DI ERDOGAN È GIÀ STATO DETTO TUTTO

Quindi possiamo considerarlo come un compito concluso. Per cui lo salto a piè pari e passo a occuparmi della baldracca che invece di difendere la sua dignità di persona, di alto funzionario europeo, di interlocutore meritevole di pari rispetto e magari, volendo, anche di donna e andarsene immediatamente, ha scelto di prostituirsi al sultano restandosene in disparte come una servetta ad aspettare che il signore finisse di sbrigare gli affari importanti tra uomini prima di ordinarle di portare il caffè. La figura più di merda, fra i tre, l’ha fatta lei.

E si noti che qui non si tratta di Ursula: si tratta dell’Europa, assuefatta a fare pompini all’islam nella ridicola illusione di impedirgli di azzannare e sbranare, e senza neppure accorgersi di essere già azzannata e sbranata per metà, la Gran Troia.
Ritengo tuttavia doveroso dare voce anche alla nostra Oca preferita che, come spesso le accade, ha avuto una di quelle idee geniali che a noi comuni mortali non verrebbero neanche a spremerci le meningi per un anno di fila.

Galatea Vaglio

Non ho idea di come sia andata veramente, ma se io fossi Ursula Von der Leyen e un capo di Stato tentasse di umiliarmi in pubblico, negandomi una sedia d’onore e facendomi sedere in disparte su un divano, per ribadire che le donne sono inferiori, io mi siederei sul divano con il mio più innocente sorriso e poi, dopo l’incontro, farei girare per tutto il mondo le foto, rovinandogli l’immagine internazionale e incamerando io invece consensi in quanto vittima di discriminazione.
Perché gli uomini pensano sempre che il potere sia avere i muscoli, mentre le donne sanno che è un esercizio di perfidia sottile.

Capite perché la chiamiamo oca? A parte il suggerire come geniale strategia quello che è stato effettivamente fatto (e a parte parecchie altre cose), non fa rabbrividire il progetto di “incamerare consensi in quanto vittima di discriminazione”? Decenni di lotte, decenni di prese di posizione, decenni di rivendicazioni per la propria dignità, e poi dobbiamo metterci a cercare consensi con l’arma del vittimismo? Ma quanto marcio hai nel cervello, imbecille?
Molti invece si scagliano contro Michel, sostenendo che avrebbe dovuto o cederle la propria sedia, o andarsi a sedere con lei sul divano; su questa questione mi trovo totalmente d’accordo con questa riflessione:

Roberto Giovannini

La cosa più divertente della saga del sofa turco – fermo restando che nemmeno gli eurolirici più ispirati pare abbiano ben chiaro chi è il capo delegazione dell’Unione Europea in situazioni simili, il che dà abbastanza la misura di quanto genuina sia la loro devozione nei confronti della Chiesa di Bruxelles – è rappresentato da quelle pasionarie della parità di genere e tutto l’ambaradan di slogan e battaglie di civiltà che se la prendono con Michel. Fino a ieri meno conosciuto di un asteroide che orbita intorno a Marte. Doveva alzarsi e protestare! Doveva cedere la sedia alla Von der Leyen! Doveva alzarsi e andarsene! Ora io mi domando: che femminismo cretino è mai quello in cui una donna, per far valere i suoi diritti o presunti tali, ha bisogno di un uomo che le venga in soccorso?

E le femministe, nel frattempo? Eh beh, le dovete perdonare se non le sentite prendere posizione: al momento hanno cose molto più importanti che le tengono totalmente impegnate: il catcalling, quella cosa per cui mentre una sta facendo jogging in calzamaglia incollata addosso qualcuno passando commenta “Bel culetto!” (Io me lo sono sentito dire fino a cinquant’anni suonati e, confesso, non mi è mai venuta l’idea di chiedere una legge che lo vieti). Certo che è abbastanza curiosa questa cosa: da quando esiste il cinema un’infinità di attrici per avere una parte sono allegramente passate per i letti di registi e produttori senza che la cosa sconvolgesse nessuno, poi un bel giorno arriva una ormai in disarmo che si inventa che uno di questi l’avrebbe violentata e immediatamente in tutto il pollaio è partita la gara a chi starnazzava di più: anch’io, anch’io, a me ha rovinato la vita, a me di più, io lo voglio in galera, io lo voglio morto… Da che mondo è mondo tutte noi per strada ci siamo sentite apostrofare in tutti i modi possibili, a volte volgari, a volte aggressivi, a volte tutto sommato carini; poi un bel giorno una ragazzotta sconosciuta ai più, felice sintesi dei suoi genitori avendo ereditato la bruttezza del padre e l’espressione ebete della madre, dice che non ne può più dei commenti per strada, e improvvisamente tutte scoprono di non avere mai sopportato questa autentica violenza, di averne sempre atrocemente sofferto, di essere arrivate all’esasperazione. Non chiedete, però, perché allora non abbiano pensato prima a lamentarsene, a scrivere post sui social e in ogni dove: garantito che vi accuseranno di victim blaming e riusciranno a infilarci anche il mansplaining.

barbara

AGGIORNAMENTO: due parole sull’improvvida uscita di quella testa di cazzo di Draghi, il burattino che il burattinaio capo ci ha imposto come padrone.

LIQUAMI SPARSI

Difficile il lavoro per questo post, perché per non farne un’opera delle dimensioni dell’Enciclopedia Britannica bisogna scartare almeno il 90% dei liquami che si trovano in giro, e la scelta del “meglio” è tutt’altro che facile. Insomma, questa è la mia selezione La quale, se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta. (Pura propaganda e captatio benevolentiae, naturalmente, perché lo sanno tutti che quando annoio e quando rompo e quando provoco e quando faccio incazzare lo faccio sempre apposta, oh se lo faccio apposta!)

E cominciamo con questa foto, per la quale l’unico aggettivo che mi viene in mente è “imbarazzante”.
fiori negro
E la faccio commentare da Fulvio Del Deo.

Il poveretto è attonito e resta con le mani in tasca. Probabilmente si sente preso per il culo.
Invece le tre stronzette pensano di fare cosa gradita, come quando danno le noccioline alla scimmietta. Il loro, è un razzismo peggiore di quello palese.

Che poi in effetti no, ci starebbero benissimo anche patetica, demente, squallida. Se mi ci metto ne trovo sicuramente anche delle altre.

Passo alla deturpazione dei monumenti all’uomo che ha contribuito a liberare l’America dalla schiavitù e che per questo è stato assassinato, volontariamente e premeditatamente, lui,
Lincoln
e a quello che ha contribuito a liberare l’Europa dal nazismo
Churchill
E proseguo con questo gioiello
ospedale ped
che sembra effettivamente il modo migliore per rendere giustizia a questo individuo
floyd
E proseguiamo con questa toccante e ispirata scena evangelica
lava piedi
così commentata da

Niram Ferretti

REPENT

La distruzione del senso della realtà, della proporzione delle cose procede implacabile, per tappe.
La nuova religione laica dei Diritti Umani e dell’Antirazzismo continua a chiedere fedeli e… penitenti.
Prima ci si inginocchia. Poi si lavano i piedi.
E’ successo a Cary, nel North Carolina. Due uomini e una donna sono inginocchiati per lavare i piedi a due pastori di colore, un uomo e a una donna. C’è una piccola folla. Vengono raggiunti da alcuni ufficiali di polizia che si inginocchiano a loro volta. Mentre uno dei due lavatori chiede perdono attraverso un megafono, si sentono singhiozzi e pianti.
L’uomo chiede perdono a Dio, davanti a due pastori di colore a cui sono stati lavati i piedi come Gesù fece agli Apostoli prima della sua Passione. Chiede perdono per il colonialismo, per il pregiudizio, per l’ingiustizia.
Con voce accorata chiede perdono per la segregazione e per avere messo le ginocchia sul collo di George Floyd simbolo di tutti coloro ai quali sono state messe le ginocchia sul collo. A questo punto il megafono passa a una donna bionda la quale dice che è un onore e un privilegio per lei trovarsi inginocchiata lì.
Mancano solo le processioni dei flagellanti. Forse, a qualcuno, verranno in mente.
Quando si tocca il fondo, in realtà non lo si tocca mai, perché sia apre una botola e si sprofonda ancora ulteriormente.

E la botola si è infatti aperta a Londra, dove il sindaco musulmano ha approvato l’abbattimento delle statue di personaggi non più rispondenti ai “canoni attuali” – ossia quelli relativi alla sua, chiamiamola così, cultura – e provvederà a farne rimuovere molte altre ancora.

E veniamo al razzismo nostrano con un recente fatto di cronaca.

[] Un’altra conferma di questo rapido ritorno alla normalità viene da Mario Balotelli, licenziato dal Brescia per giusta causa. Il motivo? Non partecipava alle riunioni con i compagni. Prima a quelle online su Zoom o WhatsApp. Poi a quelle, meno virtuali, sul campo. Mal di pancia, indisposizioni varie giustificate con certificati, ai quali il presidente Cellino ha risposto con il licenziamento. Ora i due si vedranno in tribunale. Un duello tra giganti perché anche Cellino, con i suoi 32 esoneri di allenatori in carriera, è un bel fenomeno. Qui la novità è che, al posto di un altro allenatore, il presidente abbia licenziato Balotelli, eterna promessa naufragata tra mille cretinate da adolescente incompreso. Solo che ormai Mario ha 30 anni, e di super gli resta poco.

Ed ecco il commento:
Balotelli
Restando in casa nostra, questa è la vergognosa sceneggiata che ha avuto come palcoscenico la camera dei deputati:
in ginocchio
Anche a uno sguardo frettoloso e superficiale appare chiara la sapiente corografia della scena: il popolo che si protende plasticamente verso la salvifica giustizia
quarto stato
(per la verità avevo in mente anche un altro quadro, ma non riesco a ricordare quale) e davanti a loro l’eroina, la pulzella senza macchia e senza paura che combatte intrepida contro il tiranno e lo affronta seria ma serena,
con lo sguardo dritto e aperto nel futuro, e anche un po’ commossa – compostamente commossa – perché consapevole dell’importanza della missione che le è stata affidata da Dio in Persona
Giovanna d'Arco
D’altra parte sappiamo che la boldrinessa è usa a cambiare le proprie maschere a comando:

Per fortuna in casa nostra abbiamo ancora qualcuno che conosce il significato delle parole decenza e dignità

Quanto invece all’indegna sceneggiata boldriniana, rubo ancora una volta le parole a Niram Ferretti:

IL PENOSO SHOW

Il penoso show di Laura Boldrini alla Camera, in cui dopo avere detto,
“Io non respiro perché sono donna, non respiro perché sono disabile, immigrata, perché sono ebrea, perché sono musulmana, perché sono gay, perché ho la pelle nera”, dimenticando dall’elenco “Perché Sono cristiana, perché sono nordcoreana, perché sono tibetana, perché sono venezuelana, perché sono cubana, perché sono iraniana, ecc”
il penoso show della Boldrini che dopo avere pronunciato queste marmoree parole si è inginocchiata marmorea insieme ad altri parlamentari ci dice come sia terrificante e nemica dell’intelligenza e del pensiero critico, la demagogia, la maleodorante, asfittica demagogia,
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come sia facile essere parlati invece di essere parlanti, attori che recitano un copione scritto da altri con parole banali, grondante una retorica ripugnante
il penoso show di Laura Boldrini ci dice di come il totalitarismo del pensiero unico ci voglia tutti sudditi, inginocchiati, davanti alle medesime parole confezionate per fare apparire chi vi aderisce, nobile, giusto, migliore, dalla parte delle vittime
il penoso show di Laura Boldrini ci dice come sia disinvolto lo sprezzo assoluto del ridicolo
Ci dice come sia necessario, assolutamente necessario, ribellarsi a questa melassa, a questa capitolazione cerebrale, a questa inaudita violenza intellettuale.

E ancora in casa nostra abbiamo un ministro dell’educazione (dovrete passare sul mio cadavere per farmi usare l’orrendo neologismo imposto dall’aberrante moda del politicamente corretto) signora Azzolina, membro (membro, sì: non è una membra) di un governo che non è stato capace di vedere un’epidemia che già stava impazzando tra di noi, che non è capace di vedere che adesso se n’è andata, ma sa con certezza che a ottobre ritornerà e sarà più cattiva e feroce che pria, e che di conseguenza ha programmato la riapertura a settembre con le mascherine, coi banchi distanziati e le gabbie in plexiglas ma poi ha cambiato idea e adesso sostiene di non avere mai programmato niente del genere, il che mi ricorda quella compagna di università che essendo di formazione cattolica viveva il sesso con un notevole senso di colpa, soprattutto nel periodo in cui scopava con tre contemporaneamente, e nelle sue confidenze scendeva anche in dettagli sulle dimensioni di suo gradimento, e poi quando si è sposata, a 34 anni, mi ha raccontato che si è sposata vergine. Ma questa è un’altra storia. La reinverginata signora Azzolina, dicevo. Che non solo replica stizzita a chi protesta per il plexiglas, ma impartisce anche delle strepitose lezioni di inglese:
plexiglas
E concludo con questo autentico delirio.

Roberto Giovannini

Che epoca meravigliosa… J. K. Rowling, la donna che ha inventato Harry Potter, è finita nel bel mezzo di una bufera di sciroccati. Commentando su Twitter un articolo intitolato “Creare un mondo post-Covid-19 più equo per le persone che hanno le mestruazioni”, ha scritto: “Le persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone. Qualcuno mi aiuti. Wumben? Wimpund? Woomud?”. Naturalmente la parola esatta è “women”, donne. Per aver osato sostenere che le mestruazioni sono cose da donne è stata insultata in ogni modo (strega, puttana, transfobica, nazifemmina, ecc.). Al che lei ha pure rincarato la dose: “Se il sesso non esiste, non ci può essere attrazione per lo stesso sesso”. Adorabile. Perché in fondo femministe da trincea, odiatori, antirazzisti del piffero, oppressi di ogni tipo e tutta la compagnia dei fiocchi di neve di questi tempi sciagurati può essere (deve essere) demolita con la cosa che a loro proprio manca. La logica.

Va detto che l’abominevole Rowling è recidiva in questo genere di nefandezze: meno di sei mesi fa una ricercatrice aveva sostenuto che il sesso biologico è un dato oggettivo e che quindi le transessuali non sono vere donne, e naturalmente è stata licenziata, e la Rowling, indovinate un po’: si è schierata dalla sua parte! E anche in quell’occasione si è scatenato il finimondo.
D’altra parte come stupirsi se, sempre nel Regno Unito, la portavoce dell’associazione delle levatrici è stata costretta a dimettersi per avere detto che a partorire sono solo le donne? (Effettivamente, come ha a suo tempo ricordato l’amico Enrico Richetti, a rigor di termini ciò è falso: partoriscono anche le mucche, le pecore, le gatte, le tope…) E a questo punto dobbiamo arrenderci all’evidenza: finiremo male, perché, come ricorda Schiller – giusto nella Pulzella d’Orleans, per riprendere un altro tema di questo post (sì, certo, ho googlato) – Contro la stupidità gli stessi dei lottano invano.

barbara