USO SPROPORZIONATO DELLA FORZA

Condanne

Tra cento milioni di anni, quando l’umanità si sarà ormai estinta da tempo immemorabile – niente è eterno, per fortuna -, una civiltà di extraterrestri scenderà sulla Terra, scoprirà il nostro mondo scomparso e, mossa da curiosità, inizierà a studiarlo. E si produrranno così ricerche, libri, documentari, tesi di laurea sulla vita dei terrestri.
Un giorno un professore di logica e linguaggio terrestre chiamerà a colloquio un suo laureando, incaricato di svolgere un elaborato sul tema: “Condanne dell’uso sproporzionato della forza”. Il professore chiederà informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori:
“Allora, come procediamo?”
“Spero bene, Prof., sono un po’ indietro, ma spero di laurearmi in tempo. Seguendo il Suo consiglio, ho fatto una ricerca su tutte queste strane condanne, che i terrestri facevano a cadenza ritmica, denunciando questo presunto uso sproporzionato della forza, chiedendo il rispetto della proporzionalità. Nessuno, pare, ha mai capito che senso avessero, a cosa servissero, spero di trovare qualche risposta.”
“Quante condanne hai trovato?”
“Molte, Prof., anche se, certamente, ancora di più sono andate distrutte.”
“Allora, forse, l’argomento è troppo impegnativo, non ce la farai a laurearti in tempo, se devi leggere tutte queste condanne…”
“Questo non dovrebbe essere un problema, Prof., perché le condanne, in realtà, sembrano tutte uguali. Dicevano sempre la stessa cosa: condanniamo l’uso sproporzionato della forza, condanniamo l’uso sproporzionato della forza ecc. ecc.”
“Ma hai capito che cosa sarebbe, secondo loro, un uso proporzionato? Da noi non esiste un concetto analogo, pare.”
“Non è proprio chiaro, sembrerebbe voler dire questo: se due litigano, e uno dà una botta all’altro, quello che è colpito deve rispondere in modo proporzionale. Chi riceve la botta, ne deve restituire solo una, non due.”
“Strano, da noi questo non c’è mai stato, i terrestri facevano così?”
“No, Prof., assolutamente mai, facevano sempre l’esatto contrario, per questo questa storia delle condanne suona strana. Un’ipotesi che sto contemplando è che, per un certo periodo, ci sia stato sulla terra un popolo grandissimo, potentissimo, fortissimo, che avrebbe angariato e vessato tutti gli altri, disarmati, piccoli e deboli, colpendoli di continuo. Per questo ci sarebbero state tutte queste condanne, come a dire: popolo grandissimo, potentissimo e fortissimo, fai un uso proporzionato della tua immensa grandezza, potenza e forza, per favore, non approfittarne per vessare di continuo tutti gli altri, che sono innocui, inermi e indifesi.”
“Interessante. Potrebbe trattarsi di uno di quei grandi imperi, forti e potenti, che hanno dominato per tanto tempo: quelli che si chiamavano, mi pare, babilonesi, persiani, romani… Hai controllato se c’è qualche riscontro?”
“Ho cercato, Prof., ma non ho trovato nessuna traccia di condanne nei confronti di questi qua, e neanche di tutte le altre grandi potenze venute dopo.”
“Ma allora, queste condanne all’uso sproporzionato della forza a chi si riferivano?”
“Non è chiaro, Prof., perché i documenti sono lacunosi, molte parole sono saltate… Ho trovato molte volte la frase ‘condanniamo l’uso sproporzionato della forza…’, ma non si capisce da parte di chi, nei confronti di chi.”
“Ma allora siamo in un vicolo cieco…”
“In verità, Prof., avrei trovato un piccolo frammento, da cui sembrerebbe potersi risalire al destinatario delle condanne… Solo un piccolo ritaglio, e danneggiato, ma potrebbe essere una traccia.”
“Ah, e cosa dice?”
“In realtà, è strano, ma, in questo frammento sembrerebbe che il destinatario delle condanne sarebbe stato un Paese piccolissimo, circondato da molti vicini, infinitamente più grandi e numerosi, che lo aggredivano continuamente…”
“Ma forse vuoi dire il contrario, ossia che i terrestri condannavano i molti vicini, grandi e potenti, per la loro aggressività verso il piccolo Paese…”
“No, Prof., il frammento sembrerebbe affermare proprio quello che ho detto: la condanna sembra essere rivolta solo contro il piccolo aggredito, non contro i numerosi grandi aggressori.”
“Ma sei sicuro?”
“Beh, così sembrerebbe dal documento.”
“Ma allora è impossibile, deve esserci uno sbaglio, una corruzione del testo. Senti, lascia stare, secondo me abbiamo sbagliato a scegliere questo argomento. È vero che i terrestri erano una civiltà primitiva, ma, a modo loro, una forma di logica, sia pure allo stato embrionale, ce l’avevano (come ho scritto in quel mio libro, avevano probabilmente conosciuto quello che noi chiamiamo il “pre-proto-pensiero”). Questa tua ipotesi, perciò, non regge, le condanne resteranno un quesito insoluto, forse erano dei messaggi cifrati in codice, che non ci è dato decrittare. Scegliamo un altro tema, ne ho uno per le mani molto interessante, sul valore del silenzio nel linguaggio dei terrestri. Ti piace?”
“Che vuol dire, Prof.?”
“Vuol dire che i terrestri, in genere, hanno dato il meglio di sé quando sono stati zitti. Si tratta di spiegare come mai, quando parlavano, dicevano, quasi sempre, fesserie, mentre, quando tacevano, sembravano più intelligenti. Ti va, come argomento?”
“Ottimo, Prof., grazie, Prof.”.

Francesco Lucrezi, storico, Moked, ‍‍23/05/2018

Meglio di così non si potrebbe dire. Poi, per completare il discorso, penso valga sempre la pena di rileggere questo pezzo di nove anni e mezzo fa parole in libertà.

barbara

CHE COSA IMPARANO I VOSTRI BAMBINI ALL’ASILO?

I bambini israeliani devono imparare prima di tutto questo:
asilo Isr

Voi invece cosa farete di bello stasera? Andrete al cinema? A teatro? A cena con amici? Agli israeliani capita spesso di doverle passare così:
rifugio

Questo, per esempio, è il bollettino dei lanci di missili nelle ultime ore:

11:22pm
11:23pm
1:51am
2:15am
2:31am
2:56am
7:02am

Cosa dite: la smettiamo con le “risposte sproporzionate” e cominciamo a rispondere in maniera veramente proporzionata?

barbara

YAD VASHEM

Dato che ci ero già stata, non ho ritenuto il caso di entrare una seconda volta, e il tempo in cui il gruppo ha effettuato la visita al museo, l’ho usato per andarmene un po’ in giro a vedere altre cose. Così ho gironzolato per i viali, ho fatto un po’ di foto,
Yad Vashem 1
Yad Vashem 2
Yad Vashem 3
Yad Vashem 4
Yad Vashem 5
ho tentato – inutilmente, come ho raccontato qui – di andare a vedere la valle delle comunità. Ho visitato la sinagoga,
Yad Vashem 6
e poi mi sono fermata al padiglione dei Giusti. È una grande sala con alcuni schermi sui quali scorrono, senza soluzione di continuità, testimonianze sui Giusti.
Sullo schermo più vicino all’ingresso, proprio nel momento in cui sono entrata, stava andando la testimonianza di Emanuele Pacifici, sopravvissuto bambino alla Shoah grazie alle suore e rimasto poi gravemente ferito nell’attentato alla Sinagoga del 9 ottobre 1982. Ha raccontato la storia, che conoscevo, della suora che ogni sera, al momento di andare a letto, porgeva a ogni bambino il crocefisso da baciare; anche il piccolo Emanuele, per non farsi scoprire, doveva fare come gli altri, ma quando era il suo turno la suora sollevava due dita a coprire il crocefisso, in modo che le labbra del bambino si posassero sulle sue dita, e non sul Cristo. E ha raccontato un’altra cosa, che non sapevo, e cioè che la suora aveva anche imparato a memoria la berakhah sui figli in ebraico, in modo da potergli impartire quella benedizione che sua madre non poteva più dargli.
In un altro schermo c’erano testimonianze sui Giusti non sopravvissuti, quelli che per il proprio aiuto dato agli ebrei avevano pagato con la vita. Uno, in particolare, mi ha colpito: un lituano che non è stato ucciso dai nazisti; da loro non era stato scoperto, e sia lui che i suoi protetti erano arrivati sani e salvi alla fine della guerra. A ucciderlo sono stati i compatrioti lituani quando, finita la guerra e l’occupazione tedesca, hanno scoperto che aveva aiutato degli ebrei. Perché l’odio per gli ebrei è più forte di ogni cosa, anche dell’odio contro un comune nemico sterminatore.

E per restare in tema di odio antiebraico e sterminio, visto che oggi è Purim, ossia una ricorrenza che ricorda come agli ebrei, per sopravvivere, non servano aiuti speciali dall’esterno, ma unicamente la possibilità di difendersi (quella possibilità che ancora oggi, sotto il ridicolo pretesto delle cosiddette “risposte sproporzionate” si vorrebbe loro negare), vi invito a leggere il solito, imprescindibile Ugo Volli.
E ricordiamo sempre che la vittoria, prima o poi, arriva.
vittoria

barbara