O forse pasdaran iraniani? Squadre per la repressione del vizio e promozione della virtù? Carabineros cileni? Che cos’è esattamente che il governo sta progettando per consolidare il proprio potere assoluto e la nostra schiavitù? Ce lo spiega bene il solito Max Del Papa, che sa sempre dire tutto quello che vorrei dire io, ma molto meglio di me
L’esercito delle guardie rosse, ultima porcata di un governo che scherza col fuoco dell’esasperazione sociale
L’esercito delle sessantamila spie, pietosamente definite “assistenti civici”, è l’ultima e peggiore porcata di questo governo comunista, tetragono alla libertà, inconciliabile con la democrazia, che di spiate, di delazioni, di intrusioni si alimenta. Perché è la provocazione definitiva, in cerca dello scontro sociale. Al fondo non c’è solo la convinzione, come è stato detto, che gli italiani siano gentaglia da leninisticamente rieducare, c’è un preciso disegno, steso sull’asse pugliese (ministro Boccia da Bisceglie; presidente Anci Decaro, sindaco di Bari), ordito da Roma, Palazzo Chigi, consegnato alla Protezione Civile dell’ineffabile Borrelli. Disegno perverso: spingere gli italiani a scannarsi tra di loro dopo tre mesi di costrizioni psicotiche del tutto strampalate.
Chi sarebbero questi “assistenti civici”, questi zelanti? Già il frasario burocratese la dice lunga: “Lanceremo il bando per il reclutamento…”. Come una chiamata alle armi, affidata a chi? A “inoccupati, senza vincoli, percettori del reddito di cittadinanza o chi usufruisce di ammortizzatori sociali”. Al netto dei fisiologici casi sfortunati, incolpevoli, il governo va a pescare nella risacca di non riusciti, di fannulloni, di mantenuti, di lunatici grillini, gente rimasta ai margini, a vivere di espedienti; li aizza contro i “più fortunati”, e non è difficile capire per quale scopo: frustrati e rancorosi, appena gli consegni un lacerto di potere, ne abusano fatalmente, facendolo scontare al malcapitato di turno; il trionfo del dispetto, della faida paesana o familiare, della vendetta spicciola col pretesto della “assistenza civica” laddove, nella consueta genericità di lineamenti, indicazioni e limiti delle facoltà (“collaborare al rispetto del distanziamento sociale e dare un sostegno alla parte più debole della popolazione”) tutto sarà concesso: la prepotenza, la umiliazione per il metro in più o in meno, la parola della spia che vale quanto e più di quella della vittima, l’arroganza tra miserabili. Una dinamica malata sulla scia del “tu non sai chi sono diventato io”, cui verrà facilmente risposto: “no, infatti: chi c… sei? Non lo so e non mi curo di saperlo”.
Non bastavano gli abusi di tre mesi da parte di tutori dell’ordine trasformati in sbirraglia, spediti a multare poveri cristi che portavano a pisciare un cane, vogavano in mezzo al mare in compagnia dei gabbiani, guadagnavano un reparto di chemioterapia o, privi di una gamba, orinavano contro un muro nella disperata latitanza di un esercizio aperto (perché anche queste scene da macelleria sociale, son capitate). Non bastava il lamento pubblico di forze dell’ordine esasperate, imbarazzate, non più disposte a recitare la parte dei gendarmi che strizzano cittadini inermi e spaventati. Non bastava la psicosi, del tutto pretestuosa, della “movida” spacciata come irresponsabilità diffusa quando si tratta di fisiologico ritorno ad una normalità possibile. Non bastava la deriva sociale, quell’amaro naufragar nel mare di decreti, di prescrizioni demenziali o malfamate, no, bisognava escogitare l’accozzaglia degli opportunisti, che passano un tempo infinito di soprusi e un giorno hanno la splendida occasione di farli pagare tutti insieme a chi non c’entra. Tipo il megadirettore Còbram, quello di Fantozzi, che “dopo una vita di spiate, ricatti, servilismi, umiliazioni clamorose” riesce nella scalata aziendale, fa carriera e distrugge i dipendenti, “gli inferiori”, costringendoli a maratone ciclistiche disumane.
L’esercito delle sessantamila sgangherate guardie rosse sarà una resa dei conti tra incarogniti nella speranza che, dove non può più il coronavirus, possa il duello rusticano così da allungare l’elastico dell’emergenza: occorre prendere tempo per perderne altro, tutto quello che conta è durare, far fuori i concorrenti, organizzare il partitello di riferimento, rintuzzare quello alieno (Renzi, eccetera). Pessima politica. Criminale politica, cinica e irresponsabile. Si punta con tutta evidenza allo scontro di piazza, ad una sorta di strategia della tensione meno cruenta ma certo non innocua sulla quale potrebbe innestarsi di tutto. Oscena politica, che avendo finito le promesse ballerine s’inventa l’ennesimo sussidio per i peggiori, gli zelanti, i servi e lo chiama dovere civico, lo chiama assistenza sociale. Non eravamo mai arrivati così in basso, non avevamo mai visto, neppure durante la interminabile fase del terrorismo, un tale livello di irresponsabilità e di opportunismo del potere: allora si manovravano le frange estreme dell’esagitazione sociale, oggi si armano i peggiori, gli scioperati, i parassiti, contro i miti, che tirano la carretta, sempre, anche quando ha le ruote di legno, anche quando non ha più ruote, ma solo una pazienza sterminata, sì, ma già con la spia rossa della riserva.
Max Del Papa, 26 Mag 2020, qui.
E Martino Loiacono
Arrivano gli “assistenti civici”, ultima trovata di un governo che non sa far altro che lo scaricabarile sugli italiani
Il governo vuole assumere 60 mila “delatori di quartiere”…
Prima erano i runner, poi i bagnanti e ora sono i giovani della movida. La ricerca del colpevole, del presunto untore, è diventato lo sport degli ultimi mesi. Uno sport sempre più popolare grazie alle mosse del governo che è riuscito, non senza abilità, a spogliarsi delle proprie responsabilità scaricandole sugli italiani. L’idea degli “assistenti civici” segna una nuova tappa in questo pericoloso processo in cui tutto il peso della fase due viene caricato sui sudditi, ritenuti senza esclusione potenziali indisciplinati, e rimosso dalle spalle dello Stato. Gli “assistenti civici”, forma edulcorata per evitare il più scomodo ma realistico “delatori”, avranno il compito di vigilare sui comportamenti degli italiani in una logica non troppo dissimile da quella dello Stato di polizia che tutto vede, controlla e conosce. L’idea su cui si basa l’introduzione di queste figure è quella del perenne sospetto nei confronti di sudditi da rieducare perché atavicamente poco disciplinati.
Impossibile parlare di cittadini vista l’operazione di natura ortopedico-pedagogica volta a raddrizzare le storture del popolino. Ancora una volta poco spazio viene lasciato alla responsabilità individuale che dovrebbe essere la via preferita per promuovere le norme anti-Covid, in un rapporto di reciproca fiducia tra Stato e individuo. Già nel corso del lockdown, sulla fiducia, aveva prevalso il sospetto, con droni ed elicotteri utilizzati per dare la caccia ai runner o a coloro che passeggiavano in riva al mare o prendevano il sole in spiaggia. Nella fase due, considerato l’andamento delle prime tre settimane, non è da escludere che possano perpetuarsi abusi simili anche grazie all’operato degli “assistenti civici”, i cui poteri non sono ancora stati chiariti.
A fronte di un’occhiutaggine simile risalta, per contrasto, l’assenza di un approccio strategico per affrontare i prossimi mesi. Il governo, puntualissimo nei controlli, risulta totalmente impreparato per la ripartenza. Come noto, non ha minimamente adottato il celebre approccio delle 3T (trace, test and treat), è clamorosamente in ritardo nello sviluppo dell’app Immuni, non ha un piano per la riapertura delle scuole e delle università (ma tratta i giovani come untori e criminali) e ha faticato a reperire le mascherine. Conte è sostanzialmente venuto meno a tutti gli obiettivi che si era posto, nonostante i numerosi annunci e proclami, e sta proseguendo a tentoni sperando di sfangarla. Se le cose dovessero andare per il meglio sarebbe pronto a intestarsi i meriti. Se dovessero andare per il peggio, con una crescita dei contagi, avrebbe già pronto lo scaricabarile. La colpa sarebbe degli italiani indisciplinati.
Martino Loiacono, 25 Mag 2020, qui.
Cui fa seguito un’interessante considerazione generale di Roberto Ezio Pozzo, accompagnata dalla rievocazione di un significativo vecchio episodio di cronaca
Mayday, Mayday! Principianti allo sbaraglio alla cloche nella peggiore crisi di sempre
Oggi vi parlerò di aerei, e più precisamente, di un piccolo aereo da turismo, un Siai Marchetti S205 decollato dall’aeroporto Cristoforo Colombo di Genova in un assolato pomeriggio del mese di Maggio 1986. A bordo, oltre al pilota, vi sono tre ragazzi di vent’anni che hanno deciso di fare colletta e regalarsi l’emozione del primo volo. Pochi minuti dopo il decollo, il velivolo si trova, relativamente basso, all’altezza della Riviera di Ponente ed il pilota viene colto da malore e, subito dopo, perde i sensi. Gli atterriti ragazzi a bordo, superato il primo momento di sbigottimento, decidono di fare qualcosa: uno cerca di rianimare il pilota, l’altro, che si trovava sul sedile accanto ad esso, cerca di prendere i comandi dell’aeromobile, mentre il terzo, afferra il microfono della radio di bordo, che, per loro fortuna, si trovava ancora sintonizzata sulla torre di controllo di Genova, ed inizia istintivamente a gridare “Mayday… Mayday”. I controllori della torre del Colombo, ricevuto il drammatico messaggio, decidono di mettere in atto le procedure di emergenza e chiamano in torre un istruttore di volo del locale AeroClub (Luciano Sincich) ed il suo espertissimo presidente dell’epoca, un vero mito dell’aviazione civile, il celeberrimo Fioravante Sbragi, il quale, capito immediatamente che non c’era un minuto da perdere, salta su un aereo parcheggiato presso l’Aeroclub e, pur non avendo molto carburante a bordo, decolla subito in direzione Ponente. Mentre il paziente e freddissimo istruttore di volo instaura con i ragazzi una conversazione che illustra loro i principali comandi e strumenti del velivolo e la loro funzione, con una sorta di lezione di volo unica super-concentrata in pochi minuti, già il piccolo apparecchio di Sbragi ha affiancato il leggero Siai 205, che ballotta qua e là in aria senza controllo. La vista ravvicinata dell’aereo del comandante Fiore (come tutti chiamavano Sbragi in città) già da sola, infonde coraggio e speranza al giovane che ha preso i comandi, benché nulla sapesse di volo fino a quel momento, e lo stesso Sbragi, pure egli in collegamento radio coi ragazzi, dimostra loro come effettuare una virata, come richiamare il velivolo e farlo salire di quota, e, soprattutto, come evitare la collisione con le ciminiere della zona industriale di Genova, fattesi nel frattempo sempre più vicine e minacciose. Poco a poco, il giovane che si trova alla cloche di comando del piccolo aereo, prende confidenza con le principali manovre, sempre guidate in tandem da Sincich e Sbragi, ed addirittura riesce a portare il velivolo a terra, atterrando in modo persino accettabile sulla pista 27 del Cristoforo Colombo. Questa è una storia vera, accaduta tanti anni fa e che fece il giro del mondo nell’ambiente aeronautico e non soltanto in quello.
No, non mi sto sbagliando, e non sto pensando di scrivere per un giornale del settore. Ma questa vicenda che ha dello straordinario, mi è tornata in mente a proposito di capacità di gestire situazioni impreviste e dalle possibili letali conseguenze da parte di persone non addestrate e non adeguatamente preparate allo scopo. Tutto i tre giovani del Siai 205 potevano aspettarsi, salendo a bordo del velivolo, tranne che di doverlo pilotare per riportarlo al suolo. Accade pressappoco lo stesso ai novelli governanti che s’imbattono nella necessità di prendere decisioni che, pur avendo essi previsto di doverne genericamente assumerne anche delle difficili, di sicuro non potevano prevedere al momento della loro nomina che tali decisioni sarebbero state talmente spropositate, come lo è lo stato di emergenza a causa di una pandemia, da non sapere da che parte cominciare. Il nostro attuale governo, per quanto, onestamente, non possa essere ritenuto causa di tanto sfracello che ha messo in ginocchio il mondo intero, è tuttavia composto largamente da principianti dell’amministrazione dello Stato.
A chi avrebbero potuto lanciare il Mayday? A quelli più esperti di loro nella difficile arte del governare il Paese? Sì, ma a quale schieramento politico dovrebbero appartenere i salvatori, e con quali implicazioni per una incerta maggioranza nemmeno scaturita dalle urne? Parliamoci chiaro: a parte le inevitabili vanterie, tutte italiane, dei tutti allenatori, oggi tutti virologi, e di quelli che sanno sempre fare meglio degli altri per scelta, quanti Sincich e quanti Sbragi avrebbero potuto essere chiamati ad aiutare i pressoché sprovveduti ministri ad affrontare un disastro immane come il Covid-19? Ce n’erano, poi, di espertissimi e determinatissimi consiglieri ed istruttori, nei pressi di Palazzo Chigi, alla fine di febbraio scorso? Forse nemmeno uno, ammettiamolo. Chi avrebbe potuto alzarsi in volo in loro aiuto e dimostrare, con manovre semplici ed efficaci, come si porta a terra l’aeromobile impazzito? Provate pure voi a fare qualche nome, e nemmeno voglio provare a farne io, perché ho la pessima abitudine di giudicare la capacità dei politici soltanto dopo averli visti al governo del Paese e troppi degli attuali sono degli absolute beginners. Ma, accidenti, come può essere possibile che nel 2020 possa arrivare alle più delicate leve del comando un principiante assoluto? Chiediamolo magari a quelli che, resi allegri e confidenti dal vinello fresco dell’innovazione, delle facce pulite, dell’idiosincrasia per i politici navigati e volponi, finiscono per rimanere inebetiti e passivi per la sbronza subdolamente derivata dall’averne bevuto troppo, di quel vinello. E se il pilota al comando svenisse all’improvviso, che potremmo fare?
Intanto, non sembra sciocco chiedersi se i doppi comandi, obbligatori sugli aeromobili, ci siano effettivamente anche nello Stato. La risposta non è scontata. Forse ci sono, forse no, e, comunque, finora non sono stati sperimentati davvero. Malori a parte, dobbiamo anche considerare che per essere abilitati a pilotare anche un piccolo aereo da turismo bisogna aver frequentato un corso, fatto pratica, superato un esame. Ma quelli che decidono per tutti noi se dobbiamo o meno stare rinchiusi a casa, riaprire o meno le nostre aziende con le quali in quella stessa casa portiamo il pane quotidiano, che abilitazioni hanno conseguito? Quali esami, quali prove pratiche hanno superato? Abbiamo persino ministri con la terza media, o forse meno, e decidono su materie essenziali per il futuro economico e sociale italiano. Fermi tutti. Abbiamo però le (pletoriche) commissioni composte da centinaia di espertoni co-optati dagli stessi improvvisati governanti. Se le cose si mettessero al peggio, le fantastiche task force (e già il nome fa ridere) dovrebbero, in sostanza, salvare la baracca come fecero nel 1986 Sbragi e Sincich coi ragazzi improvvisati piloti. Ma ve li vedete, in 350, a spiegare le manovre agli atterriti ragazzi? Uno direbbe “sali di quota”, l’altro “scendi subito”, l’altro ancora “vira a destra”, “no, a sinistra” “Asp… che fra un po’ ti dico cosa fare” in una sconfortante e tragicomica serie di comandi illogici e contrastanti che fatalmente condurrebbero all’inevitabile schianto. Meglio stare a terra, si potrebbe dire, ma il virus vola eccome e volano via con esso fin troppi di noi, come volano i nostri già pochi soldi. Sarò pure un sempliciotto, ma tra un governante un tantino ladrone ma navigato e capace, ed uno onestissimo che non abbia la minima idea della rotta da seguire nei momenti più drammatici, preferisco sempre il primo.
Roberto Ezio Pozzo, 25 Mag 2020, qui.
Parole sante. Certo che si preferirebbe l’esperto onesto, ma se questo non c’è sarebbe opportuno cercare chi ci consenta di portare a casa la pelle. Se col mio baco nel cervello dovesse mettersi male e ci fosse bisogno di trapanarmi il cranio per tirarlo fuori, nella ricerca del medico più adatto credo che avrei ben altre priorità che indagare se paga tutte le tasse, se è fedele alla moglie, se abbia mai sottratto all’ospedale una siringa da usare a casa.
Ancora due parole per quelli che si scandalizzano e si indignano e inorridiscono per i quelli che vanno al bar – con autentici rigurgiti di fogna come
Gli italiani siamo popolo latino e come tutti i popoli latini abbiamo bisogno di chi ci comanda ossia un dittatore in questo caso polizia e carabinieri….
Peccato che il Covid-19 non sia intelligente e giusto nella scelta delle sue vittime.
ora riparte il contagio e sarà peggio perché essendo quelli più a rischio verrà mascherato e la gente crederà che il virus si sia indebolito, quindi avremo una ondata pazzesca.
siamo imbarazzanti come razza umana
Lo avevo scritto io che non siamo all’altezza della democrazia, che i popoli che abitano sta porzione di crosta terrestre non hanno le facoltà mentali per una presa di decisione politica seria. […] Il popolo italiano ha bisogno di una raddrizzata seria, o si fa andar bene la autoraddrizzata o non si può lamentare delle conseguenze.
Guardando gli assembramenti di queste persone, penso che meritano di venir puniti, sia dalla vita che dal virus.
magari il virus no ma i lavori forzati e 4pedate in culo si
A volte, mi viene da pensare che il genere umano, meriti l’estinzione) –
uno dei più gettonati leitmotiv è “ma veramente questi si immaginano che l’aperitivo sia la vita?” Beh, per me no, ma per il barista sicuramente sì, l’aperitivo è proprio la vita, nel senso più letterale del termine: l’aperitivo è pane per mangiare, pane da portare a casa ai figli, sopravvivenza. Ma per qualcuno sono ragionamenti troppo complicati.
Poi volendo ci sarebbe questo sondaggio. Non che ai sondaggi creda molto, ma magari un’idea può anche darla.
A quale partito daresti il tuo voto oggi, in caso di elezioni anticipate?
Lega 49%
Partito Democratico 13%
Movimento 5 Stelle 8%
Fratelli d’Italia 11%
Forza Italia 3%
Italia Viva 10%
+Europa 1%
La Sinistra 1%
Europa Verde 0%
Cambiamo 0%
LeU 1%
Altre liste 1%
Non voterei 2%
37507 VOTI
Poi probabilmente coi pasdaran andrà a finire così
In ogni caso mi auguro che ci sia qualche volenteroso che organizzi delle antironde di cittadini furibondi che pestino di santa ragione le ronde di regime. E poi c’è da guardare questo: buon divertimento
barbara