A caccia di sciacalli, per la precisione. E guardate che bel bestiolone abbiamo beccato!

Qui la prova dello sciacallaggio

e qui tutta la documentazione.
E chiamerei sciacalli anche coloro che, sulla pelle degli ucraini che continuano a morire col continuare della guerra, invocano l’intervento diretto dell’America, ricordandoci in continuazione che anche per salvare noi dal nazismo è intervenuta l’America. E dato il livello culturale di costoro, escludo che possano ignorare che dopo Pearl Harbor gli stati Uniti hanno dichiarato guerra AL GIAPPONE, dopodiché LA GERMANIA E L’ITALIA HANNO DICHIARATO GUERRA AGLI STATI UNITI. E già falsificare la storia per i propri interessi è un gioco decisamente sporco, se poi lo si fa allo scopo di allargare una guerra fino a farla diventare mondiale e possibilmente nucleare, direi che siamo ampiamente nell’ambito dei crimini contro l’umanità.
E qualificherei come sciacallaggio anche il sostenere uno stato nazista, solo perché è comodo usarlo contro il proprio nemico personale – quello, per inciso, che riscalda le nostre case e fa funzionare le nostre industrie. E sull’anima nazista dell’Ucraina, solo chi è tanto tanto tanto in malafede può essere disposto a chiudere occhi e orecchie.
Elena Squarci
Le radici della tradizione nazista ucraina partono da lontano. In un punto ben preciso e doloroso per la storia dell’Occidente. O almeno così era un tempo. Gli ucraini furono fin da subito al fianco di Hitler, prima e durante la seconda guerra mondiale. Accolsero i nazisti come loro liberatori dal giogo sovietico e furono ben contenti di collaborare sul campo condividendo aggressioni militari a stati sovrani, come l’invasione della Polonia, e ogni genere di abominio, e crimini contro l’umanità, come le deliranti politiche antisemite e la conseguente persecuzione, segregazione ed eliminazione degli ebrei tedeschi, polacchi, insieme al resto degli israeliti europei.
Stepan Bandera, eroe nazionalista ucraino (tranne per la parte russofona) ancora oggi molto popolare, celebrato con statue e monumenti alla sua memoria, pensò di applicare il delirio nazista ‘a casa sua’ puntando all’eliminazione degli ucraini di origine russa e di tutte le minoranze presenti sul territorio – compresi gli ebrei – per la creazione di una ‘razza ucraina pura’. Cosa tuttora sentita e condivisa dalla maggioranza degli ucraini che hanno fatto finta di non vedere per otto anni, dal 2014 ad oggi, i massacri e le torture dei nazisti di Azov, nel Donbass; le 14mila vittime di cui nessuno ancora oggi vuol parlare compreso il brutale assassinio di Andrea Rocchelli, giornalista e fotoreporter freelance ucciso a Sloviansk, insieme al collega Andrej Mironov, il 24 maggio 2014, mentre documentavano le prime fasi del conflitto tra i separatisti filorussi e l’esercito di Kiev, ventidue giorni dopo la Strage di Odessa. Dentro una guerra civile che è sempre stata lì, fino ad oggi, tra massacri e orrori, ma che prima dell’invasione russa non ha mai interessato nessuno.
C’era Vitaly Markiv a capo dell’unità che presidiava la collina di Karachun da cui partirono i colpi di mortaio. Markiv ordinò prima di aprire il fuoco con le armi leggere, poi, quando Rocchelli e Mironov si nascosero in un fosso, inviò le loro coordinate alle unità dell’esercito regolare guidando il fuoco dell’artiglieria fino a colpirli, eliminando per sempre due scomodi testimoni.
Nel 2019, il tribunale di Pavia aveva condannato a 24 anni di carcere Markiv, arrestato dai Ros di Milano a Bologna due anni prima. Nel 2020 la Corte di Appello ha rovesciato la sentenza, scagionando Markiv “per non avere commesso il fatto”.
Il dicembre scorso la cassazione ha definitivamente assolto Markiv giudicando il ricorso della procura “inammissibile”.
Nel frattempo a Kiev il processo era stato interpretato come un atto di guerra contro il paese. Una visione dei fatti che ha avuto ampia condivisione dei media e dell’opinione pubblica tutta, che a quanto pare non ha mai dimenticato le sue radici filonaziste compreso il suo presidente anche se ebreo. La sentenza di assoluzione nel 2020 è stata considerata una vittoria per l’intera Ucraina. Markiv tornato nel suo paese è stato accolto come un eroe. È rientrato nella Guardia nazionale con un ruolo di spicco nel gruppo di contatto con gli eserciti Nato. Evviva!
E una volta non solo si sapeva, ma si poteva anche dire

Prova a dirlo oggi e ti ritrovi bandito da tutti i contesti sociali.
E sciacalli i membri della cricca che governa gli Stati Uniti, che ha provocato la guerra per distruggere la Russia – ma per fortuna sembra che le cose non stiano andando come avevano previsto.
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Come molti, anche noi siamo stati sorpresi sia dalla pesantezza delle sanzioni contro la Russia (fino a sequestrare i suoi bonds all’estero) sia dallo spettacolo delle forze russe “impantanate” intorno a Kiev. Abbiamo sentito di generali russi uccisi, di 300 o più carri armati distrutti, di armi nuove ed efficaci in mano agli ucraini e abbiamo visto l’incredibile successo mediatico di Zelenski in tutta Europa.
Di conseguenza, negli articoli precedenti ci siamo espressi con cautela sui possibili esiti: abbiamo evidenziato il fatto che fuori dell’Occidente la Russia non era isolata, ma anche i rischi per Putin e la Russia. Adesso però il quadro si sta delineando e proviamo allora ad evidenziare una serie di fatti che indicano come forse siano gli Usa, ancora una volta – come in Siria, Afghanistan e Iraq – ad aver sbagliato a fare i loro calcoli.
Il ruolo dei “paramilitari”
Partiamo da un ottimo reportage di Reuters del 2018 sulla guerra strisciante da anni in Ucraina tra il governo nazionalista post-Maidan e le province di etnia russa a est come il Donbass. Come si può vedere, a differenza di ogni altro paese occidentale, le forze armate ucraine sono costituite per un terzo da “paramilitari” e – come spiega Reuters – sono state dopo il 2014 armate e istruite da Usa e altri paesi Nato.
Negli anni tra il 2014 e il 2018 questa guerra strisciante è stata deludente per i nazionalisti ucraini perché l’esercito regolare soffriva di percentuali di diserzione fino all’80%, senza contare che intere unità erano passate agli indipendentisti russi. Di conseguenza, la scelta degli Usa è stata non solo di rafforzare l’esercito regolare, ma di armare le milizie nazionaliste (che già erano state finanziate con 5 miliardi di dollari per favorire il rovesciamento del governo eletto di Janukovich nel 2014).
Oggi, quindi, ci sono da 100 mila a forse 130 o 150 mila paramilitari, fuori dall’esercito ucraino, addestrati e armati. Questo è molto simile a quanto gli Usa fecero in Afghanistan contro i russi negli anni Ottanta, quando armarono anche Al Qaeda e Bin Laden stesso. Poi, con più successo, armando i kurdi contro Saddam e infine in Siria, armando e finanziando assieme a Turchia, Israele e Qatar le milizie che volevano rovesciare Assad. Nel caso della Siria in questo modo si è scatenata una guerra civile durata dal 2010 al 2019.
Questa terribile guerra è finita solo quando proprio i russi sono intervenuti a sostegno di Assad. Non è un caso che Putin questo mese abbia citato più volte il bombardamento di Raqqa da parte di Usa e Francia, che è costato più di 1600 vittime civili secondo Amnesty.
Ci sono somiglianze inquietanti tra la vicenda della Siria, un paese che era pacifico fino a quando Usa e Uk non hanno dichiarato che bisogna rovesciare Assad, e quello che è successo in Ucraina dal 2014. Prima c’è stata una insurrezione di fatto finanziata dagli Usa contro un governo eletto democraticamente, poi una guerra strisciante nelle province ad est del paese e un rafforzamento militare continuo da parte di Usa e alleati Nato, un rafforzamento che alla fine ha scatenato la reazione di Putin. La Russia è intervenuta militarmente in modo che è sembrato debole o confuso (o meglio questa è la versione che è stata data in Occidente), anche se ha in realtà occupato un’area pari all’Italia. Si sono moltiplicati i report sui successi degli ucraini e le sanzioni a tappeto contro i russi che hanno fatto pensare ad una probabile sconfitta finale. Si è ventilata persino la possibilità di rovesciare Putin.
L’altra faccia di Zelensky
Quello che però succede negli ultimi 15 giorni è che il governo Zelensky ha di fatto creato nel Paese una dittatura chiudendo non solo tutti i media e i partiti diversi da quelli di governo, ma arrestando centinaia di oppositori accusati di alto tradimento. Dieci anni di prigione ai maschi ucraini che non si presentano alla leva. Il capo della polizia è scappato all’estero, due generali sono stati destituiti, il capo del principale partito di opposizione è stato arrestato. Sono apparsi molti video, citati anche su questo sito, di torture e uccisioni a sangue freddo di prigionieri russi e molte testimonianze di caccia ai sospetti, traditori e complici dei russi. Ci sono molte testimonianze ed analisi (riportate alcune anche su questo sito) che indicano che sia i morti di Bucha sia il missile sulla stazione possano essere di provenienza ucraina. Televisioni e giornali insistono invece solo su presunti massacri commessi dai russi.
Negoziati in panne
Intanto i colloqui di pace sono finiti in un vicolo cieco e i russi impiegano ora le loro forze verso il grosso di quelle ucraine schierate a est contro le province di lingua russa, dove si combatte di continuo. A Mariupol si è combattuto casa per casa e i paramilitari del battaglione Azov sono circondati, assieme ad alcuni militari Nato con loro, secondo fonti peraltro non si sa sino a che punto attendibili. La Russia finora, come riconosciuto da esperti militari Usa, ha bombardato molto meno dei paesi Nato in circostanze simili (ci sono state più bombe nel primo giorno di invasione dell’Iraq che nel primo mese di guerra in Ucraina). Putin sostiene che la guerra è lenta per questo e che bombardando come usano gli americani potrebbe avere successi più rapidi. Ma lui non lo fa per risparmiare civili da massacri.
Ritorniamo al punto iniziale: l’esercito ucraino è composto per una grossa parte di milizie paramilitari perché era soggetto a diserzioni massicce nella guerra contro gli indipendentisti russi a est. I nazionalisti invece sono molto motivati, ma usano metodi simili all’Isis, con torture in video e caccia ai sospetti e comunque non costituiscono un esercito regolare. Ora che la guerra si sposta nelle province in maggioranza di lingua russa, i paramilitari nazionalisti si fanno dei nemici tra la popolazione con il loro fanatismo di “Slava Ukraina” (Gloria all’Ucraina) e i loro massacri. Non è difficile trovare interviste a residenti russi di Mariupol, ad esempio, che dicono che pur di liberarsi dai nazionalisti vale la pena di soffrire queste distruzioni.
Il vero obiettivo di Putin
Un conto, insomma, era se i russi avessero occupato Kiev, dove non hanno nessun supporto e un conto è se nelle province di lingua russa si scontrano paramilitari nazionalisti e l’esercito russo. Quest’ultimo offre sistematicamente ai militari regolari ucraini il ritorno alle loro case, e mostra dozzine di video a riguardo, se si arrendono. Al contrario i soldati russi hanno visto in alcuni video terribili – stile Isis – che se si arrendono i paramilitari nazionalisti li massacrano. Tutto questo ha consolidato l’esprit de corps russo. Se la guerra, quindi, continua e anzi si accerchiano le truppe regolari che Zelensky tiene davanti al Donbass è probabile che si disgreghi il fronte interno ucraino.
L’obiettivo russo non è l’occupazione di Kiev e dell’Ucraina, ma è limitato ad una porzione a sud ed est di province di lingua russa. I nazionalisti che vogliono combattere fino all’ultimo uomo con il sostegno Usa e della Nato possono col passare dei mesi perdere il sostegno del resto dell’esercito e anche della popolazione. Come abbiamo ricordato all’inizio, negli anni di guerra strisciante nel Donbass l’esercito regolare ucraino era demotivato e appunto per questo gli Usa hanno fatto ricorso alle milizie paramilitari, anche se erano ultranazionaliste e composte da fanatici. Questo schema di intervento americano è lo stesso per il quale hanno sostenuto prima Al Qaeda in Afghanistan e milizie islamiste in Siria che poi sono diventate entrambi terroristi anche antiamericani.
Putin e i russi conoscono la situazione certamente meglio dei vari Blinken, Nuland e altri strateghi di politica estera Usa che hanno creato guerre civili e disastri dalla Libia all’Iraq. Può essere quindi che i russi continuino lentamente ad avanzare ma solo nelle province di lingua russa, offrendo allo stesso tempo una via di uscita all’esercito regolare. La maggioranza degli ucraini, di lingua ucraina, se vedono che le loro città non vengono invase e distrutte e però la guerra continua, perché i nazionalisti e gli Usa (e Nato) la spingono, possono stancarsi di sopportare una tale situazione.
Può essere, insomma, che gli Usa e la Nato abbiano ancora una volta sbagliato i loro calcoli nello spingere per la sconfitta dalla Russia. E che questa, spalleggiata dalla Cina, con la neutralità di buona parte del resto del mondo, vinca alla fine una guerra che lascerà una lunga scia di morti, morti che si sarebbero potuti evitare se l’Ue invece di pensare su mandato americano ad armare gli ucraini contro i russi avesse svolto un ruolo di mediazione diplomatica tra Mosca e Kiev.
Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, qui, con alcune immagini.
Per chi ha la memoria corta su come funziona la NATO, ecco qui un piccolo promemoria.

Per avere invece un’idea di che genere di persone sta dall’altra parte, leggete un po’ qua:
Paolo Porsia
Urgono CAMPI DI RIEDUCAZIONE per “dopo” se il 17% di questo paese persiste nell’essere PUTINISTA IRRIDUCIBILE…
Capito? I filonazisti ci stanno già preparando i campi di rieducazione per il dopo, quando per noi si apriranno due sbocchi possibili: campo di concentramento, o guerra civile. Io in campo non ci vado, e so sparare molto bene, voi fate un po’ come vi pare. Prima di chiudere, una chicca dell’ultima ora:
Zelesky: “Se città cade stop ai negoziati”
Perché finora ha negoziato a tutto spiano. Esattamente come i palestinesi, che minacciano di abbandonare il tavolo dei negoziati – al quale non si sono quasi mai seduti, e le poche volte che lo hanno fatto, hanno violato da subito gli accordi appena firmati – se Israele farà questo o quest’altro.
E adesso godiamoci questo meraviglioso pattinatore russo che interpreta un meraviglioso compositore russo che i buoni di professione hanno provveduto a boicottare in cielo in terra e in mar.
barbara