I DIRITTI DEI RIFUGIATI

Ashwaq
Lei si chiama Ashwaq. Chi è Ashwaq ve lo faccio dire da Giulio Meotti, che è molto più bravo di me.

Questa ragazza si chiama Ashwaq, è una yazida. Quando l’Isis conquistò i suoi villaggi vicino Mosul, in Iraq, lei fu venduta per 100 dollari a un islamista troglodita e barbuto, che considera le donne pezzi di carne, e la tenne con sé per dieci mesi (sua sorella è ancora prigioniera di uno dei barbuti). Poi Ashwaq è riparata in Germania nell’ambito di un programma di recupero delle ragazze yazide stuprate a raffiche da quelli dell’Isis. E qui, a Schwäbisch Gmünd, ha reincontrato il suo carnefice sessuale. “La polizia mi ha detto che anche lui è un rifugiato come me e che non possono fargli niente”. Così, per evitare di trovarselo di fronte la notte di Capodanno a Colonia, Ashwaq è fuggita dalla Germania e tornata in Iraq. Va da sé che il barbuto schiavista sessuale è rimasto (“la polizia non lo trova”), con buona pace delle femministe e di quei cuoricini spezzati dei diritti umani. Ma quanto è bello il multiculturalismo?

No, non perdete tempo a chiedervi dove sono le femministe, perché lo sappiamo benissimo: sono occupate a tempo pieno a verificare che non si manchi di dire e scrivere sindaca ministra avvocata ingegnera. Come potete pretendere che abbiano tempo da perdere con queste cazzatine. Per non parlare delle povere metoo vittime delle orribili violenze degli orchi di Hollywood, che in confronto quelle delle donne e ragazze e bambine yazide (questa aveva 15 anni quando è stata sequestrata) sono praticamente un giro in giostra.

barbara

CONTINUA LA VERGOGNOSA GIUDEIZZAZIONE DI GERUSALEMME!

Articolo gentilmente segnalatomi. Inserirò nel testo alcuni commenti in grassetto.

Gerusalemme, 29 agosto 2014, Nena News – La colonizzazione di Gerusalemme prosegue a ritmi serrati.
Che sarebbe, per chi non lo sapesse, quella roba per cui un giorno da Marte sono arrivati degli ebrei e si sono messi a colonizzare Gerusalemme (Gerusalemme, 3000 anni di storia).

Mentre il mondo guarda a Gaza,
ah, ecco perché Israele ha scelto di farsi tirare in testa in poche settimane più di quattromila missili: per distrarre l’attenzione! Vuoi vedere che sono stati loro anche a fornirgli aiuto per scavare i tunnel e riempirli di armi? Sai com’è, a pensare male…

le autorità israeliane continuano l’opera di occupazione e giudaizzazione della Città Santa.
Ah già, la famosa terza città santa dell’islam…

Ancora una volta target è il quartiere palestinese di Sheikh Jarrah,
“palestinese” in che senso?

dal 1967 soggetto a confische di terre e di case palestinesi
e chissà quante terre ci saranno, in un quartiere che si trova nel cuore di una città…

a favore di organizzazioni e famiglie di coloni israeliani. Ieri il comune di Gerusalemme ha dato il via all’implementazione di un piano di costruzione di una yeshiva, una scuola religiosa ebraica, nel cuore del quartiere di Gerusalemme Est. Il piano, fanno sapere gli attivisti palestinesi di Sheikh Jarrah, era stato già approvato sei mesi fa. Ieri l’ok definitivo per l’apertura della scuola in un palazzo di nove piani e 10mila metri quadrati,
cioè più di mille metri quadrati per ogni piano?! Cazzarola!

tra la pompa di benzina Nasif e il centro medico al-Hayat. I palestinesi residenti nel palazzo saranno cacciati: l’ordine di evacuazione è già stato spiccato. Proteste dalla sinistra israeliana: Yosef Alalu, consigliere comunale palestinese,
“palestinese”? Un “palestinese” nel consiglio comunale di una città israeliana?

ha sottolineato come manchino 2mila classi nelle scuole arabe di Gerusalemme,
cioè, ci sono le scuole e dentro le scuole mancano le classi? O come altro sarebbe?

ma il comune ha come solo obiettivo quello di incrementare servizi e spazi per gli studenti ebrei. La terra su cui è costruito l’edificio era stata confiscata ufficialmente negli anni Ottanta
e dopo la confisca li hanno lasciati stare dentro per trent’anni? E ancora si lamentano?

secondo la legge degli Proprietari Assenti del 1950, uno dei più efficaci strumenti in mano israeliana per confiscare terre e proprietà palestinesi: la legge in questione prevede che tutte le proprietà di rifugiati, costretti con la forza ad abbandonare i propri villaggi e le proprie comunità dalle milizie sioniste nel 1948, perdono in automatico il diritto ad usufruire di terre e abitazioni che passano nelle mani del governo israeliano.
No, un momento: stiamo parlando della cosiddetta “Gerusalemme est”, giusto? Quella in cui c’è una cosa che si chiama “quartiere ebraico”, giusto? Quella che fino al 1948 era la parte più caratteristicamente ebraica di Gerusalemme; quella che in quella data la Giordania ha occupato e in quel momento ne ha immediatamente espulso tutti gli ebrei che vi risiedevano, alcune famiglie addirittura ininterrottamente dai tempi della Bibbia, e ha distrutto le sinagoghe, devastato i cimiteri, costruito latrine a ridosso del muro occidentale (“muro del pianto”), impedito, per tutto il tempo dell’occupazione illegale, l’accesso ai luoghi santi ebraici a tutti gli ebrei del mondo, e, soprattutto, riempito le case degli ebrei espulsi con popolazione araba. E allora, ci si chiede, da dove salta fuori la storiella dei “rifugiati” palestinesi che sarebbero stati costretti ad abbandonare le loro case di cui adesso rivendicherebbero la proprietà?

Ciò significa che i palestinesi fuggiti in Cisgiordania, pur essendo considerati “presenti”, si sono visti confiscare le proprietà a Gerusalemme e in tutto l’attuale territorio israeliano.
Potevano fare a meno di ascoltare gli inviti dei loro capi. Quelli che hanno invece ascoltato gli appelli a restare delle autorità israeliane sono quel milione e mezzo di arabi israeliani, che non hanno perso niente e che oggi sono cittadini israeliani con pari diritti, compreso quello di mandare in galera un presidente della repubblica ebreo israeliano.

Uno strumento che ha permesso negli anni alle autorità israeliane di appropriarsi di tutte le proprietà dei rifugiati palestinesi – durante la Nakba tre quarti della popolazione dell’epoca fu costretta all’esilio –
beh, sì: contando i lavoratori stagionali che sono tornati a casa loro nei Paesi arabi circostanti, contando quelli che si sono spostati di una dozzina di chilometri, contando quelli che erano arrivati lì da un paio d’anni attirati dalle nuove condizioni di vita create dai pionieri ebrei, il numero di quelli che si sono spostati da lì nel ’48 potrebbe anche avvicinarsi ai tre quarti di tutti gli arabi che si trovavano lì in quel momento. Forse un 15-20% di loro (forse), erano residenti di antica data.

e che è stato in particolar modo utilizzato a Gerusalemme. Da anni i residenti combattono contro gli ordini di confisca regolarmente emessi dalle autorità israeliane, trascinandosi dietro a procedimenti legali e appelli alla corte che hanno sempre avuto scarso effetto. Nel 2010 una sentenza della Corte Suprema israeliana ha stabilito che decine di case di Sheikh Jarrah appartengono a israeliani ebrei che sarebbero vissuti nel quartiere prima del 1948.
Eh certo, “sarebbero”: si sa che una narrativa vale l’altra, chi dice che la terra è tonda e chi dice che la terra è piatta, perché mai dovremmo discriminare una narrativa nei confronti dell’altra?
Nena News

E già che ci siete, date anche un’occhiata all’incessante furto di terra perpetrato dagli ebrei.
terra ebraica

barbara

TANTO PER COMINCIARE

Il primo elenco pubblicato delle rivendicazioni palestinesi:

• Gli Stati Uniti e Israele devono riconoscere che uno stato palestinese è «sotto occupazione» (questa è la risposta palestinese alla richiesta del primo ministro Netanyahu di riconoscere Israele come stato nazionale del popolo ebraico)
• Israele deve revocare la legislazione che estende la legge israeliana a Gerusalemme est.
• I palestinesi avranno piena sovranità sul loro spazio aereo (il che vieterà all’Aeronautica israeliana di sorvolare Giudea e Samaria e la striscia di Gaza).
• I palestinesi avranno il controllo esclusivo di tutti i posti di frontiera con i paesi confinanti: Israele e Giordania.
• Il ritiro israeliano ai confini di prima del 5 giugno 1967 è insufficiente. Il ritiro deve continuare fino alle linee di armistizio del 1949, annettendo allo stato palestinese ampi tratti di terra di Israele, che all’epoca erano stati smilitarizzati. Tra le aree su cui i palestinesi vogliono mettere le mani, c’è la valle di Ayalon, l’enclave di Latrun e il distretto di Armon Hantatiz a Gerusalemme, tra la città vecchia e Gerusalemme ovest, la valle del lago di Huleh, i versanti delle alture del Golan fino al mare di Galilea e la cintura di Nitzana, a nord della striscia di Gaza, più un terzo delle acque e delle rive del Mar morto. (I palestinesi sperano, molto semplicemente, di strappare parti consistenti di territorio israeliano, entro i limiti di prima del 67, basandosi sugli accordi da lungo tempo moribondi del 1949).
• Lo spazio elettromagnetico (frequenze radio, satellitari e altri mezzi di comunicazione) sarà sotto il controllo esclusivo palestinese.
• I palestinesi sono disposti a cedere l’1,9% del territorio della West Bank.
• Tutte le parti di Gerusalemme est, tra cui i siti sacri musulmani, cristiani ed ebraici saranno sotto la sola autorità palestinese contro una vaga promessa di libertà di religione.
• Israele e le sue forze armate dovranno ritirarsi dallo stato palestinese per un periodo di tre anni. Sei mesi dopo il completamento del ritiro, i palestinesi accetteranno di firmare un trattato di pace con lo stato di Israele.
• Gli Stati Uniti e Israele devono accettare la risoluzione del problema dei rifugiati palestinesi “come una soluzione equa e concordata”.
• Ogni rifugiato palestinese (secondo la definizione dell’autorità palestinese che va fino alla quarta generazione) sarà libero di scegliere fra tre opzioni: installazione in Israele o nello stato palestinese o rimanere lì dove attualmente risiede.
• Indipendentemente dall’opzione scelta, i rifugiati avranno diritto a restituzioni appropriate.
• Solo quando il problema dei profughi sarà finalmente risolto i palestinesi accetteranno di dichiarare che il conflitto con Israele è terminato.
• Una struttura internazionale sarà incaricata di amministrare le disposizioni per i rifugiati palestinesi e il loro reinsediamento. Essa sarà composta da rappresentanti palestinesi, israeliani, americani, europei, canadesi, australiani, giapponesi e della Lega araba.
• Lo stato palestinese sarà autorizzato a firmare trattati, inclusi accordi militari, senza l’intervento di terzi, come Israele.
• Tutte le parti dello stato palestinese saranno purificate e pulite da qualsiasi presenza civile e/o militare israeliana. (qui, traduzione mia)

Queste sono le richieste preliminari, ossia quelle indispensabili per acconsentire a sedersi al tavolo delle trattative – dove verranno finalmente esposte le richieste vere. E a questo punto siamo assolutamente sicuri che ogni problema sarà veramente e DEFINITIVAMENTE risolto (“Endlösung”, si chiama in tedesco), e naturalmente cesserà anche il conflitto con Israele, dal momento che Israele avrà cessato di esistere.
Poi secondo me fareste molto bene ad andare a leggere anche questo.

barbara