quando vado in bagno mi trovo la faccia rossissima, gonfia e chiazzata. Mi butto sul cortisone, sia orale che topico, e continuo a grattarmi in attesa che passi. Dovresti usare gli antistaminici, dice lei. No, dico, gli antistaminici per me sono acqua fresca, anzi, anche meno dal momento che l’acqua almeno rinfresca, gli antistaminici neanche quello. Sì, ma è l’unica, insiste. Sarà anche l’unica, ma con me non funziona. Ma CI VOGLIONO gli antistaminici contro le allergie! Tesoro, ci vorrà quello che ti pare, ma a me gli antistaminici NON FANNO NIENTE. In tono impaziente dice “va bene, va bene”, come si dice ai bambini ritardati coi quali non ha senso discutere.
Il settanta per cento degli italiani sono a letto con l’influenza intestinale, mi informa (settanta per cento? Ha una qualche idea di quale percentuale è sufficiente per paralizzare un’intera nazione?) “Un po’ mi dispiace, anche, per quei poverini che stanno male, ma per me è meglio, perché poi la gente tossisce [certo, non lo sapevate? Con l’influenza intestinale si tossisce. Se invece doveste trovarvi a passare due giorni seduti al cesso, è chiaro che vi siete beccati una bella bronchite] e allora gli vengono le contratture alla cervicale e così io ho lavoro” [e al netto delle cazzate tecniche, bel ragionamento per un’operatrice sanitaria].
Oggi ultimo incontro. Ti ho stampato degli esercizi per il collo e la schiena, dice, mi raccomando, falli tutti i giorni; gli altri magari falli un po’ ogni tanto, quando ti capita, ne aggiungi un giorno un paio e un altro giorno un altro paio, ma questi devi assolutamente farli tutti, tutti i giorni, sono questi quelli indispensabili. Cioè, fammi capire: nel corso di due mesi e mezzo mi hai insegnato quasi una trentina di esercizi, raccomandandomi di farli tutti i giorni, regolarmente, senza saltarne uno, e adesso mi vieni a dire che non sono loro quelli di cui ho bisogno?!
In più di un’occasione ho avuto modo di constatare che per lei esistono due tipi di opinioni: le sue e quelle sbagliate. E come dice l’amico Sagredo: e no digo altro. Massì, buttiamola in ridere, va’.

barbara

NOTA POSTUMA 26/01/2020: se il lancinante dolore alla schiena, la pressione in zona dorsale che mi impediva di respirare a fondo e i sintomi di commozione cerebrale si sono poi col tempo attenuati fino a sparire del tutto, la riacutizzazione della sciatica non è rientrata e ha a sua volta scatenato una serie di drammatiche conseguenze a catena che si sono protratte per oltre mezzo anno, che a tre anni di distanza ancora ricordo come un incubo.

NON SOLO IN ITALIA

Abbiamo degli idioti che ridono alle cerimonie funebri o commemorative di stato.

Oca giuliva
Catherine, Duchess of Cambridge, smiles from a balcony, accompanied by Sophie, Countess of Wessex, as they watch a wreath laying ceremony at the Cenotaph on Whitehall on Nov. 10 in London. People across the U.K. gathered to pay tribute to service personnel who have died in the two World Wars and subsequent conflicts as part of the annual Remembrance Sunday ceremonies.

 

barbara

E ANCORA

E ancora camminare, per vedere le meraviglie del parco archeologico

e arrampicarmi, per vedere le altre meraviglie lassù

e percorrere strade assolate per vedere il mare, ancora il mare, l’eterno mare dall’alto.




E ho lavorato (sì, anche questo!)

(sono orrenda, lo so, quindi risparmiatevi pure la fatica di dirlo)
E ho riso molto, a qualche volta perfino sorriso, e a volte pianto, di commozione, di emozione, e incontrato visi amici,

e mangiato un sacco di cose buone e parlato e ascoltato e visitato coloratissimi mercati e viaggiato e poi ancora (oh sì, ancora!) notti di musica,

un immortale Luigi Tenco, un imprescindibile Battisti, un ineludibile tocco di Dik dik, l’immancabile cazzeggino che fa tanto bene alla salute…
E poi l’ultima sera, e i canti organizzati per me che me ne andavo, conclusi naturalmente (naturalmente!) con il solito inno, e la bimba più bella del mondo con le manine a conca piene di gelsomini come dono d’addio, e poi baci e abbracci, mi raccomando, ritorna, sì sì, ritorno, altroché se ritorno…
(E la volta che la caviglia mi faceva così male che anche col bastone non riuscivo a camminare, e mi sono aggrappata al braccio di lei e poi lei è scivolata su una pozza di fango e siamo rimaste aggrappate tutte e due al mio bastone, in bilico, fra tutte e due, su una zampa e mezza… e la volta che non trovavo più la stanghetta degli occhiali e poi mi è stata trovata infilata nell’orecchio… e il Poeta dell’Ortigia che ogni tanto mi arrivava con una nuova poesia, ogni volta più erotica, a me dedicata… e l’abbraccio all’aeroporto col groppo in gola… Ma tanto ci torno, il volo è già prenotato, ormai non manca più molto)

barbara