GUARDIE ROSSE CINESI?

O forse pasdaran iraniani? Squadre per la repressione del vizio e promozione della virtù? Carabineros cileni? Che cos’è esattamente che il governo sta progettando per consolidare il proprio potere assoluto e la nostra schiavitù? Ce lo spiega bene il solito Max Del Papa, che sa sempre dire tutto quello che vorrei dire io, ma molto meglio di me

L’esercito delle guardie rosse, ultima porcata di un governo che scherza col fuoco dell’esasperazione sociale

L’esercito delle sessantamila spie, pietosamente definite “assistenti civici”, è l’ultima e peggiore porcata di questo governo comunista, tetragono alla libertà, inconciliabile con la democrazia, che di spiate, di delazioni, di intrusioni si alimenta. Perché è la provocazione definitiva, in cerca dello scontro sociale. Al fondo non c’è solo la convinzione, come è stato detto, che gli italiani siano gentaglia da leninisticamente rieducare, c’è un preciso disegno, steso sull’asse pugliese (ministro Boccia da Bisceglie; presidente Anci Decaro, sindaco di Bari), ordito da Roma, Palazzo Chigi, consegnato alla Protezione Civile dell’ineffabile Borrelli. Disegno perverso: spingere gli italiani a scannarsi tra di loro dopo tre mesi di costrizioni psicotiche del tutto strampalate.
Chi sarebbero questi “assistenti civici”, questi zelanti? Già il frasario burocratese la dice lunga: “Lanceremo il bando per il reclutamento…”. Come una chiamata alle armi, affidata a chi? A “inoccupati, senza vincoli, percettori del reddito di cittadinanza o chi usufruisce di ammortizzatori sociali”. Al netto dei fisiologici casi sfortunati, incolpevoli, il governo va a pescare nella risacca di non riusciti, di fannulloni, di mantenuti, di lunatici grillini, gente rimasta ai margini, a vivere di espedienti; li aizza contro i “più fortunati”, e non è difficile capire per quale scopo: frustrati e rancorosi, appena gli consegni un lacerto di potere, ne abusano fatalmente, facendolo scontare al malcapitato di turno; il trionfo del dispetto, della faida paesana o familiare, della vendetta spicciola col pretesto della “assistenza civica” laddove, nella consueta genericità di lineamenti, indicazioni e limiti delle facoltà (“collaborare al rispetto del distanziamento sociale e dare un sostegno alla parte più debole della popolazione”) tutto sarà concesso: la prepotenza, la umiliazione per il metro in più o in meno, la parola della spia che vale quanto e più di quella della vittima, l’arroganza tra miserabili. Una dinamica malata sulla scia del “tu non sai chi sono diventato io”, cui verrà facilmente risposto: “no, infatti: chi c… sei? Non lo so e non mi curo di saperlo”.
Non bastavano gli abusi di tre mesi da parte di tutori dell’ordine trasformati in sbirraglia, spediti a multare poveri cristi che portavano a pisciare un cane, vogavano in mezzo al mare in compagnia dei gabbiani, guadagnavano un reparto di chemioterapia o, privi di una gamba, orinavano contro un muro nella disperata latitanza di un esercizio aperto (perché anche queste scene da macelleria sociale, son capitate). Non bastava il lamento pubblico di forze dell’ordine esasperate, imbarazzate, non più disposte a recitare la parte dei gendarmi che strizzano cittadini inermi e spaventati. Non bastava la psicosi, del tutto pretestuosa, della “movida” spacciata come irresponsabilità diffusa quando si tratta di fisiologico ritorno ad una normalità possibile. Non bastava la deriva sociale, quell’amaro naufragar nel mare di decreti, di prescrizioni demenziali o malfamate, no, bisognava escogitare l’accozzaglia degli opportunisti, che passano un tempo infinito di soprusi e un giorno hanno la splendida occasione di farli pagare tutti insieme a chi non c’entra. Tipo il megadirettore Còbram, quello di Fantozzi, che “dopo una vita di spiate, ricatti, servilismi, umiliazioni clamorose” riesce nella scalata aziendale, fa carriera e distrugge i dipendenti, “gli inferiori”, costringendoli a maratone ciclistiche disumane.
L’esercito delle sessantamila sgangherate guardie rosse sarà una resa dei conti tra incarogniti nella speranza che, dove non può più il coronavirus, possa il duello rusticano così da allungare l’elastico dell’emergenza: occorre prendere tempo per perderne altro, tutto quello che conta è durare, far fuori i concorrenti, organizzare il partitello di riferimento, rintuzzare quello alieno (Renzi, eccetera). Pessima politica. Criminale politica, cinica e irresponsabile. Si punta con tutta evidenza allo scontro di piazza, ad una sorta di strategia della tensione meno cruenta ma certo non innocua sulla quale potrebbe innestarsi di tutto. Oscena politica, che avendo finito le promesse ballerine s’inventa l’ennesimo sussidio per i peggiori, gli zelanti, i servi e lo chiama dovere civico, lo chiama assistenza sociale. Non eravamo mai arrivati così in basso, non avevamo mai visto, neppure durante la interminabile fase del terrorismo, un tale livello di irresponsabilità e di opportunismo del potere: allora si manovravano le frange estreme dell’esagitazione sociale, oggi si armano i peggiori, gli scioperati, i parassiti, contro i miti, che tirano la carretta, sempre, anche quando ha le ruote di legno, anche quando non ha più ruote, ma solo una pazienza sterminata, sì, ma già con la spia rossa della riserva.

Max Del Papa, 26 Mag 2020, qui.

E Martino Loiacono

Arrivano gli “assistenti civici”, ultima trovata di un governo che non sa far altro che lo scaricabarile sugli italiani

Il governo vuole assumere 60 mila “delatori di quartiere”…

Prima erano i runner, poi i bagnanti e ora sono i giovani della movida. La ricerca del colpevole, del presunto untore, è diventato lo sport degli ultimi mesi. Uno sport sempre più popolare grazie alle mosse del governo che è riuscito, non senza abilità, a spogliarsi delle proprie responsabilità scaricandole sugli italiani. L’idea degli “assistenti civici” segna una nuova tappa in questo pericoloso processo in cui tutto il peso della fase due viene caricato sui sudditi, ritenuti senza esclusione potenziali indisciplinati, e rimosso dalle spalle dello Stato. Gli “assistenti civici”, forma edulcorata per evitare il più scomodo ma realistico “delatori”, avranno il compito di vigilare sui comportamenti degli italiani in una logica non troppo dissimile da quella dello Stato di polizia che tutto vede, controlla e conosce. L’idea su cui si basa l’introduzione di queste figure è quella del perenne sospetto nei confronti di sudditi da rieducare perché atavicamente poco disciplinati.
Impossibile parlare di cittadini vista l’operazione di natura ortopedico-pedagogica volta a raddrizzare le storture del popolino. Ancora una volta poco spazio viene lasciato alla responsabilità individuale che dovrebbe essere la via preferita per promuovere le norme anti-Covid, in un rapporto di reciproca fiducia tra Stato e individuo. Già nel corso del lockdown, sulla fiducia, aveva prevalso il sospetto, con droni ed elicotteri utilizzati per dare la caccia ai runner o a coloro che passeggiavano in riva al mare o prendevano il sole in spiaggia. Nella fase due, considerato l’andamento delle prime tre settimane, non è da escludere che possano perpetuarsi abusi simili anche grazie all’operato degli “assistenti civici”, i cui poteri non sono ancora stati chiariti.
A fronte di un’occhiutaggine simile risalta, per contrasto, l’assenza di un approccio strategico per affrontare i prossimi mesi. Il governo, puntualissimo nei controlli, risulta totalmente impreparato per la ripartenza. Come noto, non ha minimamente adottato il celebre approccio delle 3T (trace, test and treat), è clamorosamente in ritardo nello sviluppo dell’app Immuni, non ha un piano per la riapertura delle scuole e delle università (ma tratta i giovani come untori e criminali) e ha faticato a reperire le mascherine. Conte è sostanzialmente venuto meno a tutti gli obiettivi che si era posto, nonostante i numerosi annunci e proclami, e sta proseguendo a tentoni sperando di sfangarla. Se le cose dovessero andare per il meglio sarebbe pronto a intestarsi i meriti. Se dovessero andare per il peggio, con una crescita dei contagi, avrebbe già pronto lo scaricabarile. La colpa sarebbe degli italiani indisciplinati.

Martino Loiacono, 25 Mag 2020, qui.

Cui fa seguito un’interessante considerazione generale di Roberto Ezio Pozzo, accompagnata dalla rievocazione di un significativo vecchio episodio di cronaca

Mayday, Mayday! Principianti allo sbaraglio alla cloche nella peggiore crisi di sempre

Oggi vi parlerò di aerei, e più precisamente, di un piccolo aereo da turismo, un Siai Marchetti S205 decollato dall’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova in un assolato pomeriggio del mese di Maggio 1986. A bordo, oltre al pilota, vi sono tre ragazzi di vent’anni che hanno deciso di fare colletta e regalarsi l’emozione del primo volo. Pochi minuti dopo il decollo, il velivolo si trova, relativamente basso, all’altezza della Riviera di Ponente ed il pilota viene colto da malore e, subito dopo, perde i sensi. Gli atterriti ragazzi a bordo, superato il primo momento di sbigottimento, decidono di fare qualcosa: uno cerca di rianimare il pilota, l’altro, che si trovava sul sedile  accanto ad esso, cerca di prendere i comandi dell’aeromobile, mentre il terzo, afferra il microfono della radio di bordo, che, per loro fortuna, si trovava ancora sintonizzata sulla torre di controllo di Genova, ed inizia istintivamente a gridare “Mayday… Mayday”. I controllori della torre del Colombo, ricevuto il drammatico messaggio, decidono di mettere in atto le procedure di emergenza e chiamano in torre un istruttore di volo del locale AeroClub (Luciano Sincich) ed il suo espertissimo presidente dell’epoca, un vero mito dell’aviazione civile, il celeberrimo Fioravante Sbragi, il quale, capito immediatamente che non c’era un minuto da perdere, salta su un aereo parcheggiato presso l’Aeroclub e, pur non avendo molto carburante a bordo, decolla subito in direzione Ponente. Mentre il paziente e freddissimo istruttore di volo instaura con i ragazzi una conversazione che illustra loro i principali comandi e strumenti del velivolo e la loro funzione, con una sorta di lezione di volo unica super-concentrata in pochi minuti, già il piccolo apparecchio di Sbragi ha affiancato il leggero Siai 205, che ballotta qua e là in aria senza controllo. La vista ravvicinata dell’aereo del comandante Fiore (come tutti chiamavano Sbragi in città) già da sola, infonde coraggio e speranza al giovane che ha preso i comandi, benché nulla sapesse di volo fino a quel momento, e lo stesso Sbragi, pure egli in collegamento radio coi ragazzi, dimostra loro come effettuare una virata, come richiamare il velivolo e farlo salire di quota, e, soprattutto, come evitare la collisione con le ciminiere della zona industriale di Genova, fattesi nel frattempo sempre più vicine e minacciose. Poco a poco, il giovane che si trova alla cloche di comando del piccolo aereo, prende confidenza con le principali manovre, sempre guidate in tandem da Sincich e Sbragi, ed addirittura riesce a portare il velivolo a terra, atterrando in modo persino accettabile sulla pista 27 del Cristoforo Colombo. Questa è una storia vera, accaduta tanti anni fa e che fece il giro del mondo nell’ambiente aeronautico e non soltanto in quello.

No, non mi sto sbagliando, e non sto pensando di scrivere per un giornale del settore. Ma questa vicenda che ha dello straordinario, mi è tornata in mente a proposito di capacità di gestire situazioni impreviste e dalle possibili letali conseguenze da parte di persone non addestrate e non adeguatamente preparate allo scopo. Tutto i tre giovani del Siai 205 potevano aspettarsi, salendo a bordo del velivolo, tranne che di doverlo pilotare per riportarlo al suolo. Accade pressappoco lo stesso ai novelli governanti che s’imbattono nella necessità di prendere decisioni che, pur avendo essi previsto di doverne genericamente assumerne anche delle difficili, di sicuro non potevano prevedere al momento della loro nomina che tali decisioni sarebbero state talmente spropositate, come lo è lo stato di emergenza a causa di una pandemia, da non sapere da che parte cominciare. Il nostro attuale governo, per quanto, onestamente, non possa essere ritenuto causa di tanto sfracello che ha messo in ginocchio il mondo intero, è tuttavia composto largamente da principianti dell’amministrazione dello Stato.
A chi avrebbero potuto lanciare il Mayday? A quelli più esperti di loro nella difficile arte del governare il Paese? Sì, ma a quale schieramento politico dovrebbero appartenere i salvatori, e con quali implicazioni per una incerta maggioranza nemmeno scaturita dalle urne? Parliamoci chiaro: a parte le inevitabili vanterie, tutte italiane, dei tutti allenatori, oggi tutti virologi, e di quelli che sanno sempre fare meglio degli altri per scelta, quanti Sincich e quanti Sbragi avrebbero potuto essere chiamati ad aiutare i pressoché sprovveduti ministri ad affrontare un disastro immane come il Covid-19? Ce n’erano, poi, di espertissimi e determinatissimi consiglieri ed istruttori, nei pressi di Palazzo Chigi, alla fine di febbraio scorso? Forse nemmeno uno, ammettiamolo. Chi avrebbe potuto alzarsi in volo in loro aiuto e dimostrare, con manovre semplici ed efficaci, come si porta a terra l’aeromobile impazzito? Provate pure voi a fare qualche nome, e nemmeno voglio provare a farne io, perché ho la pessima abitudine di giudicare la capacità dei politici soltanto dopo averli visti al governo del Paese e troppi degli attuali sono degli absolute beginners. Ma, accidenti, come può essere possibile che nel 2020 possa arrivare alle più delicate leve del comando un principiante assoluto? Chiediamolo magari a quelli che, resi allegri e confidenti dal vinello fresco dell’innovazione, delle facce pulite, dell’idiosincrasia per i politici navigati e volponi, finiscono per rimanere inebetiti e passivi per la sbronza subdolamente derivata dall’averne bevuto troppo, di quel vinello. E se il pilota al comando svenisse all’improvviso, che potremmo fare?
Intanto, non sembra sciocco chiedersi se i doppi comandi, obbligatori sugli aeromobili, ci siano effettivamente anche nello Stato. La risposta non è scontata. Forse ci sono, forse no, e, comunque, finora non sono stati sperimentati davvero. Malori a parte, dobbiamo anche considerare che per essere abilitati a pilotare anche un piccolo aereo da turismo bisogna aver frequentato un corso, fatto pratica, superato un esame. Ma quelli che decidono per tutti noi se dobbiamo o meno stare rinchiusi a casa, riaprire o meno le nostre aziende con le quali in quella stessa casa portiamo il pane quotidiano, che abilitazioni hanno conseguito? Quali esami, quali prove pratiche hanno superato? Abbiamo persino ministri con la terza media, o forse meno, e decidono su materie essenziali per il futuro economico e sociale italiano. Fermi tutti. Abbiamo però le (pletoriche) commissioni composte da centinaia di espertoni co-optati dagli stessi improvvisati governanti. Se le cose si mettessero al peggio, le fantastiche task force (e già il nome fa ridere) dovrebbero, in sostanza, salvare la baracca come fecero nel 1986 Sbragi e Sincich coi ragazzi improvvisati piloti. Ma ve li vedete, in 350, a spiegare le manovre agli atterriti ragazzi? Uno direbbe “sali di quota”, l’altro “scendi subito”, l’altro ancora “vira a destra”, “no, a sinistra” “Asp… che fra un po’ ti dico cosa fare” in una sconfortante e tragicomica serie di comandi illogici e contrastanti che fatalmente condurrebbero all’inevitabile  schianto. Meglio stare a terra, si potrebbe dire, ma il virus vola eccome e volano via con esso fin troppi di noi, come volano i nostri già pochi soldi. Sarò pure un sempliciotto, ma tra un governante un tantino ladrone ma navigato e capace, ed uno onestissimo che non abbia la minima idea della rotta da seguire nei momenti più drammatici, preferisco sempre il primo.

Roberto Ezio Pozzo, 25 Mag 2020, qui.

Parole sante. Certo che si preferirebbe l’esperto onesto, ma se questo non c’è sarebbe opportuno cercare chi ci consenta di portare a casa la pelle. Se col mio baco nel cervello dovesse mettersi male e ci fosse bisogno di trapanarmi il cranio per tirarlo fuori, nella ricerca del medico più adatto credo che avrei ben altre priorità che indagare se paga tutte le tasse, se è fedele alla moglie, se abbia mai sottratto all’ospedale una siringa da usare a casa.

Ancora due parole per quelli che si scandalizzano e si indignano e inorridiscono per i quelli che vanno al bar – con autentici rigurgiti di fogna come

Gli italiani siamo popolo latino e come tutti i popoli latini abbiamo bisogno di chi ci comanda ossia un dittatore in questo caso polizia e carabinieri….
Peccato che il Covid-19 non sia intelligente e giusto nella scelta delle sue vittime.
ora riparte il contagio e sarà peggio perché essendo quelli più a rischio verrà mascherato e la gente crederà che il virus si sia indebolito, quindi avremo una ondata pazzesca.
siamo imbarazzanti come razza umana
Lo avevo scritto io che non siamo all’altezza della democrazia, che i popoli che abitano sta porzione di crosta terrestre non hanno le facoltà mentali per una presa di decisione politica seria. […] Il popolo italiano ha bisogno di una raddrizzata seria, o si fa andar bene la autoraddrizzata o non si può lamentare delle conseguenze.
Guardando gli assembramenti di queste persone, penso che meritano di venir puniti, sia dalla vita che dal virus.
magari il virus no ma i lavori forzati e 4pedate in culo si
A volte, mi viene da pensare che il genere umano, meriti l’estinzione) –

uno dei più gettonati leitmotiv è “ma veramente questi si immaginano che l’aperitivo sia la vita?” Beh, per me no, ma per il barista sicuramente sì, l’aperitivo è proprio la vita, nel senso più letterale del termine: l’aperitivo è pane per mangiare, pane da portare a casa ai figli, sopravvivenza. Ma per qualcuno sono ragionamenti troppo complicati.

Poi volendo ci sarebbe questo sondaggio. Non che ai sondaggi creda molto, ma magari un’idea può anche darla.

A quale partito daresti il tuo voto oggi, in caso di elezioni anticipate?

Lega                                      49%

Partito Democratico          13%

Movimento 5 Stelle             8%

Fratelli d’Italia                     11%

Forza Italia                             3%

Italia Viva                             10%

+Europa                                  1%

La Sinistra                              1%

Europa Verde                        0%

Cambiamo                             0%

LeU                                         1%

Altre liste                               1%

Non voterei                           2%

37507 VOTI

Poi probabilmente coi pasdaran andrà a finire così
cazzimiei
In ogni caso mi auguro che ci sia qualche volenteroso che organizzi delle antironde di cittadini furibondi che pestino di santa ragione le ronde di regime. E poi c’è da guardare questo: buon divertimento

barbara

I CRIMINALI ABUSI DEL GOVERNO – PARTE TERZA

E ancora una volta do spazio ai lati oscuri di questo oscuro nonché abusivo governo. Comincio con il vergognoso abuso di potere da parte delle forze dell’ordine, che lasciano gli spacciatori liberi di girare, di assembrarsi, di spacciare, per correre dietro a chi nuota o cammina.

Dagli all’untore, l’avvocato Edoardo Polacco spopola sul web (video)
inseguimento
È partita da qualche settimana la stagione della caccia all’untore. Mentre politici e scienziati di tutto il mondo brancolano nel buio e ci danno indicazioni parziali e contraddittorie, in Italia abbiamo capito dove sta il problema. Questo terribile coronavirus non si riesce a sconfiggere perché c’è qualcuno che si ostina a non restare a casa. Non sono i partigiani dell’ANPI che festeggeranno il 25 aprile, state tranquilli. Per quelli c’è il salvacondotto politico, si sa che anche il virus in fondo è antifascista. E nemmeno ci riferiamo a chi sta in coda ore e ore al supermercato. Perché la spesa bisogna farla comunque, e quello è un rischio calcolato. Ma a chi magari non ce la fa più a stare in casa prigioniero da due mesi. E senza dare fastidio a nessuno, la mattina presto si ritaglia un’ora d’aria. Una passeggiatina anche se magari non ha il cane. Una corsetta timorosa su un lungomare deserto. Una immersione al largo, per chi ha la passione di fare il sub. Apriti cielo. Elicotteri, droni, missili e raggi laser. E spesso giornalisti al seguito. Il che ad essere maliziosi fa pensare male. O come dice l’avvocato Edoardo Polacco, ricorda da vicino una buffonata di Stato.

Edoardo Polacco, usiamo elicotteri e polizia contro gli spacciatori

Avete visto quello lì, quello del gabibbo (Vittorio Brumotti, ndr). Che va in bicicletta a pizzicare gli spacciatori nelle piazze d’Italia. Sono decine di persone, stanno tranquille con le loro dosi di droga. E non si trova una volante della Polizia neanche a pagarla. L’Avvocato Edoardo Polacco è scatenato in un video che vi proponiamo come 7Colli. E che fa effettivamente riflettere. Perché le Forze dell’Ordine stanno facendo un grandissimo lavoro in questo periodo, e non solo. E spesso con risorse scarse. Ma la caccia all’untore lanciata da quello che Porro chiamerebbe il partito unico del virus sta sconfinando nel ridicolo. È questo il senso della denuncia di Polacco, che non si ferma qui. Droni, elicotteri, missili, questo spiegamento di forze non si era mai visto. E poi chi vanno a prendere? Un sub che se ne sta da solo a trecento metri dalla riva. Che ovviamente non può infettare nessuno perché è sott’acqua. Ma chi ha autorizzato un’operazione di quel tipo? Chi pagherà i costi dell’elicottero?

Polacco, l’inseguimento sulla spiaggia è stato ridicolo. E ne risente anche il prestigio dell’Arma

L’avvocato Edoardo Polacco è titolare di un prestigioso studio legale a Roma. E ha voluto registrare un video vestito di tutto punto con la sua toga. Come se fosse un avvocato del Popolo. Quello vero però, e ogni rifermento all’attuale premier è puramente voluto. Il video è ironico, ma anche tremendamente serio. Perché va a fustigare alcuni vecchi vizi italici duri a morire. Dare la colpa agli altri, fare sceneggiate inutili. Farsi prendere dalla sindrome dello sceriffo e comunque godere un po’ nel torturare le altre persone. Ma avete visto quel poveraccio che correva la mattina presto sul bagnasciuga? Tutto deserto, non c’era una persona nel raggio di chilometri. Inseguito e poi braccato fin dentro al paese, con tanto di volanti a sirene spiegate. Una buffonata di Stato, conclude Polacco. E anche una cattiva figura per l’Arma dei Carabinieri, che sicuramente merita di essere impiegata con il proprio prestigio in operazioni diverse da queste. I nostri lettori la potranno pensare ovviamente come vogliono, ma che forse si stia un po’ esagerando se ne stanno accorgendo in molti. Bene i controlli, ma con il dagli all’untore sarebbe il caso di darsi tutti quanti una bella calmata.

Sergio Marchi – 23 Aprile 2020, qui.

 

Proseguo con la vergognosa incapacità del governo di fare alcunché di utile, mentre è bravissimo in tutto ciò che è illegale e anticostituzionale, oltre che responsabile di un gigantesco sperpero di denaro pubblico, mentre già una consistente fetta di popolazione è letteralmente alla fame.

Il moltiplicarsi delle task force certifica l’inadeguatezza del governo: oltre alla competenza manca il coraggio
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E guardate com’è caruccio – qualcuno di nostra conoscenza direbbe caruccetto – il nostro maestrino tra il preside severo e Pierino messo in castigo!

Vogliamo dire una cosa chiara, senza tanti paroloni e senza tirare in ballo filosofia, sociologia, arte della politica? Se qualcosa è certo in questa gestione italiana della crisi Covid-19 è che siamo in mano a troppe persone dalle mani piuttosto tremanti. Non possiamo permetterci che un’intera classe governativa impari a fare il suo mestiere, perdinci! Abbiamo tempi brevi, che non decidiamo noi, esigenze insormontabili di efficacia e di certezza per affrontare la fase due dell’emergenza con la necessaria competenza e diligenza. Come potremmo ancora attendere che chi governa impari pian piano a non fare gaffes, predisponendo invece strutture importantissime e prendendo decisioni efficaci per evitare che, come si suol dire, chi non morirà di virus non muoia di fame? Assistiamo al quotidiano moltiplicarsi di commissioni estemporanee, denominate con il guerresco termine task force, che di guerresco non hanno proprio nulla, almeno dal punto di vista del coraggio, dell’armamento e dell’addestramento. A sentire in tv gli eminenti componenti di dette task force, tutti si accomunano nel mettere le mani avanti e prendere tempo in attesa “dell’arrivo dei dati”. Ma quali dati? Forse quelli che garantiscano loro l’ombrello della impunità personale, nel momento in cui, bene o male, le cose saranno decise e giungerà il giorno del redde rationem? Assistiamo impotenti alle dichiarazioni degli stessi “espertoni” che spiegano meccanismi, definiti salvifici, che prevedono addirittura il tracciamento satellitare di tutti noi, con l’utilizzo di quelle applicazioni informatiche che, fino a ieri, condannavamo unanimemente se introdotte da Apple o Google e che oggi vorrebbero propinarci come conseguenza della fine degli arresti domiciliari. Fino a due mesi fa la privacy era il sommo bene da tutelare ed oggi una scemenza senz’importanza. Ma si rendono conto, oltretutto, che non siamo nemmeno in grado di tracciare efficacemente i soggetti sottoposti al braccialetto elettronico (e sono poche centinaia) in quanto sottoposti a misure di vigilanza penale?

Se non fosse drammatico, verrebbe da ridere considerando che proprio i pretesi paladini delle libertà individuali, quegli esponenti della sinistra che hanno fatto della tutela della privacy una bandiera, facendo persino rimuovere dai documenti d’identità l’indicazione del nostro stato civile, vogliono adesso seguire ogni nostro spostamento, alla faccia del dettato costituzionale, ed imporci precetti giuridici inesistenti quanto inaccettabili. Quali? Il più bestiale è dire: “o installi – volontariamente – l’app immuni oppure non esci di casa nemmeno dopo la riapertura dei cancelli”. Soluzioni tanto gravemente lesive dei diritti fondamentali degli italiani non se ne vedevano da tantissimi anni, e non erano propriamente anni che questi ineffabili governanti abbiano scelto ad esempio e vogliano riportare in auge, se non ricordo male.

Ma le task force, già da sole, bastano ed avanzano a certificare, con tanto di Dpcm, la totale inadeguatezza di chi ci governa. Non esistono  forse già gli stessi ministeri a doversi occupare della regolamentazione particolareggiata delle disposizioni del ministro? Non abbiamo già enti specifici, e persino dotati di facoltà legislativa, come il Dipartimento della Protezione civile, a regolamentare nello specifico l’applicazione delle misure di tutela della pubblica incolumità? Non bastavano, evidentemente, ed al capo Dipartimento hanno dovuto affiancare un super commissario e – poteva mancare? – una apposita task force supra-dipartimentale. Siamo alla follia, all’inarrestabile autoproduzione di strutture burocratiche che si sovrappongono tra loro, il tutto in assenza assoluta del minimo avvallo parlamentare. Altro che colpo di stato, altro che uomo solo al comando! Ma almeno fosse uno solo, l’uomo al comando! Rimosso quello, all’ennesima cavolata commessa, si sarebbe risolto il problema. Avete idea di quanto tempo ci vorrà per toglierci dai piedi i super esperti? E con quali mezzi farlo, dato che, almeno ufficialmente non percepiscono un centesimo per la loro opera, non hanno prestato alcun giuramento (e ricordo che in Italia giurano persino i netturbini) e, nello specifico, non hanno un programma pubblico ed una serie di obiettivi altrettanto pubblici o, quantomeno, conoscibili, da perseguire? Il vero colpo di stato, se proprio vogliamo cercarne uno, è già stato messo in atto da un po’, avendo posto il Parlamento in posizione di assoluta ininfluenza ed avendo completamente stravolto l’organigramma statale di gestione della pubblica difesa. Uno strano e malsano mix di desiderio di protagonismo da una parte e di altrettanto agognata impunità personale, nel caso le cose si mettessero al peggio, contraddistingue i nostri attuali comandanti, quelli che dovrebbero essere sul ponte della nave che ci porti al sicuro dal fortunale, che, tuttavia, assomigliano sempre più al poco coraggioso capitano della nave malamente incagliata a pochi metri dalla riva. Come cambiano le cose entrando in politica e, magari in maggioranza, lo saprà certamente l’ex ufficiale del “torni a bordo, cazzo!”, amaramente constatando, glielo auguro, che la fama dell’eroe a volte passa in fretta, soprattutto quando si scelga di continuare il viaggio su altra nave, con compagni ancor meno coraggiosi del povero capitano di Sorrento, marinai di bassa forza che, non avendo mai minimamente immaginato di doversi confrontare con immensi problemi reali, non sanno far di meglio che delegare ad altri (si spera meno sprovveduti) come portare a casa la pelle. Perché, sia detto per inciso, possiamo nutrire umana comprensione per chi si sia trovato, da un giorno all’altro, a dover fronteggiare questa immensa buriana con pochissimi mezzi, e penso ai tanti “nuovi eroi” di oggi, ai quali auguro che nessuna Procura della Repubblica venga in mente di andare a cercare colpe che non hanno assolutamente, poveracci. Noi facciamo presto a dare una botta di “eroe” a chi non abbiamo messo in condizione di operare senza dover dimostrare eroismo, perché questo dovrebbe essere, salvo poi farlo diventare un fannullone o incapace poco dopo, a piacimento del politico scarica-barile di turno e di una magistratura non sempre all’altezza. Medici ed infermieri senza nemmeno le mascherine messi caoticamente a contatto con decine di pazienti positivi al virus? Tutti eroi, e se muoiono facciamo una bella fiaccolata e siamo a posto.

A nessuno dei tanti componenti delle troppe task force, la maggior parte dei quali boiardi di stato o imprenditori d’assalto, verrà certamente in mente la soluzione perfetta, semplicemente perché non esiste. Andrà a finire, nella sostanza, come nessuno riuscirà ad impedire che vada, e la bastonata formidabile che questa crisi assesterà all’economia, che purtroppo è fatta assai più di rispettabili famiglie di gente che lavora e assai meno di poco rispettabile spread, ce la porteremo addosso per chissà quanto tempo. Ma una cosa, una sola, vorrei consigliare a quelli che se la facevano addosso dalla gioia per tante belle facce nuove, per l’onestah, per gli apritori del Parlamento come fosse una scatoletta di sardine (queste ultime, nel frattempo, divorate dai pescecani). Adesso le facce nuove, i giovani, gli onestih, li avete sul ponte di comando (oddio, un po’ affollato) e quindi siate fiduciosi e tranquilli. Magari il braccialetto elettronico sarà solo l’inizio e la vostra dignità continuerà ad essere offesa da un imbecille che multa il vecchietto per tre bottiglie di vino nella borsa, ma questi formidabili nuovi politici, alla peggio, nomineranno sempre nuove task force, secondo la bisogna. E il Parlamento? Più che aprirlo come una scatoletta, è stato ingloriosamente messo nel cesso. Ma andrà tutto bene.

Roberto Ezio Pozzo, 25 Apr 2020, qui.

E concludo con lo sfacelo della democrazia.

Quel virus illiberale che ha colpito la democrazia

Come credevamo di essere immuni, così riteniamo di essere democratici per natura. Si tratta di due errori grossolani. Il virus, che immaginavamo dall’altra parte del mondo, è arrivato e ha messo in crisi il nostro servizio sanitario. Il governo, a sua volta, ha trasformato una chiara difficoltà sanitaria in una crisi istituzionale adottando provvedimenti illiberali che hanno impoverito il Paese sia economicamente sia moralmente. Fare ora la storia di come si sia giunti fin qui serve, forse, a poco. Invece, ciò che è utile tener presente è che da questa situazione data – illibertà e povertà – non si trova e si fatica a rintracciare una celere via d’uscita, mentre lo stesso governo è tenuto a galla dall’emergenza. Le forze pauperiste – il M5S e ampi spezzoni della sinistra – ostacolano la ripresa delle attività spingendo così l’Italia verso la trasformazione nel Venezuela del Mediterraneo che guarda a Oriente. L’opposizione, purtroppo, non è migliore del governo e non ha capito che niente è come prima, ragion per cui vanno ripensati sovranismo, europeismo ed antieuropeismo. C’è bisogno di un fronte liberale e occidentale che capisca che in gioco c’è molto ma molto di più della salute: in gioco ci sono la libertà individuale e il destino della ex democrazia italiana.

Il Covid-19 non è la causa della crisi. L’epidemia è l’occasione che ha accelerato lo sfarinamento nazionale ma lo sfarinamento era già in atto da molto tempo. Il Coronavirus non si è abbattuto su un Paese di sana e robusta costituzione ma su una democrazia che già era fragile di suo e non ha trovato di meglio da fare che abolire la Costituzione. L’epidemia contagiando lo stesso corpo istituzionale ha messo in luce quanto si intuiva ma non si aveva il coraggio di confessare a sé stessi: l’Italia è stata per mezzo secolo una democrazia non per sua virtù ma soltanto grazie al contesto internazionale e al ruolo che le veniva concesso di recitare. Mutato lo scenario internazionale ecco venir fuori tutta la debolezza della democrazia italiana, tanto sul piano politico-istituzionale quanto (ed è inevitabile) sul piano culturale.

Le scuole o culture politiche che hanno caratterizzato la vita civile italiana dal dopoguerra alla fine del comunismo e oltre sono state i due grandi partiti di massa: la Dc e il Pci. Ma nessuno dei due era realmente ispirato da una cultura democratica. Al contrario, il loro obiettivo era quello di impossessarsi della macchina statale per piegarla agli interessi del proprio blocco sociale. La concezione che l’anima comunista e l’anima cattolica avevano dello Stato era quella di uno Stato-partito o di uno Stato-chiesa ossia una istituzione salvifica in cui gli italiani in genere potevano identificarsi per essere governati ed accuditi dalla nascita alla morte all’insegna del paternalismo e del primato della sicurezza come facoltà di badare ai propri interessi mettendo in conto i debiti allo Stato. Le forze laiche – la cosiddetta terza forza, i liberali, i repubblicani, i socialdemocratici, il tardo socialismo di Craxi – hanno inciso per come hanno potuto e la loro influenza culturale in alcuni momenti, si pensi alla stessa genesi della Costituzione, è stata anche superiore alle loro forze e alle legittime attese. La democrazia italiana è stata a tutti gli effetti il risultato della divisione del mondo con gli accordi di Yalta.

Stando così le cose non è possibile meravigliarsi – lo dico prima di tutto a me stesso – se oggi la vecchia, stanca e stantia democrazia del passato si è rapidamente trasformata in una democrazia dittatoriale o in un regime dispotico in cui tutte ma proprio tutte le libertà civili sono state sospese con un banale comunicato (televisivo), esattamente come avviene nella classica tecnica del colpo di Stato descritta a suo tempo da Malaparte (un altro arci-italiano che della democrazia, tutto sommato, non sapeva che farsene ma che sapeva pur sempre guardare in faccia la realtà e non temeva la verità come, invece, ne hanno paura i suoi e miei connazionali). C’era da aspettarselo da un Paese in cui la cultura politica non è mai uscita dal dibattito strumentale intorno all’ombelico del fascismo e dell’antifascismo senza riuscire mai a uscire e riveder le stelle di una libertà che costa doveri e fatica perché mette in scacco l’idea schiavistica dei totalitarismi novecenteschi che or ora ritornano sotto altra natura.

Come andrà a finire? Pensare di ritornare alla situazione precedente è ingenuo. La libertà una volta accantonata non si riapre come se fosse un ombrellone. Gli italiani, del resto, si sono rifugiati sotto l’ombrellone statale con il convincimento che garantisca l’ombra della sicurezza, anche mettendo in conto l’impoverimento sociale, già visibile a occhio nudo nelle strade deserte e depresse, e un governo assoluto che grava sul corpo e sull’anima per chi ce l’ha. Così avanza l’antica arte della dissimulazione onesta e persino le amicizie e le antiche abitudini cambiano sapore.

Giancristiano Desiderio, 23 aprile 2020, qui.

E a proposito del 25 aprile, più sopra evocato
bologna-rimini
E torno a ripetermi: dobbiamo ribellarci. Con la scusa di salvarci dal virus ci fanno morire di fame, di altre malattie che non saremo più in grado di curare, e infine di qualunque abuso il delirio di onnipotenza di questa gente abbia voglia di suggerire.

barbara